10 maggio 2001 – 10 maggio 2002 Un anno di … … un sito scritto a matita… …da quanti si sono fermati per qualche minuto e si sono lasciati incantare da un foglio bianco e una matita, da quanti hanno cercato quella vecchia poesia che avevano chiuso nel cassetto, oppure hanno scritto sul momento un racconto, trascritto un'immagine, un'emozione, così come gli è venuta in mente. Un anno di tutti noi, che abbiamo raccolto quello che avevamo e quello che siamo, le nostre esperienze o fantasie, dolori o immaginazioni, solitudini o miracoli, sogni o silenzi altrimenti inconfessabili. Così, col bagaglio delle nostre parole, abbiamo scritto pagine e pagine di un grande libro, siamo stati gli astronauti in un cielo di luna, abbiamo disegnato una costellazione: tra tante, la nostra. Perché in fondo... ... siamo storie che raccontano storie ... Buon viaggio nella terra-libro di ioracconto! Le matite… Adriano Evangelista 5 dicembre 2001 aiseop 21 maggio 2001 alanis 22 maggio 2001 Arale 15 maggio 2001 Azania 10 giugno 2001 Bianca Bibbi 20 luglio 2001 Bianca Maria Fava 18 maggio 2001 cappuccino 25 febbraio 2002 Carlo Bramanti 27 agosto 2001 Domenico Vicinanza 7 ottobre 2001 Erikaluna 7 dicembre 2001 Georg Schepers 10 maggio 2001 Giampaolo Angius 15 luglio 2001 Gloria Venturini frippo frappi 26 ottobre 2001 Juan Barranco 10 maggio 2001 keo 5 novembre 2001 Laerte Neri 30 ottobre 2001 lidia 10 maggio 2001 livio 10 maggio 2001 Luigi Iodice 16 maggio 2001 Manuel Galante marco 6 giugno 2001 14 febbraio 2002 Marinella 27 marzo 2002 Mario Vecchione 18 settembre 2001 Matilde 2 agosto 2001 MIKELE30 15 maggio 2001 paola olmi 15 maggio 2001 rainbow samantha Kanalis 17 maggio 2001 20 ottobre 2001 simbad il marinaio 12 gennaio 2001 Stefano Canepa 29 novembre 2001 soleazzurra 19 marzo 2002 ulisse 1976 12 luglio 2001 xolotl 20 agosto 2001 Zonza 26 febbraio 2002 … le storie Storie di terra e di mare Ioracconto Appunti di viaggio Pezzidimare Storie che raccontano storie Mondi Un’altra volta vita 6 11 26 35 59 71 11 Settembre 2001 11 Settembre 2001 75 Scorze d’arancia Sogno La stufa e la scorza d’arancia Ninna nanna (tutto quello che ho) 79 84 88 Lunae Luna di mari e di poeti Notti senza luna 94 101 Blu anima La soffitta: solitudini, ritratti Tra i tagli della vita Silenzio di parole Rumori o pensieri Disk quota exceeded Ho tanta paura delle foglie morte Mani 107 112 118 124 139 145 160 Le valli dei venti Specchi Labirinti rifrattivi Le valli dei venti Ai bordi dell’anima: abbracciarsi Dimenticanza 165 170 184 194 205 Rossoaovest Rossoaovest Emozione L’angelo e la pazienza Anima di gatto Lupi 211 223 236 245 249 Si racconta che in un paese lontano… c’era una scala che portava fin lassù, lontano, fino alla luna. Come alla luna? Quella che splende la notte e fa sognare? Quella che si specchia nel cuore, che arriva lontano, ai bordi dell’anima. Mi hanno detto che una ragazza sta cercando questa scala d’argento. Nella dimenticanza di se stessa, nell’oblio della notte, insegue il mare. Ho sentito di un incantesimo che nasconde la scala d’argento per la luna. Tra un silenzio di parole , rumori e pensieri, rossoaovest è la via che porta alla luna. Conosci il segreto? Rossoaovest è la parola? Il rosso è amore ma è sangue ancora. Ho paura per la ragazza sola. Ho paura delle sue foglie morte che si perdono fragili come pensieri nella valle dei venti. Ascolta la voce del mare …il tramonto scolora, la luna si fa chiara, è una notte rara, di quelle senza vento e senza dolore. Nella soffitta ricordi tagliati dai fili della vita, pezzi di mare incorniciati alle speranze, ed è di nuovo un’altra volta vita. Guarda….nel buio una scala d’argento si innalza alla luna, sveglia con una carezza la ragazza addormentata, svelale il segreto con parole chiare di luna. Luna di mare, emozioni di lupo, storia di mondi tra i sogni. Il vento fa tremare di luce la scala alla luna, il vento le porta le nostre voci per non cadere. Buon compleanno dice… non guardare indietro. Resteremo nel buio ad aspettare. Non tremare, appoggiati alle nostre mani. La notte è così chiara. (aiseop, Gloria Venturini) STORIE DI TERRA E DI MARE ioracconto Vieni …cominciamo a sfogliare queste lune sottili pallide e dolci velate di malinconia appartenute alle notti più lontane e misteriose alle memorie spalancate su deserti di sabbia e di dune sopra le masse scure e salate dei mari ondulate e perdute sopra le ali ripiegate e irte di contorni di montagne brune… vieni a sfogliare queste pallide lune tenere e dolci come malinconie come segreti di anime incantate intrecciate a fiori d’erba stupiti appena nati e già umidi di rugiada e di lacrime dimenticate. IORACCONTO Un fiore rosso di un rosso profondo intenso quasi liquido e denso un fiore di sangue e di carne vivo come un tramonto violento che ti porta via dagli occhi l'anima e la vita in un baratro d'oro e di luce e poi giù giù nel silenzio senza il dolore del vento nella pace del blu profondo dove l'universo in fuga da mille mani aperte intrecciate inizia una musica di atomi che si parlano e cercano per suoni affini si uniscono e caricano di note consonanti come una sinfonia di voci in un rincorrersi e unirsi e lasciarsi cercando forse una nota diversa e una vita prigionieri d'amore senza ansia o dolore. (aiseop) Tornerò a casa con dentro la testa una giornata iniziata nelle prime ore. Una giornata che mi lascia con una stanchezza tra sonno e veglia, sogno e realtà... in una zona dove, per tutta la durata del crepuscolo, queste due entità possono sentirsi e diventare una cosa sola. Momenti così importanti e magici dove la singola parola parlata nella realtà acquista nuovi significati in un sogno ad occhi aperti, e riflette la realtà come un'emozione... momenti in cui può nascere una storia... (Georg Schepers) Perché ioracconto? boh...voglia di scrivere...niente di più...sulle note di una dolce canzone... sogno di perdermi...tra quelle note...in una buia notte... in fondo solo una consonante divide queste due parole...una "t"...e le accomuna la dolcezza...le accomuna un meraviglioso mistero... la notte nasconde gli sguardi...il rossore di certe emozioni...le note fanno sognare l'anima...senza un perché...lasciano cullare il cuore...liberano le emozioni... e io sono qui...sogno,volo...AMO... (arale) Ci sono persone che regalano fiori, soldi o mille altre cose Io invece posso solo regalarti i miei pensieri che forse valgono meno ma arrivano dal cuore Un regalo viene pensato, arriva dalla mente molto spesso Quello che scrivo e ti regalo è il mio cuore e la mia anima Naturalmente spero che tu ne faccia tesoro e non mi faccia del male… E’ come regalarti un po’ di me stessa o un pezzo di me, è come darti una parte del mio semplice cuore… Sono frasi o parole che possono essere insensate o inutili, ma per me sono tutto, sono quello che ho vissuto, sono quello che cerco, sono quello che voglio…. Non ti farò mai del male con le mie parole, non leggerai cose cattive o brutte, ma solo amore.. A volte mi domando perché scrivo poesie ..? A volte mi domando per chi scrivo poesie ..? E’ un modo per esprimere quello che si ha dentro su di un foglio che non fa commenti e non esprime giudizi… Affidare i propri pensieri, i propri segreti ad una penna….. Affidare un attimo il proprio cuore ad un oggetto…. Sicura che non si lamenterà, che non vorrà spiegazioni, ma si limiterà a disegnare con le parole quello che provo…. (Marinella) Luna inquieta, velata, compagna di stelle tremule e ghiacce, stendi il velo della tua luce pallida come un sorriso su questa notte che avanza, fallo con calma e con dolcezza, con la complicità di un'amante. (aiseop) C'è forse un motivo per cui cerchiamo nella notte, scritte nelle stelle, cucite dalla luna, le parole che non sappiamo raccontare altrimenti. Cerchiamo una luna complice... che in fondo resti in silenzio. Nacque in lei, come in quante, tante altre (donne), la forza silenziosa di non dire, o di gettare nelle parole scritte (e solo in quelle), il mare di niente che fa soffrire. (livio) e tu dormi, piccola amante, mentre io mi addormento in un sogno Come la luna, sacca trasparente appesa al cielo che si riempie e si svuota delle lacrime degli uomini, così l'anima a volte scoppia delle parole che raccoglie in giro per la vita, e scrivo. Sono parole come lacrime di luna, quelle che gli uomini, quando in cielo c'è un baratro di stelle, le affidano per sentirsi meno soli, affinché sappiano dove cercarle nel silenzio delle loro paure per il tempo di essere capaci poi di perderle, quando essa di tanto in tanto scoppia in una luna piena, e le sparge nella notte come stelle, in un posto a caso che non ci dice. Così ognuno ha il suo pezzo di notte e la notte intera, alla quale tornare inconsapevole quando piove nell'anima ... (lidia) Io racconto nel silenzio del cielo stellato alla luna che illumina i campi e le valli oggi esauste di sole, io racconto e affido la voce al vento che raccoglie paziente e la porta lontano fino a cieli inondati di stelle. La mia voce ascoltata mi è strana, mi conviene un bisbiglio, un sussurro, un silenzio, basta incontrarsi negli occhi e non avere paura. La gatta che faceva ombra al tramonto guarda il cielo con occhi audaci, di là del muro ostile sta rannicchiata l'anima mentre il mare sfinito e infinito profuma di limoni, gialli limoni, e il tramonto accende il suo nuovo fondale. Prestami parole adeguate.. rispondi ai miei sguardi... lascia cadere un saluto su questo muretto ruvido dove si è consumata la mia adolescenza, dona ai miei occhi l'azalea selvatica e porta nei tuoi la stanca saggezza che non fa disperare la vita. Viti con uve mature a terrazza sul mare, foschia che dagli scogli umida sale dentro le case, attorno a un piccolo vaso di rose, sul cuscino dove il gatto riposa, sulle chiavi di casa... sulla porta aperta nel cortile e giù per la strada da dove salgono echi di musicassetta e la gente vociante si sposta di fretta e qui resta un gomitolo in mano per giocare un gioco antico e severo con cui arrivare all'ultimo capo, al vero mistero. Corsari di mare e zingari di pianura, pensieri di nuvole veloci, venite nelle sere più inquiete all'improvviso: dal salino bruciati occhi scuri, dalla polvere visi consumati. Vi invito al mio fuoco questa sera e ascolterò racconti a luna spenta e sorridendo dentro di me senza paura aspetterò l'alba in mezzo a voi sognando. (aiseop) Nella steppa russa.... A perdita d'occhio...l'erba ubriaca lo sguardo di verde. Le viscere della primavera esplodono di fili minuti in una distesa ondulata solo d'ombre di colline. Una donna apre lo scrigno. L'acqua del freddo appena sciolto, scivola intorno musica gocciolante.... A Mosca... Una donna parla, parla parole di pelle. Dice di cacce e di uomini forti. Dice di oracoli e profezie. Canta di sé e del suo popolo. Vicino alla tenda... Alta, solo l'ombra si vede. Esce dalla tenda appena piegando il busto. L'ombra di un alto copricapo proietta la figura "oltre le braccia" dei mortali. Il corpo tatuato mostra alla sua gente la storia dei giorni nella steppa. Chissà se mai mani di uomo hanno amato quella pelle, sfiorato i sogni che vi erano impressi, rubato il corpo della cantastorie all'adorazione del suo popolo. Chissà se l'animo di quella vestale delle steppe ha parlato mai con lo spirito che canta dall'ichebana ? Venne l'inverno... il tempo consumò le pagine del suo libro, ella chiuse il racconto. Si nascose nello scrigno di uomini fatto perché il racconto continuasse. Il gelo dell'inverno mangiò la sua ultima pagina. Il gelo dell'inverno crebbe così grande da non lasciare scampo all'oblio. Mantenne, il gelo, accesa la voce della contastorie. Il sole della primavera venne nelle mani di un'altra donna a cercare nello scrigno, il gelo andò via, la voce ricominciò a narrare. Cantò in silenzio, nell'intimo silenzio della pelle di una giovane donna, la storia di un popolo che vive ubriaco dell'erba della steppa e lascia nel vento sogni sparuti, identità fugaci destinate a "perdersi" nel gelo e rinascere nella primavera. ...un'archeologa russa ha trovato nel disgelo della steppa "l'ultimo scaffale della biblioteca" dove riposava una donna-libro di 4000 anni fa alta 1.70 !!, con un cimiero di 70 cm: qualcosa che doveva impressionare fino alla venerazione ... Sulle mani e sul volto segni tatuati, "graffiti di giorni", Una cantastorie! La sua pelle: pagine illustrate delle genti di laggiù. Il libro era enorme come un LETTO con pagine grandi come lenzuola Aperto a metà. Nel mezzo del libro le pagine si filtravano la luce l'un l'altra, tra quelle già lette più sotto e le altre oltre il segno, addormentate compatte, prima che la silenziosa lettura giungesse a svegliarle. Nella valle del libro ... dormiva la sua viaggiatrice addormentata. Lo scritto si scomponeva nella trasparenza delle pagine senza che più si distinguesse parola: come la luce, molta, sposa le poche ombre. Macchie di sogni fuggiti al sonno della viaggiatrice scarabocchiavano le pagine-lenzuola del letto-libro. Nulla di piccolo o di finito in quell'istante: rimpicciolito di un solo passo, avrebbe perso tutto il suo splendore lieve come è il dimenticare con la mente e ricordare con il cuore. (livio) Lieve e terribilmente pesante insieme come è dire addio ad una storia, ad una poesia. Dire che le pagine sono finite, che il tuo racconto è finito, che tu sei ormai un altro... Pensiero lieve, dolce collina invalicabile. (aiseop) Lo scrittore è come un pittore insoddisfatto che distrugge le sue tele perché non riproducono la luce che aveva visto, quella luce che magari è solo dentro i suoi occhi... chi scrive è come il fotografo che aspetta per ore che la luna scenda per comporre quell'immagine che ha in mente... poi in un momento una nuvola copre la luna, e lui sa che il giorno dopo la luna farà un altro cammino, e quella foto non tornerà... chi scrive vuole conoscere tutte le parole del mondo.. perché sa che tra tutte è nascosta quell'unica parola che sostituirà tutte le cose che ha scritto... l'unica parola che cerca, e per la quale scrive... no, non è facile lasciare andare una storia... Sei pronta? "Sei pronta?" ho chiesto al suo volto paziente da cui tuttavia fremeva tutta la sua gioia anticipata (era molto più intelligente di me). Le avevo dato tutto, non avevo scordato niente? Da qui "sopra" non si poteva vedere come era il mondo che l'avrebbe ricevuta. Oh, in quel momento mi sarei precipitato giù volentieri, per toccare con mano la terra e provarne il calore che avrebbe accompagnato ognuno dei suoi passi.. oppure no! Era pronta? Avrebbe portato il mio nome ma sarebbe stata così tanto... "solo" se stessa. La gente... lì fuori... l'avrebbe capita? L'avrebbe accettata con affetto? Quanto volentieri non mi allontanerei dal suo fianco e le presterei la mia voce ogni volta ne avesse bisogno... tuttavia... dovevo fidarmi di lei, avere fiducia in lei, regalarle il mondo che la aspettava... dovevo regalarla al mondo. Avrebbe portato il mio nome, mi avrebbe portato in sé, e io ero così orgoglioso di questo, straordinariamente orgoglioso. Ma cosa mi aveva reso orgoglioso e mi aveva incantato di più era quello che non le avevo dato, quello che non aveva avuto da me: i bellissimi e lunghi capelli neri di sua madre e... la sua bocca meravigliosa! Sua madre direbbe: "Ha i tuoi occhi"... ma è stato lì in quel momento, che mi emoziona ancora fino quasi alle lacrime, che ho riconosciuto il sorriso di sua madre nel suo volto.................. quel sorriso semplicemente incantevole, che ancora di tanto in tanto mi toglie il respiro, e che al tempo stesso è l'unico respiro nella mia anima che contiene tutta la mia vita.... Quel sorriso.. un sorriso che non poteva essere rinchiuso un solo secondo in una capsula, che voleva vedere tutto nel mondo e che sarebbe stato il più grande regalo per questo mondo... "Si!!...Si!" mi sono detto, "Sei pronta!!"......... e con commozione ho cliccato con il mouse sul tasto di invio..... e la mia storia è scomparsa da davanti ai miei occhi... nel mondo... (Georg Schepers) Appunti di viaggio Viaggi. All'interno dei nostri cuori, all'interno della nostra memoria, delle sensazioni passate. Future. Viaggi in posti nascosti, o in città bellissime. Viaggi immaginati, viaggi pensati a lungo. Viaggi fatti di cui restano appunti e fotografie, ma soprattutto, un lago nell'anima. Luna in cieli africani blu come i laghi dell'anima. Gli dei armati si affrontano e dalle lame scintille, come stelle, si accendono,brillano e cadono. Luna, luce di pace, in cieli africani. Scendo il sentiero dal monte al mare, il cielo,che era nero, si va a rischiarare. Compare il sole, netto,calmo,invadente, illumina a macchia tetti di ardesia e coccio, il passo rallenta e negli occhi si insinua, a poco a poco, il luccichio dell'onda increspata dal vento. (aiseop) Viaggi che ci fanno anche pensare, in modo molto semplice, a quanto sia stupido rovinare il mondo... Chissà cosa penserà la rondine, quando spiccato il volo, abbasserà il capino per un attimo? Chissà quali pensieri farà, constatando che, al contrario di lei, noi uomini, quaggiù, continuiamo a costruire migliaia di barriere alte ed insormontabili? Chissà se avrà voglia, allo scoccare della prossima Primavera, di tornare? (Bianca Maria Fava) Così ce ne andiamo a spasso fotografando il mondo, e le foto più belle ce le teniamo strette, perché sono quelle che una pellicola non può cogliere, e nemmeno il pensiero, e nemmeno le parole a volte. Le foto più belle sono quelle che ci restano dietro gli occhi, quando li stringiamo in un ricordo. ...non urgente, ma da leggere avrà voglia del sapore di nebbia, della nebbia di Ferrara.... Sentirà (Lei) dire allora di quelle alte mura a strapiombo sul fossato che circondano la semplicità preziosa del palazzo dei Diamanti. E, precipitata da un treno (che già riparte) in quel posto brumoso, sussulterà (senza capire) per il fruscio di un fantasma che s'affanna su uno dei tanti cavalli (bici) che rotolano come stelle filanti sulle vie fitte di ciottoli, barche leggerissime che solcano fiumi in secca... ...e si affacciano case essenziali, rosse di cotto, mura antiche di tutte le braccia che le hanno issate le stesse che nella piazza addobbano torroni profumati ....ché era quasi natale. E sarà il '500 a parlarle dai bastioni abbracciati dal verde verdissimo di erba rasata come aiuole composte ai piedi. Bastioni stellati, inutilmente alti e solidi per resistere agli assalti degli uomini-fante dei secoli passati, ma già nati troppo deboli (come ognuno è) per resistere ai giorni dei cannoni che già tuonavano .... Saprà allora quanto gelosa Ferrara custodisca i suoi uomini e le loro opere, anche alla luce della luna, e si copra nelle notti, del velo di nebbia che mangia le luci ed i suoni, che sperde, senza darle requie, la fama dei giorni chiassosi: (mostro dagli occhi gialli che scuote le nostre passioni) Riconsegna, Ferrara, i suoi fantasmi a cavallo, alla scienza delle "ruote che cavalcano fiumi in secca"; un angolo, alle brume dei suoi abitanti. (livio) Viaggiare. Voli alta scheggia zingara esperimento pensieri coatti -ma non fuori da matti - reale sole all'oblò rigato...pensiero aviotrasportato dolore profondo più in fondo del centro del mondo occhi specchiati colpiti da schegge di luce ma freddi glaciali - l'aria è condizionatauna domanda: il sorriso è intellettuale o viscerale o è solo un dono di natura normale? Le nuvole,cielo di panna,di ovatta o di anice confettano il jet che balla e inclina seduti,atterrano i piedi a pensarci per bene non cuori e cervelli (seguono il bagaglio a mano), la scoperta di un mistero è condizionata dal waiting -deleated- attention monitorare....meglio veder comparire nei monitor pesci muti colorati che ci confermano con occhi bolliti che siamo involucri inermi sicuri antisommossa,global,integrati stronzi ben pagati spesati ognuno ha il suo deserto montuoso il suo cielo segreto il suo amore appena esploso ( o la storia) il suo ridere isterico ansioso il suo dolce momento di giusto riposo. E ora stanco..smarrito..avvilito per questo balbettare mi dico: guarda nel fondo degli occhi un attimo ancora vaga l'animula blandula senza rumore ,colore e profumo di fiore di melograno, la stessa dolcezza profumata di un viso in un palmo di mano. Raccogli la giacca e il bagaglio il taxi,la stanza con frigo e tv un caffè nella hall con un gruppo di amici un pensiero rimasto lontano,nel cervello o nel cuore ripiegato dentro il bagaglio a mano, da aprire più tardi nella stanza vuota.. da sola. (aiseop) Appunti da rileggere, nei giorni lunghi d'inverno, quando ci assale la solitudine dei giorni che passano. Allora ci ricordiamo che alcuni giorni non passano, che alcuni giorni sono immortali. E ci consoliamo un poco. Aprendo le pagine di un atlante. BRASILE. Il mio cuore è gonfio d’amore per te,creatura baciata dal sole: il tuo corpo di ebano si distende sulla infinita spiaggia in attesa di un amante lontano e quando lo vedrai cavalcare le onde per giungere, sorridi cantando ai gabbiani. La tua voce così, giungerà alle nuvole ed esse si apriranno mostrando il suo volto. Presto, corri incontro a lui, asciugane il corpo con il tuo e quando sarai sazia del suo amore, lascialo andare, egli è vento, mare, sole, egli è la tua terra. (simbad il marinaio) OCEANO. Da perdersi. Questa è la sensazione che si ha dell'oceano. Di qualcosa di antico, lontano, di una pietra consumata dal mare. Da perdere traccia di sé, come se tutta questa profondità non potesse esistere davvero. Come una vertigine delle cose piccole. Isolamento da trascrivere prima che la malinconia della partenza ne porti via la tristezza. Mondo triste di piogge false e nebbie basse, consistenti nello stesso modo di qualcosa di sconosciuto come un segreto da mantenere ad ogni costo ... c'è qualcosa di rubato agli occhi nell'oceano ... Come ogni onda che si colora di lune e scompare prima che la si possa sognare, vedere, comprendere. La scambi per uno scherzo di sole e poi la vedi affondare. E allora è come un po' diventare oceano, ma qualcosa sfugge come il nome di un colore di rosso, rubato agli occhi da quella nuvola accartocciata su uno scoglio di sole. Oceano che ti tocca, ti fa star zitto, ti mette l'ansia di comprenderlo e la rabbia di sapere che non lo si comprenderà mai; ti lascia un'ansia diversa, quasi felice. Isolamento dell'oceano tanto simile a quello del cuore, dove ciò che ci sfugge ci fa più male perché è ciò che ci appartiene più profondamente, più dentro l'anima di qualunque altra cosa da non poter essere visto. Noi siamo l'anima incontrata dei posti, e in posti soli, quasi volutamente lontani, perdiamo lo scudo dei nostri pensieri più superficiali. Cominciamo allora a comprendere la paura di incantarci, a sfogliare le paure come una musica triste ... come fiori di mare, vertigini d'argento spogliate di ogni abito, come un ballo di mare imprigionato in gabbie d'acqua sul fondo muoversi sconnessamente. Poi una paura prende forma in un salto e brilla fuori dall'acqua come una risata ... e tutto quello che non conoscevi, lo conosci d'un tratto. Terra isolata e selvaggia fatta di contrasti. Dove incontri il falco immobile portato da venti invisibili sopra le terre di lava, sopra crateri appena emersi nel mezzo dell'oceano dove lago e mare sono la stessa cosa. Crateri riempiti di blu. Immagini che a poco a poco ritornano, dopo essere rimaste zitte nell'anima, quasi inconsapevoli. Tutto qui è quasi per caso, come per caso vedi i delfini liberi nell'oceano, da far tremare il ricordo, quasi da piangere ... emozionarsi come bambini, perché è questo che rimane di ognuno di noi. Isolamento che è solitudine e costrizione. Silenzi e rumore. Un po' pace solitaria, cercata a tutti i costi, che entra nelle ossa con una calma tanto più evidente quanto la vedi sbattere contro la furia dell'oceano. Silenzi. E rumore di chi non sa nemmeno quanto è bello il tramonto che vede ogni giorno arrostirsi tra il copertone bruciato e la carcassa arrugginita e capovolta dell'auto che non serve più. contrasti. terra d'anima isolata. figure d'acqua. un falco sopra le terre di lava. crateri quasi emersi quasi sommersi. perdi traccia di te. silenzio ansioso contro l'oceano. silenzi. terra di cicatrici vecchie come rughe come segni di un'età comunque vecchia. terra d'anima. comunque vecchia. terra nera di vulcano. terra blu dell'oscurità solidificata del centro della terra. terra rossa di deserto. La solitudine diversa di essere su un vulcano, soli, terribilmente soli, su una terra sconnessa che porta i segni dello scontro con l'oceano come rughe incancellabili, come i segni di un'età indefinibile ma comunque vecchia. Essere su questa lava, su questa frattura del mondo, come cicatrici vecchie che il sole bagna ogni giorno, che bruciano di isolamento da tutto il resto che chissà poi se è esistito davvero. Cicatrici come un amore vecchio nel cuore, che ti tradiscono all'improvviso con un dolore impossibile, impazzito sotto la pelle tirata. Che la tenerezza di cui si è capaci non fa che salare da sotto. Eppure non vogliamo mai dimenticare. Terra di vulcano deserta, dove il vento intrappola l'anima, la spazza, la sbatte sulle onde e la riporta a riva a sbattere e rompersi contro il sangue di lava rappreso. Misteri sepolti sotto l'oscurità solidificata del centro della terra. Terra che bolle appena sotto la superficie, che ti ammonisce ogni momento che non è difficile sprofondare e non lasciare traccia ... ... non essere mai esistiti ... Terra nera di lava e di deserto rosso che ti spoglia l'anima, dove il cielo è un po' più basso, altrimenti non ti spieghi tutte quelle stelle, tutto il silenzio della notte, che non entrano in nulla di ciò che hai immaginato prima. Tante stelle da non essere una notte qualunque, da far paura. Notte di lacrime. Stelle che ti cadono addosso con tutta la forza a bucarti l'anima, a incidersi a fuoco per non essere dimenticate mai. Impressionate nella mente e nel cuore come la fotografia che non puoi scattare. Che non puoi nemmeno più ritrovare perché ti hanno bruciato viva l'anima. Solo ora dai un nome a questa cicatrice. Ti hanno bruciato gli occhi, tutte quelle stelle ... è bellissimo come si possa guardare davvero l'infinito, in fondo, sempre più in fondo alla notte, sempre più in fondo all'oceano. Nelle orecchie ancora il lamento del dialetto chiuso nel tempo che precipita nel cielo ad una velocità irragionevole ... inconsistente ... da lasciare ogni parola detta solo a metà, l'altra metà chiusa in ciò che esso si porta via. Tempo che passa sulla terra lento come un lamento. Lamento senza lacrime buttate da tempo alla luna. Un incontro incompleto dove la massa mancante sei tu, che hai da sempre perso l'oceano nel mare, che hai scambiato dieci stelle per stelle, che non ti sei mai chiesto davvero, consapevole di chiedertelo, quante cose ci sono nel mondo, che non basta una vita per vederne una parte, per incantartene, per emozionarti. Eppure ... eppure di un'emozione lontana che non capisci ne hai fatto la tua unica bolla di vita per tanto tempo, inconsapevole, forse ... già sapevi allora che un punto di cielo può raccogliere tante stelle quante non avresti mai pensato, che quel punto può sprofondare all'indietro per tutti gli anni del mondo, a raccogliere l'anima della notte, a rincorrerla stella dopo stella, a raggiungerla ... infinitamente ... Lascio quel poco di oceano che mi ha stupita, un poco di oceano che è solo l'inizio di quel po' di infinità che è nel nostro sangue e che cerchiamo nelle parole per poterla dire. Ma è solo la storia di un passo dopo un altro, come le onde cancellano con una semplicità e una facilità che ci fa rabbia i passi sulla sabbia, impallidendone prima i contorni, quindi la profondità, e poi facendone mare, facendone oceano, facendone ricordi. Come quando un'anima irrequieta e distratta incontra la violenza distratta dell'oceano su una terra di lava, e ne viene liberata. malinconia e sogno dell'oceano spaventoso contro le terre di lava. bellissimo. notte d'anima. Lascio qui questi appunti di viaggio, a ricordarmi un giorno, se mai possa dimenticare, la dolcezza dei silenzi e la difficoltà del paesaggio, e di quanto eppure insieme siano simili a noi ... la malinconia e il sogno dell'oceano stesso contro le terre di lava, che è la più bella descrizione dell'anima che io abbia mai trovato. viaggio alle Azzorre, 2000. (lidia) Quell'anima che si descrive, si stacca, si perde... si trova. Quell’ inverno lo trascorsi nei dintorni di Lisbona. Il Portogallo è una terra abbandonata che è piena di vita, palpita come una musica insinuante, bagnata in modo irrinunciabile di sole e malinconia, come se la saudade appartenesse ai geni di quei posti incontaminati. Pensavo che mi avrebbe fatto bene il mare. Non il mare chiuso delle nostre coste, ma quello sconfinato e forte che è l’oceano, il cui profumo penetrava diretto nella casa sopra la baia. Dal mare la mia dimora era distante circa quindici minuti. Dalla finestra di cucina che dava sul davanti, erano visibili gli scogli selvaggi pieni di macchie arboree, scendere sul litorale e divenire sabbia, quella sabbia spessa e dorata cosparsa di bianco, che ancora guardo da un’ampolla sulla mia libreria. All’orizzonte cercavo una balena, una vela, un’isola. Avevo bisogno del mare, dell’immensità. In quei paesaggi irti e pieni di sole e di odori, avevo bisogno di lavare la mia anima. Mi aspettavo molto da quel soggiorno. Mi aspettavo il silenzio, mi aspettavo la purificazione, mi aspettavo una nuova partenza per il mio ritorno, mi aspettavo di sbocciare. La lingua portoghese c’entrava poco con le mie conoscenze scolastiche. L’italiano e lo spagnolo mi aiutarono molto a comprendere qualche parola fondamentale, il portoghese era musica, somigliava molto al francese e allo spagnolo, ma era una linguaggio a sé, pieno di musica e nostalgia, come il fado. Tuttavia dopo i primi giorni feci amicizia con la signora della casa di sotto che si chiamava Maria. Era una donna anziana, il suo volto mi è indimenticabile. Era bassa, i suoi capelli ancora neri, il viso era scuro e pieno di rughe. Il sorriso sembrava una ruga luminosa in mezzo a un ventaglio di solchi e di strade dove si leggeva la memoria del tempo e di una vita. Ci capivamo con gli occhi, e qualche debole parola, da parte mia molto impacciata. Al mattino lei faceva sempre il pane fresco, e quando nel primo pomeriggio tornavo da Lisbona, passando davanti alla sua porta, mi offriva sempre la mia porzione quotidiana. Quel pane, semplice e genuino, fatto ogni giorno all’alba da quelle mani di una vita lunga e intensa, mi sembrava il cibo più buono del mondo. Mi sentivo amata, perché esistevo, non per come ero. Mi ero lasciata alle spalle molto, era stata una partenze improvvisa ma forse molto attesa. Appena mi fu offerto dal comune di partecipare al progetto di scambio didattico, accettai senza pensarci. Per me che viaggio sempre col mondo in borsa, fu molto strano riempire la valigia di poche cose, in modo veloce. Essenzialità, ecco cosa mi portavo dietro. Al mattino mi svegliava il sole forte, il rumore del mare mi teneva compagnia. All’ alba prendevo l’autobus per Lisbona, che erano mezzi sporchi e assai vecchi, pieni di rumori, studenti e operai a giornata. Passando davanti alla casa di Maria sentivo l’odore del pane, e mi ricordavo che un’altra opportunità di esistere mi era stata data. La mattina stavo nella scuola gemellata con il mio comune, lavoravo a progetti didattici interculturali con gli insegnanti del luogo. Mi divertivo molto a vedere come i bambini di tutto il mondo non sopportino le tabelline e le frazioni, come il canto sia tra le materie preferite, e come lo scambio di figurine sia il momento socievole più stimolante. Da loro imparai molte parole, perché i bambini sono così spontanei ovunque che se tiri uno sfondone te lo fanno notare, sempre. Nel primo pomeriggio attendevo l’autobus sul porto, dove il puzzo di pesce era identico a quello della mia città. Alle mie spalle si ergeva il grande ponte di Lisbona e mi chiedevo se mai avessi trovato la forza di varcare il ponte e riprendermi la mia vita. Scendevo in paese, giusto per fare la spesa, il che era un’impresa molto difficile, dato che la cucina portoghese è assai povera. In quei mesi feci una cura di pesce drastica: là è buono e non costa niente. Andavo avanti a pesce e dolci di cannella e burro, molto diffusi sulla costa e assai squisiti. Non mi mancavano i miei sapori, i miei ritmi, la mia casa. Forse a volte cercavo la mia famiglia in una foto che mi ero portata con me, per questo telefonavo poco a casa: avevo paura di piangere da un momento all’altro, di crollare, di partire all’improvviso come ero venuta. Ero fuggita dal silenzio, dalla paralisi dell’anima. I primi tempi in Portogallo le cose non cambiarono molto: continuai a stare nel mio silenzio, a non riuscire a fare le cose che desideravo ( come leggere, scrivere, disegnare che erano le mie passioni ), a stare in casa il sabato sera, ma almeno l’assoluto silenzio, essendo in un paese straniero, era in qualche modo giustificato e non mi sentivo poi tanto in colpa con me stessa. Le mie serate le trascorrevo sul divano, in giro per quella casa che non era mia, guardando telenovelas in altra lingua e pensando alle foto in bianco e nero che tappezzavano le pareti di Maria. Erano tantissime e consumate. Non ho mai saputo di chi fossero quegli occhi, quei visi e che capitolo fossero nella sua vita. Un discrezione implicita rendeva tutto ineffabile. Allora cercavo di capire il suo sguardo che, posandosi sulle varie immagini, trasmetteva tutto il dolore, l’amore, la tenerezza che a quelle vite stampate su pellicola erano legati. A volte mi immaginavo i locali del porto che vedevo di giorno chiusi, animarsi di ballerine e marinai. La notte la trascorrevo così, ad immaginarmi altre vite, come se fosse un espediente per allontanare i demoni del buio, i fantasmi dei miei antri interiori. Il pomeriggio era la fase più difficile della giornata. Il clima si faceva caldo e umido. Il vento si placava, la casa mi faceva sentire sola. Di solito scendevo sulla spiaggia, per bagni di calore. Mi divertivo a scoprire nuove grotte e a vedere le onde, per contare gli infiniti colori dell’oceano. Raccoglievo conchiglie, in base alla forma, ai colori e al suono che avevano. Spesso avevo voglia di sentire una parola, non importa come, ma una parola, da ribattere, da ricordare, da odiare, una parola, ma ogni volta restavo sola con la sabbia fra le dita e il mare che rideva di me nel suo fragore. Spesso mi prendevano le vertigini, quando nel pomeriggio il colore del cielo e del mare divenivano una cosa sola, allora mi sentivo piccola e debole, persa nel tempo e nello spazio infinito. Mi facevo male, non evitavo questi pensieri, forse li cercavo, pur di non pensare ai miei demoni. Rosa arrivò sulla spiaggia durante uno di quei momenti. I suoi occhi erano celesti, così chiari da sembrare bianchi alla luce, i suoi capelli scuri, la sua andatura incerta. Arrivò quasi a passo di danza, con un ramoscello in mano e i piedi nudi. Si avvicinò fissandomi negli occhi e io le sorrisi, fingendo male la mia serenità. Le sorrisi, come faccio sempre ad ogni bambino. Rosa contraccambiò il sorriso e poi mi prese la mano, insieme ci bagnammo i piedi nell’acqua fredda, era molto divertita e questo rendeva allegra anche a me. Dopo mi fece cenno di sedermi sulla sabbia e lei si mise accanto a me. Con le manine spianò la sabbia, e prese il ramoscello. Non diceva una parola, e di questo ero molto sorpresa, ma rispettai il suo silenzio. Iniziò a tracciare tante linee sulla sabbia, mi scrisse il suo nome e offrendomi il bastoncino voleva sapere il mio. Dopo sorrise e si mise d’impegno a tracciare ancora linee che divennero figure, che divennero scene, che divennero storie. Ogni pomeriggio di quei mesi Rosa mi raccontava una storia di sua invenzione, senza parole, ma solo con linee sulla sabbia, storie della durata di un’onda che poi cancella le immagini, storie semplici e bellissime, storie importanti, storie da un mondo muto, il suo, come poi ho scoperto parlando con i pescatori del villaggio. Rosa è un’anima sola, che non conosce il suono della sua voce perché non ha mai parlato e mai parlerà. Ha negli occhi la luce della vita e il dolore sembra essere solo una debole ombra. Rosa non si arrendeva mai, pomeriggio dopo pomeriggio mi aspettava lì su quella spiaggia minuscola e selvaggia, pronta a regalarmi i suoi sogni, le sue paure, pronta a dare forma ai suoi pensieri, pronta a mettersi in gioco, senza tenere di non essere compresa, o di scoprirsi. Rosa era forte, più dello stesso destino. Un pomeriggio arrivò con una penna, un foglio bianco e una bottiglietta. Il suo intento era chiaro. Sapeva che fra qualche giorno sarei tornata in Italia. Rosa voleva una storia, che fosse solo sua, che fosse del mondo. Mi mise la biro in mano, il foglio sulle ginocchia. Io tremai. Non sapevo più scrivere, la mia anima era paralizzata da mesi, non aveva voce da molto tempo, l’avevo sepolta. Gli occhi di Rosa mi erano addosso, imploranti e puri. Avevo paura. Respirai il mare, e con la mano incerta, tremante e debole, iniziai a scrivere una storia per Rosa. La prima storia della mia rinascita. La lingua, a metà fra portoghese e italiano, era confusa ma sufficiente per comunicare con lei. Era una storia semplice, che finiva bene, quasi una favola. La copiammo su due fogli, come voleva la bambina. Adesso una copia vaga in una bottiglia persa nell’ oceano, l’altra è rimasta nelle mani di Rosa, la piccola grande anima della spiaggia. Negli occhi del mio cuore, la mia favola per lei. Adesso la sua forza è la mia, da quel confine dove la terra finisce e inizia il mare, ritrovai la mia voce. Sulla mia libreria un’ ampolla di sabbia. Una sabbia che sa di mare, che fa rumore, una sabbia dove mi perdo. Allora la fisso, e sento il mare immenso che mi bagna, sento l’odore del pane di Maria e dei suoi spiriti, sento il cigolio del vecchio autobus, le spezie nei vicoli. Fisso ancora di più l’ampolla: vedo disegni, immagini e parole invisibili, il sole infinito di una bambina che ha ritrovato la mia anima. Cabo do Roca, Gennaio 1997-Maggio 2001 (Erikaluna) .... TERRE POLARI. Luce che non tramonta nemmeno se c'è buio nell'anima, luce oltre ogni collina, ogni angolo di strada; ci si incontrano anime belle ogni anno, ricche di luce, che migrano partendo lontano. Si radunano nella terra inesplorata, oltre il Capo Nord, dove si narra che per tutta l'estate mani di elfi accendano e lancino in cielo le stelle a manciate. (aiseop) Odore di pane dolce. Odore di forno che si attacca alle narici per il freddo, che resta in gola. Odore di forno dolce, né di pane né di torte o crostate... pane dolce, ma questo odore, quasi di legno, non è uguale a nessun altro che io conosca. A mezzanotte fuori della finestra è ancora giorno. Appena arrivata, dopo solo poche ore, guardo il mio orologio a lancette che segna le quattro e mezza e già mi chiedo senza dirlo se di mattina o di pomeriggio. Basta così poco, allora, a perdere la concezione del tempo? Tutti gli anni di cultura del tempo e dello spazio, tutti gli anni di storia segnati nei nostri cromosomi, sono davvero così esili davanti alla meraviglia? Il mare è troppo teso, arrabbiato, per dormire. Sento i liquidi dello stomaco muoversi dall'ombelico al seno. Sento il sangue scorrere come acqua, salire nelle vene contro gravità. Poi penso che lo fa sempre, il sangue è liquido, e pesa!, me ne rendo conto solo ora, lo percepisco da fuori come un medico che fa un'autopsia, lo percepisco nelle gambe. Ora che sono diretta verso il Polo Nord. Fermo come in una fotografia i volti intirizziti della gente sul ponte di poppa. Tutti armeggiano con telecamere, macchine fotografiche, binocoli: navighiamo su un mare che sotto le nuvole è verde scuro, quasi plumbeo. Ma appena esce un po' di sole si ghiaccia!, e diventa bianco quasi senza riflessi, una strana banchisa opaca di ghiaccio sporco. Cerco l'inquadratura per una foto davanti ad una tazza di caffè lungo amaro. Ora il mare ha un colore indescrivibile e insieme così facilmente raccontabile: pozze di colore blu denso nel grigio di metallo fuso. Mare profondo, di luce incomprensibile. Io mi sforzo di essere neutrale, di non cercare la poesia in questa giornata di navigazione nell'attesa del Nord. Mi sforzo di una quasi totale apatia, ma l'emozione così, a freddo, è ancora più forte. E non si può fare cronaca di un'emozione. Non si può vivere questo viaggio e questa attesa senza che ti si pianti nel cuore. Il sangue con l'abitudine sembra lentamente riattaccarsi ai tessuti. Mare denso proprio come sangue... tangibile. La chiamano febbre artica. Amore inesplorato e selvaggio per un posto speciale, da dove tornare un po' speciali... un mondo solo ma non distaccato. Un mondo con tradizioni profonde, conservate come anima dai tratti perfetti tra le venature del ghiaccio più blu mattino. Febbre artica, quest'anima che si attacca al ghiaccio come fosse pelle. La notte artica senza luna né stelle, la notte del sole di mezzanotte all'ottantesimo parallelo. Nessun tramonto, nessuna luce intermedia. Sempre sole, sempre luce soprassatura, alta sull'orizzonte, lenta, quasi nell'attesa della lunga notte. Luce dell'artico. Luce intensa, densa, dura. Ghiacciai di ghiaccio che scende come una lingua di lava bianca che si arresta bruscamente al contatto con il mare accartocciandosi, e resta accatastata come legna nel mare freddo. Luce artica, contratta dalle montagne nere di carbone di questo spicchio di mondo. Le montagne sono inospitali, taglienti, nere. Sono dure, forti, quasi muscolose... maschili. Sono mani di uomo che lavora nel freddo. E il ghiaccio scende sensuale a ricoprirle con la sua superficie liscia. Si fa strada con le sue curve da corpo bellissimo di donna. Il ghiaccio si fa stringere tra le braccia della montagna senza negarsi e allo stesso tempo ne forza i movimenti, quasi facendosi accarezzare. Ghiacciaio e montagna sembrano giocare, stesi su un letto di mare di seta nera... fanno l'amore dall'eternità. Sembrano paesaggi alieni, di qualche luna lontana. Non esiste grigio qui: è tutto o bianco o nero. Si ha una sensazione forte di queste terre, vincente ad ogni costo. Si avverte un senso profondo di orgoglio e di sonno. Un mondo duro ma niente affatto lamentoso, che sembra prendere e non dare; un mondo vergine, chiuso nel gelo polare dove sembra impossibile vivere. Il gelo e il freddo polari ci sono caduti addosso senza vento, dal ghiaccio. Da un mare denso ci ha sorpreso all'improvviso il primo pezzo di ghiaccio staccatosi da un ghiacciaio: il mito dell'iceberg, la montagna di ghiaccio, la firma dell'arrivo nelle terre polari. E' stata l'emozione che era latente nell'aria, che tutti aspettavano, un pezzo di blu nel mare di metallo, l'artico... il sogno... terra lontana, di sogno, terra quasi impossibile. L'artico, con il suo primo piccolo iceberg staccatosi dal ghiaccio e dalla terra nera... ci è apparso in tutto il suo maestoso silenzio, e ha acceso la febbre artica in ognuno di noi, su questa nave. L'impossibile maestosità dell'artico è scritta nel sangue dell'orso polare che ti guarda fisso dalla sua terra, di cui è padrone. Ti sfida da lontano. Nessuna mano d'uomo può togliergli la terra, e l'orgoglio. C'è un posto a Spitzbergen, chiamato Barentsburg, avvolto nel nero del carbone. E' una città di minatori russi, che arrivano con contratti annuali che possono durare una vita intera. A Barentsburg ti guardano fisso negli occhi senza sorridere, mentre i bambini si chiedono da dove venga mai tutta quella gente, e se allora davvero esiste qualche altro posto nel mondo, diverso da Barentsburg. Gli abitanti di Barentsburg non vanno in vacanza. Le donne aspettano il marito di ritorno dalla miniera. Poi arrivano gli uomini, tutti vestiti di scuro, bianchi di carnagione, i volti e le mani appena lavati ma su cui si vedono ancora i segni del carbone che il sapone non toglie. Barentsburg conta 900 abitanti di cui 700 uomini. Riapriranno la scuola quest'anno dopo sei anni. Abitano in case popolari costruite dalla compagnia mineraria russa. I muri sono di colore scuro, e alcune finestre hanno i vetri rotti, ma la gente dentro cena senza preoccuparsene. Barentsburg è un paese nato sulle miniere, ha poche strade ma molte passerelle per i carrelli, in legno, con le assi sconnesse, funzionanti. Sono le arterie e le vene della città, fino alla miniera. Le strade vere sono solo terminazioni nervose. Il porto è pieno di sacchi di corda pieni di carbone e di armadietti di ferro arrugginiti, senza serratura, con scritte bianche in russo mezze cancellate dal tempo e dalla ruggine. Gli abitanti di Barentsburg sembrano imbarazzati dalla presenza dei turisti. Credo che molti di loro non siano più curiosi, e preferirebbero essere dimenticati e continuare a vivere nel loro inverno perenne la loro vita semplice senza nessuno che ricordi loro dell'esistenza di un altra terra, lontana. Altri invece ricordano la Russia ma amano Barentsburg, suonano la balalaika e ballano danze popolari. Questi ultimi ci chiedono di non chiedere come si possa essere felici a Barentsburg. Ci chiedono solo di aprire il cuore, per capire. Ci parlano di eroi, di amore, di un tempo per amare che non finisce mai, di felicità. Ci dicono che l'amore li fa felici. A Barentsburg ci hanno parlato della febbre polare, che ha preso loro e prenderà anche noi, che cattura e condanna i cuori per la vita. Ci hanno detto che la loro terra è un posto speciale, che non si dimentica. A Barentsburg ci hanno detto addio chiedendoci di non piangere, mentre tutti avevamo già in gola il silenzio per l'impossibilità e l'amore in quegli occhi. A Barentsburg ci hanno chiesto, così, di non dimenticarli. Stiamo lasciando le terre polari, diretti verso Capo Nord, con il silenzio nel cuore, come lacrime nascoste, calme, nell'anima, la magia della luce satura negli occhi. La febbre artica ci scorre come ghiaccio nel sangue, come un ghiacciaio perde i suoi pezzi come parole su un foglio, parla della Stella del Nord, cerca di comprendere questa malattia cui non so dare un nome, senza mezzi termini, maestosa, grande quanto tutto il cuore, tutta l'immaginazione, tutto l'amore che c'è. Siamo a Capo Nord, la terra che il mondo abitato considera la punta settentrionale del mondo. Ci fa sorridere ora questo mito. E' difficile dimenticare i ghiacci polari. Capo Nord è un'isola a picco sul mare freddo, fatta di roccia e di qualche muschio o erba. Ha in cima un piccolo mondo di ferro per turisti. A Longyearbyen, al 78° parallelo, ci sono fiori bianchi più della neve, a forma di palla, con petali come fili di cotone spesso che si aprono a riccio. Sono simili ai soffioni, quelli che volano via col vento e che si dice trasportino i sogni, ma sono più grandi e più fitti, dai fili più spessi, e molto più bianchi. Sembrano batuffoli di mondi, quasi insensibili al vento, forti come la terra nera da cui nascono. Piccoli mondi bianchi. "Quando la luce non va più via e il ghiaccio prende il colore del cielo... quando sono così felice, comprendo il significato della parola magia"... tutti hanno rubato questa magia dell'artico ed ora sono tornati a casa, o continuano nel loro viaggio, con qualcosa di speciale nel cuore. Non credo che raccontando di questo viaggio si possa trasmettere la danza della febbre artica nel sangue, né la sua anima fredda sulla pelle. Ma gli occhi, rivolti a Nord, guarderanno oltre le stanze, le case o il mare nelle città, in fondo ai ricordi, ancora stupiti... in fondo al pensiero, nell'impronta di una terra impossibile, di una terra densa della malinconia di potervi essere solo viaggiatori, di una terra per questo lontana più lontana di tutte le altre. Tornando a casa sento come piombo nell'anima l'accrescersi troppo veloce della notte, del buio... e ho paura. Lascio, forse per sempre, la durezza e la carnalità delle terre polari... e il momento più lento, quando la luce appena cambia, a mezzanotte, durante quelle ore in cui il sole resta immobile nello stesso punto di cielo quasi a fermare tutto il mondo in una danza lentissima dove la bellezza e la sensualità della luce riempiono e tranquillizzano l'anima... non posso credere che qui il giorno finisca, mentre, solo al di là del mare di Barents, esso non si ferma mai, e allo stesso tempo, è fermo. viaggio alle Svalbard, 2001 AMERICA. Come trascrivere il carattere prelunare e umano dell’America? Come mettere nero su bianco la Piccola America? Con quali percezioni passare dalle eternità elettriche dei deserti del Nuovo Messico agli spazi transienti di New York? Ho vissuto impressioni profonde, una gigantografia di spazi e di intenti che trasuda malinconica dentro l’anima col passare dei giorni, distillata nelle diversità accettate dei ricordi. E più si allontanano i giorni, più l’America lascia dentro il mio essere intimo un buco incolmabile, perché mi ha spalancato in faccia l’essere stesso. L’America è così grande che mi