10 maggio 2001 – 10 maggio 2002
Un anno di
…
… un sito scritto a matita…
…da
quanti si sono fermati per qualche minuto e si sono lasciati incantare da un foglio
bianco e una matita, da quanti hanno cercato quella vecchia poesia che avevano chiuso
nel cassetto, oppure hanno scritto sul momento un racconto, trascritto un'immagine,
un'emozione, così come gli è venuta in mente. Un anno di tutti noi, che abbiamo
raccolto quello che avevamo e quello che siamo, le nostre esperienze o fantasie, dolori
o immaginazioni, solitudini o miracoli, sogni o silenzi altrimenti inconfessabili.
Così, col bagaglio delle nostre parole, abbiamo scritto pagine e pagine di un grande
libro, siamo stati gli astronauti in un cielo di luna, abbiamo disegnato una costellazione:
tra tante, la nostra.
Perché in fondo...
... siamo storie che raccontano storie ...
Buon viaggio nella terra-libro di ioracconto!
Le matite…
Adriano Evangelista 5 dicembre 2001
aiseop 21 maggio 2001
alanis 22 maggio 2001
Arale
15 maggio 2001
Azania 10 giugno 2001
Bianca Bibbi 20 luglio 2001
Bianca Maria Fava 18 maggio 2001
cappuccino
25 febbraio 2002
Carlo Bramanti 27 agosto 2001
Domenico Vicinanza 7 ottobre 2001
Erikaluna
7 dicembre 2001
Georg Schepers 10 maggio 2001
Giampaolo Angius 15 luglio 2001
Gloria Venturini
frippo frappi 26 ottobre 2001
Juan Barranco 10 maggio 2001
keo 5 novembre 2001
Laerte Neri
30 ottobre 2001
lidia 10 maggio 2001
livio 10 maggio 2001
Luigi Iodice 16 maggio 2001
Manuel Galante
marco
6 giugno 2001
14 febbraio 2002
Marinella 27 marzo 2002
Mario Vecchione 18 settembre 2001
Matilde 2 agosto 2001
MIKELE30 15 maggio 2001
paola olmi 15 maggio 2001
rainbow
samantha Kanalis
17 maggio 2001
20 ottobre 2001
simbad il marinaio 12 gennaio 2001
Stefano Canepa 29 novembre 2001
soleazzurra 19 marzo 2002
ulisse 1976
12 luglio 2001
xolotl 20 agosto 2001
Zonza 26 febbraio 2002
… le storie
Storie di terra e di mare
Ioracconto
Appunti di viaggio
Pezzidimare
Storie che raccontano storie
Mondi
Un’altra volta vita
6
11
26
35
59
71
11 Settembre 2001
11 Settembre 2001
75
Scorze d’arancia
Sogno
La stufa e la scorza d’arancia
Ninna nanna (tutto quello che ho)
79
84
88
Lunae
Luna di mari e di poeti
Notti senza luna
94
101
Blu anima
La soffitta: solitudini, ritratti
Tra i tagli della vita
Silenzio di parole
Rumori o pensieri
Disk quota exceeded
Ho tanta paura delle foglie morte
Mani
107
112
118
124
139
145
160
Le valli dei venti
Specchi
Labirinti rifrattivi
Le valli dei venti
Ai bordi dell’anima: abbracciarsi
Dimenticanza
165
170
184
194
205
Rossoaovest
Rossoaovest
Emozione
L’angelo e la pazienza
Anima di gatto
Lupi
211
223
236
245
249
Si racconta che in un paese lontano…
c’era una scala che portava fin lassù, lontano, fino alla luna.
Come alla luna? Quella che splende la notte e fa sognare?
Quella che si specchia nel cuore, che arriva lontano, ai bordi dell’anima.
Mi hanno detto che una ragazza sta cercando questa scala d’argento.
Nella dimenticanza di se stessa, nell’oblio della notte, insegue il mare.
Ho sentito di un incantesimo che nasconde la scala d’argento per la luna.
Tra un silenzio di parole , rumori e pensieri, rossoaovest è la via che porta
alla luna.
Conosci il segreto? Rossoaovest è la parola?
Il rosso è amore ma è sangue ancora. Ho paura per la ragazza sola.
Ho paura delle sue foglie morte che si perdono fragili come pensieri nella
valle dei venti.
Ascolta la voce del mare …il tramonto scolora, la luna si fa chiara, è una
notte rara, di quelle senza vento e senza dolore.
Nella soffitta ricordi tagliati dai fili della vita, pezzi di mare incorniciati
alle speranze, ed è di nuovo un’altra volta vita.
Guarda….nel buio una scala d’argento si innalza alla luna, sveglia con una
carezza la ragazza addormentata, svelale il segreto con parole chiare di
luna.
Luna di mare, emozioni di lupo, storia di mondi tra i sogni.
Il vento fa tremare di luce la scala alla luna, il vento le porta le nostre
voci per non cadere.
Buon compleanno dice… non guardare indietro.
Resteremo nel buio ad aspettare.
Non tremare, appoggiati alle nostre mani.
La notte è così chiara. (aiseop, Gloria Venturini)
STORIE
DI TERRA E DI MARE
ioracconto
Vieni …cominciamo a sfogliare queste lune sottili pallide e dolci velate di malinconia
appartenute alle notti più lontane e misteriose alle memorie spalancate su deserti di sabbia e
di dune sopra le masse scure e salate dei mari ondulate e perdute sopra le ali ripiegate e irte
di contorni di montagne brune… vieni a sfogliare queste pallide lune tenere e dolci come
malinconie come segreti di anime incantate intrecciate a fiori d’erba stupiti appena nati e già
umidi di rugiada e di lacrime dimenticate.
IORACCONTO
Un fiore rosso
di un rosso profondo intenso
quasi liquido e denso
un fiore di sangue e di carne
vivo come un tramonto violento
che ti porta via dagli occhi
l'anima e la vita
in un baratro d'oro e di luce
e poi giù giù
nel silenzio
senza il dolore del vento
nella pace del blu profondo
dove l'universo in fuga
da mille mani aperte
intrecciate
inizia una musica di atomi
che si parlano e cercano
per suoni affini
si uniscono e caricano
di note consonanti
come una sinfonia di voci
in un rincorrersi e unirsi
e lasciarsi
cercando forse una nota diversa
e una vita
prigionieri d'amore
senza ansia
o dolore. (aiseop)
Tornerò a casa con dentro la testa una giornata iniziata nelle prime ore. Una giornata che mi
lascia con una stanchezza tra sonno e veglia, sogno e realtà... in una zona dove, per tutta la
durata del crepuscolo, queste due entità possono sentirsi e diventare una cosa sola. Momenti
così importanti e magici dove la singola parola parlata nella realtà acquista nuovi significati in
un sogno ad occhi aperti, e riflette la realtà come un'emozione... momenti in cui può nascere
una storia... (Georg Schepers)
Perché ioracconto?
boh...voglia di scrivere...niente di più...sulle note di una dolce canzone...
sogno di perdermi...tra quelle note...in una buia notte...
in fondo solo una consonante divide queste due parole...una "t"...e le accomuna la dolcezza...le
accomuna un meraviglioso mistero...
la notte nasconde gli sguardi...il rossore di certe emozioni...le note fanno sognare
l'anima...senza un perché...lasciano cullare il cuore...liberano le emozioni...
e io sono qui...sogno,volo...AMO... (arale)
Ci sono persone che regalano fiori, soldi o mille altre cose
Io invece posso solo regalarti i miei pensieri che forse valgono meno ma arrivano dal cuore
Un regalo viene pensato, arriva dalla mente molto spesso
Quello che scrivo e ti regalo è il mio cuore e la mia anima
Naturalmente spero che tu ne faccia tesoro e non mi faccia del male…
E’ come regalarti un po’ di me stessa o un pezzo di me, è come darti una parte del mio semplice
cuore…
Sono frasi o parole che possono essere insensate o inutili, ma per me sono tutto, sono quello
che ho vissuto, sono quello che cerco, sono quello che voglio….
Non ti farò mai del male con le mie parole, non leggerai cose cattive o brutte, ma solo amore..
A volte mi domando perché scrivo poesie ..?
A volte mi domando per chi scrivo poesie ..?
E’ un modo per esprimere quello che si ha dentro su di un foglio che non fa commenti e non
esprime giudizi…
Affidare i propri pensieri, i propri segreti ad una penna…..
Affidare un attimo il proprio cuore ad un oggetto….
Sicura che non si lamenterà, che non vorrà spiegazioni, ma si limiterà a disegnare con le parole
quello che provo…. (Marinella)
Luna inquieta, velata,
compagna di stelle tremule e ghiacce,
stendi il velo della tua luce pallida
come un sorriso
su questa notte che avanza,
fallo con calma
e con dolcezza,
con la complicità di un'amante. (aiseop)
C'è forse un motivo per cui cerchiamo nella notte, scritte nelle stelle, cucite dalla luna, le
parole che non sappiamo raccontare altrimenti. Cerchiamo una luna complice... che in fondo
resti in silenzio.
Nacque in lei, come in quante, tante altre (donne), la forza silenziosa di non dire, o di gettare
nelle parole scritte (e solo in quelle), il mare di niente che fa soffrire. (livio)
e tu dormi, piccola amante,
mentre io mi addormento in un sogno
Come la luna, sacca trasparente appesa al cielo che si riempie e si svuota delle lacrime degli
uomini, così l'anima a volte scoppia delle parole che raccoglie in giro per la vita, e scrivo. Sono
parole come lacrime di luna, quelle che gli uomini, quando in cielo c'è un baratro di stelle, le
affidano per sentirsi meno soli, affinché sappiano dove cercarle nel silenzio delle loro paure
per il tempo di essere capaci poi di perderle, quando essa di tanto in tanto scoppia in una luna
piena, e le sparge nella notte come stelle, in un posto a caso che non ci dice. Così ognuno ha il
suo pezzo di notte e la notte intera, alla quale tornare inconsapevole quando piove nell'anima ...
(lidia)
Io racconto nel silenzio del cielo stellato
alla luna che illumina i campi e le valli
oggi esauste di sole,
io racconto e affido la voce al vento
che raccoglie paziente e la porta lontano
fino a cieli inondati di stelle.
La mia voce ascoltata mi è strana,
mi conviene un bisbiglio, un sussurro,
un silenzio,
basta incontrarsi negli occhi
e non avere paura.
La gatta che faceva ombra al tramonto
guarda il cielo con occhi audaci,
di là del muro ostile sta rannicchiata l'anima
mentre il mare sfinito e infinito
profuma di limoni, gialli limoni,
e il tramonto accende il suo nuovo fondale.
Prestami parole adeguate..
rispondi ai miei sguardi...
lascia cadere un saluto su questo muretto ruvido dove si è consumata la mia adolescenza,
dona ai miei occhi l'azalea selvatica
e porta nei tuoi la stanca saggezza
che non fa disperare la vita.
Viti con uve mature
a terrazza sul mare,
foschia che dagli scogli umida sale
dentro le case,
attorno a un piccolo vaso di rose,
sul cuscino dove il gatto riposa,
sulle chiavi di casa...
sulla porta aperta nel cortile
e giù per la strada
da dove salgono echi di musicassetta
e la gente vociante si sposta di fretta
e qui resta un gomitolo in mano
per giocare un gioco antico e severo
con cui arrivare all'ultimo capo,
al vero mistero.
Corsari di mare e zingari di pianura,
pensieri di nuvole veloci,
venite nelle sere più inquiete
all'improvviso:
dal salino bruciati occhi scuri,
dalla polvere visi consumati.
Vi invito al mio fuoco questa sera
e ascolterò racconti a luna spenta
e sorridendo dentro di me
senza paura
aspetterò l'alba in mezzo a voi sognando. (aiseop)
Nella steppa russa....
A perdita d'occhio...l'erba ubriaca lo sguardo di verde. Le viscere della primavera esplodono di
fili minuti in una distesa ondulata solo d'ombre di colline.
Una donna apre lo scrigno.
L'acqua del freddo appena sciolto, scivola intorno musica gocciolante....
A Mosca...
Una donna parla, parla parole di pelle. Dice di cacce e di uomini forti. Dice di oracoli e
profezie. Canta di sé e del suo popolo.
Vicino alla tenda... Alta, solo l'ombra si vede.
Esce dalla tenda appena piegando il busto. L'ombra di un alto copricapo proietta la figura
"oltre le braccia" dei mortali. Il corpo tatuato mostra alla sua gente la storia dei giorni nella
steppa.
Chissà se mai mani di uomo hanno amato quella pelle, sfiorato i sogni che vi erano impressi,
rubato il corpo della cantastorie all'adorazione del suo popolo. Chissà se l'animo di quella
vestale delle steppe ha parlato mai con lo spirito che canta dall'ichebana ?
Venne l'inverno... il tempo consumò le pagine del suo libro, ella chiuse il racconto.
Si nascose nello scrigno di uomini fatto perché il racconto continuasse. Il gelo dell'inverno
mangiò la sua ultima pagina. Il gelo dell'inverno crebbe così grande da non lasciare scampo
all'oblio.
Mantenne, il gelo, accesa la voce della contastorie.
Il sole della primavera venne nelle mani di un'altra donna a cercare nello scrigno, il gelo andò
via, la voce ricominciò a narrare. Cantò in silenzio, nell'intimo silenzio della pelle di una giovane
donna, la storia di un popolo che vive ubriaco dell'erba della steppa e lascia nel vento sogni
sparuti, identità fugaci destinate a "perdersi" nel gelo e rinascere nella primavera.
...un'archeologa russa ha trovato nel disgelo della steppa "l'ultimo scaffale della biblioteca"
dove riposava una donna-libro di 4000 anni fa alta 1.70 !!, con un cimiero di 70 cm: qualcosa
che doveva impressionare fino alla venerazione ... Sulle mani e sul volto segni tatuati, "graffiti
di giorni", Una cantastorie! La sua pelle: pagine illustrate delle genti di laggiù. Il libro era
enorme come un LETTO con pagine grandi come lenzuola Aperto a metà. Nel mezzo del libro le
pagine si filtravano la luce l'un l'altra, tra quelle già lette più sotto e le altre oltre il segno,
addormentate compatte, prima che la silenziosa lettura giungesse a svegliarle.
Nella valle del libro ... dormiva la sua viaggiatrice addormentata. Lo scritto si scomponeva nella
trasparenza delle pagine senza che più si distinguesse parola: come la luce, molta, sposa le
poche ombre.
Macchie di sogni fuggiti al sonno della viaggiatrice scarabocchiavano le pagine-lenzuola del
letto-libro. Nulla di piccolo o di finito in quell'istante: rimpicciolito di un solo passo, avrebbe
perso tutto il suo splendore lieve come è il dimenticare con la mente e ricordare con il cuore.
(livio)
Lieve e terribilmente pesante insieme come è dire addio ad una storia, ad una poesia. Dire che
le pagine sono finite, che il tuo racconto è finito, che tu sei ormai un altro...
Pensiero lieve,
dolce collina
invalicabile. (aiseop)
Lo scrittore è come un pittore insoddisfatto che distrugge le sue tele perché non riproducono
la luce che aveva visto, quella luce che magari è solo dentro i suoi occhi... chi scrive è come il
fotografo che aspetta per ore che la luna scenda per comporre quell'immagine che ha in
mente... poi in un momento una nuvola copre la luna, e lui sa che il giorno dopo la luna farà un
altro cammino, e quella foto non tornerà...
chi scrive vuole conoscere tutte le parole del mondo.. perché sa che tra tutte è nascosta
quell'unica parola che sostituirà tutte le cose che ha scritto... l'unica parola che cerca, e per
la quale scrive... no, non è facile lasciare andare una storia...
Sei pronta?
"Sei pronta?" ho chiesto al suo volto paziente da cui tuttavia fremeva tutta la sua gioia
anticipata (era molto più intelligente di me). Le avevo dato tutto, non avevo scordato niente?
Da qui "sopra" non si poteva vedere come era il mondo che l'avrebbe ricevuta. Oh, in quel
momento mi sarei precipitato giù volentieri, per toccare con mano la terra e provarne il calore
che avrebbe accompagnato ognuno dei suoi passi.. oppure no! Era pronta? Avrebbe portato il
mio nome ma sarebbe stata così tanto... "solo" se stessa. La gente... lì fuori... l'avrebbe capita?
L'avrebbe accettata con affetto? Quanto volentieri non mi allontanerei dal suo fianco e le
presterei la mia voce ogni volta ne avesse bisogno... tuttavia... dovevo fidarmi di lei, avere
fiducia in lei, regalarle il mondo che la aspettava... dovevo regalarla al mondo. Avrebbe portato
il mio nome, mi avrebbe portato in sé, e io ero così orgoglioso di questo, straordinariamente
orgoglioso. Ma cosa mi aveva reso orgoglioso e mi aveva incantato di più era quello che non le
avevo dato, quello che non aveva avuto da me: i bellissimi e lunghi capelli neri di sua madre e...
la sua bocca meravigliosa! Sua madre direbbe: "Ha i tuoi occhi"... ma è stato lì in quel
momento, che mi emoziona ancora fino quasi alle lacrime, che ho riconosciuto il sorriso di sua
madre nel suo volto.................. quel sorriso semplicemente incantevole, che ancora di tanto in
tanto mi toglie il respiro, e che al tempo stesso è l'unico respiro nella mia anima che contiene
tutta la mia vita.... Quel sorriso.. un sorriso che non poteva essere rinchiuso un solo secondo in
una capsula, che voleva vedere tutto nel mondo e che sarebbe stato il più grande regalo per
questo mondo... "Si!!...Si!" mi sono detto, "Sei pronta!!"......... e con commozione ho cliccato con il
mouse sul tasto di invio..... e la mia storia è scomparsa da davanti ai miei occhi... nel mondo...
(Georg Schepers)
Appunti di viaggio
Viaggi. All'interno dei nostri cuori, all'interno della nostra memoria, delle sensazioni passate.
Future. Viaggi in posti nascosti, o in città bellissime. Viaggi immaginati, viaggi pensati a lungo.
Viaggi fatti di cui restano appunti e fotografie, ma soprattutto, un lago nell'anima.
Luna
in cieli africani
blu come i laghi dell'anima.
Gli dei armati si affrontano
e dalle lame scintille,
come stelle, si accendono,brillano
e cadono.
Luna,
luce di pace,
in cieli africani.
Scendo il sentiero
dal monte al mare,
il cielo,che era nero,
si va a rischiarare.
Compare il sole,
netto,calmo,invadente,
illumina a macchia
tetti di ardesia e coccio,
il passo rallenta
e negli occhi si insinua,
a poco a poco,
il luccichio dell'onda
increspata dal vento. (aiseop)
Viaggi che ci fanno anche pensare, in modo molto semplice, a quanto sia stupido rovinare il
mondo...
Chissà cosa penserà la rondine, quando spiccato il volo, abbasserà il capino per un attimo?
Chissà quali pensieri farà, constatando che, al contrario di lei, noi uomini, quaggiù, continuiamo
a costruire migliaia di barriere alte ed insormontabili? Chissà se avrà voglia, allo scoccare
della prossima Primavera, di tornare? (Bianca Maria Fava)
Così ce ne andiamo a spasso fotografando il mondo, e le foto più belle ce le teniamo strette,
perché sono quelle che una pellicola non può cogliere, e nemmeno il pensiero, e nemmeno le
parole a volte. Le foto più belle sono quelle che ci restano dietro gli occhi, quando li stringiamo
in un ricordo.
...non urgente,
ma da leggere avrà voglia del sapore di nebbia, della nebbia di Ferrara....
Sentirà (Lei) dire allora di quelle alte mura a strapiombo sul fossato che circondano la
semplicità preziosa del palazzo dei Diamanti. E, precipitata da un treno (che già riparte) in
quel posto brumoso, sussulterà (senza capire) per il fruscio di un fantasma che s'affanna su
uno dei tanti cavalli (bici) che rotolano come stelle filanti sulle vie fitte di ciottoli, barche
leggerissime che solcano fiumi in secca...
...e si affacciano case essenziali, rosse di cotto, mura antiche di tutte le braccia che le hanno
issate le stesse che nella piazza addobbano torroni profumati ....ché era quasi natale.
E sarà il '500 a parlarle dai bastioni abbracciati dal verde verdissimo di erba rasata come
aiuole composte ai piedi. Bastioni stellati, inutilmente alti e solidi per resistere agli assalti
degli uomini-fante dei secoli passati, ma già nati troppo deboli (come ognuno è) per resistere
ai giorni dei cannoni che già tuonavano ....
Saprà allora quanto gelosa Ferrara custodisca i suoi uomini e le loro opere, anche alla luce
della luna, e si copra nelle notti, del velo di nebbia che mangia le luci ed i suoni, che sperde,
senza darle requie, la fama dei giorni chiassosi: (mostro dagli occhi gialli che scuote le nostre
passioni)
Riconsegna, Ferrara, i suoi fantasmi a cavallo, alla scienza delle "ruote che cavalcano fiumi in
secca"; un angolo, alle brume dei suoi abitanti. (livio)
Viaggiare.
