1IL CAVALIERE - Istituto San Giuseppe Lugo

IL CAVALIERE MEDIEVALE
IL CAVALIERE MEDIEVALE
Intorno all’VIII secolo cominciò a diffondersi in Europa
l’uso di combattere a cavallo. Questa pratica si affermò
grazie all’arrivo dall’Asia della staffa. Con questo piccolo
ma fondamentale accorgimento era possibile «puntellare»
i piedi ed evitare di essere sbalzati di sella al primo
scontro.
I protagonisti di questa trasformazione
furono i popoli nomadi germanici, i quali, a
differenza dei Romani, erano eccellenti
cavallerizzi.
Nei tre secoli successivi, i soldati a cavallo divennero
professionisti della guerra legati da un vincolo di fedeltà
al loro signore. Essi dovevano provvedere al proprio
equipaggiamento, ossia procurarsi armi e armatura e un
buon cavallo; per questo, in quel tempo di grande e
diffusa povertà, poteva divenire cavaliere solo chi era
abbastanza ricco e apparteneva alla nobiltà.
A partire dall’XI secolo, i cavalieri, fino ad allora quasi
sempre analfabeti, spesso violenti (predoni) divennero via
via più colti e raffinati: la frequentazione delle corti dei
Signori e l’adesione sempre più convinta ai precetti del
cristianesimo ammorbidirono i loro modi violenti e
spietati.
Le parole della cavalleria
la nobiltà vera è quella racchiusa nel tuo
cuore. Rispetta chi ti sta di fronte, dal più
umile degli stallieri fino alla Regina:
concedi la parola anche agli ignoranti e
agli ottusi, perché anche essi hanno le
loro storie da raccontare da cui puoi
trarre
insegnamento.
Non
lasciarti
indebolire da pregiudizi e credenze.
Concedi il perdono a chi te lo chiede.
Umiltà
Umiltà
Il cavaliere possedevala capacità, sia tecnica che
economica, di combattere a cavallo, che
contraddistingueva la classe dominante.
Questo nuovo ordine sociale, basato su una classe di
cavalieri al servizio di un nobile locale (conte,
marchese) e, servita a sua volta, dai contadini, si
consolidò definitivamente intorno all’XI secolo.
Figlio minore
Quando un cadetto di
nobile
casata
era
ritenuto maturo per
iniziare
la
sua
educazione di cavaliere
(ciò avveniva intorno ai
sette anni), veniva
inviato come paggio
nella dimora di un
gentiluomo (spesso un
parente, come uno zio,
oppure un grande
signore).
Lì s’imparava il modo di stare a tavola, il taglio delle
carni, che all’epoca era compito maschile, a conversare
con le Dame e Damigelle. S’imparava a danzare, ad
andare a cavallo e a prendersene cura. Se si era fortunati
e s’incontrava una Dama o un Frate disponibile,
s’imparava a leggere e scrivere. S’imparava anche, ma
per pochi privilegiati, l’Arte della Falconeria. E, in un
Europa ormai cristianizzata, s’imparava la Fede ed il
Timor di Dio.
Intorno ai quattordici anni passava al seguito di un
cavaliere in qualità di scudiero. Apprendeva così a
maneggiare le armi, ad accudire il cavallo del suo signore,
a tenere in ordine il suo equipaggiamento. Vi erano vari
tipi di cavallo, opportunamente addestrati: quello da tiro,
solitamente usato per trasporto o tiro del carro; quello da
"passeggio" usato per il trasporto del Cavaliere; quello da
guerra, usato nelle battaglie. Era, quest’ultimo, un cavallo
addestrato in modo da obbedire al suo padrone anche in
mezzo ai rumori e grida di una battaglia, senza mai
distrarsi. Da questo poteva dipendere la vita del Cavaliere
stesso
Accompagnava il cavaliere in battaglia, aiutandolo ad
indossare l’armatura e soccorrendolo quando era ferito
o disarcionato. Imparava a tirare con l’arco ed a
trinciare la carne da mettere in tavola. Infine, se
svolgeva in modo soddisfacente questo apprendistato,
intorno ai ventuno anni, riceveva la sospirata
investitura a cavaliere.