sono sentita terribilmente, teneramente, umana. E ho perso la casa in America, perché l’ho trovata solo dentro di me. Le lunghe strade polverose con le corsie separate da righe gialle si estendono come elastici tesi tra un capo e l’altro del deserto. Deserto, immensità di spazi cangianti, colori secchi, indiani. Rosso e ocra, e il verde sporco e ventoso dei cactus. Caldo e sole, e sole. Ocra, e colori secchi. La strada corre dritta e di tanto in tanto un camion ci supera. Mille e mille anni di moltitudine e solitudine indiana. Spine. Erba secca gialla tra cinture di lava. Cespugli. Giallo e nero, e giallo, e nero di lava. E il tramonto manda in combustione l’ocra sopra il deserto di lava. E i colori diventano quasi i colori falsi di una fotografia con un filtro arancione. Colori caldi, elettricità, sabbia nell’aria, colorata di sabbia. Il mondo intero è inesistente. La mia storia, e la storia del mondo, sono inesistenti. O meglio, sempre esistite, mentre cala il sole sopra questo ridicola presa in giro alla povertà della fantasia umana. L’arte non è creata dall’uomo. L’arte sono questi colori bruciati sopra questa lava incredula, in questo tramonto che tocco con la pelle interna dei miei tessuti. Arte è questa vita da animali di deserto, da uomini animali sempre esistiti nel deserto, appendice ed essenza nello stesso tempo di esso, completati dalla sua eternità. L’arte è questa assurdità di sentirsi così terribilmente umani in questa eternità, sempre esistiti. Arte è questo dramma di cui non importa la genesi, di sentirsi parte di altri. Arte è il dolore umanissimo di staccarsi dal deserto in fiamme nei colori ammutoliti dell’anima. Un vento gelido e violentissimo si alza improvviso nell’istante stesso in cui il sole sparisce dietro la terra arsa e ora buia. Il vento ci rende immobili. Immobili. Incapaci di muovere anche un solo nervo del nostro essere, perché l’essere stesso sta per essere creato. Questo vento rumorosissimo di deserto, sopra la vertigine di uno spazio più grande di quanto si possa concepire a perdita d’occhio, scolpisce come pietra l’essenza del silenzio. Crea l’appartenenza all’eternità del proprio essere, la fissa, come un marchio di identità. E la fissa in modo incancellabile e personale per ognuno di noi. Ognuno a suo modo sta zitto, in contatto carnale con la parte più intima, fluttuante, di se stesso. Afferrando almeno la percezione dell’anima. Godendo almeno di un momento di libertà, qualunque nome, anima, Dio, esso abbia. Ci vogliono poche ore di America perché il paesaggio trovi il negativo dei colori del giorno. Una mezza luna incredibile copre di bianco la terra e di nero i cespugli. Una mezza luna incredibile fa ombra dei nostri corpi sulla terra bianchissima, togliendoci l’anima meravigliata. Un silenzio senza vento ci sorprende, ancora più violento. Ci stordisce. Che senso ha non essere questo silenzio, non annullarsi in questo silenzio in questo preciso istante? Che senso ha aver visto tutto il resto del mondo quando il deserto si fa prelunare? Silenzio privo di gravità, e colori privi di vista. Esistiamo da sempre. Esisteremo per sempre. Piccoli e umani in questa terra terribilmente bella di notte. Animali del deserto, impediti nei pensieri e nei movimenti, ombre meravigliate di luna. Spazi. Siamo insopportabilmente lontani ed insopportabilmente esistenti. Ci sorridono i capelli, i vestiti, gli occhi, le labbra, il ventre, le scarpe. Le poche stelle, offuscate dalla luna regina, ci chiamano a ridere di loro, e di noi, e della vita che ci portiamo dietro piena di illusioni e costrizioni, illusi e costretti ad illuderci di aver trovato un’identità nascosta che non è nascosta per niente, perché è sotto gli occhi di chiunque voglia vederla, nel deserto insopportabile e terribilmente nostro del Nuovo Messico. Abbiamo appena il tempo di innamorarci, in questo deserto, di noi stessi, che dobbiamo partire. Dobbiamo prometterci che torneremo. Questa intimità eterna non può scendere a compromessi. E’ il sostrato della nostra stessa esistenza. La tenerezza dei nostri stessi ricordi. Prenatali. Originali. Necessari. E’ il nostro peccato originale di infedeltà, che dobbiamo pagare con la promessa di un ritorno. New York mi si sbatte in faccia scintillante di vita, enorme negli intenti. Immensità di intenti. Transiente. Finta, televisiva. Luccicante, a festa. Povera. Ricchissima. Illusa e viva, illusoria e viva. New York mi mangia con le sue luci e i suoi grattacieli, mi mangia e mi digerisce nei teatri di Broadway, nei locali del Village, intimi, sudati di jazz. Il sassofonista nero improvvisa e il piano e il flauto e la batteria e la chitarra seguono la sua storia. La storia dell’America è nella musica. La storia dell’America è la storia privata, improvvisata, dei singoli. E’ il tentativo di moltitudine degli altri strumenti, è l’atto di vita del solista. La luce dietro il sassofonista lo rende oscurato al pubblico stipato di venti persone. Si vede solo il bianco dei suoi occhi, che mi guarda. Mi scruta, mi interroga, mi provoca. Mi giudica. Mi ama. Ama il mondo che ho visto e che quegli occhi hanno perso. Ama la mia vita, la mia fame, perché ha fame di altra musica. Perché sa mettere in musica gli occhi della gente. Ne ha bisogno. Perché c’è la sua storia, negli occhi della gente. Poi New York mi mangia di nuovo, con i suoi schermi, le sue pubblicità, i suoi idoli moderni, e mi digerisce dandomi la sensazione di essere un viaggiatore. A testa in su, minuscola tra i grattacieli, io, proprio io!, in America! L’America… Manhattan esplode, di macchine e taxi, di fiumi di gente nelle metropolitane, di luci negli uffici. Il suo scopo è la vita. Times Square è il suo cervello, il suo significato: è finta, è illusione, è una presa in giro, è un nonsenso. E’ un gigantesco assurdo orribile bellissimo schermo televisivo. Eppure è arte. E’ Warhol. E’ un gioco. E’ arte nell’esposizione, nella creazione dell’essenzialità dell’inesistente. E’ costruzione, ostentazione di una personalità di silicone e pixel. E’ l’opposto della realtà. E’ nonsenso. E’ spazio transiente di illusione forzata. E’ un gioco. Mi diverto tantissimo a giocare con Times Square. Eppure ho la certezza che per l’America Times Square non sia un gioco ma una realtà. Questa sensazione mi impressiona. Tutto questo vuoto riempito di illusione, tutto questo grande sogno indotto, tutto questo gioco… c’è chi lo vive come realtà! New York è psicologia scritta vetro su vetro, schermo su schermo, nota su nota, luce su luce, nella città. New York è ognuno di noi. E’ la storia personale, quotidiana, di ognuno di noi. E’ un atto di porsi alla vita. Paura oppure no. Digeriti o vomitati. Ma io voglio giocare con New York, perché ho l’anima liquida e densa dell’eternità del deserto, e New York vi galleggia sopra, meravigliosa e intima, con il suo jazz e il suo Warhol, e i suoi grattacieli che sembrano un enorme cartellone pubblicitario di cui hai davvero l’emozione di sbattere addosso. Non c’è storia che colleghi New York al Nuovo Messico. C’è solo umanità. Comprensione e incredulità. Un percorso, un'esperienza di un viaggiatore che si completa in sé stessa. viaggio in America, 2002 SICILIA. Sicilia contratta di troppi cespugli bruciati sparsi sulla montagna aspra di pietra e di sole di vetrine addobbate di troppe statuine e pizzi e centrini ballare compromettersi nelle strade strette di Sicilia una pelle vera per rubare l'essenziale il sangue la vita tanti troppi pezzi di terra e persone quasi anonimi mi fanno confusa all'impatto, perplessa e lì sta il mediterraneo! non l'hai nemmeno capito bella e dolorosa e già sai amarlo... sono un'anima lenta antica i cespugli e le vetrine e di anonimo c'è solo il nostro smarrirsi trovarsi baciarsi (lidia) Immagini ancora di viaggi, forse, forse solo pensate... Donne con passo svelto e con in capo il velo, uomini che si salutano con un mezzo inchino, ragazzi che lottano per una biglia di vetro. Le notti di vigilia sono piene di stelle e con la sciarpa che svolazza guardiamo il cielo, la Messa è così lunga…..come è duro cercare di non addormentarsi per scoprire chi è Gesù Bambino. Oggi i sogni tutti appena in una mano ma la mano accarezza le stelle, piano. (aiseop) E poi ci sono i viaggi che fantastichiamo, e che ci portano in posti antichi e lontani, e che non sono meno reali degli altri... Il sole fa capolino dietro le nubi cariche di pioggia, ma si sente comunque la tiepida brezza primaverile che sfiora le pelle, come una carezza, e scompiglia come un cavaliere impavido i miei capelli. Ma il paladino è proprio vicino a me, immerso sopra l'erba con lo sguardo di chi non ha paura di sfidare nemmeno i raggi del sole. Anche lui mi ha sfiorato la chioma mentre traboccava di tenerezza. Quel prato ormai è mio, come sento mio tutto il mondo, visto che si ferma lì. Attorno, quasi come confine, si trovano dei muretti formati da sassi enormi, sembra quasi un luogo dell'antica Roma, chissà, forse era un vecchio foro. Il calore e la luce che danno vita e colore a quell'erba, a quegli alberi ricoperti di gemme, placati nella loro serenità, sono il nostro segreto comune accordo, che si esplica con i sorrisi e gli sguardi, mentre occorre una sola espressione per dirsi "quanto ti voglio bene, fin troppo e lo sai". Sento riemergere in me la sfrenata voglia di vivere, la gioia vera, quella ingenua che nasce dal contare i petali di un fiore, dal sentire un filo d'erba tra le labbra e la sua mano stretta stretta contro la mia. Il paladino impavido è li, vicino a me, che condivide la mia allegria, è li con me che scambia la purezza di questi momenti. La paura non tarda ad arrivare, ed ecco che per respingerla corro via, lontano da lui e dal troppo amore, varco le soglie del lecito, oltre il muretto di confine, e non esito nemmeno un istante ad andare oltre il consentito, oltre il tempo, oltre la fantasia, in una realtà fatta di libri di storia, di immagini di film, di ricordi sparpagliati qua e là nella memoria, ma ricostruiti con tanta cura, per poter sognare ancora ad occhi aperti. Vicino agli otto alberi disposti a semicerchio vedo un grande falò con degli uomini seduti attorno, mangiano, bevono e cantano insieme, la loro canzone è una melodia che non mi giunge nuova al cuore, le note che la compongono sono simili al cinguettio degli uccellini, allo scrosciare della pioggia, al vero accento dell'amicizia. Osservo tutto di nascosto, per non essere vista, per crederci ancora un poco. Ritorno dal mio cavaliere per abbracciarlo forte forte e scherzando lo rimando nell'antico foro romano dove forse qualcun'altro ha corso e sognato come me. Ora è notte inoltrata e la pioggia sta cancellando tutte le impronte, come il tempo scolorirà anche questo mio ricordo, ma non scorderò mai il candore del sorriso di quel paladino sotto il sole. (Gloria Venturini) Pezzidimare Cosa faccio qui? Parole di mare, forse niente altro... un faro rosso e proiettili di tramonto su un mare solitario e triste come neve come un sogno che cade e basta. Fa un po' freddo. Avrei dovuto dar retta a mia moglie e comprarmi un cappotto nuovo. Chissà che freddo deve avere un pesce appena pescato... quegli occhi... mi tormenteranno per tutta la vita. Gli occhi che vedono la morte. Quando hai freddo negli occhi, quando hai paura. Sono solo occhi di pesce pescato. Si dice sempre: "che gli occhi non siano opachi" ... forse chiudiamo gli occhi ai nostri morti perché non siano opachi... sono solo pesci senza nome, per il gatto zitto vicino agli ormeggi, in posa per la sua parte, per il bambino, per tutti quelli che un po' di opacità, negli occhi, ce l'hanno già... (lidia) Una gatta sul muretto fa ombra al tramonto, tramonto di mare color tulipano, l'odore del pesce è pungente e sa di sale, le onde sono così stanche che non fanno rumore. (aiseop) ...come una certa tristezza nel cuore che sembra arrivata oggi, proprio oggi... senza nome, come quando arriva quella risposta... che strozza il dolore di una vita nelle gambe... ecco perché torniamo al mare. Vecchio mare... con tante parole... tanti pesci... e poi dicono che i pesci non hanno un'anima. Come ti possono diventare opachi gli occhi se non hai un'anima? No, troppo difficile per me. Allora, quanti siamo a cena? I figli, le famiglie, noi due... e mia moglie mi dice: "Fai te!". Si fa presto a mandarti al mercato del faro, che cosa romantica poi... il faro, il mare, il tramonto, le barche di pescatori... e io quanto pesce compro? Bella storia però, l'anima dei pesci! Io e lei... povero mare, quanto tempo... a te mica si vedono le rughe però... però sai che ti dico? Io vorrei essere un pesce. Per essere dimenticato. Con gli occhi opachi e niente più domande. Che domande poi possa farsi un vecchio... con tutto quello che ha dentro... tanti rumori come tutti questi rumori del mare a cui alla fine ti abitui, e ti sembrano silenzio... testimone silenzioso di un sole senza tempo ...che cade e basta in una sera in una notte come una vertigine in un cielo oscuro dall'altra parte nascosta del mondo dall'altra parte nascosta dell'anima dove finisce e inizia il mare nella parte nera dell'anima in un punto di un orologio appeso alla luce nera delle stelle senza nome di un mare dal colore livido del sangue dell'anima (lidia) Mare davanti ai miei occhi muto, la tua voce l'ho rubata per sempre tanto tempo fa e mi risuona libera quando ho bisogno di orizzonti grandi di là dei muri irti, quando ogni parola tace e il lago dell'anima è così profondo che non riesco a fare rumore. Mare nascosto nelle pieghe dell'anima di là del muro ostile ornato di limoni, mare dove nascondere il poco che appare per tornare immortali. Gialli limoni oltre il muro nel sole, agavi solitarie,ginestre puntute, arbusti dirupati: mare, antico richiamo da cui nacque la vita, mare antico,amico, mio sfinito infinito mare. (aiseop) ...uno sfinimento che agli altri è nascosto tra le ombre della mano... quelle che si vedono solo attraverso il mare. Come un muro di ombre... ecco, adesso vado lì e glielo dico: "Scrivi del muro di ombre del mare". Chissà che scrive su quei fogli! Ragazza dai capelli nero rame... chiusa nella solitudine del faro solo perché somiglia così tanto a quella del tuo cuore... ci metterai una vita a capirlo... e intanto scrivi, arrabbiata come una bambina... non dimenticherai, non te ne preoccupare, tutto quel vuoto e quel freddo così distratta dal mare... magari scrivi di me... cosa ci fa un vecchio appoggiato al faro? Chissà se ti ricordi dei pesci... ecco cosa ci fa: ascolta le parole dei pesci... il mare è così semplice che si fa presto ad odiarlo... ...cade e basta, un faro rosso e un segreto nel sonno ...la bianca semplicità del mare, di una realtà sdrucciolosa ferma nel silenzio disarmato di un pensiero, di quell'infinità trasparente e pallida del vento di mare... vorrei le tue parole ragazza, per scrivere del mare... scriverei del mare come un pesce, ci ballerei, dentro il mare. Sai quello che mi incanta nel mare... non è nemmeno l'infinitezza... bella questa, adesso mi metto a parlare di infinito... non sono nemmeno poi tutti i suoi colori, e nemmeno che sia un po' la casa della nostra luna, nemmeno che sembri così immobile da essere lago, eppure sempre così sul punto di... piangere... come adesso. Ha l'anima dentro, il mare, nella sua rabbia. Non mi incanta nemmeno il fatto che sia come me... ma la sua spudorata semplicità. È acqua, tanta tanta acqua. E nonostante tutti i suoi colori e tutte le sue notti, è trasparente. Prova a prendere il mare in una mano, e non dirmi che non si può... scommetto che qui ci sei arrivata anche tu, ma sai a cosa serve essere vecchio? A dirti: "e i pesci?". Non capisci che questa è tutta la tua colpa? Sono belli i colori sopra l'acqua, bellissimi e scuri quelli sott'acqua... ma sono riflessi vuoti di mondi vuoti... ogni mondo vuoto a suo modo, chiuso a suo modo in una battaglia continua... riflessi di ombre... mi sembra di essere tornato in guerra... ma immagina di vedere le nuvole di pioggia... da sotto il mare... non ti apparirebbero che in tutta la loro bellezza... in tutto il loro dolore... e immagina di vedere il mare da sopra... in tutto il suo incostante muoversi... piangere... a un tratto tutto il mare non ti sembrerebbe che un muro d'ombre. Ecco vedi, te l'ho detto, che il mare è un muro d'ombre. Tieni in mano il mare allora... un fantasma del faro che impasta tra le mani i colori della sua tela, una città impastata nei ricordi e affogata nella sabbia, la città di chiunque abbia lasciato le sue parole nel mare... Darai la colpa a tutto il resto del mondo per discolparti... e poi tornerai qua, e troverai i pesci... bella la vita, vieni mandato a comprare il pesce fresco per la cena, e ti ritrovi a ridere di te, perché ti sei ricordato dei pesci... il mare è morto senza pesci, ricordati questo, e anche l'occhio opaco di un pesce ha la sua vita dentro. Una vita bellissima. È tutto molto più semplice di come sembra... tutto più leggero, nel mare. A proposito, se non voglio essere cucinato io stasera, qualche pesce lo devo pur comprare... ciao mare della parte nascosta di notte dell'anima tra le lancette di un orologio appeso agli occhi distratti e lontani di un vecchio col cappotto stretto che dal mercato del pesce va da solo verso la notte bianca del mare e appoggia al faro rosso tutta l'ombra della sua vita perché non pesi troppo (lidia) Il sole esplode sul mare e quasi ci muore orizzonte diffuso assiepato di vele di rapide ali di barche lontane la spiaggia disfatta da onde schiumanti rigurgita rami contorti residui di vita si popola di sparse presenze di cani di umani di storie sferzate dal vento nei loro maglioni e giacconi racchiuse. Questa notte ho pensieri che cercano il mare, il mare aperto senza confine, quello che ha l'onda lunga della storia o del destino, che ha canti antichi di infinite stelle cadute da cieli lontani. La strada bianca assolata profuma di viole viole che io non vedo, ho gli occhi pieni di luce. Profuma di viole che io non vedo la strada assolata bianca ai miei occhi. Mare grigio perla, sfuocato, acutamente profumato, vento di nuvole grigie ti scrolli di dosso veloce gocce di pioggia sottili, il cane randagio con il pelo bagnato, gatti indecisi annusano il cibo, stridio di gabbiani... ti seguirei lungo una riva ideale e infinita stasera, come in un film che mi ispira vorrei non ci fosse il finale. (aiseop) Vorrei le tue parole, ragazza... per prendere il mare mosso e farne tempesta e rabbia di stelle. Vorrei parole per ricordare ancora, altri mari... Ricordi quel tramonto sul mare... una passeggiata a piedi nudi sulla sabbia... il silenzio parlava per noi.. e poi il fragore delle tue risa... la bianca spuma accarezzava le tue caviglie... mi abbracciavi e ridevi nel sole.... nei tuoi occhi chiusi ora vedevi.... non importava dove fossimo realmente... eravamo lì in quell'istante.. le mie dita disegnavano la tua figura... il tuo viso scorreva nelle mie mani.... non perdevo nulla delle tue forme... rubavo i tuoi capelli... le tue labbra... le tue ciglia... e respiravo il tuo odore... ti stringevo le mani... ed una musica di mare accarezzava il sogno.. un sogno che ti regalavo... un sogno che cercavi da tempo... un sogno comune... un'ala spezzata.... l'ala d'un gabbiano che ti faceva sorridere... tu sorridevi... e nei miei occhi chiusi io vedevo... sorpresa apristi i tuoi... credendo che io ti vedessi... sorpresa t'accorsi che sognavo... stupita vedesti nel sogno la realtà... ...... ...... ora in quella musica sogno ancora... ma solo cammino nella sabbia... ed il vento si fa forte... la sabbia graffia il mio viso... e chiude i miei occhi... è ora che nel sogno vedo la realtà... e su quella sabbia son solo... mi siedo su un sasso.... e guardo l'orizzonte.... finché un sole di sangue... non affoga nel mare.... arriva la notte... alzo gli occhi al cielo... una stella nel cielo.... brilla da sola.... non c'è luna che illumini.... non c'è luce.... e la stella emana il suo ultimo bagliore... e si spenge nel firmamento oscuro... perdendo nella notte il suo brillare... un inutile bagliore in un cielo... senza luna.... (ulisse 1976) Rumori di mari nelle anime che il mare accarezzano... Dimmi se faccio rumore dicendo o facendo parole, fammi ascoltare sguardi infiniti,onde di mare, toccare rugiada su gemme di alberi spogli, fammi tacere col canto di spighe di grano nel vento; si accende oro negli occhi al tramonto... il cielo si imbruna... chiudiamo lente le palpebre ....... inizia una lenta lunghissima pioggia di stelle. (aiseop) Un tempo il cielo era tutto d'oro, fitto zeppo di stelle e c'era un mare felice, tutto chiuso in un pugno, cristalli di oceano grani di blu... o forse felice era la mano ... per tutto il mare che racchiudeva. Poi il pugno si aprì e la polvere di mare polverò verso il cielo e allagò le stelle e si confusero i grani di mare senza essere più blu. Restarono solo le stelle a sbucare dalla polvere di mare isole giallo-sole un po’ deserte dove sonnecchiano specie lontane e assai rare : tutti i sogni del mondo che non parlano più con il mare. (livio) Affidata al vento una piuma leggera una piccola pena una spina, un sorriso un po’ stanco una voce impaziente un piccolo spazio fatto di niente, una luce negli occhi rubata per strada e nascosta nel cuore, nel profondo del cuore, dove anche una luce può fare rumore. E incontrarmi, specchiarmi, narciso, stupito di essere io, sconosciuto,il mio viso. Parole insensate o vicine alla meta del perché bisogna amare la vita: correre sempre nello spazio infinito cercando come Icaro di staccarsi dal mondo e inciampando in un grano di sabbia in un soffio, in un dito, accorgersi che il cielo è uno spazio conchiuso che una lunga catena di mani protese, avvinghiate, può cercare di misurare, sì misurare, provocando un moto incessante di onde che danno origine, credo, alle onde del mare. (aiseop) Cartolina illustrata senza più colore. Ecco cos'è la vita per te. Tramonto d'inverno senza più il suo sole. Mare mosso che fruga allo scoglio pure l'ultima goccia di vita. Sole ormai freddo. Mano ormai spada. Ecco cos'è la vita per te. Cartolina illustrata senza più colore. Tramonto di sogno, tramutato in paura. Sole ormai freddo. Mano ormai spada. Ecco cos'è la vita per te. (Bianca Maria Fava) Mare grigio,inquieto, onda lunga,parole ripetute, risacca di pensieri fragorosi, riascoltati; viene voglia di spazzarli via: una tempesta,forti venti, noi aggrappati a un faro che illumina questa notte di lampi e pensieri sciabolati con la luce che lotta battendo l'aria fredda; solo due grandi occhi e piccole tiepide mani come essenza della vita, quello che rimane, il grande segreto, due grandi occhi e due piccole mani. Mani di vetro cristalli di luce nell'anima solitudini sparse sulla superficie del mare mare con le sue lune ondulate con le sue fiabe antiche canto di pesci e di sirene che ti guida fino all'isola dove approdano i sogni e le paure si intridono e scompaiono nelle sabbie sottili spiagge dove nascono i racconti e le magie approdi da cui Ulisse rischiò di non tornare. (aiseop) Forse per questo di notte sogniamo, per andare di stella in stella e far parlare i sogni che vivono divisi su ogni isola gialla. Forse sono i sogni ad aver bisogno di noi e non noi di loro. Quei sussurri dell'anima nel buio della sera. Magari domani viene qualcuno a far pulizia e pulisce tutto, spazza tutto il cielo sporco di blu. Chissà dove li buttano allora tutti i cristalli di mare ? nel mare non c'è tempo... Magari è per questo che i sogni sono rimasti sulle isole gialle delle stelle, a loro il tempo non sa come scioglierli... (livio) E magari rimane solo qualche parola da dire... da raccontare... siamo anime di mare rumori lontani di un sogno rumori di un grido che ci spacca l'anima rumori di pioggia sulla sabbia e resta in gola lo strazio del mare in un pugno _e resta nel cuore, in silenzio, a emozionarci_ nell'unico modo che abbiamo per dirlo (lidia) ... da raccontare nell'unico modo che abbiamo per dirlo. E il Re un giorno trovò la conchiglia grande come una mano, e udì dalla conchiglia l'eco bellissima che è frangersi d'onde e di voci lontane; e udì le storie di tutti gli oceani e di tutti gli uomini persi o felici in quel mare. (livio) Sentì il canto delle sirene, udì la voce del vecchio pescatore quando si buttò a capofitto nel mare, perché voleva gli occhi opachi del pesce... sentì il mormorio del mare quando restituì alla spiaggia quel fardello...con gli occhi opachi di pesce. (Gloria Venturini) Storie che raccontano storie Siamo storie che raccontano storie. Sempre il problema di un'idea che scavi prima di scavare, cercata prima di essere trovati... e interruzioni che gonfiamo lo sguardo. Il problema di un'attenzione sempre presente... e brividi di umane necessità. Entusiasmi incendiati cenere ormai, un capitano senza nave che rotte cieco non segue più.... profondità impreviste e qualcuno che affonda. E tu.... "... in giardino ad isolare le tue migliori rose". (Adriano Evangelista) Altre storie, storie d'amore... "Ricordi quel tramonto sul mare... una passeggiata a piedi nudi sulla sabbia... il silenzio parlava per noi.." Vorrei poter esser la prima luce che rischiara il tuo giorno..... vorrei poter esser la prima voce che ascolti al risveglio... vorrei poter esser il vento estivo che accarezza il tuo viso al mattino... vorrei esserti accanto quando apri gli occhi per perdermi nel tuo primo confuso sguardo... vorrei carezzare la seta della tua pelle e gustarne il suo profumo... vorrei scorrere le dita fra i tuoi capelli corvini nella dolcezza d'un semplice gesto... vorrei allora abbracciarti e stringerti al petto, cosicché il battito del mio cuore possa scandire il tempo del tuo risveglio... vorrei scaldare il tuo viso nei freddi giorni d'inverno e disegnare il tuo volto con le dita... vorrei contemplare la tua beltà nel semplice gioire del tuo sorriso... vorrei rubare al tempo ogni tuo abbraccio ogni tuo bacio ed ogni tua carezza, cosicché possa riempire di te la mia solitudine... "rubavo i tuoi capelli... le tue labbra... le tue ciglia..." vorrei tenerti nel cuore finché esso avrà forza per pulsare vita nelle vene ... vorrei esser il sangue che scorre in te ed alimentare il tuo spensierato amor dell'amore... vorrei scacciare le nubi che oscurano il tuo cielo... vorrei scacciare la tempesta che naufraga il tuo cuore nel mare dei pensieri... vorrei esser per te la stella che riluce alta nel cielo ed illumina i tuoi passi... "un sogno che ti regalavo... un sogno che cercavi da tempo... un sogno comune... un'ala spezzata...." quand'anche la luna provasse a smettere di brillare la piccola stella avrà sempre pronto un fascio di luce a rischiarare il suo volto... vorrei esser per te la vita... nella gioia e nel dolore.. .. immaginavo, lo avevo immaginato.... ogni sera, quando un giorno sta per finire... ho sempre paura che il giorno nuovo potrà portare qualcosa di diverso.... ....è una paura inconscia, una sensazione lacerante... "ora in quella musica sogno ancora... ma solo cammino nella sabbia... ed il vento si fa forte... la sabbia graffia il mio viso... e chiude i miei occhi..." ed ogni volta che arriva questa paura, il giorno dopo hai qualcosa di strano..... ti sento lontana.... ti ho lasciata ier sera in parole di sogno.. ti faceva arrossire.... mi sentivo e ti sentivo felice... non avrei mai voluto terminare quelle parole..... ogni volta vorrei bloccare quell'energia, quelle emozioni, vorrei tenere quelle sensazioni, quei momenti.... fermarli in un tempo indefinito..... ma non sempre la notte t'ha donato roseo risveglio.... qualcosa è accaduto questa notte.... il giorno del mio compleanno s'è spento in una notte pensierosa.... ho iniziato ad avvertire questa sensazione dal momento in cui sei uscita di casa ier sera.... non so dirti perché..... non ho spiegazioni plausibili... sarà qualcosa di superiore... so che forse ti sentirò fra non molto.... mi racconterai qualcosa, mi dirai delle parole... ma già sento un'agghiacciante sensazione.... mi gela le gambe... e corre per la schiena.... sale sino alla nuca....e m'avvolge nell'oscurità dell'angoscia... un senso d'ansia... di vuoto... dispersione.... qualcuno ha bussato alla tua porta, ai tuoi pensieri... e qualcosa ha turbato 2 giorni di magia.... quella sensazione prende forma nel mio pensiero... "mi siedo su un sasso.... e guardo l'orizzonte.... finché un sole di sangue... non affoga nel mare.... arriva la notte..." è impossibile calmare l'animo e frenare la mente che in questi momenti s'incammina per viaggi interminabili e sconfinati.... vaga per terre oscure, per valli desolate.... vedo la tua immagine sfocarsi al mio orizzonte.... una gelida tortura.... ghiaccio che corre sulla mia schiena..... ho avuto il sentore che il passato sia tornato dinanzi a te..... l'ho sentito questa notte... l'ho avvertito in una vibrazione... me lo ha confermato la tua voce.... t'ho sentita distaccata.... ho sentito uno strappo..... un allontanamento.... una gelida sensazione e nel mio orizzonte non c'eri più. storia di ulisse...stella sola (ulisse 1976) Storie che lasciano un mondo che si interroga, che rigira un ricordo come una vecchia fotografia consumata per trovare un particolare nuovo, proprio quel particolare che era stato ignorato. E che ci appare bellissimo. Le percezioni di un mondo, di un mondo qualunque... perduto... non sono poi così distanti, tra la gente. Sono storie diverse, storie d'amore forse, storie di speranze annegate in un mare lontano... Stelle, raggi di stelle scendete nel mare dei ricordi come le lucciole che danzano nella notte profonda e inseguendosi disegnano il sentiero alle ombre smarrite. Stelle, lampi di stelle squarciate il buio e infrangete lo spettro notturno che senza sosta assale le anime silenti che in questo mondo infinito di voci lontane, di grida vicine di speranze infrante e sordi tonfi cercano l’oblio tra le braccia delle onde e chiudono gli occhi lasciandosi cullare mentre annegano, annegano nel triste rimpianto di un mondo perduto un mondo fatto di nulla fatto di tutto. Stelle, barlumi lucenti che sembran fili tessuti nella notte antica cancellata dalla memoria, scendete dal cielo e avvolgete e scaldate la mia anima che ha freddo che trema dilaniata dai pugnali di ghiaccio dalle lame di acciaio che penetrano ovunque e tutto arrestano. Stelle, pietose speranze amiche lontane lontane, vicine come i flutti delle onde colme di forza dirompente che poi muoiono sulla sabbia e lasciano solo tracce di schiuma presto inghiottita dalla terra ballate danzate la vostra danza sul mio corpo che soffre che brama la solitudine che mai arriva. (Bianca Bibbi) Storie che tornano, pensieri a far male, pensieri che non si dimenticano. Amori impossibili, ma bellissimi... Ma esiste davvero, l'impossibilità? Quanto vorrei poter ancora alzare gli occhi al cielo ed osservare nel buio della notte la mia luna quanto vorrei guardarti ancora negli occhi nel verde delle tue pupille dove ho viaggiato per ore e giorni giorni infiniti giorni lontani giorni che affiorano alla mia memoria momenti, fotogrammi continui che affollano i miei pensieri... non posso smettere di pensarti amor mio sei il mio risveglio il pensiero che m'accompagna in auto un'auto vuota della mia presenza osservo il tuo sedile come nella speranza che tu appaia all'improvviso... ti rivedo in quelle mattine segnate dall'alba quando il tuo viso s'illuminava del primo timido sole.. vedo ancora le ombre che si creano sulle tue guance ed i tuoi occhi stanchi ma felici i tuoi capelli ora sciolti che posano sul tuo collo... mi sembra ancora di sentirne il profumo.. il sapore della tua pelle lo scorrere della tua seta sulle mie labbra.... se chiudo gli occhi sento il tuo respiro sul mio viso e sento le tue tempie scorrere nelle mie mani.. sento le tue ciglia solleticare le mie dita e sento il sussurrare dell'aria che attraversa le tue labbra mi sembra tutto così vero che vorrei stringerti al petto e tenerti vicina al cuore cosicché i miei battiti si possano unire ad i tuoi in un unico movimento in un'unica soave musica d'orchestra... vorrei carezzare le tue spalle per scorrere sulle tue braccia.. vorrei tenere ancora una volta le tue mani ed osservarle ancora vorrei sognare di vedere il tempo passare su di esse vorrei vedere gli anni che le invecchiano vorrei vederti invecchiare al mio fianco per riscoprire ancora la tua bellezza e scorgere il fuoco che arderebbe ancora nelle tue smeralde sfere seduti ancora una volta in riva al mare osserveremo nettuno al quale abbiamo affidato il nostro segreto... quanto avverto il tuo silenzio quanto mi manca la tua voce quanto vorrei sentire ancora il tuo sorriso quanto vorrei vederti piangere ancora piangere per il distacco perché in quel pianto c'è tutto di noi quanto mi manchi pazza luna fuggita via d'improvviso portando il buio nelle mie notti insonni notti che iniziano col tuo ricordo che m'accompagna nel mio mondo un tempo felice ricco di colori e profumi un mondo di musica ove tutto sorrideva... un mondo ora silenzioso.... vuoto di musica una musica che ascolto e non vivo una musica che come la mareggiata t'ha portata prima sulle mie coste per poi ritrarsi e portarti via con se ti cerco ancora negli occhi della gente in un sorriso in una canzone in un pensiero nelle braccia di chi a volte t'è vicina ed ogni volta che m'imbatto nel tuo ricordo tutto intorno si fa buio... il silenzio m'avvolge immense nubi coprono il mio cielo movendosi minacciose sul mio capo chino un gelido vento fa tremare le mie membra ed io stringo le braccia al petto braccia vuote braccia fredde orfane del tuo calore ed in quella tormenta che inizia a spirare inizia a piovere, in un diluvio devastante come di un cielo piangente ed in quel tormentoso angolo di terra illuminata dal bagliore di lampi lontani tra il fragore dei tuoni si leva il mio lamento si alza libero il mio grido sale il mio urlo che invoca il tuo nome e si perde nel vuoto di quella notte e si perde nel vuoto della tua assenza si perde nel ricordo di un abbraccio. (ulisse1976) Storie d'amore che a volte ci ricordano la bella e dolorosa necessità dei contrasti, nella vita, ce lo ricordano con un'onestà disarmante... Tradire il ricordo di un'emozione, di te. Lasciare uno spirito morire l'addio fugace. Respirare lo foco della passione amante rivale dell'odio, quale ancora di salvezza ed umile speranza dell'Amore. Ridare una libertà al mio core ormai impassibile al suo destino, futuro vicino immobile pensiero di ali nel cielo lo giorno ed occhi stellati la notte, come i tuoi, verso me. (samantha Kanalis) Storie d'amore... embrioni di stelle che saranno, e appena all'inizio, stelle piccoline... Vorrei che il mare non fosse così freddo d’inverno, vorrei che le stelle entrassero nella mia camera la notte… per farmi compagnia e perché così non potrei più piangere. Vorrei non sentire freddo quando lei non c’è, vorrei non sentire più bisogno d’amore magari perché l’avrò accanto, vorrei poter amare sempre e con tutte le mie forze. Vorrei che il mio cuore smettesse di battere per la nostalgia e il dolore, vorrei sentirlo uscirmi dal petto solo quando lei sarà con me. Le gocce di pioggia si rincorrono là fuori; ed io nel mio letto a sognare una stella che finalmente mi starà accanto. Canterò per lei in ogni dove e farò miei i suoi sogni per renderli più dolci. Intanto sono ancora qui, ad ascoltare la pioggia nel mio letto infelice e a sognare quell’angelo che mi regalerà la sua luce. Non serviranno molte parole quando saremo vicini, saranno i nostri occhi a parlare e lo faranno per sempre. Sei tutto ciò che ho eppure non so ancora chi sei. Nell’oscurità cerco un tuo riflesso ma la vita non mi permette di avvicinarmi a te… Può accadere solo nei sogni. Sarai l’aria che respiro e il calore del mio sangue. Sarai la più dolce idea che ci sia. Amore, raccoglierai le mie lacrime e le conserverai per sempre per non dimenticarmi più. Sarai il temporale che poi mi riporta il sole. Quando ci sarai, dentro di me non morirai più. Potrei scrivere per tutti i giorni della mia vita incollando pezzi del mio cuore sulla carta ma quando lei arriverà, vorrò scrivere solo per lei. Non scriverò come sempre. Scriverò con tutti i miei sensi: Vedrà i miei occhi e odorerà il profumo dell’amore. Proverà brividi per le mie carezze, assaporerà i miei baci e ascolterà ogni giorno il battito del mio cuore. Oggi ho incontrato due piccole lucciole in grado di portare la luce là dov’è il buio. Era la luce dei tuoi occhi che voleva mostrarmi come sei, e in certi momenti anche contro il tuo volere. Troppo intensa quella luce perché tu potessi impedirlo. Mi ha mostrato cose dolci e sussurrato del tuo cuore. Brilla stellina! Perché lo sai fare benissimo. Ti ringrazio mia dolce stellina, brilla nel cielo per farmi felice. Continua a sorridere e non stancarti mai. Per stare con te durante la notte mi addormenterò sui prati guardandoti in cielo. Quando mi vorrai entra nel mio cuore attraverso i sogni e svegliami dolcemente. Forse non brillerai mai più di altre stelle ma tu, resterai per sempre la mia dolce stellina. (Manuel Galante) Talvolta, osservando due giovinetti che, tenendosi per mano, camminavano lungo le strade del mondo, mi chiedevo cos’è l’amore, con grande stupore però non trovavo risposta ad una domanda così semplice. Fu la mia compagna, un pomeriggio uggioso, che mi svelò finalmente il vero significato di quella parola:- L’amore -mi disse- è tutto ciò che vive al di là della passione e dell’apparenza. Una madre ama il figlio perché egli è frutto di se stessa, non esiste sentimento più bello ma è anch’esso destinato a perdersi nel tempo e non rimanere che nel ricordo di una infanzia felice. Sono convinta- proseguì - che il vero sentimento sia tra due creature che il destino ha voluto unire, sottoponendole a infinite prove e giungendo talvolta a richiederne un estremo sacrificio: quante di loro si sono tuttavia perse, scoprendo che il loro amore altro non era che sfrenata attrazione fisica. Noi lottiamo, calpestiamo tutto ciò che intralcia il nostro cammino, in nome di un sentimento inteso come sublime ma esso altro non è che egoismo. Tu ami una donna perché essa ti dà figli, prosegue la tua discendenza; la vorresti però accanto se ella fosse sterile? L’ameresti per quella che è, non per quello che può dare?:Rimasi interdetto a quelle parole ed ella , dopo una breve pausa :- Come vedi una risposta la può dare solo il tuo cuore ma talvolta esso è pieno di passione, frutto di una rigogliosa primavera; prova però ad interrogarlo quando l’autunno, con le sue brume annuncia l’imminente inverno; la sua risposta sarà differente ma sincera. Vedrai allora due anziani che tenendosi per mano, dopo una vita trascorsa insieme, si avvieranno lungo il sentiero che porta lontano e quando uno dei due chiuderà gli occhi, l’altro si stringerà vicino seguendolo. Tutto questo è amore:- disse quel giorno ed io capii. (simbad il marinaio) L' amore è una musica, fa vibrare le corde del cuore, è una melodia, arriva fino al cielo. L'amore è un sentimento intenso e profondo, fa rabbrividire l'anima nei suoi momenti acuti. Il suo mondo vive tra i sogni e la realtà, mille luci non riescono ad illuminare la sua intensità. L'amore è gioia, è vita per il mondo, l'amore... è anche dolore, spezza l'anima. L'amore è per l'amore, di uomini e donne, che vivono ascoltando il cuore. (Gloria Venturini) Solo tu sei riuscito a farmi ascoltare il rumore dei miei silenzi e vedere la luce della mia tristezza. Nell’oblio di questi giorni restiamo uniti: nei nostri sguardi, nei nostri sorrisi, nel nostro amore. Nessun colore potrà mai dipingere le mie giornate, nessun fiore profumarle, nessun raggio illuminarle. Solo tu luna in un prato di stelle, spiga in una distesa d’oro componi le note della mia armonia. (soleazzurra) E non ci sono solo storie d'amore... o forse sì... Quando Alfredo si ammalò, tutti i suoi fiori decisero di andarlo a trovare in ospedale e, tolte le radici dal terreno, si incamminarono fischiettando. Non potete entrare, disse la suora dall'alto del suo abito bianco, non è permesso, ed a niente servì protestare e far notare che sul cartello c'era scritto vietato l'ingresso ai cani, e che di fiori non si parlava. Noi siamo i suoi fiori, dissero in coro, e vogliamo solo salutare Alfredo e fargli sentire il nostro profumo. Gli farà bene, a lui piace molto. Suor Carmela, così si chiamava questa suora, scuotendo la testa, disse che non era proprio possibile, Alfredo stava riposando e poi, non era mica solo in stanza. Con lui c'era un fabbricante di carri armati, e se lei avesse permesso ai fiori di entrare, avrebbe dovuto permetterlo anche ai carri armati e chissà che frastuono avrebbero fatto. No e poi no, non è proprio possibile disse ancora scuotendo la testa, e fece aggiungere da un'infermiera sul cartello di divieto, scritto con un bel pennarello rosso, vietato l'ingresso ai fiori, e più in piccolo, vietato l'ingresso anche ai carri armati, che non si sa mai! I fiori decisero allora di mettersi sotto la finestra di Alfredo e di crescere alti in modo che almeno li potesse vedere. I più bravi furono i girasole che, però, si impegnarono a tal punto da dimenticarsi del loro lavoro, insegnare la strada al sole. E si, perché voi forse non lo sapete, ma il sole è un grosso signore accaldato e distratto, che non ricorda mai la strada e, se non ci fossero i girasole, si perderebbe ogni giorno. E così accadde infatti, e se non fosse stato per una cometa che passava di li e vedendolo spaesato si fece prendere per la coda e lo trascinò sino a casa, chissà dove sarebbe andato a finire. Ma questa è una storia a lieto fine, e così Alfredo finalmente chiuse gli occhi e diventò una farfalla, ma che dico, una gran bella farfalla, e felice come solo le farfalle sano essere, volò subito ad abbracciare i suoi amici fiori, senza dimenticarne nemmeno uno. (xolotl) Storie, tante storie... ma sì, tante storie d'amore ... La guardavo ogni sera passeggiare con l'amica rapito dalla sua bellezza, dalla sua espressione dolcemente blasé ... Occhi azzurri, capelli lunghi e biondi, e Dio quanta grazia nel camminare! Sognavo di stringerla forte tra le braccia , la depressione oramai era solo un ricordo : sì, è vero, nella mia mente non c'era posto che per lei. Un giorno ebbi finalmente il coraggio di scriverle una lettera, dandole appuntamento vicino al bar "Boheme ". "Vedi mia dolce rosa .....per quanto mi sforzi non riesco nemmeno a guardarti negli occhi, i tuoi mi abbagliano, mi tolgono il respiro .... Hai le redini del mio cuore, ora sta a te condurlo dove il vuoto che attanaglia ogni uomo solo assume forme lontane d' un ricordo, lasciando il posto alla luna e alle stelle, alla luce vivida dei sogni ...." Dalle persiane briciole luminose.... se la tua stanza è buia violerò il tuo intimo come raggio di Sole, se il caldo è troppo eccomi, sarò aria fresca che ti soffia sui piedi .... riempiendoti il cuore. Mi fissava teneramente, sembrava un angelo ...ne ero sicuro le parole sgorgate dal profondo del mio cuore l'avevano senz'altro colpita .... Finalmente aprì bocca e vi giuro quell'attimo mi parve eterno, le sue parole ancor oggi risuonano nella mia stanca mente quando, tra i flutti, fisso il sole morente : "Anvedi 'sto stronzo ! Ma che cazzo stai a di' ?? Senti mo' c'ho fame e me vado a fa' du' bucatini a matriciana ....Nun me piaci e te saluto ....." E da quel giorno non passa notte che non la sogni. (Carlo Bramanti) Amori e favole amare... Al cuor non si comanda, rispondeva Xolotl il coyote a tutti quelli che gli facevano notare quanto diversa da lui fosse la sua nuova fiamma, ed in effetti non è che avessero tutti i torti veniva da pensare guardandoli passeggiare insieme. Questa volta ha superato proprio se stesso, dicevano i suoi amici, un così bel coyote sempre insieme ad una come lei, così strana, così diffidente, sempre chiusa in quel suo guscio, chissà cosa avrà mai da nascondere. Ma no, la difendeva lui, è solo un po’ timida, ma vedrete come cambieranno le cose quando si aprirà. Quando si aprirà, ridevano loro, magari con un po’ di limone, allora si che le cose cambieranno, sarà buonissima. Buonissima? Si intristiva Xolotl a sentirlo dire perché questa misteriosa amica era… una cozza! Avete capito bene proprio una cozza ma, che credete, non una cozza qualunque, era nera, grande, lucida, oserei dire bella, ma pur sempre una cozza. Xolotl lo sapeva che ci sarebbero state molte difficoltà insieme a lei (riuscite a camminare mano nella mano con una cozza, o a guardarla negli occhi, o… ?) ma il coyote, si sa, era un testardo e, quando aveva in mente qualcosa, non lo fermava nessuno, pensate che una volta si era innamorato persino di una nuvola! E poi, da quando lei gli aveva sorriso, tutto il resto non aveva importanza. Non ci crederete, ma il sorriso di una cozza ha fatto a pezzi più di un cuore, e quello di Xolotl non era diverso da tutti gli altri. Mangiami, gli sussurrava con voce sensuale, così nessuno mai potrà dividerci, ma per timore di farle male lui trovava ogni volta una scusa diversa. Ho capito, non ti piaccio, disse un giorno la cozza con gli occhi pieni di lacrime, e fu così che, per dimostrarle il suo amore, il coyote le si avvicinò e con delicatezza la ingoiò senza neanche masticare. Era buonissima. Ne ero certo, pensò sconsolato e, per sempre insieme a lei, si incamminò verso casa. (xolotl) E amori, nella vita che va. Carlos tirò su il bavero del cappotto ed affrettò il passo. Come ogni mercoledì si stava recando a casa di Manuel per la consueta partita di poker con i suoi amici. Era un inverno estremamente rigido e le sue ossa se ne stavano accorgendo. Cercava di camminare con passo sostenuto evitando le pozzanghere sul marciapiede. Solo cinque isolati lo separavano dalla sua meta, i soliti cinque isolati che aveva percorso negli ultimi 15 anni, ma quella sera gli sembravano una distanza incolmabile. Era in ritardo come al solito. E come al solito era uscito di casa sbattendo la porta perché, come al solito, aveva litigato con Maria. Perché le donne devono sempre rompere le palle? E’ un fatto genetico? Non l’aveva mai capito. Ma la verità era un’altra e lui lo sapeva. Maria non rompeva le palle più di tanto, ma riguardo alla sua partita a carte settimanale aveva ragione. Non navigavano certo nell’oro lui e Maria, anzi, per dirla giusta, cercavano di arrivare alla fine del mese. Era ovvio che la sua compagna fosse furibonda per il fatto che lui, ogni mercoledì negli ultimi quindici anni, fosse uscito per andare a giocare e puntualmente fosse tornato con le tasche vuote. Lei non sopportava il fatto che Carlos buttasse il denaro a quel modo e lui non poteva dargli tutti i torti. Il problema fondamentale era uno solo; Carlos, in quindici anni, non aveva mai vinto. Mai una sola volta. Così, ogni mercoledì, era uscito da casa agguerrito e determinato più che mai, convinto che quella sarebbe stata la notte della riscossa, e puntualmente era tornato con la coda tra le gambe. Si sentiva mortificato, ferito nell’orgoglio, deriso dai suoi compagni di gioco dei quali era diventato lo zimbello. Si sentiva in colpa nei confronti di Maria, alla quale cercava di dare una vita migliore con il solo risultato di peggiorarla. Pensò che stava decisamente sbagliando qualcosa. Così quel pensiero che lo aveva tormentato negli ultimi tempi iniziò a riemergere. La luce arancione dei lampioni si rifletteva sul selciato bagnato e gli faceva sembrare quella strada, quel quartiere, quasi accettabili. ‘Comportati da uomo’ disse a se stesso. ‘Tira fuori le palle. Affronta la cosa come si deve. Smettila di fare il cretino.’ Camminava e parlava con se stesso. Perché lui sapeva quale era la cosa giusta da fare. L’aveva sempre saputo. Ma il desiderio di rivincita, di riemergere lo aveva trascinato, avvinghiato, travolto. E lui si era lasciato trasportare in qualcosa che non sapeva controllare. Vide la sua figura riflessa in una vetrina e si fermò. Si guardò attraverso il vetro. Si accorse di avere le spalle leggermente curve e le tirò subito su. Cercò di giudicarsi obiettivamente. Concluse che per avere quarant’anni avrebbe potuto avere un aspetto migliore. Non era mai stato un bell’uomo. Il massimo complimento che aveva mai avuto da una donna era stato ‘interessante’, che è un modo carino di dire ‘fai schifo, non te la darò mai ma se vuoi possiamo essere amici’. Tutte tranne Maria. La sua Maria. Quando, molti anni prima, aveva accettato di uscire con lui, Carlos pensò che fosse per prenderlo in giro. Maria, la ragazza che tutti desideravano, che tutti corteggiavano, che tutti avrebbero voluto nel letto, usciva con lui. Della sua bellezza non aveva avuto bisogno di conferme. Furono la sua semplicità, la sua sincerità e dolcezza a stupirlo leggermente. Maria, che avrebbe potuto scegliere chiunque, decise di essere la sua donna. Inconsapevolmente accennò un sorriso a quel ricordo. Al ricordo di come toccava il cielo con un dito, di come si sentiva un uomo completo, felice. Di come si amavano. Di come si desideravano. Di come si prendevano. Mai una donna lo aveva fatto sentire importante, lo aveva gratificato come aveva fatto Maria. Quando si sposarono e andarono a vivere in quei quaranta metri quadrati si sentirono come due principi. Il lavoro part-time di Maria presso il supermercato ed il suo lavoro alla nettezza urbana erano sufficienti per condurre una vita dignitosa. Tutto sembrava perfetto. ‘Sei un coglione’ disse a se stesso fissandosi nella vetrina. Stava mandando tutto a puttane. Un vero imbecille. La brama di recuperare il denaro bruciato in tutti quegli anni lo faceva ricadere ogni settimana nella stessa trappola. Eppure, nel suo intimo, sapeva che quello era un comportamento suicida. Non vi era nulla di positivo in quello che stava facendo. E neppure di gratificante. Quei mercoledì erano diventati un incubo per lui ed avevano perso anche di significato. La voglia di stare con i suoi amici era svanita. Essere preso per il culo costantemente e ripetutamente lo aveva allontanato da loro. Era evidente; tornava lì solo per quella assurda presunzione di recuperare il suo denaro. Quindi, traendo le somme, il risultato era evidente. Stava gettando il denaro suo e di Maria da vero incosciente. Lo faceva in un modo che non lo divertiva nemmeno. Stava rischiando anche di perdere Maria. Questo ultimo punto gli provocò un brivido. Perdere Maria? Non riusciva neppure lontanamente ad immaginare una vita senza lei accanto. L’aveva fatta incazzare davvero. Quella sera in modo particolare. Lei aveva alzato la voce, aveva urlato. E Carlos, come al solito, aveva ignorato le sue urla. E lei si era incazzata ancora di più. Dalla sua bocca erano uscite delle parole che non sembravano dette da lei. Maria era una passionale in tutte le sue manifestazioni. ‘Devo portarmi a letto qualcuno per farti restare a casa?!!!’ gli aveva urlato. Carlos sorrise di nuovo. Maria….Maria. Che caratterino la sua donna. Combatteva per tutto quello in cui credeva e a cui teneva. Quelle minacce. Andare con un altro uomo. Non l’avrebbe mai fatto. Non era sua indole. Ma era una combattente e in guerra tutto è consentito. Dio come l’amava. Affrettò il passò ed in cinque minuti fu sotto casa di Manuel. Salì le scale con una serenità con non provava da molto tempo. Come ogni settimana la porta si aprì e gli sberleffi, le battute su come loro, i suoi amici, avevano bisogno di soldi, lo aggredirono. Imbecilli. Guardava i loro volti. Quelle smorfie. E si sentì, per la prima volta dopo anni, forte. Lui era migliore di loro. Lui era molto più fortunato di loro. Quattro deficienti che non aspettavano altro che il mercoledì per mettersi in tasca un po’ di denaro. Per pagarsi le rate della macchina o del cellulare o per qualche puttana. Che quartetto di idioti. Si sentì forte. Forte della sua decisione. Forte di quello che possedeva e che aveva rischiato di distruggere. Forte del fatto che quella sarebbe stata l’ultima partita per lui ! Si. L’ultima volta, e poi mai più. Guardò i suoi compagni di gioco. I loro sguardi felini, famelici, mentre venivano distribuite le carte. Banda di idioti. E’ proprio vero. I detti popolari hanno sempre un riferimento reale. Come si dice….’Fortunato in amore non giochi a carte’. Era proprio quello il punto. Come aveva fatto a non capire in tutti quegli anni cosa rischiava di perdere? Maria. Che lo aveva sempre amato e atteso nonostante la sua idiozia. Proprio l’amore di Maria gli aveva sempre dato la forza di vivere. E forse proprio quell’amore gli impediva di vincere a carte, ma diavolo !!!…come pensare di mettere a confronto le due cose!!!! Maria che lo aveva sempre amato ed era sempre stata dalla sua parte. Nonostante lui avesse messo a dura prova il suo amore. Sarebbe tornato da lei quella sera. Le avrebbe detto quanto era importante per lui e le avrebbe detto che con le carte era finita. Non avrebbe più gettato denaro. E sarebbe sempre rimasto con lei. ‘Fortunato in amore non giochi a carte’. Perché non aveva dato retta prima a quel proverbio? L’angolo della bocca gli si curvò in un sorriso. Si sentì felice. Aprì le sue cinque carte con superficialità. Guardò i quattro fessi intorno a lui e rise dentro di sé. Improvvisamente il suo cuore perse un colpo e quasi si fermò. Sentì una goccia di sudore freddo scendergli lungo la schiena. I suoi occhi stavano fissando le sue cinque carte. Stavano fissando una scala reale di cuori. (keo) "[...] il sorriso degli occhi brevissimo dono segreto improvviso rarissimo che inseguirò fino a che ubriaco di parole sfinito lascerò una frase incompleta [...]" (aiseop) Perché ioracconto? Perché soli siamo incompleti. Una poesia, per quanto spalancata sull'anima, per quanto l'anima sia spalancata su di essa... è sempre povera... una poesia è povera di tutte le anime che incontra e scontra E NON LO SA. Nella poesia tra le anime vivono l'umanità e il senso della vita. Mi dici che bisogna cercare il senso del passato prima di cercare quello del futuro. Il senso di quello che abbiamo non sta dentro di noi, non è chiuso, strozzato, imitato. Sta nel sorriso degli occhi brevissimo della frase incompleta... Mare nero d'abisso e mare di riva, lo stesso mare per gli stessi poeti. Eppure l'onda del mare d'abisso è più vicina al ventre di fuoco della Terra. E' terribile come l'amore non esaudito. Siamo mare, siamo un'umanità di schiere di mari con sensi e istinti e gambe e braccia... e siamo nello stesso corpo mare di riva e mare d'abisso. Eppure nascondiamo il mare d'abisso perché è un mare appassionato. Perché l'onda è troppo alta. Troppo vicina al sesso dell'anima. Il mare d'abisso è un mare infedele, e per questo è l'unico che conosce la fedeltà. Il mare d'abisso è una rivelazione. E' un mare enorme, possessivo, aggressivo, febbricitante, eccitato, addolorato, ossessivo. E' un mare vergine e animale. E' il mondo dentro cui i lupi scrivono le parole che appartengono al mare di riva. (lidia) Per questo raccontiamo le nostre storie. Per avere un mare d'abisso, grande per tutti quanti.... che sia onda... Lui è là che aspetta un treno che non arriverà mai, mai più. Sono appena tornata da scuola, c'è Maria, la vecchia pazza che sputa un po' dappertutto gridando ad ogni passante che il governo è ladro; c'è Giacomo, il suo compagno, che acquista sempre bottiglie di acqua minerale perché è convinto che un giorno, prima o poi, se ne andrà; e c'è anche Luigi, con i suoi occhietti tristi, con il suo sorriso infelice che aspetta una donna che lo ha lasciato da anni ormai. Erano felici un tempo, e lei era tutta la sua vita, il suo mondo fatto di sole e d'amore, di sogni che erano realtà. Poi lei è partita, se n'è andata, è svanita nel vento lasciandolo solo con i suoi sogni che profumano d'amaro. Non si è saputo più nulla di lei, e Luigi, nonostante tutte le cure, le esasperate premure dei parenti, non si è più ripreso. Ogni giorno è alla stazione che spera in un suo ritorno, la sua vita si è fermata molto tempo fa, con l'ultimo saluto di lei quando è partita con quel treno che non è più tornato. Si è fatto tardi, è calata la sera, ancora una volta il buio nel suo cuore, la disperazione nel suo sguardo... ma domani forse lei arriverà, un nuovo giorno per la folle attesa del suo più caro ricordo, quel ricordo che gli ha tolto la vita che non avrà mai, mai più. (Gloria Venturini) ... onda... onda Come dimenticare la luce dei tuoi occhi, se è l’unica cosa che posso vedere? Come impedire al mio cuore di farmi male battendo per te se lo sa fare così bene? Con l’oscurità alle porte trova in te la luce, e i tuoi frammenti gli arrivano con i ricordi di piccoli attimi, brevi come un respiro, intensi come la luce del sole. Vorrei scrivere il bisogno di aiuto che sento ma stasera non trovo le parole. Forse sto troppo male per riuscire a scrivere cosa sento o forse stasera non è possibile. Il freddo, il vuoto e la malinconia sembrano essere bei ricordi in questa serata che mi trascina nel buio. Luna ti prego, manda giù una stella che mi stia vicino e sarò in grado di tornare a vivere come so fare. (Manuel Galante) ... onda... onda onda onda La mia mente vola, non si ferma, vorrei arrestarla per tornare alla vita quotidiana che ci umilia con la sua banalità ma ci copre di un velo di sicurezza; impossibile tu la hai accesa e lei ormai va per conto suo. Quella sera la pioggia incupiva una giornata già grave nella sua monotonia, poi la decisione di andare al pub tutti insieme; eravamo dolci coppiette tranne noi due con i nostri due amanti lontani da noi perché il lavoro per questa società è più importante dell’amore, comandano i soldi e così sia se da questo equivoco è nato un sogno. Tu eri triste, quindi ancora più bella con quegli occhi così bassi e quel sorriso di rassegnazione ad una vita che non ti ha regalato neanche la certezza di un amore solido; a te che se solo alzi quegli stessi occhi avresti ai piedi ogni singola persona di questa terra. Dio ti ha regalato un dono che è il più bello ma anche forse il più tremendo fardello da portarti dietro: in una bellezza esteriore così soave che al solo averla per qualsiasi essere vivente significherebbe perdersi nel mare della banalità e della superficialità, ti ha messo un animo così insicuro che ti costringe a non godere a pieno delle tue doti. Questo cara T. è un dono perché è proprio grazie a lui che dai importanza a qualsiasi particolare della vita, fai sentire le persone vicino a te e che parlano con te a casa, importanti e non timorosi di vedere così tanta luce. Quella sera al pub ho parlato e ballato con te, di discorsi futili ma il solo incrociare il tuo sguardo mi ha riempito il cuore, mai tanta bellezza ai miei occhi è apparsa tutta insieme. Io ti ho baciata e ……… questo è un sogno che forse sarà sempre impedito dalle nostre realtà, ma la mente vola e in quella tutto è possibile. Lui è un uomo veramente fortunato di averti vicino. (Zonza) ondaondaonda... Che ne sarà di me se ti perdo? Il giorno perderà la sua luce, la notte sarà popolata dai fantasmi dei nostri ricordi, il mondo diventerà opaco e i sogni resteranno solo sogni. I miei occhi instancabili ti cercheranno ovunque e ogni cosa mi parlerà di te, di quello che era un tempo il nostro amore. La mia fantasia galopperà su quello che avrebbe potuto essere il nostro futuro insieme, e l'anima si contorcerà tra le ferite, per perdere ancora sangue. Il cuore batterà colpi a vuoto, e il vento crudele soffierà sul mio viso per farmi ricordare la tenerezza delle tue carezze. Ogni bimbo sarà quello che avremo voluto, ogni coppia sarà il noi di un tempo, tutto quanto se la prenderà con me, perché ho peccato di amare, di amarti così tanto da sostituirti al mondo intero, alla mia stessa vita, ed è per questo che sono condannata a portarti per sempre con me, come una spina nel cuore. ... onda... e onda.... Seduta con il giornale fra le mani, la tazzina di caffè sopra il tavolino, una sigaretta sulle labbra, un'anziana signora, dal comportamento nobile ed attento, è presa dai suoi pensieri, ricordi, dolci, caldi, vivi ricordi del passato. Rievoca quando giovine, agile ed aggraziata, suo marito la stringeva a sé, la coccolava, l'amava più della sua vita, e le donava viaggi ed amore, perché lei era il suo mondo. La notte erano dolci melodie, il loro amore era davvero una favola, durata brevemente, il principe è morto lasciandola sola. Rammenta che ogni sera lui le regalava una rosa ed un bacio, per la sua signora, la più bella di tutte, era lei, Brunetta. Leva lo sguardo dal tavolino, si guarda attorno un po' assopita, si alza a fatica e prende il suo bastone per tornare a casa. Mi saluta, nei suoi occhi non c'è tristezza, ma solo tanta malinconia, perché nel suo cuore quelle rose profumano ancora. (Gloria Venturini) ... e onda... e onda.... eonda eondaeondaeonda... Protagonisti di questa novella sono una piazza ed un circo, i fatti all'apparenza non sono così importanti da meritare una novella, ma lo scrittore non potendosi confidare con nessuno decise di mettere su carta i propri contorti pensieri. C’era una volta una piazza, una piazza carina, non bellissima, ma carina, molto spaziosa e disponibile; C’era una volta un circo, un buon circo di quelli che girano molte città, non un circo fantastico, ma un buon circo, uno di quelli che è nel settore da qualche tempo. Il circo cercava una piazza, ma non una piazza dove issare il suo “palatenda”, voleva solo una piazza che lo aiutasse a non girovagare il mondo a vuoto; il circo voleva un punto di riferimento, diciamo voleva una piazzola dove poter sostare senza l’incubo di sporcizia, maleducazione e criminalità. La piazza, aveva ospitato una manifestazione per diverso tempo, la manifestazione più importante che la piazza avesse mai ospitato, e ora non voleva commettere l’errore di firmare un nuovo contratto; noi comunque di una cosa siamo sicuri il circo non voleva un contratto, poiché il circo era reduce dalla sua più importante tournee e non aveva nessunissima voglia di ripartire, aveva bisogno di tranquillità proprio come la piazza. La piazza conobbe il circo, e nacque “un’amicizia”, non una forte amicizia, ma comunque vivevano nella stessa città tra tante piazze e tantissime manifestazioni; un giorno il circo sostò una notte nella piazza, e si trovò bene, anche la piazza pensiamo che si trovò bene; ma con le prime luci dell’alba cominciarono i problemi, la piazza in uno stato confusionale pauroso si comportò in modo bizzarro, infatti sovente invitava il circo a sostare, multandolo per averlo fatto, e il circo, che era molto orgoglioso,e aveva molte altre piazze che reclamavano una sua prestazione, non era felice di questa situazione e nei momenti buoni, quelli notturni, quelli in cui la piazza era disponibile cercava di spiegare tutto il suo disagio, la cosa che feriva di più il circo, era che la piazza faceva finta di capire, ma inesorabilmente all’arrivo del giorno, cadeva nello stesso errore della giornata precedente, il circo barcollava, stringeva i denti, provava a trattenersi, ma quando la piazza negò al circo anche la “dovuta” ospitalità notturna, il circo raccolse le sue cose e andò via! Poi, dopo essere andato, il circo fu tormentato da diverse questioni, il circo era afflitto perché non capiva il comportamento della piazza, il circo era convinto di essere stato perfetto, sincero, disponibile, educato, maturo, paziente,discreto, accomodante e invece si vedeva tornare indietro solo una nuova incazzatura, un’incazzatura che non lascerà il segno, ma che comunque il circo non si aspettava, perché il circo, a suo avviso non aveva sbagliato proprio niente! Il circo aspettò una risposta, la piazza non si fece più viva e non capì mai che avrebbe potuto confessare al circo qualsiasi cosa, la loro vita continuò ugualmente, ci furono altre manifestazioni e molte altre piazze, ma ogni volta che il circo incrociava lo sguardo della piazza era tormentato dalla solita domanda, “PERCHE' CI FU SESSO, MA NON SINCERITA’?” ... onda... onda ... onda C’era una volta un omino, un omino giovane molto giovane e molto ingenuo, questo omino durante una ridente serata estiva conobbe una fata, mascherata da fata buona, ma molto molto cattiva; a causa della maschera l’omino non si accorse però di quanto questa fata fosse cattiva, o meglio non se ne accorse subito. Questa crudelissima fata, era talmente crudele che si era mascherata da farfalla, vestita dei colori più vivaci del mondo, di una leggiadria talmente incredibile che l’omino non riuscì a trattenersi, non poteva resisterle e ben presto divenne sua preda. La fata cattiva prima di rivelarsi cattiva insegnò all’omino tutti i segreti di quella cosa, che gli esseri umani chiamano amore, l’omino apprese, e da omino si trasformò in ometto, era felice molto felice, ma un giorno la fata in un eccesso di crudele sincerità spiegò all’ometto che quel sentimento che aveva investito l’ometto, aveva investito solo lui, perché lei più bella, esperta e crudele si era prevenuta, e aveva chiuso le porte del cuore all’ometto. L’ometto capì che la fata era cattiva, ma non subito, prima passò le pene dell’inferno cercando di capire i propri errori, e quando si accorse che di errori non ne aveva fatti urlò contro il cielo ed ebbe il permesso di trasformarsi, si trasformò; il simpatico ometto era diventato un albero e stava lì a guardare il mondo, quanti uccelli si posarono sui suoi rami, quante cose imparò dai venti, divenne un albero molto famoso nel bosco era pieno di amici, amiche e apparentemente era felice, ma quando di notte sotto le stelle rifletteva da solo, era consapevole del fatto che nessun uccello, che nessun fiore, che nessun frutto avrebbe potuto restituirle quella voglia di amore che la fata cattiva gli aveva rubato. Non era felice e quindi alzò i suoi rami verso il cielo e con l’aiuto dei venti al ritorno della primavera, urlò di nuovo e si trasformò, un’altra volta, da albero divenne trottola e in un batter d’occhio volò tra i monti verdi di una regione lontana, e tra queste montagne passò una grande stagione, era felice perché trotterellando conquistava molte altre trottole, ma era ben attento stavolta a non farsi fregare, nessuno riuscì a fregare la trottola, la trottola vinceva sempre, si lasciava amare ma non amava mai, l’estate finì e la trottola tornò a casa sua. La stagione cambiò un po’ la trottola, divenne più maturo e accortosi che la vita da trottola non lo soddisfaceva più chiese l’ennesima trasformazione, il cielo l’accontentò di nuovo e lo trasformò in vampiro; la vita da vampiro lo soddisfaceva, il vampiro era appagato perché questo suo nuovo ruolo gli dava la possibilità di comportarsi in modo disinteressato nei confronti di tutte le sue prede, e questo lo rendeva superbo e felice, il vampiro trovò la sua vergine, una bambina che già conosceva, che aveva conosciuto prima della fata cattiva, quando ancora era un omino simpatico, la bambina pensando di avere a che fare con quell’omino era tranquilla, si fidava, ma quando scoprì il suo collo, il vampiro inesorabilmente morse trasformando in vampira anche lei, il vampiro si rese conto della sua cattiveria, e si pentì, ma era troppo tardi; la sua rabbia per aver coinvolto una bambina innocente lo trasformò di nuovo, era diventato feroce, feroce come un lupo, richiamò la fata cattiva la convinse ad uscire e l’azzannò, l’azzannò con la sua nuova esperienza, l’azzannò con la rabbia che la fata stessa aveva creato, la vinse, e la fata cattiva andava via leccando le ferite create dai morsi del lupo; e il lupo? Il lupo era fiero della sua cattiveria, era fiero ma non soddisfatto, neanche questa rivincita lo curò, passo del tempo e una volta calmatosi il lupo divenne cane, un cane buono, grande e grosso ma buono, provò ad amare e penso di esserci riuscito, perché conobbe una pulce insignificante, ma con una gran presa, una presa talmente forte che a differenza di tutte le altre figure incontrate prima, non lo lasciò andare, il cane si adattò ed era felice, sapeva che la pulce non era gran cosa, ma era felice, perché la pulce stavi li nella cuccia e lo lasciava stare, lo lasciava fare, girare, giocare e lui tornava sempre nella cuccia e stava li; ma un giorno il cielo senza avvisarlo lo rese uomo, e l’uomo si rese conto che la pulce non era fatta per lui,la lasciò senza sentirne neanche troppo la mancanza, lui aveva capito che la pulce lo allontanava dal suo destino, quello di essere un uomo, un uomo che doveva vincere, un uomo che doveva regalare gioie a chi stava con lui, un uomo che per vivere in pace con se stesso doveva vincere. L’uomo non riusciva a spiegarsi il perché della sua tristezza, era sicuro che stava bene senza la pulce,tutti pensarono che avesse bisogno di una donna, no , anche se non era bello come un attore o dolce come un poeta, di donne lui poteva averne diverse! Ma lui non stava cercando nessuno, lui voleva solo trovare la sua strada, allora preparò la borsa piena di ricordi, prese le provviste per il viaggio e cominciò a camminare, era ancora triste ma sulla via della guarigione! Nessuno seppe mai se l’uomo trovò la sua strada, ma conoscendolo io sono convinto che ora vive una vita da urlo e che tutti sono orgogliosi di lui, ma soprattutto sono sicuro che si piace, perché sa che può vincere e sa che se non dovesse farcela, sarà solo colpa sua e non della pulce o della fata, solo colpa sua! (cappuccino) Storie che raccontano storie di amicizie... Parole dolci per spiegare che sei importante. Non è per una donna Amico mio; è per te. In te c’è il me stesso di tempo fa, un ragazzo con il cuore impaurito e l’anima inquieta. Il cielo era riuscito a strapparmi i sorrisi rigandomi di sangue il cuore e visto che conosco il nemico farò quanto posso perché ti lasci i tuoi. Amico mio. ... Caro Francesco, chissà se da lassù vedi ciò che faccio… Forse avrei potuto starti più vicino quando eri qui. Tante volte nella mia piccola testa è passato il pensiero di uccidermi, ma tu come hai fatto? E perché? Se penso quanto mi sento male io a volte e quanto dovevi stare male tu quando lo hai fatto, quasi mi sento uno stupido, anche se i problemi che ho non sono poi così piccoli per il mio debole cuore. Quando ti raggiungerò non mi scapperai più… e allora vorrò sapere perché proprio quel treno e perché proprio tu? Non ce l’ ho con te per quello che hai fatto anche se preferirei averti qui con me. Pensarti quando sono al limite delle mie forze mi aiuta a farmi coraggio e a capire che finche avrò vita quella vita che tu non desideravi più, allora non potrò mai lasciarmi andare. Non dovrò mai farlo per il rispetto della tua vita. Ti volevo bene e te ne voglio ancora ma dovevi proprio ucciderti perché la gente che avevi attorno si accorgesse di te? Non è stata colpa tua ma colpa nostra. (Manuel Galante) Storie che raccontano la storia d'amore di un uomo e una donna... Immersa nelle tenebre, persa nel profondo di me stessa, chiusa nel buio della solitudine, mi stavo perdendo. Poi, sei arrivato tu, come una piccola voce, piano piano, sei entrato nella mente, sino ad arrivare agli occhi. Lo sguardo ha intrappolato uno spiraglio di luce. Il tuo amore ha sciolto il gelo che avevo nel cuore, d'un tratto, come per incanto, mi sono accorta che vedo il mondo, ora vedo tutto il mondo, ma sopra ogni cosa vedo te. "Ti parlerò di me, ti aprirò il mio cuore, ti porterò nella mia mente, oltre i confini della realtà, dopo il domani, lontano dal mai, vicino al mio sempre. Ti parlerò di me, delle mie notti sole, dei miei giorni tristi. Ti parlerò di me, mi parlerai di te, amore griderai, amore sussurrerò. Dove sei stato tutto questo tempo? Adesso io potrò parlare di me!" E storie di magica... luce... di donna... che diventa mamma... In me, tu Luce stai crescendo, le tue piccole mani giocano con la tua innocenza, la tua piccola bocca, come gocce di rugiada, è incontaminata dal mondo, ingenua la tua voglia di vita, che annaspa dentro me. Luce, amore mio, Luce dell'anima, Luce del cuore, Luce della mia storia con te, ti diverti a fare capriole, sorridi con gli angioletti, dai calcetti a ritmo di musica, battiti di gioia se senti il cinguettio dei bimbi. Con il pensiero ti accarezzo, con il cuore ti cullo, con l'anima ti accoccolo a me, e con tutto l'amore che posso, l'amore di mamma, ti chiamo Luce, vieni presto a me. I figli sono come i fiori della vita, le danno un buon profumo, sono come i colori del mondo, rallegrano l'opaca amarezza, sono come i sapori della natura, danno gusto alle persone. I figli sono la nostra storia, il nostro passato e il nostro futuro, sono i giudici del nostro essere, ci aiutano o ci condannano, sono il movente di tutto, della bellezza dell'universo. I figli, i figli, questi cari e amati figli, hanno in sé il seme della luce divina. Se guardi negli occhi tuo figlio vedi l'amore, vedi brillare un po' di te, vedi il tuo cuore che vive perché c'è lui, tuo figlio che anima il tuo mondo, la tua vita, e ti senti grande: hai un figlio che assomiglia proprio a te. (Gloria Venturini) Avrò un bimbo come il sole, chiuderà gli occhi nel suo lettino e sarà più tenero di un cucciolo. Lo terrò tra le mie braccia ad ascoltare la ninna nanna del mio cuore. Quando piangerà sarò il suo sorriso e mi trasformerò in giocattolo solo per lui. Sarà tutta la mia vita… vivrò per lui e la mia stella. Per loro non esisterà peso che mi potrà piegare perché saranno i padroni del mio piccolo cuore. (Manuel Galante) E storie di donna. Come ancora onda eONDA eONdaeondaEOndA... A te donna che stai sempre da sola, che il tuo grembo si gonfia e si ingrossa con i figli e con gli anni. A te che stimoli sogni e sospiri d'amore, e col tempo vecchi ricordi e rancori. A te donna che gli anni ti pendono cadenti come le rughe dal viso. A te donna che hai tanto donato e anche il tuo sorriso si è seccato dall'egoismo di chi ti ha voluto vicino. A te donna che il tuo sguardo è stato ghiacciato e hai saputo mutare l'amaro in dolcezza. A te che come madre paziente hai sempre agito. A te donna che hai donato troppo amore e che ti hanno fatto impazzire di dolore. Donna, cara amica, troppo sola. Il tempo ti scolora, gli anni ti prosciugano. Il tuo corpo ben aggraziato ti ha lasciato flaccidi rimpianti. Non temere, donna matrice del mondo, la tua vita è un passaggio comunque fecondo. Donna, profonda compagna, regala sorrisi e acquieta così le speranze dei bimbi. Nel cuore una fanciulla che sogna l'amore per sempre sarai, a te donna. (Gloria Venturini) E ancora, come un'onda che torna, storie di amori e di amori... L’inferno che è la vita, in una miriade di dispiaceri che piano, piano si alleviano grazie alle persone che amiamo, e che ci trafiggono il cuore come spade di ghiaccio in una moltitudine di sofferenze; ma se c’è anche una sola persona che mi ama su questa terra allora sarà valsa la pena di vivere, fosse anche solo per lei. Vorrei dirti che ti amo ma ancora non posso, solo il tempo e le tue labbra mi potranno aiutare in questo. Vorrei dirti che per te farei pazzie e quasi potrei... Voglio dirti l'unica cosa che per ora ti posso dire... mi sei entrata dentro il cuore. Il mio sogno più bello? Addormentarmi abbracciato a te e svegliarti con le mie labbra che ti accarezzano la pelle. Che brutto giorno è questo! Tutto il mondo è in festa ed io qui a pensare a te. Ora potrei essere al tuo fianco a ridere, scherzare, a volerti bene e ad accarezzarti, ma purtroppo il grande cielo azzurro e il sole non vogliono più vederci assieme. Persino il vento non vuole più accarezzarci l'uno accanto all'altro e allora continuerò a pensarti. Ti ho odiata, ti sto odiando e ti odierò ancora, ma pensaci bene è perché ti amo. Se non avendoti con me il mio piccolo cuore gela e se il pensarti fa sì che mi manchi da morire, allora va bene così. Stare male fa parte del gioco e se non stessi male non amerei come so fare… Va bene così. Dimmi soltanto che potrebbe essere amore. (Manuel Galante) Mondi Mondi. Un mondo per ogni aprire e chiudere di occhi, moltiplicato per tutti i giorni in una vita, moltiplicato per tutte le persone, moltiplicato per tutte le vite della storia, da quando non ne abbiamo neppure qualcosa di scritto o dipinto al buio, forse, su una parete umida di una grotta. Tutti mondi di cui non conosceremo niente, ma mondi nostri... Mondi allungati nel tempo. Felicità, passeggera Speranza della Giovinezza. Giovinezza, parola Magica, mi basta chiudere gli occhi e il salmastro profuso da onde tumultuose, che si frangono su scogliere selvagge, mi fa dilatare le nari, mi inebria, mi costringe ad aumentare la respirazione per inalarlo con bramosia. Ho riaperto gli occhi, li richiudo, la Magia è svanita. Al posto del forte aroma salmastro una brezza leggera mi porta un lieve afrore salino, effluvio di pacifiche onde che si rincorrono tranquille, per poi disperdersi pacatamente sulla bianca rena di una spiaggia solatia. Giovinezza, parola Magica, è sufficiente chiudere gli occhi e una Luce di un Verde abbagliante evoca in me l'immensità delle Praterie, nelle quali un Ragazzo e una Ragazza, mano nella mano, altro non chiedono, se non di poter continuare a guardarsi negli occhi, mentre il Loro cuore invia Messaggi, Messaggi che non sanno decifrare, Messaggi puliti che parlano di Domani, di Oggi, di Sempre, Messaggi. Il Verde si scompone in un caleidoscopio di Colori, in un esplosione di lava, in pioggia di lapilli, quando le Loro labbra si sfiorano, senza sapere perché, senza sapere che fare. Ho riaperto gli occhi, la Magia è svanita. Il Verde che mi aveva abbagliato ora ha i toni delicati di un meriggio autunnale, il ragazzo e la ragazza si guardano sempre più raramente negli occhi, la vita ha avuto il sopravvento, così semplicemente, la quotidianità gli ha sottratto il tempo, e la voglia di farlo. Il cuore non ha più sussulti, non ha più l'impeto di un torrente prossimo alla sorgente, la sua furia si è stemperata in mille rigagnoli, con l'approssimarsi della foce defluisce lentamente verso il Mare dell'Oblio. (Giampaolo Angius) Sentimento improvviso dentro i rumori di una sala affollata, vedendo a un tratto, con occhi più acuti, le pieghe del tempo sul tuo viso. (aiseop) Giovinezza, vibrazioni di un diapason che si stemperano nello Spazio e nel Tempo e diventano............................. Silenzio. (Giampaolo Angius) Ridi improvvisa nella stanza e dentro me: riso solare di azalea in fiore sul balcone di ardesia della mia infanzia perduta. Accordi di note, voci di amanti infelici e perduti, lacrime di suoni, rami vestiti di foglie di vento. (aiseop) Il caleidoscopio di immagini ci travolge da qualunque verso noi vogliamo o possiamo guardarlo. E ci appaiono mondi di scienziati o di poeti, forse, ma forse è solo un caso, non troppo diversi. Con una magia quasi sospetta, ci sembra di viaggiare, e di vivere... l'eternità vera dei tempi... Mondi di scienziati o poeti. Mi sorprende ancora un caleidoscopio di fantasmi nel cuore con i colori d'ombra di inizio ottobre. Emozioni di carta scrivono le parole vere nel buio dell'anima ... si brucia un computer e gli ultimi dati si vetrificano sullo schermo per sempre. (lidia) Un mistero intenso e profondo sta nel cuore della materia che si fa pensiero. Pensiero che da lei vuol staccarsi senza riuscire e ne è lacerato, angosciato, ma sempre più, in questa lotta perduta, si fa trasparente, aereo, impalpabile, alato. L'aria mi scava come roccia arsa, il pensiero è un silenzio profondo e senza pace: nulla resta di noi, solo un'eco di sasso rivoltato, un brano d'onda, un sibilo di vento. La roccia si sgretola nel suo sentimento millenario ed esausta di venti irati e onde impetuose segue una farfalla bianca solitaria e incerta che balugina e scompare ai lampi d'oro del sole d'Agosto. Ho incontrato le frequenze inusuali e nascoste dei ricordi ancestrali che sono la musica interna degli atomi e compongono ritmi indecifrabili e lunghe malinconiche sequenze e laghi di accordi struggenti come approdi immortali. Note blu scuro, brevi lampi nel cielo senza stelle, scintille, note lunghe su chiari di luna, musica di mare profumato di blu scuro, si accendono stelle come note sulla tastiera nell'arco di cielo, musica di vento si alza come canto corale, fa tremolare le stelle alte, lontane: stanno discutendo nel freddo siderale se il canto blu è un evento normale. (aiseop) E immortali sono i mondi che si chiudono in momenti... Mondi di emozioni. Pensieri Pensieri dolci e gioiosi pensieri che volano e accarezzano lievi le cime nevose rifugio di aquile altere e solitarie che sanno di luoghi ancora vergini non colpiti dalle parole parole parole che cadono cadono giù nella terra in mezzo alle foglie mosse dal vento sbriciolate dalla forza delle spirali che tutto avviluppano e restituiscono polvere polvere di parole che feconda la terra pronta a donarti gemme rigogliose gonfie di acqua misericordiosa che sbocciano in fiori dai colori puri mille e più sono i colori mille le sfumature che danzano sulle corolle e baciano lievemente baci baci lievi i baci delle giunchiglie dondolate dal vento che tutto accarezza modella e distrugge a suo piacimento Raminga mi muovo in questo giardino di polvere il viso mi copro di pensieri il corpo mi avvolgo mentre mi perdo lentamente nel vento (Bianca Bibbi) danzo la vita sopra sfere di stabilità mondi rari di terrastelle nella coscienza che brucia gelida mondi essenziali di movimenti sensazioni suoni come parole profane nel gioco della superficialità. (lidia) Poi ci si stanca, a volte, a volte si sognano altri mondi, con lune strane, mondi inventati magari da piccoli. Mondi lontani. La luna bianca in fuga nuvole o grida di rabbia dietro da terre antiche sassi dolore il grido della terra diventa vento di sabbia e rabbia, oscura il cielo,si disperde e precipita nei cuori a distanza dentro stanze arredate apparentemente isolate dentro mani ricche curate gelate dentro occhi che scrutano senza vedere che si ammalano nel capire, tramonti senza sconti. Un grido innalzato dalla terra al cielo tantisecolifa trasformato in onde cifrato ora su un lontanissimo astro è decriptato, l'ordine e l'amore universale non sanno ancora che fare, forse a lungo resteremo soli impauriti accecati, solo alcune donne si dice in villaggi valli pianure in isole lontane concepiranno la vita da sole e la cresceranno con amore protette dal vento e dal grido del mare informate da miraggi di luce che c'è in serbo, basta avere pazienza, una futuro di pace in un grande paese lontano senza gioia né pianto senza il grido del vento, un paese in cui nasce un sorriso dal fiore reciso dove il tramonto non muore del tutto e una luna un po’ strana ha vicino una lunga cometa che si orienta tra le ombre di un villaggio verso una grotta isolata misteriosamente illuminata. Poi mondi dipinti. Ahi alma, altera e confidente con la morte e la dimensione ignota ai più, calda profezia illuminata e sapiente per chi vuol capire, pompa di abiti e costumi per sposare la morte con il viso duro e sprezzante, la paura sotto la rossa cappa e l'oro, l'emozione, contenuta a stento, nel rigido profilo, gli occhi che guardano lontano. Davanti al ritratto di un torero (pittore Salvador Aulestia) (aiseop) E i mondi veri... Mondi di cronaca. E' difficile capire le persone a volte basta uno sguardo e c'è subito intesa.... altre volte si arriva al litigio e poi si fa pace e tutto si risolve... altre ancora si arriva alla guerra ma la pace non sistema tutto... rimangono le vittime, rimangono le facce innocenti dei bambini che chiedono aiuto rimangono gli orrori ....le atrocità di questo mondo crudele ... (Marinella) Genova città violata, umiliata, dallo sfarzo degli dei, dalla rabbia insensata. Urla di giovani dentro e fuori, nel gioco di Caino e Abele, giovani agli ordini immolati, giovani generosi sconvolti o rassegnati e il sangue è il simbolo del destino segnato: ogni uomo sa essere lupo. Cristo che ha cercato la pace lo hanno ammazzato. Povero figlio che per paura e difesa hai sparato, povero figlio che sei morto ribelle,violento,frustrato. Non ho il coraggio di marciare in silenzio disarmato per il dolore nel mondo fino a farmi schiacciare sul selciato, non ho il coraggio di darmi per un sogno mai realizzato, ma sono certo che alzando la mano o anche solo la voce in modo violento (non è questa paura) sarei inutile,dannoso,sprecato. Forse abbiamo un senso a parlare di lune,di mare,di stelle nel cielo incantato: veniteci dietro in tanti saremo le voci del cuore, le speranze, sopra il filo spinato. Questa notte poche parole solidali è stato ucciso Abele agnello sacrificale il mite il ragionevole lo studioso che aveva nel cuore un messaggio di pace. Preghiamo amici di Ioracconto per la morte di Abele noi figli di Caino preghiamo e guardiamoci negli occhi con dolcezza ma senza arretrare. (aiseop) Mondi di cronaca che sono contrasto, o specchio, di mondi interiori; mondi che crescono nel silenzio, quando si è stanchi di parlare, o parlare sarebbe ridondante. Mondi di silenzi. Circondato da parole senza suono non dette.. aspettando pazientemente negli scaffali per essere letto ..è il suono delle parole ancora non parlate che riempie la stanza.. parole scritte per essere lette.. già ora o dopo che questa notte avrà chiuso i suoi occhi e aperto il mondo.. di nuovo. ..parole che hanno la forza di trasportare il silenzio (che una notte ha messo in loro..) in qualche luogo.. o in un giorno qualsiasi... parole che hanno la forza di aprire gli occhi.. di aprire i cuori, di liberare le emozioni aspettando impazientemente di essere trovate.. in profondità così interne che il suono d'un battito del cuore.. d'un respiro.. è l'unico suono che mai può "parlare" quelle parole... (Georg Schepers) Il chiarore della luna davanti agli occhi innocenti spalancati è la chiave di luce per leggere la vita. Questa sera poche parole il suono mi fa male. Grandi silenzi di luce, sguardo all'infinito su monti degradanti fino al profumo del mare che non vedo ma sento lontano. Corrono pensieri lievi di anime solitarie raccolti dal vento che fa piegare l'erba come ad un comando senza violenza,senza sibilare. Distesa verde di erba che mi riempie gli occhi, muti e spalancati, per un minuto appena spettatori di vita. (aiseop) Mondi intangibili. Non vidi la goccia di pioggia che mi aspettavo di trovare ferma sul palmo aperto della mia mano... sebbene non ci fosse ragione per cui una goccia fosse lì. Mi aspettavo che riposasse lì e le diedi tutta la mia attenzione.. per non disturbarla.. per non perderla. Lei riposò lì nella mia mano e io ne sentivo il calore leggero e il bagnato. La tenevo come fosse parte di me e tuttavia percepivo il suo isolamento. Il modo in cui rifletteva il sole che brillava sul palmo della mia mano, e che aveva fatto sorgere il sole stesso con tutti i suoi colori... quel modo rifletteva tutto me stesso nel suo volto, e mi interpretava con il suo corpo. Sentivo la sua temperatura e avevo sentito la mia e con il passare del tempo avevamo raggiunto la stessa eppure definitivamente diversa temperatura. Sul mio palmo aveva cominciato ad evaporare e mi aveva circondato. L'avevo inalata e sentita sulla pelle della mia faccia. Era corsa giù dalle mie labbra in piccole gocce quando l'avevo afferrata ... così intangibile... aveva disegnato un tratto sulla mia mano poi sul braccio... il suo sguardo bagnato parlava del suo desiderio... chiusi la mia mano e seppi che avevo già sentito questa goccia tanto tempo prima... e che... ancora... pensavo solo a te... (Georg Schepers) Mondi di chi invece si guarda allo specchio, e nell'ironia magari non vede... i sogni che già da'... Mondi veri. Un giorno... un giorno anche io... anche io sarò una novella.. una fiaba lunga un libro intero... Anche io farò sorridere una lettrice incantata di tutte le parole che adornano le mie righe. Sarò invisibile come una poesia che dice nel silenzio più totale, grida sommessa, tace recitata. Sarà la curiosità di una lettrice appassionata a risvegliarmi, a ricomporre le mie parole in globuli di vita, farli scorrere nelle mie righe-arterie, trascinati dalla sua corsa di lettrice irruenta, o a riposare nell'ora che la lettura si interrompe. Succhierò dai tuoi occhi, avidi delle parole, la gioia di rivederti (riprendere la lettura) da questo specchio di carta, screziato di caratteri stampati, che sarò io-libro. Sarò io e non altri libricini, a gettarti nelle sensazioni che credi accadute per caso nel tuo giorno. Sarà quello il libro che ti appartiene, che non rileggerai mai più, che bisogno ne avresti ?! Il dorso di me-libro sarà nerbo della mia schiena, avrò la forza delle mie parole ed il desiderio della tua lettura. Sarà dire ciò che non vedo, illuminare ciò che non ho mai conosciuto. Non ci sarà luce che (correndo) mi tenga dietro scienza che umili la mia ignoranza. Avrò corpo di fogli gualciti, macchiati dalla lettura, sporcati dalle mani che mi hanno letto, scarabocchiati da lettori esuberanti... ma bianchissimi... Sarò libro in un posto che sia... in una biblioteca, dove nulla va perso, anche il sogno più sparuto, nell'ombra di una biblioteca io sarò. E là, tu ritroverai, leggendo, le mie parole: schiena mani e braccia della mia mente. Amerò io, allora, le mura sacre ove sono allineati questi scaffali. Le mille fatiche che le hanno costruite: mani di uomini ad edificare la mia culla dove avrò dignità di uomo. Da quelle pagine da cui non saprai allontanarti, in cui cadrai persa nel centro, lì, le mie pagine saranno tenda per te. Sarà il vento a sollevare le mie parole, quando pesanti la mia poesia non riuscirà ad animarle... Ed allora il mio sogno sarà vero... Le pagine, svolazzando, lambiranno il tuo naso, infilato ad annusare la fiaba. Io-libro ti ricompenserò... ...e non capirai perché a quel punto la storia, riprenda vigore, s'armi di nuovo entusiasmo, erompa nella tua lettura, sciolga quel timore che avevi di esserti persa in un libro qualunque. Che non sia ! Nel mio libro, che son io, continuerai sicura il tuo cammino. Viaggerò con la mia valigia di occhi, con le mie mutande di parole, nelle stazioni dove il tuo treno si fermerà. Tossicchierò, disgustato per tutte le cicche che viaggiatori distratti, faranno cadere su di me riposto sulla poltrona del tuo treno. E sarò senza fiato quando l'aria fine delle montagne si insinuerà tra le mie pagine ... E ti odierò, quando vedrò illuminato il tuo volto lassù, rapito da altri tramonti che non avrai trovato nelle mie righe. Allora, geloso, crescerò d'improvviso. Ruberò tutte le pagine dei miei compagni di scaffale trafugherò da loro le storie più belle. E per magia quel libro di due sole pagine, diventerà immenso e non finirà quando l'avrai chiuso ad una pagina dalla fine. Eppure solo di un pugno di pagine sarò fatto. Incredula ritornerai più volte in cerca di quel passo che mi avevi letto (dentro) convinta che fosse mille pagine fa e lo ritroverai, sempre al centro di quella finestra, che è un libro di due pagine appena, al centro di quel libro che è occhio senza confini di palpebra. E rasserenata allora continuerai a dormire sul tuo treno, nel tuo viaggio, mentre io mi ustiono per il sigaro del viaggiatore maldestro, che intanto mi apre, mi sbircia, mi guarda dentro !! Che vuole costui ? Mi richiuda Signore ! Non son libro per lei. -Chissà che ci trova in codesto libello, 'sta tizia... (dirà lui biascicando il suo sigaro) Ed ha ragione perché di due pagine, le sole che mi serviranno e basteranno per raccogliere tutte le mie cose, di due sole pagine vedrà (egli) il mio corpo. E qualche volta ti tradirò anche, e sarò più bello e maliardo del più magnifico seduttore. E se "gambe di regina" di un'altra viaggiatrice si avvicineranno nel tuo stesso scompartimento, nel tuo lungo viaggio, chissà che non mi sbirci colei, mentre tu dormi ed io-libro riposo sul sedile accanto. Chissà se più vicino al suo seno (la nuova viaggiatrice) mi porterà. Plaf ..Papumf Sia benedetto il treno ed i suoi scossoni che mi fanno oscillare tra le mani della nuova lettrice, fin su... quel lettino di poppe. E quando l'avrò corteggiata (l'altra), quel tempo di un viaggio fugace, sarò profumato di lei. E tu, riprendendomi distratta, odierai lei e quel mio orrido tanfo di tradimento ! E mi lascerai svernare in veranda per una notte intera, nella veranda di chissà quale albergo, mentre tu ti riposi finché quel brutto profumo se ne vada dalle mie paginette. Ed io, povero compagno-libro-traditore, che s'è inventato una pagina in più del dovuto, che ti ha tradito tra gli scossoni del treno, con una lettrice sconosciuta, gelerò di freddo.... E quando mi riprenderai al mattino da fuori la veranda, tutto zuppo di umidità della notte, ti farò un po' pena, e meno male ! E ti sentirai in colpa per quella notte all'addiaccio, mentre io, mortificato come non mai, rosso di vergogna, non potrò negare l'unica bugia che le mie pagine abbiano mai mentito a te: che quella notte nel gelo io, il libro, ho fatto pipì.... (livio) Un'altra volta vita 0. prologo Tu non sei innamorato? No E non vorresti esserlo? (penso) ...... (dico) Si allora lo sarai. 1. la difficoltà (la noia) Qual è il mio mondestino? Seduto sui tetti della Città Grigia penso a me. Al mio scopo, il mio mondestino. Vedo le torri, gli edifici alti. Il grigio che avanza. Le nuvole immobili. Non si vede la luna. Chi ha mangiato la luna? Accanto a me Joe Pesce, è vestito di bianco, sta fumando uno spinello. Ha gli occhi buoni, e un poco rossi a causa del fumo. E’ sempre molto silenzioso, ma sa molte cose. L’ho conosciuto in basso, nelle fognature della città. Stavo inseguendo un ladro di emozioni, quando caddi in un laghetto sotterraneo. Non vedo molto bene al buio, e sottoterra non posso illuminare le cose. Joe mi ripescò immediatamente, e mi fece dormire da lui. Se non mi avesse aiutato ho paura che sarei morto, perché la mia testa è troppo pesante, così non riesco a stare a galla. Sono ancora alla ricerca di quel ladro di emozioni, e sento che non è molto lontano. Ora però ho il cuore pauroso perché ho perso l’eterno ora. Sai una cosa, testa di luna? Dimmi. Ho pensato molto, e credo che anche i cattivi s’innamorino. E’ quello che spero, Joe. Dove si sarà nascosto quel ladro di emozioni? Sento che è qua vicino, aspetto solo la giusta intuizione. Andiamo al bar dove suona Sonica, forse potremo avere delle informazioni là. 2. la tristezza (malinconoia) Il bar è molto affollato. Sonica suona la batteria, ora però sta cantando. Ha i capelli castani corti, le arrivano a malapena sul collo. Gli occhi determinati. La voce sgranata e calda. La gente nel locale è molto presa, qualcuno canta con lei. Io e Joe ci sediamo e ordiniamo due birre. Penso ai miei incontri con persone straordinarie. Naicol non lo vedo da una vita. Fu esiliato dalla città, quando si ribellò al volere della signorina Paura. La cosa che più mi piaceva di lui era la sua assenza di pregiudizi, e il suo modo semplice ed efficace di essere. Sapeva accettarsi per quello che era. Io invece sono sempre stato in cerca di qualcosa, di un mio modo essere. Quella sera eravamo in due sulla moto, e urlavamo frasi senza senso. A un certo punto ci sentimmo vuoti, un'angoscia mai provata ci entrò nel cuore. A destra un uomo vestito di nero ci guardò. Era un ladro di emozioni ma ancora non lo sapevamo. In quel momento ci sentimmo inutili, e fummo assaliti da un bisogno tecnologico, come dipendenza da televisione o dalla grande ragnatela. Naicol capì la fonte del nostro malessere. Inchiodò la moto e disse: -corri! Inseguimmo l’uomo in nero fino al porto, e lì riuscimmo a bloccarlo. In quel momento il vuoto e l’angoscia svanirono. Cercammo di interrogare l’uomo ma ben presto ci fu addosso la polizia, che arrestò noi invece che l’uomo. Ci portarono davanti alla signorina Paura, disse che se volevamo restare nella Città Grigia avremmo dovuto entrare nella grande ragnatela, ed essere rieducati. Cercarono di convincerci in ogni modo, ci spaventarono e ci minacciarono. Stremato accettai, ma Naicol rifiutò fino alla fine, e fu deportato nelle lande di nessun luogo. Non voglio ricordare i due anni nella ragnatela. Fu lì che imparai la malinconoia, se non lo avessi fatto probabilmente avrei perso la volontà. Imparai ad accettare il dolore. E fu lì che mi promisi che avrei dato la caccia a tutti i ladri di emozioni che avrei incontrato. Quando uscii il mio nuovo nome era Testa di Luna. La mia testa era diventata una piccola luna luminosa. 3. l’energia (biancamore) Quanto tempo, Testa di Luna! Come stai Sonica? Sono viva, tu? Sono in cerca di un ladro di emozioni. Sonica mi prende per la mano. Mi porta in uno stanzino. E’ pericoloso parlarne qua, lo sai. Sai qualcosa? Le chiedo. Un uomo nero era qua poco prima che tu arrivassi, ma non sono sicura che fosse uno di quelli. Chi potrebbe saperlo? Credo che la lumaca a spirale conosca il segreto, è l’unica che striscia sulla lama senza ferirsi. Dove posso trovarla? Abita in Via Santa Maria dei Pazzi, nel palazzo di cartone. Ti voglio bene Sonica. Anch’io, Testa di Luna. Sono davanti al palazzo di cartone, con le finestre disegnate e la porta ritagliata. Io e Joe Pesce entriamo. Saliamo con molta cautela le scale di cartone e chiediamo della lumaca a spirale. Sono qua, risponde. Adesso la vediamo, è appiccicata alla parete della stanza, che forse è un salotto. La sua voce è leggera, bisogna stare silenziosi e attenti per capire le parole. Stiamo cercando un ladro di emozioni. Sonica mi ha detto che tu puoi aiutarci. Si, è vero, so dov’è. Dove? Sta scritto sul mio guscio. Mi avvicino al guscio e osservo attentamente. Non capisco, non vedo niente di particolare. E’ solo un guscio, a forma di spirale. Appunto, dice la lumaca. Poi si alza un vento forte. Sento il palazzo traballare, come un terremoto. Si sta alzando, e stiamo volando via. Brutti bastardi, ci hanno trovato, dice Joe Pesce. Sento che siamo sulla giusta strada, ho ritrovato l’energia. 