Voli alta scheggia zingara esperimento
pensieri coatti -ma non fuori da matti - reale
sole all'oblò rigato...pensiero aviotrasportato
dolore profondo più in fondo del centro del mondo
occhi specchiati colpiti da schegge di luce
ma freddi glaciali - l'aria è condizionatauna domanda: il sorriso è intellettuale o viscerale
o è solo un dono di natura normale?
Le nuvole,cielo di panna,di ovatta o di anice
confettano il jet che balla e inclina
seduti,atterrano i piedi a pensarci per bene
non cuori e cervelli (seguono il bagaglio a mano),
la scoperta di un mistero è condizionata
dal waiting -deleated- attention
monitorare....meglio veder comparire
nei monitor pesci muti colorati che
ci confermano con occhi bolliti
che siamo involucri inermi sicuri
antisommossa,global,integrati
stronzi ben pagati spesati
ognuno ha il suo deserto montuoso
il suo cielo segreto
il suo amore appena esploso ( o la storia)
il suo ridere isterico ansioso
il suo dolce momento di giusto riposo.
E ora stanco..smarrito..avvilito per questo
balbettare mi dico:
guarda nel fondo degli occhi un attimo ancora
vaga l'animula blandula
senza rumore ,colore e profumo di fiore
di melograno,
la stessa dolcezza profumata di un viso
in un palmo di mano.
Raccogli la giacca e il bagaglio
il taxi,la stanza con frigo e tv
un caffè nella hall con un gruppo di amici
un pensiero rimasto lontano,nel cervello o nel cuore
ripiegato dentro il bagaglio a mano,
da aprire più tardi nella stanza vuota..
da sola. (aiseop)
Appunti da rileggere, nei giorni lunghi d'inverno, quando ci assale la solitudine dei giorni che
passano. Allora ci ricordiamo che alcuni giorni non passano, che alcuni giorni sono immortali. E
ci consoliamo un poco. Aprendo le pagine di un atlante.
BRASILE.
Il mio cuore è gonfio d’amore per te,creatura baciata dal sole: il tuo corpo di ebano si
distende sulla infinita spiaggia in attesa di un amante lontano e quando lo vedrai cavalcare le
onde per giungere, sorridi cantando ai gabbiani. La tua voce così, giungerà alle nuvole ed esse
si apriranno mostrando il suo volto. Presto, corri incontro a lui, asciugane il corpo con il tuo e
quando sarai sazia del suo amore, lascialo andare, egli è vento, mare, sole, egli è la tua terra.
(simbad il marinaio)
OCEANO.
Da perdersi. Questa è la sensazione che si ha dell'oceano. Di qualcosa di antico, lontano, di una
pietra consumata dal mare. Da perdere traccia di sé, come se tutta questa profondità non
potesse esistere davvero. Come una vertigine delle cose piccole.
Isolamento da trascrivere prima che la malinconia della partenza ne porti via la tristezza.
Mondo triste di piogge false e nebbie basse, consistenti nello stesso modo di qualcosa di
sconosciuto come un segreto da mantenere ad ogni costo ... c'è qualcosa di rubato agli occhi
nell'oceano ...
Come ogni onda che si colora di lune e scompare prima che la si possa sognare, vedere,
comprendere. La scambi per uno scherzo di sole e poi la vedi affondare. E allora è come un po'
diventare oceano, ma qualcosa sfugge come il nome di un colore di rosso, rubato agli occhi da
quella nuvola accartocciata su uno scoglio di sole. Oceano che ti tocca, ti fa star zitto, ti
mette l'ansia di comprenderlo e la rabbia di sapere che non lo si comprenderà mai; ti lascia
un'ansia diversa, quasi felice.
Isolamento dell'oceano tanto simile a quello del cuore, dove ciò che ci sfugge ci fa più male
perché è ciò che ci appartiene più profondamente, più dentro l'anima di qualunque altra cosa
da non poter essere visto. Noi siamo l'anima incontrata dei posti, e in posti soli, quasi
volutamente lontani, perdiamo lo scudo dei nostri pensieri più superficiali. Cominciamo allora a
comprendere la paura di incantarci, a sfogliare le paure come una musica triste ... come fiori
di mare, vertigini d'argento spogliate di ogni abito, come un ballo di mare imprigionato in
gabbie d'acqua sul fondo muoversi sconnessamente. Poi una paura prende forma in un salto e
brilla fuori dall'acqua come una risata ... e tutto quello che non conoscevi, lo conosci d'un
tratto.
Terra isolata e selvaggia fatta di contrasti. Dove incontri il falco immobile portato da venti
invisibili sopra le terre di lava, sopra crateri appena emersi nel mezzo dell'oceano dove lago e
mare sono la stessa cosa. Crateri riempiti di blu. Immagini che a poco a poco ritornano, dopo
essere rimaste zitte nell'anima, quasi inconsapevoli. Tutto qui è quasi per caso, come per caso
vedi i delfini liberi nell'oceano, da far tremare il ricordo, quasi da piangere ... emozionarsi
come bambini, perché è questo che rimane di ognuno di noi.
Isolamento che è solitudine e costrizione. Silenzi e rumore. Un po' pace solitaria, cercata a
tutti i costi, che entra nelle ossa con una calma tanto più evidente quanto la vedi sbattere
contro la furia dell'oceano. Silenzi. E rumore di chi non sa nemmeno quanto è bello il tramonto
che vede ogni giorno arrostirsi tra il copertone bruciato e la carcassa arrugginita e capovolta
dell'auto che non serve più.
contrasti.
terra d'anima isolata.
figure d'acqua.
un falco
sopra le terre
di lava.
crateri quasi emersi
quasi sommersi.
perdi traccia di te.
silenzio
ansioso
contro
l'oceano.
silenzi.
terra
di cicatrici vecchie
come rughe
come segni
di un'età comunque vecchia.
terra d'anima.
comunque vecchia.
terra nera di vulcano.
terra blu dell'oscurità
solidificata
del centro
della terra.
terra rossa
di deserto.
La solitudine diversa di essere su un vulcano, soli, terribilmente soli, su una terra sconnessa
che porta i segni dello scontro con l'oceano come rughe incancellabili, come i segni di un'età
indefinibile ma comunque vecchia. Essere su questa lava, su questa frattura del mondo, come
cicatrici vecchie che il sole bagna ogni giorno, che bruciano di isolamento da tutto il resto che
chissà poi se è esistito davvero. Cicatrici come un amore vecchio nel cuore, che ti tradiscono
all'improvviso con un dolore impossibile, impazzito sotto la pelle tirata. Che la tenerezza di cui
si è capaci non fa che salare da sotto. Eppure non vogliamo mai dimenticare.
Terra di vulcano deserta, dove il vento intrappola l'anima, la spazza, la sbatte sulle onde e la
riporta a riva a sbattere e rompersi contro il sangue di lava rappreso. Misteri sepolti sotto
l'oscurità solidificata del centro della terra. Terra che bolle appena sotto la superficie, che ti
ammonisce ogni momento che non è difficile sprofondare e non lasciare traccia ...
... non essere mai esistiti ...
Terra nera di lava e di deserto rosso che ti spoglia l'anima, dove il cielo è un po' più basso,
altrimenti non ti spieghi tutte quelle stelle, tutto il silenzio della notte, che non entrano in
nulla di ciò che hai immaginato prima. Tante stelle da non essere una notte qualunque, da far
paura. Notte di lacrime. Stelle che ti cadono addosso con tutta la forza a bucarti l'anima, a
incidersi a fuoco per non essere dimenticate mai. Impressionate nella mente e nel cuore come
la fotografia che non puoi scattare. Che non puoi nemmeno più ritrovare perché ti hanno
bruciato viva l'anima. Solo ora dai un nome a questa cicatrice. Ti hanno bruciato gli occhi,
tutte quelle stelle ... è bellissimo come si possa guardare davvero l'infinito, in fondo, sempre
più in fondo alla notte, sempre più in fondo all'oceano.
Nelle orecchie ancora il lamento del dialetto chiuso nel tempo che precipita nel cielo ad una
velocità irragionevole ... inconsistente ... da lasciare ogni parola detta solo a metà, l'altra metà
chiusa in ciò che esso si porta via. Tempo che passa sulla terra lento come un lamento.
Lamento senza lacrime buttate da tempo alla luna.
Un incontro incompleto dove la massa mancante sei tu, che hai da sempre perso l'oceano nel
mare, che hai scambiato dieci stelle per stelle, che non ti sei mai chiesto davvero, consapevole
di chiedertelo, quante cose ci sono nel mondo, che non basta una vita per vederne una parte,
per incantartene, per emozionarti. Eppure ... eppure di un'emozione lontana che non capisci ne
hai fatto la tua unica bolla di vita per tanto tempo, inconsapevole, forse ... già sapevi allora
che un punto di cielo può raccogliere tante stelle quante non avresti mai pensato, che quel
punto può sprofondare all'indietro per tutti gli anni del mondo, a raccogliere l'anima della
notte, a rincorrerla stella dopo stella, a raggiungerla ... infinitamente ...
Lascio quel poco di oceano che mi ha stupita, un poco di oceano che è solo l'inizio di quel po' di
infinità che è nel nostro sangue e che cerchiamo nelle parole per poterla dire. Ma è solo la
storia di un passo dopo un altro, come le onde cancellano con una semplicità e una facilità che
ci fa rabbia i passi sulla sabbia, impallidendone prima i contorni, quindi la profondità, e poi
facendone mare, facendone oceano, facendone ricordi.
Come quando un'anima irrequieta e distratta incontra la violenza distratta dell'oceano su una
terra di lava, e ne viene liberata.
malinconia e sogno dell'oceano spaventoso
contro le terre di lava.
bellissimo.
notte d'anima.
Lascio qui questi appunti di viaggio, a ricordarmi un giorno, se mai possa dimenticare, la
dolcezza dei silenzi e la difficoltà del paesaggio, e di quanto eppure insieme siano simili a noi ...
la malinconia e il sogno dell'oceano stesso contro le terre di lava, che è la più bella descrizione
dell'anima che io abbia mai trovato.
viaggio alle Azzorre, 2000. (lidia)
Quell'anima che si descrive, si stacca, si perde... si trova.
Quell’ inverno lo trascorsi nei dintorni di Lisbona. Il Portogallo è una terra abbandonata che è
piena di vita, palpita come una musica insinuante, bagnata in modo irrinunciabile di sole e
malinconia, come se la saudade appartenesse ai geni di quei posti incontaminati. Pensavo che mi
avrebbe fatto bene il mare. Non il mare chiuso delle nostre coste, ma quello sconfinato e
forte che è l’oceano, il cui profumo penetrava diretto nella casa sopra la baia. Dal mare la mia
dimora era distante circa quindici minuti. Dalla finestra di cucina che dava sul davanti, erano
visibili gli scogli selvaggi pieni di macchie arboree, scendere sul litorale e divenire sabbia,
quella sabbia spessa e dorata cosparsa di bianco, che ancora guardo da un’ampolla sulla mia
libreria. All’orizzonte cercavo una balena, una vela, un’isola. Avevo bisogno del mare,
dell’immensità. In quei paesaggi irti e pieni di sole e di odori, avevo bisogno di lavare la mia
anima. Mi aspettavo molto da quel soggiorno. Mi aspettavo il silenzio, mi aspettavo la
purificazione, mi aspettavo una nuova partenza per il mio ritorno, mi aspettavo di sbocciare.
La lingua portoghese c’entrava poco con le mie conoscenze scolastiche. L’italiano e lo spagnolo
mi aiutarono molto a comprendere qualche parola fondamentale, il portoghese era musica,
somigliava molto al francese e allo spagnolo, ma era una linguaggio a sé, pieno di musica e
nostalgia, come il fado. Tuttavia dopo i primi giorni feci amicizia con la signora della casa di
sotto che si chiamava Maria. Era una donna anziana, il suo volto mi è indimenticabile. Era
bassa, i suoi capelli ancora neri, il viso era scuro e pieno di rughe. Il sorriso sembrava una ruga
luminosa in mezzo a un ventaglio di solchi e di strade dove si leggeva la memoria del tempo e di
una vita. Ci capivamo con gli occhi, e qualche debole parola, da parte mia molto impacciata. Al
mattino lei faceva sempre il pane fresco, e quando nel primo pomeriggio tornavo da Lisbona,
passando davanti alla sua porta, mi offriva sempre la mia porzione quotidiana. Quel pane,
semplice e genuino, fatto ogni giorno all’alba da quelle mani di una vita lunga e intensa, mi
sembrava il cibo più buono del mondo. Mi sentivo amata, perché esistevo, non per come ero.
Mi ero lasciata alle spalle molto, era stata una partenze improvvisa ma forse molto attesa.
Appena mi fu offerto dal comune di partecipare al progetto di scambio didattico, accettai
senza pensarci. Per me che viaggio sempre col mondo in borsa, fu molto strano riempire la
valigia di poche cose, in modo veloce. Essenzialità, ecco cosa mi portavo dietro.
Al mattino mi svegliava il sole forte, il rumore del mare mi teneva compagnia. All’ alba
prendevo l’autobus per Lisbona, che erano mezzi sporchi e assai vecchi, pieni di rumori,
studenti e operai a giornata. Passando davanti alla casa di Maria sentivo l’odore del pane, e mi
ricordavo che un’altra opportunità di esistere mi era stata data. La mattina stavo nella scuola
gemellata con il mio comune, lavoravo a progetti didattici interculturali con gli insegnanti del
luogo. Mi divertivo molto a vedere come i bambini di tutto il mondo non sopportino le tabelline
e le frazioni, come il canto sia tra le materie preferite, e come lo scambio di figurine sia il
momento socievole più stimolante. Da loro imparai molte parole, perché i bambini sono così
spontanei ovunque che se tiri uno sfondone te lo fanno notare, sempre. Nel primo pomeriggio
attendevo l’autobus sul porto, dove il puzzo di pesce era identico a quello della mia città. Alle
mie spalle si ergeva il grande ponte di Lisbona e mi chiedevo se mai avessi trovato la forza di
varcare il ponte e riprendermi la mia vita. Scendevo in paese, giusto per fare la spesa, il che
era un’impresa molto difficile, dato che la cucina portoghese è assai povera. In quei mesi feci
una cura di pesce drastica: là è buono e non costa niente. Andavo avanti a pesce e dolci di
cannella e burro, molto diffusi sulla costa e assai squisiti. Non mi mancavano i miei sapori, i
miei ritmi, la mia casa. Forse a volte cercavo la mia famiglia in una foto che mi ero portata con
me, per questo telefonavo poco a casa: avevo paura di piangere da un momento all’altro, di
crollare, di partire all’improvviso come ero venuta. Ero fuggita dal silenzio, dalla paralisi
dell’anima. I primi tempi in Portogallo le cose non cambiarono molto: continuai a stare nel mio
silenzio, a non riuscire a fare le cose che desideravo ( come leggere, scrivere, disegnare che
erano le mie passioni ), a stare in casa il sabato sera, ma almeno l’assoluto silenzio, essendo in
un paese straniero, era in qualche modo giustificato e non mi sentivo poi tanto in colpa con me
stessa.
Le mie serate le trascorrevo sul divano, in giro per quella casa che non era mia, guardando
telenovelas in altra lingua e pensando alle foto in bianco e nero che tappezzavano le pareti di
Maria. Erano tantissime e consumate. Non ho mai saputo di chi fossero quegli occhi, quei visi e
che capitolo fossero nella sua vita. Un discrezione implicita rendeva tutto ineffabile. Allora
cercavo di capire il suo sguardo che, posandosi sulle varie immagini, trasmetteva tutto il
dolore, l’amore, la tenerezza che a quelle vite stampate su pellicola erano legati. A volte mi
immaginavo i locali del porto che vedevo di giorno chiusi, animarsi di ballerine e marinai. La
notte la trascorrevo così, ad immaginarmi altre vite, come se fosse un espediente per
allontanare i demoni del buio, i fantasmi dei miei antri interiori.
Il pomeriggio era la fase più difficile della giornata. Il clima si faceva caldo e umido. Il vento
si placava, la casa mi faceva sentire sola. Di solito scendevo sulla spiaggia, per bagni di calore.
Mi divertivo a scoprire nuove grotte e a vedere le onde, per contare gli infiniti colori
dell’oceano. Raccoglievo conchiglie, in base alla forma, ai colori e al suono che avevano. Spesso
avevo voglia di sentire una parola, non importa come, ma una parola, da ribattere, da
ricordare, da odiare, una parola, ma ogni volta restavo sola con la sabbia fra le dita e il mare
che rideva di me nel suo fragore. Spesso mi prendevano le vertigini, quando nel pomeriggio il
colore del cielo e del mare divenivano una cosa sola, allora mi sentivo piccola e debole, persa
nel tempo e nello spazio infinito. Mi facevo male, non evitavo questi pensieri, forse li cercavo,
pur di non pensare ai miei demoni.
Rosa arrivò sulla spiaggia durante uno di quei momenti. I suoi occhi erano celesti, così chiari
da sembrare bianchi alla luce, i suoi capelli scuri, la sua andatura incerta. Arrivò quasi a passo
di danza, con un ramoscello in mano e i piedi nudi. Si avvicinò fissandomi negli occhi e io le
sorrisi, fingendo male la mia serenità. Le sorrisi, come faccio sempre ad ogni bambino. Rosa
contraccambiò il sorriso e poi mi prese la mano, insieme ci bagnammo i piedi nell’acqua fredda,
era molto divertita e questo rendeva allegra anche a me. Dopo mi fece cenno di sedermi sulla
sabbia e lei si mise accanto a me. Con le manine spianò la sabbia, e prese il ramoscello. Non
diceva una parola, e di questo ero molto sorpresa, ma rispettai il suo silenzio. Iniziò a
tracciare tante linee sulla sabbia, mi scrisse il suo nome e offrendomi il bastoncino voleva
sapere il mio. Dopo sorrise e si mise d’impegno a tracciare ancora linee che divennero figure,
che divennero scene, che divennero storie. Ogni pomeriggio di quei mesi Rosa mi raccontava
una storia di sua invenzione, senza parole, ma solo con linee sulla sabbia, storie della durata di
un’onda che poi cancella le immagini, storie semplici e bellissime, storie importanti, storie da
un mondo muto, il suo, come poi ho scoperto parlando con i pescatori del villaggio. Rosa è
un’anima sola, che non conosce il suono della sua voce perché non ha mai parlato e mai parlerà.
Ha negli occhi la luce della vita e il dolore sembra essere solo una debole ombra. Rosa non si
arrendeva mai, pomeriggio dopo pomeriggio mi aspettava lì su quella spiaggia minuscola e
selvaggia, pronta a regalarmi i suoi sogni, le sue paure, pronta a dare forma ai suoi pensieri,
pronta a mettersi in gioco, senza tenere di non essere compresa, o di scoprirsi. Rosa era
forte, più dello stesso destino. Un pomeriggio arrivò con una penna, un foglio bianco e una
bottiglietta. Il suo intento era chiaro. Sapeva che fra qualche giorno sarei tornata in Italia.
Rosa voleva una storia, che fosse solo sua, che fosse del mondo. Mi mise la biro in mano, il
foglio sulle ginocchia. Io tremai. Non sapevo più scrivere, la mia anima era paralizzata da mesi,
non aveva voce da molto tempo, l’avevo sepolta. Gli occhi di Rosa mi erano addosso, imploranti
e puri. Avevo paura. Respirai il mare, e con la mano incerta, tremante e debole, iniziai a
scrivere una storia per Rosa. La prima storia della mia rinascita. La lingua, a metà fra
portoghese e italiano, era confusa ma sufficiente per comunicare con lei. Era una storia
semplice, che finiva bene, quasi una favola. La copiammo su due fogli, come voleva la bambina.
Adesso una copia vaga in una bottiglia persa nell’ oceano, l’altra è rimasta nelle mani di Rosa, la
piccola grande anima della spiaggia. Negli occhi del mio cuore, la mia favola per lei.
Adesso la sua forza è la mia, da quel confine dove la terra finisce e inizia il mare, ritrovai la
mia voce. Sulla mia libreria un’ ampolla di sabbia. Una sabbia che sa di mare, che fa rumore,
una sabbia dove mi perdo. Allora la fisso, e sento il mare immenso che mi bagna, sento l’odore
del pane di Maria e dei suoi spiriti, sento il cigolio del vecchio autobus, le spezie nei vicoli.
Fisso ancora di più l’ampolla: vedo disegni, immagini e parole invisibili, il sole infinito di una
bambina che ha ritrovato la mia anima.
Cabo do Roca, Gennaio 1997-Maggio 2001 (Erikaluna)
....
TERRE POLARI.
Luce che non tramonta
nemmeno se c'è buio nell'anima,
luce oltre ogni collina,
ogni angolo di strada;
ci si incontrano anime belle
ogni anno, ricche di luce,
che migrano partendo lontano.
Si radunano nella terra inesplorata,
oltre il Capo Nord,
dove si narra che per tutta l'estate
mani di elfi
accendano e lancino in cielo
le stelle
a manciate. (aiseop)
Odore di pane dolce. Odore di forno che si attacca alle narici per il freddo, che resta in gola.
