Psicologia individuale, di gruppo, di comunità

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Psicologia individuale,
di gruppo,
di comunità
Prof. Antonello Bellomo
Definizione di comunicazione
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La
parola
“comunicazione”
deriva
etimologicamente dal latino “communis” che
significa “mettere in comune”.
Una definizione di comunicazione frequentemente
utilizzata è la seguente: “trasmissione di
informazioni da un emittente ad un destinatario per
mezzo di messaggi strutturati attraverso l’uso di un
codice condiviso dalle due parti”.
Per P.Watzlawick et al.(1967),“la comunicazione è
una conditio sine qua non della vita umana e
dell’ordinamento sociale”. La comunicazione si
differenzia, infatti, dalla semplice informazione;
informare significa fornire dati e conoscenze, a
senso unico, non presuppone cioè una risposta da
parte del destinatario.
La comunicazione è dunque il processo che
sta alla base di ogni forma di convivenza
umana e di relazione sociale, e va intesa,
quindi, come un atto psicologico e sociale
di “partecipazione ”, mediato dall’uso di
simboli significativi tra individui e gruppi
diversi, che contraddistingue e regola il
“reciproco” comportamento degli individui
e/o dei gruppi.
Stili comunicativi
E’
intuitivo che possano esistere diversi stili di
comunicazione. Ciascuno di noi ha uno stile
predominante che rappresenta la modalità pervasiva con
cui comunichiamo. Gli studiosi della comunicazione
hanno individuato fondamentalmente tre stili comunicativi:
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Passività ------- Tendenza ad evitare le responsabilità
ed i conflitti;
Aggressività ----Tendenza a dominare e a svalutare
gli altri;
Assertività ------ Capacità di esprimere idee, bisogni,
sentimenti e di affermare i propri diritti, considerando i
diritti degli altri.
Il processo di comunicazione
1) il messaggio, che rappresenta l’entità materiale o il
contenuto di coscienza che si vuol comunicare;
2) l’emittente, ovvero colui che invia il messaggio;
3) la codificazione del messaggio, che costituisce la
modalità con cui il messaggio viene rappresentato;
4) il ricevente, che è colui al quale è destinato il messaggio;
5) la decodificazione del messaggio, che rappresenta il
processo attraverso il quale il contenuto del messaggio viene
interpretato e compreso;
6) il canale, che rappresenta il mezzo fisico attraverso il
quale avviene l’atto comunicativo;
7) il rumore, che costituisce un elemento di disturbo, poiché
interferisce con il messaggio e lo distorce;
8) il contesto, che può essere considerato l’ambito di
riferimento all’interno del quale si svolge il processo
comunicativo e che è caratterizzato da quattro dimensioni:
fisica, temporale, sociale e psicologica.
L’informazione trasmessa può variare: si ha una
ridondanza quando il messaggio trasmesso è
costituito
da
elementi
prevedibili
o
convenzionali, e che pertanto tendono a
ripetersi con una certa frequenza; l’opposto
della ridondanza è l’entropia. Un messaggio
ridondante, oltre ad essere prevedibile e
tendenzialmente ripetitivo, contiene poca
informazione, a differenza del messaggio
entropico che è poco prevedibile e poco
ripetitivo, ma ha un’alta percentuale di
informazione.
SINTASSI
Le regole in base alle quali le persone parlano
correntemente e comprendono una lingua
costituiscono la sintassi.
La sintassi,da un punto di vista strettamente
linguistico, è dunque quella “parte della
grammatica che contiene le regole di
combinazione degli elementi lessicali e
significativi, e quindi della formazione delle frasi”.
SEMANTICA
L’interesse primario della semantica è lo studio del
significato del linguaggio. E’ certamente possibile
trasmettere una sequenza di simboli ordinata ed
organizzata con precisione sintattica, ma essi
resterebbero incomprensibili a meno che
l’emittente e il ricevente non si siano accordati in
precedenza sul loro significato. La progettazione
di uno strumento della comunicazione deve
dunque affrontare e risolvere tutta una serie di
questioni di carattere semantico, relative cioè al
processo di significazione dei segni ( o simboli
significativi ).
