neuropsichiatria Di Iulio - Scuola di Medicina e Scienze della

Coso di riconversione creditizia in
Fisioterapia- Istituto Tecnica 2000
A.A. 2009-2010
Infermieristica clinica in
Neuropsichiatria
Prof.ssa Di Iulio Antonella
Modificazioni della personalità
Le modificazione del repertorio del comportamento
abituale di un pz indica che ha preso avvio un
processo, e che tale processo, può essere correlato
ad una sottostante modificazione strutturale o
funzionale del S.N.C. Si tratta di esperienze
soggettive e comportamenti persistenti che deviano
gli standard culturali, esordiscono di solito
nell’adolescenza o nelle giovane età adulta. Le
diverse forme di disturbo della personalità sono
descritte nel Manuale Diagnostico e Statistico dei
Disturbi Mentali quarta edizione ( DSM-IV).
Modificazioni della personalità
Personalità Psicopatica (Classificazione Internazionale
delle Malattie [10 ICD]- Dissociale; DSM-IV- Antisociale)
Il termine personalità psicopatica implica tratti antisociali
della personalità, caratterizzata da disprezzo per i doveri
sociali, mancanza di interesse per gli altri, impeti di
violenza o insensibile indifferenza. In questi soggetti si
riscontra di frequente l’abuso di droghe e di alcool,
tendenza patologica alla menzogna, condanne alla
prigione, somatizzazione ed accettazione della
deviazione sessuale. Una particolarità della personalità
psicopatica è la tendenza alla remissione della
sintomatologia in tarda età adulta.
Modificazioni della personalità
Personalità Ossesiva (ICD10- Anancastica; DSMIV- Ossesiva-Compulsiva)
La personalità ossessiva è
caratterizzata dalla
tendenza pervasiva alla
meticolosità e alla
puntualità, il tutto si
traduce in un esagerato
tempo di esecuzione
dell’azione. I pz hanno
difficoltà ad esprimere le
loro emozioni sono
indecisi e scandagliano di
continuo le loro azioni,
sono preoccupati della
precisione, dei dettagli e
del raggiungimento della
perfezione.
Modificazioni della personalità
Personalità isterica (ICD10-Istrionica; DSM-IVIstrionica)
I tratti caratteristici della personalità isterica ( più
frequente nelle donne), sono rappresentati da
eccessiva dipendenza, superficialità, affetti labili,
impulsività, esagerazione verbale e gestuale,
seduttività e auto-drammatizzazione. Si
evidenzia inoltre la tendenza ad assumere
quantità eccessive di farmaci, comportamenti
autolesivi e somatizzazione.
Modificazioni della personalità
Personalità Paranoide (ICD10-Paranoide; DSM-IV
– Paranoide)
La personalità paranoide si distingue per una
esagerata diffidenza e sospetto e per una
eccessiva sensibilità. Inoltre, questi pz si
caratterizzano per la spiccata gelosia, l’idea
transiente di essere chiamati in causa, la
litigiosità e la tendenza ad evitare l’intimità.
Modificazioni della personalità
Personalità schizoide (ICD10- schizoide;
DSM-IV- schizoide)
La personalità schizoide si caratterizza per
gli scarsi contatti affettivi e sociali e per la
tendenza al distacco e all’eccentricità.
Questi pz sono spesso solitari e
ipersensibili, ed esibiscono
comportamenti, pensieri e percezioni
bizzarri quotidianamente.
Modificazioni della personalità
Personalità neurastenica ( ICD10-Neurastenica)
Tra le caratteristiche di questi pz, spicca una
accresciuta sensibilità, un facile affaticamento
ed un senso di esaurimento. Altri sintomi
comprendono: cefalea, pesantezza nella parte
posteriore della nuca, irritazione oculare, ronzio
nelle orecchie, scarsa concentrazione, irritabilità,
disperazione, paure ed ipocondrie, insonnia,
sonnolenza, dispepsia, sudorazione,
pesantezza degli arti, dolore ai piedi, spasmi
muscolari, movimenti convulsivi
all’addormentamento, torpore, prurito. I pz
lamentano apatia e perdita della motivazione nel
portare a termine i compiti quotidiani; la
pesantezza degli arti si affianca ad una ridotta
capacità di sforzo mentale cosicché ogni attività
axtraquotidiana produce un repentino
affaticamento. Si possono riscontrare sintomi di
neurastenua, anche nei pz affetti da artriti, neuriti,
polineuriti e sclerosi multipla spesso lamentano
uno stato di affaticamento costante, specie
utilizzando i gruppi muscolari colpiti dalla malattia.