Odore di forno dolce, né di pane né di torte o crostate... pane dolce, ma questo odore, quasi di
legno, non è uguale a nessun altro che io conosca.
A mezzanotte fuori della finestra è ancora giorno. Appena arrivata, dopo solo poche ore,
guardo il mio orologio a lancette che segna le quattro e mezza e già mi chiedo senza dirlo se di
mattina o di pomeriggio. Basta così poco, allora, a perdere la concezione del tempo? Tutti gli
anni di cultura del tempo e dello spazio, tutti gli anni di storia segnati nei nostri cromosomi,
sono davvero così esili davanti alla meraviglia?
Il mare è troppo teso, arrabbiato, per dormire. Sento i liquidi dello stomaco muoversi
dall'ombelico al seno. Sento il sangue scorrere come acqua, salire nelle vene contro gravità.
Poi penso che lo fa sempre, il sangue è liquido, e pesa!, me ne rendo conto solo ora, lo
percepisco da fuori come un medico che fa un'autopsia, lo percepisco nelle gambe. Ora che
sono diretta verso il Polo Nord.
Fermo come in una fotografia i volti intirizziti della gente sul ponte di poppa. Tutti
armeggiano con telecamere, macchine fotografiche, binocoli: navighiamo su un mare che sotto
le nuvole è verde scuro, quasi plumbeo. Ma appena esce un po' di sole si ghiaccia!, e diventa
bianco quasi senza riflessi, una strana banchisa opaca di ghiaccio sporco. Cerco l'inquadratura
per una foto davanti ad una tazza di caffè lungo amaro. Ora il mare ha un colore indescrivibile
e insieme così facilmente raccontabile: pozze di colore blu denso nel grigio di metallo fuso.
Mare profondo, di luce incomprensibile. Io mi sforzo di essere neutrale, di non cercare la
poesia in questa giornata di navigazione nell'attesa del Nord. Mi sforzo di una quasi totale
apatia, ma l'emozione così, a freddo, è ancora più forte. E non si può fare cronaca di
un'emozione. Non si può vivere questo viaggio e questa attesa senza che ti si pianti nel cuore.
Il sangue con l'abitudine sembra lentamente riattaccarsi ai tessuti. Mare denso proprio come
sangue... tangibile.
La chiamano febbre artica. Amore inesplorato e selvaggio per un posto speciale, da dove
tornare un po' speciali... un mondo solo ma non distaccato. Un mondo con tradizioni profonde,
conservate come anima dai tratti perfetti tra le venature del ghiaccio più blu mattino. Febbre
artica, quest'anima che si attacca al ghiaccio come fosse pelle. La notte artica senza luna né
stelle, la notte del sole di mezzanotte all'ottantesimo parallelo. Nessun tramonto, nessuna
luce intermedia. Sempre sole, sempre luce soprassatura, alta sull'orizzonte, lenta, quasi
nell'attesa della lunga notte. Luce dell'artico. Luce intensa, densa, dura. Ghiacciai di ghiaccio
che scende come una lingua di lava bianca che si arresta bruscamente al contatto con il mare
accartocciandosi, e resta accatastata come legna nel mare freddo. Luce artica, contratta
dalle montagne nere di carbone di questo spicchio di mondo. Le montagne sono inospitali,
taglienti, nere. Sono dure, forti, quasi muscolose... maschili. Sono mani di uomo che lavora nel
freddo. E il ghiaccio scende sensuale a ricoprirle con la sua superficie liscia. Si fa strada con
le sue curve da corpo bellissimo di donna. Il ghiaccio si fa stringere tra le braccia della
montagna senza negarsi e allo stesso tempo ne forza i movimenti, quasi facendosi
accarezzare. Ghiacciaio e montagna sembrano giocare, stesi su un letto di mare di seta nera...
fanno l'amore dall'eternità. Sembrano paesaggi alieni, di qualche luna lontana. Non esiste
grigio qui: è tutto o bianco o nero.
Si ha una sensazione forte di queste terre, vincente ad ogni costo. Si avverte un senso
profondo di orgoglio e di sonno. Un mondo duro ma niente affatto lamentoso, che sembra
prendere e non dare; un mondo vergine, chiuso nel gelo polare dove sembra impossibile vivere.
Il gelo e il freddo polari ci sono caduti addosso senza vento, dal ghiaccio. Da un mare denso ci
ha sorpreso all'improvviso il primo pezzo di ghiaccio staccatosi da un ghiacciaio: il mito
dell'iceberg, la montagna di ghiaccio, la firma dell'arrivo nelle terre polari. E' stata
l'emozione che era latente nell'aria, che tutti aspettavano, un pezzo di blu nel mare di
metallo, l'artico... il sogno... terra lontana, di sogno, terra quasi impossibile. L'artico, con il suo
primo piccolo iceberg staccatosi dal ghiaccio e dalla terra nera... ci è apparso in tutto il suo
maestoso silenzio, e ha acceso la febbre artica in ognuno di noi, su questa nave.
L'impossibile maestosità dell'artico è scritta nel sangue dell'orso polare che ti guarda fisso
dalla sua terra, di cui è padrone. Ti sfida da lontano. Nessuna mano d'uomo può togliergli la
terra, e l'orgoglio.
C'è un posto a Spitzbergen, chiamato Barentsburg, avvolto nel nero del carbone. E' una città
di minatori russi, che arrivano con contratti annuali che possono durare una vita intera. A
Barentsburg ti guardano fisso negli occhi senza sorridere, mentre i bambini si chiedono da
dove venga mai tutta quella gente, e se allora davvero esiste qualche altro posto nel mondo,
diverso da Barentsburg. Gli abitanti di Barentsburg non vanno in vacanza. Le donne aspettano
il marito di ritorno dalla miniera. Poi arrivano gli uomini, tutti vestiti di scuro, bianchi di
carnagione, i volti e le mani appena lavati ma su cui si vedono ancora i segni del carbone che il
sapone non toglie. Barentsburg conta 900 abitanti di cui 700 uomini. Riapriranno la scuola
quest'anno dopo sei anni. Abitano in case popolari costruite dalla compagnia mineraria russa. I
muri sono di colore scuro, e alcune finestre hanno i vetri rotti, ma la gente dentro cena senza
preoccuparsene. Barentsburg è un paese nato sulle miniere, ha poche strade ma molte
passerelle per i carrelli, in legno, con le assi sconnesse, funzionanti. Sono le arterie e le vene
della città, fino alla miniera. Le strade vere sono solo terminazioni nervose. Il porto è pieno di
sacchi di corda pieni di carbone e di armadietti di ferro arrugginiti, senza serratura, con
scritte bianche in russo mezze cancellate dal tempo e dalla ruggine. Gli abitanti di
Barentsburg sembrano imbarazzati dalla presenza dei turisti. Credo che molti di loro non
siano più curiosi, e preferirebbero essere dimenticati e continuare a vivere nel loro inverno
perenne la loro vita semplice senza nessuno che ricordi loro dell'esistenza di un altra terra,
lontana. Altri invece ricordano la Russia ma amano Barentsburg, suonano la balalaika e ballano
danze popolari. Questi ultimi ci chiedono di non chiedere come si possa essere felici a
Barentsburg. Ci chiedono solo di aprire il cuore, per capire. Ci parlano di eroi, di amore, di un
tempo per amare che non finisce mai, di felicità. Ci dicono che l'amore li fa felici. A
Barentsburg ci hanno parlato della febbre polare, che ha preso loro e prenderà anche noi, che
cattura e condanna i cuori per la vita. Ci hanno detto che la loro terra è un posto speciale, che
non si dimentica. A Barentsburg ci hanno detto addio chiedendoci di non piangere, mentre
tutti avevamo già in gola il silenzio per l'impossibilità e l'amore in quegli occhi. A Barentsburg
ci hanno chiesto, così, di non dimenticarli.
Stiamo lasciando le terre polari, diretti verso Capo Nord, con il silenzio nel cuore, come
lacrime nascoste, calme, nell'anima, la magia della luce satura negli occhi. La febbre artica ci
scorre come ghiaccio nel sangue, come un ghiacciaio perde i suoi pezzi come parole su un
foglio, parla della Stella del Nord, cerca di comprendere questa malattia cui non so dare un
nome, senza mezzi termini, maestosa, grande quanto tutto il cuore, tutta l'immaginazione,
tutto l'amore che c'è.
Siamo a Capo Nord, la terra che il mondo abitato considera la punta settentrionale del mondo.
Ci fa sorridere ora questo mito. E' difficile dimenticare i ghiacci polari. Capo Nord è un'isola a
picco sul mare freddo, fatta di roccia e di qualche muschio o erba. Ha in cima un piccolo
mondo di ferro per turisti.
A Longyearbyen, al 78° parallelo, ci sono fiori bianchi più della neve, a forma di palla, con
petali come fili di cotone spesso che si aprono a riccio. Sono simili ai soffioni, quelli che volano
via col vento e che si dice trasportino i sogni, ma sono più grandi e più fitti, dai fili più spessi,
e molto più bianchi. Sembrano batuffoli di mondi, quasi insensibili al vento, forti come la terra
nera da cui nascono. Piccoli mondi bianchi.
"Quando la luce non va più via e il ghiaccio prende il colore del cielo... quando sono così felice,
comprendo il significato della parola magia"... tutti hanno rubato questa magia dell'artico ed
ora sono tornati a casa, o continuano nel loro viaggio, con qualcosa di speciale nel cuore. Non
credo che raccontando di questo viaggio si possa trasmettere la danza della febbre artica nel
sangue, né la sua anima fredda sulla pelle. Ma gli occhi, rivolti a Nord, guarderanno oltre le
stanze, le case o il mare nelle città, in fondo ai ricordi, ancora stupiti... in fondo al pensiero,
nell'impronta di una terra impossibile, di una terra densa della malinconia di potervi essere
solo viaggiatori, di una terra per questo lontana più lontana di tutte le altre.
Tornando a casa sento come piombo nell'anima l'accrescersi troppo veloce della notte, del
buio... e ho paura. Lascio, forse per sempre, la durezza e la carnalità delle terre polari... e il
momento più lento, quando la luce appena cambia, a mezzanotte, durante quelle ore in cui il
sole resta immobile nello stesso punto di cielo quasi a fermare tutto il mondo in una danza
lentissima dove la bellezza e la sensualità della luce riempiono e tranquillizzano l'anima... non
posso credere che qui il giorno finisca, mentre, solo al di là del mare di Barents, esso non si
ferma mai, e allo stesso tempo, è fermo.
viaggio alle Svalbard, 2001
AMERICA.
Come trascrivere il carattere prelunare e umano dell’America? Come mettere nero su bianco
la Piccola America? Con quali percezioni passare dalle eternità elettriche dei deserti del
Nuovo Messico agli spazi transienti di New York?
Ho vissuto impressioni profonde, una gigantografia di spazi e di intenti che trasuda
malinconica dentro l’anima col passare dei giorni, distillata nelle diversità accettate dei
ricordi. E più si allontanano i giorni, più l’America lascia dentro il mio essere intimo un buco
incolmabile, perché mi ha spalancato in faccia l’essere stesso. L’America è così grande che mi
sono sentita terribilmente, teneramente, umana. E ho perso la casa in America, perché l’ho
trovata solo dentro di me.
Le lunghe strade polverose con le corsie separate da righe gialle si estendono come elastici
tesi tra un capo e l’altro del deserto. Deserto, immensità di spazi cangianti, colori secchi,
indiani. Rosso e ocra, e il verde sporco e ventoso dei cactus. Caldo e sole, e sole. Ocra, e colori
secchi. La strada corre dritta e di tanto in tanto un camion ci supera. Mille e mille anni di
moltitudine e solitudine indiana. Spine. Erba secca gialla tra cinture di lava. Cespugli. Giallo e
nero, e giallo, e nero di lava. E il tramonto manda in combustione l’ocra sopra il deserto di lava.
E i colori diventano quasi i colori falsi di una fotografia con un filtro arancione. Colori caldi,
elettricità, sabbia nell’aria, colorata di sabbia. Il mondo intero è inesistente. La mia storia, e
la storia del mondo, sono inesistenti. O meglio, sempre esistite, mentre cala il sole sopra
questo ridicola presa in giro alla povertà della fantasia umana. L’arte non è creata dall’uomo.
L’arte sono questi colori bruciati sopra questa lava incredula, in questo tramonto che tocco
con la pelle interna dei miei tessuti. Arte è questa vita da animali di deserto, da uomini animali
sempre esistiti nel deserto, appendice ed essenza nello stesso tempo di esso, completati dalla
sua eternità. L’arte è questa assurdità di sentirsi così terribilmente umani in questa eternità,
sempre esistiti. Arte è questo dramma di cui non importa la genesi, di sentirsi parte di altri.
Arte è il dolore umanissimo di staccarsi dal deserto in fiamme nei colori ammutoliti dell’anima.
Un vento gelido e violentissimo si alza improvviso nell’istante stesso in cui il sole sparisce
dietro la terra arsa e ora buia. Il vento ci rende immobili. Immobili. Incapaci di muovere anche
un solo nervo del nostro essere, perché l’essere stesso sta per essere creato. Questo vento
rumorosissimo di deserto, sopra la vertigine di uno spazio più grande di quanto si possa
concepire a perdita d’occhio, scolpisce come pietra l’essenza del silenzio. Crea l’appartenenza
all’eternità del proprio essere, la fissa, come un marchio di identità. E la fissa in modo
incancellabile e personale per ognuno di noi. Ognuno a suo modo sta zitto, in contatto carnale
con la parte più intima, fluttuante, di se stesso. Afferrando almeno la percezione dell’anima.
Godendo almeno di un momento di libertà, qualunque nome, anima, Dio, esso abbia.
Ci vogliono poche ore di America perché il paesaggio trovi il negativo dei colori del giorno. Una
mezza luna incredibile copre di bianco la terra e di nero i cespugli. Una mezza luna incredibile
fa ombra dei nostri corpi sulla terra bianchissima, togliendoci l’anima meravigliata. Un silenzio
senza vento ci sorprende, ancora più violento. Ci stordisce. Che senso ha non essere questo
silenzio, non annullarsi in questo silenzio in questo preciso istante? Che senso ha aver visto
tutto il resto del mondo quando il deserto si fa prelunare? Silenzio privo di gravità, e colori
privi di vista. Esistiamo da sempre. Esisteremo per sempre. Piccoli e umani in questa terra
terribilmente bella di notte. Animali del deserto, impediti nei pensieri e nei movimenti, ombre
meravigliate di luna. Spazi. Siamo insopportabilmente lontani ed insopportabilmente esistenti.
Ci sorridono i capelli, i vestiti, gli occhi, le labbra, il ventre, le scarpe. Le poche stelle,
offuscate dalla luna regina, ci chiamano a ridere di loro, e di noi, e della vita che ci portiamo
dietro piena di illusioni e costrizioni, illusi e costretti ad illuderci di aver trovato un’identità
nascosta che non è nascosta per niente, perché è sotto gli occhi di chiunque voglia vederla, nel
deserto insopportabile e terribilmente nostro del Nuovo Messico.
Abbiamo appena il tempo di innamorarci, in questo deserto, di noi stessi, che dobbiamo
partire. Dobbiamo prometterci che torneremo. Questa intimità eterna non può scendere a
compromessi. E’ il sostrato della nostra stessa esistenza. La tenerezza dei nostri stessi
ricordi. Prenatali. Originali. Necessari. E’ il nostro peccato originale di infedeltà, che
dobbiamo pagare con la promessa di un ritorno.
New York mi si sbatte in faccia scintillante di vita, enorme negli intenti. Immensità di intenti.
Transiente. Finta, televisiva. Luccicante, a festa. Povera. Ricchissima. Illusa e viva, illusoria e
viva. New York mi mangia con le sue luci e i suoi grattacieli, mi mangia e mi digerisce nei teatri
di Broadway, nei locali del Village, intimi, sudati di jazz. Il sassofonista nero improvvisa e il
piano e il flauto e la batteria e la chitarra seguono la sua storia. La storia dell’America è nella
musica. La storia dell’America è la storia privata, improvvisata, dei singoli. E’ il tentativo di
moltitudine degli altri strumenti, è l’atto di vita del solista. La luce dietro il sassofonista lo
rende oscurato al pubblico stipato di venti persone. Si vede solo il bianco dei suoi occhi, che
mi guarda. Mi scruta, mi interroga, mi provoca. Mi giudica. Mi ama. Ama il mondo che ho visto e
che quegli occhi hanno perso. Ama la mia vita, la mia fame, perché ha fame di altra musica.
Perché sa mettere in musica gli occhi della gente. Ne ha bisogno. Perché c’è la sua storia, negli
occhi della gente. Poi New York mi mangia di nuovo, con i suoi schermi, le sue pubblicità, i suoi
idoli moderni, e mi digerisce dandomi la sensazione di essere un viaggiatore. A testa in su,
minuscola tra i grattacieli, io, proprio io!, in America! L’America…
Manhattan esplode, di macchine e taxi, di fiumi di gente nelle metropolitane, di luci negli
uffici. Il suo scopo è la vita. Times Square è il suo cervello, il suo significato: è finta, è
illusione, è una presa in giro, è un nonsenso. E’ un gigantesco assurdo orribile bellissimo
schermo televisivo. Eppure è arte. E’ Warhol. E’ un gioco. E’ arte nell’esposizione, nella
creazione dell’essenzialità dell’inesistente. E’ costruzione, ostentazione di una personalità di
silicone e pixel. E’ l’opposto della realtà. E’ nonsenso. E’ spazio transiente di illusione forzata.
E’ un gioco. Mi diverto tantissimo a giocare con Times Square. Eppure ho la certezza che per
l’America Times Square non sia un gioco ma una realtà. Questa sensazione mi impressiona.
Tutto questo vuoto riempito di illusione, tutto questo grande sogno indotto, tutto questo
gioco… c’è chi lo vive come realtà! New York è psicologia scritta vetro su vetro, schermo su
schermo, nota su nota, luce su luce, nella città. New York è ognuno di noi. E’ la storia
personale, quotidiana, di ognuno di noi. E’ un atto di porsi alla vita. Paura oppure no. Digeriti o
vomitati.
Ma io voglio giocare con New York, perché ho l’anima liquida e densa dell’eternità del deserto,
e New York vi galleggia sopra, meravigliosa e intima, con il suo jazz e il suo Warhol, e i suoi
grattacieli che sembrano un enorme cartellone pubblicitario di cui hai davvero l’emozione di
sbattere addosso.
Non c’è storia che colleghi New York al Nuovo Messico. C’è solo umanità. Comprensione e
incredulità. Un percorso, un'esperienza di un viaggiatore che si completa in sé stessa.
viaggio in America, 2002
SICILIA.
Sicilia
contratta
di troppi
cespugli
bruciati
sparsi
sulla montagna
aspra
di pietra
e di sole
di vetrine
addobbate
di troppe
statuine
e pizzi
e centrini
ballare
compromettersi
nelle strade
strette
di Sicilia
una pelle
vera
per rubare
l'essenziale
il sangue
la vita
tanti troppi
pezzi
di terra e persone
quasi anonimi
mi fanno
confusa
all'impatto,
perplessa
e lì sta il mediterraneo!
non l'hai nemmeno capito
bella e dolorosa
e già sai amarlo...
sono un'anima
lenta antica
i cespugli
e le vetrine
e di anonimo
c'è solo
il nostro smarrirsi
trovarsi
baciarsi (lidia)
Immagini ancora di viaggi, forse, forse solo pensate...
Donne con passo svelto e con in capo il velo,
uomini che si salutano con un mezzo inchino,
ragazzi che lottano per una biglia di vetro.
Le notti di vigilia sono piene di stelle
e con la sciarpa che svolazza
guardiamo il cielo,
la Messa è così lunga…..come è duro
cercare di non addormentarsi
per scoprire chi è Gesù Bambino.
Oggi i sogni tutti appena in una mano
ma la mano accarezza le stelle,
piano. (aiseop)
E poi ci sono i viaggi che fantastichiamo, e che ci portano in posti antichi e lontani, e che non
sono meno reali degli altri...
Il sole fa capolino dietro le nubi cariche di pioggia, ma si sente comunque la tiepida brezza
primaverile che sfiora le pelle, come una carezza, e scompiglia come un cavaliere impavido i
miei capelli.
Ma il paladino è proprio vicino a me, immerso sopra l'erba con lo sguardo di chi non ha paura di
sfidare nemmeno i raggi del sole. Anche lui mi ha sfiorato la chioma mentre traboccava di
tenerezza. Quel prato ormai è mio, come sento mio tutto il mondo, visto che si ferma lì.
Attorno, quasi come confine, si trovano dei muretti formati da sassi enormi, sembra quasi un
luogo dell'antica Roma, chissà, forse era un vecchio foro.