PRAGMATICA
In un ambito strettamente psicologico è
soprattutto la pragmatica della comunicazione
umana ad assumere un particolare rilievo,
cioè lo studio degli effetti della comunicazione
sul comportamento umano.
I SISTEMI
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L’interazione umana può essere considerata
come un sistema e la teoria generale dei sistemi
ci permette di comprendere la natura e le
proprietà dei sistemi interattivi umani.
La Teoria Generale dei Sistemi, elaborata dal
biologo L. Von Bertalanffy intorno agli anni ’30,
ma che si impose all’attenzione degli studiosi
delle scienze umane solo negli anni ’50, nacque
dalla crisi del modello meccanicistico delle
scienze classiche come la fisica e la chimica.
La crisi di tale modello originava dall’incapacità di spiegare i
fenomeni vitali soltanto attraverso la ricerca di rapporti di
causalità lineare (ovvero causa-effetto) tra le parti costitutive
della materia vivente, e si rivelava, quindi , inadeguato ad
interpretare la complessità delle loro interrelazioni. Si
sviluppò,a tal punto, l’esigenza di rinunciare al rigido modello
causa-effetto, che procede attraverso l’analisi delle
componenti costitutive degli oggetti, singolarmente osservate
, a favore di un modello di causalità circolare che sia in
grado di chiarire e di giustificare le connessioni reciproche tra
le parti e di occuparsi,non più di fenomeni isolati, ma di
“totalità”, di “organizzazione”, di “ordine”, di “finalismo”,
ovvero di concetti che erano stati banditi dalla scienza
classica come “metafisici” e che , invece , secondo L.Von
Bertalanffy (1950) devono essere “seriamente considerati
come problemi legittimamente scientifici”.
Una tale concezione della realtà si diffuse in tutte le discipline
scientifiche, dalla biologia alla psicologia, dalla chimica alla
fisica, dall’economia all’ingegneria, e rappresentò una vera e
propria rivoluzione epistemologica nella metodologia
scientifica. L.Von Bertalanffy (1950) descrive la teoria come
“la formulazione e la deduzione di quei principi che sono validi
per i < sistemi > in generale. A.D. Hall & R.F. Fagen (1956)
definiscono il sistema come “un insieme di oggetti e di
relazioni tra gli oggetti e tra i loro attributi”,in cui gli
oggetti sono le componenti o parti del sistema, gli attributi
sono le proprietà degli oggetti, e le relazioni <tengono
insieme il sistema>.
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I sistemi sono classificati in chiusi e aperti.
I sistemi chiusi sono quelli che non consentono alcun
tipo di scambio di energia con l’ambiente, in nessuna
delle sue forme, quali informazione, calore, sostanze
fisiche, ecc., e quindi nessun cambiamento dei suoi
componenti. Si tratta, in altri termini , di sistemi
artificialmente “schermati”, come quelli utilizzati nei
laboratori scientifici in
condizioni sperimentali (per
esempio una reazione chimica in una provetta
ermeticamente chiusa).
I sistemi aperti sono, invece, quelli che permettono una
continua immissione ed emissione di materiali, energie
ed informazioni con l’ambiente circostante. I sistemi
viventi ( organici ) , ovvero tutti gli organismi biologici ,
sono dei sistemi aperti poiché sono caratterizzati da un
continuo rapporto di interscambio con l’ambiente.
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Fanno parte dei sistemi “aperti”, come si è detto
poc’anzi, tutti i sistemi costituiti da organismi
viventi, e ne fanno parte, quindi , anche i sistemi
interattivi umani.
In base alla definizione di sistema di A.D. Hall &
R.F. Fagen (1956), si può affermare che i sistemi
interattivi umani sono sistemi in cui gli “oggetti”
sono individui, gli “attributi” che servono ad
identificarli sono i loro comportamenti
interattivi o comunicativi ( per cui gli individui
sono, in particolare, persone-che-comunicanocon-altre-persone), e le “relazioni” tra di loro
sono quelle significative per definire il loro
rapporto interpersonale.