Modificazioni della personalità
Personalità borderline ( ICD10- Borderline;
DSM-IV- Borderline)
La persone borderline stabiliscono relazioni
interpersonali instabili; la loro impulsività
sfocia spesso in un comportamento
autolesivo ed in esplosioni di collera. Sono
inoltre suscettibili di episodi dissociativi.
Modificazioni della personalità
Personalità ansiosa ( ICD10- Ansiosa; DSM-IVSfuggente)
Il fattore che caratterizza la personalità ansiosa è
l’ansia stessa, non associata ad altre condizioni
psichiatriche. Gli stati d’ansia sono un disturbo
molto frequente insieme al disturbo di ansia
generalizzata, gli attacchi di panico,fobie
specifiche e il PTDS. Nell’ansia generalizzta il pz
lamenta uno stato d’ansia che dura da almeno
un mese, in assenza di sintomi fobici o attacchi
di panico. L’ansia si manifesta a carico di tutto il
corpo, molte delle sue manifestazioni sono infatti
psicosomatiche. Spesso i pz ansiosi vengono
sottoposti ad esami inutili, diagnosi scorrette e
trattamenti inappropriati.
I sintomi più comuni includono
palpitazioni,dispnea, senso di soffocamento, bocca
asciutta spesso con uno spiacevole sapore
metallico. Altri sintomi possono essere tensione
addominale frequentemente associata a nausea o
vomito, costipazione o diarrea, ritenzione urinaria,
vertigini, difficoltà alla concentrazione e scarsa
memoria.
Inoltre sono presenti rigidità muscolare, con dolore
e tremore, fatica, perdita di energia e stimoli
sensoriali come formicolii o abbassamento della
vista.
Il pz con stati d’ansia
soffre di eccessiva
sudorazione ma ha le
estremità fredde, il
battito cardiaco, il
ritmo della
respirazione e la
pressione sanguigna
possono essere
elevati; il movimento
del corpo può essere
aumentato così come
quello delle mani
inquiete o tremolanti.
La PTSD prevede che lo stress specifico si presenti
insieme a stati d’ansia e sintomi depressivi. Il pz sviluppa
un’avversione per lo stimolo che gli ricorda il trauma di cui
è stato vittima, sotto forma di flashback. I pz non parlano di
ciò che è accaduto, evitano la scena dell’incidente e non
guardano alla tv scene che ricalcano quella esperienza. La
presenza di questi sintomi (insonnia,incubi ed evitamento)
in seguito ad un trauma, rappresenta una reazione umana
normale. In alcuni pz, tuttavia, tali sintomi si protraggono
oltre il dovuto. Inoltre la PTSD va distinta dal lutto,
caratterizzato dall’angoscia per la perdita della persona
amata e per i suoi rituali di dolore, che costituisce
anch’essa una normale reazione umana alla perdita.
Il fattore stressante, è il primo elemento
causale nello sviluppo del disturbo PTSD;
ma questo, benché necessario non è
sufficiente a causare il disturbo, infatti non
tutti manifestano un PTSD dopo un evento
traumatico. Bisogna considerare i fattori
biologici individuali, psicosociali preesistenti
e quelli che si manifestano dopo il trauma.
Questo disturbo ha molto a che fare con il
significato soggettivo che il pz attribuisce
all’evento stressante.
I fattori di vulnerabilità che giocano un ruolo
primario nel determinare se il problema
si svilupperà o no, comprendono:
-la presenza di un trauma infantile,
-la preesistenza di disturbi della
personalità,
-un inadeguato ambiente di supporto,
-recenti avvenimenti stressanti della
vita.
La fobia è il timore irrazionale e invincibile per
oggetti o specifiche situazioni che non dovrebbero
provocare paura.
La fobia specifica ( semplice) è la paura forte e
persistente di un oggetto oppure di una situazione.
