La memoria nell’opera di S. FREUD (1899) Ricordi di copertura Lo studio di Freud, in Berggasse 19, a Vienna …oggi casa-museo La famiglia di J. Freud, 1876 S. Freud con le sorelle, sulla tomba del padre, 1897 Sigmund con il padre, Jacob Freud con la fidanzata Martha, 1884 con la madre Amalie, 1926 La famiglia di S. Freud, 1898 Freud con la madre e la moglie, 1905 con i figli, Martin e Ernst, 1915 Le origini della psicoanalisi Josef Breuer (1842-1925) Anna O. (Bertha Pappenheim, 1859-1939) Insieme a Breuer, Freud scrive la Comunicazione preliminare sul meccanismo psichico dei fenomeni isterici, del 1892 e pubblica gli Studi sull’isteria (1895) "Un Leçon Clinique à la Salpêtrière" (1887) di André Brouillet H.Ellenberger (1970) Prima psichiatria dinamica: • 1775 Esorcismi di Gassner. Dimostrazione di Mesmer (1734-1815): magnetismo, baquet, fluido. Nuovo magnetismo (mesmerismo) di Puységur, che scopre il sonnambulismo artificiale (poi chiamato ipnosi da Braid nel 1843) e dice che l’agente della cura è la volontà del magnetizzatore. 1805 abate Faria, Deleuze, A.Bertrand (ricerca sperimentale) e Noizet. In Germania Katharina Emmerich e Frederieke Hauffe, la veggente di Prevorst di J. Kerner (1829). Spiritismo negli USA dal 1840-50, in Inghilterra, dal 1882, Society for Psychical Research di Myers e Gurney. Si diffonde in Europa la parapsicologia, fisiologo C. Richet. Nuova psichiatria dinamica: • Scuola della Salpêtrière di J.M.Charcot (1825-1893), che considera l’isteria una disposizione patologica alla suggestione. Riproduzione di paralisi e amnesie dinamiche e descrizione dei tre stadi dell’ipnosi: letargia, catalessi e sonnambulismo (1882) e della grande isteria, secondo Janet dovute a addestramento dei pazienti. • A.Liébeault (1823-1904) e Scuola di Nancy di Hippolyte Bernheim (18401919) che definiva la suggestionabilità come “la disposizione a trasformare un’idea in azione”, tende a fare a meno dell’ipnosi e chiama il suo metodo PSICOTERAPIA. Trattamenti psicologici e farmacologici delle psicopatologie Per PSICOTERAPIA si intende un trattamento tramite il rapporto interpersonale, quindi con mezzi cosiddetti "psicologici". Ogni modificazione psicologica si accompagna sempre ad una modificazione biologica e non ha senso distinguere i trattamenti psicologici da quelli biologici o fisici. Possono differire però i metodi con cui si intende operare un cambiamento, e per psicoterapia si intende l'utilizzo di metodiche non direttamente biologiche come sono ad esempio i farmaci, il cui utilizzo rientra nella PSICHIATRIA. Tuttavia anche ogni intervento medico e psichiatrico avviene all'interno di una relazione psicologica più o meno consapevole, e si ha sempre un influenzamento del paziente in senso lato nelle professioni di aiuto, in particolare in quelle socio-sanitarie (come in qualunque rapporto interpersonale). L’infuenza esercitata attraverso parole, gesti, aspettative consce ed inconsce, ecc. viene accomunata all’ EFFETTO PLACEBO (dal latino "compiacerò", "mi adeguerò"), che è estremamente potente, tanto che ricerche controllate hanno talvolta faticato a mostrare una differenza tra effetti di psicofarmaci efficaci e di sostanze inerti della stessa forma e colore (con somministrazione in doppio-cieco: l’operatore non sa a chi sta dando il farmaco o il placebo), dato che l'impatto della relazione interpersonale era responsabile di gran parte della varianza. La vera alternativa, dunque, non dovrebbe essere tra psicoterapia e psichiatria o tra trattamenti psicologici e biologici, ma tra "trattamenti psicologici in cui vengono utilizzate anche sostanze psicoattive" e "trattamenti psicologici in cui non vengono utilizzate sostanze psicoattive” (Solano, 2000). Pierre Janet (1859-1947) 1889 L’automatisme psychologique Con l’ipnosi scopre le idee fisse subconsce delle pazienti isteriche con dissociazione 1929 L’èvolution de la mémoire et de la notion du temps Nell’ambito della “psicologia delle condotte”, la memoria è conduit du récit (condotta del racconto) agli assenti, che li rende presenti: come la sentinella ha visto il nemico e ordina di combattere… Il linguaggio è un atto doppio, come un cestino di mele, che rappresenta l’atto di riempire e quello di vuotare; nel ricordo, l’azione-percezione riempie il paniere del discorso che viene vuotato raccontando. Pierre Janet visse e visitò i pazienti per molti decenni in Rue de Varenne, 54 - Paris 7; Ellenberger racconta che bruciò i suoi appunti clinici per proteggerne la privacy. L’ “idea fissa subconscia” del trauma Pierre Janet (1859-1947) aveva parlato degli effetti del trauma nell’isteria già nel libro del 1889 L’automatisme psychologique, che precede la Comunicazione preliminare agli Studi sull’isteria di Freud (1892) in collaborazione con J. Breuer. (1923) La medicina psicologica, Il Pensiero Scientifico, 1994. A Le Havre. Janet studia casi di sonnambulismo “trattati da pratiche sia magiche che psicologiche che caratterizzavano il magnetismo..."(p.42) (cfr. Ellenberger, La scoperta dell’inconscio). p.105, psicoterapia come una sorta di "triaca psicologica" (triaca= miscuglio che si faceva bere nel medioevo sperando che ci fosse quel che serviva a guarire ogni malattia). p.147 "Il vero rimedio dell'isteria ...