Prevenzione e lotta agli incendi
1. Il fuoco. Combustibile. Comburente.
Calore.
2. Azione estinguente e di prevenzione.
Classificazione degli incendi.
3. Tipi di sostanze e mezzi antincendio di
pronto intervento.
4. Gli impianti di spegnimento di incendio.
Il fuoco
• Il combustibile
Perché il fuoco abbia inizio e perché la sostanza
incendiata continui a bruciare, devono verificarsi le
tre seguenti condizioni:
 presenza di COMBUSTIBILE
 presenza di OSSIGENO ( comburente )
 presenza di CALORE.
Una volta che il fuoco è iniziato si alimenta del suo stesso
calore:
Comburente
Combustibile
FUOCO
Calore
COMBUSTIBILE
È una sostanza in grado di bruciare, cioè di
combinarsi chimicamente con l’ossigeno
atmosferico.
I combustibili possono essere:
 solidi : carbone, legna, carte, fibre vegetali ecc.
 liquidi: petrolio, alcool, benzina, gasolio, oli e
grassi vegetali o animali, ecc.
 gassosi : metano, propano, idrogeno, butano,
acetilene, ecc.
COMBURENTE
È l’ossigeno, gas, che come sappiamo è contenuto
nell’aria in percentuale pari a circa il 20% in
volume.
Ne consegue che il fuoco può svilupparsi sempre
negli ambienti dove c’è l’aria.
L’ossigeno può anche essere contenuto in composti
chimici, dai quali si libera facilmente ( es. clorati,
nitrati, perossidi ).
CALORE
Il calore necessario perché avvenga una
combustione deve essere tale da portare il
combustibile al punto di infiammabilità , cioè alla
temperatura alla quale esso emette vapori
combustibili in quantità tale da incendiarsi in
presenza di una fiamma o di una scintilla.
Il punto di infiammabilità varia molto da
combustibile a combustibile; ciò vuol dire che vi
sono combustibili che, alla temperatura ambiente
sono già in grado di incendiarsi in presenza di una
fiamma ( ad esempio la benzina il cui punto di
infiammabilità è di circa 40°C), altri che devono
essere moderatamente riscaldati ( ad esempio
Il gasolio: circa 65°C), altri ancora che richiedono
un notevole riscaldamento prima di poter bruciare
(ad esempio il legno: circa 200°C).
Per il punto di accensione o autoaccensione si
intende invece la temperatura alla quale il
combustibile inizia spontaneamente a bruciare in
presenza di ossigeno senza bisogno di un innesco
con una fiamma o una scintilla.
Azione estinguente e di prevenzione,
classificazione degli incendi
Azione estinguente
Una qualsiasi azione estinguente tende a rompere il
triangolo del fuoco facendo in modo che uno dei tre
elementi chiave venga a trovarsi separato dagli
altri.
Le varie azioni di intervento possono essere
raggruppate essenzialmente in operazioni di :
 separazione (togliere il combustibile);
 diluizione / saturazione ( togliere l’ossigeno );
 raffreddamento(ridurre la temperatura, togliere
calore)
 inibendo la reazione di combustione
Azioni di prevenzione e di estinzione
SEPARAZIONE
Combustibile
DILUIZIONE O
SATURAZIONE
RAFFREDDAMENTO
Comburente
Calore
CLASSIFICAZIONE DEGLI INCENDI
Classe C
Incendi di materiali non infiammabili che
richiedono quindi un buon riscaldamento prima di
bruciare ed il cui incendio è lento a propagarsi (
es.: legna, carta, carbone, stracci, ecc.)
Incendi di materiali infiammabili, generalmente
liquidi, nei quali il fuoco prende rapidamente vaste
proporzioni ( petrolio, alcoli, ecc.)
Incendi di gas infiammabili ( metano, propano,
idrogeno, ecc.)
Classe D
Incendi di materiali e sostanze chimiche pericolose
(magnesio, sodio, litio, ecc.)