Queste persone possono essere colte dal panico
sia alla presenza dell’oggetto della fobia, sia al
solo al pensiero dello stesso.
La fobia sociale è invece caratterizzata dalla paura
e dall’evitamento di situazioni nelle quali l’individuo
si sente esposto al giudizio degli altri, per timore di
mostrarsi imbarazzato, di apparire ridicolo ed
incapace o di comportarsi in modo goffo,
inopportuno ed umiliante.
Un cenno all’agorafobia cioè la sensazione di
grave disagio che una persona sperimenta
allorchè si trova in ambienti non familiari e teme di
non riuscire a controllare la situazione, specie
dove vi sia difficoltà a trovare una fuga immediata
verso un luogo sicuro.
In fine la dismorfofobia (o dismorfismo corporeo),
che è quella particolare condizione nella quale si
percepisce come orrendo e ripugnante il proprio
corpo, o parte di esso.
Modificazioni della personalità
Personalità esplosiva (ICD10- Disturbo di
personalità emozionalmente instabile)
Lo stile della personalità esplosiva si
riscontra in pz soggetti ad esplosioni
incontrollate di rabbia, ma che tuttavia non
mostrano alcuna tendenza al
comportamento antisociale. La personalità
esplosiva si associa spesso ad esplosioni
incoercibili e parossistiche di collera.
Modificazioni della personalità
secondarie e patologie neurologiche
Modificazione organica della personalità
(ICD10- Modificazione organica della personalità)
In conseguenza ad un trauma cranico le
modificazioni della personalità sono associate a
tre variabili.
1) Si riscontra spesso un’amplificazione dei tratti
premorbosi, ad es. il pz con personalità
anancastica può divenire rigido ossesivocompulsivo; i pz con personalità esplosiva
possono diventare pericolosi, esibendo
manifestazioni di violenza.
2) Qualsiasi lesione celebrale può disintegrare la
personalità, determinando quella che viene
definita modificazione organica della personalità.
Tale modificazione implica :
- irritabilità ed irrequietezza;
- apatia, perdita della concentrazione e
dell’iniziativa;
- inefficacia dell’attenzione;
- eccessiva emotività;
- cattiva disponibilità verso i cambiamenti
dell’ambiente circostante;
- accresciuta insicurezza, ansia e poca confidenza;
- tendenza ad evadere dalla quotidianità.
Il pz diviene più irritabile nei confronti di parenti ed
amici e sviluppa intolleranza verso luoghi se pur
minimamente affollati e stimoli sensoriali come
radio e televisione. Lesioni più gravi estremizzano
tale profilo.
3) Le terza tipologia di modificazione della
personalità si correla con una sindrome più
facilmente riconoscibile associata ad una
lesione del lobo frontale o del lobo
temporale
Lesione del lobo frontale
Una delle conseguenze principali del danno frontale è
l’alterazione dei processi attentivi. I pz presentano una
estrema distraibilità, deficit della memoria e imposibilità
di fluidificazione del pensiero che rende complicate le
operazioni metematiche, la numerazione, la sottrazione,
producendo una stereoripia delle risposte.
Altra caratteristiche della sindrome del lobo frontale sono l
ridotta attività, in particolare la diminuzione dell’attività
spontanea, perdita della capacità di guida, impossibilità
di pianificazione e perdita di interessi. Vi si associano
sensazioni di inquietudine, di perdita delle finalità,
comportamento affettivo caratterizzato da apatia,
estinzione emozionale ed indifferenza verso il mondo
circostante.
La lesione massiva del lobo frontale determina la
cosiddetta sindrome apatico.acinetico-abulimica in cui i
pz vagano passivamente, inattivi, incapaci di compiere
qualsiasi azione o di prestare ascolto ai comandi
Altra caratteristiche della sindrome del lobo frontale sono l
ridotta attività, in particolare la diminuzione dell’attività
spontanea, perdita della capacità di guida, impossibilità di
pianificazione e perdita di interessi. Vi si associano
sensazioni di inquietudine, di perdita delle finalità,
comportamento affettivo caratterizzato da apatia,
estinzione emozionale ed indifferenza verso il mondo
circostante.