è la felicità”. Concezione janetiana di memoria come condotta del racconto: "La persona che conserva l'idea fissa di un avvenimento dunque non ha propriamente un ricordo...traumatico. Il soggetto è spesso incapace di compiere a proposito dell'avvenimento il discorso che chiamiamo un ricordo; ma rimane in presenza di una situazione difficile dalla quale non ha saputo tirarsi fuori con onore, alla quale non ha potuto adattarsi interamente e continua a compiere degli sforzi per adattarsi" (p.159). La formazione di Freud: neurologi, psichiatri, biologi Ernst Brücke (1819-1892) Carl Claus (1835-1899) Theodor Meynert (1833-1892) Dopo aver svolto per anni ricerche di istologia e fisiologia del sistema nervoso, S. Freud pubblicò nel 1891 un importante scritto Sulle afasie e un libro sulle paralisi infantili. Scrisse nel 1895 il Progetto di una psicologia, per neurologi, ritrovato tra le minute a Fliess. Le relazioni con le figure maschili Freud e W. Fliess (Lettere 1887-1904) C.G. Jung, Freud e Sabine Spielrein Il “Comitato” nel 1920: Rank, Abraham, Eitington, Jones. In basso: Freud, Ferenczi e Sachs Tra Freud e Jung Sabine Spielrein (1885-1942) Paziente di Jung, ricoverata al Burghölzli di Zurigo nel1904-1905, dopo una burrascosa relazione con lui si rivolge a Freud, che la aiuta a diventare psicoanalista. Laureata in medicina nel 1911 entra nella Società psicoanalitica di Vienna, sposa un collega russo e nel 1923 torna con le figlie nell’URSS della rivoluzione sovietica collabora all’asilo di Vera Schmidt, poi chiuso da Stalin e viene uccisa dai nazisti a Rostov. Freud (1920) cita il suo saggio La distruzione come causa della nascita: «Buona parte di questi concetti è stata anticipata da SABINA SPIELREIN (1912) in un suo erudito e interessante lavoro, ma che, disgraziatamente, mi appare poco chiaro. Ella definisce l'elemento sadico della pulsione sessuale come "distruttivo"». Dal movimento psicoanalitico alla Società di psicoanalisi Alla Clark University, nel 1909, Freud con Jung e Ferenczi, Stanley Hall e W. James Il congresso di Weimar, 1911 La memoria nel sogno Il neurologo Otto Pötzl nel 1917 (cfr. S. Freud, Traumdeutung, ed. 1919), presentava tachistoscopicamente una sola volta una figura e chiedeva di descriverla, poi la cercava nei sogni della notte successiva, e trovava aspetti non menzionati nella descrizione del percetto. L’esperimento serve a dimostrare la teoria freudiana dei RESTI DIURNI, cioè che materiale di origine percettiva incidentale, non pervenuto alla coscienza, ricompare nei sogni. Altre fonti del materiale onirico risalgono all’infanzia, al DESIDERIO (Wunsch) che il sogno rappresenta come appagato, in forma mascherata, per non svegliare il sognatore. La deformazione di questo CONTENUTO LATENTE del sogno avverrebbe tramite i meccanismi del LAVORO ONIRICO: CONDENSAZIONE (analoga alla tecnica del ritratto di famiglia di Galton) e SPOSTAMENTO (trasferimento dell’intensità di una rappresentazione ad altre, poco intense ,ad essa collegate in una catena associativa) . La critica al determinismo del meccanismo freudiano della formazione del sogno non è rivolta all’analisi dei sogni come interpretazione che, a partire dalle libere associazioni ai singoli elementi del CONTENUTO MANIFESTO (una formazione di compromesso tra ritorno del rimosso e CENSURA ONIRICA, che è una forma di resistenzaI), ri-costruisce il senso del sogno (come quello del sintomo e delle fantasie inconsce). Il TACHISTOSCOPIO Il tachistoscopio (dal greco tachys=rapido e skopèo=vedo) è uno strumento usato nei laboratori fin dalle origini della psicologia scientifica. Tachistoscopio a caduta Doppio tachistoscopio a caduta di Enzo Buonaventura, Dipartimento di Psicologia dell'Università degli Studi di Firenze. Nel corso del Novecento, lo strumento fu più volte modificato: si costruirono tachistoscopi a disco, a rotazione, a specchio, fino ad arrivare ai più recenti tachistoscopi elettronici. Il tachistoscopio a caduta Falltachistoskop di Wundt, dal catalogo 1904 della Zimmermann Fabrik für psychologische und physiologische Apparate, una ditta specializzata in apparecchiature di laboratorio. Lo strumento si componeva di un otturatore a caduta trattenuto mediante un sistema elettromagnetico. Quando, attraverso un interruttore, veniva tolta corrente ai due solenoidi visibili nella parte alta della colonna, il pannello di otturazione scendeva verso il basso, scoprendo e ricoprendo la lastra usata come stimolo (nell'immagine è visibile una lastra con la parola Kunst). La velocità di caduta, e quindi il tempo di esposizione dello stimolo, era regolata attraverso un sistema a carrucola fissa, che consentiva di aumentare o diminuire il peso di bilanciamento. Victor e Catherine Henri (1897) Enquéte sur les premiers souvenirs de l'enfance, Année Psychologique, 3, 184-198. Questionario pubblicato su due riviste psicologiche francesi, una russa e due americane. 123 risposte, più della metà dalla Russia da 35 F e 88 M. 1)Età e occupazioni principali 2)Sei in grado di rappresentarti visivamente un oggetto o una persona? Puoi “vedere mentalmente” un’arancia, una mela, una lampada, un cavallo, ecc.? 3)Puoi avere una rappresentazione uditiva di un brano musicale, o della voce di una persona che conosci? 4)Qual è il tuo primo ricordo d’infanzia? Descrivilo più completamente possibile indicando la sua vividezza, il modo in cui appariva e l’età alla quale corrisponde, 5)L’evento che ricordi ha avuto un ruolo nella tua infanzia e quale? 6)Ti hanno parlato dell’evento o te ne sei ricordato spontaneamente, senza che te l’abbiano raccontato? 7)Hai una spiegazione per questo primo ricordo e quale? 8)Qual è il secondo evento della tua infanzia? Cosa te l’ha ricordato? C’è un lungo intervallo di tempo tra i due eventi? 9)A partire da che età hai ricordi numerosi, senza rammentare tutta la tua vita? Come ti appaiono questi ricordi, con quale nitidezza? Ricordi meglio gli oggetti e le persone intorno o te stesso? Ricordi la tua stessa voce? 10)A partire da che età cominci ad avere ricordi della corrente della tua vita, in modo da poter raccontare tutta la tua storia? 