Il calore e la luce che danno vita e colore a quell'erba, a quegli alberi ricoperti di gemme,
placati nella loro serenità, sono il nostro segreto comune accordo, che si esplica con i sorrisi e
gli sguardi, mentre occorre una sola espressione per dirsi "quanto ti voglio bene, fin troppo e
lo sai". Sento riemergere in me la sfrenata voglia di vivere, la gioia vera, quella ingenua che
nasce dal contare i petali di un fiore, dal sentire un filo d'erba tra le labbra e la sua mano
stretta stretta contro la mia. Il paladino impavido è li, vicino a me, che condivide la mia
allegria, è li con me che scambia la purezza di questi momenti.
La paura non tarda ad arrivare, ed ecco che per respingerla corro via, lontano da lui e dal
troppo amore, varco le soglie del lecito, oltre il muretto di confine, e non esito nemmeno un
istante ad andare oltre il consentito, oltre il tempo, oltre la fantasia, in una realtà fatta di
libri di storia, di immagini di film, di ricordi sparpagliati qua e là nella memoria, ma ricostruiti
con tanta cura, per poter sognare ancora ad occhi aperti.
Vicino agli otto alberi disposti a semicerchio vedo un grande falò con degli uomini seduti
attorno, mangiano, bevono e cantano insieme, la loro canzone è una melodia che non mi giunge
nuova al cuore, le note che la compongono sono simili al cinguettio degli uccellini, allo
scrosciare della pioggia, al vero accento dell'amicizia. Osservo tutto di nascosto, per non
essere vista, per crederci ancora un poco.
Ritorno dal mio cavaliere per abbracciarlo forte forte e scherzando lo rimando nell'antico
foro romano dove forse qualcun'altro ha corso e sognato come me.
Ora è notte inoltrata e la pioggia sta cancellando tutte le impronte, come il tempo scolorirà
anche questo mio ricordo, ma non scorderò mai il candore del sorriso di quel paladino sotto il
sole.
(Gloria Venturini)
Pezzidimare
Cosa faccio qui? Parole di mare, forse niente altro...
un faro rosso
e proiettili di tramonto
su un mare solitario
e triste come neve
come un sogno che cade
e basta.
Fa un po' freddo. Avrei dovuto dar retta a mia moglie e comprarmi un cappotto nuovo. Chissà
che freddo deve avere un pesce appena pescato... quegli occhi... mi tormenteranno per tutta la
vita. Gli occhi che vedono la morte. Quando hai freddo negli occhi, quando hai paura. Sono solo
occhi di pesce pescato. Si dice sempre: "che gli occhi non siano opachi" ... forse chiudiamo gli
occhi ai nostri morti perché non siano opachi... sono solo pesci senza nome, per il gatto zitto
vicino agli ormeggi, in posa per la sua parte, per il bambino, per tutti quelli che un po' di
opacità, negli occhi, ce l'hanno già... (lidia)
Una gatta sul muretto fa ombra al tramonto,
tramonto di mare color tulipano,
l'odore del pesce è pungente e sa di sale,
le onde sono così stanche che non fanno rumore. (aiseop)
...come una certa tristezza nel cuore che sembra arrivata oggi, proprio oggi... senza nome,
come quando arriva quella risposta... che strozza il dolore di una vita nelle gambe... ecco
perché torniamo al mare. Vecchio mare... con tante parole... tanti pesci... e poi dicono che i
pesci non hanno un'anima. Come ti possono diventare opachi gli occhi se non hai un'anima? No,
troppo difficile per me. Allora, quanti siamo a cena? I figli, le famiglie, noi due... e mia moglie
mi dice: "Fai te!". Si fa presto a mandarti al mercato del faro, che cosa romantica poi... il faro,
il mare, il tramonto, le barche di pescatori... e io quanto pesce compro? Bella storia però,
l'anima dei pesci! Io e lei... povero mare, quanto tempo... a te mica si vedono le rughe però...
però sai che ti dico? Io vorrei essere un pesce. Per essere dimenticato. Con gli occhi opachi e
niente più domande. Che domande poi possa farsi un vecchio... con tutto quello che ha dentro...
tanti rumori come tutti questi rumori del mare a cui alla fine ti abitui, e ti sembrano silenzio...
testimone silenzioso
di un sole senza tempo
...che cade
e basta in una sera
in una notte come una vertigine
in un cielo oscuro
dall'altra parte nascosta
del mondo dall'altra parte
nascosta dell'anima dove
finisce e inizia
il mare nella parte nera
dell'anima in un punto
di un orologio
appeso
alla luce nera
delle stelle
senza nome di un mare
dal colore livido
del sangue
dell'anima (lidia)
Mare
davanti ai miei occhi
muto,
la tua voce l'ho rubata per sempre
tanto tempo fa
e mi risuona libera
quando ho bisogno di orizzonti
grandi
di là dei muri
irti,
quando ogni parola
tace
e il lago dell'anima
è così profondo
che non riesco a fare rumore.
Mare
nascosto nelle pieghe dell'anima
di là del muro ostile
ornato di limoni,
mare dove nascondere il poco che appare
per tornare immortali.
Gialli limoni oltre il muro nel sole,
agavi solitarie,ginestre puntute,
arbusti dirupati:
mare,
antico richiamo
da cui nacque la vita,
mare antico,amico,
mio sfinito infinito mare. (aiseop)
...uno sfinimento che agli altri è nascosto tra le ombre della mano... quelle che si vedono solo
attraverso il mare. Come un muro di ombre... ecco, adesso vado lì e glielo dico: "Scrivi del muro
di ombre del mare". Chissà che scrive su quei fogli! Ragazza dai capelli nero rame... chiusa
nella solitudine del faro solo perché somiglia così tanto a quella del tuo cuore... ci metterai una
vita a capirlo... e intanto scrivi, arrabbiata come una bambina... non dimenticherai, non te ne
preoccupare, tutto quel vuoto e quel freddo così distratta dal mare... magari scrivi di me...
cosa ci fa un vecchio appoggiato al faro? Chissà se ti ricordi dei pesci... ecco cosa ci fa:
ascolta le parole dei pesci... il mare è così semplice che si fa presto ad odiarlo...
...cade
e basta, un faro rosso
e un segreto nel sonno
...la bianca semplicità del mare,
di una realtà
sdrucciolosa
ferma nel silenzio
disarmato
di un pensiero,
di quell'infinità trasparente
e pallida del vento di mare...
vorrei le tue parole ragazza, per scrivere del mare... scriverei del mare come un pesce, ci
ballerei, dentro il mare. Sai quello che mi incanta nel mare... non è nemmeno l'infinitezza...
bella questa, adesso mi metto a parlare di infinito... non sono nemmeno poi tutti i suoi colori, e
nemmeno che sia un po' la casa della nostra luna, nemmeno che sembri così immobile da essere
lago, eppure sempre così sul punto di... piangere... come adesso. Ha l'anima dentro, il mare,
nella sua rabbia. Non mi incanta nemmeno il fatto che sia come me... ma la sua spudorata
semplicità. È acqua, tanta tanta acqua. E nonostante tutti i suoi colori e tutte le sue notti, è
trasparente. Prova a prendere il mare in una mano, e non dirmi che non si può... scommetto che
qui ci sei arrivata anche tu, ma sai a cosa serve essere vecchio? A dirti: "e i pesci?". Non
capisci che questa è tutta la tua colpa? Sono belli i colori sopra l'acqua, bellissimi e scuri quelli
sott'acqua... ma sono riflessi vuoti di mondi vuoti... ogni mondo vuoto a suo modo, chiuso a suo
modo in una battaglia continua... riflessi di ombre... mi sembra di essere tornato in guerra... ma
immagina di vedere le nuvole di pioggia... da sotto il mare... non ti apparirebbero che in tutta la
loro bellezza... in tutto il loro dolore... e immagina di vedere il mare da sopra... in tutto il suo
incostante muoversi... piangere... a un tratto tutto il mare non ti sembrerebbe che un muro
d'ombre. Ecco vedi, te l'ho detto, che il mare è un muro d'ombre. Tieni in mano il mare allora...
un fantasma del faro che impasta tra le mani i colori della sua tela, una città impastata nei
ricordi e affogata nella sabbia, la città di chiunque abbia lasciato le sue parole nel mare...
Darai la colpa a tutto il resto del mondo per discolparti... e poi tornerai qua, e troverai i
pesci... bella la vita, vieni mandato a comprare il pesce fresco per la cena, e ti ritrovi a ridere
di te, perché ti sei ricordato dei pesci... il mare è morto senza pesci, ricordati questo, e anche
l'occhio opaco di un pesce ha la sua vita dentro. Una vita bellissima. È tutto molto più semplice
di come sembra... tutto più leggero, nel mare. A proposito, se non voglio essere cucinato io
stasera, qualche pesce lo devo pur comprare... ciao mare
della parte nascosta
di notte dell'anima
tra le lancette di un orologio
appeso
agli occhi distratti
e lontani di un vecchio
col cappotto stretto
che dal mercato del pesce
va da solo verso la notte
bianca del mare
e appoggia al faro rosso
tutta l'ombra della sua vita
perché non pesi troppo (lidia)
Il sole esplode sul mare
e quasi ci muore
orizzonte diffuso
assiepato di vele
di rapide ali
di barche lontane
la spiaggia disfatta da onde schiumanti
rigurgita rami contorti
residui di vita
si popola di sparse presenze
di cani di umani
di storie
sferzate dal vento
nei loro maglioni
e giacconi
racchiuse.
Questa notte
ho pensieri
che cercano il mare,
il mare aperto
senza confine,
quello che ha l'onda lunga
della storia o del destino,
che ha canti antichi
di infinite stelle
cadute da cieli lontani.
La strada bianca
assolata
profuma di viole
viole che io non vedo,
ho gli occhi pieni di luce.
Profuma di viole
che io non vedo
la strada assolata
bianca ai miei occhi.
Mare grigio perla,
sfuocato,
acutamente profumato,
vento di nuvole grigie
ti scrolli di dosso
veloce
gocce di pioggia
sottili,
il cane randagio
con il pelo bagnato,
gatti indecisi
annusano il cibo,
stridio di gabbiani...
ti seguirei lungo una riva ideale e infinita
stasera,
come in un film che mi ispira
vorrei non ci fosse il finale. (aiseop)
Vorrei le tue parole, ragazza... per prendere il mare mosso e farne tempesta e rabbia di
stelle. Vorrei parole per ricordare ancora, altri mari...
Ricordi quel tramonto sul mare...
una passeggiata a piedi nudi sulla sabbia...
il silenzio parlava per noi..
e poi il fragore delle tue risa...
la bianca spuma accarezzava le tue caviglie...
mi abbracciavi e ridevi nel sole....
nei tuoi occhi chiusi ora vedevi....
non importava dove fossimo realmente...
eravamo lì in quell'istante..
le mie dita disegnavano la tua figura...
il tuo viso scorreva nelle mie mani....
non perdevo nulla delle tue forme...
rubavo i tuoi capelli...
le tue labbra...
le tue ciglia...
e respiravo il tuo odore...
ti stringevo le mani...
ed una musica di mare accarezzava il sogno..
un sogno che ti regalavo...
un sogno che cercavi da tempo...
un sogno comune...
un'ala spezzata....
l'ala d'un gabbiano che ti faceva sorridere...
tu sorridevi...
e nei miei occhi chiusi io vedevo...
sorpresa apristi i tuoi...
credendo che io ti vedessi...
sorpresa t'accorsi che sognavo...
stupita vedesti nel sogno la realtà...
......
......
ora in quella musica sogno ancora...
ma solo cammino nella sabbia...
ed il vento si fa forte...
la sabbia graffia il mio viso...
e chiude i miei occhi...
è ora che nel sogno vedo la realtà...
e su quella sabbia son solo...
mi siedo su un sasso....
e guardo l'orizzonte....
finché un sole di sangue...
non affoga nel mare....
arriva la notte...
alzo gli occhi al cielo...
una stella nel cielo....
brilla da sola....
non c'è luna che illumini....
non c'è luce....
e la stella emana il suo ultimo bagliore...
e si spenge nel firmamento oscuro...
perdendo nella notte il suo brillare...
un inutile bagliore in un cielo...
senza luna.... (ulisse 1976)
Rumori di mari nelle anime che il mare accarezzano...
Dimmi se faccio rumore
dicendo o facendo parole,
fammi ascoltare
sguardi infiniti,onde di mare,
toccare rugiada su gemme
di alberi spogli,
fammi tacere col canto
di spighe di grano nel vento;
si accende oro negli occhi
al tramonto...
il cielo si imbruna...
chiudiamo lente le palpebre
.......
inizia una lenta
lunghissima
pioggia di stelle. (aiseop)
Un tempo il cielo era tutto d'oro, fitto zeppo di stelle e c'era un mare felice,
tutto chiuso in un pugno, cristalli di oceano grani di blu... o forse felice era la mano ... per
tutto il mare che racchiudeva. Poi il pugno si aprì e la polvere di mare polverò verso il cielo e
allagò le stelle
e si confusero i grani di mare senza essere più blu.
Restarono solo le stelle a sbucare dalla polvere di mare isole giallo-sole un po’ deserte dove
sonnecchiano specie lontane e assai rare : tutti i sogni del mondo
che non parlano più con il mare. (livio)
Affidata al vento
una piuma leggera
una piccola pena
una spina,
un sorriso un po’ stanco
una voce impaziente
un piccolo spazio
fatto di niente,
una luce negli occhi
rubata per strada
e nascosta nel cuore,
nel profondo del cuore,
dove anche una luce
può fare rumore.
E incontrarmi,
specchiarmi, narciso,
stupito di essere io,
sconosciuto,il mio viso.
Parole insensate
o vicine alla meta
del perché bisogna
amare la vita:
correre sempre
nello spazio infinito
cercando come Icaro
di staccarsi dal mondo
e inciampando in un grano di sabbia
in un soffio, in un dito,
accorgersi che il cielo
è uno spazio conchiuso
che una lunga catena di mani
protese, avvinghiate,
può cercare di misurare, sì misurare,
provocando un moto incessante di onde
che danno origine, credo,
alle onde del mare. (aiseop)
Cartolina illustrata senza più colore.
Ecco cos'è la vita per te.
Tramonto d'inverno senza più il suo sole.
Mare mosso che fruga allo scoglio pure l'ultima goccia di vita.
Sole ormai freddo.
Mano ormai spada.
Ecco cos'è la vita per te.
Cartolina illustrata senza più colore.
Tramonto di sogno,
tramutato in paura.
Sole ormai freddo.
Mano ormai spada.
Ecco cos'è la vita per te. (Bianca Maria Fava)
Mare grigio,inquieto,
onda lunga,parole ripetute,
risacca di pensieri fragorosi,
riascoltati;
viene voglia di spazzarli via:
una tempesta,forti venti,
noi aggrappati a un faro
che illumina
questa notte di lampi
e pensieri sciabolati
con la luce che lotta
battendo l'aria fredda;
solo due grandi occhi
e piccole tiepide mani
come essenza della vita,
quello che rimane,
il grande segreto,
due grandi occhi
e due piccole mani.
Mani di vetro
cristalli di luce
nell'anima
solitudini
sparse sulla superficie del mare
mare con le sue lune ondulate
con le sue fiabe antiche
canto di pesci e di sirene
che ti guida fino all'isola
dove approdano i sogni
e le paure si intridono e scompaiono
nelle sabbie sottili
spiagge dove nascono i racconti e le magie
approdi da cui Ulisse
rischiò di non tornare. (aiseop)
Forse per questo di notte sogniamo, per andare di stella in stella e far parlare i sogni che
vivono divisi su ogni isola gialla.
Forse sono i sogni ad aver bisogno di noi e non noi di loro.
Quei sussurri dell'anima nel buio della sera.
Magari domani viene qualcuno a far pulizia e pulisce tutto, spazza tutto il cielo sporco di blu.
Chissà dove li buttano allora tutti i cristalli di mare ?
nel mare non c'è tempo...
Magari è per questo che i sogni sono rimasti sulle isole gialle delle stelle,
a loro il tempo non sa come scioglierli... (livio)
E magari rimane solo qualche parola da dire... da raccontare...
siamo anime di mare
rumori
lontani di un sogno
rumori di un grido
che ci spacca
l'anima
rumori
di pioggia sulla sabbia
e resta in gola
lo strazio
del mare in un pugno
_e resta nel cuore,
in silenzio,
a emozionarci_
nell'unico modo
che abbiamo
per dirlo (lidia)
... da raccontare nell'unico modo che abbiamo per dirlo.
E il Re un giorno trovò la conchiglia grande come una mano, e udì dalla conchiglia l'eco
bellissima che è frangersi d'onde e di voci lontane; e udì le storie di tutti gli oceani e di tutti
gli uomini persi o felici in quel mare. (livio)
Sentì il canto delle sirene, udì la voce del vecchio pescatore quando si buttò a capofitto nel
mare, perché voleva gli occhi opachi del pesce... sentì il mormorio del mare quando restituì alla
spiaggia quel fardello...con gli occhi opachi di pesce. (Gloria Venturini)
Storie che raccontano storie
Siamo storie che raccontano storie.
Sempre il problema di un'idea che scavi prima di scavare,
cercata prima di essere trovati...
e interruzioni che gonfiamo lo sguardo.
Il problema di un'attenzione sempre presente...
e brividi di umane necessità.
Entusiasmi incendiati cenere ormai,
un capitano senza nave che rotte cieco non segue più....
profondità impreviste e qualcuno che affonda.
E tu.... "... in giardino ad isolare le tue migliori rose". (Adriano Evangelista)
Altre storie, storie d'amore...
"Ricordi quel tramonto sul mare...
una passeggiata a piedi nudi sulla sabbia...
il silenzio parlava per noi.."
Vorrei poter esser la prima luce che rischiara il tuo giorno..... vorrei poter esser la prima voce
che ascolti al risveglio... vorrei poter esser il vento estivo che accarezza il tuo viso al
mattino... vorrei esserti accanto quando apri gli occhi per perdermi nel tuo primo confuso
sguardo... vorrei carezzare la seta della tua pelle e gustarne il suo profumo... vorrei scorrere
le dita fra i tuoi capelli corvini nella dolcezza d'un semplice gesto... vorrei allora abbracciarti
e stringerti al petto, cosicché il battito del mio cuore possa scandire il tempo del tuo
risveglio... vorrei scaldare il tuo viso nei freddi giorni d'inverno e disegnare il tuo volto con le
dita... vorrei contemplare la tua beltà nel semplice gioire del tuo sorriso... vorrei rubare al
tempo ogni tuo abbraccio ogni tuo bacio ed ogni tua carezza, cosicché possa riempire di te la
mia solitudine...
"rubavo i tuoi capelli...
le tue labbra...
le tue ciglia..."
vorrei tenerti nel cuore finché esso avrà forza per pulsare vita nelle vene ... vorrei esser il
sangue che scorre in te ed alimentare il tuo spensierato amor dell'amore... vorrei scacciare le
nubi che oscurano il tuo cielo... vorrei scacciare la tempesta che naufraga il tuo cuore nel mare
dei pensieri... vorrei esser per te la stella che riluce alta nel cielo ed illumina i tuoi passi...
"un sogno che ti regalavo...
un sogno che cercavi da tempo...
un sogno comune...
un'ala spezzata...."
quand'anche la luna provasse a smettere di brillare la piccola stella avrà sempre pronto un
fascio di luce a rischiarare il suo volto...
vorrei esser per te la vita... nella gioia e nel dolore..
.. immaginavo, lo avevo immaginato....
ogni sera, quando un giorno sta per finire... ho sempre paura che il giorno nuovo potrà portare
qualcosa di diverso....
....è una paura inconscia, una sensazione lacerante...
"ora in quella musica sogno ancora...
ma solo cammino nella sabbia...
ed il vento si fa forte...
la sabbia graffia il mio viso...
e chiude i miei occhi..."
ed ogni volta che arriva questa paura, il giorno dopo hai qualcosa di strano..... ti sento
lontana.... ti ho lasciata ier sera in parole di sogno.. ti faceva arrossire.... mi sentivo e ti
sentivo felice... non avrei mai voluto terminare quelle parole..... ogni volta vorrei bloccare
quell'energia, quelle emozioni, vorrei tenere quelle sensazioni, quei momenti.... fermarli in un
tempo indefinito.....
ma non sempre la notte t'ha donato roseo risveglio.... qualcosa è accaduto questa notte....
il giorno del mio compleanno s'è spento in una notte pensierosa....
ho iniziato ad avvertire questa sensazione dal momento in cui sei uscita di casa ier sera.... non
so dirti perché..... non ho spiegazioni plausibili... sarà qualcosa di superiore... so che forse ti
sentirò fra non molto.... mi racconterai qualcosa, mi dirai delle parole... ma già sento
un'agghiacciante sensazione.... mi gela le gambe... e corre per la schiena.... sale sino alla
nuca....e m'avvolge nell'oscurità dell'angoscia... un senso d'ansia... di vuoto... dispersione....
qualcuno ha bussato alla tua porta, ai tuoi pensieri... e qualcosa ha turbato 2 giorni di magia....
quella sensazione prende forma nel mio pensiero...
"mi siedo su un sasso....
e guardo l'orizzonte....
finché un sole di sangue...
non affoga nel mare....
arriva la notte..."