4. il grande scontro (la pura paura) Stiamo volando sopra la Città Grigia. Faccio un buco nella parete per vedere dove stiamo andando. Sembra che il vento ci porti fuori città. La lumaca a spirale è molto serena, e ci guarda coi suoi occhi ad antenna. Siete pronti per affrontare la vostra pura paura? Sappiate solo che è una bugia, una bugia molto realistica. Il palazzo è atterrato. Siamo nelle lande di nessun luogo. Esco dal palazzo e davanti a me c’è un uomo vestito di nero. Ha il volto rosa chiaro, i capelli corti neri. Mi guarda negli occhi. Fa buio, ma riesco a illuminare un po’ davanti a me. Dice a voce alta: tu sei un mostro. E tu sei un ladro di emozioni! Gli rispondo. Apre di nuovo la bocca, e si mette ad urlare. Mi vedo come un essere mostruoso, e mi sento perso. Perché do la caccia ai ladri di emozioni? Perché ho scelto questa vita? Loro non sono male, aiutano la gente a non soffrire. Unisciti a noi, urla l’uomo nero. Faccio una smorfia che è quasi un sorriso. La luce sta svanendo, e anche le mie energie. Mi fischiano le orecchie, sto per svenire. Poi un fulmine. Mi colpisce in testa, ritrovo le forze. Illumino tutto intorno ed ecco, vedo chi mi ha lanciato quel fulmine. E’ stato Naicol, lo riconosco, è in piedi sui pedali della sua bicicletta. Ora vedo con chiarezza: La paura dice scegli me, sarai al sicuro. L’amore dice sei già al sicuro. L’uomo nero si sta sciogliendo. Abbraccio Naicol. Sento il suo calore, e sto bene. 5. la realtà (fine, se una fine vi è) Accanto a Naicol ora c’è la signorina Paura. E’ sempre bella ma i suoi occhi non sono più gli stessi. Naicol la guarda e dice: alla fine sono riuscito a convincerla, a portarla con me. Ha cambiato nome, adesso si chiama Fantamore. Come il gioco? Esclama Joe Pesce, di cui avevo scordato la presenza. Si, proprio come il gioco, dice lei, e ne esce una voce dolce, un poco nasale. Lo dicevo io, che anche i cattivi s’innamorano, borbotta Joe Pesce. In cielo è tornata la luna. Prima ero come quei cartoni animati, camminavo nel vuoto, ed era solo perché non lo sapevo che qualche volta non cadevo giù. Quando sono arrivato qua, nelle lande di nessun luogo ho cominciato a capire. Adesso cammino sulla terra, ed è come se volassi. Questo è quel che mi dice Naicol. Lo guardo, il suo volto è un po’ invecchiato, ma più disteso. Accanto a lui sta Fantamore, gli tiene un braccio intorno alla vita. Sai una cosa, gli dico io, t’invidio un po’, tu hai tutto quello che desidero. Tu non sei innamorato? No E non vorresti esserlo? (penso) ...... (dico) Si Allora lo sarai, pensa il mio amico Naicol. Lo pensa, ma da sempre io sento i suoi pensieri. (Laerte Neri) 11 SETTEMBRE 2001 Immobile mattina arco di cielo compiuto argine alla follia. Il contrasto tra l'odio e l'amore mi ha ossessionato. Giorno strano, l'11 settembre 2001. In tanti hanno cercato mani da stringere. Una storia d'amore qualsiasi. A tutti quelli che sono morti l'11 settembre 2001. Per ricordarli così. ...il giorno dopo il ragazzo regalò un tramonto tra i pali delle linee elettriche ad un ragazza che si era chiusa in un silenzio impenetrabile, nella solita solitudine stanca. La ragazza parlò al ragazzo di montagne di Atlante d'Africa staccatesi per una tempesta fortissima a proteggere per sempre gli amanti del monte di Venere. Il ragazzo le accarezzò i capelli ancora bagnati. Entrambi ebbero paura, tanta paura. Ma lasciarono che a stringersi, tra i corpi, restassero, senza paura, le anime... innamorarsi un poco, come la cosa più naturale. Non c'è una strada sicura un percorso obbligato forse importa se al fondo degli occhi decisi un po’ duri rimane riflessa una luce dorata di un tramonto speciale sopra un campo di grano e di labbra color del papavero distese sul prato. New York, poco prima delle 9 di mattina. Un aereo passeggeri diretto da Boston a Los Angeles viene dirottato e si schianta su una delle torri gemelle, sede del World Trade Center. Stessa sorte per un secondo aereo passeggeri, obiettivo la seconda torre. I due grattacieli collasseranno dopo poco per gli incendi sviluppatesi, uccidendo chi nella torre lavorava, chi quella mattina era andato a fare una foto alla città dall'alto, chi, volontario, era corso a salvare una vita. La televisione trasmette immagini di persone intrappolate negli ultimi piani, che si sporgono dalle finestre agitando stracci per richiamare l'attenzione. Nessuno potrà salvarli. Ancora le migliaia di morti non hanno un corpo, sono solo foto appese sui muri. Si narra che Afrodite, la dea greca del matrimonio, e dell'amore sensuale e profano, sia nata dalle schiuma delle acque del mare. Esploriamo la grotta sulfurea da cui escono vapori densi nello sfondo turchese sopra la terra primitiva eruttata e aspra.....le stelle cadute nella grotta profonda emanano una luce intensa,così si racconta... dalla montagna sacra spiriti antichi travestono polveri e piccoli arbusti e volano spinte dal vento anime-essenze dalle terre rosse e zolfo alle prime avvisaglie di vita e curiose dell'odore salmastro sconosciuto e dal ritmato schiaffo dell'onda (come si chiama quella massa verde che si abbatte e schiuma sulla terra nerastra e manda sferzate pungenti?) scivolano oltre il baratro nella tempesta d'acqua che ignora il silenzio.... e si inabissano,inebriano,svaniscono. Piange sbuffi di vapore e zolfo la terra orfana e nuove anime pulsano e rotolano e ignare svaniscono e sale al cielo la schiuma bianca dalle verdi bocche del gigante addormentato sotto la coltre del mare(si dice così venisse chiamato questo potente dio irrequieto che non dorme mai!). Raccontando questa storia-leggenda per farti addormentare...ti vedo chiudere gli occhi un poco spaventato ,non sai che più forte mi batte il cuore,cuore di un Ulisse pavido tormentato attuale, curioso alla fine di svelare il giuoco prima che diventi mortale. Un terzo aereo passeggeri viene dirottato sul Pentagono venti minuti dopo i primi due aerei. Restano uccise 800 persone. La televisione non trasmette le immagini. Un quarto aereo dirottato precipita prima di raggiungere il suo obiettivo. Dall'aereo qualcuno telefona a casa. Notte d'ebano senza stelle Caino non dorme guarda con rancore suo fratello. Una pietra grande come il palmo della sua mano un'arma cercata e nascosta nel buio. Due cuori che non battono sincroni accelera i battiti l'odio rallenta il respiro l'ignaro. Occhi che hanno chiesto il perché non c'è accenno di pietà nello sguardo basta un attimo e si inizia una storia durata migliaia di anni. Un uomo tra gli uomini in Croce un sari macchiato di sangue uno sparo su un corpo di un nero americano. Migliaia di occhi spauriti si accendono come stelle a interrogare il cielo annerito da una luce di luna smarrita annientata. Rimangono accese le stelle fino a giorno inoltrato lucenti nonostante il sole accecante illuda le onde del mare domande ostinate domande. Pregano che risorga la luna ancora una volta sul mondo per sognare la vita per far germogliare nel sole il papavero e il grano. (aiseop) A volte le strade della vita sembrano strette. Però ci si può ballare, anche se si rischia di compromettersi. A volte bisogna "compromettersi" davvero, toccarsi... per lasciare un buco nella strettezza dell'anima, da cui respirare l'infinità, la passione, l'intensità della vita. Da cui prendere una pelle vera, anche se fa male. Da cui rubare l'essenziale.. il sangue... la vita stessa, bella più di un sogno, più di un desiderio inespresso, più di una sorpresa. Il ragazzo cerca una nota tra le corde di una chitarra. Stringe le palpebre come si stringono le mani in un pugno, concentra in quell'espressione il silenzio bellissimo di una forma di pensiero che non ha bisogno di logica. E poi il silenzio stesso prende forma in quella nota perfetta, ed è uno schiaffo per chi ascolta, un inciampare nella vita e tutto il resto perde senso. La ragazza vorrebbe essere in quel momento una piccola parte di lui, per sentire quella vertigine, quella... esitazione quasi... quell'emozione dietro gli occhi chiusi stretti... per chi cerca parole ogni giorno, e forse nei posti sbagliati, anche questa è magia... I database aggiornano profili, scenari di guerra e i grafici, multicolori, delirano statistiche di morte, in questo nuovo millennio che non vede l'ora d'inanellare diademi di sangue... Ora sono pronti, di nuovo, a sparare, a puntare il mirino sul pianeta e farne mattatoio spettrale... Ora ritornano le tre vocali, le tre consonanti a riecheggiare: GUERRA! In ogni angolo la vita è sospesa, affanna per un epilogo definito, dove nessun grafico indicherà la distruzione, il precipitare nell'abisso d'orrore.... (Mario Vecchione) Semplicemente declinando come le sere di settembre verso la notte lunga senza luna e senza stelle: nuvole grigie,vento di mare, torno a casa più in fretta annusando la tana. lA CENERE SPRIZZA FAVILLE NEL BUIO DELLA STANZA COI VETRI APPANNATI MI DIVERTO A RINCORRERE CON GLI OCCHI LE CADUCHE LUCI MENTRE BORBOTTA IL CEPPO NEL FOCOLARE.... HO NOSTALGIA DI CIELO E DI OCCHI DI MARE SPECCHI AL TRAMONTO CHE CAMBIANO COLORE COL SOFFIO DEL VENTO HO NOSTALGIA DI ARDESIA E ROSMARINO DI PAPAVERI ROSSI TRA CIUFFI DI GRANO E UVE MATURE E FICHI SUCCOSI PREDATORI BAMBINI FELICI INNOCENTI AVEVAMO TEMPO O SI CREDEVA A SALIRE SULLA GIOSTRA DEI GRANDI DOVE LA MUSICA SEMBRA DOLCE MA è MATRIGNA,SIRENA SPIETATA, NASCONDIAMOCI DIETRO UN DITO CAMMINIAMO VIRTUALI ,ABBRACCIAMOCI L'ANIMA CHE PIù DEL CORPO NON PUò FARE DEL MALE. La notte sta andando via diversa e sempre uguale, per chiudere gli occhi mi serve coraggio, forse solo le stelle, disperse nel buio infinito, brillano sempre e non dormono mai. (aiseop) Ci sono cose che sono emozioni, che se le riconosci valgono da sole la vita intera. Non può essere l'odio... a vincere. DICIAMOGLIELO. SCORZE D’ARANCIA Sogno Confonderò le mie lacrime nelle giornate di pioggia, nasconderò il mio respiro affannato nel vento. Urlerò con lo sguardo negli occhi degli altri abbattendo ogni muro che mi divide da loro. Fuggirò nel buio in cerca del sole e in ogni suo raggio cercherò la mia anima e osserverò la mia ombra riflessa sull'asfalto. Quello che voglio e di cui ho bisogno è solo un sogno.. Ruberò il sole in un giorno di pioggia in modo che nessuno mi chiami ladra. Salirò fino al cielo con le scale del mio sogno .. anche se sarà solo un capriccio... Cercherò solo chi sarà in grado di distinguere le mie lacrime dalla pioggia e chi troverà il mio respiro nel vento e mi aiuterà a riportare il sole al suo posto... Vorrei essere un uccello che vola libero e felice, sognatore Vorrei essere in vento, che soffia maestoso, cantautore. Vorrei essere, ma non sono; Vorrei essere quello che sono.... L'amore.......... Amarlo quando scrivi il suo nome e ti trema la mano. Amarlo quando lo pensi e ti senti felice. Amarlo quando lo tocchi e ti senti morire. Amarlo quando lo vedi e ti sembra di sognare. (Marinella) Nuvole soffici lente si muovono pensieri, aquiloni, appesi a fili invisibili, si affidano a luci comete di sole, gli occhi leggono i colori del mare e sentono a pelle i segreti e le ombre e rilucono e ridono come lampi di vele riflessi da onde di vele arancio,azzurrate, bianche sparse in un chiaro orizzonte dove è dolce lasciare i vestiti del giorno per affidarsi al vento, sognando. (aiseop) Corri, mio sogno, corri... non far caso a me! Sono solo colui che ti sogna.. corri.. è il tuo mondo... (Georg Schepers) Che i sogni vivano nei prati è cosa nota. Coriandoli di sogni nei fili d'erba tagliati, un bel colorito da foglia di limone. Poi viene la pioggia ed un coriandolo più pesante dei sogni, anche dei sogni di erba in cui si era confuso, scivola via dal canaletto di scolo dell'aiuola ... insieme a qualche briciola di vetro di un sogno precedente. Si perde in acqua, ovunque qualcuno possa averne bisogno per non aver sete di sogni. (livio) Illusione, come catasta di specchi, ti sei addormentata (e in mezzo c'era una riga di pensieri profondi: tu ridevi di me). Nella miniera di pietre laviche il dinosauro della paura dormiva il lungo sonno... e la sua pelle dura e opaca risuonava mentre battevo il capo contro la porta dei sogni. Un fuoco a metà collina, lampi di luce attraversati da volti scuri e luccichio di armi nella valle della luna: Iside (figlia del sole) e dei miei sogni.. illumina la parola antica scolpita nella roccia prima che il vento mugolante e il tempo lentamente la cancelli. Si sogna per non scordare, forse, quella cosa che non sappiamo. Chi può sognare, forse, non deve sapere, non deve conoscere quella cosa... La notte è forse più uguale del giorno sotto ogni cielo, la notte per chi può sognare. (aiseop) Il giorno o la notte per chi può sognare, oppure per sensazioni improvvise, smarrimenti, certezze, sogni o realtà... Avevo dei terribili dolori alla pancia, come punture interne, dolori acuti che non potevo fermare. Erano terribili. L'altra notte mi sono svegliata che quasi non quasi non potevo muovermi nel letto.. ma subito, dopo pochi istanti, ho cominciato a sentire delle percussioni da fuori la finestra come battiti di tanti cuori. Ero sudata per il dolore, ma quel ritmo liberò la mia mente fino a farmi sentire qualcos'altro... qualcosa mai sentito prima... una voce di donna che cantava accarezzando i cuori. Modulava la sua voce sulla lettera "a", così che non stava davvero cantando una canzone, ma ... riproducendo musica... il suo era un tono acuto, e la melodia tale che provai ad impararla a memoria per ritrovarla la mattina successiva, da qualche parte. La sua voce era dolce... e perfetta... la melodia era rasserenante, di quelle che una volta ascoltate uno poi cerca per il resto della vita, qualcosa di indimenticabile, che può essere ascoltata... per il resto dell'eternità.... ho pensato che non ha senso aver paura dell'eternità dopo la vita se poi si ascolta una tale musica... era... piena di pace... luminosa di nessuna luce, era l'essenza stessa della luce... luce e leggerezza... non ebbi esitazione a considerare le percussioni e la voce perfettamente normali, e lentamente dimenticai il dolore. Mi alzai dal letto per avvicinarmi alla finestra. Ma non aprii la finestra. Come se fosse la cosa più naturale tornai a letto... sorridevo, e provavo una bellissima e silenziosa pace nell'anima... mi addormentai subito di un sonno pesantissimo... solo la mattina dopo cercai di capire, e mi venne in mente... un angelo... non avevo più dolore. Mi resi conto che il dolore era passato dopo che mi ero alzata, nella notte. Chiesi se qualcuno avesse sentito cantare durante la notte, ma nessuno aveva sentito nulla. Forse sognavo allora, o forse ero sveglia davvero, e quella era realtà, e non avendo alcuna prova contraria, mi fu naturale, e bello, pensare a quella voce come alla voce di un angelo. Ho dimenticato quella melodia ma non il suo significato più intimo, il suo sussurro silenzioso, le sue parole: "non aver paura dell'eternità....." (lidia) Sogni o realtà... fantasia "Abitanti della Terra, una notizia inaspettata arriva dal mondo futuro:Atlante è malato. E' grave! Mettetevi in salvo!. Così gridava, gracchiando, il corvo non colpito dalla furia di Apollo. L'unico rimasto bianco. Ma nessuno se ne ravvisò. Alcuno se ne preoccupò. Sono così tante le parole che si perdono nell'aria! Così, chi non aveva terminato il suo lavoro lo termino; chi faceva baldoria continuò a divertirsi. I due amanti illegittimi, nascosti dall'oste cornuto, continuarono ad amarsi..... Anch'io, incurante come chissà quant'altra gente chiusi i miei occhi sotto le coperte; convinta che il giorno dopo sarebbe stato un altro giorno. Ma Atlante, nonostante sacrificò ogni sua forza, quella notte morì. ....E il Cielo cadde. Quando uno pensa alla caduta del cielo, pensa ad un tonfo terribile, un rumore enorme, un fragore tremendo ed invece no; non è così il rumore del cielo quando cade. E' un suono stridulo: uno specchio che si rompe, un rubinetto che perde; un caì di cane. Tutto si tinse di blu. Mille stelle caddero, ma vani furono i desideri di coloro che chiesero pietà. Una, due, tre stelle caddero sulla mia casa. Una mi colpì un occhio, una un piede, un'altra ruppe una lampada. Dopo due ore di avvilente attesa mi cadde addosso una scheggia di nuvola. Le nuvole, non sono affatto soffici! Sono dure come le corazze degli spartani! Fu così che morii sommersa dal mio stesso sangue. Ora sono un tratto di un certo pittore gigante proveniente da uno sconosciuto pianeta, che non esitò a mischiare il mio sangue,rosso, con il blu del cielo.Sono un tratto viola di un quadro, che raffigura bambini che giocano felicemente. Almeno non ho vissuto invano! (Matilde) Dai, raccontami un sogno... prima di dimenticarlo. mi specchio nella solitudine lontana come nelle acque di un lago scritte dal vento e dalle ombre ... un sasso nelle acque nere brilla alla notte, nascondendomi il mio volto dentro note di niente che si svegliano tra i fili di stelle ... una vertigine mi stringe nelle acque e io sogno sono un sasso gettato nel vuoto da un pezzo di cielo, inciampato su una nuvola fatta di note di niente, caduto aggrappato ad una nota, e nel volo fatto parola di quella nota da un soffio di vento e colpito da un raggio di luna e travolto di giri e di giri di pioggia e scomparso nella realtà, dimenticando. (lidia) Le nuvole nere corrono nel cielo sospinte da un vento irato, la luna chiara che appare e scompare sembra fuggire con loro; penetro anch'io nel gioco di nuvole erranti e smembrato mi perdo fatto solo di aria e di vento. (aiseop) Dai, raccontami le storie dei tuoi sogni. il mio sogno..... la prima immagine è stata la stiva aperta di un enorme aereo che stava partendo ... e io correvo veloce per raggiungerlo.. per entrarci e fuggire.. da qualcosa.. qualcosa che avrei saputo solo più tardi cosa fosse... poi mi sono accorto che non stavo scappando da solo.. che la mia mano non era libera.. ma.. teneva qualcosa.. la mano di qualcuno...(in quel momento non sapevo di chi fosse la mano.. l'avrei saputo solo dopo).. allora la scena, quello che potevo vedere, era soltanto quello che era davanti a me.. i colori molto grigi e tristi.. opprimenti.. l'unica via d'uscita era questo tronco vuoto di aereo... raggiungevamo l'aereo.. però, non so se era perché l'aereo non poteva partire.. o se era piuttosto il sentimento che questo luogo non poteva essere semplicemente lasciato così.. perché c'era qualcosa che bisognava fare prima... abbandonavamo la "via d'uscita".. e c'era davvero qualcosa che bisognava fare.. perché la scena seguente era una miniera o una fossa aperta dove le persone dovevano lavorare contro la propria volontà con del piombo polveroso.. dovevano lavorare con mani nude e senza protezione per i loro polmoni.. (in effetti, vedevo solo mani che lavoravano questa materia grigia.. che mi lasciavano avvertire questa oppressione)... ecco il motivo che avevano per darci la caccia.. per impedire che rendessimo pubblico questo trattamento.. e ora veramente sentivo il pericolo.. non solo per me.. ma più ancora per la persona che era con me.. in questa situazione ..nel confronto minaccioso con.. "il male" ..questa situazione ci guidava a un grande edificio buio... sembrava un ospedale ... c'erano uomini trattati con cura... c'erano delle piccole capsule imbottite, dove i malati potevano respirare dell'aria particolare.. e dormire nonostante tutto il pericolo intorno ..in questo luogo.. (sebbene sempre più evidentemente vicino al centro della sfera di controllo del "male"...) alcune persone potevano muoversi liberamente.. i medici ..e altre... che erano lasciate incustodite..(almeno per ora).. i malati.. poi... non facevo niente per provocare questo.. però tutto si focalizzava sulla situazione seguente... dove un mio amico - o amici .. più esattamente un mio collega e due "soldati" del lato nemico, mettevano in una delle capsule la persona con cui ero qui.. una .. ragazza... .. per proteggerla da ciò, da essere trovata... la mettevano accanto ad un altro.. ad un ragazzo che dormiva.. che non sapeva che c'era qualcun altro ...e lei.. lei anche dormiva .... osservarla mi portò via la percezione del resto... osservare tutta la scena in questa capsula di metallo spesso... guardavo attraverso un oblò pesante... coprivo questo finestrino ogni volta che qualcuno.. che la cercava... passava di corsa.. (capii che ero visto come un medico.. perché forse avevo cambiato abito.. per sembrare un medico)... per ora eravamo sicuri.. ma lei era in molto più debole di me.. e dovevo essere io ad agire e decidere per lei.. combattere per lei... ....il pericolo si avvicinò con uno dei soldati (i nemici).. che non era sicuro se doveva seguire i suoi sentimenti o i suoi ordini.. e che propose.. di consegnarla al suo capo guida.. "Lui non la tratterà male"... però il mio amico, che aveva conosciuto il trattamento del capo, diceva "No, la torturerebbero per avere quello che vogliono".... allora... per un sentimento profondo... per questa ragazza.. non per far loro del male.. ma per spingerli indietro verso i loro sentimenti.. lontano dai loro pensieri dannosi... sollevavo il primo soldato e lo lanciavo a terra.. e poi il secondo.. e dicevo "..per far male ..a questa..ragazza! .. per farle male.. no.. dovranno passare prima sul mio cadavere..". Non ero sorpreso di aver detto queste parole... erano arrivate con quel sentimento profondo e naturale che avevo avuto, e se tornavo ora alla stessa scena (ora assolutamente tranquilla).. indietro alla capsula.. dove scoprivo l'oblò.. come se volessi cercare conferma di quello che avevo detto.......ohhhh la vedevo tra queste lenzuola bianche e giallo chiaro..dormire ..senza alcuna paura.. incantando il mondo.. ....Io ero in silenzio sapendo che ogni parola, che avevo detto, era vera........ e in questa sconvolgente e "bianche e giallo chiara emozione" mi sono svegliato.. .......impensierito.... (Georg Schepers) Sogno di avere un pennello magico, di cambiare colori al mondo. Ma ci pensi... un mondo a colori? Colorare il cielo con la fantasia è questione di un attimo, e quella nebbia grigia e sconsolata, svanirà dietro il rosso di un desiderio o dietro il verde di una speranza, o ancora dietro il giallo di un giorno un po' allegro e bizzarro. Se avessi un pennello magico tingerei il cielo di rosa, il mare di verde, la terra di azzurro e tutti gli innamorati di rosso. Credo che poche sarebbero le persone colorate, perché d'amore ce n'è così poco, solo tante sfumature potrebbero dare l'immagine esatta di quello che invece è solo parvenza d'amore. Se il mondo fosse colorato in base alla verità dei sentimenti di quello che più vale, più è puro, sono convinta che tutto sarebbe triste e grigio, come questa nebbia che confonde e nasconde ogni cosa, purtroppo anche quelle belle e radiose sotto la luce immensa e divina del sole, come lo splendore delle cose sotto il magico incanto radioso della verità. (Gloria Venturini) La stufa e la scorza d'arancia C'è silenzio, quasi stanco, di anima... tutt'intorno. Fa freddo. L'autunno ha portato le arance. Dello stesso colore delle prime foglie, sfumatura già di marrone. Il colore, l'arancio, quasi dei ricordi. Avevamo una stufa marrone scuro. Tre grandi resistenze di ferro arrotolato si riscaldavano e prendevano il colore delle arance. Girando una manopola nera rotonda se ne potevano accendere una sola, o due, o tutte e tre. La stufa aveva una grata su un lato da dove si vedevano le resistenze e usciva il calore. Aveva poi dei buchi in alto. Era alta circa mezzo metro. Mettevamo le scorze d'arancia sui buchi della stufa. Io avevo il compito di cambiare la scorza quando si bruciava. Dava un odore denso ma dolce. Non lo ricordo. Per quanto mi sforzi, non ricordo più quell'odore. Foglia d'autunno caduta sul sentiero dove i passi poco frequenti scrosciano nel silenzio, colonna sonora di pensieri introversi, giardini di limoni in autunno con i primi gialli i primi contrasti di luci e colori, anime morte sguardi senza corpi, sorrisi solo vibrati nell'aria un poco più fresca che canta canzoni antiche e nuove, suoni di cornamuse che si perdono in cielo diventato scuro ma terso pieno di stelle fresco di luna in lotta sul mare senza capire senza parlare. Cerco di distrarmi dal freddo pensando all'oscurità delle stelle. Ma non ricordo più quell'odore. Era una cosa semplice, non bisognava rispondere, non bisognava decidere se era giusto o meno, non bisognava parlare di totalità. Era solo cuore. Era solo un odore. L'ho perso. Come si fa a ricordare un odore? Insieme all'odore di arancio caldo, quasi di forno, c'era l'odore di torta appena sfornata, e di asciugamani appena stirate. Ricordi cerebrali. Freddi. Come si fa a ricordare la sensazione dell'odore di arancia bruciacchiata sulla stufa, che riempiva la stanza... e insieme era... impercettibile... se non ricordo quell'odore? Semplici e grandi segreti, come sapere quando era ora di cambiare la scorza, quando il colore cambiava in UN certo modo, che ancora si poteva trattenere, nel naso, l'essenza di arancio, il calore della stufa, l'abbraccio della torta appena pronta, la piacevole asprezza del bruciato. Terra e fuoco, come li conobbi la prima volta. L'altra metà del cielo che ancora andiamo cercando. L'altra metà del cielo è dietro l'ultima nuvola che si sfilaccia e passa via dietro il crinale dei monti che la sera annerisce sotto il cobalto del cielo dietro la cascata di porpora e oro che precipita di là del tramonto dentro i più semplici e grandi segreti nel cuore profondo di tutti i misteri del mondo. Non ricordo quell'odore e mi dispiace come se non ricordassi il segreto del mondo. Non ricordo il segreto del mio mondo. Della mia casa. Fa freddo. Allora accendo una stufa moderna. Piccola, non ingombrante, asettica, quasi cinica, frettolosa. Un'ansia... buona... mi prende. Ansia di me. Un fiore nasce nel gelo stentato azzurrato senza storia o peccato, fermiamo la vita il respiro, la mia ansia negli occhi la tua, fermiamo ogni cosa, istantanea, in un boccio di rosa. E la mente corre alle rose dell'infanzia, che si sfogliano come le mille espressioni di ogni nonna in un album di fotografie tutto chiuso nel cuore, ai momenti che non perderemo mai, che ci coccoleranno per tutta la vita... La buccia d'arancia profuma la stanza vicino alla stufa le guance arrossate gli occhi sereni profumo di favole e torte vaniglia presepi e capanne di paglia Re Magi e pastori vialetti di ghiaia ruscelli laghetti casette di neve si accendono e spengono a intermittenza salutano i sogni l'infanzia il sapore di buono la vita serena Tu scendi dalle stelle o Re del cielo e vieni in una grotta al freddo e al gelo. Natale, profumo di scorza d'arancia, nostalgia di casa... che male c'è? che male c'è? ad aver voglia di casa? Natale Non c'è neve bianca si è fermato il vento il mare inquieto è indeciso l'orizzonte increspato si acquieta piano nell'aria si incontrano auguri di anime. Speranza tenace vento indiscreto nuvola amara un bisogno di pace di nevicata bianca uniforme silenziosa una città ovattata un mondo di piccoli fuochi accesi anime attorno ai fuochi che respirano insieme occhi acquietati visti da qualche stella lontana luci di stelle segrete in una notte di pace. (aiseop) Natale... messaggi... Mille richiami di un falso Natale si specchiano inutili sull’asfalto bagnato mentre passanti,avvolti in calde pellicce, osservano con distacco miseri fagotti di stracci che non vedranno l’alba. Assurdi babbi Natale, nei loro abiti sgargianti, invitano ad acquistare la felicità: ad un tratto tutto tace, le luci svaniscono per far posto ad una fredda notte rischiarata da lampi di guerra. Case sulle quali s’è abbattuto l’odio dell’uomo, osservano senza vita, il passare di soldati ancora memori di materne carezze. Il vento caldo del deserto solleva mulinelli di polvere che si infrangono su resti bruciati di un villaggio della Palestina ma la campana di una remota chiesetta, rompe all’improvviso il silenzio ed il suo rintocco giunge ad ogni angolo del mondo, portando con sé un messaggio d’amore. Da carri di morte e da trincee improvvisate, escono a frotte giovani che, guardandosi negli occhi scuri, si stringono muti attorno ad una grotta per udire il vagito di un bimbo. Nei pressi di rovine ancora fumanti dove ombre inquiete vagano in attesa di sepoltura, altri giovani si inginocchiano e pregano, non importa in quale lingua, ciò che sgorga dai loro cuori, infatti giunge alto in cielo ed ha un solo nome: Pace in terra. (simbad il marinaio) Le stelle in cielo radunate allo sguardo ad una ad una brillano attorno ad una grande luna per aiutarci a sognare sopra le nostre vite impolverate sopra le delusioni e i dolori più acuti fino a carezzare con lo sguardo pacificato i nostri amori antichi rinnovati. Soffia il vento della vita polvere di sole profumo di mare soffia ostinato dal suo ventre misterioso e lontano di cui sentiamo il richiamo anche nel gelo delle notti scure quando l’odio ci acceca o la paura. Si alza un canto ebbro di veggente libero in crescendo un “Vapensiero” si ferma su un davanzale su un muretto una facciata appena illuminata su grandi occhi umidi e dolci sul calore misto al sapore dolce del sangue nel dolore in quell’ eterno mistero che ci fa giocare la vita come un giuoco vero. Tramontano le ore nascono i minuti piccini e crescono in fretta come i nostri sogni bambini che tenendosi a cerchio in un cerchio di luna ci abbracciano le anime ad una ad una. (aiseop) Il ricordo ritorna alla stufa, al suo tepore di passato, alla scorza d'arancio e al suo dolce profumo. L'anima profuma del calore del focolare, odora di sorrisi di bimbi, di sogni e speranze. Il profumo della scorza d'arancio al tepore di una stufa fa lo stesso profumo dell'anima. (Gloria Venturini) Ninna nanna (tutto quello che ho) E questa è per te, chiunque tu sia, sconosciuto o no, aggiunta quasi all'ultimo minuto... PER ESSERE MARE SENZA BUGIA... Ninna nanna come un sogno segreto di un diario segreto... che non debba essere spiegata. Ninna nanna come il più dolce dei tuoi mondi, quello che vuoi, quello che scegli, per parlarti di qualche cosa che ti faccia ridere, e farti addormentare. Ninna nanna (tutto quello che ho) per non lasciarti solo. Ninna nanna senza raccontarti bugie, senza dirti che va tutto bene... ma per dirti che la vita è speciale. Comunque. Non sempre si hanno le mani. Ma la luna è fatta di due parti, una chiara e una scura, anche lei... e magari si stanca, anche lei, ma non si spegne mai. Sveglia presto, domani, la vita va avanti. ... ninna nanna... Passi sul limitare incerto di una foglia raccolta dal volto di un lago. Passa furtivo il tempo. Passa come una melodia tra un sospiro ed uno sguardo. Ed un fiore spunta tra le note liquide di un'onda. (Domenico Vicinanza) ... ninna nanna ... Ci sono pensieri che sorridono dentro le cose anche nei sassi o nelle terre nere che sorridono senza mai sbiadire anche sopra lacrime di sale. (aiseop) ... ninna nanna ... Chiudo gli occhi come per dormire come per vedere al di là di un pensiero stretto tra le palpebre del vento. Chiudo gli occhi come per scoprire come per sperare che una luce canti di nuovo al mio buio. Chiudo gli occhi come per dormire come per sognare di svegliarmi tra le braccia di un sorriso. (Domenico Vicinanza) ... ninna nanna ... Bianca luna, segreta amante della notte, di deserti e dune, di onde tiepide sciabordanti, di risacche fragorose tra scogli anneriti. Luna che conosci i volti segreti della terra che scruti ruotando e come un faro antico illumini teorie infinite di occhi e di sguardi, luna, luce bianca, alta, commossa, dalle una carezza di luna. (aiseop) ... ninna nanna, dolce risveglio domani ... Respiro il profumo della prima luce che bagna l'aurora. Una corolla di petali rosa stringe a sé il mattino che nasce abbracciandolo. Ascolto il colore del prato raccontare verdi armonie ad un riflesso d'oro. Intorno, il rosso di un camino già canta nuvole bianche al cielo. Un battito come d'ali di un sogno attraversa veloce un sospiro. E un sussurrare azzurro riempie le chiome sospese nel vento. (Domenico Vicinanza) ... ninna nanna ... Non parlerò di elfi di amori di storie romantiche di mitiche passioni ma del desio che ho di stendermi riposare rilassare il mio povero corpo. Quante volte mi son sentito stanco, dopo una giornata felice, vissuta senza fiato, dopo una giornata di lavoro, rabbiosa di noia e di tensione. E un giorno la stanchezza entrerà nell' anima ed io, vecchio o malato, mi stenderò con le ultime forze su di una panchina, al fiume, circondato dagli alberi e teso ad ascoltare i calabroni ed il soffiar del vento, e ripensando a baci lontani, sopite sensazioni... lentamente, mi addormenterò (Stefano Canepa) ... ninna nanna a chi non c'è più, regalandoci una preghiera... Uno sguardo da buono un guizzo in fondo agli occhi intelligenti ora questo spazio e questo tempo vuoti: un'urna nel cuore per conservare le scintille sparse di questo dio incompreso questo dio che si nasconde e solo la pietà disvela. ... ninna nanna... parliamoci un po'... Immagina un deserto di sabbie calde e mulinate dal vento immagina una notte sotto le stelle accesa di mille occhi appassionati e inquieti immagina un cielo mosso come il mare illuminato di desideri immagina una grande bianca luna che ci isola come un faro sul palco come in un grande cartone animato nel finale mano nella mano come un sogno bambino come un'istantanea da guardarsi la sera una sera di quelle strane solo bufera magari calma piatta e noia oppure inquietudine e basta e magari mi regalo un sorriso e a qualcun altro pure a te che ne pare? (aiseop) ... ninna nanna ... da chi corre adesso, lontano lontano... " Ci vediamo domani" - " Se non muoio prima" dicevi sempre tu! Sembravi quasi che lo sapessi, ignaro conoscevi l'ultimo giorno della tua vita con vesti terrene. Sei buono, sei caro, una brava persona rispettosa. Una vita come tante la tua: una moglie, due figlie, una casa, un lavoro, e tanta umanità. A vent'anni, in un brutto incidente, hai barattato la tua gamba sinistra con la morte e l'hai spuntata. "Ogni giorno è un regalo" dicevi "Ogni giorno è un dono di Dio". ...mi mancano le tue grasse risate... Mi piace pensare che ora salti da una stella all'altra con l' anima dei tuoi giovani anni. Mi piace pensare che insiemi agli angeli sorridi, che corri veloce, sereno e veloce, felice ti liberi nel cielo, gioioso di mostrare a tutti la tua gamba sinistra. ... ninna nanna ... forte, forte di vita, domani... La mia forza per la vita è quando corro incontro a te, quando abbraccio le mie figlie, quando stringo i miei cari al cuore. La forza per la vita è quando amo il mondo, quando aiuto il prossimo, quando guardo il sole che illumina un prato, margherite e viole danzano alla musica di una nuova primavera. La forza per la vita è quando apro la porta ad ogni giorno, quando mi lascio accarezzare dal vento, quando alla sera mi accorgo che ho vissuto intensamente, con tanta forza, la forza per la vita. (Gloria Venturini) LUNAE Luna di mari e di poeti Guardo in fondo al cielo, stanotte. Ma cosa c'è, in fondo al cielo, che mi chiama? Luna : unico satellite della Terra. Diametro ca. 3470 km, volume ca. 1/49 di quello terrestre, massa 81.3 volte più piccola di quella della Terra. La distanza media della Luna dalla Terra è di ca. 384400 km. L'orbita della Luna intorno alla Terra giace in un piano inclinato sul piano dell'eclittica, la cui l'inclinazione media è di 5° 8' 30"; il tempo impiegato a descrivere tale orbita è di 27 giorni 7 ore 43 minuti 11 secondi e 5 misurato rispetto alle stelle e viene chiamato mese siderale. Il tempo impiegato dalla Luna a tornare nella stessa posizione non solo rispetto alla Terra ma anche rispetto al Sole è di 29 giorni 12 ore 44 minuti 2 secondi e 8 e viene chiamato mese sinodico o lunazione. La differenza tra mese sinodico e mese siderale origina le fasi lunari. Ma cosa c'è, dall'altra parte della Luna?, nella faccia nera della Luna, nella faccia nascosta? , dov'è la Luna? Forse una parte è nelle notti dei poeti... Laggiù, nel freddo di una notte lontana, il tuo silenzio mi guida per i passi della vita ... e sogno di essere vento tra le ore che ho perso, e poi volare solitaria sopra il grande mare ... sogno una scala fino a te, per raccogliere le parole che non dico mai e farne una frase che mi parli ... e sappia trovarmi, asciugare una lacrima, non lasciarmi mai sola ... scrivo per te, questa sera, triste luna. (lidia) Luna inquieta, vibrante, a cui gli occhi si rivolgono nelle notti in cui si ha bisogno di magia e il presente sa di passato e la notte fa paura. La luna, sempre alta nel cielo, veste di luce bianca ampie regioni, ogni passo è sospeso, l'aria è ferma, come i nostri pensieri, all'improvviso. ... nelle notti dei poeti... o nei mari del mondo. Luna quasi a portata di mano lucente e sfacciata fai il solletico alle onde ti adagi e srotoli lungo la via antica e illumini cocci di bottiglia sui muri e antiche piante di limoni. Luna complice che al processo scompari e rinvii la tua udienza non sempre ti mostri uguale, quando sei in forma, allegra, invadente, ci resta solo il tempo per andarci a cambiare. (aiseop) guardavo la luna, fuori, mezza rideva e mezza dormiva ... a dispetto della sua ombra non c'era solitudine lassù, dentro un silenzio bianchissimo, dentro la notte impenetrabile ... era solo il tempo che passava per caso, sul mare che parla e insieme dorme, e tace ... (lidia) Luna semiseria tra nuvolaglia in fuga forse sorridi ai gatti sui tetti alle mani intrecciate su muretti pazienti acri di odori di mare, luna che appari e scompari giochi a tuo modo, bambina, mentre le stelle lontane e antiche non sanno che dire. Luna abbagliante nella notte scura come pensieri lucidi alla mente quando dentro hai paura, luna chiara sul mare che risacca e profuma negli occhi e alle narici come la nostalgia che ti chiude la gola se accarezzi incauto e disarmato il ricordo di amori ormai lontani. Luna che sfidi la notte allungata sul mare occhieggiando tra nuvole e profili di monti schiarendo un poco balconi e facciate dispersa in tanti piccoli lumi bianca luna nel brivido della brezza improvvisa riflessa negli occhi e nella mia mano ti porto via con me o mi offro scomparendo piano sul bianco di un muro ove occhi di gatto lucenti brillano ironici inquieti indagatori. Luna lucente magica luna. Guardiamo alla luna con i nostri segreti che la sua oscurità nascosta conserva. La rendiamo complice e aliena, le raccontiamo cose che lei ascolta paziente. Siamo veri, di fronte alla luna... se vuoi conoscere la mia anima, fallo quando guardo la luna... Luna di bianca luce, pallida luna, dispensatrice. Solitudine alta nel cielo fra stelle sfocate, lontane. Luce nell'anima che il buio della notte fonda non può velare. Luna chiara svela, una per una, le mie ombre. (aiseop) ... può essere, che la luna stia sognando il nostro giorno... che il nostro giorno dia al sole la sostanza per il suo sussurrante silenzio, dove splende la luna...? oppure può il nostro sogno essere la luna stessa, che splende nel nostro mondo, quello che l'occhio sveglio.. l'anima... desiderano ancora di "vedere" nel sonno...? è la luna, che ci porta a sussurrare, a sussurrare a quelli che sono lontani, ma illuminati dalla stessa luna... ... se loro lo sentono?.. il sussurro che giace intorno alla luna in morbide nuvole... ...a sussurrare qualcosa che è dentro di noi... (Georg Schepers) Cantami adesso, che voglio dormire, una ninna nanna di luna... Notte che vegli sui giovani sui sogni non infranti raccoglili guidata dalla luna e depositali senza fare rumore nel punto del cuscino dove riposa il cuore. Luna piena luce così vicina la oscuri con un palmo di mano quando credi di coglierla si allontana come il mistero della vita mi lascio guardare occhi di bambino finché i colpi del cuore non fanno più male. (aiseop) Luna così bella... da tradimento... Stelle che mi catturano con dolcezza e che riflettono la loro immagine nel mio piccolo cuore, per poi specchiarsi altrove. Le sole ad essere ammirate nel loro splendore in cielo e mentre cadono. Poi c’è il sole che scaldandomi il cuore si inginocchia sulle onde del mare quando cala la sera e sparisce pian piano con i suoi raggi. Persino la luna dopo avermi fatto innamorare di lei si è nascosta dietro le nuvole, così ho pensato se ne fosse andata per sempre. (Manuel Galante) Luna, luna, luna giocosa e sensuale... Luna nella notte luna piena luce pallida antica ti rifletti negli occhi febbricitanti di luna tremi al respiro che si condensa come una scossa lieve un brivido di stelle che ci consuma. (aiseop) la luna agli occhi di un miope è un povero incanto sovrapposto di tele tagliate ma la luna è la lama costellata nei nei della notte fai la faccia da soldato bambino e la impugni con la mano premuta alla finestra sulla linea della terra lontana e ridi perché ti ricorda il ventre della tua sposa lontana e la lama fino ai suoi seni che ancora, da lontano, ti taglia l'anima, delocalizzandola. e ridi e ridi e l'ami e l'ami e mi ami ho visto una luna di tramontana, una luna da mangiare, la sua spina dorsale tra i crateri come una gigantesca testuggine nel mare nero della notte. Quanti mari, quante lune! Ma la mia luna è la luna di tutti. Altre mani ti indicheranno forse una luna ancora più bella, e non vorrò saperlo. E la mia mano si farà vecchia e la mia luna si farà vecchia. E nella mia LUNA LIQUIDA, se la vuoi, ci saranno il mio sudore e il mio sangue, la mia ansia di mille donne in una, il mio corpo come una testuggine bianca che sorride dormendo sul tuo letto disfatto. (lidia) Notti senza luna Notte dove materia e irrealtà si fondono e tutto diventa pauroso, o possibile. La sera sopraggiunge in punta di piedi timorosa quasi di dover fuggire via, come infatti velocemente accade. Prestami un colore per descrivere questa fretta questo abbandono, non ho più parole adeguate. Azalea selvatica, dimenticata quasi, fiorita con orgoglio; ricorderò il colore dei petali, questo incontro, anch'io porterò il tuo sorriso solare negli occhi e il riflesso in altri occhi anche se è buia e senza stelle la notte e fa paura. Nascosti nel silenzio grande della notte, occhi di stelle, lucidi, ci spiano, e nere ombre come fantasmi, ci fanno sudario. (aiseop) stesso buio, stesso freddo secco nelle ossa, stessi sei rintocchi di una campana, stesso vento che mi riporta quel vuoto di te mentre vado via. stessa notte senza sogni un anno dopo. (lidia) Notte nera,hai lasciato il viola della sera incupirsi sull'uscio e spegnersi nel buio. Luci artificiali,surreali,imprigionano l'aria intorno a noi e soffocano i sogni sull'asfalto. Notte nera. La notte senza colori ci riporta dentro i ricordi più profondi, nei dolori più forti, quasi tangibili, nei dolori che sono ancora schiaffi. Eppure la notte, a guardarla bene, ha tanti colori... Il colore della notte è un piccolo mistero, cambia a sorpresa sui toni del nero. Nera è la notte e senza stelle, accendi presto i tuoi occhi ardenti, fai col sorriso un chiarore lunare. (aiseop) Notte senza stelle, o di stelle... tavolozza di stelle o di chiarore lunare... o forse, più semplicemente, notte nera... di luce, quale che sia la forma che le diamo... un giorno dio si vergognò del suo aspetto, aveva paura di sé, era grande, ma piccino. invisibile, ma faceva tremare... così oscurò il cielo e si vestì di buio un abito nero per inventarsi la notte ma era curioso, nascosto lassù nel blu profondissimo e forse era anche un po' solo, gli mancavano quei mostriciattoli a due zampe che brulicavano nel giardino d'acqua della terra. una sera gli venne un'idea, cosparse d'oro la sua casa di ragnatela cosparse d'oro la ragnatela della notte. E fu una gran festa vedere da qua giù quella manciata di puntini di stelle, piccole finestre sul mondo di quaggiù... aperte o ... accese quando scende la sera e dio dai piedi di ragno guarda con noi la tv. E tremano le piccole stelle d'oro incastonate nei fili della notte...nel tintinnare lieve della ragnatela tra i piccoli passi...dei piedi di lassù... (livio) Nelle notti senza luna, l'unica cosa che conta è un amore rosso e oro. rosso e oro sono rosso e oro Nella notte rosso e oro... solo tu... sai cosa significa... e ora leggi, e leggi, questo tango di parole. E poi ricorda, e ricorda, quando sarai vecchio, questo tango rosso e oro. Ricorda un sassofono che suona sulle fotografie di ferrovia proiettate alle pareti. Ricorda un rumore sordo di treno e ferraglia che chiude la musica e toglie l'anima dal petto. Ricorda una voce roca che recita queste poesie... e ricorda quando stanca di recitare, quella voce roca inizia a cantarle. Rosso e oro. La notte è densa nera e astiosa gli odori acri aggrediscono alle narici e dentro: voglio ubriacarmi di parole, dimenticare ogni cosa, ridere impazzito allo specchio di una vetrina, riflesso in una pozza d’acqua illuminata appena, sentire il tuo profumo, la vita scorre via e distrugge memoria e speranza. Il tuo profumo è illusione, nostalgia e passione, l’ultima traccia, l’ultima canzone. Stringerò forte questa mia carta da gioco, questa occasione prima che mi accechi il giorno. Troverò traccia di te, troverò polvere e luce, quando la mia memoria sarà anche un atomo solo sperduto e non disperso, cercherò una rifrazione di energia, sarà un incontro, la eco di un sorriso. Nel profondo universo in cammino basterà una particella, ti troverò, non sarò mai più solo. Scrivo per te che mi ascolti paziente in una notte come tante silenziosa ma inquieta dentro, si agitano le emozioni del giorno, ci sono ferite non rimarginate, lacerazioni e poesia di luci, illusioni di tramonti e stelle fredde come peccati, … noi qui increduli, pulsioni di vita, incoscienti e disperati, aggrappati a fiocchi di nuvole vere, a chimere, a sguardi e parole, a istinti, a paure, a musica interna profonda viscerale che promette, bugiarda o miraggio, di portare la pace nel cuore. Nuvole adagiate sulle nostre anime Vicine al loro precipizio Alla pazzia che disintegra gli atomi di ogni composta saggezza Che fa un'alchimia di audacia e paura Di violenza e abbandono Di dolcezza e di morso di lupo a far male per sempre e davvero Miele sulle tue labbra e su di un corpo che si sta facendo pelle finta Maschera d'oro sopra la mummia divorata Vento azzurro profumato improvviso da dietro le quinte Lo spettacolo è sospeso la vita soffia e fioriscono rami secchi E polvere d'ossa e grumi di sangue nero in fiori ed erba alta E una grande luce ci trafigge e ci monda Innocenti senza memoria guardiamo un attimo Il paradiso perduto un attimo solo Il cielo riluce non splende ci affrettiamo per strada nei nostri nevrotici impegni rassegnati d'ansia qualcuno sorride e sembra di un altro pianeta abbiamo poco spazio nel tempo e dentro per sentire il sapore del mare di sale o d'erba verde cerchiamo occhi come diamanti nel buio dei nostri pensieri nella incapacità di sentire il silenzio di accettare il grido del mondo senza avere paura senza scappare via senza corrergli incontro eroi disperati o incoscienti quasi sempre perdenti. Il sole è pallido ma manda una luce che sa di sorriso stanco forse nei tuoi occhi nei miei c'è un riflesso speciale una speranza incrollabile assurda in un mondo disperso in particelle d'amore rallentiamo il respiro fino a che non si senta che il cuore. Una luce intensa ma così dolce che il profilo del viso svapora, un silenzio che urla senza parole. Ho raccolto dentro e nascosto il suono di poche essenziali parole. Addormentarsi quando il mistero ci inquieta è come una stella che muore. Una pausa di vento sopra questo mare donato, il sole è il mistero della vita, sole egizio sole di astronauta, le vele pulsioni di anime attendono il soffio del vento, sartie,verricelli,mezzomarinaio, la poesia naviga a vista tra questi colori fissati nell'aria, inquietudine divina, misteriosa e incompresa. Il fiore d’acqua e di cielo Il pensiero leggero Il sorriso del cuore Il sapore del tempo Senza rancore Non stancarsi di guardare Donare parole Nel silenzio sereno degli occhi Che non sanno mentire Altro che per amore. Ti chiedo di cantarmi una canzone, una canzone che va dritta al cuore, una melodia, senza parole, una musica, velata appena di malinconia. C'è una musica dolce già ascoltata profuma di limoni e lavanda di fazzoletti di lino ricamato odora di giardino illuminato dal sole c'è una musica dolce che illumina lo sguardo e arma la mano di una carezza un po' ruvida e schiva: occhi di vecchio illuminati per un attimo dalla pietà giocosa della vita. Sguardi a specchio spalancati prismatici riflettenti impenetrabili nuclei di malinconia inaccessibili. (aiseop) Rosso e oro. BLU ANIMA La soffitta: solitudini, ritratti La pioggia battente sulla mia soffitta, sulle mie dita contro i vetri bagnati, lacrime dal cielo fitte fitte, dolori antichi e nuovi da scordare. Mi manchi vento che nasci lontano tra frammenti di polvere stellare, portami ancora canzoni antiche, le nenie per farmi addormentare. (aiseop) Ognuno ha le proprie solitudini, forse annerite, forse incrostate di colori sul fondo di un abisso inconoscibile. Ognuno ha le proprie solitudini, incancellabili e dimenticate come travi di cemento in una soffitta disabitata. Una soffitta senza scatoloni di ricordi o cassettoni