11)Hai dei ricordi d’infanzia in sogno e quali sono? Notazione metodologica: è importante essere in due per studiare le risposte. La maggioranza dei primi ricordi cade nel periodo fra i 2 e i 4 anni. La data del primo ricordo è in relazione con quella dei ricordi successivi e dell’epoca a partire dalla quale si può raccontare la storia di vita in ordine cronologico(spesso dopo un cambiamento). H. Taine (1828-1893) in De l’intelligence (1870) attribuisce importanza all’attenzione come fattore che rende persistenti le impressioni infantili. Secondo gli autori, la teoria tiene per quanto riguarda il ricordo di eventi intensi, nuovi, che agiscono sullo stato affettivo o che si ripetono un gran numero di volte. Si trovano, tra i primi ricordi, molte esperienze emotivamente intense o traumatiche, che hanno suscitato paura o altre emozioni forti. Tra i ricordi rappresentati visivamente, compaiono però anche impressioni banali e indifferenti. Gli Henri citano un professore di filologia che, del periodo in cui era morta la nonna, ricorda una tavola apparecchiata con una scodella di ghiaccio. Un altro soggetto risponde al questionario riportando, come primo ricordo d’infanzia, una passeggiata durante la quale ha strappato un ramo da un albero (Freud interpreterà secondo l’espressione colloquiale sich einem herunterreissen o ausreissen). Tra i dati ci sono pochi ricordi uditivi e meno precoci di quelli visivi. Importante il modo in cui ci si rappresenta se stesso: vedersi bambino ma non sentirsi bambino, oppure c’è un bambino e si sa di essere quel bambino. Citano T.Ribot (1896) Psychologie des sentiments e una comunicazione personale di H. Binet, che a 18 anni tenne per due mesi un diario e riporta 12 ricordi d’infanzia. La localizzazione nel tempo avviene con riferimento a ricordi già datati, i point de repère, teoria attribuita a Taine. I ricordi tornano in mente tramite associazione per somiglianza e contiguità. S. Freud (1899) Ricordi di copertura Mentre attende l’uscita della Traumdeutung (Interpretazione dei sogni), dove analizza molti sogni tratti dalla propria autoanalisi, Sigmund Freud pubblica due piccoli scritti sulla memoria: Il meccanismo psichico della dimenticanza (1898), che inserirà nella Psicopatologia della vita quotidiana del 1901, e questo, su un proprio ricordo d’infanzia, mascherato dall’anonimato. Per non essere riconosciuto, Freud toglie dalla Traumdeutung l’incidente accadutogli a 2-3 anni, la caduta dallo sgabello in seguito alla quale riportò una ferita alla guancia, ricucita dal medico con un occhio solo, che compare in un sogno lì analizzato. Jones mette in relazione con la morte del fratellino Julius, quando Freud aveva 19 mesi. Mentre la dimenticanza del nome Signorelli viene interpretata in base all’autobiografia professionale, il ricordo di copertura rimanda a temi personali e familiari. Freud aveva due fratellastri molto più grandi, Phipil e Emmanuel, quasi coetanei della madre, e un padre-nonno. Emmanuel aveva un figlio John, maggiore di un anno del piccolo Sigmund, anche se tecnicamente era suo nipote, che compare nell’immagine ricordo insieme alla sorella, Pauline. Da Freiberg, in seguito al fallimento del commercio del padre di Freud, Jacob, questi si trasferì a Vienna mentre la famiglia di Emmanuel emigrò a Manchester, dove fece fortuna e dove Freud si recherà poi in visita da studente. Il ricordo di copertura è narrato in prima persona da “un uomo di trentotto anni” “un soggetto non nevrotico o solo lievissimamente nevrotico” che “nonostante eserciti una professione ben lontana dalla psicoanalisi, si interessa di problemi psicologici da quando mi riuscì di liberarlo, con la psicoanalisi, da una piccola fobia” (la fobia dei treni). L’autore, Freud psicoanalista, si sdoppia nel dialogo cosciente con se stesso, ipotetico paziente, come nell’autoanalisi. Rispondendo al questionario degli Henri, dichiara di non avere immagini visive (era un tipo uditivo, con ottima memoria fonografica) se non di eventi dell’infanzia, prima dei tre anni (quando il cambiamento di città dovette costituire un life-stress event). Non ricorda la nascita della sorella minore (Anna), né il viaggio, né l’incidente in cui si ferì al viso. Ricorda invece: “Vedo un prato quadrangolare, leggermente in pendenza, coperto di erba verde e folta; tra i verde molti fiori gialli, di certo i comuni denti di leone. Sulla parte più alta del prato, una casa di contadini; sulla porta, due donne, una contadina col fazzoletto in testa e una bambinaia, che parlano tra loro. Sul prato giocano tre bambini, uno dei quali sono io (di due-tre anni); gli altri due sono mio cugino, che è di un anno maggiore di me, e mia cugina, sua sorella, che è quasi mia coetanea. Cogliamo i fiori gialli, e ognuno di noi ha in mano un bel po’ di fiori. Il mazzo più bello lo ha la bambina, ma noi maschietti, come se ci fossimo messi d’accordo, le saltiamo addosso e le strappiamo i fiori di mano. Lei scappa piangendo su per il prato e. per consolarla, la contadina le dà un grosso pezzo di pane nero. Appena noi ce ne accorgiamo, buttiamo via i fiori, corriamo anche noi verso la casa e chiediamo noi pure del pane. Lo riceviamo anche noi; la contadina taglia la pagnotta con un lungo coltello. Nel mio ricordo, quel pane ha un sapore davvero squisito.” Il giallo dei fiori gialli Il colore giallo del dente di leone “che, naturalmente, oggi non trovo affatto bello” “spicca troppo sull’insieme, e anche il buon sapore del pane mi sembra come allucinatoriamente esagerato”. Il ricordo visivo della scena gli si presenta alla mente “in modo fin troppo preciso” “più che mai vivido” (come l’autoritratto, negli affreschi di Orvieto, del pittore Signorelli, di cui non ricorda il nome). Freud fa l’ipotesi che ciò accada quando un’immagine contigua prende il posto di un ricordo rimosso, lo sostituisce per spostamento di un anello lungo la catena delle associazioni. Il ricordo è vero o falso? E’ una formazione di compromesso, come il sogno, costruito a partire da esperienze percettive reali, ovvero acquista il suo significato retrospettivamente, quando Freud adolescente, tornato a Freiberg, rivede Gisela Fluss con un vestito giallo, ma più scuro, color oro, come certi fiori delle Alpi, e fa fantasie circa il matrimonio (e la deflorazione) con una ragazza ricca (Gisela o Pauline), che potrebbe risolvere il suo problema di guadagnarsi il pane. Il ricordo porta il marchio del periodo della sua fabbricazione, ovvero della scelta, avvenuta