è impossibile calmare l'animo e frenare la mente che in questi momenti s'incammina per viaggi
interminabili e sconfinati....
vaga per terre oscure, per valli desolate.... vedo la tua immagine sfocarsi al mio orizzonte....
una gelida tortura.... ghiaccio che corre sulla mia schiena..... ho avuto il sentore che il passato
sia tornato dinanzi a te.....
l'ho sentito questa notte...
l'ho avvertito in una vibrazione...
me lo ha confermato la tua voce.... t'ho sentita distaccata.... ho sentito uno strappo..... un
allontanamento....
una gelida sensazione
e nel mio orizzonte non c'eri più.
storia di ulisse...stella sola (ulisse 1976)
Storie che lasciano un mondo che si interroga, che rigira un ricordo come una vecchia
fotografia consumata per trovare un particolare nuovo, proprio quel particolare che era stato
ignorato. E che ci appare bellissimo.
Le percezioni di un mondo, di un mondo qualunque... perduto... non sono poi così distanti, tra la
gente. Sono storie diverse, storie d'amore forse, storie di speranze annegate in un mare
lontano...
Stelle, raggi di stelle
scendete nel mare dei ricordi
come le lucciole che danzano nella notte profonda
e inseguendosi
disegnano il sentiero alle ombre smarrite.
Stelle, lampi di stelle
squarciate il buio e
infrangete lo spettro notturno
che senza sosta assale le anime silenti
che in questo mondo infinito di voci lontane,
di grida vicine
di speranze infrante
e sordi tonfi
cercano l’oblio tra le braccia delle onde
e chiudono gli occhi lasciandosi cullare
mentre annegano, annegano
nel triste rimpianto di un mondo perduto
un mondo fatto di nulla
fatto di tutto.
Stelle, barlumi lucenti
che sembran fili
tessuti nella notte antica
cancellata dalla memoria,
scendete dal cielo
e avvolgete
e scaldate la mia anima che ha freddo
che trema
dilaniata dai pugnali di ghiaccio
dalle lame di acciaio
che penetrano ovunque
e tutto arrestano.
Stelle, pietose speranze
amiche lontane
lontane, vicine
come i flutti delle onde
colme di forza dirompente
che poi muoiono sulla sabbia
e lasciano solo tracce di schiuma
presto inghiottita dalla terra
ballate danzate
la vostra danza sul mio corpo
che soffre
che brama la solitudine
che mai arriva. (Bianca Bibbi)
Storie che tornano, pensieri a far male, pensieri che non si dimenticano. Amori impossibili, ma
bellissimi... Ma esiste davvero, l'impossibilità?
Quanto vorrei poter ancora alzare gli occhi al cielo
ed osservare nel buio della notte la mia luna
quanto vorrei guardarti ancora negli occhi
nel verde delle tue pupille
dove ho viaggiato per ore e giorni
giorni infiniti
giorni lontani
giorni che affiorano alla mia memoria
momenti, fotogrammi continui
che affollano i miei pensieri...
non posso smettere di pensarti amor mio
sei il mio risveglio
il pensiero che m'accompagna in auto
un'auto vuota della mia presenza
osservo il tuo sedile
come nella speranza che tu appaia all'improvviso...
ti rivedo in quelle mattine segnate dall'alba
quando il tuo viso s'illuminava del primo timido sole..
vedo ancora le ombre che si creano sulle tue guance
ed i tuoi occhi stanchi ma felici
i tuoi capelli ora sciolti
che posano sul tuo collo...
mi sembra ancora di sentirne il profumo..
il sapore della tua pelle
lo scorrere della tua seta
sulle mie labbra....
se chiudo gli occhi sento il tuo respiro sul mio viso
e sento le tue tempie scorrere nelle mie mani..
sento le tue ciglia solleticare le mie dita
e sento il sussurrare dell'aria che attraversa le tue labbra
mi sembra tutto così vero
che vorrei stringerti al petto
e tenerti vicina al cuore
cosicché i miei battiti si possano unire ad i tuoi
in un unico movimento
in un'unica soave musica d'orchestra...
vorrei carezzare le tue spalle per scorrere sulle tue braccia..
vorrei tenere ancora una volta le tue mani
ed osservarle ancora
vorrei sognare di vedere il tempo passare su di esse
vorrei vedere gli anni che le invecchiano
vorrei vederti invecchiare
al mio fianco
per riscoprire ancora la tua bellezza
e scorgere il fuoco che arderebbe ancora nelle tue smeralde sfere
seduti ancora una volta in riva al mare
osserveremo nettuno
al quale abbiamo affidato il nostro segreto...
quanto avverto il tuo silenzio
quanto mi manca la tua voce
quanto vorrei sentire ancora il tuo sorriso
quanto vorrei vederti piangere ancora
piangere per il distacco
perché in quel pianto c'è tutto di noi
quanto mi manchi pazza luna
fuggita via d'improvviso
portando il buio nelle mie notti insonni
notti che iniziano col tuo ricordo
che m'accompagna nel mio mondo
un tempo felice
ricco di colori e profumi
un mondo di musica
ove tutto sorrideva...
un mondo ora silenzioso....
vuoto di musica
una musica che ascolto e non vivo
una musica che come la mareggiata
t'ha portata prima sulle mie coste
per poi ritrarsi e portarti via con se
ti cerco ancora negli occhi della gente
in un sorriso
in una canzone
in un pensiero
nelle braccia di chi a volte t'è vicina
ed ogni volta che m'imbatto nel tuo ricordo
tutto intorno si fa buio...
il silenzio m'avvolge
immense nubi coprono il mio cielo
movendosi minacciose sul mio capo chino
un gelido vento fa tremare le mie membra
ed io stringo le braccia al petto
braccia vuote
braccia fredde
orfane del tuo calore
ed in quella tormenta che inizia a spirare
inizia a piovere, in un diluvio devastante
come di un cielo piangente
ed in quel tormentoso angolo di terra
illuminata dal bagliore di lampi lontani
tra il fragore dei tuoni si leva il mio lamento
si alza libero il mio grido
sale il mio urlo
che invoca il tuo nome
e si perde nel vuoto di quella notte
e si perde nel vuoto della tua assenza
si perde nel ricordo
di un abbraccio. (ulisse1976)
Storie d'amore che a volte ci ricordano la bella e dolorosa necessità dei contrasti, nella vita,
ce lo ricordano con un'onestà disarmante...
Tradire
il ricordo
di un'emozione,
di te.
Lasciare
uno spirito
morire
l'addio fugace.
Respirare
lo foco
della passione
amante rivale
dell'odio,
quale ancora di salvezza
ed umile speranza dell'Amore.
Ridare
una libertà
al mio core
ormai impassibile al suo destino,
futuro
vicino
immobile pensiero
di ali nel cielo lo giorno
ed occhi stellati la notte,
come i tuoi,
verso me. (samantha Kanalis)
Storie d'amore... embrioni di stelle che saranno, e appena all'inizio, stelle piccoline...
Vorrei che il mare
non fosse così freddo d’inverno,
vorrei che le stelle
entrassero nella mia camera la notte…
per farmi compagnia
e perché così non potrei più piangere.
Vorrei non sentire freddo
quando lei non c’è,
vorrei non sentire più bisogno d’amore
magari perché l’avrò accanto,
vorrei poter amare sempre
e con tutte le mie forze.
Vorrei che il mio cuore
smettesse di battere per la nostalgia e il dolore,
vorrei sentirlo uscirmi dal petto
solo quando lei sarà con me.
Le gocce di pioggia si rincorrono là fuori;
ed io nel mio letto
a sognare una stella
che finalmente mi starà accanto.
Canterò per lei
in ogni dove
e farò miei i suoi sogni
per renderli più dolci.
Intanto sono ancora qui,
ad ascoltare la pioggia nel mio letto infelice
e a sognare quell’angelo
che mi regalerà la sua luce.
Non serviranno molte parole
quando saremo vicini,
saranno i nostri occhi a parlare
e lo faranno per sempre.
Sei tutto ciò che ho
eppure non so ancora chi sei.
Nell’oscurità cerco un tuo riflesso
ma la vita non mi permette
di avvicinarmi a te…
Può accadere solo nei sogni.
Sarai l’aria che respiro
e il calore del mio sangue.
Sarai la più dolce idea che ci sia.
Amore,
raccoglierai le mie lacrime
e le conserverai per sempre
per non dimenticarmi più.
Sarai il temporale
che poi mi riporta il sole.
Quando ci sarai,
dentro di me non morirai più.
Potrei scrivere per tutti i giorni della mia vita
incollando pezzi del mio cuore sulla carta
ma quando lei arriverà,
vorrò scrivere solo per lei.
Non scriverò come sempre.
Scriverò con tutti i miei sensi:
Vedrà i miei occhi e
odorerà il profumo dell’amore.
Proverà brividi per le mie carezze,
assaporerà i miei baci
e ascolterà ogni giorno
il battito del mio cuore.
Oggi ho incontrato due piccole lucciole
in grado di portare la luce
là dov’è il buio.
Era la luce dei tuoi occhi
che voleva mostrarmi come sei,
e in certi momenti
anche contro il tuo volere.
Troppo intensa quella luce
perché tu potessi impedirlo.
Mi ha mostrato cose dolci
e sussurrato del tuo cuore.
Brilla stellina!
Perché lo sai fare benissimo.
Ti ringrazio mia dolce stellina,
brilla nel cielo
per farmi felice.
Continua a sorridere
e non stancarti mai.
Per stare con te
durante la notte
mi addormenterò sui prati
guardandoti in cielo.
Quando mi vorrai
entra nel mio cuore
attraverso i sogni
e svegliami dolcemente.
Forse non brillerai mai
più di altre stelle
ma tu, resterai per sempre
la mia dolce stellina. (Manuel Galante)
Talvolta, osservando due giovinetti che, tenendosi per mano, camminavano lungo le strade del
mondo, mi chiedevo cos’è l’amore, con grande stupore però non trovavo risposta ad una
domanda così semplice. Fu la mia compagna, un pomeriggio uggioso, che mi svelò finalmente il
vero significato di quella parola:- L’amore -mi disse- è tutto ciò che vive al di là della passione
e dell’apparenza. Una madre ama il figlio perché egli è frutto di se stessa, non esiste
sentimento più bello ma è anch’esso destinato a perdersi nel tempo e non rimanere che nel
ricordo di una infanzia felice. Sono convinta- proseguì - che il vero sentimento sia tra due
creature che il destino ha voluto unire, sottoponendole a infinite prove e giungendo talvolta a
richiederne un estremo sacrificio: quante di loro si sono tuttavia perse, scoprendo che il loro
amore altro non era che sfrenata attrazione fisica. Noi lottiamo, calpestiamo tutto ciò che
intralcia il nostro cammino, in nome di un sentimento inteso come sublime ma esso altro non è
che egoismo. Tu ami una donna perché essa ti dà figli, prosegue la tua discendenza; la vorresti
però accanto se ella fosse sterile? L’ameresti per quella che è, non per quello che può dare?:Rimasi interdetto a quelle parole ed ella , dopo una breve pausa :- Come vedi una risposta la
può dare solo il tuo cuore ma talvolta esso è pieno di passione, frutto di una rigogliosa
primavera; prova però ad interrogarlo quando l’autunno, con le sue brume annuncia l’imminente
inverno; la sua risposta sarà differente ma sincera. Vedrai allora due anziani che tenendosi
per mano, dopo una vita trascorsa insieme, si avvieranno lungo il sentiero che porta lontano e
quando uno dei due chiuderà gli occhi, l’altro si stringerà vicino seguendolo. Tutto questo è
amore:- disse quel giorno ed io capii. (simbad il marinaio)
L' amore è una musica,
fa vibrare le corde del cuore,
è una melodia, arriva fino al cielo.
L'amore è un sentimento
intenso e profondo,
fa rabbrividire l'anima
nei suoi momenti acuti.
Il suo mondo vive
tra i sogni e la realtà,
mille luci non riescono
ad illuminare la sua intensità.
L'amore è gioia,
è vita per il mondo,
l'amore... è anche dolore,
spezza l'anima.
L'amore è per l'amore,
di uomini e donne,
che vivono ascoltando il cuore. (Gloria Venturini)
Solo tu sei riuscito a farmi ascoltare
il rumore dei miei silenzi
e vedere la luce della mia tristezza.
Nell’oblio di questi giorni
restiamo uniti:
nei nostri sguardi,
nei nostri sorrisi,
nel nostro amore.
Nessun colore
potrà mai dipingere le mie giornate,
nessun fiore
profumarle,
nessun raggio
illuminarle.
Solo tu
luna in un prato di stelle,
spiga in una distesa d’oro
componi le note della mia armonia. (soleazzurra)
E non ci sono solo storie d'amore... o forse sì...
Quando Alfredo si ammalò, tutti i suoi fiori decisero di andarlo a trovare in ospedale e, tolte
le radici dal terreno, si incamminarono fischiettando.
Non potete entrare, disse la suora dall'alto del suo abito bianco, non è permesso, ed a niente
servì protestare e far notare che sul cartello c'era scritto vietato l'ingresso ai cani, e che di
fiori non si parlava. Noi siamo i suoi fiori, dissero in coro, e vogliamo solo salutare Alfredo e
fargli sentire il nostro profumo. Gli farà bene, a lui piace molto.
Suor Carmela, così si chiamava questa suora, scuotendo la testa, disse che non era proprio
possibile, Alfredo stava riposando e poi, non era mica solo in stanza. Con lui c'era un
fabbricante di carri armati, e se lei avesse permesso ai fiori di entrare, avrebbe dovuto
permetterlo anche ai carri armati e chissà che frastuono avrebbero fatto. No e poi no, non è
proprio possibile disse ancora scuotendo la testa, e fece aggiungere da un'infermiera sul
cartello di divieto, scritto con un bel pennarello rosso, vietato l'ingresso ai fiori, e più in
piccolo, vietato l'ingresso anche ai carri armati, che non si sa mai!
I fiori decisero allora di mettersi sotto la finestra di Alfredo e di crescere alti in modo che
almeno li potesse vedere. I più bravi furono i girasole che, però, si impegnarono a tal punto da
dimenticarsi del loro lavoro, insegnare la strada al sole. E si, perché voi forse non lo sapete,
ma il sole è un grosso signore accaldato e distratto, che non ricorda mai la strada e, se non ci
fossero i girasole, si perderebbe ogni giorno. E così accadde infatti, e se non fosse stato per
una cometa che passava di li e vedendolo spaesato si fece prendere per la coda e lo trascinò
sino a casa, chissà dove sarebbe andato a finire.
Ma questa è una storia a lieto fine, e così Alfredo finalmente chiuse gli occhi e diventò una
farfalla, ma che dico, una gran bella farfalla, e felice come solo le farfalle sano essere, volò
subito ad abbracciare i suoi amici fiori, senza dimenticarne nemmeno uno. (xolotl)
Storie, tante storie... ma sì, tante storie d'amore ...
La guardavo ogni sera passeggiare con l'amica rapito dalla sua bellezza, dalla sua espressione
dolcemente blasé ... Occhi azzurri, capelli lunghi e biondi, e Dio quanta grazia nel camminare!
Sognavo di stringerla forte tra le braccia , la depressione oramai era solo un ricordo : sì, è
vero, nella mia mente non c'era posto che per lei. Un giorno ebbi finalmente il coraggio di
scriverle una lettera, dandole appuntamento vicino al bar "Boheme ".
"Vedi mia dolce rosa .....per quanto mi sforzi non riesco nemmeno a guardarti negli occhi, i tuoi
mi abbagliano, mi tolgono il respiro .... Hai le redini del mio cuore, ora sta a te condurlo dove il
vuoto che attanaglia ogni uomo solo assume forme lontane d' un ricordo, lasciando il posto alla
luna e alle stelle, alla luce vivida dei sogni ...."
Dalle persiane
briciole luminose....
se la tua stanza è buia
violerò il tuo intimo
come raggio di Sole,
se il caldo è troppo
eccomi, sarò aria fresca
che ti soffia sui piedi ....
riempiendoti il cuore.
Mi fissava teneramente, sembrava un angelo ...ne ero sicuro le parole sgorgate dal profondo
del mio cuore l'avevano senz'altro colpita .... Finalmente aprì bocca e vi giuro quell'attimo mi
parve eterno, le sue parole ancor oggi risuonano nella mia stanca mente quando, tra i flutti,
fisso il sole morente :
"Anvedi 'sto stronzo ! Ma che cazzo stai a di' ?? Senti mo' c'ho fame e me vado a fa' du'
bucatini a matriciana ....Nun me piaci e te saluto ....."
E da quel giorno non passa notte che non la sogni. (Carlo Bramanti)
Amori e favole amare...
Al cuor non si comanda, rispondeva Xolotl il coyote a tutti quelli che gli facevano notare
quanto diversa da lui fosse la sua nuova fiamma, ed in effetti non è che avessero tutti i torti
veniva da pensare guardandoli passeggiare insieme.
Questa volta ha superato proprio se stesso, dicevano i suoi amici, un così bel coyote sempre
insieme ad una come lei, così strana, così diffidente, sempre chiusa in quel suo guscio, chissà
cosa avrà mai da nascondere.
Ma no, la difendeva lui, è solo un po’ timida, ma vedrete come cambieranno le cose quando si
aprirà.
Quando si aprirà, ridevano loro, magari con un po’ di limone, allora si che le cose cambieranno,
sarà buonissima. Buonissima? Si intristiva Xolotl a sentirlo dire perché questa misteriosa
amica era… una cozza! Avete capito bene proprio una cozza ma, che credete, non una cozza
qualunque, era nera, grande, lucida, oserei dire bella, ma pur sempre una cozza.
Xolotl lo sapeva che ci sarebbero state molte difficoltà insieme a lei (riuscite a camminare
mano nella mano con una cozza, o a guardarla negli occhi, o… ?) ma il coyote, si sa, era un
testardo e, quando aveva in mente qualcosa, non lo fermava nessuno, pensate che una volta si
era innamorato persino di una nuvola!
E poi, da quando lei gli aveva sorriso, tutto il resto non aveva importanza. Non ci crederete,
ma il sorriso di una cozza ha fatto a pezzi più di un cuore, e quello di Xolotl non era diverso da
tutti gli altri.
Mangiami, gli sussurrava con voce sensuale, così nessuno mai potrà dividerci, ma per timore di
farle male lui trovava ogni volta una scusa diversa.
Ho capito, non ti piaccio, disse un giorno la cozza con gli occhi pieni di lacrime, e fu così che,
per dimostrarle il suo amore, il coyote le si avvicinò e con delicatezza la ingoiò senza neanche
masticare.
Era buonissima.
Ne ero certo, pensò sconsolato e, per sempre insieme a lei, si incamminò verso casa. (xolotl)
E amori, nella vita che va.
Carlos tirò su il bavero del cappotto ed affrettò il passo. Come ogni mercoledì si stava
recando a casa di Manuel per la consueta partita di poker con i suoi amici. Era un inverno
estremamente rigido e le sue ossa se ne stavano accorgendo. Cercava di camminare con passo
sostenuto evitando le pozzanghere sul marciapiede. Solo cinque isolati lo separavano dalla sua
meta, i soliti cinque isolati che aveva percorso negli ultimi 15 anni, ma quella sera gli
sembravano una distanza incolmabile. Era in ritardo come al solito. E come al solito era uscito
di casa sbattendo la porta perché, come al solito, aveva litigato con Maria. Perché le donne
devono sempre rompere le palle? E’ un fatto genetico? Non l’aveva mai capito. Ma la verità era
un’altra e lui lo sapeva. Maria non rompeva le palle più di tanto, ma riguardo alla sua partita a
carte settimanale aveva ragione. Non navigavano certo nell’oro lui e Maria, anzi, per dirla
giusta, cercavano di arrivare alla fine del mese. Era ovvio che la sua compagna fosse furibonda
per il fatto che lui, ogni mercoledì negli ultimi quindici anni, fosse uscito per andare a giocare
e puntualmente fosse tornato con le tasche vuote. Lei non sopportava il fatto che Carlos
buttasse il denaro a quel modo e lui non poteva dargli tutti i torti. Il problema fondamentale
era uno solo; Carlos, in quindici anni, non aveva mai vinto. Mai una sola volta. Così, ogni
mercoledì, era uscito da casa agguerrito e determinato più che mai, convinto che quella
sarebbe stata la notte della riscossa, e puntualmente era tornato con la coda tra le gambe. Si
sentiva mortificato, ferito nell’orgoglio, deriso dai suoi compagni di gioco dei quali era
diventato lo zimbello. Si sentiva in colpa nei confronti di Maria, alla quale cercava di dare una
vita migliore con il solo risultato di peggiorarla. Pensò che stava decisamente sbagliando
qualcosa. Così quel pensiero che lo aveva tormentato negli ultimi tempi iniziò a riemergere. La
luce arancione dei lampioni si rifletteva sul selciato bagnato e gli faceva sembrare quella
strada, quel quartiere, quasi accettabili.
‘Comportati da uomo’ disse a se stesso. ‘Tira fuori le palle. Affronta la cosa come si deve.
Smettila di fare il cretino.’
