Lezione 20 Archivo - e

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Il fiore
Il fiore
Il fiore è un germoglio a
crescita definita portante
sporofilli (carpelli e stami) i
quali a loro volta
racchiudono o sostengono
gli sporangi (ovuli e
antere).
Le parti fiorali sterili sono:
pedincello, ricettacolo,
sepali, petali e tepali.
Le parti fertili sono gli stami e
i carpelli
Fiore singolo o a infiorescenza.
Ermafrodita quando ha sia stami che carpelli.
Imperfetto quando è solo staminifero o carpellifero.
La parte aerea della pianta si sviluppa per attività del
meristema apicale del germoglio.
Il passaggio dalla fase vegetativa a quella riproduttiva
prevede una complessa riprogrammazione del meristema
apicale.
Il passaggio da meristema vegetativo a fiorale è sotto stretto
controllo dei fattori ambientali ed endogeni.
Ambientali: temperatura e fotoperiodo.
Endogeni: geni ed ormoni.
Ciclo metagenico delle angiosperme
è aplodiplobionte con la generazione
gametofitica (aploide) portata e protetta
dalla sporofitica
L’unità base del gineceo è il carpello - megasporofillo.
Uno o più carpelli formano il gineceo.
Pistillo è un altro termine utilizzato per indicare un
carpello singolo o più carpelli.
Il pistillo è formato da una regione inferiore allargata,
l’ovario e da un peduncolo più o meno allungato lo stilo.
Alla sommità dello stilo c’è lo stigma, la regione deputata
alla ricezione del polline.
L’unità base dell’androceo è lo stame.
Lo stame è suddiviso in antera e filamento. Le antere
contengono le sacche polliniche (microsporangi).
Le parti sterili del fiore sono: i petali che nel loro
insieme formano la corolla ed i sepali che costituiscono
il calice. Il calice e la corolla costituiscono il perianzio.
Se non si distinguono i petali dai sepali si parla di
TEPALI.
I fiori possono anche presentare nettari su vari organi,
prevalentemente sono stami modificati detti stamoidi.
L’infiorescenza a capolinoè quella
della margherita
Amento di fiori maschili (Betula)
Le infiorescenze delle graminacee:
spighe e pannocchie
La maggior parte dei fiori presenta sia gli
stami che i carpelli e questi sono detti
perfetti (bisessuali). In alcuni fiori invece
possono mancare gli stami o i carpelli,
questi sono imperfetti (unisessuali). A
seconda del verticillo che è presente il fiore
viene detto staminifero o carpellato.
Nel caso in cui i fiori staminiferi o
carpellati siano presenti sulla stessa pianta
la specie viene detta monoica. Sei i fiori si
trovano su piante diverse la specie è dioica.
Qualcuno dei 4 verticilli fiorali può mancare in questo
caso il fiore è incompleto se sono presenti tutti e 4 il
fiore è completo.
Il punto di inserzione dei verticilli fiorali, sepali, petali,
e stami sull’asse fiorale vara in relazione all’ovario o agli
ovari.
Ovario supero
Ovario infero
In alcuni fiori i pezzi dei vari verticilli
fiorali sono simili fra loro, si irradiano dal
centro del fiore, sono equidistanti ed hanno
una simmetria raggiata. Questi fiori
vengono detti regolari o attinomorfi.
In altri fiori uno o più pezzi dello stesso
verticillo possono essere diversi dagli altri,
questi fiori sono detti a simmetria
bilaterale. I fiori a simmetria bilaterale
vengono detti irregolari o zigomorfi.
I gametofiti
Il microgametofito, che contiene i microgameti, delle piante a
fiore è un individuo molto piccolo è formato solo da due o tre
cellule. Si sviluppa all’interno dell’antera. L’intero processo di
sviluppo che porta alla formazione del microgameti nel
microgametofito è noto come microsporogenesi e
microgametogenesi.
All’inizio del suo sviluppo l’antera è formata da una massa di
cellule uniforme circondata da un’epidermide solo
parzialmente differenziata. Alla fine del suo sviluppo
all’interno dell’antera si individuano 4 gruppi di cellule fertili,
il tessuto sporigeno.
Ogni gruppo è circondato da vari strati di cellule sterili
dalle quali si svilupperà la parete del sacco pollinico che
comprende cellule a funzioni nutritive per le microspore in
via di sviluppo.
Le cellule nutrici costituiscono il tappeto, che è lo strato
più interno della parete dell’antera.
Le cellule sporigene si trasformano in microsporociti
(cellule madri delle microspore) che subiscono la meiosi.
Ogni microsporocito diploide produce una tetrade di
microspore aploidi. Con la formazione delle microspore
aploidi si conclude la microsporogenesi.
La tetrade di microspore può essere contenuta all’interno
di una parete molto resistente formata da callosio.
I granuli pollinici si rivestono di un resistente
involucro l’ESINA e di una parete interna
l’INTINA.
L’esina è composta da una sostanza
estremamente
resistente
la
SPOROPOLLENINA. E’ il biopolimero più
resistente che si conosca, è presente nelle pareti
delle spore di tutte le piante. L’esina deriva dal
tappeto.
I granuli pollinici, come le spore delle piante diverse dalle
angiosperme, hanno dimensioni e forme molto variabili.
Differiscono per le dimensioni e numero delle aperture
attraverso cui fuoriescono i tubetti pollinici durante la
germinazione.