La lesione massiva del lobo frontale determina la
cosiddetta sindrome apatico.acinetico-abulimica in cui i pz
vagano passivamente, inattivi, incapaci di compiere
qualsiasi azione o di prestare ascolto ai comandi
Lesione del lobo temporale
Il lobo temporale racchiude le strutture limbiche
che sono fortemente coinvolte nella modulazine
del comportamento emozionale. I pz mostrano
una sindrome amnesica, ipermetamorfosi
(persistente sovra-attenzione agli stimoli
esterni),tendenza ad esplorare gli stimoli
oralmente, agnosia, fame e sete insaziabili ed
un inappropriato atteggiamento sessuale. In
molti pz si evidenziano irritabilità, facile
distraibilità, esplosioni aggressive, attenuazione
dell’emozione, periodi di apatia e depressione
ed episodi di inquietudine e di iperattività.
In questi pz, una delle più frequenti condizioni
riscontrabili è costituita dall’epilessia, in
particolare dall’epilessia focale, in cui il
focolaio epilettico è nelle strutture temporali
mediali. Altre caratteristiche della sindrome
del lobo temporale sono il continuo
rimuginare su un’idea, la circostanzialità del
linguaggio, con spiegazione spesso
inesauribili e tortuose di eventi banali, la
disturbata sessualità, generalmente con
carattere di indifferenza al contatto sessuale
Stati di fuga
Uno stato di fuga è una condizione in cui un
individuo si estranea dall’ambiente
circostante. Dopo questo episodio egli
torna cosciente e riesce ad orientarsi nel
nuovo ambiente. Tra le molteplici
caratteristiche associate allo stato di fuga,
la più significativa è la malattia depressiva.
Altre sono rappresentate dalla tendenza
compulsiva alla menzogna, il
sonnambulismo e una storia di epilessia.
Disturbi psicosomatici
Le malattie psicosomatiche sono quelle condizioni
patologiche che si possono considerare malattie
vere e proprie e che comportano danni a livello
organico pur essendo causate o aggravate da
fattori emozionali.
Le malattie che più frequentemente sono state
interpretate come psicosomatiche sono :
l’ipertensione arteriosa, l’asma bronchiale, la
colite ulcerosa, l’ulcera gastro-duodenale e
l’eczema cutaneo. La cefalea è il sintomo
neurologico più comune riferito dai pz.
Alessitimia è il termine usato per definire
l’insieme delle caratteristiche di personalità
evidenziate nei pz psicosomatici.
Alcune considerazioni generali sui
disturbi depressivi
Normalmente le persone
sperimentano un’ampia
gamma di umori e hanno un
repertorio ampio di
espressioni affettive; esse
mantengono più o meno il
controllo dell’ umore e degli
affetti. Nei disturbi dell’umore
si perde la capacità di
controllo e le persone vivono
in uno stato di perenne
disagio. I pz con umore
depresso, hanno perdita di
energia e interesse, sensi di
colpa, difficoltà di
concentrazione, perdita
dell’appetito e pensieri di
morte o suicidio.
Altri segni e sintomi dei
disturbi dell’umore includono
modificazioni delle capacità
motorie, cognitive, del
linguaggio e delle funzioni
vegetative. Questi
cambiamenti disturbano i
rapporti interpersonali, sociali
e lavorativi. I pz che sono
afflitti da episodi solamente
depressivi vengono
considerati affetti da
“depressione maggiore o
unipolare” . I soggetti con
episodi sia maniacali che
depressivi o solo maniacali
sono considerati affetti da
“disturbi bipolare I”.
Approccio tradizionale alla
riabilitazione psichiatrica
L’approccio tradizionale alla problematica psichiatrica è
costituito dalla combinazione dinamica di interventi:
Farmacoterapici
Psicoterapici
Contenitivi (ospedalizazione).
Questo tipo di interventi escludono però l’obbiettivo di
prevenire o ridurre gli svantaggi sociali e le limitazioni
funzionali e di promuovere la performance di ruolo.
