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La memoria nell’opera di S. FREUD
(1899) Ricordi di copertura
Lo studio di Freud, in
Berggasse 19, a Vienna
…oggi casa-museo
La famiglia di J. Freud, 1876
S. Freud con le
sorelle, sulla tomba
del padre, 1897
Sigmund con il padre, Jacob
Freud con la fidanzata Martha, 1884
con la madre Amalie, 1926
La famiglia di S. Freud, 1898
Freud con la madre e la moglie, 1905
con i figli, Martin e Ernst, 1915
Le origini della psicoanalisi
Josef Breuer (1842-1925)
Anna O.
(Bertha Pappenheim, 1859-1939)
Insieme a Breuer, Freud scrive la Comunicazione preliminare sul meccanismo
psichico dei fenomeni isterici, del 1892 e pubblica gli Studi sull’isteria (1895)
"Un Leçon Clinique à la Salpêtrière" (1887)
di André Brouillet
H.Ellenberger (1970)
Prima psichiatria dinamica:
•
1775 Esorcismi di Gassner. Dimostrazione di Mesmer (1734-1815): magnetismo,
baquet, fluido. Nuovo magnetismo (mesmerismo) di Puységur, che scopre il
sonnambulismo artificiale (poi chiamato ipnosi da Braid nel 1843) e dice che l’agente
della cura è la volontà del magnetizzatore. 1805 abate Faria, Deleuze, A.Bertrand
(ricerca sperimentale) e Noizet. In Germania Katharina Emmerich e Frederieke Hauffe,
la veggente di Prevorst di J. Kerner (1829). Spiritismo negli USA dal 1840-50, in
Inghilterra, dal 1882, Society for Psychical Research di Myers e Gurney. Si diffonde in
Europa la parapsicologia, fisiologo C. Richet.
Nuova psichiatria dinamica:
• Scuola della Salpêtrière di J.M.Charcot (1825-1893), che considera
l’isteria una disposizione patologica alla suggestione. Riproduzione di paralisi e amnesie
dinamiche e descrizione dei tre stadi dell’ipnosi: letargia, catalessi e sonnambulismo
(1882) e della grande isteria, secondo Janet dovute a addestramento dei pazienti.
•
A.Liébeault (1823-1904) e Scuola di Nancy di Hippolyte Bernheim (18401919) che definiva la suggestionabilità come “la disposizione a trasformare un’idea in
azione”, tende a fare a meno dell’ipnosi e chiama il suo metodo PSICOTERAPIA.
Trattamenti psicologici e farmacologici delle psicopatologie
Per PSICOTERAPIA si intende un trattamento tramite il rapporto interpersonale,
quindi con mezzi cosiddetti "psicologici". Ogni modificazione psicologica si
accompagna sempre ad una modificazione biologica e non ha senso distinguere i
trattamenti psicologici da quelli biologici o fisici. Possono differire però i metodi
con cui si intende operare un cambiamento, e per psicoterapia si intende l'utilizzo
di metodiche non direttamente biologiche come sono ad esempio i farmaci, il cui
utilizzo rientra nella PSICHIATRIA. Tuttavia anche ogni intervento medico e
psichiatrico avviene all'interno di una relazione psicologica più o meno
consapevole, e si ha sempre un influenzamento del paziente in senso lato nelle
professioni di aiuto, in particolare in quelle socio-sanitarie (come in qualunque
rapporto interpersonale).
L’infuenza esercitata attraverso parole, gesti, aspettative consce ed inconsce,
ecc. viene accomunata all’ EFFETTO PLACEBO (dal latino "compiacerò", "mi
adeguerò"), che è estremamente potente, tanto che ricerche controllate hanno
talvolta faticato a mostrare una differenza tra effetti di psicofarmaci efficaci e di
sostanze inerti della stessa forma e colore (con somministrazione in doppio-cieco:
l’operatore non sa a chi sta dando il farmaco o il placebo), dato che l'impatto della
relazione interpersonale era responsabile di gran parte della varianza.
La vera alternativa, dunque, non dovrebbe essere tra psicoterapia e psichiatria o
tra trattamenti psicologici e biologici, ma tra "trattamenti psicologici in cui vengono
utilizzate anche sostanze psicoattive" e "trattamenti psicologici in cui non vengono
utilizzate sostanze psicoattive” (Solano, 2000).
Pierre Janet (1859-1947)
1889 L’automatisme psychologique
Con l’ipnosi scopre le idee fisse subconsce delle
pazienti isteriche con dissociazione
1929 L’èvolution de la mémoire et de la notion du temps
Nell’ambito della “psicologia delle condotte”, la memoria
è conduit du récit (condotta del racconto) agli assenti, che li rende presenti: come la
sentinella ha visto il nemico e ordina di combattere…
Il linguaggio è un atto doppio, come un cestino di mele, che
rappresenta l’atto di riempire e quello di vuotare; nel ricordo,
l’azione-percezione riempie il paniere del discorso che viene
vuotato raccontando.
Pierre Janet visse e visitò i pazienti per molti decenni
in Rue de Varenne, 54 - Paris 7; Ellenberger racconta che bruciò i suoi
appunti clinici per proteggerne la privacy.
L’ “idea fissa subconscia” del trauma
Pierre Janet (1859-1947) aveva parlato degli effetti del trauma nell’isteria già nel
libro del 1889 L’automatisme psychologique, che precede la Comunicazione
preliminare agli Studi sull’isteria di Freud (1892) in collaborazione con J. Breuer.
(1923) La medicina psicologica, Il Pensiero Scientifico, 1994.
A Le Havre. Janet studia casi di sonnambulismo “trattati da pratiche sia magiche
che psicologiche che caratterizzavano il magnetismo..."(p.42) (cfr. Ellenberger, La
scoperta dell’inconscio).
p.105, psicoterapia come una sorta di "triaca psicologica" (triaca= miscuglio che
si faceva bere nel medioevo sperando che ci fosse quel che serviva a guarire ogni
malattia).
p.147 "Il vero rimedio dell'isteria ...è la felicità”.
Concezione janetiana di memoria come condotta del racconto: "La persona che
conserva l'idea fissa di un avvenimento dunque non ha propriamente un
ricordo...traumatico. Il soggetto è spesso incapace di compiere a proposito
dell'avvenimento il discorso che chiamiamo un ricordo; ma rimane in presenza di
una situazione difficile dalla quale non ha saputo tirarsi fuori con onore, alla
quale non ha potuto adattarsi interamente e continua a compiere degli sforzi per
adattarsi" (p.159).