Classe A
Classe B
TIPI DI SOSTANZE
E
MEZZI ANTINCENDIO DI PRONTO INTERVENTO
• Generalità
la classificazione riportata serve a stabilire quali
mezzi antincendio siano necessari ad attrezzare un
determinato ambiente in considerazione dei
combustibili in esso presenti, tenendo conto di
quanto segue:
 negli incendi di classe A il mezzo di spegnimento
più economico e più (generalmente) impiegato è
l’acqua;
 l’acqua però, non è sempre efficace per lo
spegnimento degli incendi appartenenti alla classe
B, per i quali sarà necessario disporre di mezzi
assai più adatti, (schiuma, anidride carbonica,
polvere chimica )
 per lo spegnimento degli incendi di classe C ed E
non deve mai essere impiegata l’acqua o la schiuma,
perché conduttrici di energia elettrica, bensì la CO2
• La Sabbia : agisce per soffocamento: infatti,
disposta a strati su materiale incendiato lo isola dal
contatto con l’aria e soffoca quindi il fuoco. Serve
anche per arginare un piccolo incendio di
combustibile liquido.
• L’acqua : agisce con una azione combinata di
raffreddamento e di soffocamento, dovuti alla sua
bassa temperatura rispetto al fuoco ed alla azione
soffocante del vapore.
è controindicata:
 in presenza di conduttori elettrici in tensione per
il pericolo di folgorazione per gli operatori;
 in presenza di incendi di idrocarburi, (benzina,
nafta, ecc), od altri liquidi infiammabili più leggeri
dell’acqua e con essa non solubile.
In questi casi l’acqua va a fondo, essendo più
pesante, facendo aumentare il livello del serbatoio
e provocando il traboccamento del liquido
incendiato con conseguente estensione
dell’incendio;
 in presenza di strutture o parti di macchine ad
alta temperatura che, per effetto dell’azione di
raffreddamento, possono subire gravi danni;
 in presenza di apparecchiature molto delicate
che potrebbero venire danneggiate
irrimediabilmente (computer, apparecchi radio,
ecc);
L’impiego principale di acqua è quello di
raffreddamento di strutture, serbatoi, ecc. per
evitare crolli o danneggiamenti per effetto del
fuoco
La soluzione più efficace è l’impiego dell’acqua
polverizzata; è particolarmente indicata per
disperdere fughe di gas o vapori. Trova inoltre utile
impiego per proteggere il personale operante dal
calore radiante.
• La schiuma : ha azione soffocante in quanto,
disponendosi a copertura del combustibile
incendiato lo isola dall’aria.
La schiuma è ottenuta aggiungendo all’acqua, ( in
% variabile dal 2 al 6 % in volume ) un liquido cosi
detto “schiumogeno” e l’aria.
È da considerare il migliore mezzo per estinguere
l’incendio di liquidi infiammabili in caso di incendi
di serbatoi, di sale pompe o in caso di fuoriuscita di
prodotti infiammabili da apparecchiature di
impianto. La schiuma è contro indicata su parti in
tensione elettrica in quanto, essendo conduttrice,
può provocare folgorazioni.
• Anidride carbonica: ha azione di soffocamento;
infatti avviluppando con la sua massa inerte il fuoco,
lo isola dall’aria cioè dall’ossigeno.
È praticamente adatta a qualsiasi tipo di incendio.
In particolare, non essendo conduttrice di
elettricità è particolarmente indicata su
apparecchiature elettriche.
È controindicata però:
 per impieghi all’aperto dove, essendo usata sotto
forma di gas non consente alcuna apprezzabile
gittata, viene dispersa dal vento costringendo
l’operatore ad agire da posizione troppo vicine al
focolaio di incendio con evidente pericolo per la
sua incolumità;
 per impieghi in locali chiusi dove l’alta
concentrazione di anidride carbonica, necessaria
per lo spegnimento, può provocare l’asfissia delle
persone eventualmente presenti.