magari vuoti, senza stelle e pioggia vicino al camino e senza polvere che balla dietro le finestre su un fascio di foglie e di sole. Travi di una casa. Travi scoperte che pulsano come arterie nascoste nell'ultimo luogo possibile sotto il tetto, quasi a volersi far dimenticare... ma inattaccabili. in una luna che non mi spiego, riconosco la vita corta di una rosa un'ombra una luna un silenzio tra le dita come un petalo secco tra gli appunti scrivere con cenere d'inchiostro sull'anima, come un ritratto di me adesso Una soffitta dove non ci si può giocare a nascondino né piangere. Una soffitta non finita, come qualcosa che si è fermato tanti anni fa e non è più ripartito. Ma non bisogna crederla un sogno interrotto. E' dove si riposano le solitudini con le loro rughe stanche. Non è una soffitta vuota con travi di cemento... è un ritratto. dai colori su una tavolozza a poco a poco un'anima (lidia) Ritratti di donna, di anime fuggite, solo semplicemente ricordi. Il vento che ti piace soffia teso, ruvido, quasi un po’ arrogante, era atteso dopo le lunghe piogge e nebbie un po’ snervanti. Ulula e fischia canzoni sue, te le sferza negli occhi, te le spinge nel cuore e ti si annida dentro e non esiste riparo. Hai un viso sciupato, come una roccia porosa e venata, sai di vento duro fra le pieghe spietate, sai di dolcezza consunta e di attesa frustrata, lieve come un arco di foglia è il sorriso, come filo steso, come sentiero dimenticato. (aiseop) Poi ci si guarda allo specchio, ad uno dei tanti specchi che nemmeno riconosciamo, e ci si parla di noi stessi, inconsapevoli. O no. Guardando le stelle a lungo Si scorge il mattino, il tramonto rinasce e si infiltra in un nuovo giorno. Si scioglie l'anima Davanti a quel mondo in fiamme Che si rispecchia in un mare di pianto. La rabbia filtra da un nuovo giorno E mi avvolge come sempre. E' una rabbia che io stessa non comprendo. Forse mi inganno,nascondo qualcosa, ma non so cosa. Riesco a trasformare il sole In una nube di pioggia, forse nascondo un segreto che però non conosco. Ma a volte anche la pioggia Diventa rugiada Che luccica ai raggi del sole (alanis) Forse un sorriso... forse poi un ricordo, altri ritratti... Due zoccoli usati, due piedi infantili, due gambe sottili, un berretto di bimbo sulla fronte sudata: una mano depone sopra un nido d'acqua una barchetta con la vela argentata. Un sorriso una mossa del capo un lampo degli occhi un viso. Onde di mare, vento sul viso, occhi socchiusi, forse un sorriso. Vele lontane, nuvole erranti, brusio la sera, voci di amanti. Vedo la strada bianca per il sole che brucia, sulla calce dei muri non resta che luce, i tuoi passi non hanno ombra, sei nata in un giorno di sole. Blu è un colore di cielo, un pensiero forte, un desiderio da annegarci dentro, occhi profondi, sguardi infiniti e ariosi, orizzonti mai trovati o perduti. Ti insegue un raggio di sole e la sciarpa si intreccia ai capelli, un sorriso nasce e fugge via, il mare blu fondo accoglie il tramonto intenso stasera ed è notte improvvisamente. (aiseop) Tanti ritratti imprigionati nelle soffitte di ognuno. Tanta polvere. C'è tanta polvere, a volte, nei ricordi, nella vita di tutti i giorni... tanta polvere nella vita. E talvolta, dalla finestra di una soffitta, appare un altro ritratto, giù nel prato... come la magnolia che qualcuno ha offeso, che io ...offenderò da grande...; come la magnolia dai fiori di porpora, che nel freddo del tramonto si ammanta dei colori del cuore, ... su un albero, stagione ...su uno scheletro di tronco; Come una ballerina salta ad un passo dal cielo i fianchi sorretti da mani di uomo ad infrangere di grazia il vuoto di un palco in un gesto... così la magnolia, scossa e forse violata, mani intorno alla vita, lascia che la lascino... nel vuoto del vento silenzio, immobile... e nevicano fitte le foglie e lasciano nello sguardo del cuore parole che la mia bocca non sa dire che il mio pudore non lascia andare. vanno le foglie a terra in un turbinio che vogliono loro, e se il gelo non le ha intirizzite abbastanza restano al loro posto, mani stanche di uomini in guerra, mani prosciugate dagli anni. restano le foglie sull'albero dove nessuno le tolga neppure il gioco delle foglie, e di mille in mille passarono i giorni ed il presentimento delle foglie li accompagnò tutti e venne l'autunno.... (livio) Silenzi ondeggianti appesi ai rami di un albero percuotono echi che violentano l'anima. L'autunno, stagione preferita dalla malinconia, ascolta le voci silenziose delle anime. E sa che non ce l'hanno con lui, che anche il vento di primavera scuote i fiori... Fiore di pesco rosa azzurrato lieve preda del vento di primavera. Tutto questo da una soffitta. Forse scaldata dal sole, forse bagnata di pioggia. Solitudini e ritratti, forse per caso, forse per vita. Pioggia odiata fino a ieri, stasera ti vorrei sui vetri a farmi compagnia; nuvole grigie e vento nascosti dietro ai monti o nel fondo del mare chissà se vi preparate a correre in tempesta o è tutto un caso, un semplice accadimento; la luna sapiente e amorevole illumina queste parole appena con un poco di luce quel tanto da non farle svanire. (aiseop) Ritratti che si fermano negli occhi di una donna, ritratto del tuo ritratto. Ho percorso molte vie, udito il pianto di mille genti in cerca di vita e ora, giunto sul sentiero di ombre senza pace, chiedo loro una storia. Scorgo infiniti campi di battaglia verso i quali volti umani procedono con l’ardore di un ideale; innocenti calpestati nel corpo e nell’anima divenire carnefici. Ho paura, tremo al pensiero di esser vittima ed esecutore, di guardare negli occhi chi muore di fame e non poterlo aiutare; di uccidere in nome di un Dio crudele, inneggiare alla pace ed imbracciare un’arma. Di tutto questo ho timore ma l’espressione paga di una donna, fa scordare la mia viltà. (simbad il marinaio) Tra i tagli della vita E' venerdì, di vita dentro di me ce n'è poca, chissà là fuori; quanti abbracci, baci, parole, ma io non ho niente da dare, niente da condividere d'un tratto chiuso in me, non vale? Lei dove è ora che l'ho esclusa da questa disperazione? Tutto opera mia che non mi accontento di essere quello che sono e basta, ma prima o poi mi passa, non dico che uscirò nudo però sarò tutto me stesso uguale uguale. (anonimo) Quando perfida e crudele la realtà cade addosso come il piombo: il sogno svanisce. La fasulla nebbia che confonde si annulla e lo sgomento regna padrone sulla mente. I sentimenti profani, ispiratori di muse soavi, feriscono come coltelli ardenti. (Gloria Venturini) Grido e la mia voce si dissolve nel silenzio, nessun suono e nessuna eco in un silenzio talmente profondo che mi fa paura: solo il respiro e il battito del cuore... poi anche essi dissolti; odo soltanto il canto di una luce che non ha voce. I papaveri hanno un segreto di sangue aggrovigliato, sono violenti e delicati, se li cogli ti muoiono in mano. (aiseop) Ci sono tagli che vanno a fondo nella carne e li seppelliamo nel cuore, perché non possiamo fare altro... Mammina mia, con lo sguardo assente nel tuo maledetto mondo. Quel mondo che un giorno ti ha portata via da me. Non averti sarebbe peggio ma vederti soffrire ogni giorno dopo aver tentato quella brutta via… Mi strappa pezzi di cuore ogni minuto. Era così bello vederti ridere prima, che il pensiero non può non farmi piangere. Il mio cuore è grande e ci sotterrerò dentro tutti i dolori che senza volere mi dai, perché lo so che a vedermi star male soffriresti ancora di più. Mammina mia ti voglio bene. (Manuel Galante) Tagli che arrivano con la febbre nervosa. Col caldo, col freddo... Arriva il freddo questa notte Arriva il freddo questa notte, io sono qui a scacciare un sogno che s'insidia tra le mie ossa. Un sogno che mi sussurra di caldo e di amore. Mi respingo da questo letto, mi dileguo da questa casa e mi avvicino a quella di Ucayali. Lui è sempre lì, pronto ad accogliermi. Come fa a sapere quando io ho bisogno di aiuto? M'inoltro all'interno senza bussare, lui è davanti al camino, si alza, mi lancia un cuscino e mi fa sedere a terra. Tentenniamo un istante in silenzio, poi mi chiede se ho preso una decisione. Io non rispondo. Ucayali mi ricorda che non posso elemosinare alcuna soluzione. Quindi, inspiegabilmente, inizia a raccontarmi di quando abitava in città, di tutto quello che ha abbandonato - per arrivare in questo laboratorio, dove si sta cercando di inventare una nuova libertà - e continua a parlarmi della sua vita passata, della sua compagna, della casa, dei genitori. Elencandomi una sfilza di memorie e di rimorsi, mi lascia quasi interdetta quando assicura che l'unica cosa non rimpianta è il ferro da stiro. Io non capisco, mi sdraio sul pavimento e continuo ad ascoltarlo... "Con la sua piastra bollente stira tutto quello che gli capita sotto tiro, è un arnese infernale, non è solo l'incubo di milioni di massaie, è l'incarnazione di quanto più ci opprime. Pensa a quelle camicette che con le loro pieghe si ribellano all'ordine. Gli indumenti si spiegazzano, è normale, non si può pretendere che un tessuto rimanga intatto dopo averlo lavato o averlo portato. E allora, ecco che arriva il ferro da stiro. Ma è proprio necessario usarlo? Voglio dire è un attrezzo che serve a riordinare un qualcosa che si era andato a modificare naturalmente?" Io rimango con gli occhi chiusi ad ascoltare, ma a un certo punto lo interrompo. Mi alzo, lo ringrazio e saluto. Ora so quello che devo fare, so che non devo abbandonare. Torno nella mia camera, nel mio letto e mi addormento. Nella notte sogno di lenzuola che non vogliono essere stirate, sogno di camicette che si rifiutano di essere inamidate. Allora io mi vedo come una di quelle camicie, che non ci sta a essere usata e poi lavata e poi stirata secondo le imposizioni di non si sa chi. Allora io mi vedo dentro una cesta di panni, tutti da stirare. Tutti lì, in silenzio ad aspettare che ritorni l'ordine. Allora io mi vedo in un mondo dove gli uomini sono camicie da smacchiare, da lavare, da stirare. Penso al ferro da stiro, alla mano che guida quel ferro, e mi consolo all'idea che quella mano, prima o poi, si scotterà con la piastra bollente. (Azania) Il sole in vendita, motivo commerciale, l'infinito e il mistero in carta di giornale. Metti nel cesto ciliegie mature e arance succose e teste mozzate con espressioni ironiche. Sorriso di luna, una carezza sulla terra assetata: vento remoto che soffi dentro noi incompreso non riesci a entrare con la tua voce nel buio crudele della tana. (aiseop) Cammino nella polvere rossa che si secca e si screpola e si appiccica alla pelle sudata e si stacca sotto il suo stesso peso, nella terra macchiata di emozioni quasi stessi visitando i confini disorientati e inesistenti di un'anima qualunque. Cammino tra i tagli e gli strappi che restano di un nervosismo inascoltato, compresso, come grida isteriche trattenute senza pianto con la dignità finta del dolore o gridate di botto con una cattiveria disperata e difensiva a chi ne capisce solo la premeditazione o l'attacco, negli angoli troppo stretti di una durezza inutile. Come fossi nello studio di un artista, bozze di opere appena cominciate, parole sconnesse su fogli sporchi, come buttate via dalla rabbia del vento, barattoli aperti e secchi di vernice, pennelli incrostati gettati nell'angolo di un deserto improvvisato, quasi gettati con delusione e con stizza, quasi a cercare l'angolo più inaccessibile di un grido inutile. Vedo pezzi di tela strappata, bozzetti di mani strette a pugno su un dipinto quasi finito, come paralizzate da una rinuncia troppo grande ... vedo lacrime di argilla sull'orlo di un tornio annerito, argilla di scoglio e cristallo nuda e scoperta al vento, disidratata e spaccata dal sole, che nasconde, quasi se ne vergognasse, come un ricordo mai avuto la leggerezza della forma che avrebbe dovuto avere ... un cassetto di fotografie bruciato con qualche angolo di foto ingiallito di qualche pezzo di un'ora dimenticata semicoperto di terra, così da non venire più perso tra una foglia rossa che si spacca come un'ultima rosa secca sotto i piedi degli uomini. Poi angoli di una pulizia e un ordine irreali. Immagini dimenticate per incapacità o per rabbia o per paura o per solitudine. Forse solo per amore. tacere a ricordi come tagli nel cuore che tornano in un sogno di carta in bianco e nero, lacrime di silenzio I tratti, gli odori di quelle bozze mai finite, hanno in sé gli occhi di chi le ha lasciate andando via di corsa, impauriti, forse, incoscienti. Imploranti, arrabbiati. Più probabilmente stanchi. Tutto intorno non ci sono porte né pareti né tetti. Solo un forte odore di quelle tende o quei divani delle vecchie case, odore dolciastro e impolverato, di finestre chiuse, di mobili vecchi, di ricordi invalicabili di tanti anni fa, di foto in bianco e nero, quell'odore che nessuno sa dire di cosa, odore lontano che nessuno sa ricordare. Che io non smetto di chiedere. A cui nessuno fa caso mai. Tutto sembra ferocemente autobiografico, trattato come si può trattare solo sé stessi. Un pozzo al posto del cuore come la contraddizione di una donna. Vola lontano e leggero irreale e lontano tutto quel che resta di qui. una vita affannata a disilluderti e ti resta un velo di gelo ad ammaestrare l'anima un mare incrinato da nascondere (lidia) Ebbe paura, quella notte, che le braci dei tizzoni che (mulinando) un tempo davano sorrisi nel cuore, vi rientrassero (ora nel cuore) come cenere. Quel blu (del sole fissato dal muretto) era lucido e gelido come una lama sottilissima e cruda che uccide negli occhi... (livio) Pallore mortale di lune indifferenti. Lucida tavola di una notte fonda accesa di malinconia. Luna, occasione perduta, luce diffusa, incerta, così simile a me. Senza parole senza pensieri senza anima cane randagio impazzito lucciola folle vento disperso in un vicolo cieco. (aiseop) ...quando caddero le prime "foglie" furono mulinelli di braci nel buio, scintille negli occhi (di bambini) estasiati... ...quando volteggiarono le "pagliuzze d'oro" furono stelle senza scia di sogno... ...vennero le prime "farfalle del sole" sorrisi di ricordi s'affrottarono nel suo cielo. Sbucarono da chissà dove.... Gelarono. E brillarono le "piccole luci" a graffiare l'anima: paura ...che quel buio costellato di braci si spegnesse in un cielo di buio senza sguardo. Luci di gelo senza scia di lagrime avviticchiarono il cuore. Chissà, se i sogni di passaggio quella notte, videro piangere o, sgomenti, gli occhi cercare il cavo d'albero d'ove sciamavano le "farfalline" a rischiarare il buio. Un cuore meno avvezzo a soffrire avrebbe sognato quella notte. E mischiati ai sogni (avrebbe) trovato mille ragioni diverse, e diversamente illusorie, per non temere quel temporale di lampi silenziosi. (livio) Tra i tagli della vita. La vita fa male. Scogliere scoscese schiaffeggiate dalle schiume bianche percorso di vita spiccare il salto per un volo o una caduta rimanere sul ciglio lo sguardo lontano alla fine del mare per paura per non sentire dolore fermo a fatica vortici di vento sole che brucia involucro trasparente forse fatto di niente. (Occhi vuoti di sguardi oblò sul mare luccicante luci nuvole voci film proiettato me lo porto dentro sento rivedo risento è il mio film domando chiudo gli occhi a comando il mare riluccica e suoni di nuvole e voci in stand bye riavvolgo play stop senza lacrime piango un altro film trasmettono dentro.) Eppure la vita continua a tremare. Dentro. Il fiume che sento scorrere lento non ha nome non ha sbocco vicino l'acqua non bagna e ha un sapore strano ti dà un brivido dentro ti fa chiudere gli occhi e amare il silenzio mi sembra di gustare parole voci suoni a occhi chiusi film di viaggi tra stelle e stelle e stelle lontane sfinito avverto una luce il presentimento di una grande lago di luce nel grande silenzio il lago infinito dell'anima. Dorme la gatta ignara sulla mia poltrona (forse lei ha già visto la luce), soffia il vento sui vetri e lancia manciate di pioggia (forse il vento che viene da lontano è sfuggito al silenzio profondo) nuvole nere corrono a frotte veloci più del tempo (forse hanno un rifugio segreto). Apro gli occhi,la piccola povera mente, accarezzo, come se racchiudesse ogni vita, con dolcezza ,tremando,con un nodo alla gola un libretto qualunque. (aiseop) Silenzio di parole Come le nuvole in cielo che si muovono piano, lontane. Come le nuvole in cielo senza rumore silenziose esplodono. Come la polvere immensa sollevata da un'esplosione che nessuno ode. lontana immensa sommessa silente che non c'è. Eppure è sotto gli occhi di tutti come le nuvole in cielo. (livio) Dove non era niente non è niente. Quando qualcosa muore qualcosa rimane ...silenzio... che racconta più di mille parole che cadono come lacrime. Quando qualcosa cresce, allora non può essere raccontata da mille parole che volano come una risata: c'era già qualcosa ...amore... (Georg Schepers) Senza rumore... parole gridate più forte delle altre. Emozioni vissute più intensamente di altre, più sofferte... silenzi più pieni di una vita intera... Lontananze, illuminate da scampoli di luce mentre le ombre con discrezione avanzano e i pensieri si confidano con il risciacquìo dell'onda e le parole,taciute,si leggono negli occhi. Lontananze che si illuminano di luci nascoste dalle chine dei monti e,con la mano che esita, si potrebbero avvicinare e accarezzare, nel disperato rifiuto del tremendo rumore della vita e della vita,che pure ci appartiene,bestiale. (aiseop) C'è stata una donna straordinaria nella mia vita. Ora è forse lontana, e vive in quelle lontananze nascoste che ci fanno addormentare. Con i suoi occhi, un giorno che non scorderò, mi ha insegnato l'amore per la vita. Senza parole. Un silenzio di parole più bello di tutti i libri del mondo... dove sei adesso? Non mi hai mai visto portare la macchina, non mi hai visto diplomarmi né laurearmi. Non mi hai visto con il vestito rosso che portavo oggi. Non mi hai visto donna. Ma mi hai insegnato tu, ad essere donna... ancora vita come occhi avidi di vetrine addobbate a festa e di luci di un ultimo natale arrampicate sugli alberi viste di fretta dalla macchina e passate dietro l'angolo ancora vita come occhi pensosi e dolci che hanno già freddo ma mi sorridono perché la vita è bella Poi ci sono le altre parole non dette. Quelle che restano taciute per caso, intrappolate in un cuore che si fa vecchio, tante quante sono sufficienti a riempire il resto della vita... anche se tutte le parole non bastano a un'anima fuggita fa freddo nelle nudità di un abisso d'amore nascosto tra mura d'orgoglio nei lividi sparsi tra le parole stesse bisognerebbe leggere la sua storia (lidia) ... anche se tutte le parole non bastano, sono comunque quelle parole che a volte sono le sole a riempire un giorno dopo un altro... Nutro i miei giorni di versi rubati all'amore i sogni danzano tra i miei stessi ricordi la mente dipinge l'unicità di quegli attimi colorando i miei sogni d'eternità... (arale) Accanto alle parole che non si dicono però, ci sono quelle che non si ascoltano. Forse ferite nascoste o solo indifferenze chiudono il cuore e i sogni... Ricordo quella mattina, quella famosa della poesia... quella speciale perché ci ha fatto conoscere e anche se non siamo vicini noi ci capiamo, ci sentiamo, ci parliamo e non sai come sto quando ti sento demotivato, non capisci proprio le mie parole, quanto insisto dicendoti "prenditi cura di te stesso, non pensare agli altri" ma tu niente, impassibile continui sulla tua strada, con la finta convinzione che non hai bisogno di nessuno, neppure di una persona che ti ami... e l'amicizia a cosa serve allora? a farti sognare, spero.. sennò sarebbe una cosa inutile (paola olmi) Silenzi colmi di parole che ci sembrano troppo piccole... Non posso scriverti quello che sento perché tutte le stelle dell’infinito, le infinite onde del mare, gli infiniti tramonti del sole, non potrebbero aiutarmi in questo… Non lo possono fare parole come: amore,dolcezza,desiderio e sentimento, perché anche nel loro significato più immenso non sarebbero all’altezza del loro compito… Fino a che non ti avvicinerai a me abbastanza da vedermi dentro, dovrò continuare ad usarle… Perdonami, ma non esistono parole più dolci se non quelle del mio cuore. (Manuel Galante) Poi a volte l'eternità sparisce in un secondo, si appiattisce in un foglio rimasto nel cassetto, si colora di bianco e nero come un vecchio film. Raccontano di un lago nero come la notte, e di uccelli che vi volano sopra tracciando i propri sogni. Dicono che al tramonto il centro del lago si agiti, e ogni scaglia di sole morente resti imprigionata in un pensiero, increspato nell'acqua come in un pugno. Dicono che il centro del lago, così lontano che nessuno lo ha mai visto, sia il luogo dove va a finire tutta la luce del mondo, con tutta la sua oscurità. Qualcuno racconta di una barca a remi, ferma nel centro del lago, senza remi e senza porto, che di giorno è invisibile nella nebbia, e che poco prima della sera, solitaria, nei giorni di nuvole, trasplenda dei colori del cielo, e scompaia poi come nebbia nella notte. Raccontano di un lago nero come la notte e grande come il mare, che porta dentro di sé tante cose da assomigliare alle profondità dell'anima. Dicono che sulla barca di legno corra l'ora di un orologio magico. Pare che il suo tempo non sia quello delle nostre città, ma corra dieci, forse venti volte più veloce. Nessuno sa dire se vada avanti o indietro. Sembra che si incanti nelle notti senza luna, si fermi nelle notti di pioggia... e che ad ascoltare bene si senta una voce lontana, e poche parole lasciate come rughe di rose un giorno qualsiasi... _ vorrei che queste parole non ti raggiungessero mai... ti ho amato infinitamente _ Raccontano che queste parole siano portate dal vento solo quando nessuno possa sentirle, come un'emozione improvvisa e inattesa di un minuto di solitudine, lasciata per caso per non far piangere mai. Pare che sia una voce di ragazza, lasciata lì, nel centro del lago. Ma nessuno l'ha mai sentita. Dicono che nessuno ha mai visto nemmeno la barca, né il centro del lago. Non si sa come questa storia sia stata scritta. Qualcuno dice che il lago stesso non esista, ma sia solo una magia, solo il calco di un pensiero d'amore che non poteva essere detto. Altri invece dicono che esiste, ma che sia nascosto in un lago o in un mare qualunque. Io trascrivo questa storia così come la leggo, senza aggiungere né togliere un punto, perché la trovo molto triste, ma in fondo, molto bella. (lidia) Trova le parole da non dimenticare, col sapore di eterno, profumate d'amore. Il grido alto dell'anima lacera nubi e arcate di cielo e nella sabbia del mare tra le dita, se scorrono lenti i grani, ritrovo polvere di angeli caduti. Orgoglio. Un amore impossibile. Una tovaglia a quadretti. Un incubo acustico, giallo cupo. Una chiusa, balbettante, nenia africana. (aiseop) E ci si ritrova la notte, a pensare che quell'impossibile era magari nella nostra mano. La notte Per strada tutto tace. Infreddolito , sotto le calde coperte ascolto questo silenzio. Quest'ora che per alcuni è meritato riposo, mi è più cara delle altre. E' l'ora in cui il mio cuore indifeso, è avvolto dalla luce lunare. Luce che mi avvolge e trascina con sé i miei più intimi segreti . I segreti che posso solo conoscere quando non ho il cuore chiuso in un guscio di difesa, protezione che mi aiuta a essere indifferente alle tue parole, le parole d'amore che potrebbero, poi, far soffrire un ingenuo. Solo in questo momento, quando la mente è libera da ogni pensiero , ed il cuore è privo di difesa, mi accorgo che non sono rimasto indifferente alle tue parole. Le parole che tu hai pronunciato tra il frastuono delle auto e le urla di gioia dei bambini, sono le uniche parole che sento ripetutamente battere tra le pareti del mio cuore. Solo in questo momento ho il coraggio di dirti che la mia vita è più facile con te al mio fianco. Ma tu, in questo istante, non sei con me!!! (Luigi Iodice) Notte, notte... notte... silenzio che a volte è impenetrabile, a volte è solo semplice anima. Ti ho incontrata nel mare blu fondo della notte, eri ferma al crocevia, dovevo solo correrti incontro, mi ha fermato il mare blu fondo della notte impenetrabile. (aiseop) Non mi aspettavo la luce dei tuoi occhi all'improvviso apparire tra il buio di quella sera ed i riflessi della notte sull'acqua. Quanto ti scorsi cercare tra le nuvole ormai invisibili quello sguardo... (Domenico Vicinanza) Ragazza con gli occhi di mare ragazza che pensi mistero colore di cielo infinito terra promessa dal vento che soffia all'orecchio improvviso. Ragazza pensosa immortale sfida alla precarietà della vita non esiste confine preciso oltre il quale non possa sognare. Ragazza che riempi lo sguardo del film che vorresti vedere, prima attrice o comparsa, tutto questo per noi è segreto ed è questo il tuo fascino vero. Silenzi come parole lente, troppo lente... Luce intensa dentro le foglie accartocciate i rami quasi spogli le nuvole a brandelli le poche vele ardite i profumi del mare le sue tele blu scuro il ramo di buganvilla stento il mugolare del vento i baveri alzati su tanti segreti passi affrettati sorrisi negli occhi discreti. Le parole si staccano lente dalle labbra e dal cuore cadono nel mare che ci circonda a volte un'increspatura di onda a volte un tonfo leggero quasi atonale a volte incontrano le tue radioonde, si illumina breve un sorriso degli occhi, cambia tono la voce. Non può esistere solo questa vita di prova (non vale!), c'è la musica dentro che non letta fa male, c'è da srotolare il lungo papiro che soltanto nell'ultima riga ci svela, ne son quasi certo, l'eterno inquietante mistero. Canterò sottovoce il refrain musicale col mio impacciato inadatto strumento, aiutato, ora apro questa porta finestra, dal rumore del vento. (aiseop) Rumori o pensieri Piccoli pensieri smarriti pallidi come il sole autunnale come un desiderio che ha paura di crescere come un dolore che si accontenta di non far troppo male. Pensieri o rumori, si accavallano nelle nostre menti disperdendo la vita in mille pezzi, di ricordi o desideri, a volte solo di emozioni, rabbia amore fame. Non sono quasi mai silenzi. I pensieri. Volano, volteggiano, saltellano, e ci lasciano ad ascoltare... C'era una volta un pensiero,nato per caso e non si sa più in testa a chi, nemmeno in quale parte del mondo ovviamente. Si parla di anni e anni prima che inventassero la TV, (il campione interrogato ha risposto : conosco la data SI 33% NO 33% NON SO 33%). (Il fatto che manchi un uno percento non è stata notata da nessuno e in precedenti occasione alla obiezione è stato risposto che forse si tratta di esseri mutanti o biomeccanici o privi di capacità di esprimere un qualunque giudizio). Ci sono alcuni intellettuali di centro-sinistra-destra-dietrofront-avanti marsh che ipotizzano si tratti degli unici superstiti di una razza che ha popolato la terra prima di quella attuale che, giunti alla fine della loro storia, si sono incapsulati in eterno in questo uno percento. Torniamo al pensiero di incerte origini. Nessuno forse si sarà chiesto a quale tipologia appartenga e se valga la pena di parlarne. Ho cercato in internet e in alcuni dizionari ma non ho trovato indicazioni utili. Avendo una formazione scientifica ho cercato di analizzare e scomporre: il massimo che mi è venuto è PEN SIERO (forse un siero contenuto in una penna o in un pennuto o in versione più sentimentale - ma non la prenderei sul serio- un siero contro le pene, mah!). Ho provato anche con PENSI ERO , cioè pensiero retroattivo, flash back credo si dica: pensiero retrò oppure nostalgia o retropensiero, in versione psicoanalitica potrebbe essere l'inconscio o la pulsione dell'inconscio. Comincia a venirmi un leggero mal di testa. Quando succede così è il momento in cui sono più creativo e dovendo cogliere l'attimo (per la gioia dei posteri s'intende) creo: "Parole taciute raccolte nel cuore ti offro mentre la sera si accende delle prime luci tu nel maglione caldo con le tue paure io silenzioso innamorato delle ombre e della tenerezza che la notte promette, la brezza fa vibrare un cielo che si sta spegnendo la luce calda degli occhi cerca allegria ha bagliori di audace incoscienza ...addio " Il pensiero di cui sopra non ha nome né padre e in fondo non mi importa saperlo,mi basterebbe averlo. Mille e mille pezzi da ricomporre, per ritrovarci. Sapore di miele dolce anche troppo un pugno in faccia inaspettato fa male non capire occhi che dilagano nello spazio telecamere impazzite smarrite battito d'ali sistoli extrasistoli sincrone audio senza video come una volta alla radio e raccogliere briciole per trovare la strada.... anzi formiche operose e impigliarsi nel buio in veli... forse veli di spose profumi mimose solo mani e profumi di pelle tiepide acuti e ricomporre le cose sintonizzare ritrovare un'anima perduta stanca non importa non serve capire. (aiseop) Pensieri su scarpette da punta. Ricordi lontani di sogni spariti in un giorno. Volevo essere una ballerina di danza classica, e andare sulle punte, nella mia veste bianca. Sognavo quel giorno da anni, ero solo una bambina. Non andai mai sulle punte, e per tanto tempo, e ancora oggi, assistendo in qualche teatro a qualche spettacolo di veneri bianche sulle punte, il rumore di quel sogno spezzato mi riempie di dolore i pensieri. Un'altro pensiero da consegnare alla luna nel cassetto. A quella luna che sfoglia, come un bibliotecario paziente, le pagine dei nostri sogni, e conta i centesimi che lanciamo nel lago per realizzare un desiderio, e accetta solo monetine da cinque centesimi, e poi se ne va, buia, come un taglio nella notte... scarpette da punta ai chiodi di un'anima come lacrime secche sogni di balli di luna A volte la luna non basta nemmeno, a fare silenzio, quando resti con un pugno di ricordi. Con una speranza che urla da dentro, ed è l'ultima. solo un pugno di ricordi malridotti. ho ancora addosso il colore del mare quando muore sulla sabbia. e quell'urlo che si frattura nel silenzio. e il vento che annega sul bagnasciuga. e poche lacrime d'alto mare. e ogni anima può arrivare dove vuole E questo è il bello dei rumori e dei pensieri, che puoi rimbalzare da uno a un altro senza alcuna logica apparente, se non seguendo le trame dell'anima che non puoi comprendere. Chissà perché adesso mi è tornato in mente questo, ad esempio, il "mare vecchio". Ti ricordi, ad esempio, questo, tu che sai di chi sto parlando, ti ricordi quanto mi colpì quando chiamasti "vecchio" il mare? Lo sai che non hai mai letto queste parole? tu mi parli con parole che non hanno inizio in piedi a pochi passi da me. guardi quella luna che ho addosso. c'è il mondo nascosto dei miei sogni perso in silenzi infiniti. nascosto anche a te. ti parlo in piedi a pochi passi da te. guardo quel mare che chiami vecchio. c'è un'anima come vento che corre dentro di te come su prati infiniti. che non posso vedere. per non fare rumore. senza risposte inutili. ti chiedo mi chiedi di sorridere così. (lidia) Il rumore del mare, ci pensate a quanto rumore è stato fatto sul "rumore del mare"? Chissà perché, di mare sempre si finisce a parlare... Uscendo a destra.... un viottolo. Non ci sono più viottoli ! Fili d'erba diversi una carta di caramella una buccia, ad altezza di sguardo scritte, il cielo non si guarda, si pensa a evitare gli ostacoli sassi barriere, il cielo è ricordo di presepi bambino con la carta per fare i monti, ho il regalo del mare là dietro , su corri- sveglia!-, sono giorni che non lo odoro né sento, c'è chi non ha il dono del mare -incosciente!-, mi dia un caffè ,macchiato,.. grazie! musica alle orecchie: un ,il mio,il tuo,il suo , cellulare .............................in fondo al mare silenzio, a occhi aperti, sprofondare lentamente cominciando a capire, la nebbia è anice verde al fondo, andando, sognando, ............................sil la ban do, ecco che vuol dire "muti come pesci", il gusto del mare non è male. (aiseop) Quanto rumore nella vita, a volte incomprensibilmente duro. Quanto rumore in poche parole. Come in quelle di Amleto a Ofelia: "Sei bella?"... ... la notte rotta in frammenti irrequieti impenetrabile la soglia tra il finito e l'eternità ... il sole ha appena toccato la luna tremano sotto il peso della profondità le rocce del fondale le rocce sotto un tramonto ... la prima stella gelosa della sua notte i sensi dispersi nell'anima ascolto l'urlo accorato del vento la sua vendetta inutile un'oscura sensualità avvolge il castello la mente con un velo ingannatore velo trasparente di pezzi ... dell'anima oscurità che parla urla rotta di un mare dentro nera chi? un mare nero come l'anima luna lontana antica ... mi parli di sogni ... fosti il lieve punto di contatto terra e cielo e ... l'infinitezza impercepita che li lega ... corro senza meta verso un riflesso di buio perso nell'acqua ho nel cuore un ricordo in chiaroscuro ... di te non ti perderò nel buio di mura di parole non farai cenere di un amore non polvere di un sogno nemmeno un urlo non posso! nessun urlo chi voglio dormire ... morire dormire null'altro un oceano sopra le primule ... chiudere solo gli occhi chi? chi sei mio signore? chi? chi mio signore? silenzio d'un tratto l'oriente l'occidente all'improvviso chi? chi sono? chi sei mio signore? chi l'acqua rammenti dispersi impazziti mi tagliano addosso scrivono nomi volti voci dall'oblio ascolto il silenzio di quest'anima fanciulla graffi di velo nato in nessun dove al suo splendore come te tremi tramonti nel mattino tempo e spazio all'improvviso prendimi tutto si increspa nel cielo nell'acqua palcoscenico di inutilità sei bella? sei bella? sei bella? chi? chi mio signore? chi? hai mai visto l'infinità ... malinconico tramonto senza mare di settembre su un mare teatro di solitudine amaranto la bellezza di una lacrima hai mai visto un'anima strapparsi? ... un dolore infinito in un'anima che non ho è tutto ... vuoto e così reale ... come un sonno come un canto d'acqua la luna nuda una perla nera di silenzio e di oscurità torno da te (lidia) MA IL MIO PENSIERO NON SI STACCA DALLA VITA! Le voci nella sera si affievoliscono, voli di rondini attardate contro sbuffi di nuvole violarancio, la calma ritmata del mare, eco che mi porto dentro da quando ero ragazzo, il luogo dell'anima, sulla riva sul muretto a guardare, sguardi passano come pellicole di vecchi pescatori di giovani amori di baci rubati di reti. "eeh-ooh". a fatica tirate di mani protese di guizzi azzurrati in ceste approntate, era cibo non era crudele, senza sfida senza odio anche senza l'amore, quello era esser buoni di cuore per il vicino ammalato per il figlio affamato, non c'era il circo mediale il gran baccanale la lacrima e l'abbraccio commerciale, La luce si fa fredda un poco, si affosca la luna beffarda lontana spiona facciona ,dannata facciona, viene qui ad ascoltare il battito del cuore, la vedo passare ridere e dire e alzare le spalle e sparire, chiudiamo fa freddo alla notte le porte giochiamo alla tela e alla dama con riso e fagioli col lume a petrolio, luce gialla che stinge i visi e gli scialli un po’ lisi dammi il viso appoggiato alla mano chiudi gli occhi sento il profumo vorrei dire cose profonde un po’ dure e mi pento amo questo ricettacolo di mareggiate, di donne virtuose perdute di mani protese anche troppo di poesia plebea che si veste dimessa e con tono incazzato si rivolta nei sogni e ti molla un "gelato" nell'unico occhio che il video-mondo fasullo ha ancora sintonizzato. TV libera dalle "palle" ,dalle "fiction" , un unico schermo gigante universale per un grande raduno di gente che vuole soltanto in silenzio pregare. Pregare dicasi pregare... a tutti di non farsi del male. Ti è mai capitato, mentre camminavi e tutto continuava, e tu continuavi per la tua strada come me, incuriosita e stanca... all'improvviso trovare un punto interrotto sulla strada. E poi niente come dentro un cerchio, finito, di vuoto che segue vuoto lungo deserti di sogni che ci lasciamo dietro. E allora comincia a farsi s I len Z i Oooo. Il rumore spacca vetri sopra la città, vetri dentro l'anima, rotti in pezzi taglienti di quei deserti di stelle e di luna che cambiano il corso degli oceani. Se poi torni per caso, non fai altro che seguire le orme dei tuoi passi lungo una linea verso l'orizzonte curvo, e poi da dietro l'infinito, torni verso te di nuovo. Che sciocca aver ignorato per tutto il tempo di camminare solo su realtà di vetro e cemento, incatenata ai miei passi per terra, guardando da dentro un muro con avidità il cielo che si perdeva nel vento. Che sciocca, non aver voluto essere ...V .....en ..T ...ooo. Basta così poco, solo CAPIRE, per cambiare tutto. Muffa carta straccia rancida pupazzo carnevale Viareggio grande carro sfila coriandoli tristi (di solito piove) ride la mascherona facciosa ride la folla ride una coppia girata di spalla due occhi grandi innocenti un poco smarriti : mamma!! pianto... per che cosa? ma pianto ... e nel mondo lontano tra sabbie e monti ghiacci e mari pianti e gesti crudeli e ostinati amori slanci abbracci agganci carne con carne e sguardi spesso soli assetati di verde di azzurro di luce seguendo il profumo l'odore il tepore il calore l'amore animale che cosa ne sai?e allora? siamo due paia di occhi soli due bocche smarrite due idee sfinite di uomo e di donna due pensieri di oggi e di ieri ma guardando ostinati lontano tra lunghe barriere di onde e voli incrociati bagliori azzurrati lampi di oro e turchese poesie che si frangono con dolce rumore di onde su spiagge sognate laghi di pace una voce nel vento ci manda un messaggio sirena miraggio camminiamo insieme coraggio. Ti parlerò con parole nuove con la forza dell'onda alta che frange e traspare d'azzurro e verde nella luce del sole alto dopo il temporale, ti parlerò con parole dolci tanto dolci da staccarsi a fatica lievi come le foglie che la brezza muove ad una ad una lungo i miei viali, ti parlerò con parole che non conosco che nasceranno dal segreto lago che sento muoversi dentro o almeno credo quando la notte guardo le stelle e la luna bianca alta nel cielo (basta così poco... per farti dire... ) fermo il respiro e nel silenzio prego. (aiseop) Quanto rumore, dentro un uomo... parole, labirinti di parole... Ci furono giorni in cui vivevo in un Labirinto, per quanti sforzi facessi non riuscivo a raggiungere la Luce che mi avrebbe condotto fuori dagli oscuri meandri in cui brancolavo impotente cercando l'Uomo. Nel mio errare giunsi alla Grotta di un Saggio, e Lui, leggendo nei miei occhi l'ansia e lo sgomento che mi divoravano, a causa della mia vana ricerca, disse: "Hai percorso il Cammino dal verme all'Uomo, ma in te è rimasto molto del verme. Tu cerchi l'Uomo per addivenire alla purezza, ma l'uomo è una creatura fangosa, non è un mare che può ricevere in se un fiume torbido e non diventare impuro. Nel tuo sguardo colgo la scintilla di una Vita spenta, il fuoco della scintilla è gelido, non è la fiamma che origina l'incendio, la scintilla si spegne in un mare di ardente Veleno. Che cosa è il beone per l'Uomo? E' oggetto di scherno e dolorosa vergogna! L'uomo che deride il suo Fratello malato regredisce ai primordi, quando il confine tra l'Uomo e la bestia ancora non era tracciato. Perciò non cercare l'Uomo, o il Labirinto si farà più intricato, e tu perderai la speranza della Luce. Ora io ti dico: cerca tuo Fratello, quando lo troverai piuttosto che togliergli qualcosa aiutalo a sostituirla, ciò gli recherà sollievo, purché lo rechi anche a te. Ora va cerca tuo Fratello!" Confuso e smarrito ripresi a vagare, ma non ero più cieco, ora avevo una lanterna che mi rischiarava il Cammino, con questa incontrai mio Fratello, insieme continuammo a camminare e a parlare, finché in uno sfolgorio di raggi luminosi ci apparve l'Uscita, mano nella mano, col cuore in subbuglio, ci immergemmo nella Luce ed uscimmo purificati dal Potere Superiore. (Giampaolo Angius) E ancora pensieri, rumori e pensieri... memorie... Il mio cuore si sta spegnendo, un tempo era un fuoco acceso Sempre alimentato, Oggi è una misera luce che rischia di scomparire… I miei occhi si stanno chiudendo, un tempo erano pieni di gioia, poi sono diventati pieni di lacrime e poi queste sono finite… Un tempo avevo un amore che coltivavo con gioia e cura perché crescesse sempre ora questo amore sta per essere sotterrato da un grosso macigno che io non riesco a togliere !!! Dopo un po' impari la sottile differenza tra tenere una mano e incatenare un'anima. ... impari che l'amore non è appoggiarsi a qualcuno e vivere di lui così come la compagnia non è sicurezza. Dopo un po’ impari che i baci non sono contratti e i doni non sono promesse questo perché qualcuno te lo ha spiegato. ... impari che è meglio “vivere” un momento o un istante della tua vita pur sapendo che non ritornerà più … impari che un istante vissuto vale mille non vissuti…e che non ti interessa se poi rimarrà solo un ricordo… ...impari che chi cerca di farti arrabbiare o di farti stare male in realtà ti aiuta a rafforzare la tua decisione e a portarla avanti.. anche se è dura e a volte pensi che vinca lui… Incominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta e con gli occhi aperti con la grazia e con le lacrime di un adulto, non con il dolore di un bimbo. Dopo un po’ impari a costruire tutte le strade oggi e che i tuoi sogni sono le uniche cose che ti sono rimaste e non puoi aspettare ancora … perché il terreno di domani è troppo incerto per fare piani e non puoi permetterti di aspettare ancora ... Dopo un po' impari che anche il sole scotta, ma che non è importante che se per raggiungerlo ti bruci un po’… e che la notte è bellissima ma hai anche bisogno di dormire.. Perciò pianti il tuo giardino e lo coltivi con i tuoi sogni e decori la tua anima ,invece di aspettare che qualcuno ti porti i fiori. Lo innaffi tutti i giorni invece di aspettare che piova e lo difendi dai temporali e… Dopo un po’ impari che chi è felice e lo dimostra a tutti in realtà non lo è più di te…e chi predica l’amore in realtà non ha mai amato veramente… Dopo un po’ impari che puoi davvero sopportare, impari che niente ti fermerà anche se a volte ti sembra di stare fermo, impari che è bello osservare la luna per ore e che ti domandi perché nessuno te lo aveva mai detto … Dopo un po’ impari che è bello vivere per te stessa e ti chiedi perché in pochi lo fanno, impari …… che sei davvero forte, e che vali davvero anche se gli altri pensano il contrario. Per questo vivi con grande intensità ogni secondo perché questo non passerà più di nuovo. e memorie... Tu mi hai reso pietra, gli occhi capaci solo di vedere te. Mi hai reso il cuore di ghiaccio, capace di sciogliersi solo al tuo sorriso. Mi hai reso le labbra di fuoco, capaci di incendiarsi ad ogni tuo bacio. Mi hai reso le mani incapaci di muoversi, ma al solo udire la tua voce incominciano a tremare per poi perdersi sul tuo viso bello da accarezzare ! e rumori e pensieri... Osservo il mondo dalla mia finestra Mi sembra estraneo, vorrei farne parte vorrei viverci dentro invece posso solo osservarlo da fuori posso solo sognarlo… voglio entrarci, fatemi vivere la mia vita…… Le nuvole oscurano il cielo come la solitudine oscura la nostra vita. Si muovono lentamente e piano, piano invadono il cielo coprendolo Così la solitudine aumenta, diventa depressione. Solo la notte riporta la luce nel cielo e la mia anima si illumina…. Nel silenzio dell’oscurità Si sentono i grilli cantare una dolce melodia Dedicata alle stelle che dall’alto splendono Una brezza di vento muove dolcemente le foglie verdi Qualcuno lontano, lontano Desidera esprimere la gioia per avere la fortuna di vedere la notte……… Stelle stupende , stelle fantastiche. Troppo lontane per prenderle, troppo luminose per avvicinarsi a loro; stelle notturne, stelle oscure ognuno di voi è un amore trovato oppure perso, è un dolce ricordo, oppure un sogno nella attesa di avverarsi.. stelle d’amore, stelle di dolore, stelle piene di lacrime o portatrici di gioia; stelle comunque bellissime………… La notte continua ad essere fuori di me E’ qui al mio fianco finché non chiuderò quelle finestre Finché non deciderò a dormire … Mi ci trovo bene nella notte Non voglio mai chiudere le finestre, la notte deve entrare e deve stare qui con me Deve proteggermi e proteggere i miei sogni… Voglio che sia vicina, non voglio che diventi giorno, perché Vorrebbe dire smettere di sognare… E non è questo che voglio, almeno non stanotte… E’ così bello osservare il cielo… Tra poco inizierò a sognare osservando questo cielo…. Finché i sogni non diventeranno sonno….. E domani arriverà un altro giorno… Mi chiedo se sarò destinata a sognare per tutto il tempo o qualche volta sarò fortunata nel viverlo un mio sogno… Oppure se un giorno osserverò questo cielo con il mio sogno al fianco…. e pensieri... Qui alla finestra osservo la pioggia scendere e dirotto Dentro me il desiderio di qualcuno qui al mio fianco… Cresce come cresce e aumenta la pioggia in questo momento… Il desiderio che osservi con me questa forza della natura che si abbatte sulla terra e che mi abbracci e mi tenga stretta a lui. Il desiderio che non mi faccia sentire freddo, che diminuisca il dolore e impedisca al freddo di arrivare al mio cuore… Il desiderio che almeno lì non ci sia il gelo… Si, questo vorrei…. I suoi occhi su di me mi riscalderebbero. Le sue mani su di me mi riscalderebbero. Mentre scrivo osservo la pioggia ,come se ne fossi affascinata.. Mi domando quando finirà… I miei sentimenti sono un po’ così , a volte calmi.. A volte travolgenti, come questa ondata di acqua che non accenna a fermarsi. L’unica cosa di fare è aspettare… quando lei smetterà anche il mio cuore si calmerà in attesa della prossima tempesta… o in attesa di quell’ abbraccio che la calmerà… e memorie e magie. Odori. Volevo vedere il mare, volevo sentirne il profumo.. il profumo del mare d’inverno… E tu mi ci hai portato .. Era una cosa che non avevo mai visto.. stupenda visione! Non sentivo neanche il freddo , finché tu non mi hai prestato la tua sciarpa… Ero incantata .. adoro il mare ed ero lì ad osservarlo in quella notte… Poi è comparsa la luna , per un momento breve, ma quanto bastava per vederla riflessa sulle onde. Era bellissima.. c’era una magia… Siamo stati lì fermi e immobili ad osservarla.. Nessuna parola , non servivano parola per descrivere quello che stavamo vedendo I ns occhi parlavano.. Sarei stata lì tutta la notte ad osservare il mare… I rumori sono i silenzi insopportabili. Sono i silenzi senza sogni... Il giorno in cui ci sarà una pioggia di stelle Vorrà dire che il cielo starà piangendo Si sarà arreso al male che dilaga All’ingiustizia che non ha fine All’odio che ha preso il sopravvento sull’amore Vorrà dire che il cielo avrà smesso di sognare……… (Marinella) Ma noi abbiamo i sogni, e lacrime e sorrisi. E abbiamo il cielo, e la speranza . Disk quota exceeded “Titoli che una volta o l’altra vorrei usare: Urlo attraverso gli occhi di una statua. ” (Anaïs Nin, Diari) Schizofrenia, dolore puro, solitudine: essere istintivi e appassionati, dover essere lucidi. Incrocio di sguardi occhi specchio ai tuoi occhi non più che un attimo oltre ho paura non so il come e il quanto di una storia perduta ………. incrocio di sguardi anche tu hai paura ma accendi un lampo di un’astronave in fuga ………. abbraccio di sguardi blu scuro profondo nell’universo in fuga ........ Occhi vuoti, l'urlo di un muto. Vivere nell'ansia. Vivere vivere vivere. Ogni cosa che dici e che fai è più pesante. Claustrofobia. Claustrofobia. Claustrofobia. Claustrofobia. Dover scrivere scrivere scrivere. Non basta leggere leggere leggere leggere. Devi scrivere scrivere. Scrivere scrivere. Claustrofobia. Tempo inaffidabile, senza scorrimento. Non puoi nemmeno scrivere cose che non ti spaventino. E' come una poesia che devi chiamare per forza poesia, di cui devi fare per forza poesia. Sono solo parole. Basta non chiamarla poesia. Ho capito solo adesso perché le chiami parole. Eppure era semplice: sono parole. Possono diventare ritmo, base per la litania, il canto corale, il solista ed il coro, per mille e mille anni così è stato. Variante è il tono espressione del viso e gestuale, inizio di danza, ho capito solo ora, universale, l’altra metà della vita, (quella non vera ?), apparente follia. Parola che canta e che danza e illumina il buio alla mente, interrompe la pulsione animale, il cibo, la caccia, l’amore nel senso carnale, istintivo, rapace, che lascia in bocca l’amaro. Parole, foglie rimaste poche sull’albero spoglio, di poche una resiste al vento insistente, al sole, alla pioggia battente, una, il mio pane, quello che regala l’eterno e non riesco nemmeno a sfiorarlo. È come morire. Dio dammi un poco di forza per nutrirmi di manna, il deserto mi assale, la sabbia del tempo spegne le forze. Se leggi con sguardo innocente racconta dell’albero spoglio, di foglie incantate, solo a sguardi da bere, a chi sa amare e soffrire e negli occhi conserva la luce. Devi solo chiamarle parole. Camminiamo per strada intossicati d'amore. Estrellas y luna notte andalusa vestito di nero e oro generale matador corsaro profumo di donna come una dolcezza che mi porto nella memoria un sentimento latte di madre nutrice un canto di sirena naufragando in una notte di luna piena accecato di luce annusando le stelle e i profumi di alghe racconti di mare morire melodrammaticamente senza pensare a niente luna y estrellas al di là delle grandi ali di farfalla che danza muovendo le sue illusioni colorate davanti agli occhi grandi rapiti e poi chiusi tra le tue mani tiepide mani un attimo solo solo un momento un istante un lampo mi hai fatto già troppo male eppure mi si scalda il cuore sotto il tuo sguardo di luna il sorriso degli occhi brevissimo dono segreto improvviso rarissimo che inseguirò fino a che ubriaco di parole sfinito lascerò una frase incompleta come una pena segreta una scelta sbagliata una canzone mai nata aspettando un'altra vita di cui sento la musica sirena mentre il mare rigioca con sabbia e scogliere tutte le sere dopo il giorno che muore nella notte gelata senza parole....... luna y estrellas farfalla rosa m a r i p o s a (aiseop) Cade solinga la tristezza... cade sui ricordi che non vuoi più... scendono amare lacrime dagli occhi... scende la sera nel cuore... scivola via la forza alla vita... scivola il pensiero tra i sogni... Il ruscello scorre felice... i fiori trionfano padroni sul prato... riposa la mente... riposa il cuore... l'affanno si scioglie alla luce del sole... l'angoscia svanisce... e regna la pace. Una notte di quiete... l'anima non fa più male... il cuore non duole più... un sonno così profondo sarebbe per sempre... invece... l'indomani è in agguato... arriva il nuovo giorno... e con esso, ecco, di nuovo... cade solinga la tristezza. (Gloria Venturini) Parole. Parole. Fino a che... fino a che... DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED Notte ospite sconosciuto parli con la voce del vento sibili tra le persiane messaggi ambigui mentre il cuore si accartoccia dentro battendo piano notte dammi un passaggio verso l’universo infinito incontro a chi canta la mia stessa canzone notte partiamo Sguardi da bere. Li incontri inaspettati non così rari solo inaspettati e non puoi che incrociarli e sorridere dentro quando sono scomparsi via dietro l'angolo sotto un casco un movimento casuale una porta che si chiude un addio senza parole, un incontro mai avvenuto davvero, reale è quel senso di vuoto dolcezza un po’ amara di paradiso perduto. (aiseop) Il bisogno d’amore che sento mi toglie il respiro ogni giorno che passa, ed ogni sera mi sento soffocare. (Manuel Galante) Quattrocento anni dopo, nessuno più ricorda che sei esistito. L'ultimo tuo discendente a cui hanno parlato di quell'avo lontano che eri tu, muore. Tutti i posti che hai visitato sono cambiati. Tutte le foto che hai fatto distrutte, perse. Spazzatura. Ogni cosa che hai toccato polverizzata. Ogni persona che hai amato e odiato dimenticata. Niente, più niente e nessuno, che abbia un contatto con te. Non solo non hai memoria, non solo non sei nella memoria. Sei FUORI dalla memoria. Sei DISK QUOTA EXCEEDED. Solo allora puoi smettere di disperderti in frammenti. Solo allora puoi far riposare quest'ansia inopportuna. Solo allora non stai male di claustrofobia. Perché sei un mondo intero. profumo di incenso stanza senza pareti aperta su una immensa radura rugiada su petali e foglie precipita a valle in un lago lontano nuvole a fiocchi fenicotteri rosa parole e musica vento e frinir di cicale profumo di donna acuto stordisce aggredisce non c'è che una foto nemmeno una riga un ricordo un'idea savana africana un pensiero libero ermafrodita che non è cosa concreta è un'idea smarrita stupita un salto nel vuoto dal Santo de Anghel alla fine spiccato col fischio del vento poi sordo incosciente leggero quasi in un sogno ma vero progetto per un'altra vita vissuta mai capita e un sorriso a vedere voli di amanti e chimere e pioggia scrosciante da giungla fitta intricata umida bagnata solo smarrito una eco di passi lontana i colpi del cuore il muscolo quello che muore una danza tribale una nenia un giudizio finale una spiaggia di sabbia calda e sottile un panino la pesca il cestino il primo sguardo curioso e smarrito un profumo di donna una pelle scottata una notte leggendo l'Idiota una mano che chiude il quaderno e poi getta la penna e strappa le pagine a righe le note non degne di esser suonate parole sbagliate (aiseop) Tutti i brividi del mondo dipingono la mia anima come sangue sulla neve. Mentre le urla di aiuto del mio cuore si perdono tra la gente… Un destino a volte crudele che divertito dal mio soffrire spera di vedermi ancora piangere. Povero illuso… non sarà così! Perché io non piango più. (Manuel Galante) Contorni d'assurdo. Tante persone, rinchiuse nella loro frenesia, camminano nella nebbia con il colletto del cappotto bene alzato, la testa in sacco e lo sguardo fisso fisso nel pallido grigiore della loro vita. Frettolosi nel vuoto corrono invano alla ricerca di un'illusione. Lavorano con l'anima per il loro leggero e fugace sogno. Una volta realizzata, concretizzata la loro tanto ambita aspirazione, cadono fragili nel vizioso gioco a circolo chiuso delle più abiette fantasie. Reduce da questa battaglia senza guerra, grida sconfitta la mente ammalata, l'anima infranta e assetata d'amore ruba frammenti al sole, assurdamente vorrebbe respirare aria pulita, e ritorna, tutto l'essere ritorna con la mente e col cuore sbranati da un'antica ferita che ha storpiato tutta una vita. Allora tutto si assopisce, tutto diventa incerto e l'equivoco aspetta d'intravedere contorni d'assurdo. Dentro ad ognuno, scabroso ridacchia di noi e delle nostre paure, uno gnomo cattivo, che ci prende, ci assilla, ci forma e trasforma in quello che odiamo, e vittime incoscienti, sempre cadiamo. Aprendo gli occhi alla luce lo gnomo scappa in preda al terrore vedendo risplendere un po' di sole. E' necessario non farsi mai trasportare tramite l'egoismo dall'altra faccia della vita, in un mondo di forme senza confini, dove la verità esiste per davvero soltanto nell'irrealtà. Seguire la via del cuore, non dar retta alla perfidia di quel gnomo maligno e cercare sempre e dovunque la forza in noi. L'altra faccia dell'egoismo sta nel coraggio di affrontare i sentimenti del cuore ed agire per amore... ricorda, solo per amore. (Gloria Venturini) Ho tanta paura delle foglie morte Stringo sulle spalle un cappotto troppo corto in questo immisurabile autunno. Non ha tasche né bavero, e le cuciture sono solo imbastite. Non ha bottoni. Non ha luna. Non ti ho dato abbastanza baci per finirlo. (lidia) La nostra mente è una cecità di metamorfosi... forse c'è una logica in tutto ciò, forse non ce lo diranno mai. Una rosa rossa si sfoglia e quel che ne resta danza, rosso, sulla strada e sul vento, e un petalo può deformarsi, rinsecchirsi, coprirsi di rughe, dividersi in due parti semiuguali, fare il rumore di una foglia rossa d'albero. E un petalo diventa una foglia, e poi un'altra e un'altra e alla fine c'è solo un autunno intero, solo foglie rosse a danzare sulla strada e sul vento. E ci sembra normale. Ci sembra tutto normale. Scacciamo via il ricordo della rosa quasi fosse un demonio. Restano solo foglie morte, con tutta la paura che fanno. Nel pieno della nostra verde primavera, a volte la vita ci destina autunni non aspettati. Sogni infranti, l'anima a pezzi, l'orgoglio sconfitto, speranze strappate, un grande amore fatto a brandelli, come ricucire i pezzi di quello che rimane? Il cuore geme, la mente soffre di un dolore antico ed ogni senso alla vita sembra senza rimedio. Lungo la via alberata dell'anima le foglie cadono a terra, si calpestano, emettono solo un breve lamento, il loro ultimo pianto soffocato. E' una punizione, un'amarezza senza conforto, mi hai cancellato senza neanche una parola. Non siamo mai stati liberi l'uno dall'altra, non ci sono state alternative per un noi, e tu... non mi hai cercata più. Cambia il ritmo del cuore, cerco un cammino per riprendermi in mano, ma non trovo la forza, ho paura di cadere chissà dove. Fantasmi corrono sfacciati ovunque nella mente in preda ad un'agonia senza scampo. Agghiacciante la tua freddezza, come se io non fossi più io. Ogni amore vive di una luce diversa, la nostra è finita. Una foglia tra le mani, arida ed appassita, vorrei tenerla stretta al petto, ma si sgretola, il vento freddo col tempo mi porta via anche gli ultimi frammenti, neanche la dolcezza di un ricordo, solo questo viale distaccato, senza un'alito. Sono circondata da tutte queste foglie morte, ed ho paura, tanta paura. Ho tanta paura delle foglie morte. (Gloria Venturini) Voglio i tuoi occhi amore non mi pento di averli nel cuore non mi pento di averli nel cuore E' notte ho poco tempo poco tempo per parlare dire cose chiare farmi ascoltare cerco un angolo di mondo un approdo come un fazzoletto dove ascoltare il cuore dove c'è la vita dell'anima dove si vive e si muore dove mi sento pulito innamorato della vita svagato bambino cresciuto dove le stelle hanno un nome e una luce e mi sorride la luna la bianca luna dei poeti del mare delle notti sfocate di pianura della montagna fredda e chiara. Abbraccio questo scoglio dove sto in piedi a fatica non voglio annegare come una foglia di palude in questo altro mare mare di tutti i giorni mare che fa male. Voglio i tuoi occhi amore innocenti e dolci non mi pento di averli nel cuore voglio incontrare la luce di chi mi può capire quello che adesso sono ora magari solo per un momento stringiamoci forte non ci lasciamo annientare. Le foglie coprono la strada come poesie appassionate. Le mie poesie erano cieche. Vorrei tornare a vedere la strada. E la strada si fa d'acqua nell'autunno. Nell'acqua non c'è logica. C'è solo un unità straziata di opposti. L'acqua è onda. L'acqua è il liquido prenatale e il muscolo che ti stringe e ti ama. Corro nell'acqua quando ho paura delle foglie morte. Nel lago della sera che si allarga ad abbracciare ogni lacrima a bagnare ogni esitazione del cuore nel lago dove nuotano la speranza e la gioia c'è un sorriso di donna la sua superiore dolcezza il suo severo richiamo che da impronta alla vita il suo sapersi donare annientare d'amore nel lago della sera vibrando intensamente profondamente perdutamente femminilmente onda su onda a cerchio nel lago della sera (aiseop) Quando l'onda si ferma capisci dov'è il tuo abisso perché è lui stesso a dirti il suo nome... e sei mare d'abisso e mare di riva insieme, perché sei mare, e finalmente mare. Sono nell'acqua dei miei amori d'acqua, abitata da venti e luoghi, abitata dai miei amori d'acqua. Non conosco chi sarò tra un minuto, e ho perso chi ero un minuto fa. La mia memoria scritta senza grammatica o sintassi non sa di essere passato. Non ho età. Sono appena nata oppure so che sto morendo. Qualche foglia morta si scioglie così in acqua. Un'altra metamorfosi. Una speranza. E poi di nuovo la strada lastricata di foglie, di rumore rumore rumore... Fa buio, il fumo è denso tra le dita, mille spazi e tempi possibili sono avvolti tra le dita. Non devo fare rumore. Tu hai tra le mani uno strumento che non conosci, Orfeo. Hai tre note, solo tre note per dirmi tutto quello che puoi. Solo tre note, o sparirò. Mi è stato concesso di prendere forma nel buio, come corpo di donna nell'acqua, per il tempo di tre note. Per tornare. Non fare rumore. Hai accettato, incosciente, la possibilità atroce di avermi allo spazio di un istante da te e non doverti voltare. Hai una musica lunghissima, lunga anni, ma non la puoi suonare. Hai solo tre note per amarmi ancora. Non fare rumore. Quello che percepisci come fumo denso, in questo posto umido, è in realtà la mia anima senza pelle che sta prendendo la mia forma nel tuo silenzio, come se uscissi dalla roccia. Ora tu non puoi dire niente, Orfeo, hai solo tre note. Un solo singhiozzo si mangerebbe una nota, e l'incantesimo si romperebbe. Non devo fare rumore. La vedi quell'immagine, Orfeo? Tu di spalle, con il mio mondo addosso, e io dietro te, con le gambe sepolte nella roccia, con i capelli di vento ancora incollati al ghiaccio, con una mano ancora rigida, con le vene del collo ancora fredde, con gli occhi ancora vuoti come quelli di una statua incompiuta, con le labbra ancora di marmo. Eppure già immensamente umana nel nostro dolore. Tre note per dissolvermi o abbracciarmi. Ci resta l'illusione di due lentissime pause, dense di tutto l'amore che puoi e che posso, dense di tutto il rumore disilluso, due pause di sfuggita tra le tre note, due pause sofferte quasi, tra le tre note concesse. Un regalo. E lasci espandere, leggermente, l'anima intera... nelle due pause, per amarmi così come sai, ancora una volta... però non fare rumore. Io non faccio rumore. nota P A U S A nota PA U S A n... ... o ... ... t ... Una foglia morta rotola via. Ha fatto rumore. Ti soffio come vento sugli occhi, in silenzio, come un ultimo bacio di sabbia. (lidia) Pensieri si rincorrono senza sosta nella mente diademata di autunni troppo precoci... Cadono troppo spesso speranze troppo spesso senza far rumore troppo spesso fanno male. (Domenico Vicinanza) Fate smettere il mio cuore di battere sono stanco di sentirlo. Fatelo smettere come volete… Non mi interessa se smetterà di farlo lentamente, se mi mancherà il respiro e poi impallidirò. Usate paletti d’argento, spezzatelo come fa il vento con i rami degli alberi, oppure stritolatelo tra le mani. Mi basta che smetta di battere. (Manuel Galante) Acqua, acqua.... dammi acqua, dammi acqua ... sporco di sabbia il mare nero mi sale tra le ginocchia la marea mi affoga d'amore (lidia) Non si posano più rassegnati sospiri vagare pensieri senza meta tra l'anima e il cuore... Vivere perché a volte non puoi che vivere... Non ti cullano forse immagini o sogni. Ma devi sognare. Perché non puoi fare altro. S g a o n r e Sognare senza fretta di essere tempo che passa di essere vento che soffia che attraversa il mondo senza fare rumore... Sognare di essere luce che passa tra le dita del cielo. Vedi foglie morte davanti a te. E hai paura. E ho paura. Ma tu sei nata speranza e non puoi cadere. (Manuel Galante) Voglio i tuoi occhi amore non mi pento di averli nel cuore Se mi manchi.... come una parola chiave in un pensiero incompiuto, come una vela in un orizzonte di mare col sole, come la dolcezza in un ricordo custodito, come questa tensione che fa tremare le parole, se mi manchi..... cercherò di far crescere dentro il mio cuore i tuoi occhi la tua luce ogni piccola ruga del viso anche al buio anche se non risplende più il sole. Voglio i tuoi occhi amore non mi pento di averli nel cuore. Voglio i tuoi occhi amore non mi pento di averli nel cuore. il silenzio senza paura il dolore erba amara che cura il cielo che ci appartiene perché è entrato dentro e di notte brilla e non muore Voglio i tuoi occhi amore non mi pento di averli nel cuore (aiseop) ... dammi una mano. Quella rosa che abbiamo non è un demonio. Non è morta. Non è una foglia morta. Ha un bellissimo colore rosso che non se ne va se il vento la ricopre di polvere. Ha le sue spine e la sua terra smossa intorno. Ma i suoi petali sono ancora tutti attaccati alla corolla, e sono ancora piccoli. Vuole vivere.... Amami... ... amami, ti dicevo... tra le foglie morte. Ci sono storie, tante storie di foglie morte... Terribili... come foglie morte... come un Dio che cerchiamo per respirare... Cade la neve sui ricordi che non vuoi più, cade sulle cocenti delusioni, per placare un poco quel pulsare frenetico che scombussola l'anima. La tristezza è come la neve, col suo abbraccio accoglie tutto, anche quel filo d'erba non ancor nato. Nevoso febbraio noioso, complice di volatili pensieri, fugaci desideri. Vorrei cullarmi tra le tiepide braccia di Dio e sentire il suo conforto infondersi nel cuore, udire l'eco della sua voce che rimbomba nella mia coscienza. Dio, io Ti sento in ogni cosa, Ti vedo dappertutto attorno a me, Ti percepisco e mi nutro di Te, per avere ancora la forza e il coraggio di affrontare il giorno che nasce, di sperare nella notte profonda che forse ci sarà anche per me un po' di tranquillità e serenità, se Tu lo vorrai. Terribili... solitudini di foglie morte... che ci seppelliscono. E noi cerchiamo di tirarci fuori con una razionalità commovente e patetica. Sono solo onde di foglie morte che ci ossessionano, e tornano, e tornano... La solitudine è una brutta malattia, è meglio evitarla e mandarla via. Lei fa riaffiorare ricordi, suoni, luci, pensieri ed emozioni tristi del passato, lei fa pensare. Nella vita si spezzano i fili di legami a noi cari quando meno ce l'aspettiamo, quando crediamo di essere pronti a superare la frattura, invece siamo tanto deboli ed impreparati ad ogni incrinatura. Non siamo mai lesti agli addii dolenti. Non capisco questo atroce bisogno di crogiolarsi nei ricordi, nei legami ormai dissolti. Certamente è una contorta maniera di far campare uno spettro, ma vana è l'illusione di far vivere un fantasma. Un fantasma è un'ombra del passato, solo un'ombra, buia ed assidua, insegue senza produrre nulla, un'irrilevanza oltraggiosa verso la dolce luminosità, verso la sana bontà nella vivacità dell'esistenza. Oscuro, invalido silenzio, ritrovo me tutto affranto. Dolore, ecco cos'è, è il buio nella notte più oscura, nella notte più taciturna, solo il buio. Amore, no, non c'è nella mia notte. E' nell'aurora e nel giorno del tuo futuro. Nella soffitta dell'anima, c'è un baule, tutto serrato e ben sigillato con grosse catene. L'ha chiuso la mente, per non fare più entrare nel cuore i fantasmi del passato. Quanta polvere! A volte bisogna aprire, lasciare il passaggio ai raggi del sole, ma ahimè, si trovano cose, pensieri antichi che riprendono corpo, riprendono vita e iniziano la loro danza macabra. Una campanella intonata suona a morte, annuncia una fine, un qualcosa che tra poco verrà sepolto. Una scatola vecchia, dentro ci sono fotografie, lettere, una storia d'amore finita nel cuore, ma ecco... da questi ritratti si elevano strane figure danzanti, con lunghe vesti nere, ballano affannate la musica del trapasso. Note veloci, un fuggi fuggi di ricordi, uno scappare forsennato, impazzito dal proprio intimo, ma tutto s'impiglia, ogni nota inciampa su sé stessa. Rotolano in un vortice turbolento, tutto si confonde. In questo inconsueto solaio volano oggetti ovunque, una confusione indefinibile, poi questi scheletri oscillanti s'infilano nella cassa legata, nel baule nero... scompaiono. Arriva la notte nell'anima, ogni storia sembra al suo posto, non si vede più la polvere, non si vede più niente, tutto è ricoperto dalla calda coperta del sonno. Neanche una lacrima per me. Rimango qui, da sola, con le mie mani piene di vento, con ricordi che tracciano i miei occhi di tristezza, con la voglia di gridare il mio amore a chi non lo ascolterà più, mai più, perché si è persa la mia voce tra i giochi dell'eco e perché sei così lontano, oltre il tempo, da non sentirmi più vicina al tuo cuore. Che me ne faccio di un amore che non ha neanche una lacrima per me? Per quanto grande e bello sia il mio sentimento non sarà mai né completo e né condiviso, non serve a niente il mio stare male, il mio pregare mia madre perché mi lasci stare da sola, il mio non voglio niente e nessuno. Il paladino impavido che si dilettava ad ammirare i tramonti con me, quel gigante che mi coccolava, quell'uomo che mi baciava le labbra, non avrà più un sorriso per me, io non dovrò più contorcere i miei pensieri confusi tra la realtà ed il sentimento per cercare di penetrare il suo sguardo, non mi perderò più tra l'azzurrità dei suoi occhi. Non voglio pensare, ma il ricordo vola sereno come un albatro che va contro il sole e... mi fa male vedere e capire che non riuscirò mai a fermarlo, a farlo mio. Anche lui nel cielo della vita rincorre il suo sogno. Come un'onda mi muovo nel mare della vita. Sono accarezzata dalla brezza mattutina, frustrata dalla violenza della pioggia. Vedo i tramonti ed il sorgere del sole, vago tra questi misteri della natura ed ovunque io possa essere, so di esistere, anche quando arriverò a riva per finire il mio viaggio. Non mi importa se mi infrangerò sopra uno scoglio, o tra i piedini scalzi di un bambino, so solo che ho sentito in me il tepore del giorno ed il gelo della notte, ho sentito l'eco del tuo nome perso nel vento quando la bufera si infuriava, mentre la nave del nostro amore, piano piano si inabissava nel cuore del mare, ed io, piccola onda, continuo a custodire questo relitto, fino a spegnermi dolcemente in esso. (Gloria Venturini) Foglie morte, inaccettabili. Quando le cose vanno male di te ricordo solo i momenti felici. Solo adesso che non mi arriva la tua voce mi accorgo quante volte ti ho ferita, ti giuro che non esiste dolore più grande dentro di me e se ci penso mi strapperei il cuore. Che vita ingiusta è questa, perché non potrò mai far capire al mondo quanto ti ho amata; eppure vorrei urlarlo al cielo dalle vette più alte del pianeta e far riecheggiare nell’eternità che tu sei stata la mia vita. Mi manca la tua voce con tutte le parole che accompagna, mi mancano i tuoi occhi capaci di illuminarmi il cuore e mi mancano le tue mani che di me fanno ciò che vogliono. Mi mancano le tue labbra che ho bagnato come il mare in tempesta, mi mancano i tuoi capelli che ho accarezzato come il vento. Stai con me amore perché mi manchi da morire. Non so a chi chiedere aiuto stasera. Un’idea ce l’avrei… si tratta di un stella ma non è la mia purtroppo e forse non sarò mai il suo sole. Avrei tanto bisogno di un abbraccio. E quanto male fa… Scomposto sul mio letto cerco risposte che non esistono o forse nascoste nel mio cuore. Magari non esisteranno mai… Se sapessi che il domani non avrò una stella ad aiutarmi con i suoi sorrisi, allora non vorrei più vivere. Portami via con te stellina! Devi farlo perché non chiedo altro alla mia vita… Non chiedo altro che poter amare giorno e notte. La primavera è alle porte e il bisogno di sentimento cresce come le urla di aiuto del mio cuore. In un sali e scendi di emozioni resto attonito a fissare il vuoto. Vedo mia madre, la mia stella che si allontana, mi vedo solo nel mio letto… e non ho la forza di reagire. Ditemi voi se questa è vita… Le mie grida di aiuto continuano ad essere ignorate da tutti. Che devo fare? Francesco dimmelo tu che della vita eri stanco, perché io mi sto perdendo. E tu Dio, se esisti, perché mi fai questo? Il mio cuore forse non ha sofferto abbastanza? Il tempo che ci dai è così poco… Perché mi vuoi convincere che sia meglio non averne? Piuttosto che continuare così chiudimi gli occhi con una tua mano e salutami tutti. Forse dovrei piangere un po’… Ma dove? E con chi? Non posso portare il mio peso altrove. Non se amo le persone che mi circondano. E io le amo. Vorrei dirlo a LEI per smettere di star male ma forse la renderei triste e non posso proprio, è così bella quando sorride… Bell’amore fammi trovare le forze dentro me e finché potrò sopporterò ancora. (Manuel Galante) Foglie morte, ossessioni, presenze. E tu stai lì, ignaro del passato e del suo continuare nell’oggi. Vivi di ogni mio battito e il tuo amore per me cresce in ogni tuo respiro. Mi manca il mio amore per te, mi manca il palpito forte che nasceva ad ogni tuo bacio, mi manca la mia sincerità che riuscirebbe a dire oggi che non t’amo; ma per non farti soffrire oggi mente. Ho paura di ciò che può essere senza te, la mia vita e la tua non più incatenate. Ho paura del giudizio, del far soffrire e del sbagliare. Ho paura di restare sola. Ma ciò di cui non ho più paura è vivere adesso, nelle incertezze che non mi dai, nell’amore che non merito e nella morte che porto nel cuore. Amore per me irraggiungibile Lascia Brividi E Rimpianti per Troppa paura O insicurezza. Il colpo fa ancora male Gli occhi non possono non vedere Il cuore non può ignorare E pensare a quanto avrei potuto darti E pensare a quanto avrei potuto prendere O forse no… Vedere i tuoi occhi illuminarsi Il tuo sorriso schiudersi Per un sole che non è il mio Chi ti ha portato via da me? Solo quel fato che mi ha fatto odiare stare male soffrire. Io so che ci apparteniamo e che in fondo una volta ci siamo amati Forse in un solo giorno, in una sola notte, in un solo interminabile eterno. O forse no… Ricordi Una canzone Un pontile Una stella Un profumo Un bacio Un abbraccio La melodia L’emozione Le lacrime Il ricordo La paura Il calore E’ tutto ciò che porto di noi E’ solo luce ormai C’era una volta una stella così piccola e flebile, ma viva e splendente di luce propria. Si poteva vedere nelle notti senza luna perché solo così non appariva offuscata. Era veramente bella, anche se non spiccava tra le altre, possedeva un’aurea speciale, unica, che solo pochi riuscivano a leggere. Arrivò chi lesse e non fu arduo compito, perché limpida e chiara. Quell’ingenua stellina man mano si riempiva di luce, si sentiva forte, quasi come l’amica luna e nel prato della notte sembrava una raro fiore. Venne raccolto, profumato, protetto. Ma pian piano è appassito: lacrime di petali cadevano. Ritornò allora nel cielo ma la sua luce e la sua forza erano volate via. E’ solo luce ormai… Dimmi che non ci siamo mai incontrati, mai baciati, mai abbracciati. Dimmi che non ho mai ascoltato il tuo cuore, sentito il tuo respiro, disegnato con lo sguardo il tuo profilo. Dimmi che non mi hai mai voluto bene, mai presa per mano, mai guardata mentre dormo. Dimmi che è stato tutto solo un interminabile sogno, che non farà soffrire, che non farà piangere. Un brivido sale lungo la schiena, una speranza si affievolisce ogni qualvolta la mia mente la raggiunge. Ma è più forte dell’amore che forse ci sarebbe tuttora. E ancora lacrime bagnano le mie guance e non baci o dolci carezze mi dai ma colpisci ogni giorno il mio cuore con proiettili di parole che non sarebbero mai dovute uscire. E così fai solo soffrire persone che t’hanno amato e che magari t’amano ancora ma rischi di perderle per sempre. Qual è la loro colpa? Troppo amore, quello a cui non eri abituato. Allora hai finto? Io non credo perché tu, trasparente come l’acqua di sorgente luminosa come il sole non ne sei capace. Ma perché sono ancora innanzi a te? Scudo non ho, armi neppure, solo subire posso ed ho potuto. Ma farò soffrire per la mia felicità, perché non avrà mai ragione di essere senza quel tuo gesto, che so non ci sarà più, perché il nostro tempo ormai svanito. Non posso vivere nella tristezza di un’agognata felicità. Non posso, non devo, non voglio, non lo merito, ma soprattutto non lo meriti. Una canzone mi rimanda a giovani ricordi di un passato a te dedicato. Ma è forse il tempo di fermare quei ricordi e lasciarli come tali. Ma la mia mente sa che se quel gesto tu compierai di nuovo lì sarò dove ho incontrato quel sorriso e quella voglia di vivere che mi hanno fatto innamorare di te. E’ la prima volta che lo ammetto ma non posso più farne a meno. Tu sai così da giocare e passare tra le vie del mio cuore senza bussare. La giustizia non sarà mai di questa mia vita. Quanto penare e quanto soffrire farei… Riuscirò mai a dimenticarti? Insegnami ad odiarti, disprezzarti, a fare in modo di cancellarti perché sola mai non riuscirò. (soleazzurra) Foglie morte... gridiamo che non ne possiamo più. Che tutto quello di cui abbiamo bisogno adesso sono coccole. Sì, coccole. Non c'è vergogna. Vorrei avere un amore di quelli grandi, immensi e profondi, come quelli che si vedono nei film, come quelli che si leggono nei libri. Vorrei avere qualcuno per il quale poter essere tutto il suo mondo, la sua piccola gioia, segreta o palese, che importa, la sua lei, il suo pensiero fisso, la sua bambina da ricoprire di attenzioni, di dolcezza, da curare, da attendere, da ascoltare e alla quale riversare tutto il bene possibile. Come vorrei trovare qualcuno che mi volesse bene, che mi amasse veramente per come sono, per i miei difetti, per le mie manie, per i miei jeans strappati, per il mio stropicciarmi il naso, così, per come sono in ogni momento, preso dalla folle curiosità di conoscermi sempre di più, perché ogni volta ho una sorpresa nuova da mostrare, un nuovo modo di essere, io, sempre e solo io, diversa in ogni occasione nella coerenza della mia personalità. Come vorrei che qualcuno mi capisse, che sapesse darmi la parola o la carezza di cui ho bisogno, che occorresse un solo sguardo per esprimergli quello che provo dentro. Ho voglia di coccole, di quelle fatte col cuore, non per qualche sporco o balordo interesse privo di scrupoli, coccole così, per come sono, spontanee, pure e piene di tenerezza, coccole tutte per me. (Gloria Venturini) Mani Ho afferrato e rubato la luce degli occhi con la mano destra e poi l'ho messa in tasca e son scappato via correndo finché il cuore è scoppiato in un pianto a dirotto e sono annegato nella mano destra nella luce degli occhi che splendeva e basta. (aiseop) Le mani allo specchio si danno la mano l'un l'altra. Si guardano quasi con sospetto. Come anima e corpo . contro la notte per capelli l'inverno il tempo passa col suo bagaglio. passa come passano gli astri nel giorno non visti. e ogni stella intorno alla notte fa il suo giro per caso e in ogni passo lascia un'ombra. sono uno stoppino nero e brucia fuoco nella cera poi un soffio di vento d'intorno lo spegne. eppure mi lascio solitaria al cammino del vento. ogni volta. così parla la notte parole che non sapevo di insoliti balli. per sipario pioggia di luna. sola in mezzo all'universo nel mezzo del corso della notte con la voce fatta di silenzio. su un palcoscenico pochi specchi e foglie secche. pochi passi lungo un filo di nuvola solo l'anima dentro infinita così le pause fanno la scena un pentagramma di stelle. ali di un'anima. un pentagramma di luci e di ombre. si fanno possibili i sogni che poi si spezzano nel mare. il mondo semplicemente danza e a volte resta fermo dentro una stanza. cenere di fiore. cenere di stelle. seduta a gambe incrociate batto le mani una volta e poi le sfrego una contro l'altra per un minuto e un minuto e per nessun minuto fino a essere leggera fino a che i tonfi non si fanno silenzio poi sotto gli occhi chiusi l'infinito appartiene alla notte. a un punto. un passo al contrario e un volo tra i colori di fuori e di dentro infiniti. ti do le mie mani. (lidia) Ci sono mani che tengono l'anima, che se non ci fossero si farebbe in pezzi. Nella mia mano ossea uno specchio, altri scheletri danzano eleganti intorno ad un fuoco, blu e celeste... Nel cielo rosso il mio sole, celeste e blu... Un uomo impaurito cammina sulla spiaggia da dove vengo, verde e grigia... Nel mare rosso il mio sole riflesso, anche l'uomo ora è davanti allo specchio. (marco) Ci sono parole consunte che hanno profumo di viole all'improvviso e gesti che la mano trattiene a fatica come nubi rincorse dal vento nel sole. Emozioni come nuvole sparse fuggitive, ne afferro una e mi si scioglie in mano ma il cuore ha un tuffo e un lampo di luce tra le nuvole grigie ti fa brillare gli occhi e tremare la mia mano. Si può donare una stella senza arrossire, senza che tremi la voce, senza sentirsi un po’ strani? Forse basta soltanto chiudere gli occhi, non essere lì, non questa volta, la prima volta. (aiseop) La luna incombeva oscura e tu agitasti l'ali, mia rondinella! Ti scaldasti, poi, nelle mie mani fredde. Avesti l'ali apposta, però. Col sole, bellissima, fulminasti nel cielo! (lidia) Mani ancora, dove si ferma l'anima, dove nasce l'amore... Il gesto greve della mano può essere lieve, carezza di petalo di rosa, sorriso di bambina, sguardo di sposa; può essere lieve come la porta di un bar che rapida si chiude quando esci ridendo e la sera è ancora lontana e il sole ha voglia di scaldarci ancora magari stretti per mano,magari per un'ora. Le foglie cadono in fretta numerose, il vento le agita, sono pensieri o presenze scacciate, forse per questo alziamo i baveri e ci scaldiamo le mani, ci sentiamo più vicini che nudi abbracciati e troppo severamente impegnati, la recitazione ha bisogno di scena e copione deve essere un po’ preparata, il vento che soffia improvviso e mulina è l'imprevisto, il destino, quello che ci fa guardare negli occhi e nel cuore chi ha la sorte di starci vicino e magari fa nascere al caso l'amore. Nelle mani dove nasce l'amore, se le apri dito dopo dito, puoi vedere sfogliarsi mondi interi... Nostalgia malinconia scoppio di riso in viso allegro vento tormento per l'onda la barca alla fonda il nido alla gronda il pensiero più cupo più nero magari non c'ero o non ero io la luce improvvisa trafigge i vetri dell'ultimo piano si spengono rumori dolori colori solo luce sorridi nella foto che porto nel cuore come un giorno, forse non può esserci tutto un giorno, un istante d'amore che dura in eterno, nella foto stampata nel cuore, emozioni basta una luce che sbatte nei vetri e sparisce improvvisa anzi spegne la mano che tesse la tela nascosta incolpevole artista o misteriosa sorgente di vita dietro l'angolo della mente labirinto la intravedo solo d'istinto la seguo mi arrendo l'amore per un po’ di potere o sapere mi vendo e sono qui solo impalato davanti a un pensiero sbagliato sconfitto in silenzio primule e papaveri inclinano al vento occhi dolci di bimbo neri-biondi-arancio una stella sulla tua spalla sul viso la luce di luna negli occhi la favola bella la notizia che porta la stella cometa la meta la pace il silenzio del cuore che respira tacendo sopra il grande lago largo e profondo che nasconde l'amore del mondo. (aiseop) Le mani accarezzano... Quando chiudo gli occhi, vedo la mia mano che ti accarezza la pelle bagnata e il desiderio di starti accanto una sera è grande. Come la forza del mare in tempesta che granello dopo granello trascina via con sé coste intere e sembra non volersi fermare mai… Fino a quando la dolce luna può specchiarsi tra le sue braccia, con la notte che silenziosa osserva, complice compagna di gioco.. (Manuel Galante) LE VALLI DEI VENTI Specchi Aria di gelo, freddo vetro incrinato. Perché ti fai vetro, così penetrante, così affilato? Specchi che sono vetro e riflesso, molteplici come la vita. Ci sono parole che si consumano in fretta, non le canzoni del mare. Il vento che cammina sulle onde si disperde e nasconde e ricompare. Ci sono parole di vento che si perdono per sempre nel mare. Ci sono tramonti che ti porti negli occhi e nel cuore, ci sono amori che tramontano e basta e non sai ricordare. (aiseop) come il riflesso della pioggia nell'aria, lunghe ombre da sotto la strada parole di uno spirito perso che tremano nel vento come trema il fuoco da sempre senza che ce ne meravigliamo controvento parole interminate di silenzi solitari che non hanno risposte vedono capovolte in un mondo sconosciuto immagini perfette come riflessi stanchi e lunghe ombre vuote, personaggi di un palcoscenico il cui sipario scende con la pioggia ma che dimenticano di essere tali (lidia) Questa notte ho fatto un sogno. Ho sognato una vetreria dove si argentavano grandi lastre di vetro. Da una parte una persona invece verniciava di bianco qualche specchio già fatto e li tagliava a losanghe. Poi se ne metteva una piccola pila sotto il braccio, come una cartella, ed usciva. Il sogno riprendeva con me che dormivo in una stanza, sul pavimento. Al muro, sulle pareti, appuntati tutt'intorno, c'erano pezzi bianchi (forse) di carta, frammenti piccoli strappati di fogli scritti, come quei muri costellati di epigrafi in pezzi che si vedono imprigionate o salvate un po' alla rinfusa, murate sulle pareti di qualche villa o palazzo di antichi signori, signori di epigrafi. Mentre io guardavo e ... io dormivo... ho voltato lo sguardo attorno nella stanza per cogliere quella sequenza ordinata di rettangoli di disordine in una copia tale da sembrare così strana.... Ed è stato come se il solo girare, a cogliere in un unico tratto tutte le pareti, fungesse da vite e la stanza "svitata" si aprisse, scivolasse il soffitto e le mura si alzassero ma solo di quel tanto per arrivare alle nuvole poco più su ed accogliere un temporale fitto di pioggia, ma senza vento né rumore. L'acqua di gocce pioveva giù, ma scivolava solo sulle pareti, non ricordo nulla di bagnato oltre le pareti. Anzi in realtà solo i fogli si bagnavano e nell'acqua perdevano il bianco tornando pezzi di vetro, si scollavano e scivolavano in lunghe scie sui muri. Anche le parole ora gocciolavano sciolte dal cencio di specchio cui erano appartenute, ...e non riuscivo a seguire la via del rivolo grigio che le portava con sé. Già in pezzi, "le steli di vetro", cedevano l'ultima loro ricchezza: quel cuore di parole di ex-fogli squassati chissà come e da chi. Restavano fogliE incolore, trucioli arricciolati appuntati lassù sui muri. L'acqua di gocce imbevuta di parole finiva giù dimenticandosi di bagnare, scorrendo, le pareti. Io, giù nel mio sogno, ero la cisterna del tuo libro. (livio) Un libro nato un giorno qualunque, di qualunque anno... così, per esempio... La stanza io in un angolo mi vedo... mi osservo... al di fuori di me i miei occhi mi guardano... ogni gesto vive solo nell'attimo in cui nasce... (arale) Ogni gesto ha un tempo e un luogo. Ha un'immagine, o una visione. Ogni gesto, ha una storia dietro... misteriosa. Hai mai visto una donna davvero da vicino? Io ho avuto questa opportunità solo una volta. E' accaduto ormai già tanti anni fa... Come è stato? Non lo so, e voglio attraversare il tempo e tornare indietro nel passato per rivivere il momento in cui mi sono sentito completamente vivo. Ricordo soltanto di avere aperto i miei occhi e lei era lì, sul letto; con i suoi capelli neri che scivolavano sul cuscino, e cadevano uno per uno, come in corsa contro la gravità, e nel frattempo io la richiamavo a me, lasciandola in orbita, restando a solo pochi centimetri dal suo volto. Ricordo persino il suo respiro: tiepido e rilassato. Ma cosa dico! Non è stato solo il suo respiro che mi ha fatto diventare pazzo, è stato il suo sorriso a conquistarmi: denti perfetti, labbra rosse e carnose, la bocca aperta quanto bastava per far uscire pochi sospiri. Quello solo che mi sfiorò fu sufficiente ad accelerare il mio battito. Avrei potuto mangiarla di baci, prendere a poco a poco la sua essenza, ma ciononostante rimasi immobile, catturato; tremavo solo avvicinandomi al suo corpo. I suoi occhi? Neri, certo, e quando mi guardavano con ansia la luce li attraversava di tanto in tanto rimbalzando in mille riflessi. La pelle scura, non bruciata dall'abbronzatura ma ereditata dalla mescolanza di razze. Quella pelle che grida le sue radici, che richiede come un urlo di essere accarezzata. Sono stato con lei per ore e ore. Sono rimasto così, soltanto così: osservandola. Nonostante ciò, ebbi il tempo sufficiente per tentare di decifrarla. So che è una pazzia e so che ti chiederai come io possa dire di conoscerla così bene. Ti direi allora che è stata un'ispirazione, e che nonostante non potessi distinguere i tratti del suo volto, e nonostante non potessi sentire la pelle tiepida che nascondeva sotto la savannah, io lo sapevo. Io conoscevo la sua storia. Talvolta una lacrima le rotolava giù sulla guancia mentre la osservavo, allora una sete infinita invadeva la mia gola e avrei rubato quella goccia uscita appena dal profondo della sua anima se la mia condizione me lo avesse permesso. Ma non potevo accarezzarla. Ci sono cose che devono essere tali. Ogni cosa ha un posto e un tempo. Sfortunatamente, io ero solo uno strumento. L'ho capito troppo tardi. Quando hai voltato la mia ultima pagina e mi hai riposto nello scaffale con gli altri libri. (Juan Barranco) Un libro nello scaffale, sta come il mondo dietro gli occhi di una ragazza. Non letto, o dimenticato, ma comunque bellissimo. Nessun pensiero, come il pensiero di tutto. Ha pietre levigate la strada antica ornata di papaveri e film di nuvole nei cieli all'orizzonte e tu ,ragazza, seduta su una pietra miliare, pensierosa, gli occhi oltre le cose persi nel vento di mondi lontani: qui non muove foglia, siamo involucri vuoti, immobili, sguardi da riempire. (aiseop) Troppo avanti, è stato un attimo, e mi sono ritrovata troppo avanti sul palco. Diventata invisibile al pubblico, un'ombra nera che si muoveva nello spazio fisico tra la dimenticanza e la coscienza... ero finita davanti alle luci della scena, che brillavano su un palco vuoto. Avevo perso l'equilibrio, la gravità, l'inesistenza. Potevo vedere ossessivamente ogni ruga ogni stanchezza ogni emozione o trasparenza di ogni persona seduta in platea. Ero fuori dalla scena, una figura nera immobile, vuota, in controluce. Ero solo inciampata fuori dalla scena per quell'unico velocissimo momento di esistenza e di peso che abbiamo. Non avevo braccia. Per gli altri ballavo. Di tutto il rumore dei pensieri fuggiti dalla gente sentivo solo un nome come un coltello nella testa, un nome sotto la mia pelle, un nome cucito sulle labbra... un nome come un pezzo di mare mosso. Che aveva bruciato il silenzio dalla mia anima, reso vecchio il mio cuore. (lidia) Non un alito di vento.... il silenzio delle cose, il sipario si è aperto da ore su questo palcoscenico, il fondale è una vecchia tela che conosco o credo, non ricordo più la scena, il palcoscenico è vuoto, senza attori, cade un oggetto, inaspettato, una eco sembra il battito del cuore, pensiero astratto, emozione virtuale, in uno spazio inanimato. A quest'ora il tramonto impazza al di là delle pareti di questo spazio chiuso, è rosso intenso con violetto e arancio, riempie un'altra scena che profuma di mare che ti sfinisce lo sguardo che ti fa sognare che ti entra negli occhi e fa fermare il cuore quello vero quello che quando lo senti ti fa male. (aiseop) Dissolvenza in nero vecchi sogni nuovi muri di remoti fantasmi per prossime assenze. Ricordi smarriti pensieri di vetro. Dissolvenza in nero. Parole dimenticate. (rainbow) MI SONO PERSO NEL TEMPIO DI UN SENTIMENTO PIU' GRANDE DI QUANTO POSSA CAPIRE E FRASTORNATO HO CERCATO IN QUELLO SPAZIO INFINITO,UNA VOCE DOLCISSIMA CHE SFIORA IL MIO VISO. "LA LUCE HA FORMA E SEI TU" (MIKELE30) Specchi che portano dalla notte alla luce alla notte al giorno, che sono l'unico modo in cui possiamo "parlarli". La giornata era iniziata in uno strano tepore, quando il sole non era ancora sceso dal suo letto di nuvole candide; la vita era però già iniziata e la frenesia, il correre l'arrivare aveva già invaso l'animo. Il mio corpo era però assorbito da una strana convinzione che qualcosa di nuovo stava per prendermi.... Ma solo alla fine del giorno nuovo mi resi conto cos'era... eri tu..... (paola olmi) Poi restano strade da guardare finché finiscono, aspettando che la pioggia dia loro una fine. Rugiada scivola sulle labbra foglie assetate; negli occhi profondi, rari come le marine terse, ci sono orizzonti da perdersi tutti insieme abbracciati, quelli che hanno paura quelli che odorano il mare quelli che capiscono sguardi e parole e finiremo in miliardi di atomi mescolati e dispersi assonanti adagiati sugli stessi orizzonti dentro altri occhi che riflettono papaveri rossi tra spighe dorate. (aiseop) E poche volte soltanto, si può dare un nome a ciò che amiamo. Tutte storie di specchi nel cuore... nella cisterna di un libro. Il senso di ognuno si trova in uno specchio in cui non ci si vuole più guardare. E allora, per uno specchio rotto nel cuore, si può rinunciare anche alla danza. Ma un pezzo di specchio, nel sogno di un uomo, può tornare a raccontare... E' entrato il vetraio che imbiancava gli specchi. Ha attraversato la stanza. Uscendo, il pavimento era coperto di listelli di legno e tutti i vetri, gli specchi e i cenci di fogli se ne stavano raccolti in una piccola folla sulla parete più grande come una vetrata di bianco e cristallo che specchiava la voce di una donna che non capivo: << ..arabesque..., jeté. No ,no ... fouetté,fouetté!!..