La formazione di Freud: neurologi, psichiatri, biologi
Ernst Brücke
(1819-1892)
Carl Claus
(1835-1899)
Theodor Meynert
(1833-1892)
Dopo aver svolto per anni ricerche di istologia e fisiologia del sistema nervoso,
S. Freud pubblicò nel 1891 un importante scritto Sulle afasie e un libro sulle
paralisi infantili. Scrisse nel 1895 il Progetto di una psicologia, per neurologi,
ritrovato tra le minute a Fliess.
Le relazioni con le figure maschili
Freud e W. Fliess
(Lettere 1887-1904)
C.G. Jung, Freud e Sabine Spielrein
Il “Comitato” nel 1920:
Rank, Abraham,
Eitington, Jones. In
basso: Freud,
Ferenczi e Sachs
Tra Freud e Jung
Sabine Spielrein (1885-1942)
Paziente di Jung, ricoverata al
Burghölzli di Zurigo nel1904-1905,
dopo una burrascosa relazione
con lui si rivolge a Freud, che la
aiuta a diventare psicoanalista.
Laureata in medicina nel 1911
entra nella Società psicoanalitica
di Vienna, sposa un collega russo
e nel 1923 torna con le figlie
nell’URSS della rivoluzione
sovietica collabora all’asilo di Vera
Schmidt, poi chiuso da Stalin e
viene uccisa dai nazisti a Rostov.
Freud (1920) cita il suo saggio La
distruzione come causa della
nascita: «Buona parte di questi
concetti è stata anticipata da
SABINA SPIELREIN (1912) in un
suo erudito e interessante lavoro,
ma che, disgraziatamente, mi
appare poco chiaro. Ella definisce
l'elemento sadico della pulsione
sessuale come "distruttivo"».
Dal movimento psicoanalitico alla Società di psicoanalisi
Alla Clark University, nel 1909,
Freud con Jung e Ferenczi,
Stanley Hall e W. James
Il congresso di Weimar, 1911
La memoria nel sogno
Il neurologo Otto Pötzl nel 1917 (cfr. S. Freud, Traumdeutung, ed. 1919),
presentava tachistoscopicamente una sola volta una figura e chiedeva di
descriverla, poi la cercava nei sogni della notte successiva, e trovava aspetti
non menzionati nella descrizione del percetto. L’esperimento serve a
dimostrare la teoria freudiana dei RESTI DIURNI, cioè che materiale di
origine percettiva incidentale, non pervenuto alla coscienza, ricompare nei
sogni.
Altre fonti del materiale onirico risalgono all’infanzia, al DESIDERIO
(Wunsch) che il sogno rappresenta come appagato, in forma mascherata,
per non svegliare il sognatore. La deformazione di questo CONTENUTO
LATENTE del sogno avverrebbe tramite i meccanismi del LAVORO
ONIRICO: CONDENSAZIONE (analoga alla tecnica del ritratto di famiglia di
Galton) e SPOSTAMENTO (trasferimento dell’intensità di una
rappresentazione ad altre, poco intense ,ad essa collegate in una catena
associativa) . La critica al determinismo del meccanismo freudiano della
formazione del sogno non è rivolta all’analisi dei sogni come interpretazione
che, a partire dalle libere associazioni ai singoli elementi del CONTENUTO
MANIFESTO (una formazione di compromesso tra ritorno del rimosso e
CENSURA ONIRICA, che è una forma di resistenzaI), ri-costruisce il senso
del sogno (come quello del sintomo e delle fantasie inconsce).
Il TACHISTOSCOPIO
Il tachistoscopio (dal greco tachys=rapido e skopèo=vedo) è uno strumento usato nei
laboratori fin dalle origini della psicologia scientifica.
Tachistoscopio
a caduta
Doppio tachistoscopio a caduta di Enzo
Buonaventura, Dipartimento di Psicologia
dell'Università degli Studi di Firenze.
Nel corso del Novecento, lo strumento fu più volte modificato: si costruirono tachistoscopi a
disco, a rotazione, a specchio, fino ad arrivare ai più recenti tachistoscopi elettronici.
Il tachistoscopio a caduta
Falltachistoskop di Wundt, dal catalogo 1904
della Zimmermann Fabrik für psychologische
und physiologische Apparate, una ditta
specializzata in apparecchiature di laboratorio.
Lo strumento si componeva di un otturatore a
caduta trattenuto mediante un sistema
elettromagnetico. Quando, attraverso un
interruttore, veniva tolta corrente ai due
solenoidi visibili nella parte alta della colonna, il
pannello di otturazione scendeva verso il basso,
scoprendo e ricoprendo la lastra usata come
stimolo (nell'immagine è visibile una lastra con
la parola Kunst). La velocità di caduta, e quindi
il tempo di esposizione dello stimolo, era
regolata attraverso un sistema a carrucola fissa,
che consentiva di aumentare o diminuire il
peso di bilanciamento.
Victor e Catherine Henri (1897) Enquéte sur les premiers souvenirs de l'enfance,
Année Psychologique, 3, 184-198.
Questionario pubblicato su due riviste psicologiche francesi, una russa e due
americane. 123 risposte, più della metà dalla Russia da 35 F e 88 M.
1)Età e occupazioni principali
2)Sei in grado di rappresentarti visivamente un oggetto o una persona? Puoi “vedere
mentalmente” un’arancia, una mela, una lampada, un cavallo, ecc.?
3)Puoi avere una rappresentazione uditiva di un brano musicale, o della voce di una
persona che conosci?
4)Qual è il tuo primo ricordo d’infanzia? Descrivilo più completamente possibile indicando
la sua vividezza, il modo in cui appariva e l’età alla quale corrisponde,
5)L’evento che ricordi ha avuto un ruolo nella tua infanzia e quale?
6)Ti hanno parlato dell’evento o te ne sei ricordato spontaneamente, senza che te l’abbiano
raccontato?
7)Hai una spiegazione per questo primo ricordo e quale?
8)Qual è il secondo evento della tua infanzia? Cosa te l’ha ricordato? C’è un lungo
intervallo di tempo tra i due eventi?
9)A partire da che età hai ricordi numerosi, senza rammentare tutta la tua vita? Come ti
appaiono questi ricordi, con quale nitidezza? Ricordi meglio gli oggetti e le persone intorno
o te stesso? Ricordi la tua stessa voce?
10)A partire da che età cominci ad avere ricordi della corrente della tua vita, in modo da
poter raccontare tutta la tua storia?