L’impiego infatti di anidride carbonica per la
protezione ad esempio di una sala macchine deve
essere fatta in modo che : tra l’entrata in funzione
dei “rilevatori” d’incendio e la scarica automatica
dell’anidride carbonica o degli idrocarburi alogenati
deve intercorrere un “ritardo” sufficiente a
consentire l’abbandono dei locali da parte del
personale.
 La polvere chimica: le polveri chimiche esplicano
la loro azione estinguente mediante un’azione di:
- soffocamento, (ottenuto sostituendo il
comburente con un gas inerte );
- raffreddamento, (ottenuto dallo sviluppo di anidride
carbonica quando la polvere è lanciata sul fuoco).
Sono adatte per incendi di qualsiasi natura anche su
apparecchiature elettriche.
L’uso è controindicato su apparecchiature delicate
(computer).
GLI IMPIANTI DI SPEGNIMENTO DI INCENDI
Possono essere di tipo mobile o di tipo fisso.
 Impianti di tipo mobile:
- estintori : sono apparecchi contenenti un
agente estinguente che può essere proiettato e
diretto su un fuoco sotto l’azione di una pressione
interna.
Questa pressione può essere fornita da una
compressione preliminare permanente, da una
reazione chimica o dalla liberazione di un gas
ausiliario.
L’agente estinguente è il complesso del o dei
prodotti contenuti nell’estintore , la cui azione
provoca l’estinzione.
Sono sistemati a portata di mano per un uso
immediato in caso di bisogno e sono istallati anche
se esistono impianti fissi. Fino a 5 o 6 Kg di
contenuto sono portatili; oltre sono carellabili.
Sono costituiti da bombole di forma cilindrica con
dispositivi per la fuoriuscita dell’agente
estinguente.
L’azionamento è ottenuto mediante l’apertura o la
perforazione di un otturatore.
Sugli estintori sono riportati i simboli che hanno lo
scopo di classificare i fuochi di diversa natura.
Ogni estintore deve
essere contrassegnato
con fasce distintive
colorate:
1. Per estintori idrici, una
fascia rossa;
2. Per estintori a
schiuma, una fascia
rossa ed una gialla;
3. Per estintori a CO2 ed a
polvere, una fascia
rossa, gialla e verde.
1. ESTINTORI AD ANIDRIDE CARBONICA
 l’anidride carbonica è un gas inerte di cui si
sfruttano le caratteristiche soffocanti.
Per poterla impiegare a scopo antincendio,
occorrerà raccoglierla e comprimerla in bombole;
le bombole contenenti CO2 destinate all’impiego
antincendio diconsi “estintori”.
Il passaggio rapido dell’anidride carbonica dallo
stato liquido a quello gassoso produce un notevole
abbassamento della temperatura che può
raggiungere - 86° C; la CO2 uscendo si condensa in
fiocchi bianchi (estintori a neve o a ghiaccio
secco).
2. ESTINTORI A POLVERE CHIMICA
Questi tipi di estintori possono essere considerati
come estintori a CO2 con migliori caratteristiche di
impiego.
3. ESTINTORI AD IDROCARBURI ALOGENATI
Questo tipo di estintori impiega un prodotto
alogenato pressurizzato che reagisce con i prodotti
intermedi della reazione di combustione
richiedendo modeste quantità di sostanze
estinguenti, ed è caratterizzato dall’estrema
velocità con la quale essa interviene nel processo
di combustione bloccandolo in brevissimo tempo.
Hanno azione fino a 5 volte maggiori della CO2.
GLI IMPIANTI DI SPEGNIMENTO DI INCENDIO
DI TIPO FISSO
1. Impianto antincendio principale ad acqua
spruzzata
L’impianto antincendio sulle navi è costituito da un
sistema fisso di tubolature alimentate da acqua di
mare mediante apposite pompe. Attraverso le
tubolature, l’acqua raggiunge gli idranti
antincendio.
