I maggiori gruppi di virus
Maggio 2008
ENTEROVIRUS
• Gli enterovirus (un genere dei picornavirus) causano una
varietà di malattie e tra queste: la poliomielite paralitica,
la pleurodinia,la miocardite,la meningite, l'encefalite e la
malattia respiratoria.
• Il genere degli enterovirus comprende: i poliovirus (tipi 1,
2 e 3); i virus coxsackie A (tipi 1-24); i virus coxsackie B
(tipi 1-6); gli echovirus (tipi 1-34); gli enterovirus (tipi 6871).
• L'enterovirus 72 è stato ora riclassificato come virus
dell'epatite A (HAV).
• Sono virus a simmetria icosaedrica, non rivestiti da
involucro pericapsidico, di 28-30 nm di diametro.
Diagnosi
• I prelievi, effettuati da feci, tamponi
faringei e liquido cerebrospinale, danno
luogo a crescita del virus in cellule di rene
di scimmia
• Le prove sierologiche sono effettuate
mediante ricerca di IgM specifiche per gli
enterovirus con la tecnica ELISA o con
tests di neutralizzazione.
Patogenesi
• Il periodo di incubazione è di 7-14 giorni; alla
prima replicazione (che ha luogo nell'orofaringe
e nell'intestino) segue viremia
• Il virus si localizza quindi in taluni tessuti,
producendo lesioni specifiche
– ad esempio nel sistema nervoso centrale (corna
anteriori del midollo spinale) o nel tessuto muscolare
(cuore, muscoli scheletrici)
• Dopo l'infezione naturale si sviluppa una
durevole risposta locale (IgA) ed umorale: IgM e
IgG
Epidemiologia
• Gli enterovirus presentano una
distribuzione mondiale.
• L'infezione avviene durante l'infanzia, nelle
nazioni in via di sviluppo e
nell’adolescente - giovane adulto in quelle
sviluppate
• Le malattie presentano maggiore gravità
nell'età anziana
Prevenzione e controllo
• Contro la poliomielite sono disponibili sia il
vaccino a virus vivo (Sabin) che quello a
virus ucciso (Salk)
Rhinovirus
• Virus: sono virus a RNA simili agli
enterovirus (entrambi sono generi delle
Picornaviridae).
• Vi sono più di 100 sierotipi. I rinovirus
sono le cause più diffuse del comune
raffreddore.
• Diagnosi: i campioni vengono isolati da
tamponi nasali in colture cellulari (cellule
Hela)
Patogenesi, clinica ed
epidemiologia
• Patogenesi: Il periodo di incubazione dura 2-4
giorni. La replicazione avviene nella mucosa
nasale scatenando una risposta locale di IgA
• Malattia associata: il comune raffreddore
• Trattamento: sintomatico. Recentemente vi sono
stati dei tentativi di trattamento con interferonealfa
• Epidemiologia: I rhinovirus sono endemici in
tutto il mondo. La trasmissione avviene
mediante goccioline o per contatto stretto.
CORONAVIRUS
• I coronavirus sono causa frequente del
comune raffreddore
• Virus: Virus a RNA con rivestimento
• Diagnosi: questa è effettuata attraverso
crescita in colture cellulari; mediante
immunoelettromicroscopia; sierologia
(saggio immunoenzimatico, ELISA,
enzyme-linked immuno sorbent assay)
Coronavirus
• Patogenesi: Il periodo di incubazione dura 2-5
giorni. La replicazione avviene nelle cellule
epiteliali del tratto respiratorio e dell'intestino con
produzione di anticorpi ceppo specifici. È’
frequente la diffusione asintomatica tramite
secrezioni respiratorie e feci
• Infezione associata: raffreddore comune
• Epidemiologia: Questa è una infezione comune;
il 90% degli adulti in Gran Bretagna possiede
anticorpi specifici e durante la stagione delle
malattie respiratorie vi è una incidenza del 15%.
• Controllo: Non esiste un vaccino specifico
VIRUS INFLUENZALE
• Gli influenzavirus sono causa frequente di
infezione del tratto respiratorio.
• Virus. Famiglia Orthomyxoviridae. Virus a RNA
ricoperti con diametro di 100 nm; vi sono tre tipi
A, B e C definiti dalla nucleoproteina.
• Il mantello contiene due glicoproteine nello
strato Iipidico bilaminare: l'emoagglutinina (HA)
e la neuraminidasi (NA).
• Variazioni in HA e NA qenerano dei sottotipi
(nell'uomo, H1, H2, H3, N1, N2).
Denominazione di ceppo
La nomenclatura si basa sul tipo, sull'origine, sul ceppo, sull'anno
di isolamento e sul sottotipo, per esempio:
•
•
•
•
•
•
Tipo
Ospite
Origine
Ceppo
Anno
Sottotipo
Risultato = A/PR/8/34 (H1N1)
•
•
•
•
•
•
A
Uomo
Puerto Rico
8
1934
H1N1
Diagnosi
Questa viene effettuata mediante
– isolamento del virus in colture di tessuti
(cellule di rene di scimmia);
– ricerca dell’antigene: immunofluorescenza
dell'aspirato nasofaringeo;
– sierologia: test di fissazione del complemento;
test di inibizione dell'emoagglutinazione
Patogenesi e risposta immune
• Diffusione mediata da goccioline respiratorie;
• infezione del tratto respiratorio superiore;
• periodo di incubazione di 1-4 giorni seguito dalla
replicazione virale nel tratto respiratorio
superiore;
• dopo circa 6 giorni appaiono anticorpi sierici
(lgM) e IgA secretorie.