Camminava e parlava con se stesso. Perché lui sapeva quale era la cosa giusta da fare. L’aveva
sempre saputo. Ma il desiderio di rivincita, di riemergere lo aveva trascinato, avvinghiato,
travolto. E lui si era lasciato trasportare in qualcosa che non sapeva controllare. Vide la sua
figura riflessa in una vetrina e si fermò. Si guardò attraverso il vetro. Si accorse di avere le
spalle leggermente curve e le tirò subito su. Cercò di giudicarsi obiettivamente. Concluse che
per avere quarant’anni avrebbe potuto avere un aspetto migliore. Non era mai stato un
bell’uomo. Il massimo complimento che aveva mai avuto da una donna era stato ‘interessante’,
che è un modo carino di dire ‘fai schifo, non te la darò mai ma se vuoi possiamo essere amici’.
Tutte tranne Maria. La sua Maria.
Quando, molti anni prima, aveva accettato di uscire con lui, Carlos pensò che fosse per
prenderlo in giro. Maria, la ragazza che tutti desideravano, che tutti corteggiavano, che tutti
avrebbero voluto nel letto, usciva con lui. Della sua bellezza non aveva avuto bisogno di
conferme. Furono la sua semplicità, la sua sincerità e dolcezza a stupirlo leggermente. Maria,
che avrebbe potuto scegliere chiunque, decise di essere la sua donna.
Inconsapevolmente accennò un sorriso a quel ricordo. Al ricordo di come toccava il cielo con un
dito, di come si sentiva un uomo completo, felice. Di come si amavano. Di come si desideravano.
Di come si prendevano. Mai una donna lo aveva fatto sentire importante, lo aveva gratificato
come aveva fatto Maria. Quando si sposarono e andarono a vivere in quei quaranta metri
quadrati si sentirono come due principi. Il lavoro part-time di Maria presso il supermercato ed
il suo lavoro alla nettezza urbana erano sufficienti per condurre una vita dignitosa. Tutto
sembrava perfetto. ‘Sei un coglione’ disse a se stesso fissandosi nella vetrina. Stava mandando
tutto a puttane. Un vero imbecille. La brama di recuperare il denaro bruciato in tutti quegli
anni lo faceva ricadere ogni settimana nella stessa trappola. Eppure, nel suo intimo, sapeva che
quello era un comportamento suicida. Non vi era nulla di positivo in quello che stava facendo. E
neppure di gratificante. Quei mercoledì erano diventati un incubo per lui ed avevano perso
anche di significato. La voglia di stare con i suoi amici era svanita. Essere preso per il culo
costantemente e ripetutamente lo aveva allontanato da loro. Era evidente; tornava lì solo per
quella assurda presunzione di recuperare il suo denaro. Quindi, traendo le somme, il risultato
era evidente. Stava gettando il denaro suo e di Maria da vero incosciente. Lo faceva in un
modo che non lo divertiva nemmeno.
Stava rischiando anche di perdere Maria.
Questo ultimo punto gli provocò un brivido. Perdere Maria? Non riusciva neppure
lontanamente ad immaginare una vita senza lei accanto. L’aveva fatta incazzare davvero.
Quella sera in modo particolare. Lei aveva alzato la voce, aveva urlato. E Carlos, come al solito,
aveva ignorato le sue urla. E lei si era incazzata ancora di più. Dalla sua bocca erano uscite
delle parole che non sembravano dette da lei. Maria era una passionale in tutte le sue
manifestazioni. ‘Devo portarmi a letto qualcuno per farti restare a casa?!!!’ gli aveva urlato.
Carlos sorrise di nuovo. Maria….Maria. Che caratterino la sua donna. Combatteva per tutto
quello in cui credeva e a cui teneva. Quelle minacce. Andare con un altro uomo. Non l’avrebbe
mai fatto. Non era sua indole. Ma era una combattente e in guerra tutto è consentito. Dio
come l’amava.
Affrettò il passò ed in cinque minuti fu sotto casa di Manuel. Salì le scale con una serenità con
non provava da molto tempo. Come ogni settimana la porta si aprì e gli sberleffi, le battute su
come loro, i suoi amici, avevano bisogno di soldi, lo aggredirono. Imbecilli. Guardava i loro volti.
Quelle smorfie. E si sentì, per la prima volta dopo anni, forte. Lui era migliore di loro. Lui era
molto più fortunato di loro. Quattro deficienti che non aspettavano altro che il mercoledì per
mettersi in tasca un po’ di denaro. Per pagarsi le rate della macchina o del cellulare o per
qualche puttana. Che quartetto di idioti. Si sentì forte. Forte della sua decisione. Forte di
quello che possedeva e che aveva rischiato di distruggere. Forte del fatto che quella sarebbe
stata l’ultima partita per lui !
Si. L’ultima volta, e poi mai più.
Guardò i suoi compagni di gioco. I loro sguardi felini, famelici, mentre venivano distribuite le
carte. Banda di idioti. E’ proprio vero. I detti popolari hanno sempre un riferimento reale.
Come si dice….’Fortunato in amore non giochi a carte’. Era proprio quello il punto. Come aveva
fatto a non capire in tutti quegli anni cosa rischiava di perdere? Maria. Che lo aveva sempre
amato e atteso nonostante la sua idiozia. Proprio l’amore di Maria gli aveva sempre dato la
forza di vivere. E forse proprio quell’amore gli impediva di vincere a carte, ma diavolo !!!…come
pensare di mettere a confronto le due cose!!!! Maria che lo aveva sempre amato ed era sempre
stata dalla sua parte. Nonostante lui avesse messo a dura prova il suo amore. Sarebbe tornato
da lei quella sera. Le avrebbe detto quanto era importante per lui e le avrebbe detto che con
le carte era finita. Non avrebbe più gettato denaro. E sarebbe sempre rimasto con lei.
‘Fortunato in amore non giochi a carte’. Perché non aveva dato retta prima a quel proverbio?
L’angolo della bocca gli si curvò in un sorriso. Si sentì felice. Aprì le sue cinque carte con
superficialità. Guardò i quattro fessi intorno a lui e rise dentro di sé. Improvvisamente il suo
cuore perse un colpo e quasi si fermò. Sentì una goccia di sudore freddo scendergli lungo la
schiena. I suoi occhi stavano fissando le sue cinque carte. Stavano fissando una scala reale di
cuori. (keo)
"[...] il sorriso degli occhi brevissimo
dono segreto improvviso rarissimo
che inseguirò fino a che ubriaco di parole
sfinito lascerò una frase incompleta [...]" (aiseop)
Perché ioracconto?
Perché soli siamo incompleti. Una poesia, per quanto spalancata sull'anima, per quanto l'anima
sia spalancata su di essa... è sempre povera... una poesia è povera di tutte le anime che
incontra e scontra E NON LO SA. Nella poesia tra le anime vivono l'umanità e il senso della
vita.
Mi dici che bisogna cercare il senso del passato prima di cercare quello del futuro. Il senso
di quello che abbiamo non sta dentro di noi, non è chiuso, strozzato, imitato. Sta nel sorriso
degli occhi brevissimo della frase incompleta...
Mare nero d'abisso e mare di riva, lo stesso mare per gli stessi poeti.
Eppure l'onda del mare d'abisso è più vicina al ventre di fuoco della Terra. E' terribile come
l'amore non esaudito.
Siamo mare, siamo un'umanità di schiere di mari con sensi e istinti e gambe e braccia... e
siamo nello stesso corpo mare di riva e mare d'abisso.
Eppure nascondiamo il mare d'abisso perché è un mare appassionato. Perché l'onda è troppo
alta. Troppo vicina al sesso dell'anima.
Il mare d'abisso è un mare infedele, e per questo è l'unico che conosce la fedeltà.
Il mare d'abisso è una rivelazione. E' un mare enorme, possessivo, aggressivo, febbricitante,
eccitato, addolorato, ossessivo.
E' un mare vergine e animale.
E' il mondo dentro cui i lupi scrivono le parole che appartengono al mare di riva. (lidia)
Per questo raccontiamo le nostre storie. Per avere un mare d'abisso, grande per tutti quanti....
che sia onda...
Lui è là che aspetta un treno che non arriverà mai, mai più.
Sono appena tornata da scuola, c'è Maria, la vecchia pazza che sputa un po' dappertutto
gridando ad ogni passante che il governo è ladro; c'è Giacomo, il suo compagno, che acquista
sempre bottiglie di acqua minerale perché è convinto che un giorno, prima o poi, se ne andrà; e
c'è anche Luigi, con i suoi occhietti tristi, con il suo sorriso infelice che aspetta una donna che
lo ha lasciato da anni ormai. Erano felici un tempo, e lei era tutta la sua vita, il suo mondo
fatto di sole e d'amore, di sogni che erano realtà. Poi lei è partita, se n'è andata, è svanita nel
vento lasciandolo solo con i suoi sogni che profumano d'amaro. Non si è saputo più nulla di lei, e
Luigi, nonostante tutte le cure, le esasperate premure dei parenti, non si è più ripreso. Ogni
giorno è alla stazione che spera in un suo ritorno, la sua vita si è fermata molto tempo fa, con
l'ultimo saluto di lei quando è partita con quel treno che non è più tornato. Si è fatto tardi, è
calata la sera, ancora una volta il buio nel suo cuore, la disperazione nel suo sguardo... ma
domani forse lei arriverà, un nuovo giorno per la folle attesa del suo più caro ricordo, quel
ricordo che gli ha tolto la vita che non avrà mai, mai più. (Gloria Venturini)
... onda... onda
Come dimenticare la luce dei tuoi occhi,
se è l’unica cosa che posso vedere?
Come impedire al mio cuore
di farmi male battendo per te
se lo sa fare così bene?
Con l’oscurità alle porte
trova in te la luce,
e i tuoi frammenti gli arrivano
con i ricordi di piccoli attimi,
brevi come un respiro,
intensi come la luce del sole.
Vorrei scrivere il bisogno di aiuto che sento
ma stasera non trovo le parole.
Forse sto troppo male
per riuscire a scrivere cosa sento
o forse stasera non è possibile.
Il freddo, il vuoto e la malinconia
sembrano essere bei ricordi
in questa serata che mi trascina nel buio.
Luna ti prego,
manda giù una stella che mi stia vicino
e sarò in grado di tornare a vivere come so fare. (Manuel Galante)
... onda... onda onda onda
La mia mente vola, non si ferma, vorrei arrestarla per tornare alla vita quotidiana che ci umilia
con la sua banalità ma ci copre di un velo di sicurezza; impossibile tu la hai accesa e lei ormai
va per conto suo.
Quella sera la pioggia incupiva una giornata già grave nella sua monotonia, poi la decisione di
andare al pub tutti insieme; eravamo dolci coppiette tranne noi due con i nostri due amanti
lontani da noi perché il lavoro per questa società è più importante dell’amore, comandano i
soldi e così sia se da questo equivoco è nato un sogno.
Tu eri triste, quindi ancora più bella con quegli occhi così bassi e quel sorriso di rassegnazione
ad una vita che non ti ha regalato neanche la certezza di un amore solido; a te che se solo alzi
quegli stessi occhi avresti ai piedi ogni singola persona di questa terra.
Dio ti ha regalato un dono che è il più bello ma anche forse il più tremendo fardello da
portarti dietro: in una bellezza esteriore così soave che al solo averla per qualsiasi essere
vivente significherebbe perdersi nel mare della banalità e della superficialità, ti ha messo un
animo così insicuro che ti costringe a non godere a pieno delle tue doti.
Questo cara T. è un dono perché è proprio grazie a lui che dai importanza a qualsiasi
particolare della vita, fai sentire le persone vicino a te e che parlano con te a casa, importanti
e non timorosi di vedere così tanta luce.
Quella sera al pub ho parlato e ballato con te, di discorsi futili ma il solo incrociare il tuo
sguardo mi ha riempito il cuore, mai tanta bellezza ai miei occhi è apparsa tutta insieme. Io ti
ho baciata e ……… questo è un sogno che forse sarà sempre impedito dalle nostre realtà, ma la
mente vola e in quella tutto è possibile.
Lui è un uomo veramente fortunato di averti vicino. (Zonza)
ondaondaonda...
Che ne sarà di me se ti perdo?
Il giorno perderà la sua luce,
la notte sarà popolata dai fantasmi dei nostri ricordi,
il mondo diventerà opaco
e i sogni resteranno solo sogni.
I miei occhi instancabili
ti cercheranno ovunque
e ogni cosa mi parlerà di te,
di quello che era un tempo il nostro amore.
La mia fantasia galopperà
su quello che avrebbe potuto essere
il nostro futuro insieme,
e l'anima si contorcerà tra le ferite,
per perdere ancora sangue.
Il cuore batterà colpi a vuoto,
e il vento crudele soffierà sul mio viso
per farmi ricordare la tenerezza delle tue carezze.
Ogni bimbo sarà quello che avremo voluto,
ogni coppia sarà il noi di un tempo,
tutto quanto se la prenderà con me,
perché ho peccato di amare,
di amarti così tanto da sostituirti al mondo intero,
alla mia stessa vita,
ed è per questo che sono condannata
a portarti per sempre con me,
come una spina nel cuore.
... onda... e onda....
Seduta con il giornale fra le mani, la tazzina di caffè sopra il tavolino, una sigaretta sulle
labbra, un'anziana signora, dal comportamento nobile ed attento, è presa dai suoi pensieri,
ricordi, dolci, caldi, vivi ricordi del passato. Rievoca quando giovine, agile ed aggraziata, suo
marito la stringeva a sé, la coccolava, l'amava più della sua vita, e le donava viaggi ed amore,
perché lei era il suo mondo. La notte erano dolci melodie, il loro amore era davvero una favola,
durata brevemente, il principe è morto lasciandola sola.
Rammenta che ogni sera lui le regalava una rosa ed un bacio, per la sua signora, la più bella di
tutte, era lei, Brunetta.
Leva lo sguardo dal tavolino, si guarda attorno un po' assopita, si alza a fatica e prende il suo
bastone per tornare a casa.
Mi saluta, nei suoi occhi non c'è tristezza, ma solo tanta malinconia, perché nel suo cuore
quelle rose profumano ancora. (Gloria Venturini)
... e onda... e onda.... eonda eondaeondaeonda...
Protagonisti di questa novella sono una piazza ed un circo, i fatti all'apparenza non sono così
importanti da meritare una novella, ma lo scrittore non potendosi confidare con nessuno
decise di mettere su carta i propri contorti pensieri.
C’era una volta una piazza, una piazza carina, non bellissima, ma carina, molto spaziosa e
disponibile;
C’era una volta un circo, un buon circo di quelli che girano molte città, non un circo fantastico,
ma un buon circo, uno di quelli che è nel settore da qualche tempo.
Il circo cercava una piazza, ma non una piazza dove issare il suo “palatenda”, voleva solo una
piazza che lo aiutasse a non girovagare il mondo a vuoto; il circo voleva un punto di
riferimento, diciamo voleva una piazzola dove poter sostare senza l’incubo di sporcizia,
maleducazione e criminalità. La piazza, aveva ospitato una manifestazione per diverso tempo,
la manifestazione più importante che la piazza avesse mai ospitato, e ora non voleva
commettere l’errore di firmare un nuovo contratto; noi comunque di una cosa siamo sicuri il
circo non voleva un contratto, poiché il circo era reduce dalla sua più importante tournee e non
aveva nessunissima voglia di ripartire, aveva bisogno di tranquillità proprio come la piazza. La
piazza conobbe il circo, e nacque “un’amicizia”, non una forte amicizia, ma comunque vivevano
nella stessa città tra tante piazze e tantissime manifestazioni; un giorno il circo sostò una
notte nella piazza, e si trovò bene, anche la piazza pensiamo che si trovò bene; ma con le prime
luci dell’alba cominciarono i problemi, la piazza in uno stato confusionale pauroso si comportò
in modo bizzarro, infatti sovente invitava il circo a sostare, multandolo per averlo fatto, e il
circo, che era molto orgoglioso,e aveva molte altre piazze che reclamavano una sua
prestazione, non era felice di questa situazione e nei momenti buoni, quelli notturni, quelli in
cui la piazza era disponibile cercava di spiegare tutto il suo disagio, la cosa che feriva di più il
circo, era che la piazza faceva finta di capire, ma inesorabilmente all’arrivo del giorno, cadeva
nello stesso errore della giornata precedente, il circo barcollava, stringeva i denti, provava a
trattenersi, ma quando la piazza negò al circo anche la “dovuta” ospitalità notturna, il circo
raccolse le sue cose e andò via! Poi, dopo essere andato, il circo fu tormentato da diverse
questioni, il circo era afflitto perché non capiva il comportamento della piazza, il circo era
convinto di essere stato perfetto, sincero, disponibile, educato, maturo, paziente,discreto,
accomodante e invece si vedeva tornare indietro solo una nuova incazzatura, un’incazzatura
che non lascerà il segno, ma che comunque il circo non si aspettava, perché il circo, a suo
avviso non aveva sbagliato proprio niente! Il circo aspettò una risposta, la piazza non si fece
più viva e non capì mai che avrebbe potuto confessare al circo qualsiasi cosa, la loro vita
continuò ugualmente, ci furono altre manifestazioni e molte altre piazze, ma ogni volta che il
circo incrociava lo sguardo della piazza era tormentato dalla solita domanda,
“PERCHE' CI FU SESSO, MA NON SINCERITA’?”
... onda... onda ... onda
C’era una volta un omino, un omino giovane molto giovane e molto ingenuo, questo omino
durante una ridente serata estiva conobbe una fata, mascherata da fata buona, ma molto
molto cattiva; a causa della maschera l’omino non si accorse però di quanto questa fata fosse
cattiva, o meglio non se ne accorse subito.
Questa crudelissima fata, era talmente crudele che si era mascherata da farfalla, vestita dei
colori più vivaci del mondo, di una leggiadria talmente incredibile che l’omino non riuscì a
trattenersi, non poteva resisterle e ben presto divenne sua preda.
La fata cattiva prima di rivelarsi cattiva insegnò all’omino tutti i segreti di quella cosa, che gli
esseri umani chiamano amore, l’omino apprese, e da omino si trasformò in ometto, era felice
molto felice, ma un giorno la fata in un eccesso di crudele sincerità spiegò all’ometto che quel
sentimento che aveva investito l’ometto, aveva investito solo lui, perché lei più bella, esperta e
crudele si era prevenuta, e aveva chiuso le porte del cuore all’ometto.
L’ometto capì che la fata era cattiva, ma non subito, prima passò le pene dell’inferno cercando
di capire i propri errori, e quando si accorse che di errori non ne aveva fatti urlò contro il
cielo ed ebbe il permesso di trasformarsi, si trasformò; il simpatico ometto era diventato un
albero e stava lì a guardare il mondo, quanti uccelli si posarono sui suoi rami, quante cose
imparò dai venti, divenne un albero molto famoso nel bosco era pieno di amici, amiche e
apparentemente era felice, ma quando di notte sotto le stelle rifletteva da solo, era
consapevole del fatto che nessun uccello, che nessun fiore, che nessun frutto avrebbe potuto
restituirle quella voglia di amore che la fata cattiva gli aveva rubato.
Non era felice e quindi alzò i suoi rami verso il cielo e con l’aiuto dei venti al ritorno della
primavera, urlò di nuovo e si trasformò, un’altra volta, da albero divenne trottola e in un
batter d’occhio volò tra i monti verdi di una regione lontana, e tra queste montagne passò una
grande stagione, era felice perché trotterellando conquistava molte altre trottole, ma era ben
attento stavolta a non farsi fregare, nessuno riuscì a fregare la trottola, la trottola vinceva
sempre, si lasciava amare ma non amava mai, l’estate finì e la trottola tornò a casa sua.
La stagione cambiò un po’ la trottola, divenne più maturo e accortosi che la vita da trottola
non lo soddisfaceva più chiese l’ennesima trasformazione, il cielo l’accontentò di nuovo e lo
trasformò in vampiro; la vita da vampiro lo soddisfaceva, il vampiro era appagato perché
questo suo nuovo ruolo gli dava la possibilità di comportarsi in modo disinteressato nei
confronti di tutte le sue prede, e questo lo rendeva superbo e felice, il vampiro trovò la sua
vergine, una bambina che già conosceva, che aveva conosciuto prima della fata cattiva, quando
ancora era un omino simpatico, la bambina pensando di avere a che fare con quell’omino era
tranquilla, si fidava, ma quando scoprì il suo collo, il vampiro inesorabilmente morse
trasformando in vampira anche lei, il vampiro si rese conto della sua cattiveria, e si pentì, ma
era troppo tardi; la sua rabbia per aver coinvolto una bambina innocente lo trasformò di
nuovo, era diventato feroce, feroce come un lupo, richiamò la fata cattiva la convinse ad
uscire e l’azzannò, l’azzannò con la sua nuova esperienza, l’azzannò con la rabbia che la fata
stessa aveva creato, la vinse, e la fata cattiva andava via leccando le ferite create dai morsi
del lupo; e il lupo? Il lupo era fiero della sua cattiveria, era fiero ma non soddisfatto, neanche
questa rivincita lo curò, passo del tempo e una volta calmatosi il lupo divenne cane, un cane
buono, grande e grosso ma buono, provò ad amare e penso di esserci riuscito, perché conobbe
una pulce insignificante, ma con una gran presa, una presa talmente forte che a differenza di
tutte le altre figure incontrate prima, non lo lasciò andare, il cane si adattò ed era felice,
sapeva che la pulce non era gran cosa, ma era felice, perché la pulce stavi li nella cuccia e lo
lasciava stare, lo lasciava fare, girare, giocare e lui tornava sempre nella cuccia e stava li; ma
un giorno il cielo senza avvisarlo lo rese uomo, e l’uomo si rese conto che la pulce non era fatta
per lui,la lasciò senza sentirne neanche troppo la mancanza, lui aveva capito che la pulce lo
allontanava dal suo destino, quello di essere un uomo, un uomo che doveva vincere, un uomo che
doveva regalare gioie a chi stava con lui, un uomo che per vivere in pace con se stesso doveva
vincere.