11)Hai dei ricordi d’infanzia in sogno e quali sono?
Notazione metodologica: è importante essere in due per studiare le risposte.
La maggioranza dei primi ricordi cade nel periodo fra i 2 e i 4 anni. La data del primo
ricordo è in relazione con quella dei ricordi successivi e dell’epoca a partire dalla quale
si può raccontare la storia di vita in ordine cronologico(spesso dopo un cambiamento).
H. Taine (1828-1893) in De l’intelligence (1870) attribuisce importanza all’attenzione
come fattore che rende persistenti le impressioni infantili. Secondo gli autori, la teoria
tiene per quanto riguarda il ricordo di eventi intensi, nuovi, che agiscono sullo stato
affettivo o che si ripetono un gran numero di volte. Si trovano, tra i primi ricordi, molte
esperienze emotivamente intense o traumatiche, che hanno suscitato paura o altre
emozioni forti.
Tra i ricordi rappresentati visivamente, compaiono però anche impressioni banali e
indifferenti. Gli Henri citano un professore di filologia che, del periodo in cui era morta la
nonna, ricorda una tavola apparecchiata con una scodella di ghiaccio. Un altro soggetto
risponde al questionario riportando, come primo ricordo d’infanzia, una passeggiata
durante la quale ha strappato un ramo da un albero (Freud interpreterà secondo
l’espressione colloquiale sich einem herunterreissen o ausreissen).
Tra i dati ci sono pochi ricordi uditivi e meno precoci di quelli visivi. Importante il modo in
cui ci si rappresenta se stesso: vedersi bambino ma non sentirsi bambino, oppure c’è un
bambino e si sa di essere quel bambino. Citano T.Ribot (1896) Psychologie des
sentiments e una comunicazione personale di H. Binet, che a 18 anni tenne per due
mesi un diario e riporta 12 ricordi d’infanzia. La localizzazione nel tempo avviene con
riferimento a ricordi già datati, i point de repère, teoria attribuita a Taine. I ricordi tornano
in mente tramite associazione per somiglianza e contiguità.
S. Freud (1899) Ricordi di copertura
Mentre attende l’uscita della Traumdeutung (Interpretazione dei sogni), dove
analizza molti sogni tratti dalla propria autoanalisi, Sigmund Freud pubblica due
piccoli scritti sulla memoria: Il meccanismo psichico della dimenticanza (1898),
che inserirà nella Psicopatologia della vita quotidiana del 1901, e questo, su un
proprio ricordo d’infanzia, mascherato dall’anonimato.
Per non essere riconosciuto, Freud toglie dalla Traumdeutung l’incidente
accadutogli a 2-3 anni, la caduta dallo sgabello in seguito alla quale riportò una
ferita alla guancia, ricucita dal medico con un occhio solo, che compare in un
sogno lì analizzato. Jones mette in relazione con la morte del fratellino Julius,
quando Freud aveva 19 mesi.
Mentre la dimenticanza del nome Signorelli viene interpretata in base
all’autobiografia professionale, il ricordo di copertura rimanda a temi personali e
familiari. Freud aveva due fratellastri molto più grandi, Phipil e Emmanuel, quasi
coetanei della madre, e un padre-nonno. Emmanuel aveva un figlio John,
maggiore di un anno del piccolo Sigmund, anche se tecnicamente era suo nipote,
che compare nell’immagine ricordo insieme alla sorella, Pauline. Da Freiberg, in
seguito al fallimento del commercio del padre di Freud, Jacob, questi si trasferì a
Vienna mentre la famiglia di Emmanuel emigrò a Manchester, dove fece fortuna e
dove Freud si recherà poi in visita da studente.
Il ricordo di copertura è narrato in prima persona da “un uomo di trentotto anni” “un
soggetto non nevrotico o solo lievissimamente nevrotico” che “nonostante eserciti
una professione ben lontana dalla psicoanalisi, si interessa di problemi psicologici
da quando mi riuscì di liberarlo, con la psicoanalisi, da una piccola fobia” (la fobia
dei treni).
L’autore, Freud psicoanalista, si sdoppia nel dialogo cosciente con se stesso,
ipotetico paziente, come nell’autoanalisi. Rispondendo al questionario degli Henri,
dichiara di non avere immagini visive (era un tipo uditivo, con ottima memoria
fonografica) se non di eventi dell’infanzia, prima dei tre anni (quando il
cambiamento di città dovette costituire un life-stress event). Non ricorda la nascita
della sorella minore (Anna), né il viaggio, né l’incidente in cui si ferì al viso. Ricorda
invece:
“Vedo un prato quadrangolare, leggermente in pendenza, coperto di erba verde e folta; tra i
verde molti fiori gialli, di certo i comuni denti di leone. Sulla parte più alta del prato, una casa
di contadini; sulla porta, due donne, una contadina col fazzoletto in testa e una bambinaia,
che parlano tra loro. Sul prato giocano tre bambini, uno dei quali sono io (di due-tre anni); gli
altri due sono mio cugino, che è di un anno maggiore di me, e mia cugina, sua sorella, che è
quasi mia coetanea. Cogliamo i fiori gialli, e ognuno di noi ha in mano un bel po’ di fiori. Il
mazzo più bello lo ha la bambina, ma noi maschietti, come se ci fossimo messi d’accordo, le
saltiamo addosso e le strappiamo i fiori di mano. Lei scappa piangendo su per il prato e. per
consolarla, la contadina le dà un grosso pezzo di pane nero. Appena noi ce ne accorgiamo,
buttiamo via i fiori, corriamo anche noi verso la casa e chiediamo noi pure del pane. Lo
riceviamo anche noi; la contadina taglia la pagnotta con un lungo coltello. Nel mio ricordo,
quel pane ha un sapore davvero squisito.”
Il giallo dei fiori gialli
Il colore giallo del dente di leone “che, naturalmente, oggi non trovo affatto bello”
“spicca troppo sull’insieme, e anche il buon sapore del pane mi sembra come
allucinatoriamente esagerato”. Il ricordo visivo della scena gli si presenta alla
mente “in modo fin troppo preciso” “più che mai vivido” (come l’autoritratto, negli
affreschi di Orvieto, del pittore Signorelli, di cui non ricorda il nome). Freud fa
l’ipotesi che ciò accada quando un’immagine contigua prende il posto di un
ricordo rimosso, lo sostituisce per spostamento di un anello lungo la catena
delle associazioni.
Il ricordo è vero o falso?