I granuli pollinici, a differenza delle spore (anch’esse
prodotto di meiosi), vanno incontro a mitosi all’interno della
parete del sacco pollinico. E quindi al momento del rilascio
possono avere due o tre nuclei, le spore sono sempre
mononucleate. Il granulo pollinico deve subire la gamia con
il macrogamete per dare origine ad uno zigote, le spore
possono germinare e formare un nuovo individuo.
I granuli pollinici, per la presenza dell’esina, sono ampiamente
rappresentati nei reperti fossili.
L’impollinazione anemofilaè affidata
al vento
Due distinti processi, la megasporogenesi e la
megagametogenesi
portano
alla
formazione
del
megagametofito e del megagamete.
La prima fase si completa con la formazione della
megaspora all’interno della nucella (megasporangio) a sua
volta contenuto entro l’ovulo.
La megametogenesi comporta lo sviluppo della macrospora
in megagametofito (sacco embrionale).
Nell’ovulo si differenzia precocemente la nucella, all’interno della quale si
origina un solo macrosporocito. La parte esterna della nucella viene
racchiusa da uno o due involucri. Questi involucri però lasciano aperto un
piccolo varco nella regione detta micropilare, deputata a ricevere il gamete
maschile.
Il macrosporocito subisce la meiosi e forma 4 cellule aploidi o megaspore.
Tre degenerano e la megaspora funzionale intraprende lo sviluppo. Si
ingrandisce, e subisce una mitosi. Ogni nucleo si divide ancora per mitosi
(due cicli di divisioni) e il risultato sono 8 cellule aploidi. Queste 8 cellule si
distribuiscono all’interno del sacco embrionale a formare due gruppi, uno in
prossimità del micropilo e l’altro all’estremità opposta (calazale). Dai 2
gruppi di nuclei disposti ai poli del sacco embrionale, 1, da ambo i lati,
migra verso il centro ed i tre restanti al polo micropilare organizzano
l’apparato dell’oosfera (cellula uovo e due sinergidi). I tre nuclei al polo
calazale si circondano di parete cellulare e formano le cellule antipodali.
La cellula centrale binucleata darà origine all’endosperma secondario dopo
la fecondazione. L’insieme costituisce il sacco embrionale.
IL FRUTTO
I Frutti
Dopo la fecondazione, mentre l’ovulo si
trasforma in seme, l’ovario (a volte anche
altre parti del fiore) si sviluppano in frutto.
La parete dell’ovario, il pericarpo, si
ispessisce e si differenzia in 3 strati:
Esterno = esocarpo
Intermedio = mesocarpo
Interno = endocarpo
La trasformazione dell’ovario in frutto consiste oltre che in un
accrescimento generalizzato anche nel differenziamento di
strutture tese a favorire la dispersione nell’ambiente dei semi
maturi e a volte di un meccanismo finale di apertura
(deiscenza) che permette il rilascio dei semi.
La parte del frutto che avvolge il seme è detta pericarpo. Il
pericarpo può essere formato da tre strati concentrici
morfologicamente distinti, che dall’esterno all’interno sono:
esocarpo, mesocarpo ed endocarpo. A volte può mancare il
mesocarpo. Questa stratificazione è più evidente nei frutti
carnosi, meno o per niente nei frutti secchi.
In alcuni gruppi di Angiosperme possono partecipare alla
costituzione del frutto anche strutture non pistillifere come il
ricettacolo, il pedicello fiorale, il peduncolo dell’infiorescenza,
sepali e brattee. Questi frutti vengono definiti falsi frutti o
accessori.
Sono falsi frutti tutti quelli derivati da un ovario infero, che
non appoggia sul ricettacolo ma è immerso in esso.
I frutti a pericarpo completamente carnoso vengono definiti
BACCHE, i frutti carnosi con endocarpo legnoso DRUPE e
quelli secchi indeiscenti NOCI o NUCULE.
Es. il frutto del noce (Juglans regia) botanicamente è una
drupa.
Un frutto deriva per lo più da un singolo fiore, in alcuni casi
però un’intera infiorescenza concorre a formare un frutto
che verrà per questo detto frutto multiplo o
INFRUTTESCENZA.
Sorosio
• È un’infruttescenza, ossia un frutto composto, lo
troviamo nell’ananas, nella fragola, nel gelso,
nel rovo e simili. Nell’ananas i frutti che lo
costituiscono sono saldati in un corpo unico in
seguito alla concrescenza delle rispettive brattee
interposte a essi e divenute carnose; nella
fragola i frutti sono piccole acheni disseminati su
un ricettacolo divenuto carnoso; nella mora del
gelso o del rovo i frutti sono piccoli acheni
circondati ciascuno da un perianzio divenuto
carnoso.
• Bacca = pomodoro,
dattero, uva
strato interno carnoso, più semi
• Drupa = oliva, pesca,
ciliegia
Strato interno duro, un solo seme
• Achenio = Acero
Frutto secco non deiscente ad un
solo seme con parete non saldata
ad esso
• Pomo= mele, pere
falso frutto formato dai
pezzi fiorali esterni
all’ovario fusi insieme
• Legume= fagiolo,
ceci, pisello
frutto di origine
monocarpellare
• Siliqua= arabidopsis
frutto di origine
bicarpellare a due valve
La cariosside è un frutto-seme
Acheni indeiscenti che tramite il
pappo vengono dispersi dal vento
I frutti possono presentare uncini
per aderire al pelo di grandi
mammiferi
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