in epoca posteriore, di una scena che si prestava a rappresentare un contenuto che ad essa si collega, “mediante relazioni simboliche e di analogia”. La costruzione del ricordo di copertura La costruzione dei ricordi di copertura “induce a riflettere sulla genesi dei ricordi coscienti in generale”: l’idea che i ricordi d’infanzia si formino contemporaneamente all’episodio, come conseguenza immediata dell’esperienza vissuta è semplicistica, perché in molte scene infantili “il soggetto vede nel ricordo se stesso bambino, e sa che quel bambino è lui stesso, ma vede quel bambino come lo vedrebbe un osservatore che stesse al di fuori della scena….una immagine mnestica di questo genere non può essere la riproduzione fedele dell’impressione a suo tempo avuta, perché allora il soggetto, trovandosi al centro della situazione, non rivolgeva la sua attenzione su se stesso, ma sul mondo esterno…questa contrapposizione dell’Io attore e dell’Io evocatore può essere considerata una prova del fatto che l’impressione originaria ha subito una rielaborazione” (cfr.la distinzione fra ricordi di campo e dell’osservatore in Nigro e Neisser, 1983). La traccia percettiva non è giunta alla coscienza come tale, ma è stata ritradotta in immagine all’epoca della riattivazione mnestica. E’ un primo accenno al concetto di “fantasticare retrospettivo” (Zuruckfantasieren) e all’effetto posteriore (Nachträglisch) del trauma, che Freud userà nei casi clinici dell’uomo dei topi e dell’uomo dei lupi. Le due fantasie riguardano, come scriveva il poeta F. Schiller in Die Weltweisen (poema satirico sui filosofi), “le due più poderose spinte pulsionali: la fame e l’amore”, rimandando a FANTASIE INCONSCE, di aggressività e sensualità. L’innocenza infantile In Ricordi di copertura si afferma l'innocenza della scena sostitutiva dei fiori gialli con la domanda retorica "riesce a immaginare qualcosa che più della attività infantile sta in aperto contrasto con questi violenti propositi di aggressione sessuale?" (contenuti nella fantasia di deflorazione). Col senno di poi, si nota che nello scritto del 1899 c'è l'appagamento dei desideri conflittuali repressi attraverso la costruzione di una fantasia, con lo stesso meccanismo motore del sogno!. L'affermazione dell'innocenza infantile suona quasi ironica alla luce degli sviluppi successivi del pensiero di Freud: la scena infantile, infatti, evoca un'attività fallica, predatoria dei maschi rivali sulla bambina, che sembra connessa alla curiosità e ai giochi sessuali. Questo tema occuperà Freud a lungo, e in particolare nello scritto del 1905, Tre saggi sulla teoria della sessualità, che l’autore continuerà ad aggiornare in successive edizioni fino al 1924, apportando importanti modifiche. La metafora freudiana dell’Iceberg (già in Fechner). L’inconscio dinamico, tenuto “sotto” dalla forza delle difese, tende a emergere alla coscienza. La psicologia scientifica ha riammesso l’inconscio cognitivo. Settori di studio molto importanti sono quelli sull’attenzione e la memoria implicita. I disturbi mentali come psicopatologia dell’affettività S. Freud (1856-1939) inventò con J. Breuer il metodo catartico come terapia per l’isteria, prima considerata simulazione. La teoria psicoanalitica privilegia la dimensione intrapsichica grazie alla centralità di un costrutto motivazionale, il concetto di PULSIONE, al confine tra biologico e psichico, cui non si applica la distinzione fra coscienza e inconscio che riguarda soltanto le rappresentazioni. La difesa della rimozione può ricacciare nell’inconscio i rappresentanti ideativi della pulsione, i particolare i desideri infantili e conflittuali. Nel saggio metapsicologico “L’inconscio” del 1915 Freud discute se si possa parlare di sentimenti inconsci, sostenendo che un impulso emotivo può essere misconosciuto e la rimozione può inibire lo sviluppo degli affetti, ai quali corrisponde solo una potenzialità che non ha potuto dispiegarsi, mentre esistono nell’inconscio “strutture affettive” che possono diventare coscienti. La METAPSICOLOGIA freudiana Freud considerava i concetti teorici astratti della psicoanalisi come una sorta di mitologia e li ha ripetutamente modificati, diversamente dai concetti clinici. TEORIA DELLE PULSIONI (spinte motivazionali, impulsi che non hanno il carattere istintivo dei bisogni animali ma un versante rappresentativo, mentale): 1) teoria delle PULSIONI DI AUTOCONSERVAZIONE/SESSUALI o LIBIDICHE (fame e amore) 2) NARCISISMO (1914): LIBIDO DELL’IO/OGGETTUALE (LIBIDO, parola latina, indica l’energia delle pulsioni che hanno a che fare con l’amore) 3) teoria delle PULSIONI DI VITA E DI MORTE (1920) TEORIA DELL’APPARATO PSICHICO (e metaforicamente dei suoi “luoghi”): Prima topica: INCONSCIO, PRECONSCIO, COSCIENZA Seconda topica (1923): ES, IO, SUPER-IO A questo punto la definizione di narcisismo come “investimento libidico dell’io” suona ambigua e H.Hartmann (1939) proporrà “investimento libidico del Sé” TEORIA DELL’ANGOSCIA: La pulsione insoddisfatta a causa delle difese si trasforma in angoscia, come il vino in aceto PULSIONE -> DIFESE -> ANGOSCIA 1926 Inibizione, sintomo e angoscia: l’angoscia è un segnale che attiva le difese ANGOSCIA -> DIFESE La metafora dell’inconscio freudiano: l’ICEBERG L’etiologia sessuale delle nevrosi Le cause di malattia: CONDIZIONE (predisposizione ereditaria) CAUSA SPECIFICA (pratiche sessuali nocive) CAUSA CONCORRENTE (che abbassa le difese dell’organismo) CAUSA IMMEDIATA O SCATENANTE (incidente, trauma) Risposta allo psichiatra di Monaco, Leopold Löwenfeld, in A proposito di una critica della “nevrosi d’angoscia” (Freud, 1895) Polemiche circa la “REALTÀ DEL TRAUMA” di SEDUZIONE SESSUALE: Freud non ritratta mai del tutto l’ipotesi della seduzione, ma non ritiene essenziale che sia davvero avvenuta. Lettera a Fliess del 21 settembre 1896, in cui Freud esprime dubbi sul ruolo di seduttori di troppi padri, compreso il suo. Secondo A. Freud, proprio mettendo in