• L'emoagglutinina è un importante fattore di
virulenza.
• Malattia associata: influenza.
Epidemiologia
• La variazione antigenica è un fattore importante
nell'epidemiologia dell’influenza
• Antigenic drift (deriva antigenica): avvengono
cambiamenti antigenici minori in HA ed in NA
(nel sottotipo) dovuti a mutazioni puntiformi
suscitando epidemie; riguardano i tipi A, B e C
• Antigenic shift (cambiamento antigenico):
avvengono cambiamenti antigenici maggiori in
HA ed in NA (variazioni nel sottotipo), dovuti a
riassortimento antigenico; portano a pandemie e
riguardano soltanto il tipo A
• Trattamento. Amantadina o rimantadina
soltanto a scopo profilattico.
• Prevenzione. I vaccini inattivati (virus
intero o subunità, somministrato per via
intramuscolare) hanno un'efficacia del 6080% sempre che i componenti del vaccino
ed i virus selvaggi attuali siano
sufficientemente simili.
PARAMYXOVIRUS
• Virus. Virus a RNA, ricoperti, di forma sferica o
pleiomorfica, 150-300 nm di diametro (l'involucro
contiene HA, NA o altre glicoproteine)
• Classificazione. Vi sono quattro generi:
–
–
–
–
Paramyxovirus (virus parainfluenzali tipi 1-4)
Rubulavirus (virus della parotite)
Morbillivirus (virus del morbillo)
Pneumovirus (virus respiratorio sinciziale) (RSV)
• Diagnosi. Questa si ottiene mediante:
isolamento del virus da colture cellulari (cellule
renali di scimmia); prove di immunofluorescenza
diretta; sierologia con vari metodi.
• Patogenesi e risposta immune. La trasmissione
avviene mediante goccioline, aerosol o contatto
diretto tra persone, seguita dalla replicazione nel
tratto respiratorio e da una viremia. Vi è risposta
locale di IgA; la produzione di IgM e IgG porta
ad una immunità che dura tutta la vita contro i
virus della parotite e del morbillo, non contro il
RSV
Epidemiologia
• I virus parainfluenzali e lo RSV sono geograficamente
largamente diffusi.
• La diffusione avviene per contatto persona-persona o
mediante goccioline.
• La parotite è endemica in tutto il mondo. I casi di
malattia avvengono durante tutto l'anno. La più alta
incidenza si trova tra i bambini di 5-15 anni di età. Le
infezioni tra i componenti della famiglia sono comuni.
• La trasmissione del virus del morbillo per via
respiratoria è diffusissima. Le infezioni dipendono dallo
stato immunitario e dalla numerosità della popolazione.
Epidemie a rapida diffusione avvengono quando il virus
viene introdotto in comunità isolate e sensibili.
Prevenzione e controllo
• Nella patogenesi della malattia da RSV è riconoscibile
una componente immunopatologica. Un vaccino
sperimentale inattivato non si è dimostrato efficace.
• Parotite: è disponibile un vaccino vivo attenuato sotto
forma di monovalente (soltanto parotite), o in
combinazione con il vaccino della rosolia e del morbillo
(MPR).
– Negli USA vi è stato un netto declino nell'incidenza, dopo 20
anni di vaccinazione anti-parotite.
• Morbillo: in programmi di vaccinazione di massa viene
usato un vaccino con virus vivo attenuato. Il vaccino è
efficace al 95%. La prima somministrazione viene data
all'età di 15 mesi (per evitare fallimenti dovuti alla
presenza di anticorpi antimorbillosi della madre); una
somministrazione più precoce viene effettuata nelle
nazioni in via di sviluppo.
VIRUS RUBEOLICO
• Virus. Famiglia Togaviridae. Virus di 60 nm di diametro,
rivestiti.
• Diagnosi.
• Infezione acuta: anticorpi specifici IgM sono evidenziati
mediante ELISA. L'isolamento del virus dalla gola è
possibile se il campione è prelevato fra una settimana
prima ed una dopo la comparsa dell'esantema.
• Lo stato di immunoprotezione è documentato dal
ritrovamento di anticorpi specifici IgG, mediante un
singolo test di neutralizzazione, emoagglutinoinibizione
(HAI), agglutinazione del lattice o ELISA.
Patogenesi
• Il periodo di incubazione è di 14 giorni, con una
prima replicazione virale nei linfonodi cervicali,
l'esantema coincide con la comparsa degli
anticorpi sierici.