>> (livio) Labirinti rifrattivi Piove sulla rena battuta dal mare; solitario, guardo lo scuro orizzonte e un desiderio di volare oltre le nubi mi assale: inutilmente cerco un raggio di sole che, galeotto sfugga alle tenebre mentre chiuso nel dolore, attendo che uno sguardo si posi su me. Come è vana la speranza di un sereno che non mi appartiene: vorrei piangere di dolore ma non riesco, il mio cuore è di pietra. Il vento porta voci lontane che il tempo non può cancellare; risate sincere, vagiti innocenti, giovanili sospiri; tutto è nell’aria, tutto è intorno ma il tuo amore manca e senza di esso, ogni pensiero diventa tenebra: perché il mio sentimento non ti crea tra le nuvole portandoti sulle ali di un gabbiano? (simbad il marinaio) Il vento estrae le essenze più sottili e preziose da sguardi profondi stupiti innocenti da gesti dolcissimi trattenuti sulle onde del mare tra spruzzi di sale dove tramonta il sole violarancio pianissimo, poi è notte da inventare. E' passato il vento quello che non si dimentica ha rimescolato il cielo che ora d'azzurro brilla e di luce dentro ci sono folate di nuvole grigie e lampi di sole fino a che il silenzio improvviso ferma ogni cosa la vela la nuvola il volo il rumore che impedisce di cominciare a sorridere dentro il silenzio benedetto il silenzio unica rappresentazione di eterno a qualcuno concessa e per poco. Oggi ho parole grigio chiaro in un cielo finalmente intenso d’azzurro e di sole oggi mi sento improvvisamente gli anni tutti quanti ma solo una inquietudine quasi stupita la primavera si affaccia intensa di profumi tra le case umide ancora pigre invernali oggi ho parole poche che pesano e non volano via leggere sentimenti densi maturi a piede fermo senza imprecare al destino senza fuggire da questo sentiero tracciato carezza ruvida sincera figlia della mia vita vera. (aiseop) Alzo le braccia sperando di toccare il cielo ma esso è lontano, solo un grido di dolore giunge a lambirlo per perdersi nell’aria. Comprendo ora che la stagione dell’amore è finita per sempre, rimane al suo posto la tristezza e il rammarico d’un vecchio. (simbad il marinaio) Una mano accarezza con ruvida dolcezza dolori piccoli grani di polvere incolore arsa di sole una mano che ancora porto nel cuore. Nella spiaggia dei tuoi occhi mare e cielo e silenzio luce che emoziona le nuvole un abbraccio impossibile materia e anima si confondono. (aiseop) Mare. Languide onde sulla sabbia dorata, fresco è l’azzurro frangiato di spuma. Scogliere erose dal tuo liquido abbraccio, son testimoni di tempi remoti e sentinelle d’odierne vicende. Or sei un placido specchio di luce e nell’anima dolce serenità infondi. Repentina burrasca spezza le vele incaute e periglioso costringi il ritorno. Alghe conchiglie e coralli sono i doni che offri per rinnovare alleanza: ridono i bimbi stringendo i tuoi tesori, nasconde lacrime chi aspettò invano. (simbad il marinaio) Per il freddo che sento non esiste calore, come in un inverno senza fine che con nebbie gelide vela il mio cuore. Potrei farmi abbandonare da tutti i miei sensi. Potrei perderli per sempre ed affidare il mio cuore nelle mani del destino. Il mio cuore… che in ogni momento corre al riparo da ogni pioggia di stelle ma che senza stelle non sa stare. Arriverà il giorno in cui il cielo mi negherà la sua luce e come un angelo senza cuore cadrò nelle tenebre della notte. Allora i miei occhi non si illumineranno più. Oh cielo! Strappami il cuore con il vento gelido che porta l’inverno e fai soffiare via la mia anima perché io già la conosco e non trovo chi voglia avvicinarsi a lei. (Manuel Galante) Vita becera vera nell'attimo sincera senza sognare fare ! gridare ridendo mangiandosi l'aria col sole negli occhi, al buio di sera, rumori impulsi animali riso pianto sbuffare trillo di cellulare - allora stasera? vita vera. Solo un tramonto rosso a tradimento un colpo di vento una luna accesa che spunta dal monte all'orizzonte un taglio alla mano ferita leggera fanno esitare: qual'è la chiave d'accesso per la vita vera, va letta per forza di fronte a un tramonto la sera? Dolce malinconia sbuffo di vento nuvola tinta di mare sorriso accennato negli occhi dentro mai spento. ? Incomprensibile. Ridi piangi disperata ispirata allegra come un soffio di vita lacerata petalo di margherita. Aeroporto, di notte, nebbia in bianco e nero, la pista si vede a malapena: l'amore è solo un'illusione. Un'illusione di cui cibarsi per divorare lo strato di inconsistenza della vita. Vibra la sensazione di vita che attraversa i muri e i visi e le parole per ritrovare il suo centro pulsante e la sua pace. Esiste il futuro? Cos'è il futuro, cos'è il tempo? Potremmo vivere ugualmente senza la nozione di tempo? Cosa ha pensato il primo uomo che ha elaborato il concetto di futuro? Il futuro è un'inconsistenza. Il futuro non esiste, se non nella nostra follia. Il futuro è un'illusione. Ed è inconsistente perché viene mangiato istante dopo istante dalla vita. Allora la vita sposa l'illusione istante dopo istante, le si da istante dopo istante, nuda. La vita nuda si fa vestire di futuro e di illusioni. Che colore ha il vestito della vita che si fa vestire così spudoratamente? Un colore è solo un'illusione. L'amore è il vestito della vita, il corpo finito dove solo possono arrotolarsi le infinità estese. L'amore è vestire e spogliare la vita. Da ciechi. Sì, forse è un'illusione. Forse è un senso. Sì, l'amore è il sesto senso della vita. Questa sera voglio parlarti di cielo, quello azzurro che si apre fra i tetti all'improvviso se guardi in su sopra i visi degli altri e le parole, quello che si appunta di stelle la notte tra due persiane socchiuse illuminate dalla luna, quello che si accende negli occhi come un sorriso imprevisto e sincero, quello che si nasconde dentro abissi di anima e ti dà una vertigine blu scuro, quello da interrogare nel silenzio tra formule e segreti di materia oscura, il cielo popolato di occhi di gatti curiosi, di papaveri e spighe di grano inclinate dal vento, il cielo dove nuvole veloci portano fogli e fogli che svelano misteri ora trasparenti ora scuri, il mio cielo, uno dei tuoi sette cieli. In questo mare d'erba verde profumo di viole, grandi occhi di gatto, sotto l'ombra rossa dei papaveri luminosi lampi di sole, una luce che sorride all'infinito emoziona il vento che muove essenze di primavera, intensi aromi di mirto, si preparano margherite e calendule e maggiolini alle festa annunciata che si sente nell'aria rimbalzare da gemma a stelo a boccio a residuo di brina, una emozione di luce e di mistero per le nozze del sole con la luna. Azzurro intenso pastello nello spessore di uno sguardo nella risonanza con le mie emozioni e parole che non sono leggere ma sorridono dentro l'aria quasi di primavera imprevista impastata di sole come questo taglio di luce su di una panchina ci sono presenze amiche che hanno dolci segreti e promesse di vita e universi blu scuro proiettati in abissi di luce. Incomprensibile. Ridi piangi disperata ispirata allegra come un soffio di vita lacerata petalo di margherita. mai abbastanza nuda questa stanza Il tempo è reale? Sera chiusa in una stanza come questa notte la tua notte l'anima è già volata via da un pezzo è bagnata di lacrime e ride tra le nuvole sopra l'oceano la mente rimbalza tra specchi rifrangenti cercando di uscire dal suo labirinto rincorrendo una luce calda bianca come una grande luna dove si specchia un lampo di universo la sua parte bambina: chi è rimasto sulla sedia vuota? un vestito una matita due scarpe una fotografia un cellulare che continua a suonare Rotolando su di un piano inclinato verso l'ignoto, un giuoco, - e se ci fosse il vuoto? caduta libera, buco allo stomaco, vento gelato, poi sempre più leggero, quasi una nuvola, ondeggiando piano nel vuoto come una piuma, sostenuto da una forza sconosciuta, un mistero non ancora svelato. I mostri sono creature rifrattive, che si creano dal nulla, casualmente quasi, e restano intrappolati dentro di noi, accrescendosi, ingigantendosi, deformandosi, al passaggio di tanti strati di densità di percezione differente. I mostri sono i tempi e i futuri e i colori, labirinti rifrattivi di noi stessi, labirinti e creature di labirinti essi stessi. Atomi di luce entrano retina-cervello-cuore al centro dell'anima in altri atomi scompaginando l'universo profondo. Universo piccolo mio sconosciuto tuo immenso esterno a noi: astri senza nome attratti dalla loro fine, delicate parole, fiume di note vibrate, inascoltate, code di comete, polvere di anime disintegrate, abbracciate, nell'infinito in fuga verso l'ignoto, in moto verso il centro oscuro e pulsante del vuoto, fragore di materia svuotato, pacificato, nella sua musica interna di paradiso perduto e ritrovato. Rifrangendo molecole di luce iridescenti passando attraverso i muri le persone annullando le distanze permeando l'aria possedendo posseduti. Incomprensibile. Ridi piangi disperata ispirata allegra come un soffio di vita lacerata petalo di margherita. Nel buio in cui precipito solo cerco una mano una luce in questo volo in caduta libera urlando tra rabbia e paura una preghiera come se fosse sera e il mare sapesse parlare e io fossi in grado di udire e magari capire. Sono un niente dolente che ha sgomento e si aggrappa al ricordo ad un mito un istinto un dolore profondo mai vinto mai abbastanza nuda questa stanza questi vuoti pensieri leggeri e di piombo risate sguaiate lacrime dentro versate che bruciano ogni fibra del cuore che batte e non muore. Un mostro come una poesia, labirinto e creatura del labirinto: prigione e fallimento, libertà, dei poeti. La poesia permette di mentire in nome dell'artificio letterario, consegna l'alibi della leggerezza nelle mani stanche e pesanti del poeta. Lo libera e lo imprigiona nel mondo veroartificiale dei poeti. Gli consegna la tremenda responsabilità di poter, di saper, dire la verità del suo esistere, di denunciare affannosamente e disperatamente la sua esistenza e insieme gliela nega con la possibilità dell'invenzione. La poesia da al poeta un ricordo di sole e un futuro di luna. Il poeta è tra quelli che ti piantano incoscienti gli occhi negli occhi, lucidi, e ti dice: "Voi amate? Voi amate quanto amo io?", ma resta un attore su un palco, straziato o divertito. La poesia racconta le storie della gente che agli occhi della storia impazzì. Il poeta è schiavo del suo mondo di artifici linguistici, e non denuncia mai questa menzogna perché se ne nutre. La poesia è un mondo di specchi che riflettono luce nera, deformata, effimera, dove le verità più nude possono facilmente diventare prove di abilità, dove non saranno mai verità totali. Il poeta è solo. Il poeta è lupo. Tanto dentro la sua poesia che deve spiegarla se vuole che non si legga solo la menzogna. Condannato all'isolamento che ha cercato e ha costruito. E allora, se deve spiegare e smettere di essere lupo, smette di essere poeta. Non ha verità se non una falsa verità. E' un fallito. Una contraddizione che solo per lui è coerenza. Un pazzo. E il fallimento è cibo per il poeta. Perché se il poeta vuole esistere, allora vuole fallire, vuole il ricordo di sole e il futuro di luna. Lo vuole perché non sa esistere altrimenti, non sa esistere solo in un corpo e in un'anima. La poesia è la memoria, per non dimenticare, per fermarsi e sapersi meravigliare, ed è il dolore, affinché, affogando tra le parole, non uccida. La poesia è darsi violentemente. Girotondo di labirinti rifrattivi. Amore. Oggi scrivo a te amore mio. Rosso impenetrabile come un tramonto in diapositiva, parole che nascono grevi, l’aria invece è vibrante di attese, essere profondamente sincero può farci del male, è quasi inumano, eppure così mi vuoi... o ne avresti paura? Non posso dirti nulla di nuovo ma ascoltarti sì nel profondo, annullare la mia prepotenza, proteggerti facendo un passo indietro, gettando via l’orgoglio. Non ho altra via che scontare il mio debito umilmente, ma mi consola sentire che ti voglio bene. (aiseop) Girotondo di labirinti rifrattivi. Forte come una tempesta forse un pensiero. Viaggia veloce stridendo tra gli istanti. Un sogno. Vivere allacciando sguardi insieme cercandoli addosso densi come nubi sospese tra due mani strette quasi in preghiera Vivere senso assoluto forte fortissimo scivola come un sussurro tra le parole. Ancora uno sguardo una risposta soltanto. Poi il silenzio di un respiro carezza l'orizzonte. (Domenico Vicinanza) Girotondo di labirinti rifrattivi. Nuova realtà Aspettative che sembrano essersi compiute, errori che appaiono risolti, problemi improvvisamente semplici mi si improntano contro con una freddezza sconcertante come nel più bello degli incubi. Si creano nuove teorie, nuove idee sovrastano una mente debole incapace di compiere scelte ponderate. La confusione la mette a dura prova, impedendole una linearità dimenticata, inconquistabile, perduta, per le ormai troppe scelte, per le ormai troppe esperienze. Ma questa volta farebbe soffrire ancor di più e allora dovrà escogitare come un piano perfetto in cui l’unica perfezione sarà il male minore. Parole come filamenti preziosi escono da labbra di luna e creano paesaggi stellati che mutano in lacrime. Paradisi ideali fittizi per il bisogno di realtà stabili che non sono tali, per la necessità di sostegni fermi che non sono più così facili da trovare. La parola soluzione non riesce ad emergere… Non è ancora il momento… (soleazzurra) Girotondo, girotondo. Una carezza intensa che mi brucia la pelle una carezza da dare in questa terra aspra ruvida di ricordi schiva una carezza sulla pelle liscia e guardandoti fissa negli occhi lì si ferma il mio destino lì nasce e muore la mia primavera una carezza ruvida affettuosa da dare una volta per tutte nella vita. (aiseop) Girotondo di labirinti rifrattivi. E' già più forte la sento nell'aria arrivare come polvere tenuta stretta dal vento. Forte un'emozione improvvisa fulminea squarcia dirompe prepotentemente viva mi scorge impreparato quasi sorpreso. Ricominciare a vivere, sperare sognare. Troppo forte per restare nascosta tra il grigio uniforme e piatto di un sospiro... Ricominciare, partire di nuovo alla ricerca di un "sì" di una conferma di pace di un girotondo di sguardi che non può mai iniziare né finire. (Domenico Vicinanza) Girotondo di poesie. Poeta incompreso, quanta pena e quanta angoscia da questo mondo che non sa capire come sei, in cui l’apparenza è tutto quello che conta, in cui il vuoto è colmato da illusioni, false promesse.. Poeta incompreso faccio anch’io parte di quel nulla che incontrastato si porta via tutto? E se allora c’è un perché … spiegamelo. Ho una vita davanti per capirlo. Non c’è allora nient’altro da fare? Solo rimanere ad aspettare? Aspettare, aspettare, con la pura convinzione di trovare ciò che in realtà non esiste ma è frutto di una semplice costruzione mentale.. Poeta incompreso, spiegami… Sto aspettando, sono pronta ad ascoltare… Stellina, esiste qualcuno su questo mondo che sa leggerci dentro, che interpreterà il nostro io con i battiti del suo cuore. Non essere triste se illusioni e false promesse ti sembrano essere così vicine, nella realtà non lo sono… Stellina, non chiedermi se fai parte di quel nulla che si porta via tutto… come potresti farne parte se sei diventata così prepotentemente bersaglio dei miei versi? E non dirmi che stai aspettando il nulla perché le tue costruzioni mentali sono bellissimi sogni che diventeranno realtà. Perché non dovrebbero stellina? Mi sono affacciato alla porta del tuo cuore e ti assicuro che non è possibile… Si avvereranno come in una delle favole più belle di questo mondo. Questo mondo che a volte ci scoraggia ma che farà esplodere i nostri cuori in un’armonia di colori. Non c’è niente da spiegare stellina… Ti resta solo da vivere come sai fare. (Manuel Galante) Come poesia è il mio sentire, il soffio del vento, il mormorio del mare, il pianto di un bimbo. Come poesia un arcobaleno dorato, l'azzurro del cielo, il verde maestoso dei monti, il quadro della vita. Come poesia una nota stonata, una melodia della natura, una musica del cuore, il sorriso della speranza. Ogni giorno, ogni notte, in ogni attimo, vivere la vita può essere una dolce poesia. E' lei, eccola, arriva. Entra piano piano e ti prende con dolcezza il mondo dei ricordi. La poesia, l'anima di un amore che vive ancora, che è nelle ossa. Un giorno di mare con la brezza del vento e i gabbiani persi nell'azzurro. Alcune ora nella casa di campagna, nel letto dei nonni. E poi l'amaro di un perché la cui risposta non è mai abbastanza. Amore è vita, la mia vita aggrappata a questo sogno, che soffre, che è colmo di tenerezza, questo sogno che è solo un sogno, che è solo mio, racchiuso nel silenzio di una lacrima, dentro al cuore. Scorre la vita Dipinto negli occhi di un bimbo un azzurro profondo, spazi infiniti di ingenuità oltre la soglia, tristi speranze per un sogno che non ha ancora nome. Scorre la vita, scorre lenta e penosa, a volte anche gioiosa, nello sguardo e nel cuore e ti ritrovi già grande. Dentro un cielo colmo di nuvole grigie, splendente regna il tuo sogno da portare avanti, e nella speranza amari ricordi di quella innocenza che la vita, scorrendo troppo veloce, ha crudelmente spezzato. (Gloria Venturini) Le valli dei venti Le valli dei venti, altrove chiamate anima, sono i baci segreti che la vita da al nostro corpo, le gioie e i dolori la cui faccia si incolla e si sovrappone alla nostra, e dopo tanti giorni, dopo tante facce, la colla si screpola in una ruga, vecchia o bellissima. Essendo senza parole, è la lingua del pensiero l'espressione delle domande a se stesso. Lo sguardo senza destinazione è l'espressione di considerazione di se stesso, essendo senza movimento il movimento verso se stesso. (Georg Schepers) In fondo al cuore c'è una valle che raccoglie tutti i venti della vita. Quando stanca mi accoccolo a me stessa, quando disperata cerco la via, quando sola non trovo la forza, corro nella valle dei venti e ascolto il silenzio che parla. Sussurri che vibrano nelle viscere, lamenti che lacerano la mente, parole che solo il cuore può sentire, solo l'anima può ascoltare. In questa valle si può piangere di dolore e sorridere d'amore, nulla e nessuno può violare l'imperterrito soffio del vento. Padroni di questo mondo danzano sereni gli elfi, vestiti a festa, in una caotica melodia, spiata dalla mente sofferente e senza compagnia e da una vita vissuta, patita e travagliata. Capelli scompigliati e un po' persi, alla ricerca continua di quello che anela infelice il cuore, poi una corsa affannata... e ... stranamente tutto si placa. Il vento si accoccola come un bambino tra le mie braccia, mi bacia, mi parla di una via da seguire. Curiosa la inseguo e sotto il riflesso di un raggio incantato trovo il volto di un uomo da sempre aspettato, amico, conosciuto, anche se non l'ho mai incontrato. Il vento mi coccola, mi dice di andare incontro alla luce, mi guardo e mi vedo sorridere, mentre aggrappata alla vita ascolto il sussurro del vento che dice... non è finita... e dentro a me stessa trovo l'estasi ed il coraggio per correre da te, abbracciare l'eterno, l'amore. Il cielo è sereno, le stelle guardano curiose, nel buio due corpi cercano l'anima, scoppia fiorito di nuovo un pensiero, un nuovo sogno d'amore. (Gloria Venturini) A volte mi sento forte come una roccia, felice di vivere e pronta a combattere col mondo intero, che abbatte barriere e scavalca ostacoli. A volte invece sono delicata come un fiore che sboccia, che il semplice vento muove, che la pioggia piega senza dargli la possibilità di rialzarsi.... (Marinella) Un sasso in un deserto battuto dal vento, una radice affiorata scorticata, un pensiero racchiuso nella roccia, mentre l'universo vive. Che appartenenza abbiamo? Chi ha acceso i riflettori e dato inizio alla "prima"? Chi illuminò le stelle, svelò la luna, creò l'ansia di infinito, la condanna ad amare, aver paura, odiare e morire? Difficile recitare la parte, entrare nel ruolo, sempre col bisogno che qualcuno ti incoraggi e lo dica. Poi bastano due occhi di gatto, la mano di un bambino, un tramonto che ti entra nel cuore, una mano profumata che ti chiede l'amore. Il coraggio di lasciare tutto alla fine, aspetta un attimo solo..., parliamoci almeno stasera con le stesse parole, bello è capirsi anche solo per poco, anche se fosse un giuoco, un brivido che fa tremare le mani un brivido e un'ansia di riprovarci domani. Accendi una sigaretta la sera non ha fretta la notte è così chiara il mare si agita e odora fermati con me ad ascoltare. Accendi una sigaretta la sera non ha fretta la notte è così chiara........ Tinte pastello su questo immenso acquarello nuvole rosa azzurrate parole profumate vento che turbini dentro ansie e miraggi spiccioli di sogni da sorseggiare. Abbracciami forte senza parlare senza lasciarmene il tempo sarebbe un errore fatale. Accendi una sigaretta la sera non ha fretta stasera la notte è così chiara come un’ultima sera. Solo il tuo universo è il mio mare nella tua scia voglio inseguire la luna in un prato di lucciole-stelle, come un papavero e una spiga di grano tenerti per mano. (aiseop) Nelle valli dei venti c'è l'amore, la stanchezza, la RAGIONEVOLE disperazione... A volte sono stanco di combattere; contro le voci alte che vogliono padroneggiare nella mia casetta e contro quelle basse quasi in segno di rassegnazione… E’ in quei momenti che il freddo e lo sconforto prendono il posto della dolcezza e mi strappano i sorrisi dal viso. Poi arriva un altro giorno e quelle voci sembrano essere sparite ma è una finzione. Lo fanno per riapparire più forti e più cattive che mai il giorno successivo. (Manuel Galante) E’ bella questa notte baciata dalla luna, profumato è il sentiero che sereno percorro: ogni creatura canta felice intorno a me ed al frinir delle cicale la mia voce unisco: il vento sfiora le foglie, ne odo leggero l’alito; mentre socchiudo gli occhi il tempo pare fermarsi. Improvvisa riflessa alla fonte mi appari; come ali di corvo hanno colore i tuoi capelli, l’ argentea luce illumina un volto di dea: mille occhi, dal buio profondo, ne osservano l’incedere mentre sfiorando l’erba ti avvicini. Vorrei sussurrare un nome, non lo conosco; accarezzarti ma il tuo etereo essere, avvolto in leggere trine, mi respinge: ora le tue labbra raccontano di leggende senza tempo; chi sei creatura delle tenebre, perché al tuo venire il mio animo ribelle s’acquieta ed ogni passione in me svanisce; mi abbandono al tuo abbraccio che sa di eternità come il tuo nome…Morte. (simbad il marinaio) Nelle valli dei venti sta la tua eternità...... è essa stessa, eternità di un miracolo di vita... è solo un'onda... cercala dentro! Onda, cerco la tua scia, la tua sponda schiuma bianca, spruzzi di sale, nel sole aperto, caldo, luce fatale. Spiaggia di sogni bagnata dalle onde, ferita viva e profonda, balsamo di mare. Il cielo al tramonto è preghiera di colori, di tinte pastello è il nostro dipinto, sento il silenzio del cuore che si ferma in ascolto e non batte e non muore. "Trova una favola in tutto, per favore..." una favola che sia per te vento delicato nelle valli lunghe dell'anima, o almeno, se non la sai trovare da solo, lascia che te la racconti qualcuno... e sorridigli, mentre lo fa... Una notte, era ormai cresciuta abbastanza da poter guardare fuori, scese dal letto piano e senza fare rumore si avvicinò alla finestra, scostò le persiane con la mano a fatica, era emozionata, quando fece il movimento del braccio ruotò un poco su se stessa e vide nello specchio grande della sua stanza una grande luce tonda e dolce che si specchiava sovrapponendosi al suo viso. Rimase senza fiato un poco spaventata e insieme affascinata, accarezzò lo specchio con la mano destra piano, toccò così la luna per la prima volta e non fu l'ultima volta. (aiseop) Le favole delle valli dei venti finiscono nella realtà, nelle persone NORMALMENTE straordinarie. La vita mi trascina via senza darmi il tempo di capire… Troppo brevi gli istanti che ho a disposizione per fermarmi a riflettere su ciò che ho fatto. In quegli attimi le mie idee sono così lievi e basterebbe un soffio per disperderle come cenere. Basta pensare. Voglio lasciarmi andare, libero come il volo di una rondine che all’apparenza senza meta cerca cibo per le proprie creature, ed è così che farò… Apparentemente senza meta cercherò la mia vita per le creature che un giorno non lontano avrò anch’io. (Manuel Galante) Nella notte di San Lorenzo, una stella cadente ci può portare ad Andromeda, ma attento, una volta partito non puoi più tornare. Nella luce distratta di un dipinto un po' spento, nel sorriso gagliardo di un gran fallimento, nel buio terrore del dolore accecato, la via per Andromeda invano ho cercato. Una fatina dorata una notte ho incontrato e mi ha parlato di Andromeda, un paese incantato. Il regno del cuore sovrana padrone, non c'è odio, né rabbia e né dolore, ad Andromeda comanda l'amore. La luna mi ha detto, rilucente nel cielo, che quando volge curiosa lo sguardo in quel luogo, rimane estasiata nel guardare quei giovani che di notte si accoccolano pigri sui fiori smaglianti. Ad Andromeda non esiste la morte, non esiste la fine, soltanto il "comincio davvero di nuovo". La vita che scorre fugace e un po' lenta, una mano felice che abbraccia un bambino, una risata squarciata che colma quel vuoto, quel buio, quel freddo tepore in chi non sa ricercare la via del cuore. Andare ad Andromeda è una scelta fallita, difficile è vero, ma sempre convinta. C'è madre Teresa, c'è fra Celestino, ci sono volontari, che fiamme di vita lasciano il vuoto di tutto per un pieno d'amore. ... persone normali e straordinarie, con le loro vite, pensieri... con la loro implicita poesia... Come per un'amara rivelazione, come per un incauto risveglio, questa sera cade tutta la consapevolezza piena dei miei anni. Seppure donna ancora giovine, vedendo tra le strade questi ragazzi d'oggi, con tutta la loro grinta, la loro forza libera, sentendo fremere in me il loro spirito, cogliendo con la mente qualche pensiero fugace, mi accorgo che ogni età, ogni stagione della vita ha i suoi tempi, e questi tempi non vanno mescolati. La gioia frizzante dei vent'anni, non è quella ingenua dei cinque anni, e non è la stessa gioia dei 30 anni. Ad ogni età si assaporano, con gusti diversi, le stesse realtà della vita. Quando ti accorgi di ciò, provi un po' di rammarico per tutti quei verdi sapori che non hai gustato nell'età del sole, perché certe cose accadono in tempi che non sono i propri momenti. A ciò c'è comunque sempre una risposta data dal destino della vita. Quando si è troppo giovani si ha una fretta furiosa di diventare adulti, e quando oramai si è grandi, c'è un desiderio intenso di fare quello che fanno i giovani. Ma se ci si ferma un attimo a riflettere, si prende consapevolezza del nostro essere, di quello che siamo diventati grazie a ciò che è stato, si coglie la pienezza della vita. Si odorano i profumi della natura, si ascoltano i rumori della civiltà, si vedono le luci del mondo, con tutti i loro colori e con la capacità di coglierne anche tutte le sfumature. Il giorno, il mattino e la notte parlano del nostro vivere e portano con sé sogni e speranza, ma soprattutto nell'arco di ogni giorno c'è un momento ambito da tutti, quello della quiete. La notte è anelata per il suo mistero, per le sue aspettative amorose, per la libertà che nasconde gli angoli più profondi, per coprire l'angoscia e per cercare compagnia. La mattina è il risveglio del mondo, delle nuove possibilità, della stessa angoscia, delle vecchiette che con la bicicletta in mano vanno a messa, poi al cimitero e che con grande forza, vanno incontro agli stessi ricordi. E' bello girovagare per il mercato, sentire ambulanti pronti a vendere anche la moglie pur di guadagnare, vedere i colori sgargianti delle nuove mode, sentire il profumo del pane appena sfornato, trovare qualche vecchia conoscenza e perché no, fare due chiacchiere. Il resto del giorno è sempre adibito a lavori o faccende, o ai figli, c'è sempre qualcosa da fare, magari ogni tanto, riposare. Alla sera c'è la dolce pigrizia del riposo sul divano o del passatempo, della televisione, così tra chiacchiere e pensieri ci si culla nella notte, sperando in sogni tranquilli e che domani sia sempre un giorno migliore. I tuoi primi ed incerti passi verso l'alba, tutto un chiarore di luci promettenti un giorno, una vita splendente. Inizia la verde giovinezza, la poesia dei tuoi primi sogni, le speranze accese, è tutto una danza di colori a primavera. Arrivano le responsabilità, i dispiaceri ti imbiancano i capelli, la consapevolezza dell'amore, vivi appieno il mondo, con le sue gioie e i suoi dolori. Assapori i frutti ed il caldo della tua unica estate. Passano gli anni, i colori sbiadiscono, le emozioni si attenuano, la maturità diviene saggezza, la memoria rincorre il passato. E' già autunno e vivi di soli ricordi. Passata è la tua vita, passato sei tu, la neve ha coperto le orme che hai lasciato, l'inverno ti ha sepolto. Solo tanto freddo per chi non ha lasciato nulla. Ricomincia il ciclo della vita per chi ha offerto amore. Le sue impronte vivono nel cuore di chi resta, di chi deve ancora finire le sue stagioni della vita. Troverai anche tu un quadrifoglio in un campo di margherite, sarà quel giorno in cui avrai il coraggio di stenderti sopra un prato per il semplice motivo di guardare il cielo, nella speciale compagnia di te stesso. Nell'intimità sofferta di una lacrima scopro indifeso un messaggio d'amore. La bellezza della realtà supera i confini della fantasia e l'importante è coglierne il valore in tutta la sua essenza perdendosi e ritrovandosi in essa come un gioco innocente mai fatto da bambini. (Gloria Venturini) E la vita gioca sempre sbaglia e corregge fingendosi innocente. E tu colpevole non sei correggi e sbagli. E' una duna di pensieri. Solo un granello riuscirà a sopravvivere, a non essere soffiato su di un'altra duna. Ma é difficile quando i granelli rimasti sono due e non puoi far altro che scegliere. Allora sbagli di nuovo ma non puoi più correggere perché quello si confonde nell'altra duna. Basta una leggera brezza; non serve un uragano, perché spazza via ciò che non deve. E' passato il vento. Cos' é rimasto? Le mie luci non riescono a vedere perché hanno paura di sbagliare ancora e non possono correggere sempre. Vorrebbero saper vedere il giusto. non dover soffrire ancora o brillare di piogge perlate che bagnano inutilmente ciò che é già pianto. Allora la vita mi pone innanzi due ali d'angelo che sono in grado di illudere in sorrisi lacrime, in dolori gioie. E' anche questo il giocare della vita. Il mio cuore deve sempre trovarsi così attonito innanzi agli avvenimenti che l’hanno illuso una volta ancora. Voleva, quasi era pronto, accogliere un’altra anima ma appena entrata la porta è rimasta socchiusa, per farla uscire un attimo dopo. Che triste che è la vita, che mi fa sempre sbagliare e soffrire. Perché io un’altra volta? Perché ancora la mia già debole anima? E allora mi rifugio in colpe che non ho ma che mi vengono attribuite solo dal mio crederci. Vorrei solo poter riuscire a non amare per non soffrire, a non donarmi completamente agli altri per non uscirne ogni volta svuotata. Dovrei essere insensibile ma solo la razionalizzazione dei miei sentimenti riuscirebbe nell’intento. L’apparenza come sempre ingannerebbe perché il mio corpo trattiene tutto ciò che ho di meglio… Il mio cuore, incapace di non soffrire, di non darsi agli altri, di amare. Brividi che scorrono Calore C’è un battito più forte una canzone mi riporta ad una serata, il pensiero ed il ricordo di quei fatti, non possono non essere diversi da una forza; quella che si possiede solo insieme solo vivendo in un’altra vita ci si esclude dentro alla sua marea che cancella ombre dal bagnasciuga Cerco di trattenerne tutti i ricordi, tutti i profumi ho paura che mi possano apparire anche lievemente diversi per l’oblio del tempo. E se la loro forza non avesse ragione di esplodere sarà tutto ciò che mi rimane. (soleazzurra) Le valli dei venti.. spazi liberi... Un bimbo che corre, il sole che nasce, un amore che muore, una mano tesa e l'altra chiusa, il pianto ed il riso, un amico, una stella lassù che brilla nel blu, la luna ed un fiore, l'amore e l'ardore, il creato ed il mondo stesso sono ciò che più mi danno voglia di vivere. Mentre osservo la vita mia il pensiero affoga nel più profondo dei mari, nel cielo si perde e come per magia la mia mente ti rincorre, fugge via dalla realtà ed anela la tua immagine proiettata nell'immensità, negli spazi liberi dell'anima e come un fievole vento alita sui fiori a primavera, tu sei il soffio vitale della mia esistenza. Con te sfioro i confini dell'irrealtà ed il risveglio mi appare come un vortice violento, come un tunnel senza fine, che annulla quell'acre desiderio di volerti anche quando non ci sei. (Gloria Venturini) Le valli dei venti.. spazi liberi... dove può riposare l'amore. C’è solo una persona che è riuscita a baciarmi con delle parole. Una lunga poesia d’anima che riscalda e che dona pace. Ogni momento assieme segna indelebilmente. Attimo dopo attimo ci costruiamo il Nostro angolo di Mondo. E’ un Eden perfetto dove profumi e affetti s’intrecciano in pareti enormi che ci distolgono lo sguardo da ciò che ci circonda, da ciò che non vorremmo fosse e da tutto quello che non è assieme. Quella persona sei tu, che ora legge e già capisce, sta arrossendo o forse magari gli batte forte il cuore. Cresce un’emozione che ogni volta riappare più intensa e che però riesce anche a logorare un po’. E’ la paura che l’accompagna e che la vela di misteriosi significati. Ma sarà il tempo la legge del nostro cuore, non la paura.. (soleazzurra) Ai bordi dell'anima:abbracciarsi Una ringhiera di ferro pitturata con vernice bianca separa il lungolago dall'acqua. In autunno la città sul lago si fa sfacciata, bellissima... ascolta, il suono dell'autunno, che ti sveglia i pensieri.... shhhhhhhhhhh, fai silenzio.... ascoltalo... Sorrisi azzurri lunghi come fili di aquiloni sospesi tra le dita del vento Lontani Forse Uniti legati ad un destino di un sogno... Una foglia su un ramo verde di rugiadose speranze viene incontro al vento danzando nella musica che la accarezza abbracciando il cielo e le nubi. E un raggio di sole trafigge di gioia un orizzonte. La luna non smetteva di brillare quella sera e la sua luce morbida e silenziosa sembrava quasi sciogliersi nel buio pastoso che ci circondava. E nel silenzio di quell'abbraccio, tutto sembrava sospeso, imponderabile, incantato. Vero. I nostri passi sulle foglie umide, vicino al lago, erano anch'essi avvolti nel riflesso della notte sulla superficie dell'acqua. Notte di orizzonti che danzano specchiandosi tra mille luci. Un coro di stelle sfiora leggero un abbraccio tra terra e acqua. Intorno un'armonia di sensazioni suoni pensieri colora il buio fino a farlo brillare. Passeggiavamo, nel silenzio delle parole che carezzavano l'aria. Una corolla di stelle fioriva nel cielo. Solo le nuvole, con i loro lunghi canti striati di sogno, attraversavano veloce il limitare dei nostri sguardi... (Domenico Vicinanza) La luce della sera breve in fuga lungo il viale, pensieri leggeri come foglie che cadono piano eppure la terra è sotto le scarpe e inghiotte i pensieri di oggi e di ieri, si accendono i lampioni e i fanali mentre lampi di viola trafiggono platani e vetri, dietro si nascondono altri pensieri, pochi sanno stare isolati felici abbracciati, forse sono solo le foto di ieri o gli occhiali appannati. (aiseop) Vedemmo una ringhiera, ricordi, allungare le sue dita bianche tra terra e cielo, parlare bianche parole alla notte... E vedemmo la notte sognare di passeggiare tra le sue mani... Una ringhiera... E se anche noi fossimo ringhiere? Se anche noi, sospesi tra le note melodiose o stridule di un destino non fossimo altro che ringhiere? Spazi separazioni distanti congiungere instanti assonanze riflessi guardarsi negli occhi come un cenno di grazia cercare di andare al di là del vero o di un sogno.... Sospese tra terra e mare quasi a librarsi nel cielo. Ancorate a terra saldamente strette ad un pezzo di vita. Pronte a spiccare il volo bianche e luminose, come i sospiri di chi sogna per vivere ancora. Se anche noi fossimo ringhiere? Cosa sarebbe la terra e cosa il cielo? All'improvviso, ricordi, nel buio sfavillante di quella sera, ascoltammo sospiri di luna e di stelle scivolare leggeri tra la notte, sipario impalpabile, anch'essa a suo modo ringhiera. Cosa sarebbe la terra e cosa il cielo? A chi tenderemmo le mani, se fossimo ringhiere? Ma allora è chiaro... se noi fossimo ringhiere, la terra sarebbe i ricordi, ciò che è già e ciò che esiste, e il cielo sarebbe i desideri, ciò che non è ancora, e che vorremmo che esistesse... Se noi fossimo ringhiere, saremmo presente tra passato e futuro, saremmo un'onda tra la terra e il mare, saremmo ali tra il corpo ed il cielo, saremmo raggi dorati tra le stelle e la notte. Saremmo pietre tra i passi e il cammino, saremmo spine tra una rosa ed un dito saremmo petali tra uno sguardo innamorato ed un fiore saremmo parole tra una voce ed un cuore saremmo ponti tra sponde diverse saremmo nubi tra pezzi di cielo saremmo passi tra posti lontani saremmo orizzonti sospesi tra cielo e mare saremmo universi che cantano in coro (Domenico Vicinanza) Ricordi? -mi dici. Ricordo così...in una vita di stanchezza e rumori, dove troppe volte troppe volte troppe volte le parole (troppe volte) terrestri si dicono solo con le mani (troppe volte) (troppe volte) leggere un'anima che canta coccola e abbraccia forte un'anima lontana, tutto insieme. (lidia) La terra... la terra è sotto le scarpe.... ma dimmi -mi dici- e se fossimo noi le ringhiere -mi dici- cosa sarebbe la terra sotto i piedi, -mi dici- cosa sarebbe l'aria sopra il lago?, -mi dicicosa divideremmo, se fossimo ringhiere? -ma così mi provochi!, andiamo avanti tutta la sera se cominci così- ... -semplifico? passato e futuro- dunque ricordi e desideri, e sogni. C'è sempre un sogno. Altrimenti perché getti la monetina nel lago? -a proposito, ti regalo la mia monetina stasera, no non sto cambiando argomento... pensaci bene- come si butta nel lago la monetina dei sogni da cinque centesimi? -quanto è grosso il sogno?- ... -altrimenti ce ne vuole qualcuna in più, di monetina- stiamo scrivendo a quattro mani, hai visto? -che dici? butta il tuo sogno, dai. Spalle al lago, tieni la moneta in mano fino a che prende il calore del tuo corpo- da che parte stanno i desideri? -nell'aria. Poi chiudi gli occhi e gettala alle tue spalle, basta solo che ti prendi di sorpresa, i sogni prendono di sorpresa- Va bene -ti lascio un pò solo- ... -ma quanto ci metti?- ma stai zitta, il mio sogno è lungo quanto mi pare -andiamo bene...- ...(sorriso, occhi chiusi, moneta nel lago) ... (nessun rumore di moneta nel lago) -non devi sentire il rumore, non avresti nemmeno dovuto girarti, ma per stavolta non fa niente- promesso? -promesso- se la ringhiera siamo noi -...- allora facciamo ombra a qualcosa -mmmhhhh, e chi fa il Sole?- la realtà? -ah! ma l'ombra nei sogni, se ci pensi, fa i sogni vivi- quindi noi diamo corpo al futuro, sogno-futuro, chiamalo come vuoi... -fisicità, sensualità- se non ci fosse la ringhiera, non ce ne renderemmo conto! -è tardi- ce la scriviamo questa? -ho tutto in testa- ma che fai, salti? -fa freddo- che belle, le anime in volo... Pensieri nell'unico istante ***contatto*** tra anime i o o n v l OVUNQUE ~~~~~~~~~~~~mari~~~~~~~~~~ ~~~tranquilli ~~~~~~~~ ~~~~~~~~scrigni ~~~~~~~ ~~~~~~~~solitari~~~custodi~~ ~~~di sogni~~~~~ ~~~~~pieni dell'umile~~~~ ~~~~azzurro del cielo~~ '!'!'!!pioggia cerulea'!!!'!'!'!!!!'!' di parole (......) mai dette celate immerse nel bianco di una nube """c"h"e""" a"av"v"ol""""ge""" ogni cosa con il colore antico e prezioso di un desiderio Tremano le parole, tra un desiderio e una follia, non fanno mai male. Parole che sfiorano con uno sguardo le mani aperte come in un volo di gabbiani sul mare. Parole che carezzano il cuore con la dolcezza infinita di un sorriso. Parole. Nella notte si levano in volo specchiandosi tra i sogni di un lago. Cinque centesimi... un pensiero riscalda veloce le mie mani. Forse è l'ombra di un desiderio che ci ascolta paziente... Tra terra e mare sospesi nel vuoto come ringhiere guardiamo i ricordi come ombre lunghe sull'orizzonte fino a diventare desideri o sogni, fino a toccare l'anima tra le dita affusolate di una ringhiera. Tra terra e sole, guardiamo riempirsi di luce il nostro pensiero. (Domenico Vicinanza) Dimmi solo una cosa. -ma è mezzanotte e mezza!- se tutto ciò in cui ci muoviamo è realtà, cosa c'è, ai bordi della realtà? dove arrivano le ombre della ringhiera? -hai vintoa sorpresa, stesa su uno scoglio liscio al cielo di un po’ d’acqua di mare celeste e lontano d’ottobre l’arrancare di un mulinello di pescatore si fa vicino la percezione fredda del mare sulle ossa lo spogliarsi di un mare lento quasi pensoso tra i pensieri il rumore vecchio del mare mi afferrano per i vestiti labbra arrossate odore di sale le dita si strappano dallo scoglio fino alle unghie una rosa rossa secca sulla sabbia tra le conchiglie nere odore di sabbia perfetto per una fotografia! quanto vorrei essere completamente NUDA! la pelle bianca bagnata di pioggia i capelli sciolti scompigliati nel mare uno strumento a corda che suona vicino nell’attimo prima di tuffarsi a nuotare nel mare a ridere come vento tra gli alberi! (lidia) -capisci?- spiega. -il vento tra gli alberi, dove va? come ombra addosso alla ringhiera, o dalla ringhiera... dipende poi da che parte guardi. Da che parte guardo?- Da nessuna parte. Mettiti sul bordo, sulla riga del mare... La luce non ha pace ma la sera dolcemente abbraccia l'inquietudine con le sue ombre e negli occhi specchio sorride il tramonto sfumato ormai un tenue bagliore in fondo alla riga del mare. Cielo aperto grigioazzurro chiaro, assolutamente chiaro, sopra un mare senza colore che non fa rumore , rumore,rumore di onde,lasciarsi andare verso la luce del cielo riflessa nel fondo del mare chiaro profondo ignaro svuotati svestiti leggeri inanimati. Cielo azzurro scuro,assolutamente sempre più scuro, non cupo,non nero,solo mistero come un sogno di missione lunare,stellare, assolutamente immediata,concreta, da fare....a occhi chiusi....cercando il colore del mare (aiseop) -l'anima. C'è l'anima, ai bordi della realtà- brava. -grazie- prego -buonanotte- 'notte fino a quale singola lettera dell’alfabeto può comprimersi una po esi a? su quale corpo può collassare un’anima? (lidia) -aspetta aspetta- che c'è? -e cosa si fa, ai bordi dell'anima?- ci si abbraccia, anima e corpo. bravo.- grazie -prego... 'notte- 'notte. i bordi, già... i bordi delle cose. una sciocchezza di certo, ma la cosa più bella che c'è. al centro del mare c'è senz'altro il mare e di sicuro la spiaggia è di sabbia. Ma lì in mezzo.... proprio lì, dove non è mare e dove non è sabbia... , lì in mezzo al bagnasciuga, dove l'uno diventa l'altro, il mondo non sa che fare, che decidere...non sa se diventare spuma di onde o granelli di silice, lì, dove le cose confinano e, indistinte, non sanno se un millimetro più in là o più in qua è la loro vera natura... lì, in mezzo, io ci sto piantato... nero e bianco E caratteri forti sono quelli che di nero e bianco sono intrisi... Ma del grigio e del tenue della sera....chi può mai dire di non essere innamorato? Forse il grigio è errore o incertezza o indeterminazione e pavidità, ma forse è solo un luogo scoperto....assai più sfacciato del nero o del bianco, sfacciato perché ammette di essere terra di confine tra cose diverse... Se ci pensi l'Amazzonia è un luogo fantastico e inimmaginabile, una collezione di possibilità. Tante! Tutte quelle che il creato si è concesso, di vita, di forme. Mille colori e, diversi, diversissimi modi di esserci sul palcoscenico dell’esistenza. Un tripudio di tentativi, di animali e piante per provare ad esistere... Ma nessuno di loro, nessuno è nero o bianco, ciascuno è un tentativo di cambiare una sola virgola dai loro genitori e di essere qualcosa d'altro, di meglio o di peggio... non importa...ma un tentativo per andare oltre... Sono grigi dunque!!! ciascuno la chiave di volta di un arco che può scorrere a destra e vivere, o a sinistra ed estinguersi... ciascuno da solo è un confine. Miriadi di vite che possono non esistere più in una generazione oppure esplodere e vincere...ma per intanto....sono bordi grigi... né bianchi, né neri... che strano che io non attraversi i tasti scrivendoti, ora, sulla tastiera. Banale eppure incredibile...che dita fatte di atomi vuoti... non penetrino tasti fatti di altrettanti atomi vuoti.... Poterli guardare questi due mondi vicini che si sfiorano ogni tanto, i due mondi delle mie dita e dei tasti o delle cose che sfioriamo.... Lì in mezzo dove finisce una cosa e inizia l'altra, le cose si compenetrano un poco, tanto poco da non restare unite, eppure abbastanza per sentirsi. un bordo indistinto le divide. finisce l'acqua. E' più complicato campare, il sole si mangia le pietre e lo sguardo esplode dei colori essenziali rosso, giallo, marrone intensissimo, mischiati magari, ma più intensi per la povertà di vita e di verde. vita reclusa negli scantinati della terra screpolata, polverosa di deserto. al limite di quel mondo di sabbia ... Poi il deserto. confine tra il mondo del vento e quello delle chiacchiere umane. al bordo della vita. ...oltre il luogo del silenzio dove urlano i pensieri riposti, e ascolti tutte le cose passate e sorridi del tempo che è scomparso, sparito in una manciata di secondi attraversando quel limen indistinto tra dentro e fuori... chissà se il deserto che appare enorme e vastissimo, ma ancora celato nelle rupi, che proteggono come un filtro silenzioso le dune dalla vista, chissà se quelle pietraie consumate dai passi del vento, macinate sotto le scarpe veloci del sole... chissà se quello che appare pian piano o all'improvviso in una distesa di scogli granulosi addolciti dal vento e ricomposti in colline povere di sabbia e polvere... chissà se quel mondo non sia solo uno specchio del confine che c'è nell'anima. E chi oserebbe dire che nella povertà del deserto ci sia meno anima del rumore delle parole... Di qua e di là... Passare attraversare la frontiera senza sapere dove sia la guardiola delle sentinelle che certifichino l'essere giunti dentro la terra che non si conosce... Giacché è solo una stanza quel deserto, una più grande e più vasta che un giorno si apre e dentro la casa che abiti... ci entri. ...e meraviglia! ti accorgi che non è il ripostiglio delle scope, ma ha saloni immensi...grandi quanto il luogo che cerchi per costruirti o stare fermo. pazza, bianca nel camicione e ossessa negli occhi, oltre il limite del savio insensatamente triste, impietosamente ritratta nel dolore di non sapere che fare. Sola! Ofelia, al limite della saggezza, già zuppa del mare della straniazione. chissà quando è finita lì giù... e senza saperlo ha abbandonato la terra dei pensieri costruiti ed è scivolata attraverso la membrana dei pensieri veloci, furibondi dentro le tempie,dolcissimi nel cuore...a lenire con la follia il dolore della coscienza... Quanti pensano e credono di trattenerla al di qua del bordo, nel mondo dei savi, prima che si lasci andare nella terra dei sentimenti tumultuosi l'uovo o la gallina? un altra gallina un po' diversa ha fatto l'uovo un po' diverso... un uovo un po' diverso ha fatto una gallina non proprio uguale... Dove sono le colonne d'Ercole tra un pennuto e il suo successivo, tra un dolcissimo uovo e quello che verrà? le cose si toccano lì dove l'una finisce ed inizia l'altra... e solo lì si scambiano conoscenza, la nozione di sé. Lungo la pelle, in un bacio... I colori sono i bordi delle cose... ma se non li vedi, può essere l'eco a svelare il bordo del mondo e rassicurare che lì finisce la grotta, per non sbatterci. E' l'eco la voce e gli occhi di mille panciuti navigatori degli abissi...chissà come sono per loro i bordi delle cose, i bordi del mare... Magari per loro ci sono golfi bellissimi dove nessuno di noi andrebbe mai... gli abissi sono pieni di bagnasciuga sommersi... e un po' invisibili. Occhi e corpi nuotanti veloci, tutti racchiusi nel bicchiere dell’oceano colmo di acqua, sotto il pelo del mare immobile sotto il velo del cielo... E se il velo si corruga di onde, è tempesta...tempesta di un bordo che si mischia di cielo e di azzurro bagnato di acqua... fantasticherie e manie, lo so. però se ci pensi un attimo è nei bordi racchiuso un mondo unico. La soluzione? Forse solo nella distanza. se guardi da lontano ogni cosa ha bordi altissimi e netti che li divide e distingue da ogni altra in modo chiaro. Ma da vicino le differenze sfumano, e diventano impalpabili... da vicino i bordi diventano pieni di cose ciascuna divisa da qualche altra... forse è solo un po' di distanza a impedirci che gli occhi si riempiano di oggetti, a salvarci. Accettare questa distanza è a volte faticoso...perché la furia di cercare i bordi è una malia tanto bella. la distanza è il limite dello sguardo... come quando guardiamo il cielo e non impazziamo vedendo solo un pugno di stelle, solo un pugno di quella immensità fittissima d'astri che c'è... REMiniscenze... di ricordi, di frammenti di mondi, di sogni sogni al bordo del giorno e la sera REM (livio) Luna, prendici! Almeno uno, ogni tanto... Luna sguardo oltre la parete sete. Luna a portata di mano vento negli occhi notte piena di stelle sapore d'erba un po’ amaro l'anima è già volata lontano. (aiseop) Dimenticanza L'amore ha due corpi e due anime, come la luna ha due mezze lune, una mezza luna rossa... ... e una mezza luna blu, come il giorno e la notte, la vita e la morte, l'oppressione e la dimenticanza. Il buio e il freddo sono i soli compagni della notte; sono stanco di chiedermi il perché di tante cose, voglio chiudere gli occhi e riaprirli in un altro universo dove l’amore e la pace regnino sovrani… tutto è vano, nel mio cuore c’è solo un’immensa solitudine. Mi aggrappo come un naufrago alle poche felicità vissute ma esse svaniscono come nebbia al sole lasciando il posto ad immagini fosche che mi aggrediscono ghignando. Mi guardo attorno e l’illusoria salvezza di una bottiglia, mi appare come alternativa alla disperazione ma il cadere nel baratro dell’oblio, scordando di esistere, è tutto ciò che essa può offrire… no, non voglio grido al nulla che mi circonda: cerco luce per vivere, non tenebra per annullare il mio spirito. Nei momenti, durante i quali, il mondo pare crollare, vorrei costruire una capanna sul monte più alto ed in essa rifugiarmi come lupo nella tana; curarmi dalle ferite infertemi dalle persone che credevo amiche, addormentarmi piangendo senza vergogna fissando un camino spento. Forse un giorno questa mia anima tribolata, sarà pervasa dal chiarore che giungerà assieme alla speranza di una vita serena: solo allora potrò librarmi nell’infinito e divenendone parte, mi concilierò con Dio. (simbad il marinaio) di luna cerchiamo in soffitta una luce di luna accarezziamo erba umida in un prato di luna nascondiamo inquiete scoperte e segreti di luna perdoniamo gli amanti svelati da un raggio di luna nascondiamo lacrime dense di sale nella notte di luna (aiseop) di Dio che bagna la terra di Dio cerchiamo l'empatia con la terra di Dio la troviamo con Dio nella dimenticanza di Dio e di luna dammi un altro minuto di Dio e di luna per i pazzi e per i cattivi di Dio e di luna ubriacandomi di dimenticanza vorrei avere la mia luna seduta sul letto dove sei, dov'è la mia luna? dov'è il mio Dio? (lidia) Musica senza parole Come un canto lamento Che parla da solo Musica nel vento Dentro Nell’abisso dove nasce il pensiero La vita È musica senza note Parola inesprimibile Esaustiva Non parte né arriva Vive la sua vita La nostra vita Infinita di luna consolo i tuoi occhi per il loro pianto di luna accarezzo il tuo viso ancora profumato di luna esco sulla terrazza bianca di luna tremo pensando al tuo sorriso stanco di luna ascolto una musica dolce come un canto di luna di Dio dolcezza severa e pietosa di Dio notte di stelle e senza peccato di Dio terra arroventata gelata deserta affollata di Dio pensiero segreto lampo di verità musica di Dio nell'universo in fuga verso la luce di Dio ......................... di luna luce soffusa complice e segreta di luna notte maliziosa audace sfacciata di luna cielo puntato di stelle lucenti di luna pensiero profondo nel biancore di luna luce in fuga verso un fantasma di luna .......... di Dio e di luna di luna e di Dio di Dio e di luna di luna e di Dio la vita e il sogno la vanità e la storia il dolore e il dramma il chiarore e la luce Ti regalo, amico mio, la dimenticanza, fatta di mondi conclusi e rassicuranti, accoglila e regalala a tua volte, come se fosse una luna piena di magia, scendi in cortile e indicala col braccio teso a chi incontri, a chi conosci e a chi non conosci. Momenti di dimenticanza. Ancestrale. Intuitiva, innata dimenticanza. Contatto, impalpabile, con l'anima. Improvvisa. Non la puoi cercare. La dimenticanza che è esistenza. Opposta al buio oblìo dell'inesistenza. Disperata dimenticanza, contro gravità, leggera leggera. Ti regalo un sole tiepido di gennaio, basso basso sull'orizzonte. Un vento leggero leggero al quale inclinare la testa. Sole e vento poco invadenti, carezzevoli, ma senza compassione. Ti regalo una luna stasera, quella piena di magia, per innamorartene. Ferma questo mare verde senza pace questa ombra verde che debrada su per la collina d'ulivi fino al contorno azzurro del cielo ulivi argento sparsi e luccicanti tra le case rosa genovese rosa come le nuvole che scorrono al tramonto di fretta quasi rosa che scivola verso l'arancio giù al confine del mare dove il crogiuolo divino trasforma il grigio in oro in spirito la rassegnazione. Sorridi, e ridi di me e insieme a me, che parlo alla luna come se potesse rispondermi, anche in mezzo alla disperazione della vita! Non pensare a me per quello che adesso sono ma per quello che potrei diventare se solo avessi le ali, solo che potessi trasformarmi in un sogno, in un alito di