L’uomo non riusciva a spiegarsi il perché della sua tristezza, era sicuro che stava bene senza la
pulce,tutti pensarono che avesse bisogno di una donna, no , anche se non era bello come un
attore o dolce come un poeta, di donne lui poteva averne diverse! Ma lui non stava cercando
nessuno, lui voleva solo trovare la sua strada, allora preparò la borsa piena di ricordi, prese le
provviste per il viaggio e cominciò a camminare, era ancora triste ma sulla via della guarigione!
Nessuno seppe mai se l’uomo trovò la sua strada, ma conoscendolo io sono convinto che ora
vive una vita da urlo e che tutti sono orgogliosi di lui, ma soprattutto sono sicuro che si piace,
perché sa che può vincere e sa che se non dovesse farcela, sarà solo colpa sua e non della
pulce o della fata, solo colpa sua!
(cappuccino)
Storie che raccontano storie di amicizie...
Parole dolci per spiegare
che sei importante.
Non è per una donna Amico mio;
è per te.
In te c’è il me stesso di tempo fa,
un ragazzo con il cuore impaurito
e l’anima inquieta.
Il cielo era riuscito a strapparmi i sorrisi
rigandomi di sangue il cuore
e visto che conosco il nemico
farò quanto posso
perché ti lasci i tuoi.
Amico mio.
...
Caro Francesco,
chissà se da lassù vedi ciò che faccio…
Forse avrei potuto starti più vicino
quando eri qui.
Tante volte nella mia piccola testa
è passato il pensiero di uccidermi,
ma tu come hai fatto? E perché?
Se penso quanto mi sento male io a volte
e quanto dovevi stare male tu quando lo hai fatto,
quasi mi sento uno stupido,
anche se i problemi che ho
non sono poi così piccoli
per il mio debole cuore.
Quando ti raggiungerò
non mi scapperai più…
e allora vorrò sapere
perché proprio quel treno
e perché proprio tu?
Non ce l’ ho con te per quello che hai fatto
anche se preferirei averti qui con me.
Pensarti quando sono al limite delle mie forze
mi aiuta a farmi coraggio
e a capire che finche avrò vita
quella vita che tu non desideravi più,
allora non potrò mai lasciarmi andare.
Non dovrò mai farlo per il rispetto della tua vita.
Ti volevo bene e te ne voglio ancora
ma dovevi proprio ucciderti
perché la gente che avevi attorno si accorgesse di te?
Non è stata colpa tua ma colpa nostra. (Manuel Galante)
Storie che raccontano la storia d'amore di un uomo e una donna...
Immersa nelle tenebre,
persa nel profondo di me stessa,
chiusa nel buio della solitudine,
mi stavo perdendo.
Poi, sei arrivato tu,
come una piccola voce,
piano piano,
sei entrato nella mente,
sino ad arrivare agli occhi.
Lo sguardo ha intrappolato
uno spiraglio di luce.
Il tuo amore ha sciolto
il gelo che avevo nel cuore,
d'un tratto,
come per incanto,
mi sono accorta
che vedo il mondo,
ora vedo tutto il mondo,
ma sopra ogni cosa
vedo te.
"Ti parlerò di me,
ti aprirò il mio cuore,
ti porterò nella mia mente,
oltre i confini della realtà,
dopo il domani,
lontano dal mai,
vicino al mio sempre.
Ti parlerò di me,
delle mie notti sole,
dei miei giorni tristi.
Ti parlerò di me,
mi parlerai di te,
amore griderai,
amore sussurrerò.
Dove sei stato tutto questo tempo?
Adesso io potrò parlare di me!"
E storie di magica... luce... di donna... che diventa mamma...
In me, tu Luce stai crescendo,
le tue piccole mani
giocano con la tua innocenza,
la tua piccola bocca,
come gocce di rugiada,
è incontaminata dal mondo,
ingenua la tua voglia di vita,
che annaspa dentro me.
Luce, amore mio,
Luce dell'anima,
Luce del cuore,
Luce della mia storia con te,
ti diverti a fare capriole,
sorridi con gli angioletti,
dai calcetti a ritmo di musica,
battiti di gioia
se senti il cinguettio dei bimbi.
Con il pensiero ti accarezzo,
con il cuore ti cullo,
con l'anima ti accoccolo a me,
e con tutto l'amore che posso,
l'amore di mamma,
ti chiamo Luce,
vieni presto a me.
I figli sono come i fiori della vita,
le danno un buon profumo,
sono come i colori del mondo,
rallegrano l'opaca amarezza,
sono come i sapori della natura,
danno gusto alle persone.
I figli sono la nostra storia,
il nostro passato e il nostro futuro,
sono i giudici del nostro essere,
ci aiutano o ci condannano,
sono il movente di tutto,
della bellezza dell'universo.
I figli, i figli,
questi cari e amati figli,
hanno in sé il seme della luce divina.
Se guardi negli occhi tuo figlio
vedi l'amore,
vedi brillare un po' di te,
vedi il tuo cuore che vive
perché c'è lui,
tuo figlio che anima il tuo mondo,
la tua vita,
e ti senti grande:
hai un figlio
che assomiglia proprio a te. (Gloria Venturini)
Avrò un bimbo come il sole,
chiuderà gli occhi nel suo lettino
e sarà più tenero di un cucciolo.
Lo terrò tra le mie braccia
ad ascoltare la ninna nanna del mio cuore.
Quando piangerà sarò il suo sorriso
e mi trasformerò in giocattolo
solo per lui.
Sarà tutta la mia vita…
vivrò per lui e la mia stella.
Per loro non esisterà peso
che mi potrà piegare
perché saranno i padroni
del mio piccolo cuore. (Manuel Galante)
E storie di donna. Come ancora onda eONDA eONdaeondaEOndA...
A te donna che stai sempre da sola,
che il tuo grembo si gonfia e si ingrossa
con i figli e con gli anni.
A te che stimoli sogni e sospiri d'amore,
e col tempo vecchi ricordi e rancori.
A te donna che gli anni ti pendono cadenti
come le rughe dal viso.
A te donna che hai tanto donato
e anche il tuo sorriso si è seccato
dall'egoismo di chi ti ha voluto vicino.
A te donna che il tuo sguardo è stato ghiacciato
e hai saputo mutare l'amaro in dolcezza.
A te che come madre paziente hai sempre agito.
A te donna che hai donato troppo amore
e che ti hanno fatto impazzire di dolore.
Donna, cara amica, troppo sola.
Il tempo ti scolora,
gli anni ti prosciugano.
Il tuo corpo ben aggraziato
ti ha lasciato flaccidi rimpianti.
Non temere, donna matrice del mondo,
la tua vita è un passaggio comunque fecondo.
Donna, profonda compagna, regala sorrisi
e acquieta così le speranze dei bimbi.
Nel cuore una fanciulla
che sogna l'amore per sempre sarai,
a te donna. (Gloria Venturini)
E ancora, come un'onda che torna, storie di amori e di amori...
L’inferno che è la vita,
in una miriade di dispiaceri
che piano, piano si alleviano
grazie alle persone che amiamo,
e che ci trafiggono il cuore
come spade di ghiaccio
in una moltitudine di sofferenze;
ma se c’è anche una sola persona
che mi ama su questa terra
allora sarà valsa la pena di vivere,
fosse anche solo per lei.
Vorrei dirti che ti amo
ma ancora non posso,
solo il tempo e le tue labbra
mi potranno aiutare in questo.
Vorrei dirti che per te farei pazzie
e quasi potrei...
Voglio dirti l'unica cosa
che per ora ti posso dire...
mi sei entrata dentro il cuore.
Il mio sogno più bello?
Addormentarmi abbracciato a te
e svegliarti
con le mie labbra
che ti accarezzano la pelle.
Che brutto giorno è questo!
Tutto il mondo è in festa
ed io qui
a pensare a te.
Ora potrei essere al tuo fianco
a ridere, scherzare,
a volerti bene
e ad accarezzarti,
ma purtroppo
il grande cielo azzurro
e il sole
non vogliono più vederci assieme.
Persino il vento
non vuole più accarezzarci
l'uno accanto all'altro
e allora
continuerò a pensarti.
Ti ho odiata, ti sto odiando
e ti odierò ancora,
ma pensaci bene
è perché ti amo.
Se non avendoti con me
il mio piccolo cuore gela
e se il pensarti
fa sì che mi manchi da morire,
allora va bene così.
Stare male fa parte del gioco
e se non stessi male
non amerei come so fare…
Va bene così.
Dimmi soltanto
che potrebbe essere amore. (Manuel Galante)
Mondi
Mondi. Un mondo per ogni aprire e chiudere di occhi, moltiplicato per tutti i giorni in una vita,
moltiplicato per tutte le persone, moltiplicato per tutte le vite della storia, da quando non ne
abbiamo neppure qualcosa di scritto o dipinto al buio, forse, su una parete umida di una grotta.
Tutti mondi di cui non conosceremo niente, ma mondi nostri...
Mondi allungati nel tempo.
Felicità, passeggera Speranza della Giovinezza.
Giovinezza, parola Magica,
mi basta chiudere gli occhi e il salmastro profuso da onde tumultuose, che si frangono su
scogliere selvagge, mi fa dilatare le nari, mi inebria, mi costringe ad aumentare la respirazione
per inalarlo con bramosia.
Ho riaperto gli occhi, li richiudo, la Magia è svanita.
Al posto del forte aroma salmastro una brezza leggera mi porta un lieve afrore salino,
effluvio di pacifiche onde che si rincorrono tranquille,
per poi disperdersi pacatamente sulla bianca rena di una spiaggia solatia.
Giovinezza, parola Magica,
è sufficiente chiudere gli occhi e una Luce di un Verde abbagliante evoca in me l'immensità
delle Praterie, nelle quali un Ragazzo e una Ragazza, mano nella mano, altro non chiedono, se
non di poter continuare a guardarsi negli occhi, mentre il Loro cuore invia Messaggi,
Messaggi che non sanno decifrare,
Messaggi puliti che parlano di Domani, di Oggi, di Sempre,
Messaggi.
Il Verde si scompone in un caleidoscopio di Colori, in un esplosione di lava, in pioggia di lapilli,
quando le Loro labbra si sfiorano, senza sapere perché, senza sapere che fare.
Ho riaperto gli occhi, la Magia è svanita.
Il Verde che mi aveva abbagliato ora ha i toni delicati di un meriggio autunnale,
il ragazzo e la ragazza si guardano sempre più raramente negli occhi,
la vita ha avuto il sopravvento, così semplicemente,
la quotidianità gli ha sottratto il tempo, e la voglia di farlo.
Il cuore non ha più sussulti,
non ha più l'impeto di un torrente prossimo alla sorgente,
la sua furia si è stemperata in mille rigagnoli,
con l'approssimarsi della foce defluisce lentamente verso il Mare dell'Oblio. (Giampaolo
Angius)
Sentimento
improvviso
dentro i rumori
di una sala
affollata,
vedendo a un tratto,
con occhi più acuti,
le pieghe del tempo
sul tuo viso. (aiseop)
Giovinezza, vibrazioni di un diapason che si stemperano nello Spazio e nel Tempo e
diventano.............................
Silenzio. (Giampaolo Angius)
Ridi improvvisa
nella stanza
e dentro me:
riso solare
di azalea in fiore
sul balcone di ardesia
della mia infanzia
perduta.
Accordi di note,
voci di amanti
infelici e perduti,
lacrime di suoni,
rami vestiti
di foglie di vento. (aiseop)
Il caleidoscopio di immagini ci travolge da qualunque verso noi vogliamo o possiamo guardarlo.
E ci appaiono mondi di scienziati o di poeti, forse, ma forse è solo un caso, non troppo diversi.
Con una magia quasi sospetta, ci sembra di viaggiare, e di vivere... l'eternità vera dei tempi...
Mondi di scienziati o poeti.
Mi sorprende ancora
un caleidoscopio
di fantasmi
nel cuore
con i colori d'ombra
di inizio ottobre.
Emozioni di carta
scrivono
le parole vere
nel buio
dell'anima ...
si brucia
un computer
e gli ultimi
dati
si vetrificano
sullo schermo
per sempre. (lidia)
Un mistero
intenso e profondo
sta nel cuore della materia
che si fa pensiero.
Pensiero
che da lei vuol staccarsi
senza riuscire
e ne è lacerato,
angosciato,
ma sempre più,
in questa lotta perduta,
si fa trasparente,
aereo,
impalpabile,
alato.
L'aria mi scava
come roccia arsa,
il pensiero è un silenzio profondo
e senza pace:
nulla resta di noi,
solo un'eco di sasso rivoltato,
un brano d'onda,
un sibilo di vento.
La roccia si sgretola
nel suo sentimento
millenario
ed esausta
di venti irati
e onde impetuose
segue una farfalla bianca
solitaria e incerta
che balugina e scompare
ai lampi d'oro
del sole d'Agosto.
Ho incontrato
le frequenze
inusuali
e nascoste
dei ricordi
ancestrali
che sono
la musica
interna
degli atomi
e compongono
ritmi indecifrabili
e lunghe
malinconiche
sequenze
e laghi
di accordi
struggenti
come approdi
immortali.
Note blu
scuro,
brevi lampi
nel cielo
senza stelle,
scintille,
note lunghe
su chiari di luna,
musica di mare
profumato di blu
scuro,
si accendono stelle
come note
sulla tastiera
nell'arco di cielo,
musica di vento
si alza
come canto
corale,
fa tremolare le stelle
alte,
lontane:
stanno discutendo
nel freddo siderale
se il canto blu
è un evento
normale. (aiseop)
E immortali sono i mondi che si chiudono in momenti...
Mondi di emozioni.
Pensieri
Pensieri dolci e gioiosi
pensieri che volano
e accarezzano lievi le cime nevose
rifugio di aquile altere e solitarie
che sanno di luoghi ancora vergini
non colpiti dalle parole
parole
parole che cadono
cadono giù nella terra in mezzo alle foglie mosse dal vento
sbriciolate dalla forza delle spirali
che tutto avviluppano e restituiscono
polvere
polvere di parole che feconda la terra
pronta a donarti gemme rigogliose
gonfie di acqua misericordiosa
che sbocciano in fiori dai colori puri
mille e più sono i colori mille le sfumature
che danzano sulle corolle e baciano lievemente
baci baci
lievi i baci delle giunchiglie dondolate dal vento
che tutto accarezza modella e distrugge a suo piacimento
Raminga mi muovo in questo giardino
di polvere il viso mi copro
di pensieri il corpo mi avvolgo
mentre mi perdo lentamente nel vento (Bianca Bibbi)
danzo
la vita
sopra
sfere
di
stabilità
mondi
rari
di
terrastelle
nella
coscienza
che brucia
gelida
mondi
essenziali
di movimenti
sensazioni
suoni
come
parole
profane
nel gioco della superficialità. (lidia)
Poi ci si stanca, a volte, a volte si sognano altri mondi, con lune strane, mondi inventati magari
da piccoli. Mondi lontani.
La luna bianca in fuga
nuvole o grida di rabbia dietro
da terre antiche sassi dolore
il grido della terra diventa vento di sabbia
e rabbia,
oscura il cielo,si disperde e precipita
nei cuori a distanza
dentro stanze arredate apparentemente isolate
dentro mani ricche curate gelate
dentro occhi che scrutano senza vedere
che si ammalano nel capire,
tramonti senza sconti.
Un grido innalzato dalla terra al cielo
tantisecolifa
trasformato in onde
cifrato
ora su un lontanissimo astro è decriptato,
l'ordine e l'amore universale
non sanno ancora che fare,
forse a lungo resteremo soli impauriti accecati,
solo alcune donne si dice
in villaggi valli pianure in isole lontane
concepiranno la vita da sole
e la cresceranno con amore
protette dal vento e dal grido del mare
informate da miraggi di luce
che c'è in serbo,
basta avere pazienza,
una futuro di pace
in un grande paese lontano
senza gioia né pianto
senza il grido del vento,
un paese in cui nasce un sorriso dal fiore reciso
dove il tramonto non muore del tutto
e una luna un po’ strana
ha vicino una lunga cometa
che si orienta
tra le ombre di un villaggio
verso una grotta isolata
misteriosamente
illuminata.
Poi mondi dipinti.
Ahi alma,
altera
e confidente con la morte
e la dimensione ignota ai più,
calda profezia
illuminata e sapiente
per chi vuol capire,
pompa di abiti e costumi
per sposare la morte
con il viso duro
e sprezzante,
la paura
sotto la rossa cappa
e l'oro,
l'emozione,
contenuta a stento,
nel rigido profilo,
gli occhi
che guardano
lontano.
Davanti al ritratto di un torero (pittore Salvador Aulestia) (aiseop)
E i mondi veri... Mondi di cronaca.
E' difficile capire le persone
a volte basta uno sguardo e
c'è subito intesa....
altre volte si arriva al litigio
e poi si fa pace e tutto si risolve...
altre ancora si arriva alla guerra
ma la pace non sistema tutto...
rimangono le vittime,
rimangono le facce innocenti dei
bambini che chiedono aiuto
rimangono gli orrori ....le atrocità di
questo mondo crudele ... (Marinella)
Genova
città violata,
umiliata,
dallo sfarzo degli dei,
dalla rabbia insensata.
Urla di giovani
dentro e fuori,
nel gioco di Caino e Abele,
giovani agli ordini
immolati,
giovani generosi
sconvolti o rassegnati
e il sangue
è il simbolo
del destino segnato:
ogni uomo
sa essere lupo.
Cristo che ha cercato la pace
lo hanno ammazzato.
Povero figlio
che per paura e difesa hai sparato,
povero figlio che sei morto
ribelle,violento,frustrato.
Non ho il coraggio di marciare
in silenzio
disarmato
per il dolore nel mondo
fino a farmi schiacciare
sul selciato,
non ho il coraggio di darmi
per un sogno mai realizzato,
ma sono certo che alzando la mano
o anche solo la voce
in modo violento
(non è questa paura)
sarei inutile,dannoso,sprecato.
Forse abbiamo un senso
a parlare di lune,di mare,di stelle
nel cielo incantato:
veniteci dietro
in tanti
saremo le voci del cuore,
le speranze, sopra il filo spinato.
Questa notte poche parole solidali
è stato ucciso Abele agnello sacrificale
il mite il ragionevole lo studioso
che aveva nel cuore un messaggio di pace.
Preghiamo amici di Ioracconto
per la morte di Abele noi figli di Caino
preghiamo e guardiamoci negli occhi
con dolcezza ma senza arretrare. (aiseop)
Mondi di cronaca che sono contrasto, o specchio, di mondi interiori; mondi che crescono nel
silenzio, quando si è stanchi di parlare, o parlare sarebbe ridondante. Mondi di silenzi.
Circondato da parole senza suono non dette.. aspettando pazientemente negli scaffali per
essere letto ..è il suono delle parole ancora non parlate che riempie la stanza.. parole scritte
per essere lette.. già ora o dopo che questa notte avrà chiuso i suoi occhi e aperto il mondo.. di
nuovo.
..parole che hanno la forza
di trasportare il silenzio
(che una notte ha messo in loro..)
in qualche luogo..
o in un giorno qualsiasi...
parole che hanno la forza
di aprire gli occhi..
di aprire i cuori,
di liberare le emozioni aspettando impazientemente
di essere trovate.. in profondità così interne
che il suono d'un battito del cuore..
d'un respiro..
è l'unico suono che mai può "parlare"
quelle parole... (Georg Schepers)
Il chiarore della luna
davanti agli occhi innocenti
spalancati
è la chiave di luce
per leggere la vita.
Questa sera
poche parole
il suono mi fa male.
Grandi silenzi di luce,
sguardo all'infinito
su monti degradanti
fino al profumo del mare
che non vedo
ma sento
lontano.
Corrono pensieri lievi
di anime solitarie
raccolti dal vento
che fa piegare l'erba
come ad un comando
senza violenza,senza sibilare.
Distesa verde di erba
che mi riempie gli occhi,
muti e spalancati,
per un minuto appena
spettatori
di vita. (aiseop)
Mondi intangibili.