Ogni punto della nave deve poter essere raggiunto da
due getti d’acqua non provenienti dallo stesso
idrante. Ogni idrante è fornito da una manichetta
della lunghezza di 15 metri. La manichetta termina
con la lancia.
Per poter usufruire dell’acqua da terra (
banchina o bacino), devono essere installate
le connessioni internazionali nave-terra.
2. Impianto antincendio ad acqua spruzzata
od impianto SPRINKLERS
In questo impianto la funzione di rivelazione
dell’incendio è associata a quella dell’estinzione.
Lo SPRINKLER, prima rileva l’incendio e poi eroga
acqua nebulizzata.
L’impianto viene riempito di acqua dolce. Viene
mantenuto in pressione mediante un autoclave che
viene alimentato ad aria compressa prodotta da un
elettrocompressore.
L’impianto è collegato ad una elettropompa collegata
direttamente ad una presa a mare ad alimentata
dal quadro elettrico di emergenza.
La linea principale di questo impianto deve essere
collegata mediante valvola di non ritorno al
collettore principale di antincendio ( in caso di
avaria della pompa).
Gli sprinklers sono sistemati sotto il soffitto dei locali
da proteggere ( a 4 metri l’uno dall’altro ed a 2
metri dalle pareti ).
Tutti i locali tranne quelli con apparecchiature
elettriche ( quadro elettrico principale, sottoquadri,
sala pompe, sala automatismi, ecc.)
Le teste dei bulbi sono ampolline di vetro e sono
riempite di un fluido che si dilata sotto l’azione del
calore.
Superando un certo limite di temperatura ( 60°C) il
liquido dilatandosi rompe l’ampollina che svolge la
funzione di valvola. L’acqua dolce comincia ad
uscire e la pressioni nelle tubazioni si abbassa
facendo scattare il pressostato del compressore
che mette in pressione l’autoclave.
Quando finisce l’erogazione dell’acqua dolce, il
pressostato risentendo dell’abbassamento di
pressione mette in moto l’elettropompa dell’acqua
di mare. L’erogazione continuerà ad acqua di mare
fino all’estinzione dell’incendio.
3. Impianto antincendio ad anidride carbonica
Gli impianti fissi a CO2 sono installati sulle navi per
inondare i locali inaccessibili (sala macchine,
stazione elettrica principale, sala pompe, sala
automatismi, ecc.) .
L’impianto è costituito da bombole fisse ad anidride
carbonica raggruppate in batterie assicurate per
mezzo di telai ed imbullonature alla struttura della
nave. Il numero delle bombole dipende dal tipo di
locale da servire. I locali dove sono alloggiate le
bombole si chiamano “stazioni CO2”.
Le bombole scaricano nel locale incendiato o sulle
Apparecchiature elettriche, mediante una tubolatura
fissa che termina con una serie di getti fissi.
Ogni gruppo di bombole è dotato di una “bombola
pilota” che ha la funzione di comandare l’apertura
delle valvole delle singole bombole.
Il dispositivo di comando manuale provoca l’apertura
della valvola della bombola pilota.
Quando l’impianto entra in funzione , un pressostato
darà sia il segnale acustico sia quello ottico per
poter localizzare la zona interessata.
La CO2 , uscendo, fa girare velocemente una girante
che produce un fischio nel locale interessato
permettendo al personale di fuggire
tempestivamente.
L’anidride carbonica è mantenuta in bombole di
acciaio alla pressione di 60 bar e alla temperatura
di 21°C. in queste condizioni, circa 2/3 della CO2 si
trova allo stato liquido.
Se lasciata espandere, la CO2 assume un volume 450
volte maggiore di quello iniziale raggiungendo una
temperatura di - 79° C.
Di solito le bombole non vengono ricaricate a bordo.
Devono essere ricollaudate ogni 12 anni.