discussione la teoria della seduzione Freud comprende il ruolo del COMPLESSO EDIPICO e della FANTASIA INCONSCIA. Revival della questione in seguito alla pubblicazione, negli anni ottanta del Novecento, del Journal Clinique di S. Ferenczi(1932) Pulsione sessuale nei nevrotici La psicoanalisi nasce come “cura con le parole” delle psiconevrosi, in particolare l’ isteria di conversione, dove il conflitto tra un bisogno sessuale eccessivo e un esagerato rifiuto della sessualità porta al carattere isterico (le isteriche “soffrono di reminiscenze” e i sinotmi sono “simboli mnestici”; alto grado di rimozione sessuale, intensificazione delle resistenze, delle potenze psichiche, ignoranza sessuale). Quando la maturazione o circostanze di vita esterne (seduzione?) toccano il soggetto con “una reale esigenza sessuale”, rimane la “via d’uscita della malattia che non risolve il conflitto bensì cerca di sfuggirgli trasformando in sintomi le aspirazioni libidiche”, soprattutto quelle che “sarebbero definite perverse (in senso amplissimo) se potessero esprimersi direttamente…in propositi della fantasia e in azioni”. “La nevrosi è, per così dire, la negativa della perversione” (la negativa fotografica, non sviluppata). Fissazione è termine del linguaggio comune, della tecnica fotografica (fissazione dell’immagine sulla lastra), usato da Janet (“idea fissa” subconscia) con riferimento al trauma. Freud l’ha usato descrittivamente a proposito del rapporto con l’ipnotizzatore e con la donna-madre. Nella teoria freudiana della memoria si parla di fissazione di un'impressione, di un’esperienza, sotto forma di trascrizione durevole che la rimozione nell’inconscio sottrae all’oblio normale, impedendo “l’eliminazione che si otterrebbe mediante un’attività psichica ammissibile alla coscienza” cioè l’elaborazione psichica. Il concetto di fissazione veicola le idee di irrigidimento della plasticità e di stabilizzazione dell'occasionale. Dalla fissazione di mete sessuali transitorie, provvisorie, che non vengono più mutate e superate, come termine tecnico, diventerà fissazione ad una fase di sviluppo psicosessuale pregenitale, comparendo accanto a regressione (ad una fase precedente). Dalla teoria della seduzione alla sessualità infantile 1896 ipotesi del trauma sessuale infantile all’origine della nevrosi Ritrattazione nella lettera a Fliess del 21 settembre 1897 Scoperta delle fantasie sessuali infantili nei sogni dell’AUTOANALISI, che Freud praticò analizzando i propri sogni dalla morte del padre, nel 1896. Nella prima stesura dei Tre saggi si accentua il carattere erogeno della pulsione come capace di soddisfarsi autoeroticamente, nella versione definitiva le aggiunte preparano al riconoscimento dell'importanza dell'oggetto d’amore e della possibilità di una vera e propria SCELTA OGGETTUALE nell'infanzia: un INVESTIMENTO LIBIDICO dell'altro non solo come mezzo, strumento di piacere, ma come persona totale, fino alla nozione di complesso di Edipo , come relazione triangolare capace di introdurre una mediazione nella vita psichica . L’espressione compare nel 1910 nello scritto Su un tipo particolare di scelta oggettuale nell’uomo e nei Tre saggi solo in alcune note del 1920 e 1924. La nozione è presentata compiutamente nel Compendio di psicoanalisi, l’ultima opera di Freud dove si tratta l’Edipo femminile e si distingue tra Edipo positivo e negativo, compresenti nell’individuo bisessuale. Lo sviluppo psico-sessuale La vita amorosa inizia con il soddisfacimento autoerotico delle pulsioni, in relazione a funzioni come l’allattamento (che dà nutrimento ma anche “piacere della bocca”) nella fase ORALE, v. Tre saggi sulla teoria della sessualità del 1905 e scritti degli anni venti per le successive fasi: ANALE, (FALLICA), DI LATENZA, (GENITALE). La pulsione ha tre componenti: FONTE (zona erogena, parte del proprio corpo origine dell’eccitazione META (tipo di soddisfacimento desiderato) OGGETTO (l’aspetto più variabile, nel corso delle vicissitudini delle pulsioni, ciò mediante cui la pulsione raggiunge la sua meta: può essere una parte del proprio corpo, a livello di pulsioni parziali autoerotiche, o del corpo dell’altro, l’Io dell’investimento narcisistico, l’altra persona nella sua totalità nell’investimento oggettuale della fase genitale). Il genitore del “complesso di Edipo” è il primo oggetto totale, verso il quale si indirizza il conflitto di ambivalenza tra amore e odio. Il bambino maschio ama la madre e odia il padre in quanto rivale, secondo la vulgata, ma si tratta in realtà di un doppio conflitto di ambivalenza, nei due sessi. L’esplorazione autoerotica dei genitali, divenuti zona erogena, e la curiosità per quelli delle altre persone portano alla scoperta che la donna non ha pene. La minaccia di ritorsione paterna diventa così angoscia di castrazione, da cui il bambino si difende identificandosi con il padre e rinunciando alla madre (tabù dell’incesto e interiorizzazione delle regole sociali nella coscienza morale, poi Super-io). Il complesso edipico. Tema classico ripreso dalla trilogia sofoclea nella Traumdeutung (Interpretazione dei sogni, 1899, nei Tre saggi del 1905 paragrafo su l’enigma della Sfinge, circa il mistero dell’origine dell’uomo). Il complesso è una costellazione di temi mitici che costituisce uno snodo dello sviluppo psichico. La Sfinge a Edipo: "chi è quell'animale che al mattino cammina a quattro zampe, al pomeriggio con due e alla sera con tre?" Edipo cieco, guidato da Antigone. La vicenda edipica si conclude con la RIMOZIONE: il soggetto non ricorda i desideri e le fantasie e rifiuta il concetto psicoanalitico, che riconcilia nature e nurture. Versione di Eraclito: “QUELLO CHE ABBIAMO PRESO, L’ABBIAMO LASCIATO; QUELLO CHE ABBIAMO LASCIATO, LO PORTIAMO CON NOI” La relazione psicoanalitica e il transfert (cfr. Eagle, 2011) Freud inventa un setting, cioè un contesto per la terapia psicoanalitica, definito da regole che il terapeuta propone e il paziente