I metodi patrimoniali e misti

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Corso di Tecnica Industriale
(Teoria del Valore)
Lezione nona
Lucidi a cura di Sara Longoni
La valutazione d’azienda:
I metodi patrimoniali e misti
Lucidi a cura di Sara Longoni
I metodi patrimoniali
I metodi patrimoniali si fondano sul principio secondo cui il valore
dell’azienda è rappresentato dal suo patrimonio netto rettificato,
calcolato come differenza tra i valori correnti delle poste di attivo
e di passivo dello stato patrimoniale, espressi alla data di
valutazione.
Tale metodo ha subito nel corso degli anni un’interessante evoluzione:
dal metodo patrimoniale semplice, che considera unicamente il
patrimonio tangibile dell’impresa, ci si è sempre più orientati verso il
metodo patrimoniale complesso, il quale considera anche i così detti
“intangibles”, ossia le risorse intangibili.
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I metodi patrimoniali: metodologia
Il criterio patrimoniale consiste nella valutazione separata ed analitica dei
singoli elementi dell’attivo e del passivo del capitale di funzionamento,
integrata in taluni casi dalla stima di beni non iscritti a bilancio.
I differenti componenti patrimoniali, attivi o passivi, sono valorizzati al
loro valore corrente di realizzo alla data di riferimento della stima.
Il valore dell’azienda è stimato in misura pari al patrimonio netto
contabile, rettificato in aumento o in diminuzione in funzione delle
differenze riscontrabili tra i valori correnti degli elementi dell’attivo e del
passivo calcolati con criteri pertinenti e i corrispondenti valori contabili.
Il valore risultante è denominato patrimonio netto rettificato.
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I metodi patrimoniali: metodologia (segue)
Sulle plusvalenze o minusvalenze accertate è opportunamente calcolato
un onere o beneficio fiscale:
K = PN + P1 (1 – t1) + …Pn (1- tn) – M1 (1 – t1) - …Mn (1 – tn)
Dove: PN = patrimonio netto contabile
P = plusvalenze sui diversi beni
M = minusvalenze sui diversi beni
t = aliquote degli effetti fiscali connessi alle plusvalenze
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Il metodo patrimoniale semplice
Il metodo patrimoniale semplice stima il valore del capitale economico
ponendolo uguale al patrimonio netto rettificato.
W=K
Dove: W = valore del capitale economico
K = patrimonio netto rettificato
Il patrimonio netto rettificato si calcola nel seguente modo:
– si accerta il valore del capitale netto contabile;
– si sottopone a rettifica tale capitale netto di bilancio per esprimere
in termini correnti il suo valore;
– si sommano al capitale netto contabile le plusvalenze e/o
minusvalenze emerse dalla procedura di rettifica ottenendo così il
capitale netto rettificato.
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Il metodo patrimoniale semplice (segue)
I criteri utilizzati per determinare le rettifiche più frequentemente
apportate alle poste contabili:
• Immobili civili e aree fabbricabili  valutati in base a:
- costo di ricostruzione;
- valore di mercato;
- valore di capitalizzazione del reddito ritraibile dal cespite.
• Immobilizzazioni tecniche  valutate in base al loro valore
corrente di utilizzo.
• Partecipazioni  è stornato il costo di acquisto delle stesse, al netto
del fondo, ed è aggiunto il valore economico delle stesse.
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Il metodo patrimoniale semplice (segue)
• Beni in rimanenza  le materie prime sono valutate al costo di
sostituzione; i semilavorati al costo di riproduzione; i prodotti finiti e
le merci al valore netto di realizzo.
• Crediti  è necessario verificare la congruità del fondo
svalutazione crediti ed eventualmente del fondo oscillazione cambi;
• Fondi per rischi e spese future  devono essere rettificati in modo
tale da riflettere il corrente ammontare dei rischi in essere e degli
oneri futuri;
• Fondo imposte differite ed imposte differite attive  alle
plusvalenze e/o minusvalenze accertate devono essere associati i
relativi oneri o benefici fiscali latenti;
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Il metodo patrimoniale complesso
Nel metodo patrimoniale complesso l’entità del capitale economico è data
dal capitale netto rettificato al quale viene aggiunto il valore dei beni
immateriali non contabilizzati.