vento, in una nostalgia senza malinconia, in una certezza senza sapere niente. (aiseop) Vorrei addormentarmi dolcemente tra le foglie di un albero e farmi accompagnare nella notte che avanza da un piccolo passero. Riscaldarlo con il mio respiro fino al giungere del mattino; poi quando arriverà il sole ad abbracciarlo con i suoi raggi, vorrei smettere di respirare per sempre e portare con me solo il ricordo di quel piccolo passero. (Manuel Galante) Chiesetta tra le alpi, buio da un'ora, un campanile che segna le ore di 99 umani, ombre intorno ad un pc issato sul pulpito nel freddo sotto un paio di crocifissi increduli. Granito e scaglie di roccia e una ventola che cigola tra un po' di lucette colorate del modem che spedisce giù le mie elucubrazioni. (livio) Sorridi, e ridi di me e fammi ridere e quando non riderò di me fammi ridere di te e insieme a te che parlerai alla luna come se potesse risponderti! Dammi mezza luna grande quanto mezzo cielo... così quando sarò stanca e triste, quando sarò non ufficiale nella mia stessa vita, non vera, non sola ma sola, e quando mi arrabbierò contro la lontananza, la gelosia, la disperazione, saprò ancora darti l'altra metà della luna, a completare tutto, tutto, tutto tutto quanto il cielo... meraviglioso cielo. Si espande nell'aria la musica, accarezza, scalda il cuore, massaggia lentamente fino a far intravedere orizzonti d'azzurro, un grande calmo lago dove cigni danzano sereni, sottili ninfe volano nell'etere in cerchio, tenendosi per mano. Quanta poesia, quanto amore, quanto dolore, quanta passione per queste note. Parlano di una vita che è già stata, mentre la mia, la nostra, si sta spiegando a poco a poco, giorno dopo giorno, come si suonano i tasti di una tastiera. Un passo dopo l'altro e si arriva al domani. Una nota dopo l'altra e nasce un concerto, un immenso di musica e note, una costellazione di stelle, un universo di corpi celesti dai mille colori. Vibra, il cuore vibra forte, si muove il corpo, si muove in fretta, è giunta un'altra musica nella stessa sinfonia, più veloce, più andante, quanta fretta, bisogna correre, l'avvenire non aspetta. Alta e bassa, una nota acuta, un dispiacere più forte, si aggrappa ad un Sol maggiore, ma non ce la fa, è troppo forte questo dolore. Corrono, le note corrono impazzite, un tasto dietro l'altro e tutto diventa stranamente un'allegra magia. Ora a me, ora a te, un nuovo ballo. Abbracci e sorrisi, chicche preziose in un nuovo gioco d'amore. Una nota dopo l'altra, un'altra medesima musica. La melodia, le corde del cuore vibrano ancora. Un canto senza voce fa ballare l'anima in punta dei piedi, non è mai stata così bella, corre corre e s'acquieta, corre corre e s'acquieta. Un sogno, libera vola l'anima con ali di cristallo nel suo sogno da portare avanti, delicato come non mai. Triste, ritorna triste come un Pierrot, smarrito in se stesso, vaga nel vuoto, alla ricerca di un nulla. Il conforto di una stella, una sola, si è spento anche il cielo. Finalmente una pausa, una breve piccola pausa. Riprende e balliamo, balliamo insieme in questo prato fiorito, come farfalle echeggianti che si tengono per mano. Per mano amore mio, non avere paura, ti tengo per mano, va incontro alla vita, al fresco mattino, al giorno appena nato. Tenue, sei tenue, un cucciolo tenero che si tiene per mano, si amore, ancora per mano, perché sei dentro di me, sei la luce che brilla più forte e si espande nel vento, si libera, e l'aria si tinge di luce e d'azzurro. Ti cullo lentamente tra le braccia, sei un sogno ancora bambino, verde, piccola stella caduta dal cielo, non temere, ci arriveremo ancora lassù, sempre più su, il firmamento non è poi così lontano. Ascolta la musica, chiudi gli occhi, lo vedi, tienimi stretta la mano, adesso siamo qui, io e te, soli nell'immensità, illuminati da tante candeline ballerine. Sorrisi nascono come fiori, sbocciano come stelle in un campo empireo pieno di blu. Gioia, cuore ed amore, questo sei tu. Stai crescendo piano piano amore mio, i tuoi primi incerti passi, ti tengo per mano. Una nota dopo l'altra e il tuo nuovo cammino, il tuo concerto, non temere dolce sogno, il mio cuore sarà dentro al tuo, fino a mescolarsi anche nell'anima. Per noi ci sarà un'unica melodia, un'unica orchestra suonerà ascoltata dal mondo, il vento porterà le note su ogni stella, e noi saremo ancora abbracciati, noi due insieme sotto un unico tetto di cielo, ancora una nota, tenendoci per mano. (Gloria Venturini) ROSSOAOVEST Rossoaovest Prevalentemente verso la notte soprattutto dentro le cose profondamente senza rete assolutamente solo sopra una fune e una folla col fiato sospeso braccia tese larghe nel vento azzurro nel sole caldo leggero come un mistero svelato un volo ad occhi aperti senza fiato stringendo il tuo oggi il tuo ieri senza pensare al domani mani che sono di vetro e di trine mani senza fine come una lunga fuga d'amore senza il rumore del cuore senza dolore come sarà il domani senza occhi né mani senza sudore senza fitte nel cuore solo calore al di là del tramonto del sole. (aiseop) è un tentativo di inizio. Inizio a tentare. (frippo frappi) Il segreto delle montagne di Atlante è un segreto per le persone inquiete, per le persone che hanno nella pelle l'intensità e la dolorosità del vivere "rapidamente", per le persone che hanno nel corpo la passionalità, lo scontro, la bellezza... la tensione che fa equilibrio, per quelle persone che hanno un'anima che parla a stelle che non sentono, a lune girate dalla parte oscura, come niente fosse... per le persone che si toccano con note o parole indecifrabili agli altri, dolce linguaggio lontano. rossoaovest, anima e corpo addosso al tramonto, ad abbracciare, paziente, il distacco e le ombre. tu, a ovest, bendato, tiri a te... lento... un capo di un laccio rosso slacciato. L'altro capo, qui nella notte, spoglia... lento... un corpo nudo di donna, afferrando il suo respiro, scrivendo parole d'amore. Puoi dirmi, davvero... che è solo suggestione?... combattevamo contro il vento con bastoncini di storie arrotolate antipioggia antivento e il vento diventava vento di ghiaccio e diventava vento di deserto e diventava vento di mare e indossavamo pellicce da eschimesi e ci spogliavamo e indossavamo sahariane di lino e ci spogliavamo e indossavamo vestiti leggeri e ci spogliavamo ma il vento continuava a stremarci chi, o cosa era noi il vento? provammo a tradirci in qualunque modo ma il vento veniva DA DENTRO incosciente e spietato!, e ci odiammo e ci dimenticammo e ci mentimmo per questo ma il vento era attaccato ALLA PELLE poteva essere una suggestione, l'anima in corpo? (lidia) RossoAOvest come teatro e danza. -Balla, ballaBalla sulla terra e sul vento! Batte i tacchi il ritmo del flamenco, è un ballo "de la tarde", nasce in praterie dove il sole palla infuocata declina tra stagni e brughiere tremolanti percorre regioni fino alle rive di atlantico mare dove si stagliano vele contro nuvole tinte di porpora vele dirette verso l'ignoto fascino delle Indie ......pietre preziose come occhi di zingara sullo sfondo di un tempio greco. Gli dei di Olimpo infastiditi muovono i pepli e scendono manciate di stelle sulla terra che non vuole il silenzio e il buio della notte. Per chi guarda in alto brilleranno stelle e lune specchi di giuochi infiniti dopo il tramonto esausto, anima e corpo, sangue rosso macchia il tramonto sangue caduto dal cielo, Venere stanca si è punta mentre curava i capelli e semina rossi tramonti correndo da est a ovest semina gocce di sangue-tramonti correndo per paura di perdere la sua bellezza. (aiseop) Balla sulla terra e sul vento! Vento, frusciare di foglie in una conversazione bisbigliata nei meriggi sonnolenti, bagnati dal sole di un'Estate incipiente. Vento, labbra incorporee soffiano una lunga nota nelle vecchie grondaie rugginose, nelle malinconiche, piovose, serate d'Autunno. Vento, che muta, si alza impetuoso in crescendo incalzante, nelle gelide, cristalline notti d'Inverno. Vento, che fischia e mi sussurra complice ciò che non voglio udire: "Tu sei un uomo sul ciglio di tutto, ciò che resta di te ha preso fuoco". (Giampaolo Angius) Sulla riva del mare ho respirato il silenzio in un fragore di onde assordato dal vento. (aiseop) Un passo dopo l'altro cercare di capire cosa (si) (nasconde) dietro il velo di un'anima. Tra il RuMoRe di impronta tra la nebbia ed il profumo di un sospiro forse un battito d'ali nel cielo (Domenico Vicinanza) Osservo come da lontano la mia anima schiantata: quasi una stella un universo imploso ed espanso in un punto(...) (.) nel silenzio strano degli universi stessi(.) Oggi come un corpo fisico si muove in una notte lunga(...) pazientemente(.) tra l'ombra e l'anima un amore lo conto sulle dita come le pesche al mercato come un pensiero di olio come un ricordo stancamente solo un dolore, quasi seducente, nelle mani nei passi di una danza lenta flamenca nell'espressione degli occhi lunghi chiusi dentro un'ombra un'anima un amore (lidia) lasciarsi trasportare quasi cullare dai passi di un pensiero che corre tra le palpebre sentire in due la stessa emozione trafiggere l'anima dove un'alba già nasce come passi nel buio ovattato di un teatro che avvolge parole non dette spazi d i l a t tra una melodia che toglie il respiro fino a far male a t i desiderare stringere forte l'ombra di un desiderio cercando la sua luce ...lasciarsi prendere per mano un'anima non basta per emozionarsi (Domenico Vicinanza) Un locale fumoso raccoglie solitudini di corpi e di storie. Le comprime, le tira, lacerandole, quasi. Non si dice, ma e' sottinteso, tra le righe del corpo e dei capelli, che si balla il pudore e l'invito. SBATTONO A TE RR A nei piedi (TERRA) la p a ss i o n e la v i ta . Le mani (FUOCO) schioccano una suggestione antica, quasi un ricordo non ricordato bene, quasi mai esistito, quasi inconsistente, che nasce da una musica lenta... le n t a privata e misteriosa (fiamma impazzita... rossa.. di FUOCO) mentre i polsi (TERRA) le fanno girare leggere (mari, di falò) sui battiti segreti di un cuore storto da amore. Una sala blu scuro un faro al centro una figura balla sola a occhi chiusi pensa mistero sembra muoia d'amore e batte ritmi scanditi scaccia pensieri di oggi di ieri una luna nella stanza blu scuro il movimento di un sentimento. (aiseop) Nel locale corpi e storie battono le mani a ritmo di terra e di fuoco. Ognuno ha il proprio ritmo, come un'espressione di occhi chiusi, ha lacrime che tremano nelle mani, ha i piedi che si lasciano coinvolgere. E l'anima quasi è spaventata da tanto emozionarsi.... E l'anima continua a sbattere i piedi e ad inarcare la schiena. Continua... senza quasi pietà, a muovere le mani, sensuali... le mani dell'anima!, che spogliano corpi e storie nel locale fumoso dei vestiti stretti. Ognuno balla se stesso... e si emoziona al contatto, a TOCCARE... altre anime nude. Toccare mentre il corpo disegna col fuoco lampi sprazzi di vita nella notte. Pensieri stretti a corpi, ritmati frammenti di vita si alternano a storie tra il fumo che si agita tra gesti vestiti, rUMORI sapori spiriti si accarezzano si scoprono tra le volute grigioazzurre. Poi ancora Fuoco Senza fermarsi frenetica l'anima attraversa quel bagliore frenetica il calore di due occhi che la fissano frenetica TERRA sotto i piedi nel respiro una danza muoversi spostarsi tra gli istanti attimi di una musica TERRA tra le dita che ondeggiano frenetica l'anima insegue frenetica TERRA terra terra.... s p a Terra di fuoco di respiri fatti stella pur di brillare nel buio tra due fiamme FUOCO che diventa ritmo incalza e stringe. Fuori... è notte o forse giorno un giorno di anime danzanti nel sole così me lo immagino... questo giorno z i o un brulicare inatteso di speranze (andare) di corpi (volare) in alto (cercare) sensuali assenzi tra gesti e note che vibrano ancora Una tensione i n v i s i b ile eppure FISICA taglia il fumo delle sigarette e del fiato della gente. Il ritmo si fa lento... convulso e lento... lento... cosa ci tiene così TESI? Cos'e' questo sapore di vita che affoga nelle narici, nella gola, che allaga lo stomaco, il cuore, che trema nelle vene, nelle arterie, che scivola stordito e arrogante nei muscoli, nel midollo, che sale al cervello, a far perdere l'equilibrio e a riacquistarlo, lento... convulso... lento... a rendere VITA (vita Vita vITA VITA viTA vitA VITa vita vItA vitA ViTA VitA ViTa vita) i contrasti, cos'è quest'odore di vita che mastichiamo e annusiamo e non ci stanchiamo mai di annusare forte fino quasi a perdere i sensi, fino a che l'odore si mischia al sapore, agli occhi, alle mani, alle orecchie, fino a che arriva (CONTRASTI e REALTA') alla punta di un dito del piede che muovendosi SCRIVE UN NOME, fino a che come una scossa magnetica tra due corpi separati troppo in fretta, si posa... lento... nel centro del ventre, lì dove si sente l'amore ... l'amore" ? "... intuendo che non si dovrebbe dormire dopo Cos'è che ci rende capaci di pensare all'anima, all'ombra, all'amore? Contrasti ugualmente diversi felici fino a piangere urlare al mondo trasparenti come un anello di fumo e poi l e n s c i volare sentire tacere toccare segmenti spe z z a t i morsi di emozioni intrappolati in un riflesso tra la lampada ed il muro. Anime proiettate tra destini che si incontrano quasi per caso in un sorriso o in una lacrima. Uno scrosciare di sensazioni attraversa la stanza dipinge il mondo lo avvolge tra un universo di mani che si stringono t i in un abbraccio. Sentire contatti calori di anime toccare lo spirito DENTRO profondo pulsare di attimi che prendono corpo fino a vivere vivere e AMARE. (Domenico Vicinanza) Vivere e amare, IO HO SCELTO questo. La figura balla il flamenco nel locale di fumo che arrossa gli occhi e acceca il respiro. Il sangue, la pulsazione nei polsi, ormai, per una notte... fosse pure una notte soltanto, resta l'unica musica, quella che dopo non puoi più scrivere nemmeno un rigo soltanto. Fosse pure essere come amanti per una notte e domani correre il pericolo di ricordare questo istinto inarrestabile di vivere e amare, questo impulso totale di sbattere i piedi e prendersi il palco, questo sudore, questa stanchezza che bagna la pelle e ne sei assorbito e non è ancora abbastanza... fosse pure soltanto un bisogno di ridere, ridere, ridere... IO HO SCELTO questo: sembra morire così... di vita e d'amore... la figura che balla il flamenco... le mani si fanno voce bassa, quasi roca, che canta, quasi leggendo, dicendo quasi le ultime parole di tutta una vita. Hai tutto lì: vivere e amare. IO HO SCELTO questo. Non so fare tutto quello che faccio. (Cuore di zingara) La notte ti porterà musica strana tzigana tacco punta tacco nacchere sguardi di sfinge fessure ghiaccio e fuoco emozioni lunghi occhi obliqui che sfidano l'aria il destino cuori in tumulto che scaricano palpitazioni sul palco a colpi di tacco e di mani che battono ritmi tzigani. (aiseop) Chi può far finire questo ballo stanotte, che non sa fermarsi? Cosa decide l'ultimo tempo tempo controtempo tempo controtempo dei piedi, tempo tempo controtempo battimano tempo tempo poi la mente vuota un sorriso un bacio silenzio? Emozione dove il dio che ci inquieta è nascosto e ci scruta dove solo la follia il dolore e l'amore lo hanno incontrato Dove la luce e le tenebre non hanno colore dopo il suono e il silenzio non fanno rumore dove è iniziata e si è espansa la vita Allagando in un'emozione, quasi un sacrificio uno schiaffo coscienti! Quante sensazioni rubate con altri nomi, per sbaglio o arroganza. Ammalata di vita. Emozioni ad entrarti nella pelle come schegge di un palco di legno, come mare mare dopo mare dopo mare allagandoti. Espandendoti... in una fine senza fine, senza tempo senza spazio nemmeno di un respiro... solo avidità di vita. Emozioni a bucarti il cuore a segnarti le ossa a graffiarti l'anima... l'ANIMA... come se l'anima fosse essa stessa un palco di legno e l'emozione avesse le unghie lunghe. Unghie di donna che possono farti male. O amarti. O darti follia.... Il Sole e la Luna non dubitano. dove è iniziata e si è espansa la vita Città ricoperte d'Africa. Deserti inciampati sulle case. Terra e fuoco. Le mani prigioniere dei tasti fuggono libere su tastiere di pelle come in un safari. Africa dentro le cose, savana piena di stelle, profumo e angoscia dopo ogni esplosione, con abbandono, a volte con pudore, impazzire in un gioco d’amore. Animali selvatici. Nudi e graffiati. Affamati. Prendono la vita a morsi. Vivono e cercano una casa. Quanto sono umani? Quanto sono più umani di noi? dove il dio che ci inquieta è nascosto e ci scruta dove solo la follia il dolore e l'amore lo hanno incontrato Terra e fuoco. Vogliamo una promessa, fosse pure un fantasma... dove il dio che ci inquieta è nascosto e ci scruta dove solo la follia il dolore e l'amore lo hanno incontrato Non piangere anima mia la notte è di ghiaccio. Non aver freddo anima mia. Risacca di parole scarne ritmate profumate, corteo di paranze al tramonto contro il sole. Qui fermo con le mani in tasca, fiato che si condensa come un fumetto senza dialogo dentro. Pensieri brevi come un bagliore di stelle. Non piangere anima mia la notte è di ghiaccio. Il mare oscuro mi inquieta. Un profumo un po' amaro mi trasforma in un'ombra di luna, battello corsaro. Vento secco tra cespugli di ortica, parole di musica strana, tzigana, per una notte più amica. dove il dio che ci inquieta è nascosto e ci scruta dove solo la follia il dolore e l'amore lo hanno incontrato Terra e fuoco. Fol li a do lore a mor e Definiscimi in altro modo l'eremitaggio, l'estasi, la passione... se ne sei capace. Bésame, bésame mucho, Baciami, baciami tanto, come se questa notte fosse l'ultima volta Como si fuera esta noche la última vez. Bésame, bésame mucho, Baciami, Que tengo miedo perderte, ho paura di perderti, Perderte otra vez. di perderti ancora. dove il dio che ci inquieta è nascosto e ci scruta dove solo la follia il dolore e l'amore lo hanno incontrato dove esiste un approdo Quiero tenerte muy Voglio averti tanto Cerca, mirarme en tus Vicino, guardarmi nei tuoi Ojos, verte junto a mí, Occhi, sentirti accanto a me, Piensa que tal vez Pensa che forse Mañana yo ya estaré Domani sarò Lejos, muy lejos de ti. Lontana, molto lontana da te. dove il dio che ci inquieta è nascosto e ci scruta dove solo la follia il dolore e l'amore lo hanno incontrato Bésame, bésame mucho, Baciami, baciami tanto, come se questa notte fosse l'ultima volta Como si fuera esta noche la última vez. Bésame, bésame mucho, Baciami, Que tengo miedo perderte, ho paura di perderti, Perderte después. di perderti dopo. L'istinto di sopravvivenza ci chiede terra sotto i piedi e fuoco e vento tra i capelli. Ci spinge ciechi dentro la carnalità dell'anima. Dentro una casa. Dentro la dimenticanza. dove esiste un approdo che somiglia a un tramonto infuocato a una grande distesa di ghiacci azzurrati a deserti di dune dorati a occhi con sguardi da bere a sorrisi che ti fanno morire a pensieri un po' strani che ti sembra di avere sognato a notti di stelle da rabbrividire a polvere d'oro che nasce dal cuore di un esotico ritmato canto d'amore. Non piangere anima mia la notte è di ghiaccio. (aiseop) Non aver freddo anima mia. Amore follia di costellazioni di stelle vagabonde senza meta girare parlare lasciarsi attraversare dalla luce morbida che passa senza stridere come una candela di istanti accesi fino a brillare vibrare di vita. Amore dolore follia amore amare sempre sempre sempre come un sibilo ancora come un laccio tenace ancora come un ponte che danza su un fiume ancora chissà cosa c'è dentro una sola parola Ma già l'anima stringe il cuore raccoglie ciottoli sparsi di emozioni perle le chiama per nome mentre lo coronano di notti e di giorni. E una nuova speranza scivola dentro un tuffo senza rumore nel silenzio assordante di un cuore che anche nel buio di un "no" non smette di cercare tra gli sguardi del suo mare quel riflesso di sole.... Perché un'anima da sola non basta. Il candore di una precoce luna brillava tra gli sguardi pallidi del mio foglio ancora vuoto e chiudeva fuori dalla mia stanza il rumore di quelle notti fatte di volti di mani di occhi che guardano dentro l'anima.... Chiudo la porta stasera voglio restare qui a scrivere urlare o sussurrare ad un foglio righe di emozioni. Solo l'orologio fissa il soffitto del tempo con quel passeggiare senza ritmo in tondo. Le stelle brillano ancora una luce capace di entrare anche attraverso i muri. Apro la finestra per ascoltare il suono delle parole ancora incollate a quel buio. Spero che l'oro di qualche cometa stella o pianeta le faccia tintinnare d'eterno alle porte di un cuore. E' l u questa notte. Le parole riempiono i pensieri e i pensieri colmano n g a le parole, un arcobaleno di sillabe gesticola costellazioni tra le righe del foglio... Troppo orizzontale questa riga per farci entrare un'emozione... Scrivere lasciarsi attraversare dalla luce di una sensazione ascoltare la voce di un'emozione che sospira tra due anime. Sì perché ci sono sempre due anime quando c'è un'emozione. Un'anima non basta per emozionarsi... Ci vuole qualcosa in più. Un'anima... un vento ora lieve ora forte che soffia dentro per avvicinare stringere trattenere tra le dita il calore di un bacio tra due desideri. Un sogno si posa leggero tra le parole che scrivo. E' così lieve che quasi non ne scorgo la voce tra il buio assordante di questa notte. E' fredda questa notte frego le mani per sentire il tepore di un raggio di luna. Alzo gli occhi come per cercare nel cielo il suo sguardo e vedo che lei mi guarda già con gli occhi fissi tra le mie parole mi accarezza d'argento l'anima. Un sospiro, solo un sospiro veloce la bacia. (Domenico Vicinanza) Emozioni... ogni cultura ha il suo velo di emozioni, il suo modo di chiamare una cosa emozione. La luna gli occhi il destino l'anima il cuore sciolti separati attorcigliati raccontati, chiamati per nome, illeciti, senza pudore, tra melograni, fichi, mari, isole incantate di animali e ginn la disperazione della bellezza e della separazione cantata con suoni di liuto voci lacrime, versi di poesia invadono le pagine del deserto con i colori dei capelli d'inchiostro e delle ciglia di kohl, come veli che fanno forma di corpo dolce e sensuale, vivente terreno evanescente quasi che si muove cammina o danza e non ha vergogna di emozionarsi e di non negare quell'emozione perché si deve la storia, strana, di una schiava che si lascia morire d'amore per il padrone non è esagerazione ma è vita mi dici che scrivo in lingua e in stile latino quello che vivo come le mille e una notte ma io non so capirlo, quello che dici... io ci cado dentro, a un'emozione, quasi incosciente inevitabile a capofitto... e poi dimentico... e mi resta una fotografia schiacciata e un po' di sincerità tra le mani... e qualche parola confusa in disordine nel tempo che poi si confonde col rumore della luna sul mondo che sento, distinto, assordante, ogni giorno quando mi sento sola e faccio silenzio. Ma io do la vita ogni volta, per quell'emozione, mi strappo i capelli e mi schiaffeggio il volto e svengo a terra ogni volta. Poi dimentico....... quasi avessi tante vite da caderci dentro... quasi avessi tante palpebre da scriverci dentro con gli aghi... tanti occhi, tanti deserti.... da far innamorare. Quasi avessi tanta pazienza.... da raccontare, chiamare per nome, illeciti, senza pudore, sciolti separati attorcigliati, la luna gli occhi il destino l'anima il cuore, da dentro, da scrivere su una tastiera al ritmo di passi di danza latina. Danza notturna. Ogni cultura da un nome alle emozioni... ma loro stanno sempre nell'anima. E' solo l'anima a cambiare... ogni anima ha un'ansia diversa. Notturno. Suono di luna, luna piena, luna nuova... danza di luna, luna che passa sorreggendo le stelle, a tempo di luna.. Luna bianca luna chiarore di anima quella che si nasconde che calpesto tutti i giorni che canta nella notte le sue malinconie con dolcezza solitaria controcanto ad altri solitari canti di lune diverse che raramente si incontrano e quando questo accade quasi sempre si respingono si fanno del male (orde di cavalli al galoppo sotto il sole e la terra terra dura e la rabbia di vita e l'urlo degli sguardi predoni e il dolore di non avere tutto) lo stupore è già luce di luna sa già di notte d'amore di sconfitta solitudine: luna pallida chiara che canti sola la mia piccola anima bella schiacciata dal demone del sole che ha bruciato le mie terre asciugato i miei mari non ti ha lasciato che ombre timide ombre sillabe di luce che così dono a quei pochi chiedendo perdono col mio canto leggero sincero la mia strofa migliore una sola in un lungo romanzo sbiadito notte profonda stelle lontane vibranti nell'universo in fuga anime strane lontane le une dalle altre per sempre fino al mistero dove il dio che ci inquieta ci accoglie dove la follia di questo pensiero è amore e dolore vero. Notturno. ....lo stupore è già luce di luna..... ....a occhi aperti nella notte inondata di stelle.... ....a occhi chiusi nella mia stanza dentro l'ansia dell'anima.... (aiseop) L'angelo e la pazienza - Dai... stacca l'anima dalla luna Perché? - E' luna piena E' bella. - E' malinconica, così velata di nuvole La mia anima è questo cielo che ho dentro. Come faccio a non strapparlo, se gli tolgo la luna? - Non oggi. Magari tra sedici vite... – (lidia) E' un momento. Si passa tutta una vita a volte senza chiedersi cosa si cerca nel cielo. Ma cerchiamo quella cosa nascosta come l'unica che abbiamo... Luna o stelle, velate o splendenti, parti spezzate di sogni e di realtà. Cieli. Bugie. Incertezze. Passioni. Pensieri. Ci fanno reali, ci tolgono l'infinità che si gonfia nella gola. Solo che a volte... inevitabile... diventiamo luce e suono attenuati così... ci servono parole più semplici per non perderci, per non chiedere di poter essere veri... ma per esserlo, veri... IO NON TI VOGLIO SFIORARE. IO TI VOGLIO AMARE. Questa sera voglio parlare alle cose ai sassi grigi e colorati ai pensieri sbagliati alle nuvole bianche fioccose alle serate senza capire le cose alle notti piene di stelle alle ninfee sull'acqua con le fontanelle alle persone distratte e impegnate alle luci di paese dimenticate all'espressione che mi ha preso alla gola alla dolcezza di una sola parola che ho atteso per anni invano e sognato ai chiaroscuri ai silenzi ai fiori di prato allo scricchiolio sotto le suole nei lunghi viali ornati di aiuole ai pensieri lievi alle pene più dure alle incoscienti certezze e alle paure al lupo che dorme nella sua tana al cervo maestoso alla piccola rana all'universo mondo senza gli umani che non ha senso non ha domani alle feroci spietate certezze che stanno dentro gli occhi e le mani di chi nasce e muore senza domani senza illusioni senza paure solitario spavaldo spietato crudele affamato (alla fine e sempre anonimo dimenticato). (aiseop) Parliamo alle cose come fossero semplici. Dimmi quello che io sono. Dimmi che mi ami. La tristezza a volte è una favola.... la puoi staccare, senza spezzarti il cuore... Ecco, lo sapevo. Prima o poi doveva succedere. Il mio istinto di coyote mi aveva avvertito, aveva gridato forte nelle orecchie, ed io avevo fatto finta di non accorgermene. Ora è tardi. D’altra parte lo avrebbe immaginato anche un… si, cioè, volevo dire che non ci voleva molto a capirlo che a forza di… insomma, uffa, non posso farci più niente, ed allora è inutile lamentarsi. E poi chi l’ha detto che c’è da lamentarsi? Ooo basta! Basta così! Questo più o meno pensava Xolotl il coyote, camminando avanti e dietro senza sosta con la testa tra le nuvole da qualche giorno. Ho detto bene, testa tra le nuvole, anche se in realtà non erano proprio nuvole, o meglio lo erano ma… Ricominciamo da capo. Con calma, molta calma. Di nuvole trattavasi, ma al singolare. Una nuvoletta. Leggera leggera. E quella leggerezza era la sua forza. In principio aveva creduto che bastasse non guardare il cielo. Quanto si sbagliava. Lei era ovunque, anzi no, lei era solo nella sua testa, nei suoi pensieri, ma sembrava che fosse li da sempre, e si muoveva con la grazia e la naturalezza della padrona di casa. Qual è il problema direte voi. Ce n’è più di uno se è per questo! Tanto per cominciare la nuvoletta era molto disordinata e lasciava in giro per la testa del coyote un sacco dei suoi lembi, un po’ di pioggerellina sottile e, più di una volta, dei veri e propri temporali estivi. Oltre a questo, come se non bastasse, invitava spesso dei grossi nuvoloni amici suoi e dei venticelli frizzanti che a lei piacevano tanto, per carità educati, simpatici, ma non la finivano mai di chiacchierare e così il coyote non riusciva più a dormire e passava le notti ad ululare alla luna. Xolotl le aveva provate tutte per mettere un po’ d’ordine nella sua testa, aveva provato a scuoterla forte, aveva bevuto senza respirare, aveva trattenuto il fiato anche per un minuto e mezzo (lo sapeva che questi erano rimedi per il singhiozzo, comunque tentar non nuoce, pensava tra se) ma non era riuscito ad ottenere niente. E poi, se vogliamo, anche la nuvoletta non doveva sentirsi molto a suo agio in uno spazio così ristretto, abituata com’era all’immensità del cielo. Sembrava non ci fossero soluzioni. Sembrava. Ma le favole fanno confusione, a volte.... e la luna può velarsi di nuvole... e allora ti trovi nuda e distratta di fronte alla luna e qualcuno ti dice (che cosa bella che ti dice!): "Dai... stacca l'anima dalla luna..." ma tu stai già ballando un tango che non c'è... Certo che viene da ridere a pensare come si sia risolto tutto. Da non crederci! Vi ricordate della luna? La stessa luna alla quale il coyote ululava nelle notti insonni? Si proprio lei. Quella bella signora pallida, si quella un po’ rotondetta (non ho mica detto in soprappeso, ci mancherebbe) che ha un turno scomodo che la fa uscire di notte, insomma la luna, ce n’è una sola! Che c’entra la luna? Ve lo spiego subito. Questa bella signora, imbarazzata dalle lunghe ululate del coyote, che aveva scambiato per serenate rivolte a lei, si confidò con una sua amica stella che a sua volta lo riferì ad una sua vicina che a sua volta… Si sa, le stelle sono delle gran pettegole. Non vi dico che confusione. C’era chi diceva di avere sempre diffidato di quello strano animale, chi sospirava pensando ad un amore impossibile, chi si lamentava della propria miopia che non le permetteva di vedere bene al buio (vai a spiegare ad una stella che questo fatto non c’entra niente con quello di cui stiamo parlando). Tutte insieme giunsero alla conclusione che bisognava proteggere la luna dalla corte di questo insolito spasimante, e così chiesero aiuto al vento che, gonfiatosi d’orgoglio, corse in giro a raccogliere tutte le nuvole che incontrava, e la nascose dietro di esse. E se tutto resta una favola, come interpreti il finale? La nostra nuvoletta, che in quel momento stava ballando con un brezza di mare, incuriosita dalla presenza di così tanti suoi simili, decise di andar fuori a dare un’occhiata e, come per magia, volò via dalla testa del coyote. Il resto della storia non ha molta importanza, vi basti sapere che il coyote non ululò più, la luna si fidanzò con il sole e la nostra nuvoletta se ne andò felice per il cielo in compagnia di un tiepido vento da Sud. (xolotl) E se quella nuvoletta, leggera leggera, fosse stato vento? Non quel vento che strappa e sconvolge, ma il vento silenzioso come quando è l'anima a fare silenzio, quello del ghiaccio e del deserto, quel vento che dà corpo ad una realtà tangibile che ti arriva prima nei sensi e poi nella ragione... ma alla fine arriva, inevitabilmente, alla ragione... perché quel vento è insieme L'ANGELO e LA PAZIENZA... Se fosse stato vento davvero? Intanto qui, intanto che tu ti dia una risposta, io voglio ridere... Stacca l’anima dalla luna, fallo stasera finché splendono tutte queste stelle così vive così vere, usa le mani, piano, resteranno bianche di luna per le notti scure quelle senza stelle quelle solo paure. Libera il sorriso nel vento complice e segreto che fa tremare le stelle come già trema il cuore e nello specchio degli occhi appassionati e inquieti si accenderà una luce, un grande cielo chiaro, l’alba di un nuovo sogno, un evento raro. (aiseop) Voglio sognare.... lasciatemi solo con i miei sogni. Libero di costruire con le mie mani sogni e lasciarli volare liberi nel cielo fino a far danzare lo spirito a portare in volo l'anima. Così vorrei essere senza timore di arrivare troppo in alto laddove anche la vita a volte ha paura di poggiare lo sguardo. Come vorrei costruire desideri, di quelli veri, di quelli che puoi toccare con le dita dell'anima fino a sentirli forti se stringi la mano per non lasciarli scappare per lasciarsi scaldare il cuore a volte fino a bruciare Vorrei costruire orizzonti per poterci correre dentro, dare uno sguardo al mondo cittadino di un pensiero nascosto in un sogno. ... e qualche volta un sogno forse più coraggioso arriva in volo quasi a sfiorare la realtà. ... e all'improvviso... esistere... (Domenico Vicinanza) All'improvviso poi esistere davvero. Fuori dalla poesia. IO NON TI VOGLIO PARLARE MA TRA LE GINOCCHIA SALIRE. Abiti qui energia vitale vento dell'universo profumo di stelle alchimia per una notte struggente dove mordere la vita? (aiseop) Poi scendi dalla vertigine e il mondo ti diventa ostile. Il tuo mondo non ti segue. E tu scendi, impreparato e solo, dalla carezza della vita, scendi su un campo di guerra con morti e feriti. Una testa davanti a te comincia a muoversi scoordinata, vecchia, sofferente, avanti e indietro insieme alle parole terribili sole sussurrate dentro le proprie orecchie in un angolo di una casa, insieme ai singoli secondi e a una vita da sopportare. Senza scopo, senza danza, nell'inutile vivere da sopportare, di cui sei il figlio e l'assassino. Come puoi?, come puoi sopportare tutto questo? Disaggregata Destino Appassionato Una parola Per una poesia Artificiale Pesante Labirintica Incontestabile Come una poesia Non lo è Parola Disossata Dissanguata Disaggregata Pesante Ogni minuto Abortisce Un lamento Disperato Non c'è posto Nemmeno Per la Pietà Per il Silenzio Per i Vermi Per l'Orgoglio. Ossesso. Ossesso. Ossessionata. Non c'è posto Nemmeno Per la Vergogna. Nemmeno per l'Amore. Nemmeno Per i Vermi. Parola Ossessionata. Pesante. Familiare. Porti il mio Nome. Sei il mio Nome. Sei la Percezione Tattile Di uccidere Un uomo Infilandogli Un Dito Nel collo. Sei la Percezione Pesante Di anima Intrisa Di Sangue. Sei l'Immobilità, Eterna, Dei Vermi Di Tomba. E sei Artificio Letterario. Dolore. Mare Umano Della Vita. Verità. Menzogna E Meraviglia. Non c'è posto Nemmeno Per la Dignità. Nemmeno Per la Solitudine. Non c'è posto Nemmeno Per UN TRIONFO DI STENDARDI. Per le Ore, Viscide Di ricordi E Lontananza. Pazzia. Solo Pazzia. Lontananza... Rabbia E Sputo. Lontananza... Rabbia e stanchezza. lontananza... Stanchezza e paura, lontananza... lontananza bambina dove perdo l'unità smemorata del mare umano della vita... dove invecchio... dove una ruga ti parlerà invano della tragedia dell'estraneità del mio spirito di gatto che si nasconde e ti nega e si uccide perché non sa toccarti. abbracciami allora e bacia e ama la mia paura infantile del mare umano e vano e illuso e ondeggiante e vivo della vita, ama e bacia e bacia ancora la mia debolezza, perché ho freddo, e ho fame di pane. fammi ballare un tango qualsiasi, che sia pure senza musica, che sia Oblivion blu. (lidia) Dammi gli stendardi, alla fine del viaggio, e anche prima, se ci riesci, durante la strada. Dammeli, non so come, perché sola non ce la faccio. Dammi ROSE DI NORMANDIA, dammi FIORI DI FERROVIA. Ho freddo, e ho fame di pane. Anima di gatto A mezzogiorno le ombre non percorrono passi sulle strade ma si stringono ai piedi delle cose. Le persone, amanti o spose, che conoscono la differenza tra un brivido sulla pelle e sangue NELLA pelle vita NELLE ossa bacio NELL' anima, conoscono la disperazione di chi, spogliatosi con pazienza di mille e cento abiti, ritrovatosi nudo, regalando il proprio mondo nelle mani, semplicemente amando... si sente strappare la pelle di dosso. Il mare senza pace nella notte nera è alito di sale, vedo nel buio un eremo di luna dove riunirci per raccontare. Mezzogiorno come mezzanotte, con ombre accartocciate ai piedi delle cose o distese come un lenzuolo, a misurare la distanza che c'è. Quelle persone sono come gatti affamati, rimasti chiusi per giorni dentro una stanza, che soffiano e graffiano, e hanno paura. O come gatti stanchi o feriti, che si nascondono. Ma l'anima di gatto li fa restare in vita. Hanno il gelo nel cuore. Ma sono ancora capaci di amare totalmente. Di lasciarsi accarezzare nella notte. Oggi il vento è iroso mugolante, sradica,schioda,sbatte, il sole pallido è lontano impaurito, la luna è nascosta e ci resterà a lungo come un gatto durante il temporale: esci col bavero alzato intirizzita un po’ di stelle in tasca i soldi di un panino un bicchiere di vino un destino incompreso un'equazione senza soluzione, un giorno senza pensieri, ombra nel vento, per prendere fiato vicino a un platano sfoliato, con un sorriso complice persa nel creato. Persa come una cometa. Luna piccola dai capelli sciolti. Non ricordo da quanto tempo e per quanto tempo, da dove e per dove, immerso in questo universo buio e luminoso, sfiorando una stella una vibrazione, risacca spaziale, canto di questo mare o di un altro di cui conservo un ricordo, un sapore, cerco la mia luna, sono attratto da sciami di detriti, da luci e misteri, ogni istante mi spoglio e sfarino e assottiglio e muto finché sento che io sono, soltanto sono, ho perso ricordo e futuro, sono, materia perduta, energia evocata, in equilibrio perfetto, immutata. Così l'alito di sale del mare senza pace stringe i punti che chiudono la ferita, e la fa sanguinare. Vento non hai il gemito aspro che conosco, qui nello spazio senza tempo, in questo mare che si accende di stelle lontane dilatando lo spazio, le mie sere, le mie notti incipienti dopo i tramonti. Ricordi l’ansia dopo un tramonto? la nostalgia e quel sapore un po’ amaro, quella voce dentro, quel gusto che ti porti anche dentro casa e risenti nelle notti che ti svegli sudato dopo aver sognato. Ricordi il brivido del mare dopo il tramonto? Il mare che diventa grigio grigio scuro, questo muro dentro: a fatica respiro il mio mare, non so più nuotare, annego di nostalgia, annego dentro. Ma c'è una luna lontana, che è essa stessa mare a cui ancora... raccontare... senza rabbia, senza odio. La sera stretti nelle nostre abitudini vulnerabili incoscienti rintanati sotto cieli freddi splendenti desiderio di luna chiara brillante piena vapori di nuvole pensieri già di ieri nel buio lampada accesa apertura d'anima desiderio di luna piena. Per una volta nuvola sciolta luce di luna. (aiseop) Il mio cuore piange in silenzio Si scompone pian piano il suo puzzle di affetti ed io riesco a riconoscerne ogni possibile combinazione. Il suo disegno però non è chiaro e non riesco a distinguere ciò che prevale… E’ difficile… E’ come se ci fosse un velo troppo fitto e a volte troppo rado che però non vuole farmi leggere e vedere. Al di fuori c’è chi legge la mia maschera o chi addirittura toglie quel velo e libera l’immagine che nasconde… Forse quel velo sono io o è la mia maschera ma vorrei poter riuscire a respirare. (soleazzurra) A mezzanotte ombre indistinte vagano alla ricerca di anime di gatto, per giocare, per fare le fusa. Le stelle si accendono una ad una, per illuminare, per dare il via al valzer degli incontri. Ombre e gatti corrono piroettano nell'oscurità come ballerini provetti. Si lasciano andare a scherzi amorosi, miagolano e ridono, miagolano e ridono. C'è tanto bisogno di sorridere! Ma la luna è gelosa, vuole un micio anche lei. Così nelle notti piene di nuvole, guardando il cielo, si vede qualcosa in braccio a lei, astro raggiante che vive di luce riflessa, non è un'anima vaga, non è un sogno strano, è un gatto. Un gatto in braccio alla luna che sgomitola mille pensieri, che si accoccola lentamente e piangendo una lacrima di stelle, si addormenta, piano piano. Chissà cosa sogna? Di partire lontano! Ma più in alto della luna, un gatto dove può andare? Quante volte sopra i tetti ha passato notti a guardare quel disco lucente nel cielo, chissà cosa sogna? Forse di dare conforto, di dare una mano? Un passo felpato, un ghigno felino, un ladro è entrato nella stanza del mio cuore e mi ha rubato l'anima. Ma dove la porta così piangente? "Sulla luna a fare le fusa!" Con la mente prendo una scala di luce, l'appoggio in un campo vestito a primavera. Sono tanti i gradini per giungere fin lassù, ma con l'aiuto del pensiero è un battito di ciglia e... trovo la mia anima in braccio ad un gatto, che è in braccio alla luna...che tenerezza... mi sovviene la malinconia, la luna diventa una culla, insieme ci dondola lentamente, mentre con le sue ali di nuvole ci copre, ci canta una nenia, una ninna nanna. Il sonno ci accarezza la fronte. Una stella dopo l'altra si spegne, mentre nel cielo si accende l'aurora. Una voce, un sussurro, è un risveglio:.. il miagolio di un gatto che vuole uscire. (Gloria Venturini) Lupi Lupi lupi lupi solitari lupi soli lupi lupi lupi Soliti lupi Lupi lupi lupi lupi Lupi soli solitari Lupi Lupi Lupi Lupi lupi Lupo Notte lunga fredda lunare notte di lupi solitari affamati di luce da angoli nascosti della terra nera occhi di lupi solitari lampi brevi ai chiari di luna fredda notte senza fame di preda aspettando il branco il suo richiamo, il chiaro di luna sulla neve bianca è attesa di una scelta: obbedire o disobbedire, allontanarsi o no dal branco. Il dolore scende a volte nell'anima... così lento... più lento di quanto sia umanamente concepibile (dolore di lupo), così lento da attaccarsi come muco a una lancetta d'orologio... Non Lento Da Fermare Il Tempo! Ma Staccarlo Come Pelle Morta Di Serpente! E Attaccarti Quella Pelle Morta Addosso Come Un Abito Da Sera... E Tu Devi Cambiare Pelle E Ti Trovi Addosso Questa Nudità Di Morte Sulla Tua Pelle Viva E Gioielli Come Cristalli Di Sale (abito da lupo) e scende irreale nell'anima, DERISO (riso di lupo), come muco lungo un pozzo senza suono. Ho aperto piano la porta di una grande stanza vuota, eco al fruscio delle suole, una luce intensa diffusa riflessa una piccola porta in fondo alla stanza vuota, apro su una stanza uguale, luce diffusa pareti di vetri, una piccola porta in fondo, la mano non la può aprire solamente intuire. E scende e arriva in fondo, e te ne accorgi perché ti guarda, spietato come gli occhi di un lupo solo. Non ti da appello: Colpevole ColpevoleColpevole Colpevole ColpevoleColpevole Colpevole Colpevole Colpevole Perché? Vertigine come demone nello spazio infinito caderci dentro disintegrandosi rimescolati ricomponendoci in un solo approdo incontrandoci. Destino, si compie quando il libro del tempo cambia pagina alla sua scadenza, resta il mistero il vero mistero di un senso di colpa che rende amaro il miele. Poi come un lupo il dolore fa ............... s i le una striscia di sangue s i le n z tiepido s i le macchia la terra s i l e n senza sentire dolore. s i Urlami dentro gli occhi, s i le fammi sentire una lama che vibra s i l e n prima di affondare s i l nella mia stessa carne. silenzio, e fa MALE una striscia di sangue MALE tiepido fa MALE n z io io n z io z i o le n n z io z z e io io n z io macchia la terra fa MALE senza sentire dolore. MALE Urlami dentro gli occhi, MALE fammi sentire una lama che vibra fa MALE prima di affondare MALE nella mia stessa carne. e fa male, come chi ti asciuga una lacrima mentre lo stai azzannando come un lupo. E fa silenzio, e fa male, e tutto quello che vuoi è stare solo a guardare in uno specchio e stracciarti la pelle per lasciarti cadere addosso la solitudine dell'abito di lupo. Solo come un lupo. Ipnotizzandoti. Sogno. Onda perché mi chiami ? Guarda le dense verdi profondità dei pensieri le pianure di alghe e i sentimenti fioriti come madrepore. Uno strumento inconsueto è posato sul fondo del mare caduto ad un dio capitano corsaro. Notte di luna caraibica il profumo della pelle è filtrato dal vento alle narici come un pensiero leggero. Le colombe bianche volano sopra fiori esotici non dormono gli amanti si respirano accanto occhi come tramonti che muoiono in mare. Scie di albatros e piumaggi regali sopra spiagge cariche di saudade teorie di orme che si inseguono orme bagnate di sale che si disfanno piano, il vento suona il benjo e si accendono fuochi su fuochi, non ho patria né onore solo rubo la notte alle ore che filano la mia vita di pianura: una striscia di sangue tiepido macchia la terra senza sentire dolore. Urlami dentro gli occhi, fammi sentire una lama che vibra prima di affondare nella mia stessa carne. Un gigante che dorme nella sabbia secolare ferito all'improvviso si scuote terramoto terra moto ter ra mo to si crea il vuoto la tabula rasa, sgorga acqua di fonte dalla tua fronte, dalla tua bocca rosata rianimata prima gelata petali di pensieri veri lentamente dolcemente si sfogliano e posano nella mia mano che li racchiude piano. Ipnotizzandoti. Ma com'è facile... troppo facile... cattivo... pulirsi la coscienza come un lupo si pulisce le zanne e le unghie del sangue, dopo mangiato. Uomo ................ nelle sabbie arse sulla terra nuda ghiaccia dove onde frangono erosioni dove la terra sputa lava e vapori nella distesa verde d'erba appena nata lungo corsi d'acqua dolci e quieti sei vissuto, sopravvissuto a tutto, ora ti smarrisci come foglia al vento come rivo disperso come pensiero leggero, sei capace di effimero ma ammalato di eterno, sei vorace predone e cerbiatto esile, ombra nascente nella terra di luna pallida ombra incredula. Una fiamma riscalda le tue notti quelle fredde dell'anima un rimpianto d'amore, una ricerca inesausta di emozione. E poi, come un lupo esausto, il dolore d'un tratto, irreale, ci abbandona. E schiaccia la noce che avevamo al posto del cuore, e impasta il cuore con i pezzi del guscio di noce, taglienti, con la pelle morta, putrefatta, della noce stessa. E poi, come un lupo che si dimentica e sorride, quel cuore stanco ricomincia a battere. Sole pieno sole oggi non eri qui mi hai lasciato fiati di tramontana irati, stelle e pianeti muti lontani si parlano nel buio, qui solo foglie secche e cartelli abbattuti, questo piccolo mondo che ulula fuori della mia tana fa teatro con i suoi fari su questi pochi pensieri, mangiare e scaldarsi per non morire, quando mille e mille stelle in cielo e soli con sciami di lune e stelle comete impolverate di code anni luce suonano la sinfonia di cui posso immaginare una nota solo una nota vuota. Mi va di riempirla 'sta nota un sorriso un lampo degli occhi un viso un dolore senza più peso un abbaino acceso un click su una tastiera prima che finisca la mia sera. I lupi conoscono un solo modo di amare. "ENTRA, COME LA COMPAGNA DEL LUPO, NEL MIO SILENZIO" Pianissimo pensieri che rotolano su una china dolce pianissimo hai tempo per sentire il mare il suo sapore respirare le nuvole chiare sentire il tepore del sole scaldare la pelle pianissimo. Eppure tutto questo è sacro. La mano di un dio chiude il sipario su questa notte di ossidiana, il vulcano con le sue bocche di fuoco è lontano nel tempo, ora solo un vento a folate di zolfo e polvere lunare. Dietro il sipario un mare una notte scura un silenzio di vento e di polvere nera, notte della terra, vera. (aiseop) Lupo, condanna di se stesso. Sa vivere in un modo soltanto. Quando te ne andrai la tristezza e la malinconia si impadroniranno del mio ormai debole corpo rendendolo vulnerabile come non è stato mai. E allora non esisterà nulla che mi aiuterà a difendermi se non l'amore di un'altra. Il grido del lupo: "Leggi dentro quello che faccio, leggi le parole che non dico, perché quando sono lupo questo è l'unico modo che ho per parlarti. Perdona il mio egoismo, la mia assenza, la mia neutralità. Sono lupo e sono morto. Come posso amare, nel modo in cui si intende tra i vivi l'amore? CURAMI..." Il Cielo, con quell’azzurro che mi rasserena e le sue stelle che vorrei sempre con me. Il Sole, con i suoi raggi che mi fanno vivere e che tanto mi riscaldano il cuore. La Luna, che durante la notte mi fa compagnia e mi osserva quasi incantata. Il Mare, che si estende nella sua immensità e tanto fa splendere d’argento le sue onde quando incontrano la mia amica Luna. La Sera, che è sempre complice dei miei amori e mi coccola quando sono solo. Il segreto per vivere con me è amarmi. (Manuel Galante) Amarmi, e non dirmi addio invisibilmente. Parlami. La disperazione di un addio invisibile come una morte cade dall’intimità liquida dei nostri corpi dall’esperienza di attesa e distacco che conoscevo e lascia a metà un umilissimo amore alcolico che ci ubriaca di cento anni e cento vite di sudore e utero, di eternità e di spazi transienti, di severità e bellezza, di naturalezza. Troppo Innaturale Questo Addio. Si raggruma come sangue pesto, come veleno, come dolore languido e triste di lupo. (lidia)