Limiti dell’approccio tradizionale
Per molto tempo l’uso degli psicofarmaci ha
succitato in molti la speranza che essi fossero
sufficienti per incrementare l’articolazione
sociale dei pz. L’evidenza clinica ha poi
dimostrato che purtroppo la maggior parte dei pz
con disabilità psichiatrica non riesce ugualmente
a reinserirsi nella comunità con il solo supporto
farmacoterapico, in quanto questo, da solo, non
può migliorare la capacità di interagire con
l’ambiente circostante o di reagire
adeguatamente ai propri e altrui sentimenti
Limiti dell’approccio tradizionale
Le diverse psicoterapie e gli interventi atti a contenere la
acuzie, si sono dimostrati non particolarmente efficaci
nel sostenere i pz a costruire e mantenere le interazioni
sociali.
Le terapie spicodinamiche se utilizzate con persone con
gravi disabilità psichiatriche, oltre a non essere di aiuto
nel migliorare la problematica del pz, non sembrano
particolarmente valide nel prevenire l’ospedalizzazione.
L’ospedalizzazione non promuove il reinserimento sociale e
la vita di comunità caratterizzata da una serie di condotte
ben diverse da quelle ospedaliere.
In fine le attività occupazionali e ergoterapiche, non solo
non incidono significativamente sulla disabilità ma
favoriscono forme di dipendenza istituzionale.
Nuove frontiere della
riabilitazione psichiatrica
L’esigenza di una revisione degli obbiettivi della
riabilitazione psichiatrica nasce da una serie di
situazioni tra loro sinergiche.
1. L’inserimento dei deficit di funzionamento sociale e
lavorativo tra i criteri utilizzati nel DSM-IV. Quindi, se
queste caratteristiche sono tanto importanti da aiutare
nella formulazione della diagnosi è altrettanto
fondamentale intervenire su si esse.
2. Sono soprattutto i familiari quelli che avvertono di più
l’esigenza di un intervento riabilitativo per aiutare i pz a
fronteggiare i tanti avvenimenti stressanti di cui eè
costellata la vita quotidiana.
3. L’esistenza di un’alta percentuale di persone che,
in seguito ad una patologia psichiatrica grave e
persistente, non interagisce con successo nel
contesto in cui vivono.
4. La definizione della mission dei servizi di salute
mentale, quale si legge nel Progetto Obiettivo 98/00,
che stabilisce come prioritaria la presa in carico della
grave disabilità. Infatti, la riabilitazione dovrebbe
essere iniziata appena dopo l’esordio psicotico, e
avere come obiettivo non solo l’aumento del
funzionamento lavorativo e sociale, ma anche la
prevenzione dell’istaurarsi del processo cronico e
della spirale di desocializzazione.
Obbiettivi della riabilitazione psichiatrica
La riabilitazione psichiatrica si concentra sulla principale
conseguenza invalidante del disturbo mentale, cioè sulla
compromissione delle abilità nello svolgere ruoli sociali,ed
ha come finalità ultima quella di aiutare la persona a
guarire (Anthony, 1993; Ralph, 2000).
Per guarigione si intende:
- l’autocontrollo della sintomatologia;
- la rimozione delle barriere interpersonali ed ambientali
causate dalla disabilità;
- il recupero della capacità di vivere in modo indipendente,
socializzando e gestendo efficacemente la vita
quotidiana,nella consapevolezza dei propri limiti.
Cosa si intende per Riabilitazione psichiatrica
Per M.Spivak, la riabilitazione psichiatrica mira a
promuovere l’aumento dell’articolazione
sociale/funzionamento (Boston), cioè ad aumentare le
abilità del pz nell’effettuare azioni quotidiane di tipo
strumentale (prendere un mezzo pubblico), interpersonale
(condurre una conversazione convenzionale) e
intrapersonale ( esprimere opinioni e sentimenti).
Per la Center for Psychiatric Rehabilitation dell’Università di
Boston, la riabilitazione consiste nell’aumento del
funzionamento sociale e lavorativo,tale da soddisfare i
bisogni delle persone con disabilità, rendendoli capaci di
svolgere un ruolo valido con soddisfazione, ed in
interventi professionali di supporto continuativi, nella
quantità effettivamente necessaria.
Riabilitazione psichiatrica
approccio per
Menomazione
Disabilità
Handicap
L’intervento di riabilitazione psichiatrica va
considerata come una vera e propria scienza umana
perché tenta di tradurre i sintomi dei pz in eventi:
•osservabili,
•misurabili,
•riproducibili
•modificabili.