E’ una formazione di compromesso, come il sogno, costruito a partire da
esperienze percettive reali, ovvero acquista il suo significato retrospettivamente,
quando Freud adolescente, tornato a Freiberg, rivede Gisela Fluss con un
vestito giallo, ma più scuro, color oro, come certi fiori delle Alpi, e fa fantasie
circa il matrimonio (e la deflorazione) con una ragazza ricca (Gisela o Pauline),
che potrebbe risolvere il suo problema di guadagnarsi il pane. Il ricordo porta il
marchio del periodo della sua fabbricazione, ovvero della scelta, avvenuta in
epoca posteriore, di una scena che si prestava a rappresentare un contenuto
che ad essa si collega, “mediante relazioni simboliche e di analogia”.
La costruzione del ricordo di copertura
La costruzione dei ricordi di copertura “induce a riflettere sulla genesi dei ricordi
coscienti in generale”: l’idea che i ricordi d’infanzia si formino contemporaneamente
all’episodio, come conseguenza immediata dell’esperienza vissuta è semplicistica,
perché in molte scene infantili “il soggetto vede nel ricordo se stesso bambino, e sa
che quel bambino è lui stesso, ma vede quel bambino come lo vedrebbe un
osservatore che stesse al di fuori della scena….una immagine mnestica di questo
genere non può essere la riproduzione fedele dell’impressione a suo tempo avuta,
perché allora il soggetto, trovandosi al centro della situazione, non rivolgeva la sua
attenzione su se stesso, ma sul mondo esterno…questa contrapposizione dell’Io
attore e dell’Io evocatore può essere considerata una prova del fatto che
l’impressione originaria ha subito una rielaborazione” (cfr.la distinzione fra ricordi di
campo e dell’osservatore in Nigro e Neisser, 1983). La traccia percettiva non è
giunta alla coscienza come tale, ma è stata ritradotta in immagine all’epoca della
riattivazione mnestica. E’ un primo accenno al concetto di “fantasticare retrospettivo”
(Zuruckfantasieren) e all’effetto posteriore (Nachträglisch) del trauma, che Freud
userà nei casi clinici dell’uomo dei topi e dell’uomo dei lupi.
Le due fantasie riguardano, come scriveva il poeta F. Schiller in Die Weltweisen
(poema satirico sui filosofi), “le due più poderose spinte pulsionali: la fame e
l’amore”, rimandando a FANTASIE INCONSCE, di aggressività e sensualità.
L’innocenza infantile
In Ricordi di copertura si afferma l'innocenza della scena sostitutiva dei fiori
gialli con la domanda retorica "riesce a immaginare qualcosa che più della
attività infantile sta in aperto contrasto con questi violenti propositi di
aggressione sessuale?" (contenuti nella fantasia di deflorazione).
Col senno di poi, si nota che nello scritto del 1899 c'è l'appagamento dei
desideri conflittuali repressi attraverso la costruzione di una fantasia, con lo
stesso meccanismo motore del sogno!.
L'affermazione dell'innocenza infantile suona quasi ironica alla luce degli
sviluppi successivi del pensiero di Freud: la scena infantile, infatti, evoca
un'attività fallica, predatoria dei maschi rivali sulla bambina, che sembra
connessa alla curiosità e ai giochi sessuali. Questo tema occuperà Freud a
lungo, e in particolare nello scritto del 1905, Tre saggi sulla teoria della
sessualità, che l’autore continuerà ad aggiornare in successive edizioni fino
al 1924, apportando importanti modifiche.
La metafora freudiana dell’Iceberg (già in Fechner). L’inconscio dinamico, tenuto
“sotto” dalla forza delle difese, tende a emergere alla coscienza.
La psicologia scientifica ha riammesso l’inconscio cognitivo. Settori di studio
molto importanti sono quelli sull’attenzione e la memoria implicita.
I disturbi mentali come psicopatologia dell’affettività
S. Freud (1856-1939) inventò con J. Breuer il metodo catartico come terapia per
l’isteria, prima considerata simulazione. La teoria psicoanalitica privilegia la
dimensione intrapsichica grazie alla centralità di un costrutto motivazionale, il
concetto di PULSIONE, al confine tra biologico e psichico, cui non si applica la
distinzione fra coscienza e inconscio che riguarda soltanto le rappresentazioni. La
difesa della rimozione può ricacciare nell’inconscio i rappresentanti ideativi della
pulsione, i particolare i desideri infantili e conflittuali.
Nel saggio metapsicologico “L’inconscio” del 1915 Freud discute se si possa
parlare di sentimenti inconsci, sostenendo che un impulso emotivo può essere
misconosciuto e la rimozione può inibire lo sviluppo degli affetti, ai quali
corrisponde solo una potenzialità che non ha potuto dispiegarsi, mentre esistono
nell’inconscio “strutture affettive” che possono diventare coscienti.
La METAPSICOLOGIA freudiana
Freud considerava i concetti teorici astratti della psicoanalisi come una sorta di
mitologia e li ha ripetutamente modificati, diversamente dai concetti clinici.
TEORIA DELLE PULSIONI (spinte motivazionali, impulsi che non hanno il carattere istintivo dei
bisogni animali ma un versante rappresentativo, mentale):
1) teoria delle PULSIONI DI AUTOCONSERVAZIONE/SESSUALI o LIBIDICHE
(fame e amore)
2) NARCISISMO (1914): LIBIDO DELL’IO/OGGETTUALE (LIBIDO, parola latina, indica
l’energia delle pulsioni che hanno a che fare con l’amore)
3) teoria delle PULSIONI DI VITA E DI MORTE (1920)
TEORIA DELL’APPARATO PSICHICO (e metaforicamente dei suoi “luoghi”):
Prima topica: INCONSCIO, PRECONSCIO, COSCIENZA
Seconda topica (1923): ES, IO, SUPER-IO
A questo punto la definizione di narcisismo come “investimento libidico dell’io” suona
ambigua e H.Hartmann (1939) proporrà “investimento libidico del Sé”
TEORIA DELL’ANGOSCIA:
La pulsione insoddisfatta a causa delle difese si trasforma in angoscia, come il vino in
aceto PULSIONE -> DIFESE -> ANGOSCIA
1926 Inibizione, sintomo e angoscia: l’angoscia è un segnale che attiva le difese
ANGOSCIA -> DIFESE
La metafora dell’inconscio freudiano: l’ICEBERG
L’etiologia sessuale delle nevrosi
Le cause di malattia:
CONDIZIONE (predisposizione ereditaria)
CAUSA SPECIFICA (pratiche sessuali nocive)
CAUSA CONCORRENTE (che abbassa le difese dell’organismo)
CAUSA IMMEDIATA O SCATENANTE (incidente, trauma)
Risposta allo psichiatra di Monaco, Leopold Löwenfeld, in A
proposito di una critica della “nevrosi d’angoscia” (Freud, 1895)
Polemiche circa la “REALTÀ DEL TRAUMA” di SEDUZIONE SESSUALE: Freud
non ritratta mai del tutto l’ipotesi della seduzione, ma non ritiene essenziale che
sia davvero avvenuta. Lettera a Fliess del 21 settembre 1896, in cui Freud
esprime dubbi sul ruolo di seduttori di troppi padri, compreso il suo.