• L'infezione naturale è seguita da immunità che
dura tutta la vita. L'infezione primaria, durante le
prime 12 settimane di gravidanza, spesso porta
ad infezione fetale generalizzata, causa di
cataratta, sordità, anomalie cardiache,
epatosplenomegalia, porpora, itterizia (sindrome
rubeolica congenita).
Rosolia
• Clinica. Rosolia: esantema e linfoadenopatia con
artralgia passeggera. È comune l'infezione senza
esantema. Sindrome di rosolia congenita.
• Epidemiologia. Rappresenta una frequente infezione
infantile, trasmessa per mezzo di goccioline. Ogni 6-9
anni vi è un'epidemia. Comunque è fortemente diminuita
da quando è stato messo in atto un programma di
vaccinazione.
• Trattamento. Sintomatico. L'infezione, comprovata
durante i primi tre mesi di gravidanza, costituisce
indicazione per l'aborto terapeutico.
• Prevenzione e controllo. Viene usato un vaccino
attenuato. Programmi di immunizzazione esistono nella
maggior parte dei paesi sviluppati.
HERPESVIRUS
• La famiglia delle Herpesviridae comprende
virus a DNA, dotati di involucro pericapsidico,
che causano in maniera caratteristica infezioni
latenti.
• In seguito ad una prima infezione, il DNA virale
si annida allo stato dormiente in vari tessuti e
può riattivarsi. Gli herpesvirus umani includono:
–
–
–
–
–
Virus dell’herpesvirus simplex (HSV; tipo 1 e 2)
Virus varicella-zoster (VZV)
Cytomegalovirus (CMV)
Virus di Epstein-Barr (EBV)
HHV-6, HHV-7, HHV-8
HSV
• Virus. Virus a DNA ricoperti diametro di
120 nm. Vi sono due tipi di virus, HSV-1 e
HSV-2, che si possono distinguere
sierologicamente
• Epidemiologia. HSV ha distribuzione
mondiale. Il 90% degli adulti mostra
evidenza sierologica di infezioni pregresse
Diagnosi
Effettuata per mezzo di:
– Elettromicroscopia del liquido delle vescicole
– Ricerca di cellule contenenti inclusioni specifiche (test
di Tzank) sul fondo delle lesioni vescicolari
– Colorazione diretta con anticorpi fluorescenti del
materiale delle vescicole (IF diretta)
– Isolamento in coltura (vi è a disposizione una larga
varietà di linee cellulari)
– Ricerca dell'acido nucleico (PCR).
– Sierologia (ELISA)
Patogenesi
• La diffusione avviene per contatto diretto.
• Il periodo di incubazione è variabile (1-30 giorni).
• Vi è produzione di IgA localmente, di IgM e IgG,
ma il virus sfugge all'eliminazione ed il suo DNA
diviene dormiente nei gangli sensitivi.
• La riattivazione è associata con vari stimoli
(stress, stato di immunocompromissione,
infezione batterica)
Clinica
Le malattie principali sono:
• Stomatite, herpes labialis, cheratocongiuntivite
(HSV1; meno comunemente HSV2)
• Herpes genitalis (HSV2, meno comunemente
HSV1)
• Malattie ricorrenti sono: herpes labialis, herpes
genitalis, cheratocongiuntivite
• M. di tipo invasivo: encefalite; infezione
neonatale (encefalite, infezione disseminata);
• M. in persone immunocompromesse: polmonite,
esofagite, encefalite
Trattamento
• Aciclovir
VZV
• Virus. Simile a HSV, con diametro di 180
nm
• Diagnosi. Procedimenti simili a quelli
descritti per HSV
• Epidemiologia. Cosmopolita,
sieroprevalenza molto alta in età adulta.
• Patogenesi. La diffusione avviene mediante goccioline o
contatto diretto con il liquido delle vescicole. Il periodo di
incubazione è di 13-21 giorni. Il virus entra attraverso il
tratto respiratorio, consegue la viremia ed un esantema
generalizzato (varicella). Esso può divenire latente nei
gangli sensitivi; una varietà di stimoli (p.es.:
immunosoppressione) sfocia nella riattivazione con
formazione di vescicole in vari dermatomeri (fuoco di
Sant'Antonio).
• Malattie associate. Queste includono: varicella (prima
infezione), herpes zoster (fuoco di Sant'Antonio),
infezione generalizzata negli immunocompromessi e nei
neonati
Trattamento
• Aciclovir nelle prime fasi della malattia
• Immunoglobuline anti-zoster (ZIG).
CMV
• Virus. Simile a HSV, 200 nm di diametro
• Epidemiologia. Cosmopolita. Tra gli
adulti, il 60-90% mostra evidenza
sierologica di esposizione al CMV.