Efficacia della riabilitazione psichiatrica
La ricerca in campo riabilitativo si è spesso
accontentata di valutare l’efficacia dei
programmi riabilitativi in base a:
-decremento del tasso delle ospedalizzazioni e
recidive;
-numero totale dei giorni di permanenza nella
comunità;
-possesso di un lavoro (anche se non scelto o
svolto in modo inadeguato).
Il decremento delle recidive non può essere considerato
un esito riabilitativo, poiché l’utente può avere minori
ricadute ma cronicizzarsi in una situazione di
desocializzazione di disfunzione.
L’espletamento di un lavoro non dimostra l’efficacia
dell’intervento riabilitativo, in quanto lo si può svolgere in
modo inappropriato al suo fine, sia perché non si è in grado
di eseguire con coerenza la successione delle operazioni
necessarie, sia perché non si è in grado di relazionarsi con i
colleghi e i superiori.
La valutazione dei giorni trascorsi in comunità non può
essere un indicatore di esito riabilitativo in quanto il
permanere fuori da un reparto psichiatrico non comporta
necessariamente i livelli di articolazione sociale accettabili
Efficacia della riabilitazione psichiatrica
nuove frontiere
Gli indicatori di esito dovrebbero riflettere
maggiormente le reali condizioni del pz e
prendere in esame tutti gli aspetti di vita
quotidiana. Dovrebbero riflettere fattori
soggettivi come la soddisfazione,
l’interesse, l’attitudine personale, e le
abilità acquisite ed essere valutate
all’interno di contesti reali e non
istituzionali.
Principi di riabilitazione psichiatrica
Concetto di persona
Il concetto di persona diventa il fulcro intorno al
quale si compongono i trattamenti riabilitativi.
Ciò che spesso impedisce al pz con disabilità
psichiatrica di realizzarsi sul piano sociale e
lavorativo non è la presenza di barriere
architettoniche ma l’inaccessibilità al contesto
sociale, barriera meno visibile ma ugualmente
paralizzante. Ogni persona ha potenzialità di
ripresa e guarigione, quindi la prognosi anche
delle malattie gravi andrebbe rivista.
Il pz deve essere coinvolto nel proprio
trattamento ed essere considerato nella sua
interezza stimolando la speranza e le
aspettative favorevoli che influenzano l’esito
dell’intervento riabilitativo.
E’ fondamentale una partnership tra tutti i
soggetti coinvolti nel percorso riabilitativo che
abbia come scopo il valorizzare i successi e
trasformare gli insuccessi in occasioni di
apprendimento per rendere più consapevoli i
pz, gli operatori e le famiglie.
Funzionamento
Guidare il funzionamento di una persona
significa porre l’attenzione allo
svolgimento corretto delle attività
quotidiane e dei ruoli sociali piuttosto che
alla diminuazione dei sintomi o alla ridotta
ospedalizzazione. Quindi gli interventi
saranno mirati ad incrementare i
comportamenti socialmente competenti ed
a neutralizzare e ridurre quelli socialmente
non competenti.
Erogazione di supporti
L’erogazione di supporti rappresenta il sostegno
più potente per aumentare il funzionamento e
per mantenere i successi raggiunti. La sua reale
validità dipende prima di tutto dall’essere
erogato in modo individualizzato, sia nel tipo di
supporto scelto sia per quanto tempo e se il pz
lo voglia davvero. I supporti di più frequente
riscontro sono quello strumentale che aiuta i pz
ad entrare in contatto con i servizi e a
mantenere la continuità del trattamento, e quello
emotivo che si prende cure dei bisogni emotivi
del pz.
Ci sono poi i supporti longitudinali, che
vengono offerti per tutto il tempo in cui gli
utenti utilizzano i servizi e, sono sospesi in
occasione di una recidiva o di un ricovero. In
fine i supporti accessibili, aiutano ad
accompagnare e sostenere il pz nel suo
ambiente, quindi nei luoghi in cui vive,
lavora, studia…
Specificità dell’ambiente
Questo valore consente al pz con disabilità
psichiatrica di migliorare il suo agire in un
ambiente specifico, riducendo così i
comportamenti desocializzanti e
promuovendo quelli socializzanti.