Secondo A. Freud, proprio mettendo in discussione la teoria della seduzione
Freud comprende il ruolo del COMPLESSO EDIPICO e della FANTASIA
INCONSCIA.
Revival della questione in seguito alla pubblicazione, negli anni ottanta del
Novecento, del Journal Clinique di S. Ferenczi(1932)
Pulsione sessuale nei nevrotici
La psicoanalisi nasce come “cura con le parole” delle psiconevrosi, in particolare l’ isteria
di conversione, dove il conflitto tra un bisogno sessuale eccessivo e un esagerato rifiuto
della sessualità porta al carattere isterico (le isteriche “soffrono di reminiscenze” e i sinotmi
sono “simboli mnestici”; alto grado di rimozione sessuale, intensificazione delle resistenze,
delle potenze psichiche, ignoranza sessuale). Quando la maturazione o circostanze di vita
esterne (seduzione?) toccano il soggetto con “una reale esigenza sessuale”, rimane la “via
d’uscita della malattia che non risolve il conflitto bensì cerca di sfuggirgli trasformando in
sintomi le aspirazioni libidiche”, soprattutto quelle che “sarebbero definite perverse (in
senso amplissimo) se potessero esprimersi direttamente…in propositi della fantasia e in
azioni”.
“La nevrosi è, per così dire, la negativa della perversione” (la negativa fotografica, non
sviluppata).
Fissazione è termine del linguaggio comune, della tecnica fotografica (fissazione
dell’immagine sulla lastra), usato da Janet (“idea fissa” subconscia) con riferimento al
trauma. Freud l’ha usato descrittivamente a proposito del rapporto con l’ipnotizzatore e
con la donna-madre. Nella teoria freudiana della memoria si parla di fissazione di
un'impressione, di un’esperienza, sotto forma di trascrizione durevole che la rimozione
nell’inconscio sottrae all’oblio normale, impedendo “l’eliminazione che si otterrebbe
mediante un’attività psichica ammissibile alla coscienza” cioè l’elaborazione psichica.
Il concetto di fissazione veicola le idee di irrigidimento della plasticità e di stabilizzazione
dell'occasionale. Dalla fissazione di mete sessuali transitorie, provvisorie, che non
vengono più mutate e superate, come termine tecnico, diventerà fissazione ad una fase di
sviluppo psicosessuale pregenitale, comparendo accanto a regressione (ad una fase
precedente).
Dalla teoria della seduzione alla sessualità infantile
1896 ipotesi del trauma sessuale infantile all’origine della nevrosi
Ritrattazione nella lettera a Fliess del 21 settembre 1897
Scoperta delle fantasie sessuali infantili nei sogni dell’AUTOANALISI, che Freud
praticò analizzando i propri sogni dalla morte del padre, nel 1896.
Nella prima stesura dei Tre saggi si accentua il carattere erogeno della pulsione
come capace di soddisfarsi autoeroticamente, nella versione definitiva le
aggiunte preparano al riconoscimento dell'importanza dell'oggetto d’amore e
della possibilità di una vera e propria SCELTA OGGETTUALE nell'infanzia: un
INVESTIMENTO LIBIDICO dell'altro non solo come mezzo, strumento di piacere,
ma come persona totale, fino alla nozione di complesso di Edipo , come
relazione triangolare capace di introdurre una mediazione nella vita psichica .
L’espressione compare nel 1910 nello scritto Su un tipo particolare di scelta
oggettuale nell’uomo e nei Tre saggi solo in alcune note del 1920 e 1924. La
nozione è presentata compiutamente nel Compendio di psicoanalisi, l’ultima
opera di Freud dove si tratta l’Edipo femminile e si distingue tra Edipo positivo e
negativo, compresenti nell’individuo bisessuale.
Lo sviluppo psico-sessuale
La vita amorosa inizia con il soddisfacimento autoerotico delle pulsioni, in relazione a
funzioni come l’allattamento (che dà nutrimento ma anche “piacere della bocca”)
nella fase ORALE, v. Tre saggi sulla teoria della sessualità del 1905 e scritti degli
anni venti per le successive fasi: ANALE, (FALLICA), DI LATENZA, (GENITALE).
La pulsione ha tre componenti:
FONTE (zona erogena, parte del proprio corpo origine dell’eccitazione
META (tipo di soddisfacimento desiderato)
OGGETTO (l’aspetto più variabile, nel corso delle vicissitudini delle pulsioni, ciò
mediante cui la pulsione raggiunge la sua meta: può essere una parte del proprio
corpo, a livello di pulsioni parziali autoerotiche, o del corpo dell’altro, l’Io
dell’investimento narcisistico, l’altra persona nella sua totalità nell’investimento
oggettuale della fase genitale). Il genitore del “complesso di Edipo” è il primo oggetto
totale, verso il quale si indirizza il conflitto di ambivalenza tra amore e odio.
Il bambino maschio ama la madre e odia il padre in quanto rivale, secondo la
vulgata, ma si tratta in realtà di un doppio conflitto di ambivalenza, nei due sessi.
L’esplorazione autoerotica dei genitali, divenuti zona erogena, e la curiosità per quelli
delle altre persone portano alla scoperta che la donna non ha pene. La minaccia di
ritorsione paterna diventa così angoscia di castrazione, da cui il bambino si difende
identificandosi con il padre e rinunciando alla madre (tabù dell’incesto e
interiorizzazione delle regole sociali nella coscienza morale, poi Super-io).
Il complesso edipico. Tema classico ripreso dalla trilogia sofoclea nella
Traumdeutung (Interpretazione dei sogni, 1899, nei Tre saggi del 1905 paragrafo
su l’enigma della Sfinge, circa il mistero dell’origine dell’uomo). Il complesso è una
costellazione di temi mitici che costituisce uno snodo dello sviluppo psichico.