Diagnosi
• Isolamento in linee cellulari di fibroblasti
umani diploidi
• Biopsia dei tessuti (tipiche inclusioni
nucleari ad occhio di civetta)
• Ricerca dell'acido nucleico (PCR)
• Sierologia
– lgM per diagnosticare lo stato di malattia
– IgG per lo stato d’immunità
Patogenesi
• La diffusione avviene per contatto di
secrezioni infettanti (p. es.: orofaringee); il
virus può anche essere acquisito per
trasfusione di sangue o trapianto d'organo
• L'infezione primaria spesso è lieve
• CMV rimane latente in vari tessuti e può
causare infezioni secondarie,
particolarmente negli
immunocompromessi
Clinica
• Sindrome della febbre ghiandolare o similmononucleosica (infezione primaria)
• Infezione diffusa avviene negli
immunocompromessi (p. es.: pazienti
trapiantati, pazienti AIDS)  polmoniti,
epatiti e retiniti
• Infezione connatale, se la madre è colpita
da infezione primaria in gravidanza, per
via transplacentare
Trattamento
•
•
•
•
Ganciclovir
Foscarnet
Cidofovir
Gammaglobuline immuni anti-CMV
EBV
• Virus. Simile a HSV, diametro di 120 nm.
• Epidemiologia. Cosmopolita. All'età di 7
anni più del del 50% dei bambini possiede
anticorpi.
Diagnosi
• La coltura si effettua raramente
• La sierologia si basa sul test per gli anticorpi
eterofili (test di Paul-Bunnel; anticorpi che
appaiono precocemente in infezioni da EBV e
agglutinano eritrociti di pecora o di cavallo
• Anticorpi virus-specifici (IF o ELISA) diretti
contro
– capside (VCA) IgM, IGG
– antigeni nucleari (EBNA)
– antigeni precoci (EA)
Patogenesi
• La diffusione avviene per contatto della
saliva; il sito primitivo di infezione è
l'epitelio della faringe.
• I linfociti B si infettano, ed il virus EBV può
restare dormiente in queste cellule
• Le cellule atipiche nel sangue periferico
(mononucleosi infettiva) sono linfociti T
CD8+ citotossici nei confronti dei linfociti B
infettati da EBV
Malattie associate
• Sindrome della febbre glandolare
(mononucleosi infettiva).
• EBV è implicato nel linfoma di Burkitt's e
nel carcinoma nasofaringeo
– linfomi a B-cellule nelle gravi
immunodepressioni (post-trapianto, AIDS)
• La mononucleosi infettiva può essere
complicata da interessamento viscerale (p.
es. epatite, miocardite, meningoencefalite)
Trattamento
• Ancora non è stato approntato un efficace
trattamento antivirale
HHV-6
• È un virus a DNA, simile a HSV, con un
diametro di 180 nm.
• HHV-6 è causa della rubeola infantum, anche
chiamata exanthema subitum o sesta malattia
• Questa ha un periodo di incubazione di 515
giorni, seguito da febbre elevata per circa 3
giorni, seguita da esantema maculopapulare
– talora si manifesta, quale complicanza, un’encefalite
HHV-7 e -8
• HHV7 è una possibile variante di HHV6.
• HHV8 è stato associato con lo sviluppo del
sarcoma di Kaposi.
PARVOVIRUS
• Virus. Sono virus piccoli, rotondeggianti,
privi di caratteristiche, con un diametro di
20 nm; esiste un solo sierotipo: il
parvovirus umano B19
• Epidemiologia. Cosmopolita. Infezione
frequente nell'infanzia, trasmessa
attraverso la via respiratoria (goccioline)
• Diagnosi. Effettuata sierologicamente: si
ricercano, mediante ELISA, anticorpi IgM
Patogenesi
• Il periodo di incubazione dura fino a 17
giorni, con replicazione in cellule che si
dividono rapidamente, principalmente
eritroblasti
Malattie associate
• Eritema infettivo o quinta malattia: una
settimana dopo l'infezione si ha febbre,
sensazioni di freddo, mialgia, seguite al
10° giorno da esantema maculo-papulare.
• Possono verificarsi crisi aplastiche in
pazienti con anemie croniche emolitiche
(p. es.: talassemia, sferocitosi).
• Idropsia fetale ed aborti spontanei sono il
risultato di infezione del feto.
ROTAVIRUS
• Virus. Virus a RNA, con diametro di 75 nm e
strutture simili a raggi.
• Sono conosciuti 7 gruppi (A-G),
– e nel gruppo A almeno 2 sottogruppi (I e Il) e vari
sierotipi (14 VP7-specifici o tipi G; più di 20 tipi P o
VP4 specifici; i virus da G1 a G4 causano più del 90%
delle infezioni umane).
• Epidemiologia. I rotavirus sono presenti a livello
mondiale con differenti sierotipi circolanti,
normalmente colpiscono i bambini con meno di
2 anni, presentando un picco invernale nei climi
temperati.
• Diagnosi. Questa è effettuata mediante
determinazione diretta nelle feci con
elettromicroscopia, con ELISA o con il test di
agglutinazione al lattice.
• Patogenesi e risposta immune. L'infezione
avviene per via oro-fecale con un periodo di
incubazione di 1-2 giorni. La replicazione virale
si ha nell'epitelio del piccolo intestino e provoca
il rilascio di un gran numero di particelle nelle
feci umane (1011 particelle/grammo). Vi sono
risposte immuni locali (lgA) ed umorali (lgM/lgG)
sierotipo specifici e cross-reagenti.