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Teoricamente si potrebbe affermare che ogni membro di un
sistema può inviare agli altri membri un numero illimitato di
informazioni, ma in realtà l’osservazione di quanto si
verifica all’interno di qualsiasi sistema interattivo porta a
conclusioni totalmente diverse.
Vi sono,infatti, comportamenti interattivi che hanno
maggiori probabilità di altri di verificarsi , tanto
che,spesso,sequenze interattive assolutamente identiche si
ripetono con una tale regolarità da essere ragionevolmente
prevedibili. Queste sequenze interattive che tendono a
riproporsi con regolare frequenza sono chiamate
ridondanze pragmatiche, intendendo con questo termine
per l’appunto la ripetitività di certi modelli comportamentali.
Si definiscono ,invece, regole di relazione dei complessi
articolati ed interdipendenti di ridondanze pragmatiche. E’
stato D.D. Jackson (1965) ad evidenziare per primo la
tendenza delle relazioni ad organizzarsi in modelli ripetitivi,
a presentare ,cioè ,delle ridondanze.
Le proprietà dei sistemi interattivi sono :
1) totalità ;
2) equifinalità ;
3) retroazione .
Strettamente collegato alla retroazione,
troviamo il concetto di omeostasi.
TOTALITA’
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Ogni singola parte di un sistema aperto è in un rapporto
tale con le altre parti che lo compongono, che qualunque
modificazione in una parte determina una modificazione
in tutte le parti e nell’intero sistema. In altri termini , un
sistema aperto si comporta coerentemente come un tutto
inscindibile, e non come un semplice”agglomerato” di
elementi indipendenti.
Il comportamento di ogni individuo all’interno di un
sistema interattivo ( classicamente la famiglia ) è in
rapporto con il comportamento di tutti gli altri membri (o in
dipendenza da esso). In base a questa proprietà dei
sistemi interattivi umani, ogni comportamento è
comunicazione e quindi influenza gli altri e ne è
influenzato.
EQUIFINALITA’
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E’ il principio secondo il quale in un sistema aperto i
“risultati” (intendendosi con questi le variazioni dello stato
dopo un certo periodo di tempo) non sono causati tanto
dalle condizioni iniziali quanto dalla natura del processo o
dai parametri del sistema, cioè dalla natura della sua
organizzazione. In termini più semplici si può dire che ,
per il principio di equifinalità , gli stessi risultati possono
avere origini diverse. A differenza dei sistemi chiusi, in cui
lo stato finale è totalmente condizionato dalle condizioni di
partenza , i sistemi aperti , tra cui i sistemi interattivi umani
, rivelano una relativa autonomia dalle condizioni iniziali,
rispetto alle quali i parametri organizzativi del sistema
finiscono per avere un rilievo prevalente.
RETROAZIONE E OMEOSTASI
Finchè la scienza , nella osservazione dei fenomeni ,si è interessata allo
studio dei rapporti lineari di causa-effetto, sono stati di fatto esclusi alcuni
concetti di estrema inportanza come quelli affini di crescita e
cambiamento. Nel tentativo di includere i fenomeni che hanno il loro
denominatore comune in tali concetti, per molti secoli la scienza ha
dovuto far ricorso al “principio teleologico”, secondo il quale esiste un fine
che determina il corso degli eventi e che il risultato finale “in qualche
modo” condiziona le mosse che ci conducono gradatamente a questo
fine. L’avvento della cibernetica ha determinato un cambiamento
epistemologico e ha dimostrato che i concetti di crescita e cambiamento
possono unificarsi in una struttura più esauriente.La scoperta della
retroazione (o feedback) ha reso possibile un cambiamento nella
osservazione dei fenomeni. Una catena in cui l’evento a produce
l’evento b , e poi b produce c , e c a sua volta determina d , ecc., può
sembrare che abbia le caratteristiche di un sistema causale “lineare”. Ma
se d riconduce ad a , il sistema è circolare e funziona in un modo
totalmente diverso. I sistemi a retroazione si differenziano, infatti , dagli
altri fenomeni che rientrano nel dominio della meccanica classica, non
solo per un grado di complessità quantitativamente più elevato, ma
anche per aspetti qualitativamente diversi .
GRAZIE
PER
L’ATTENZIONE
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