La Sfinge a Edipo:
"chi è quell'animale che al mattino
cammina a quattro zampe, al
pomeriggio con due e alla sera con
tre?"
Edipo cieco, guidato da Antigone. La vicenda edipica
si conclude con la RIMOZIONE: il soggetto non
ricorda i desideri e le fantasie e rifiuta il concetto
psicoanalitico, che riconcilia nature e nurture.
Versione di Eraclito:
“QUELLO CHE ABBIAMO PRESO, L’ABBIAMO LASCIATO;
QUELLO CHE ABBIAMO LASCIATO, LO PORTIAMO CON NOI”
La relazione psicoanalitica e il transfert (cfr. Eagle, 2011)
Freud inventa un setting, cioè un contesto per la terapia psicoanalitica, definito da
regole che il terapeuta propone e il paziente è libero di accettare o meno, ma deve
rispettare (o trasgredire). La “talking care” psicoanalitica è caratterizzata dalla
“regola fondamentale” per cui il paziente deve dire tutto ciò che gli viene in mente
(come con la tecnica delle libere associazioni nell’analisi dei sogni), senza scegliere
e senza omettere nulla per censure autocritiche o dovute all’imbarazzo. Il terapeuta
ha il compito di interpretare. Luogo, frequenza e durata delle sedute (nella
psicoanalisi classica il paziente sdraiato sul lettino e lo psicoanalista dietro di lui non
si guardano in faccia) instaurano una relazione artificiale singolare, che può attivare
emozioni e sentimenti intensi ma segue la regola dell’astinenza, con la frustrazione
del desiderio del paziente di ricevere manifestazioni d’amore.
Il transfert o traslazione è il processo che riattualizza i desideri inconsci, ripetizione
di prototipi infantili. Il paziente, cioè, rivive nella relazione con l’analista, tramite
SPOSTAMENTO dell’affetto da una rappresentazione a un’altra, sentimenti e
conflitti originariamente vissuti nella relazione primaria con i genitori. Gli schemi di
comportamento e le regole implicite apprese nell’infanzia vengono ripetute nella
nevrosi da transfert, una sorta di malattia artificiale che si manifesta come
resistenza e può guarire prendendone coscienza. Si può sviluppare il transfert
positivo, una sorta di innamoramento nei confronti del terapeuta, ma anche un
transfert negativo, espressione del polo negativo dell’ambivalenza (compresenza di
amore e odio verso lo stesso oggetto). Questo può portare il paziente a
interrompere il trattamento, prima della liquidazione del transfert.
I casi clinici di Freud
1895 in Studi sull’isteria:
Signorina Anna O., signora Emmy von N., Miss Lucy R., Katharina, signorina
Elizabeth von R.
1901 Frammento di un’analisi d’isteria (caso clinico di Dora) (1905)
1909 Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva (Caso clinico dell’uomo dei
topi) (In appendice gli appunti di lavoro del 1907-8)
1908 Analisi della fobia di un bambino di cinque anni (Caso clinico del piccolo
Hans)(1909)
1910 Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia paranoides)
descritto autobiograficamente (Caso clinico del presidente Schreber) (1911)
1914 Dalla storia di una nevrosi infantile (Caso clinico dell’uomo dei lupi) (1918)
1920 Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile
La tecnica psicoanalitica
Freud inizia a lavorare in un’epoca in cui erano diffusi vari metodi: dalle cure
idroterapiche e elettriche all’ipnosi.
Rinuncia progressivamente all’ipnosi con prescrizione dell’eliminazione dei sintomi
e dell’amnesia del trauma, perché la sua paziente Emmy von N. si lamentava che
la sua vita interiore era “ridotta a brandelli”.
Impone al paziente la REGOLA FONDAMENTALE del “dire tutto quello che viene in
mente”, senza inibizioni e autocensure nei confronti di ciò che appare irrilevante o
imbarazzante, e usa la TECNICA DELLE LIBERE ASSOCIAZIONI, in particolare a
partire da elementi dei sogni (da qui il termine psicoanalisi), ma anche dal ricordo
della prima volta in cui è insorto un certo sintomo.
Adotta la posizione del paziente sdraiato sul lettino con lo psicoanalista alle spalle,
a suo dire perché non sopporta di essere fissato negli occhi per molte ore al giorno,
ma forse per evitare la modalità comunicativa visiva e focalizzare il linguaggio
verbale.
Il terapeuta rispecchia neutralmente, tace e interpreta. Il paziente fa resistenza ma
deve superare le rimozioni degli impulsi repressi e dei ricordi inconsci infantili,
riappropriandosi del proprio Io (dove c’era l’Es…).
Cerca un equilibrio tra il rischio di suggestionare il paziente e la necessità di
mantenere il potere sulla relazione e di affermare la volontà del terapeuta.
Cura attraverso il TRANSFERT, cioè la riattivazione dei conflitti infantili nella
relazione attuale con il terapeuta. Transfert positivo (motore della cura, attraverso
l’amore)/negativo (da superare mantenendo agganciato il paziente grazie alla
cornice del SETTING e al contratto psicoanalitico).
Le metafore della memoria in Freud (Calamari, 1995, cap.3)
Rete, ragnatela
Seguire il filo di Arianna nel labirinto
Zigzagare tra le associazioni,
come le mosse del cavallo sulla scacchiera
Aggirare il muro della rimozione
Metafora archeologica (verità corrispondentista)
Dissotterrare la città sepolta, scavare nei diversi strati della psiche
Metafora del puzzle, mettere insieme i pezzi di nastro
della coscienza (verità coerentista)
Città sepolta come una Roma virtuale, con monumenti di epoche diverse
sovrapposti negli stessi luoghi
Notes magico (1924)
Metafora dei frammenti di coccio
Il meccanismo di difesa della rimozione in psicoanalisi
La RIMOZIONE (D.Verdrängung, En. Repression, Fr. refoulment) conciste
nelrespingere e mantenere nell’inconscio unsa rappresentazione legata a una
pulsione ed è diversa dalla REPRESSIONE cosciente (D.Unterdruckung, En.
Suppression, Fr. repression) di un contenuto spiacevole o inopportuno, perché
non consiste soltanto nel dimenticare ma nel dimenticare di aver dimenticato.
Particolarmente evidente nell’isteria, è un processo psichico universale, alla base della
costituzione dell’inconscio. Usato da Freud come sinonimo di difesa, è il prototipo di
meccanismi difensivi più complessi.