• Malattie associate. Gastroenteriti: diarrea
autolimitantesi e vomito che durano 4-7
giorni; può verificarsi una grave o leggera
disidratazione (a seconda del ceppo).
• Trattamento. Reidratazione per via orale
o venosa.
• Prevenzione e controllo.
– Igiene personale e delle acque
– Si stanno sviluppando vaccini.
Calicivirus, Astrovirus e piccoli virus
rotondi
• Calicivirus: virus a RNA leggermente più grandi
dei picornavirus (35 nm di diametro).
• Virus di Norwalk: particelle di 27 nm di
diametro; ora è noto che contengono l'RNA
genomico di un calicivirus.
• Astrovirus: particelle di 30 nm di diametro con
morfologia caratteristica al microscopio
elettronico.
• Virus piccoli rotondi: non caratterizzati,
diametro 20-30 nm (forse parvovirus e/o
enterovirus).
• Diagnosi. Questa è effettuata principalmente
mediante microscopia elettronica; si stanno
sviluppando metodi per la ricerca dell'acido
nucleico (PCR).
• Patogenesi e risposta immune. Vi è un breve
periodo di incubazione di 16-48 ore con
replicazione virale nelle cellule epiteliali dei villi
del piccolo intestino.
• Malattie associate. Gastroenterite.
• Trattamento. Sintomatico.
RETROVIRUS UMANI
HIV
• Virus. È un membro della sottofamiglia dei
Lentiviridae delle Retroviridae
– Vi sono due tipi: HIV-1 e HIV-2 (omologia di
sequenza pari al 40%);
– HIV-1 è suddiviso in due gruppi, M (major) e
O (outlier)
• M: 8 subtipi o clades (A-H)
• Genoma: RNA a singola elica (due copie
per particella virale)
Replicazione.
1. Adesione ai recettori virus specifici sui linfociti T (cellule
CD4), ed endocitosi mediata dai recettori (diversi
recettori)
2. Sintesi di DNA complementare a doppio filamento
(cDNA) per mezzo della trascrittasi inversa virale
3. Integrazione del DNA provirale nel cromosoma cellulare
giungendo così ad uno stato di infezione cronica
4. Trascrizione del cDNA ottenendo RNA a filamento
positivo che agisce sia come mRNA per la sintesi delle
proteine virali sia come RNA virale genomico.
5. Assemblaggio virionale intracitoplasmatico
6. Rilascio delle particelle virali mediante gemmazione
• Genetica. È stata trovata una notevole
variabilità genetica tra gli isolati di HIV ottenuti
da persone differenti, ed anche nell'ambito delle
varianti osservate nello stesso paziente,
– in tempi diversi in particolare (quasispecie)
• Diagnosi.
– Coltura da sangue o altro materiale patologico
(metodo lento, poco sensibile, rischioso, eseguibile
soltanto in laboratori specializzati)
– Ricerca del genoma virale (RNA) nel plasma o del
provirus (DNA) nei linfociti circolanti (PCR)
– Sierologia, mediante ricerca di anticorpi specifici antiHIV: ELISA, Western blot (WB)
Patogenesi e risposta immune
• La trasmissione avviene principalmente con il sangue
infetto, con scambi sessuali o dalla madre al bimbo
durante la gravidanza.
• Si ha l'infezione cronica dei linfociti T (CD4+), per lo più,
(cellule T-helper/inducer), ma anche di linfociti B,
monociti e cellule della microglia.
• Tutto ciò porta ad un danno precoce delle varie funzioni
delle cellule CD4+ seguito dalla diminuizione nel numero
delle stesse e dalI’attivazione policlonale delle cellule B.
• Si sviluppa una risposta umorale di anticorpi contro la
maggior parte delle proteine specifiche dell'HIV.
• Nelle fasi tardive si sviluppa scarsità di entrambe le
risposte immuni, umorali e cellulari.
Malattie associate
La sindrome da immunodeficienza acquisita
è caratterizzata da gravi malattie dovute a
• infezioni opportunistiche causate da
– batteri (micobatteri),
– virus (HSV, CHV, VZV),
– funghi (Candida, Aspergillus, Cryptococcus),
– protozoi (Pneumocystis, Toxoplasma)
• e con la comparsa di tumori (sarcoma di
Kaposi, linfomi).
Epidemiologia
• Dal 1981 vi è stata una diffusione mondiale dell'HIV.
• Le vie principali di trasmissione sono costituite da
sangue infetto,contatto sessuale o verticalmente,
attraverso la placenta.
• La trasmissione non avviene per contatto casuale. I
gruppi a maggior rischio sono:
– Gli omosessuali
– Coloro che fanno uso di droghe per via venosa
– Emofilici e coloro che hanno ricevuto trasfusioni di sangue
(prima della prevenzione mediante sierodiagnosi)
– I soggetti sessualmente promiscui
– I bambini nati da madri infette da HIV
– Chi ha contatti omo- o eterosessuali con individui infetti da HIV
Problema globale
• L’infezione causata da human immunodeficiency
virus (HIV) è divenuta un problema pandemico
di enorme entità
• Nel 2003 si stimava che in tutto il mondo
– 40 milioni di persone fossero affette
dall’infezione
• con più del 90% dei casi nelle nazioni in via di
sviluppo.