La formula che sintetizza il metodo patrimoniale complesso è:
W=K+I
Dove: K = patrimonio netto rettificato
I = valore dei beni immateriali
Tale seconda tipologia di criterio patrimoniale si differenzia dalla prima
proprio per il fatto di valorizzare anche i beni immateriali
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Il metodo patrimoniale complesso: i beni immateriali
Le caratteristiche distintive dei beni immateriali sono:
• Il bene deve originare costi ad utilità differita;
• Il bene deve essere trasferibile;
• Il bene deve essere misurabile nel suo valore.
Le aree tipiche in cui si collocano tali beni sono quelle del marketing,
della ricerca e sviluppo e della tecnologia.
La valutazione dei beni immateriali può avvenire con criteri di stima
analitici oppure empirici (in questo caso la valutazione è effettuata in
base a parametri dedotti dal comportamento degli operatori nelle
negoziazioni avvenute sul mercato).
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Il metodo patrimoniale complesso: criteri analitici
I criteri analitici più frequentemente utilizzati sono:
• Costo di riproduzione, con il quale si considerano i costi da
sostenere, opportunamente attualizzati, per la ricreazione di questi
beni, ridotti per il degrado;
• Redditi o perdite differenziali, con cui si stima il flusso di redditi
incrementali consentiti da tali beni o i minori redditi da sopportare
nell’ipotesi di cessione;
• Valore netto contabile; calcolato dal costo storico complessivo
sostenuto, anche se non capitalizzato, ed applicando allo stesso un
congruo processo di ammortamento.
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I metodi misti
I metodi misti sono approcci la cui caratteristica essenziale consiste nella
ricerca di un risultato finale che consideri contemporaneamente gli aspetti
patrimoniali e reddituali.
Si tratta di accertare se ad un valore patrimoniale, comunque calcolato,
corrispondano prospettive reddituali in linea con il rendimento di
investimenti alternativi, a parità di rischio.
Qualora la “verifica reddituale” conduca a valori sensibilmente diversi
rispetto a quelli derivanti dalle stime patrimoniali, si pone il problema
della “correzione reddituale”.
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I metodi misti (segue)
Si tratta di aggiungere o detrarre al valore patrimoniale ciò che si
definisce un “goodwill”, ossia il valore di avviamento.
Il goodwill viene così espresso:
G=R –K
i
Dove: R / i è il risultato della stima reddituale
K è il valore patrimoniale
L’avviamento è allora espresso come differenza tra il risultato della stima
reddituale e il valore patrimoniale.
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I metodi misti: il metodo UEC
Il valore del capitale economico viene spesso determinato attraverso la
seguente formula:
W = K + (R – iK) . a n 
i‘
Dove: K è il valore capitale netto rettificato;
R è reddito medio normale atteso;
n è il numero di anni in cui si ritiene congruo riconoscere il
permanere di un sovra (sotto) reddito;
i è il tasso di rendimento normale rispetto al tipo di investimento
considerato;
i’ è il tasso di attualizzazione del sovra (sotto) reddito, ossia della
differenza (R – iK);
a n i‘ è il fattore di attualizzazione per n anni, al tasso i' di un
flusso di redditi pari ad (R – iK).
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I metodi misti: difficoltà del metodo UEC
Vi sono alcune “difficoltà” legate all’uso del metodo appena visto:
• Si deve verificare la necessaria coerenza tra il patrimonio e il reddito,
parametri K e R (regola applicata soprattutto al processo di
ammortamento).
• Il tasso i è il tasso di remunerazione giudicato soddisfacente per il
settore considerato e spesso è fatto coincidere con il tasso utilizzato
nel metodo reddituale.
• Il tasso i’ è quantificato in misura differente nel caso di sovrareddito
e di sottoreddito.
• Il parametro n è fissato come un periodo di durata limitata.
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