Nel saggio della Metapsicologia (1915) Freud distingue una rimozione originaria
(dei rappresentanti psichici ai quali la pulsione viene fissata, che vanno a
costituire un nucleo inconscio con potere di attrazione per gli elementi da
rimuovere) da una rimozione propriamente detta o posteriore (che unisce a
questa attrazione una repulsione da parte di istanze psichiche come la censura e
l’Io) e dal ritorno del rimosso (sotto forma di sintomi, sogni, atti mancati ecc.,
nelle formazioni di compromesso dell’inconscio)
RICORDI D’INFANZIA E AMNESIA INFANTILE
Freud (1905) Tre saggi sulla psicologia infantile attribuisce l’amnesia alla
rimozione delle fasi pregenitali dello sviluppo a seguito del complesso edipico
La convenzionalizzazione della memoria adulta secondo E. Schachtel (1959) “Le
categorie (o schemi) della memoria adulta non sono adatte a ritenere le prime esperienze infantili
e perciò non si adattano a conservare queste esperienze e a rendere possibile il loro ricordo”
(p.369) “Di solito l’adulto non è capace di provare ciò che è provato dal bambino… esperienze della
qualità e dell’intensità tipiche della prima infanzia…il suo intero modo di sperimentare è mutato…”
(passim) “La memoria adulta funziona soprattutto ricordando dei cliché, gli schemi convenzionali
delle cose e delle esperienze invece che le cose e le esperienze stesse…le esperienze della prima
infanzia nella loro freschezza, nel significato reale che esse ebbero a quel tempo. L’età della
scoperta, la prima infanzia, è seppellita profondamente sotto l’età della familiarità e della routine,
lo stato adulto” (p.381)
Pillemer e White (1989) ipotizzano un sistema di memoria primitivo, prevalentemente
procedurale, e un sistema dichiarativo che emerge in età prescolare con il linguaggio, grazie
alla conversazione sul passato condiviso con l’adulto (Nelson, 1992). Non ci sarebbe
ricodifica verbale delle esperienze precoci, né riferimento a uno schema del sé necessario
per ricordi autobiografici accessibil
I falsi ricordi d’infanzia
Tendenza ad attribuire accuratezza al ricordo in base alla vividezza
dell’immagine, che può essere costruita come nel sogno o può essere stata
formata in seguito all’ascolto di una narrazione
S. Freud (1898) Ricordi di copertura “Ho persino l’impressione che, in questa
scena, qualcosa non vada: il giallo dei fiori spicca troppo sull’insieme e anche il
buon sapore del pane mi sembra allucinatoriamente esagerato”
Jean Piaget (1945) racconta di aver creduto fino all’età di quindici anni al ricordo
(in forma di immagine visiva vivida) di un tentativo di rapimento subito a due anni
al parco con la tata, finché questa confessò per lettera di aver inventato la storia
per giustificarsi.
EMOZIONE E MEMORIA - LA CURVA DI HEBB
Livello ottimale
di risposta e di
apprendimento
Crescente stato
di allerta,
interesse,
emozione
positiva
Crescente
disturbo
emozionale, ansia
Punto di veglia
Sonno
profondo
Livello di attivazione (arousal)
PROBLEMA
Da quali fattori dipende se una certa esperienza percettiva o cognitiva, con il suo
versante affettivo (un’azione, un’immagine mentale, una fantasia, una frase detta, un
incontro con un’altra persona) sarà ricordata dopo un certo, lasso di tempo, più o
meno lungo, e come?
Dipende dal modo in cui l’esperienza è stata effettuata (più o meno
coscientemente, in modo intenzionalmente controllato nello studio di
contenuti informativi di tipo scolastico, o in modo automatico e del tutto
incidentalmente, come accade per gran parte dell’esperienza quotidiana) e
dalla rappresentazione che il soggetto se ne forma (selezione attentiva,
codifica dell’apprendimento)?
Da ciò che accade nell’intervallo di tempo in cui all’esperienza non si
pensa più (ristrutturazione spontanea del ricordo, rientro alla Edelman)?
Dalla situazione in cui l’esperienza passata viene riutilizzata per adattarsi
meglio all’ambiente e risolvere un problema attuale (o ripetendo un errore,
un comportamento disadattativo), torna alla mente spontaneamente o
viene intenzionalmente ricercata; dalla relazione che si instaura con la
persona alla quale si racconta e dal contesto problematico o sociale in cui
si recupera il ricordo?
Domanda
Una rappresentazione in un certo formato (esecutivo cioè senso-motorio,
immaginativo iconico o ecoico, simbolico verbale) può avere un significato
univoco?
O il suo significato dipende dal contesto, dall’interpretazione che viene
data in base a un certo sistema di riferimento da un soggetto umano?
Se colui che interpreta è lo stesso soggetto che si è formato la
rappresentazione in un momento precedente, si tratta di un
processo di memoria.
Se l’interprete è un altro soggetto (che legge un testo scritto, che
ascolta un messaggio verbale orale o riceve un messaggio non verbale
ecc.) si parla di comunicazione.
WILLIAM JAMES E I PRINCIPLES OF PSYCHOLOGY (1890)
La vera fondazione della psicologia coniuga i risultati sperimentali
ottenuti nei laboratori europei con l’esperienza fenomenica del
soggetto psicologico
DEFINIZIONE DI PSICOLOGIA nel cap. I come:
“the science of mental life, its phenomena and their conditions”
“la scienza della vita mentale, dei suoi fenomeni e delle loro
condizioni”
Le condizioni sono quelle fisiche dell’esperimento, oltre che quelle
materiali del funzionamento cerebrale, e si dà spazio alla psicologia
sperimentale e alla neurobiologia, ma la psicologia studia i fenomeni
mentali e non esclude affatto l’immediatezza fenomenica del vissuto,
le cui condizioni sono le differenze individuali.
Infatti nei capp. IX e X James teorizza la stream of
consciousness e il concetto di Self
William James (1890) Principles of psychology
Nel cap. XVI, Memoria, James scrive che la maggior parte della corrente della
coscienza cade nell'abisso senza fondo dell'oblio
Distingue una memoria primaria di stati sostantivi (è necessaria una certa durata
minima) dalla memoria propriamente detta o memoria secondaria: "la conoscenza
di un antecedente stato mentale che ha già abbandonato la nostra coscienza o
piuttosto la conoscenza di un avvenimento, o di un fatto, a cui per un certo tempo
non abbiamo pensato, con la coscienza addizionale di averlo pensato o
sperimentato antecedentemente"
Non si tratta del "ravvivamento nella mente di un'immagine o di una copia
dell'avvenimento originario", perché vale l'obiezione di Spencer, secondo la quale il
soggetto che si ricorda di non aver caricato l'orologio ha in mente la stessa immagine di
colui che ricorda di averlo fatto. Ci vuole un'altra condizione: il riferimento al passato
personale.