– 5 milioni di nuove infezioni venissero
diagnosticate
– 3 milioni fosse il numero dei decessi
Trattamento
• La terapia antiretrovirale ha percorso un lungo
cammino dal 1985, allorché venne segnalata
l’attività clinica di AZT.
• Un declino drammatico nella mortalità da AIDS
fu notata nel 1996 con l'inizio della highly active
anti-retroviral therapy (HAART).
• A tale risultato contribuirono una migliore
conoscenza della patogenesi dell'infezione, il
saggio quantitativo del viral load e la
disponibilità di nuovi farmaci antiretrovirali.
Farmaci antiretrovirali
Sono raggruppati in 4 classi:
– inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa
(nucleoside reverse transcriptase inhibitors,
NRTI)
– inibitori non nucleosidici della trascrittasi
inversa (non-nucleoside reverse transcriptase
inhibitors, NNRTI)
– inibitori della proteasi (protease inhibitors,
PI).
– inibitori della fusione (FI)
Prevenzione e controllo
• Non vi è una cura antivirale eradicante (definitiva)
• Non sono stati sviluppati vaccini efficaci; esistono
problemi dovuti alla variabilità del virus, alla latenza ed al
sottrarsi alla risposta immune.
• Il saggiare il sangue da trasfondere ed i donatori di
organi previene la trasmissione da queste fonti.
• Si raccomanda l'uso della profilassi (cambiamento dello
stile di vita, campagne di informazione, uso dei
preservativi).
• Negli ambienti sanitari di cura si prendono speciali
precauzioni.
HTLV-1
Questo retrovirus è associato con la leucemia della
cellula T adulta (ATL) e con la paraparesi
spastica tropicale (TSP).
• Virus. È uno dei membri della sottofamiglia
degli Oncoviridae delle Retroviridae.
– Il genoma ad RNA è meno variabile di quello dell'HIV;
il virus imparentato HTLV-2 è associato forse con la
leucemia a cellule capellute.
• Diagnosi. La determinazione di anticorpi
specifici anti HTLV-1 viene effettuata mediante
ELISA, Western blotting ed altre tecniche.
Patogenesi e risposta immune
• La maggior parte degli individui infetti
rimangono portatori asintomatici per tutta la
vita.
• Vi è un 1 % di possibilità di sviluppare ATL nel
corso della vita
• Il virus HTLV-1 può invadere il sistema nervoso
centrale.
• I titoli anticorpali sono normalmente bassi nei
portatori, ma alti nei pazienti ammalati.
• Malattie associate. ATL e TSP
• Epidemiologia. HTLV-1 è endemico in Giappone
e nelle nazioni caraibiche, ma focolai d’infezione
si trovano in tutto il mondo. Si trasmette con il
sangue infetto, contatti sessuali e latte materno.
• Prevenzione e controllo. Profilassi contro
l'esposizione (vedi HIV). ln alcune nazioni si
saggia il sangue di tutti i donatori (negli USA dal
1989, in U.K. non ancora).
ADENOVIRUS
• Gli adenovirus sono cause importanti di
congiuntiviti,faringotracheiti e
gastroenteriti, ma sono frequenti le
infezioni asintomatiche.
• Virus. Virus a DNA, non ricoperti, con
diametro di 70-90 nm. Vi sono 41 differenti
sierotipi umani.
Diagnosi
• Coltura in cellule, da tamponi della gola o da feci
• Ricerca diretta degli antigeni virali nelle
secrezioni respiratorie, per mezzo
dell'immunofluorescenza
• Visualizzazione diretta con il microscopio
elettronico (feci)
• PCR
• Sierologia: (test di fissazione del complemento)
• Patogenesi. Il periodo di incubazione è di 2-5
giorni. Vi è infezione delle cellule epiteliali del
tratto respiratorio ed intestinale.
• Malattie associate. Faringite; febbre
faringocongiuntivale; bronchite acuta; polmonite
ed epatite, specialmente nei pazienti trapiantati;
congiuntivite; diarrea (tipi 40-41).
• Trattamento. Sintomatico.
• Epidemiologia. Gli adenovirus sono endemici in
tutto il mondo. L'infezione si diffonde per via orofecale o per mezzo delle goccioline. Epidemie
sono state osservate tra le reclute militari. Nei
pazienti trapiantati avvengono frequenti
infezioni.
• Prevenzione. Si dispone di un vaccino vivo
attenutato per l'immunizzazione del personale
militare.
Virus epatitici
VIRUS DELL'EPATITE B (HBV)
• Il virus dell'epatite B è la causa maggiore di epatite
trasmessa per via parenterale (Epatite da siero).
• Virus. Virus a DNA, membro della famiglia degli
hepadnaviridae, con diametro di 42 nm formato da: core,
genoma circolare di DNA nucleocapside (antigene del
core del virus B, HBcAg) envelope (antigene di
superficie del virus B, HBsAg).