è libero di accettare o meno, ma deve rispettare (o trasgredire). La “talking care” psicoanalitica è caratterizzata dalla “regola fondamentale” per cui il paziente deve dire tutto ciò che gli viene in mente (come con la tecnica delle libere associazioni nell’analisi dei sogni), senza scegliere e senza omettere nulla per censure autocritiche o dovute all’imbarazzo. Il terapeuta ha il compito di interpretare. Luogo, frequenza e durata delle sedute (nella psicoanalisi classica il paziente sdraiato sul lettino e lo psicoanalista dietro di lui non si guardano in faccia) instaurano una relazione artificiale singolare, che può attivare emozioni e sentimenti intensi ma segue la regola dell’astinenza, con la frustrazione del desiderio del paziente di ricevere manifestazioni d’amore. Il transfert o traslazione è il processo che riattualizza i desideri inconsci, ripetizione di prototipi infantili. Il paziente, cioè, rivive nella relazione con l’analista, tramite SPOSTAMENTO dell’affetto da una rappresentazione a un’altra, sentimenti e conflitti originariamente vissuti nella relazione primaria con i genitori. Gli schemi di comportamento e le regole implicite apprese nell’infanzia vengono ripetute nella nevrosi da transfert, una sorta di malattia artificiale che si manifesta come resistenza e può guarire prendendone coscienza. Si può sviluppare il transfert positivo, una sorta di innamoramento nei confronti del terapeuta, ma anche un transfert negativo, espressione del polo negativo dell’ambivalenza (compresenza di amore e odio verso lo stesso oggetto). Questo può portare il paziente a interrompere il trattamento, prima della liquidazione del transfert. I casi clinici di Freud 1895 in Studi sull’isteria: Signorina Anna O., signora Emmy von N., Miss Lucy R., Katharina, signorina Elizabeth von R. 1901 Frammento di un’analisi d’isteria (caso clinico di Dora) (1905) 1909 Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva (Caso clinico dell’uomo dei topi) (In appendice gli appunti di lavoro del 1907-8) 1908 Analisi della fobia di un bambino di cinque anni (Caso clinico del piccolo Hans)(1909) 1910 Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia paranoides) descritto autobiograficamente (Caso clinico del presidente Schreber) (1911) 1914 Dalla storia di una nevrosi infantile (Caso clinico dell’uomo dei lupi) (1918) 1920 Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile La tecnica psicoanalitica Freud inizia a lavorare in un’epoca in cui erano diffusi vari metodi: dalle cure idroterapiche e elettriche all’ipnosi. Rinuncia progressivamente all’ipnosi con prescrizione dell’eliminazione dei sintomi e dell’amnesia del trauma, perché la sua paziente Emmy von N. si lamentava che la sua vita interiore era “ridotta a brandelli”. Impone al paziente la REGOLA FONDAMENTALE del “dire tutto quello che viene in mente”, senza inibizioni e autocensure nei confronti di ciò che appare irrilevante o imbarazzante, e usa la TECNICA DELLE LIBERE ASSOCIAZIONI, in particolare a partire da elementi dei sogni (da qui il termine psicoanalisi), ma anche dal ricordo della prima volta in cui è insorto un certo sintomo. Adotta la posizione del paziente sdraiato sul lettino con lo psicoanalista alle spalle, a suo dire perché non sopporta di essere fissato negli occhi per molte ore al giorno, ma forse per evitare la modalità comunicativa visiva e focalizzare il linguaggio verbale. Il terapeuta rispecchia neutralmente, tace e interpreta. Il paziente fa resistenza ma deve superare le rimozioni degli impulsi repressi e dei ricordi inconsci infantili, riappropriandosi del proprio Io (dove c’era l’Es…). Cerca un equilibrio tra il rischio di suggestionare il paziente e la necessità di mantenere il potere sulla relazione e di affermare la volontà del terapeuta. Cura attraverso il TRANSFERT, cioè la riattivazione dei conflitti infantili nella relazione attuale con il terapeuta. Transfert positivo (motore della cura, attraverso l’amore)/negativo (da superare mantenendo agganciato il paziente grazie alla cornice del SETTING e al contratto psicoanalitico). Le metafore della memoria in Freud (Calamari, 1995, cap.3) Rete, ragnatela Seguire il filo di Arianna nel labirinto Zigzagare tra le associazioni, come le mosse del cavallo sulla scacchiera Aggirare il muro della rimozione Metafora archeologica (verità corrispondentista) Dissotterrare la città sepolta, scavare nei diversi strati della psiche Metafora del puzzle, mettere insieme i pezzi di nastro della coscienza (verità coerentista) Città sepolta come una Roma virtuale, con monumenti di epoche diverse sovrapposti negli stessi luoghi Notes magico (1924) Metafora dei frammenti di coccio Il meccanismo di difesa della rimozione in psicoanalisi La RIMOZIONE (D.Verdrängung, En. Repression, Fr. refoulment) conciste nelrespingere e mantenere nell’inconscio unsa rappresentazione legata a una pulsione ed è diversa dalla REPRESSIONE cosciente (D.Unterdruckung, En. Suppression, Fr. repression) di un contenuto spiacevole o inopportuno, perché non consiste soltanto nel dimenticare ma nel dimenticare di aver dimenticato. Particolarmente evidente nell’isteria, è un processo psichico universale, alla base della costituzione dell’inconscio. Usato da Freud come sinonimo di difesa, è il prototipo di meccanismi difensivi più complessi. Nel saggio della Metapsicologia (1915) Freud distingue una rimozione originaria (dei rappresentanti psichici ai quali la pulsione viene fissata, che vanno a costituire un nucleo inconscio con potere di attrazione per gli elementi da rimuovere) da una rimozione propriamente detta o posteriore (che unisce a questa attrazione una repulsione da parte di istanze psichiche come la censura e l’Io) e dal ritorno del rimosso (sotto forma di sintomi, sogni, atti mancati ecc., nelle formazioni di compromesso dell’inconscio) RICORDI D’INFANZIA E AMNESIA INFANTILE Freud (1905) Tre saggi sulla psicologia infantile attribuisce l’amnesia alla