Inoltre "La memoria richiede qualcosa di più che non il semplice datare un fatto nel
passato. Il fatto deve essere datato nel mio passato...deve avere quel tepore e quella
intimità (warmth and intimacy)" (PP, p.466).
”L'oggetto della memoria è soltanto un oggetto immaginato nel passato...a cui è
connessa l'emozione della credenza" (an object imagined in the past... to which the
emotion of belief adheres). Come causa della memoria, James individua la legge
dell'abitudine nel sistema nervoso o dell'associazione delle idee. La memoria implica
ritenzione (retention) e reminiscenza (reminiscence) che includerebbe tre forme:
recollection, reconstruction e recall.
Le leggi dell’associazione fra idee
Già in Platone e Aristotele, l’associazione delle idee avviene per SOMIGLIANZA
e CONTRASTO, oltre che per CONTIGUITÀ spaziale e temporale: due idee che
si presentano vicine e simultaneamente o in rapida successione tendono a
richiamarsi l’una con l’altra.
Principio della frequenza dell’associazione dell’empirismo inglese (D. Hume,
J.Locke, D. Hartley, J.Mill, J.S.Mill):
quanto più spesso e frequentemente si è ripetuta la presentazione dei due elementi
vicini, tanto più forte, e quindi permanente nel tempo, è l’associazione fra loro.
La teoria dell’apprendimento usa la metafora del consolidamento di una qualche
traccia biologica delle associazioni ripetute…..
La familiarità dell’associazione ripetuta rende più facile e rapido coglierla
percettivamente quando si ripresenta……
e ricordare i nessi appresi (la presentazione di un elemento richiama l’associato).
L’associazione riguarda quindi l’apprendimento, la percezione e la memoria
Associazione per somiglianza/per contiguità
L’associazione per contiguità è il cavallo di battaglia degli empiristi, che
danno importanza all’esperienza di vita individuale, con le sue contingenze
dovute al caso.
Privilegiare l’associazione per somiglianza attribuisce invece importanza
alle leggi generali della percezione, frutto dell’evoluzione della specie
umana. Rimanda inoltre a concezioni innatiste quanto all’origine delle
immagini del simbolismo culturale.
Freud è combattuto tra le due alternative. Sostiene che nell’analisi dei
sogni si debba dare la precedenza alle associazioni libere di ciascun
paziente, per contiguità, e soltanto quando il processo si blocca ricorrere al
simbolismo inconscio di tipo collettivo. Questo era stato valorizzato da due
dissidenti del movimento psicoanalitico, W. Stekel (nel libro Die Sprache
des Traumes del 1911) e C.G .Jung. Freud lo riammette nel par.E,
aggiunto all’edizione 1914 della Traumdeutung, a proposito dei simboli
universali di nascita, morte e sessualità, in particolare il corpo e i genitali
maschili e femminili, e lo riprende nell’introduzione alla psicoanalisi (191517). Per somiglianza, ogni oggetto allungato starebbe per il membro
maschile e ogni contenitore per la vagina.
Il dibattito sull’associazione di idee: tra contiguità e somiglianza
Argomento di H. Höffding (1843-1931), proposto nel
1899:
vedo una mela e mi viene in mente il paradiso. Ora, la
mela che io vedo attualmente non è mai stata unita a
un’immagine del paradiso, ma un’immagine della mela,
diversa da quella presente, può essere stata compresa
in un’immagine del paradiso, oppure la semplice idea
della mela può essere stata unita all’idea di paradiso.
Come che stiano le cose, la mela presente, così
ragionò Höffding, deve anzitutto venire in collegamento
con la traccia mnemonica della vecchia mela, perché
solo questa può portare all’idea di paradiso” (K.Koffka,
1935)
La somiglianza, quindi, sarebbe primaria rispetto alla contiguità
Koffka aggiunge:
“se abbiamo visto una mela vicino a un
vaso e abbiamo visto di nuovo la stessa
mela, non è necessario che insorga la
tendenza a riprodurre il vaso. Questa
riproduzione avverrà solo quando le
condizioni particolari di un dato caso
avranno assicurato la comunicazione tra la
nuova percezione e la vecchia traccia”.
Il dibattito sull’associazione di idee: tra contiguità e somiglianza
W.James (1890)
sostiene che l’associazione è tra gli oggetti, non tra i pensieri, e quindi la vera
associazione è quella per contiguità.
La sua allieva M.W. Calkins (1863-1930) riassume
così Höffding: ogni percetto X ricorda le immagini
anteriori x, x’, x’’, ecc., di percetti precedenti e simili.
Senza questo ricordo di immagini anteriori non si
potrà avere l’associazione per contiguità: la vista di
un’arancia non potrà donare l’idea del suo gusto,
senza risvegliare l’immagine della vecchia arancia
con la quale la nostra esperienza anteriore ha
associato il gusto di questo frutto.
La vista del mio Baedeker (guida turistica inglese) mi
ricorda la Saint-Chapelle di Parigi.
In realtà questa connessione
è possibile solo perché la vista
attuale della guida (a) fa rinascere
in me il ricordo dell’antico percetto
della guida (b). È questo percetto (b)
ad essere associato con il ricordo
della Saint-Chapelle (c).
a suggerisce c per l’intermediazione di b.
Replica della Calkins: il percetto b, che si crede necessario nel processo
associativo, non può rinascere perché uno stato anteriore non può
riapparire (tema jamesiano).
In effetti, nell’esempio citato, non è il percetto c che riappare ma il suo
ricordo c’ che non è mai stato associato con il percetto b.
È chiaro dunque che in questo caso si avrà un’associazione tra immagini
che somigliano ai percetti senza esserlo.
Höffding ha il merito, secondo l’autrice, di aver posto la questione in
termini sperimentali. La sua tesi si riassume in due punti:
1) Si può riconoscere una scena, una sensazione o un oggetto anche
senza avere la rappresentazione dell’ambiente circostante.
2) Questo sentimento di familiarità lo si può comprendere solo per la
fusione dell’oggetto con immagini-ricordo simili ad esso ( X con x’, x’’, x’’’ ).
La somiglianza è identità parziale, di alcune proprietà e non di altre, e ciò
rimanda all’associazione di sensazioni semplici nella percezione
complessa (e qui James non sarebbe stato d’accordo!).
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