• Esiste anche una particella sferica o filamentosa di 22
nm che consiste di HBsAg.
• L'antigene 'e' (HBeAg) è una proteina che correla con
alti livelli di replicazione virale, ed è stato trovato in
cellule infette o libero nel siero.
Patogenesi
• Infezione per via parenterale (attraverso sangue
infetto o sperma) con un periodo di incubazione
di 50-180 giorni.
• La replicazione virale nel fegato produce lisi
degli epatociti a causa delle cellule T
citotossiche.
• Il danno epatico scompare nel 90% dei casi in
8-12 settimane; un piccolo numero di pazienti
sviluppa una epatite persistente o aggressiva
cronica con persistenza nel sangue degli
antigeni HBsAg e HBeAg (portatori).
• Malattie associate. Epatiti acute e
croniche; carcinoma epatocellulare.
• Diagnosi. Tests sierologici per la ricerca
degli antigeni HBsAg, HBeAg e degli
anticorpi contro HBcAg (lgM e IgG), antiHBe, anti-HBs.
Trattamento
• L'interferone viene somministrato in casi di
epatite cronica attiva.
• Altro farmaco attivo è la lamivudina,
analogo nucleosidico.
• Investigazionali: adefovir, entecavir,
emtricitabina.
Epidemiologia
• Il virus dell'epatite B ha una distribuzione mondiale, con
più di 200 milioni di portatori (la morbilità nell'europa del
nord e centrale e dell'America del Nord è di 0.5-1 %; nel
sud dell'Europa è del 2-5%; in Africa e nel sud-est
dell'Asia è del 6-20%.
• La trasmissione è orizzontale (sangue e prodotti del
sangue, sperma) e verticale (il 95% dei nuovi nati da
madri portatrici diviene portatore se non viene sottoposto
a profilassi: in Asia ed in Africa questa è la via principale
di trasmissione).
• Il personale sanitario è a rischio di infezione.
• Portatori cronici di HBsAg hanno un rischio maggiore
(all'incirca 200 volte più grande) di sviluppare il
carcinoma epatocellulare.
Prevenzione
• Sono disponibili vaccini efficaci e sicuri. All'inizio
(1982) come vaccino si usavano particelle di
HBsAg, purificate dal siero di portatori sani di
HBsAg; più recentemente l'antigene HBsAg è
stato prodotto da DNA ricombinante in cellule di
lievito.
• La vaccinazione neonatale impedisce la
trasmissione perinatale da madri portatrici.
• Si adottano procedure che impediscono il rischio
parenterale ai lavoratori sanitari.
VIRUS DELL'EPATITE A (HAV)
• Virus. È un picornavirus (enterovirus 72; ora è stato
classificato come un nuovo genere); esiste un solo
sierotipo
• Patogenesi. La trasmissione avviene per via oro-fecale
con un periodo di incubazione di 15-45 giorni (la media è
di 30). Il virus è presente nel sangue da due settimane
prima ad una dopo l'ittero; nelle feci permane un po'
oltre. In molti casi vi è completa guarigione, con
produzione di anticorpi specifici che persistono tutta la
vita. Non è presente malattia cronica o stato di portatore.
• Malattie associate. Epatite acuta.
• Diagnosi. Viene effettuata con la sierologia (ELISA)
ricercando IgM specifiche per HAV (infezione acuta) o
IgG (stato immune).
• Trattamento. Sintomatico.
• Epidemiologia. Il virus dell'epatite A è trasmesso per via
oro-fecale; la trasmissione ha luogo principalmente in
bambini e giovani adulti. Epidemie avvengono in
istituzioni (scuole, esercito) e sono collegate a fonti
identificabili (acque di scolo, cibo). La percentuale di
presenza di anticorpi in giovani adulti è del 30-60%, ed è
più alta nei gruppi socio-economicamente più bassi.
• Prevenzione. È disponibile un vaccino costituito da HAV
ucciso.
• Il virus HCV costituisce la maggior causa dell'epatite non
A non B trasmessa per via parenterale.
• Virus. Virus a RNA, è un nuovo genere (Hepacivirus)
della famiglia delle Flaviviridae, molto strettamente
imparentato ai Pestivirus. E molto variabile (esistono
almeno 6 differenti genotipi).
• Patogenesi e malattie associate. Il virus HCV non è
direttamente citopatico, se non in circostanze poco
comuni (grave immunosoppressione) e dimostra
un’attività patogena simile a quella di HBV; l'epatite
acuta è seguita da epatite cronica con alta frequenza
(30-50%). Il sangue può rimanere infettante per molti
anni.
• Diagnosi. Questa è effettuata mediante sierologia
(ELISA) per la ricerca di anticorpi. I tests di PCR
(amplificazione polimerasica) vengono usati per trovare
lo RNA virale.
• Epidemiologia. Il virus HCV è presente in tutto il mondo
con gruppi a rischio simili a quelli del virus HBV.
