KANT
(Critica della ragion Pura: il problema)
Prof. Michele de Pasquale
“ … se la filosofia tradizionale riteneva che le cose ci
dettassero le leggi del loro apparirci, secondo Kant è al
contrario il nostro intelletto a dettare alle cose le strutture
all'interno delle quali esse possono fenomenizzarsi… si
può dire che, come Copernico ruppe col geocentrismo del
mondo antico e medievale introducendo l'ipotesi
eliocentrica, così Kant non fa più ruotare la ragione intorno
alle cose, ma viceversa le cose intorno alla ragione.
… con Kant incomincia un nuovo paradigma filosofico: mentre
la filosofia classica dell'antichità e in parte anche la filosofia
medievale e moderna sono caratterizzate da un primato
dell'ontologia, in Kant la coscienza diventa la struttura
fondante. “
(Hosle)
al tempo di Kant il sapere si articolava in scienza
(matematica e fisica) e metafisica
il filosofo si propone di valutare la scientificità di
questi due campi del sapere:
come sono possibili matematica e fisica in quanto
scienze?
come è possibile la metafisica in quanto scienza?
la Critica della Ragion Pura è un’analisi critica dei
fondamenti del sapere
come conosciamo le cose?
che rapporto esiste tra l’oggetto e la nostra
rappresentazione?
come è giustificabile, una conoscenza oggettiva?
il nostro intelletto non è puramente ricettivo nè
puramente creativo:
non si limita ad elaborare i dati della sensazione,
ma contiene elementi a priori non ricavabili
dall’esperienza
un’indagine sul giudizio ( = attribuzione di un predicato
ad un soggetto) ci consente di affrontare la
questione:
analizzando il criterio con cui si connettono
soggetto e predicato, possiamo avviarci verso la
soluzione del problema di come noi conosciamo
le cose
“ In tutti i giudizi, in cui è pensata la relazione di un soggetto con il predicato (per
considerare solo gli affermativi, perché è poi facile la applicazione ai negativi),
questa relazione è possibile in duplice maniera. O il predicato B appartiene al
soggetto A come qualcosa che è contenuto (in modo riposto) in questo concetto A;
ovvero B è posto interamente fuori del concetto A, sebbene sia in connessione con
esso. Nel primo caso dico il giudizio analitico, nel secondo caso sintetico. I giudizi
analitici (affermativi) sono dunque quelli in cui la connessione del predicato con il
soggetto è pensata mediante identità, mentre quelli, in cui questa connessione è
pensata senza identità, si devono chiamare giudizi sintetici. %
.
I primi si possono anche chiamare giudizi dichiarativi, i secondi giudizi estensivi:
perché quelli nulla aggiungono al concetto del soggetto mediante il
predicato, ma soltanto lo dissezionano mediante anatomia nei suoi concetti
parziali, che già erano pensati in esso (sebbene confusamente); al contrario i
giudizi sintetici aggiungono al concetto del soggetto un predicato, che in
quello non era affatto pensato, e che non avrebbe potuto esser ricavato da
nessuna anatomia di esso. Per esempio, quando io dico: tutti i corpi sono
estesi, questo è un giudizio analitico. Perché io non posso procedere oltre il
concetto che congiungo con la parola “corpi”, per trovare l'estensione come
connessa con esso, ma soltanto posso anatomizzare quel concetto, cioè
diventare soltanto consapevole del molteplice che ognora penso in esso, per
trovarvi quel predicato: si tratta dunque di un giudizio analitico. Per contro,
quando io dico: tutti i corpi sono pesanti, il predicato è alcunché di
interamente diverso da ciò che io penso in generale nel puro concetto del
corpo. L'attribuzione di un tale predicato ci dà dunque un giudizio sintetico.
I giudizi di esperienza, come tali, sono tutti quanti sintetici.”
(Kant, Critica della ragion pura, Introduzione alla seconda edizione)
la connessione tra soggetto e predicato può essere:
analitica
sintetica
nel giudizio analitico quello che esprime il
predicato è già compreso nel concetto del
soggetto (es. tutti i corpi sono estesi).
nel giudizio sintetico il predicato contiene
qualcosa che non è compreso nel concetto
del soggetto (es. tutti i corpi sono pesanti).
questo giudizio è a priori perchè in esso la
connessione del predicato col soggetto è
pensata per identità.
questo giudizio è a posteriori perchè in esso il
predicato è collegato al soggetto in forza
dell’esperienza.
è un giudizio è universale e necessario (il suo
contrario non può essere pensato senza
contraddizione).
è un giudizio che non ha universalità e
necessità.