I giovani che volevano assurgere al rango di cavaliere,
dovevano curare con attenzione la loro preparazione
fisica. Così, gli scudieri esercitavano in continuazione i
loro muscoli e si addestravano con costanza
nell’impiego delle armi. Era un tirocinio di notevole
durezza, a cui non tutti resistevano. Infatti, solo quelli
che resistevano, potevano aspirare al cavalierato.
A 21 anni lo scudiero era infine
nominato cavaliere con una solenne
cerimonia di investitura. Il giorno
prima della cerimonia il giovane
faceva il bagno di purificazione,
indossava :
- una tunica bianca che è il simbolo
di purezza
- un manto rosso, simbolo del
sangue che avrebbe versato per il
suo popolo
- una cotta nera, simbolo della
morte che non temeva.
Il cavaliere rimaneva a digiuno per
tutto il giorno pregando in chiesa.
La sera precedente la cerimonia, il candidato
digiuna, si confessa e passa la notte in orazione
durante la cosiddetta “veglia delle armi”.
Il “buffetto”, affibbiato con la mano sulla guancia o sulla
nuca del neo cavaliere, venne sostituito nel XIII secolo da
un colpetto dato con il piatto della spada. Il cavaliere
cingeva poi spada e speroni, ornamenti con cui
partecipava alle successive celebrazioni, in cui faceva
sfoggio della sua abilità. La cerimonia d’investitura era
sempre seguita da un altro cavaliere (spesso il signore
presso cui il neocavaliere era stato scudiero e, talvolta,
anche dallo stesso re).
GIURAMENTO DEL CAVALIERE
1- Tu crederai a tutto ciò che la Chiesa insegna ed osserverai
i suoi comandamenti.
2- Tu proteggerai la Chiesa.
3- Tu difenderai tutti i deboli.
4- Tu amerai il paese dove sei nato.
5- Tu non ti ritirerai mai davanti al nemico.
6- Tu farai la guerra ad oltranza contro gli Infedeli.
7- Tu adempierai i tuoi doveri feudali, se non sono contrari
alla legge di Dio.
8- Tu non mentirai mai, e sarai fedele alla parola data.
9- Tu sarai liberato e generoso con tutti.
10- Tu sarai il campione del diritto e del bene, contro
l'ingiustizia e il male.
Il Signore diceva: " In nome di Dio, di
San Michele e di San Giorgio io ti faccio
cavaliere. Sii leale, forte, generoso."
Un cavallo veniva subito dato
al nuovo cavaliere.
Il Cavaliere poteva essere Investito libero o di vassallaggio.
Libero, poteva andare per il mondo e crearsi una sua
fortuna con sue proprietà di terreni castello e abitanti; di
vassallaggio, prima di ogni importante decisione (anche
quella del matrimonio), doveva sempre chiedere il
permesso al suo Signore cui doveva obbedienza, lealtà e
rispetto in tutto. Dal suo Signore dipendeva la sua vita.
Al momento dell’investitura riceveva le insegne del
cavaliere: un vessillo riportante la sua impresa araldica,
se di vassallaggio, inquartata o bipartita con quella del
suo Signore. Gli speroni dorati, simbolo del Cavaliere. La
spada, simbolo dell’abilità acquisita nel suo giusto uso:
nella difesa dei più deboli, implacabile contro i nemici. Il
mantello era il simbolo del comando.
LE ARMI DEL CAVALIERE
• Le armi dei cavalieri: l’elmo,
di ferro, protegge la testa; la
maglia di ferro, sotto
l’armatura, protegge
il
petto; la spada, la lancia e il
pugnale sono armi di ferro
con la punta per colpire e
uccidere il nemico; il guanto
di metallo protegge la mano
del cavaliere.
LA GIOSTRA
Il torneo
https://www.youtube.com/watch?v=U
1mzbYjRItc
INVESTITURA DI UN CAVALIERE,
rievocazione storica