rimozione delle fasi pregenitali dello sviluppo a seguito del complesso edipico La convenzionalizzazione della memoria adulta secondo E. Schachtel (1959) “Le categorie (o schemi) della memoria adulta non sono adatte a ritenere le prime esperienze infantili e perciò non si adattano a conservare queste esperienze e a rendere possibile il loro ricordo” (p.369) “Di solito l’adulto non è capace di provare ciò che è provato dal bambino… esperienze della qualità e dell’intensità tipiche della prima infanzia…il suo intero modo di sperimentare è mutato…” (passim) “La memoria adulta funziona soprattutto ricordando dei cliché, gli schemi convenzionali delle cose e delle esperienze invece che le cose e le esperienze stesse…le esperienze della prima infanzia nella loro freschezza, nel significato reale che esse ebbero a quel tempo. L’età della scoperta, la prima infanzia, è seppellita profondamente sotto l’età della familiarità e della routine, lo stato adulto” (p.381) Pillemer e White (1989) ipotizzano un sistema di memoria primitivo, prevalentemente procedurale, e un sistema dichiarativo che emerge in età prescolare con il linguaggio, grazie alla conversazione sul passato condiviso con l’adulto (Nelson, 1992). Non ci sarebbe ricodifica verbale delle esperienze precoci, né riferimento a uno schema del sé necessario per ricordi autobiografici accessibil I falsi ricordi d’infanzia Tendenza ad attribuire accuratezza al ricordo in base alla vividezza dell’immagine, che può essere costruita come nel sogno o può essere stata formata in seguito all’ascolto di una narrazione S. Freud (1898) Ricordi di copertura “Ho persino l’impressione che, in questa scena, qualcosa non vada: il giallo dei fiori spicca troppo sull’insieme e anche il buon sapore del pane mi sembra allucinatoriamente esagerato” Jean Piaget (1945) racconta di aver creduto fino all’età di quindici anni al ricordo (in forma di immagine visiva vivida) di un tentativo di rapimento subito a due anni al parco con la tata, finché questa confessò per lettera di aver inventato la storia per giustificarsi. EMOZIONE E MEMORIA - LA CURVA DI HEBB Livello ottimale di risposta e di apprendimento Crescente stato di allerta, interesse, emozione positiva Crescente disturbo emozionale, ansia Punto di veglia Sonno profondo Livello di attivazione (arousal) PROBLEMA Da quali fattori dipende se una certa esperienza percettiva o cognitiva, con il suo versante affettivo (un’azione, un’immagine mentale, una fantasia, una frase detta, un incontro con un’altra persona) sarà ricordata dopo un certo, lasso di tempo, più o meno lungo, e come? Dipende dal modo in cui l’esperienza è stata effettuata (più o meno coscientemente, in modo intenzionalmente controllato nello studio di contenuti informativi di tipo scolastico, o in modo automatico e del tutto incidentalmente, come accade per gran parte dell’esperienza quotidiana) e dalla rappresentazione che il soggetto se ne forma (selezione attentiva, codifica dell’apprendimento)? Da ciò che accade nell’intervallo di tempo in cui all’esperienza non si pensa più (ristrutturazione spontanea del ricordo, rientro alla Edelman)? Dalla situazione in cui l’esperienza passata viene riutilizzata per adattarsi meglio all’ambiente e risolvere un problema attuale (o ripetendo un errore, un comportamento disadattativo), torna alla mente spontaneamente o viene intenzionalmente ricercata; dalla relazione che si instaura con la persona alla quale si racconta e dal contesto problematico o sociale in cui si recupera il ricordo? Domanda Una rappresentazione in un certo formato (esecutivo cioè senso-motorio, immaginativo iconico o ecoico, simbolico verbale) può avere un significato univoco? O il suo significato dipende dal contesto, dall’interpretazione che viene data in base a un certo sistema di riferimento da un soggetto umano? Se colui che interpreta è lo stesso soggetto che si è formato la rappresentazione in un momento precedente, si tratta di un processo di memoria. Se l’interprete è un altro soggetto (che legge un testo scritto, che ascolta un messaggio verbale orale o riceve un messaggio non verbale ecc.) si parla di comunicazione. WILLIAM JAMES E I PRINCIPLES OF PSYCHOLOGY (1890) La vera fondazione della psicologia coniuga i risultati sperimentali ottenuti nei laboratori europei con l’esperienza fenomenica del soggetto psicologico DEFINIZIONE DI PSICOLOGIA nel cap. I come: “the science of mental life, its phenomena and their conditions” “la scienza della vita mentale, dei suoi fenomeni e delle loro condizioni” Le condizioni sono quelle fisiche dell’esperimento, oltre che quelle materiali del funzionamento cerebrale, e si dà spazio alla psicologia sperimentale e alla neurobiologia, ma la psicologia studia i fenomeni mentali e non esclude affatto l’immediatezza fenomenica del vissuto, le cui condizioni sono le differenze individuali. Infatti nei capp. IX e X James teorizza la stream of consciousness e il concetto di Self William James (1890) Principles of psychology Nel cap. XVI, Memoria, James scrive che la maggior parte della corrente della coscienza cade nell'abisso senza fondo dell'oblio Distingue una memoria primaria di stati sostantivi (è necessaria una certa durata minima) dalla memoria propriamente detta o memoria secondaria: "la conoscenza di un antecedente stato mentale che ha già abbandonato la nostra coscienza o piuttosto la conoscenza di un avvenimento, o di un fatto, a cui per un certo tempo non abbiamo pensato, con la coscienza addizionale di averlo pensato o sperimentato antecedentemente" Non si tratta del "ravvivamento nella mente di un'immagine o di una copia dell'avvenimento originario", perché vale l'obiezione di Spencer, secondo la quale il soggetto che si ricorda di non aver caricato l'orologio ha in mente la stessa immagine di colui che ricorda di averlo fatto. Ci vuole un'altra condizione: il riferimento al passato personale. Inoltre "La memoria richiede qualcosa di più che