L’intervento riabilitativo viene rapportato
alle richieste di ambiente scelto dal pz, e
su questa richiesta vengono impostati gli
obbiettivi e supporti di cui l’individuo ha
bisogno.
Coinvolgimento
Il coinvolgimento, è il principio per il quale il
trattamento riabilitativo viene effettuato
con la persona e non su di essa, in
quanto la sua efficacia è strettamente
dipendente dal grado di partecipazione dei
pz nelle sue diverse fasi in cui esso è
articolato.
E’ importante coinvolgere l’utente in tutti i
passaggi del processo riabilitativo,
adottando tute le strategie possibili per
perseguire l’obbiettivo. E’ utile prevedere un
periodo di tempo sufficientemente lungo per
sviluppare la motivazione interna e la
disponibilità ad intraprendere la
riabilitazione, nonché la giusta fiducia negli
operatori.
Scelta
La scelta, conferisce valore alle preferenze del pz,
ritenendolo in diritto di scegliere dove condurre
la propria esistenza. Ciò comporta che sia il pz,
supportato dal team, a decidere gli ambienti
dove vivere , lavorare, istruirsi; sarà poi il
trattamento riabilitativo a dotarlo degli strumenti
necessari (abilità e supporti) per concretizzare il
suo progetto. Questo principio consente al pz di
sentire proprio e significativo l’obbiettivo
riabilitativo premettendogli di mettere in gioco
tutte le risorse personali per raggiungerlo.
Fiducia nel potenziale i crescita del pz
Un corretto approccio riabilitativo psichiatrico tiene
conto che il fine ultimo del percorso individuale
del pz sia il corretto reinserimento nel suo
ambiente di vita. Quindi l’intento della
riabilitazione psichiatrica non è quello di
mantenere i pz stabili riducendo l’intensità degli
interventi una volta che i sintomi siano regrediti
e le ricadute diminuite, ma favorisce l’evoluzione
del pz presupponendo che in ogni persona ci sia
un potenziale di crescita interiore anche nel pz
con disabilità psichiatriche gravi.
Principi di riabilitazione psichiatrica
• Tutti i pz possono imparare a crescere e devono essere
rispettati nella loro dignità. Nessuno deve essere
discriminato per la sua problematica. I pz hanno il diritto
di dirigere la loro vita e di controllare i servizi che
ricevono.
• La riabilitazione psichiatrica si fonda sulle risorse della
persona ed aiuta l’individuo a recuperare i normali ruoli
sociali e a reintegrarsi nella vita di società.
• Il coinvolgimento del pz che riceve i servizi, insieme della
sua famiglia, è una componente essenziale sia del
processo riabilitativo sia del processo di guarigione.
• L’esistenza di una vasta gamma di servizi garantisce il
soddisfacimento dei bisogni del pz. I servizi di
riabilitazione psichiatrica devono essere coordinati,
accessibili e disponibili per tutto il tempo necessario ai
pz. I servizi devono rispondere ai bisogni dell’individuo in
accordo con i suoi valori e alle sue norme culturali.
• Gli operatori dovrebbero costantemente migliorare la
qualità dei servizi forniti per perseguire l’obbiettivo ultimo
della riabilitazione psichiatrica che è la guarigione
Fasi del processo riabilitativo
Secondo il modello della scuola di Boston, il
processo riabilitativo è articolato in 3 fasi:
1. Diagnosi riabilitativa
2. Pianificazione degli interventi
3. Attuazione degli interventi
La diagnosi riabilitativa comprende diverse attività:
- valutazione della disponibilità alla riabilitazione;
- definizione dell’obbiettivo riabilitativo globale;
- valutazione del funzionamento del pz;
- valutazione delle risorse presenti nella comunità.
La pianificazione degli interventi prevede:
- la pianificazione degli interventi per lo sviluppo delle
attività;
- la pianificazione degli interventi per lo sviluppo delle
risorse personali del pz.
L’attuazione degli interventi comprende:
- sviluppo della disponibilità alla riabilitazione;
- acquisizione delle abilità (insegnamento delle abilità e
applicazione delle stesse in ambienti reali);
- acquisizione delle risorse.