è un giudizio che può solo chiarire ciò che è già
conosciuto (non produce nuove conoscenze)
è un giudizio estensivo di sapere.
nella tradizione razionalista c’è il primato del
giudizio analitico
nella tradizione empirista c’è il primato del
giudizio sintetico
Kant condivide
col razionalismo che la
conoscenza scientifica
debba avere carattere di
universalità e necessità
con l’empirismo che la
conoscenza debba essere
costituita a partire dai dati
dell’esperienza
è possibile una conoscenza a priori e al tempo stesso
costituita a partire dai dati dell’esperienza?
il problema della ragion pura è:
come sono possibili i giudizi sintetici (comprensivi di
elementi empirici) a priori (aventi universalità e
necessità)?
si tratterà di mostrare in che modo sia possibile l’attribuzione, con
universalità e necessità, di un predicato ad un soggetto che non lo
contiene
bisogna muoversi in alternativa a dogmatismo e scetticismo:
la ragione deve istituire una sorta di tribunale che la tuteli
nelle sue giuste pretese, ma tolga di mezzo quelle prive
di fondamento
questo tribunale è la critica della ragion pura
“ il compito primario della ragione consiste nello assumersi nuovamente il
più grave dei suoi uffici, cioè la conoscenza di sé, e di erigere un
tribunale, che la garantisca nelle sue pretese legittime, ma condanni
quelle che non hanno fondamento, non arbitrariamente, ma secondo
le sue eterne ed immutabili leggi; e questo tribunale non può essere
se non la critica della ragione pura stessa.”
(Kant, Critica della ragion pura, Prefaz., I)
CRITICISMO
la ragion pura ( = insieme delle facoltà conoscitive pure,
cioè a priori) è allo stesso tempo oggetto e
soggetto della indagine critica:
la ragione deve indagare su se stessa per definire
le modalità e il perimetro delle conoscenze che
è in grado di produrre
rifiuto di ogni dogmatismo: esame dei limiti e delle
possibilità del sapere umano
TRASCENDENTAL
E
l’indagine comporta l’adozione di un punto di vista
trascendentale:
punto di vista che si oppone a quello empirico (perchè si
riferisce a ciò che non ha origine dall’esperienza sensibile)
e a quello trascendente (perchè è una modalità di
conoscenza che pur essendo a priori si realizza solo in
rapporto con l’esperienza)
con questo punto di vista non si considera l’oggetto come
qualcosa di dato esteriormente alla nostra conoscenza:
non esiste prima un oggetto del quale poi noi facciamo
esperienza, ma il modo in cui si costituiscono gli oggetti
dell’esperienza è determinato dalle funzioni trascendentali
della ragione
“ sebbene ogni conoscenza cominci con l'esperienza,
non perciò essa deriva tutta dall'esperienza. Infatti
potrebbe essere benissimo che la nostra stessa
conoscenza empirica fosse un composto di ciò che
noi riceviamo dalle impressioni e di ciò che la nostra
facoltà di conoscere vi aggiunge da sé (stimolata
solamente dalle impressioni sensibili), aggiunta che
noi propriamente non distinguiamo bene da quella
materia che ne è il fondamento, se prima un lungo
esercizio non ci abbia resi attenti ad essa, e non ci
abbia scaltriti alla distinzione.”
(Kant, Critica della ragion pura, Introd., I)
fine
facoltà del pensare che unifica,
mediante le categorie, il
molteplice dell’intuizione sensibile.
Compito dell’intelletto è la
formulazione dei giudizi.
il giudizio sintetico è quello in cui il predicato non è
contenuto nel concetto del soggetto e non è
quindi ricavato da questo per analisi, ma vi è
collegato o mediante l’esperienza (giudizio
sintetico a posteriori) o nella sintesi operata
dalle forme a priori dell’intelletto (giudizio
sintetico a priori).
Kant considera il giudizio sintetico a priori come la
forma delle proposizioni scientifiche, perchè
esso assomma i requisiti dell’universalità e
necessità (a priori) con quello dell’estensività
della conoscenza.
termine usato in tre accezioni:
1. in senso ampio come fonte degli elementi a
priori della conoscenza;
2. in senso ristretto come sinonimo di intelletto;
3. in senso specifico come facoltà di pensare
l’incondizionato andando oltre i confini
dell’esperienza.
la ragion pura contiene i principi che permettono di
conoscere qualche cosa esclusivamente a
priori; essa è teoretica quando concerne la
conoscenza; è pratica quando è considerata
come fonte delle leggi della vita morale.
nella Scolastica i trascendentali erano concetti generalissimi che
trascendono le categorie aristoteliche essendo coestesi con l’essere
(ens, unum, verum, bonum)
In Kant trascendentale indica:
1. una conoscenza non di oggetti, ma delle condizioni della conoscenza a
priori degli oggetti (estetica trascendentale = indagine sul carattere a
priori della sensibilità e sulla natura e limiti delle conoscenze che ne
derivano; analitica trascendentale = sul carattere a priori dell’intelletto
...; dialettica trascendentale = sul carattere a priori della ragione ...;
2. l’a priori che entra nella costituzione della conoscenza oggettiva: ciò
che non ha origine dall’esperienza (in contrapposizione ad empirico)
ma che si realizza nella costruzione dell’esperienza (contrapposto a
trascendente), cioè condizione di possibilità dell’esperienza.
trascendentale non è dunque sinonimo di a priori (per es. nel
giudizio analitico l’a priori non interviene nella sintesi dell’esperienza)…
comunque Kant non sempre usa in maniera univoca
questo termine.