non il semplice datare un fatto nel passato. Il fatto deve essere datato nel mio passato...deve avere quel tepore e quella intimità (warmth and intimacy)" (PP, p.466). ”L'oggetto della memoria è soltanto un oggetto immaginato nel passato...a cui è connessa l'emozione della credenza" (an object imagined in the past... to which the emotion of belief adheres). Come causa della memoria, James individua la legge dell'abitudine nel sistema nervoso o dell'associazione delle idee. La memoria implica ritenzione (retention) e reminiscenza (reminiscence) che includerebbe tre forme: recollection, reconstruction e recall. Le leggi dell’associazione fra idee Già in Platone e Aristotele, l’associazione delle idee avviene per SOMIGLIANZA e CONTRASTO, oltre che per CONTIGUITÀ spaziale e temporale: due idee che si presentano vicine e simultaneamente o in rapida successione tendono a richiamarsi l’una con l’altra. Principio della frequenza dell’associazione dell’empirismo inglese (D. Hume, J.Locke, D. Hartley, J.Mill, J.S.Mill): quanto più spesso e frequentemente si è ripetuta la presentazione dei due elementi vicini, tanto più forte, e quindi permanente nel tempo, è l’associazione fra loro. La teoria dell’apprendimento usa la metafora del consolidamento di una qualche traccia biologica delle associazioni ripetute….. La familiarità dell’associazione ripetuta rende più facile e rapido coglierla percettivamente quando si ripresenta…… e ricordare i nessi appresi (la presentazione di un elemento richiama l’associato). L’associazione riguarda quindi l’apprendimento, la percezione e la memoria Associazione per somiglianza/per contiguità L’associazione per contiguità è il cavallo di battaglia degli empiristi, che danno importanza all’esperienza di vita individuale, con le sue contingenze dovute al caso. Privilegiare l’associazione per somiglianza attribuisce invece importanza alle leggi generali della percezione, frutto dell’evoluzione della specie umana. Rimanda inoltre a concezioni innatiste quanto all’origine delle immagini del simbolismo culturale. Freud è combattuto tra le due alternative. Sostiene che nell’analisi dei sogni si debba dare la precedenza alle associazioni libere di ciascun paziente, per contiguità, e soltanto quando il processo si blocca ricorrere al simbolismo inconscio di tipo collettivo. Questo era stato valorizzato da due dissidenti del movimento psicoanalitico, W. Stekel (nel libro Die Sprache des Traumes del 1911) e C.G .Jung. Freud lo riammette nel par.E, aggiunto all’edizione 1914 della Traumdeutung, a proposito dei simboli universali di nascita, morte e sessualità, in particolare il corpo e i genitali maschili e femminili, e lo riprende nell’introduzione alla psicoanalisi (191517). Per somiglianza, ogni oggetto allungato starebbe per il membro maschile e ogni contenitore per la vagina. Il dibattito sull’associazione di idee: tra contiguità e somiglianza Argomento di H. Höffding (1843-1931), proposto nel 1899: vedo una mela e mi viene in mente il paradiso. Ora, la mela che io vedo attualmente non è mai stata unita a un’immagine del paradiso, ma un’immagine della mela, diversa da quella presente, può essere stata compresa in un’immagine del paradiso, oppure la semplice idea della mela può essere stata unita all’idea di paradiso. Come che stiano le cose, la mela presente, così ragionò Höffding, deve anzitutto venire in collegamento con la traccia mnemonica della vecchia mela, perché solo questa può portare all’idea di paradiso” (K.Koffka, 1935) La somiglianza, quindi, sarebbe primaria rispetto alla contiguità Koffka aggiunge: “se abbiamo visto una mela vicino a un vaso e abbiamo visto di nuovo la stessa mela, non è necessario che insorga la tendenza a riprodurre il vaso. Questa riproduzione avverrà solo quando le condizioni particolari di un dato caso avranno assicurato la comunicazione tra la nuova percezione e la vecchia traccia”. Il dibattito sull’associazione di idee: tra contiguità e somiglianza W.James (1890) sostiene che l’associazione è tra gli oggetti, non tra i pensieri, e quindi la vera associazione è quella per contiguità. La sua allieva M.W. Calkins (1863-1930) riassume così Höffding: ogni percetto X ricorda le immagini anteriori x, x’, x’’, ecc., di percetti precedenti e simili. Senza questo ricordo di immagini anteriori non si potrà avere l’associazione per contiguità: la vista di un’arancia non potrà donare l’idea del suo gusto, senza risvegliare l’immagine della vecchia arancia con la quale la nostra esperienza anteriore ha associato il gusto di questo frutto. La vista del mio Baedeker (guida turistica inglese) mi ricorda la Saint-Chapelle di Parigi. In realtà questa connessione è possibile solo perché la vista attuale della guida (a) fa rinascere in me il ricordo dell’antico percetto della guida (b). È questo percetto (b) ad essere associato con il ricordo della Saint-Chapelle (c). a suggerisce c per l’intermediazione di b. Replica della Calkins: il percetto b, che si crede necessario nel processo associativo, non può rinascere perché uno stato anteriore non può riapparire (tema jamesiano). In effetti, nell’esempio citato, non è il percetto c che riappare ma il suo ricordo c’ che non è mai stato associato con il percetto b. È chiaro dunque che in questo caso si avrà un’associazione tra immagini che somigliano ai percetti senza esserlo. Höffding ha il merito, secondo l’autrice, di aver posto la questione in termini sperimentali. La sua tesi si riassume in due punti: 1) Si può riconoscere una scena, una sensazione o un oggetto anche senza avere la rappresentazione dell’ambiente circostante. 2) Questo sentimento di familiarità lo si può comprendere solo per la fusione dell’oggetto con immagini-ricordo simili ad esso ( X con x’, x’’, x’’’ ). La somiglianza è identità parziale, di alcune proprietà e non di altre, e ciò rimanda all’associazione di sensazioni semplici nella percezione complessa (e qui James non sarebbe stato d’accordo!).