Il processo di cambiamento
La riabilitazione psichiatrica è un intervento che
promuove l’espletamento di un ruolo con
successo e soddisfazione nell’ambiente scelto e
con minor supporto professionale possibile.
Questo implica inevitabilmente un processo di
cambiamento mediante il coinvolgimento attivo
del pz che lo intraprende. Il pz, infatti, deve
compiere azioni che modifichino la propria
esistenza all’interno delle principali sfere
personali, con responsabilità e consapevolezza
di ciò che sta avvenendo.
Si deve a Prochaska e coll. l’aver delineato le
caratteristiche principali del processo di
cambiamento. Essi hanno osservato in 24
approcci psicoterapici che il percorso compiuto
dalle persone per modificare la loro esistenza
passa attraverso 5 stadi.
1. La pre-contemplazione.
2. Contemplazione.
3. Preparazione.
4. Azione.
5. Mantenimento.
Nella pre-contemplazione l’individuo non ha
intenzione di cambiare se stesso ma solo l’ambiente
circostante; il problema viene negato o minimizzato
considerando altri fattori responsabili del problema
come famiglia,società, fatalità. Si resiste al
cambiamento fornendo una spiegazione razionale al
problema.
1.
2. Nella contemplazione il pz comincia a
riconoscere l’esistenza di un problema e la possibilità
di risolverlo. Il pz cerca di capire la natura del
problema e le possibili soluzioni; egli rivolge la
propria attenzione alla soluzione piuttosto che al
problema,al futuro invece che al passato. A questo
stadio inizia il processo di vero cambiamento.
3.
Nella fase della preparazione il pz si convince che
intraprendere l’azione è utile per se stessi. Si
programma insieme al team un piano di intervento e
le azioni da intraprendere.
4. Nell’azione il pz inizia a modificare realmente il
comportamento nella consapevolezza del tempo e
delle energie richieste.
5. Nel mantenimento si cerca di consolidare il
risultato raggiunto per evitare il ripristino degli schemi
patologici del passato e per continuare il processo di
cambiamento.
Resistenze al cambiamento
Promuovere la disponibilità dei pz al cambiamento
ed intraprendere un percorso di cambiamento è
uno degli aspetti più difficili da affrontare nel
campo della riabilitazione psichiatrica, ma anche
uno dei più importanti data l’influenza che tale
disponibilità esercita sullo sviluppo della
partecipazione al trattamento e sul
raggiungimento degli esiti. L’assenza di
motivazione al cambiamento può rappresentare
una grande barriera all’evoluzione del pz e si
può manifestare in qualsiasi fase del processo
riabilitativo.
Le principali ragioni per le quali il pz con disabilità
psichiatrica resistono al cambiamento cercando di
mantenere il loro stato di desocializzazione sono:
- fallimenti passati
- stigma interno ed esterno
- solitudine
- problemi cognitivi
- sintomi negativi
- il timore che il cambiamento riacutizzi i sintomi e
produca una recidiva
Speranza
La riabilitazione psichiatrica fondandosi sul
presupposto che ogni persona possiede
un potenziale di crescita orientato al
presente e al futuro più che al passato,
attribuisce nella speranza un ruolo
essenziale.
La più importante caratteristica della speranza è
data dalla sua natura interpersonale, poiché essa
si sviluppa quando c’è chi è disposto a
trasmetterla e chi a riceverla.
La speranza trasmessa da un operatore sanitario
rompe lentamente il circolo vizioso della
disperazione, aiuta a considerare le ricadute un
occasione di sviluppo e non un peggioramento,
incita a riprendere il percorso se questo viene
interrotto e offre argine a paure e dubbi,
permettendo la trasformazione di questi elemento
in fiducia, forza e opportunità.
La speranza contribuisce ad aumentare la fiducia
del pz in se stesso, nel convincimento di essere
capaci di compiere delle azioni che possano
modificare la propria vita.
La consapevolezza di riuscire a dominare gli
eventi aumenta il desiderio di fare nuove
esperienze e motiva a mantenere i risultato
raggiunto.
La fiducia nella propria efficacia abbassa nel pz la
vulnerabilità alla depressione, poiché situazioni
stressanti vengono affrontate con la sicurezza (se
pur relativa) di poterle affrontare.