• Prevenzione. Per impedire la trasmissione tramite
trasfusione o trapianto, dal 1991 sono stati iniziati tests
di routine di tutti i donatori di sangue e di organi per la
ricerca di anticorpi anti-HCV
• Nota: recentemente, è stato descritto un virus dell'epatite
G (HGV) negli emofilici. È strettamente imparentato allo
HCV, ma ha caratteristiche patogenetiche diverse.
Agente delta, virus dell’epatite D
(HDV)
• Virus. Virus a RNA difettivo, che si replica soltanto in
cellule infettate da HBV.
• Patogenesi e malattie associate. L'epatite delta è una
coinfezione o una superinfezione di una infezione
cronica da HBV che porta ad un aggravamento della
malattia da HBV.
• Diagnosi. Si ricercano anticorpi anti-HDV e l'antigene
dell'HDV, delta (metodo ELISA) .
• Epidemiologia. L'infezione da HDV è per lo più
prevalente nell'area mediterranea, nell'Africa, nel Sud
America e nel medio Oriente. La trasmissibilità ed i
gruppi a rischio sono simili a quelli dell'HBV.
Virus dell’epatite E (HEV)
• Virus. Virus a RNA, imparentato stretto ai
calicivirus.
• Patogenesi e malattie associate. È
trasmesso per via enterica. È una malattia
simile alla malattia da HAV (epatite acuta).
La risposta immunitaria si esprime con
IgM e IgG specifiche.
• È una grave malattia con alta mortalità
(oltre il 20%) nelle donne gravide.
• Diagnosi. Sierologia (specifiche IgM e IgG
anti HEV, mediante ELISA)
• Trattamento. Sintomatico.
• Epidemiologia. In Asia, Nord Africa e
Messico si verificano epidemie originate
da acqua ed alimenti; vi è diffusione da
persona a persona. In India, in giovani
adulti vi è una sieropositività del 40%.
PAPILLOMAVIRUS UMANO
(HPV)
• Causa di verruche nell'uomo ed è associato con lo
sviluppo del cancro della cervice uterina nella donna.
• Virus. Virus a DNA, con diametro di 55 nm. Oltre 70
genotipi.
• Patogenesi e malattie associate. La replicazione avviene
nelle cellule epiteliali squamose della pelle e delle
mucose. HPV è causa di verruche della pelle (p. es.
plantari, genitali) ed è associato con altre condizioni
della pelle (epidermodisplasia verruciforme) e con il
carcinoma della cervice. Lesioni multiple possono
verificarsi in persone immunocompromesse (p. es.
quelle con infezione da HIV).
• Terapia. Chirurgia, si può procedere alla cauterizzazione
od al trattamento con azoto liquido.
• Epidemiologia. Il virus HPV è diffuso
ovunque nel mondo. La trasmissione è per
stretto contatto diretto.
• Prevenzione. E’ disponibile un vaccino, da
alcuni mesi.
VIRUS DELLA RABBIA
• Questo è causa della rabbia: una infezione
acuta e letale del sistema nervoso centrale
(CNS).
• Virus. Il virus della rabbia è un membro
della famiglia delle Rhabdoviridae. Vi è
soltanto un sierotipo. Il virus è a RNA e
possiede una forma a proiettile (75 x 180
nm) circondato da un involucro con
protrusioni e spicole.
• Patogenesi. L'infezione avviene per il morso di animali
rabici. La moltiplicazione avviene nelle cellule dei
muscoli ed il virus migra lungo i nervi periferici (trasporto
assonale) al sistema nervoso centrale.
• Il quadro anatomo-patologico è quello di una encefalite
con corpi inclusi (corpi eosinofili di Negri). Questi si
concentrano nelle cellule piramidali dell’ippocampo e
nelle cellule di Pukinje del cervelletto. Avviene anche la
migrazione centrifuga lungo i nervi periferici sino alle
ghiandole salivari.
• Malattie associate. Encefalite; agitazione, delirio,
parestesie, ansietà, idrofobia, paralisi, coma. Forma
furiosa e forma paralitica. La mortalità è 100%.
• Diagnosi. IF diretta ed esame istologico dei
tessuti cerebrali degli animali rabici; IF diretta su
biopsia cutanea alla nuca; sierologia (sangue,
liquor); RT-PCR su liquor, saliva, tessuti.
• Epidemiologia. Il virus della rabbia ha un ampio
serbatoio animale (p. es. volpi, moffette,
procioni, vampiri). I vampiri possono essere
possibili portatori sani e trasmettitori. Non vi è
nessun animale serbatoio in Gran Bretagna.
L'infezione umana avviene in prevalenza in Asia,
Africa e Sud America, principalmente associata
con morsi ingiustificati di animali infetti.
Terapia e profilassi
• Trattamento sintomatico della malattia.
• Dopo il contagio (morsicatura), si dovrebbero
somministrare anticorpi antirabici più una
profilassi attiva con un vaccino ucciso.
• È necessaria la vaccinazione dei gruppi a rischio
(personale veterinario, operatori di laboratorio,
viaggiatori in aree endemiche).
• Si può controllare la diffusione mediante la
quarantena degli animali (U.K.) e la
vaccinazione degli animali domestici (cani, gatti)
nelle aree endemiche.