Non vidi la goccia di pioggia che mi aspettavo di trovare ferma sul palmo aperto della mia
mano... sebbene non ci fosse ragione per cui una goccia fosse lì. Mi aspettavo che riposasse lì e
le diedi tutta la mia attenzione.. per non disturbarla.. per non perderla. Lei riposò lì nella mia
mano e io ne sentivo il calore leggero e il bagnato.
La tenevo come fosse parte di me e tuttavia percepivo il suo isolamento. Il modo in cui
rifletteva il sole che brillava sul palmo della mia mano, e che aveva fatto sorgere il sole stesso
con tutti i suoi colori... quel modo rifletteva tutto me stesso nel suo volto, e mi interpretava
con il suo corpo. Sentivo la sua temperatura e avevo sentito la mia e con il passare del tempo
avevamo raggiunto la stessa eppure definitivamente diversa temperatura.
Sul mio palmo aveva cominciato ad evaporare e mi aveva circondato. L'avevo inalata e sentita
sulla pelle della mia faccia. Era corsa giù dalle mie labbra in piccole gocce quando l'avevo
afferrata ... così intangibile... aveva disegnato un tratto sulla mia mano poi sul braccio... il suo
sguardo bagnato parlava del suo desiderio... chiusi la mia mano e seppi che avevo già sentito
questa goccia tanto tempo prima... e che... ancora... pensavo solo a te... (Georg Schepers)
Mondi di chi invece si guarda allo specchio, e nell'ironia magari non vede... i sogni che già da'...
Mondi veri.
Un giorno...
un giorno anche io...
anche io sarò una novella..
una fiaba lunga un libro intero...
Anche io farò sorridere una lettrice incantata di tutte le parole che adornano le mie righe.
Sarò invisibile come una poesia che dice nel silenzio più totale, grida sommessa,
tace recitata.
Sarà la curiosità di una lettrice appassionata a risvegliarmi, a ricomporre le mie parole in
globuli di vita, farli scorrere nelle mie righe-arterie, trascinati dalla sua corsa di lettrice
irruenta, o a riposare nell'ora che la lettura si interrompe.
Succhierò dai tuoi occhi,
avidi delle parole,
la gioia di rivederti (riprendere la lettura) da questo specchio di carta, screziato di caratteri
stampati, che sarò io-libro.
Sarò io e non altri libricini, a gettarti nelle sensazioni che credi accadute per caso nel tuo
giorno. Sarà quello il libro che ti appartiene, che non rileggerai mai più, che bisogno ne avresti
?!
Il dorso di me-libro sarà nerbo della mia schiena, avrò la forza delle mie parole ed il desiderio
della tua lettura. Sarà dire ciò che non vedo, illuminare ciò che non ho mai conosciuto. Non ci
sarà luce che (correndo) mi tenga dietro scienza che umili la mia ignoranza. Avrò corpo di fogli
gualciti, macchiati dalla lettura, sporcati dalle mani che mi hanno letto, scarabocchiati da
lettori esuberanti... ma bianchissimi...
Sarò libro in un posto che sia... in una biblioteca, dove nulla va perso, anche il sogno più
sparuto, nell'ombra di una biblioteca io sarò.
E là, tu ritroverai,
leggendo,
le mie parole: schiena mani e braccia della mia mente. Amerò io, allora, le mura sacre ove sono
allineati questi scaffali. Le mille fatiche che le hanno costruite: mani di uomini ad edificare la
mia culla dove avrò dignità di uomo.
Da quelle pagine da cui non saprai allontanarti, in cui cadrai persa nel centro, lì, le mie pagine
saranno tenda per te.
Sarà il vento a sollevare le mie parole, quando pesanti la mia poesia non riuscirà ad animarle...
Ed allora il mio sogno sarà vero...
Le pagine, svolazzando, lambiranno il tuo naso, infilato ad annusare la fiaba.
Io-libro ti ricompenserò...
...e non capirai perché a quel punto la storia, riprenda vigore, s'armi di nuovo entusiasmo,
erompa nella tua lettura, sciolga quel timore che avevi di esserti persa in un libro qualunque.
Che non sia !
Nel mio libro, che son io, continuerai sicura il tuo cammino.
Viaggerò con la mia valigia di occhi, con le mie mutande di parole, nelle stazioni dove il tuo
treno si fermerà. Tossicchierò, disgustato per tutte le cicche che viaggiatori distratti,
faranno cadere su di me riposto sulla poltrona del tuo treno.
E sarò senza fiato quando l'aria fine delle montagne si insinuerà tra le mie pagine ...
E ti odierò, quando vedrò illuminato il tuo volto lassù, rapito da altri tramonti che non avrai
trovato nelle mie righe.
Allora, geloso, crescerò d'improvviso.
Ruberò tutte le pagine dei miei compagni di scaffale trafugherò da loro le storie più belle. E
per magia quel libro di due sole pagine, diventerà immenso e non finirà quando l'avrai chiuso ad
una pagina dalla fine.
Eppure solo di un pugno di pagine sarò fatto.
Incredula ritornerai più volte in cerca di quel passo che mi avevi letto (dentro) convinta che
fosse mille pagine fa e lo ritroverai, sempre al centro di quella finestra, che è un libro di due
pagine appena, al centro di quel libro che è occhio senza confini di palpebra. E rasserenata
allora continuerai a dormire sul tuo treno, nel tuo viaggio, mentre io mi ustiono per il sigaro
del viaggiatore maldestro, che intanto mi apre, mi sbircia, mi guarda dentro !!
Che vuole costui ?
Mi richiuda Signore ! Non son libro per lei.
-Chissà che ci trova in codesto libello, 'sta tizia... (dirà lui biascicando il suo sigaro)
Ed ha ragione perché di due pagine, le sole che mi serviranno e basteranno per raccogliere
tutte le mie cose, di due sole pagine vedrà (egli) il mio corpo.
E qualche volta ti tradirò anche, e sarò più bello e maliardo del più magnifico seduttore. E se
"gambe di regina" di un'altra viaggiatrice si avvicineranno nel tuo stesso scompartimento, nel
tuo lungo viaggio, chissà che non mi sbirci colei, mentre tu dormi ed io-libro riposo sul sedile
accanto. Chissà se più vicino al suo seno (la nuova viaggiatrice) mi porterà. Plaf ..Papumf Sia
benedetto il treno ed i suoi scossoni che mi fanno oscillare tra le mani della nuova lettrice, fin
su... quel lettino di poppe. E quando l'avrò corteggiata (l'altra), quel tempo di un viaggio
fugace, sarò profumato di lei.
E tu,
riprendendomi distratta,
odierai lei e quel mio orrido tanfo di tradimento !
E mi lascerai svernare in veranda per una notte intera, nella veranda di chissà quale albergo,
mentre tu ti riposi finché quel brutto profumo se ne vada dalle mie paginette. Ed io, povero
compagno-libro-traditore, che s'è inventato una pagina in più del dovuto, che ti ha tradito tra
gli scossoni del treno, con una lettrice sconosciuta, gelerò di freddo....
E quando mi riprenderai al mattino da fuori la veranda, tutto zuppo di umidità della notte, ti
farò un po' pena, e meno male ! E ti sentirai in colpa per quella notte all'addiaccio, mentre io,
mortificato come non mai, rosso di vergogna, non potrò negare l'unica bugia che le mie pagine
abbiano mai mentito a te: che quella notte nel gelo io, il libro,
ho fatto pipì.... (livio)
Un'altra volta vita
0.
prologo
Tu non sei innamorato?
No
E non vorresti esserlo?
(penso) ...... (dico) Si
allora lo sarai.
1.
la difficoltà (la noia)
Qual è il mio mondestino?
Seduto sui tetti della Città Grigia penso a me. Al mio scopo, il mio mondestino. Vedo le torri,
gli edifici alti. Il grigio che avanza. Le nuvole immobili.
Non si vede la luna. Chi ha mangiato la luna?
Accanto a me Joe Pesce, è vestito di bianco, sta fumando uno spinello. Ha gli occhi buoni, e un
poco rossi a causa del fumo. E’ sempre molto silenzioso, ma sa molte cose.
L’ho conosciuto in basso, nelle fognature della città. Stavo inseguendo un ladro di emozioni,
quando caddi in un laghetto sotterraneo. Non vedo molto bene al buio, e sottoterra non posso
illuminare le cose. Joe mi ripescò immediatamente, e mi fece dormire da lui. Se non mi avesse
aiutato ho paura che sarei morto, perché la mia testa è troppo pesante, così non riesco a
stare a galla. Sono ancora alla ricerca di quel ladro di emozioni, e sento che non è molto
lontano. Ora però ho il cuore pauroso perché ho perso l’eterno ora.
Sai una cosa, testa di luna?
Dimmi.
Ho pensato molto, e credo che anche i cattivi s’innamorino.
E’ quello che spero, Joe.
Dove si sarà nascosto quel ladro di emozioni? Sento che è qua vicino, aspetto solo la giusta
intuizione.
Andiamo al bar dove suona Sonica, forse potremo avere delle informazioni là.
2.
la tristezza (malinconoia)
Il bar è molto affollato. Sonica suona la batteria, ora però sta cantando. Ha i capelli castani
corti, le arrivano a malapena sul collo. Gli occhi determinati. La voce sgranata e calda. La gente
nel locale è molto presa, qualcuno canta con lei. Io e Joe ci sediamo e ordiniamo due birre.
Penso ai miei incontri con persone straordinarie.
Naicol non lo vedo da una vita. Fu esiliato dalla città, quando si ribellò al volere della signorina
Paura. La cosa che più mi piaceva di lui era la sua assenza di pregiudizi, e il suo modo semplice
ed efficace di essere. Sapeva accettarsi per quello che era. Io invece sono sempre stato in
cerca di qualcosa, di un mio modo essere.
Quella sera eravamo in due sulla moto, e urlavamo frasi senza senso. A un certo punto ci
sentimmo vuoti, un'angoscia mai provata ci entrò nel cuore. A destra un uomo vestito di nero
ci guardò. Era un ladro di emozioni ma ancora non lo sapevamo. In quel momento ci sentimmo
inutili, e fummo assaliti da un bisogno tecnologico, come dipendenza da televisione o dalla
grande ragnatela.
Naicol capì la fonte del nostro malessere. Inchiodò la moto e disse: -corri!
Inseguimmo l’uomo in nero fino al porto, e lì riuscimmo a bloccarlo. In quel momento il vuoto e
l’angoscia svanirono. Cercammo di interrogare l’uomo ma ben presto ci fu addosso la polizia,
che arrestò noi invece che l’uomo. Ci portarono davanti alla signorina Paura, disse che se
volevamo restare nella Città Grigia avremmo dovuto entrare nella grande ragnatela, ed essere
rieducati. Cercarono di convincerci in ogni modo, ci spaventarono e ci minacciarono. Stremato
accettai, ma Naicol rifiutò fino alla fine, e fu deportato nelle lande di nessun luogo.
Non voglio ricordare i due anni nella ragnatela. Fu lì che imparai la malinconoia, se non lo avessi
fatto probabilmente avrei perso la volontà. Imparai ad accettare il dolore. E fu lì che mi
promisi che avrei dato la caccia a tutti i ladri di emozioni che avrei incontrato. Quando uscii il
mio nuovo nome era Testa di Luna. La mia testa era diventata una piccola luna luminosa.
3.
l’energia (biancamore)
Quanto tempo, Testa di Luna!
Come stai Sonica?
Sono viva, tu?
Sono in cerca di un ladro di emozioni.
Sonica mi prende per la mano. Mi porta in uno stanzino. E’ pericoloso parlarne qua, lo sai.
Sai qualcosa? Le chiedo.
Un uomo nero era qua poco prima che tu arrivassi, ma non sono sicura che fosse uno di quelli.
Chi potrebbe saperlo?
Credo che la lumaca a spirale conosca il segreto, è l’unica che striscia sulla lama senza ferirsi.
Dove posso trovarla?
Abita in Via Santa Maria dei Pazzi, nel palazzo di cartone.
Ti voglio bene Sonica.
Anch’io, Testa di Luna.
Sono davanti al palazzo di cartone, con le finestre disegnate e la porta ritagliata. Io e Joe
Pesce entriamo. Saliamo con molta cautela le scale di cartone e chiediamo della lumaca a
spirale. Sono qua, risponde. Adesso la vediamo, è appiccicata alla parete della stanza, che
forse è un salotto. La sua voce è leggera, bisogna stare silenziosi e attenti per capire le
parole.
Stiamo cercando un ladro di emozioni. Sonica mi ha detto che tu puoi aiutarci. Si, è vero, so
dov’è.
Dove?
Sta scritto sul mio guscio.
Mi avvicino al guscio e osservo attentamente. Non capisco, non vedo niente di particolare. E’
solo un guscio, a forma di spirale.
Appunto, dice la lumaca. Poi si alza un vento forte. Sento il palazzo traballare, come un
terremoto. Si sta alzando, e stiamo volando via.
Brutti bastardi, ci hanno trovato, dice Joe Pesce.
Sento che siamo sulla giusta strada, ho ritrovato l’energia.
4.
il grande scontro (la pura paura)
Stiamo volando sopra la Città Grigia. Faccio un buco nella parete per vedere dove stiamo
andando. Sembra che il vento ci porti fuori città. La lumaca a spirale è molto serena, e ci
guarda coi suoi occhi ad antenna. Siete pronti per affrontare la vostra pura paura? Sappiate
solo che è una bugia, una bugia molto realistica.
Il palazzo è atterrato. Siamo nelle lande di nessun luogo. Esco dal palazzo e davanti a me c’è
un uomo vestito di nero. Ha il volto rosa chiaro, i capelli corti neri. Mi guarda negli occhi.
Fa buio, ma riesco a illuminare un po’ davanti a me. Dice a voce alta: tu sei un mostro. E tu sei
un ladro di emozioni! Gli rispondo. Apre di nuovo la bocca, e si mette ad urlare. Mi vedo come
un essere mostruoso, e mi sento perso. Perché do la caccia ai ladri di emozioni? Perché ho
scelto questa vita? Loro non sono male, aiutano la gente a non soffrire.
Unisciti a noi, urla l’uomo nero.
Faccio una smorfia che è quasi un sorriso. La luce sta svanendo, e anche le mie energie. Mi
fischiano le orecchie, sto per svenire.
Poi un fulmine. Mi colpisce in testa, ritrovo le forze. Illumino tutto intorno ed ecco, vedo chi
mi ha lanciato quel fulmine. E’ stato Naicol, lo riconosco, è in piedi sui pedali della sua
bicicletta. Ora vedo con chiarezza:
La paura dice scegli me, sarai al sicuro.
L’amore dice sei già al sicuro.
L’uomo nero si sta sciogliendo. Abbraccio Naicol. Sento il suo calore, e sto bene.
5.
la realtà (fine, se una fine vi è)
Accanto a Naicol ora c’è la signorina Paura. E’ sempre bella ma i suoi occhi non sono più gli
stessi. Naicol la guarda e dice: alla fine sono riuscito a convincerla, a portarla con me. Ha
cambiato nome, adesso si chiama Fantamore. Come il gioco? Esclama Joe Pesce, di cui avevo
scordato la presenza. Si, proprio come il gioco, dice lei, e ne esce una voce dolce, un poco
nasale.
Lo dicevo io, che anche i cattivi s’innamorano, borbotta Joe Pesce.
In cielo è tornata la luna.
Prima ero come quei cartoni animati, camminavo nel vuoto, ed era solo perché non lo sapevo
che qualche volta non cadevo giù. Quando sono arrivato qua, nelle lande di nessun luogo ho
cominciato a capire. Adesso cammino sulla terra, ed è come se volassi. Questo è quel che mi
dice Naicol.
Lo guardo, il suo volto è un po’ invecchiato, ma più disteso. Accanto a lui sta Fantamore, gli
tiene un braccio intorno alla vita.
Sai una cosa, gli dico io, t’invidio un po’, tu hai tutto quello che desidero.
Tu non sei innamorato?
No
E non vorresti esserlo?
(penso) ...... (dico) Si
Allora lo sarai, pensa il mio amico Naicol.
Lo pensa, ma da sempre io sento i suoi pensieri. (Laerte Neri)
11 SETTEMBRE 2001
Immobile mattina
arco di cielo compiuto
argine alla follia.
Il contrasto tra l'odio e l'amore mi ha ossessionato. Giorno strano, l'11 settembre 2001. In
tanti hanno cercato mani da stringere.
Una storia d'amore qualsiasi. A tutti quelli che sono morti l'11 settembre 2001. Per ricordarli
così.
...il giorno dopo il ragazzo regalò un tramonto tra i pali delle linee elettriche ad un ragazza che
si era chiusa in un silenzio impenetrabile, nella solita solitudine stanca. La ragazza parlò al
ragazzo di montagne di Atlante d'Africa staccatesi per una tempesta fortissima a proteggere
per sempre gli amanti del monte di Venere. Il ragazzo le accarezzò i capelli ancora bagnati.
Entrambi ebbero paura, tanta paura. Ma lasciarono che a stringersi, tra i corpi, restassero,
senza paura, le anime... innamorarsi un poco, come la cosa più naturale.
Non c'è una strada sicura
un percorso obbligato
forse importa se al fondo degli occhi
decisi un po’ duri
rimane riflessa una luce dorata
di un tramonto speciale
sopra un campo di grano
e di labbra color del papavero
distese sul prato.
New York, poco prima delle 9 di mattina. Un aereo passeggeri diretto da Boston a Los Angeles
viene dirottato e si schianta su una delle torri gemelle, sede del World Trade Center. Stessa
sorte per un secondo aereo passeggeri, obiettivo la seconda torre. I due grattacieli
collasseranno dopo poco per gli incendi sviluppatesi, uccidendo chi nella torre lavorava, chi
quella mattina era andato a fare una foto alla città dall'alto, chi, volontario, era corso a
salvare una vita.
La televisione trasmette immagini di persone intrappolate negli ultimi piani, che si sporgono
dalle finestre agitando stracci per richiamare l'attenzione. Nessuno potrà salvarli.
Ancora le migliaia di morti non hanno un corpo, sono solo foto appese sui muri.
Si narra che Afrodite, la dea greca del matrimonio, e dell'amore sensuale e profano, sia nata
dalle schiuma delle acque del mare.
Esploriamo la grotta sulfurea da cui escono vapori densi nello sfondo turchese sopra la terra
primitiva eruttata e aspra.....le stelle cadute nella grotta profonda emanano una luce
intensa,così si racconta... dalla montagna sacra spiriti antichi travestono polveri e piccoli
arbusti e volano spinte dal vento anime-essenze dalle terre rosse e zolfo alle prime avvisaglie
di vita e curiose dell'odore salmastro sconosciuto e dal ritmato schiaffo dell'onda (come si
chiama quella massa verde che si abbatte e schiuma sulla terra nerastra e manda sferzate
pungenti?) scivolano oltre il baratro nella tempesta d'acqua che ignora il silenzio.... e si
inabissano,inebriano,svaniscono.
Piange sbuffi di vapore e zolfo la terra orfana e nuove anime pulsano e rotolano e ignare
svaniscono e sale al cielo la schiuma bianca dalle verdi bocche del gigante addormentato sotto
la coltre del mare(si dice così venisse chiamato questo potente dio irrequieto che non dorme
mai!).
Raccontando questa storia-leggenda per farti addormentare...ti vedo chiudere gli occhi un
poco spaventato ,non sai che più forte mi batte il cuore,cuore di un Ulisse pavido tormentato
attuale, curioso alla fine di svelare il giuoco prima che diventi mortale.
Un terzo aereo passeggeri viene dirottato sul Pentagono venti minuti dopo i primi due aerei.
Restano uccise 800 persone. La televisione non trasmette le immagini.
Un quarto aereo dirottato precipita prima di raggiungere il suo obiettivo. Dall'aereo qualcuno
telefona a casa.
Notte d'ebano
senza stelle
Caino non dorme
guarda con rancore
suo fratello.
Una pietra grande come il palmo della sua mano
un'arma cercata e nascosta nel buio.
Due cuori che non battono sincroni
accelera i battiti l'odio
rallenta il respiro l'ignaro.
Occhi che hanno chiesto il perché
non c'è accenno di pietà nello sguardo
basta un attimo e si inizia una storia
durata migliaia di anni.
Un uomo tra gli uomini in Croce
un sari macchiato di sangue
uno sparo su un corpo di un nero
americano.
Migliaia di occhi spauriti
si accendono come stelle
a interrogare il cielo annerito
da una luce di luna smarrita
annientata.
Rimangono accese le stelle
fino a giorno inoltrato
lucenti nonostante il sole accecante
illuda le onde del mare
domande ostinate domande.
Pregano che risorga la luna
ancora una volta sul mondo
per sognare la vita
per far germogliare nel sole
il papavero e il grano. (aiseop)
A volte le strade della vita sembrano strette. Però ci si può ballare, anche se si rischia di
compromettersi. A volte bisogna "compromettersi" davvero, toccarsi... per lasciare un buco
nella strettezza dell'anima, da cui respirare l'infinità, la passione, l'intensità della vita. Da cui
prendere una pelle vera, anche se fa male. Da cui rubare l'essenziale.. il sangue... la vita
stessa, bella più di un sogno, più di un desiderio inespresso, più di una sorpresa.
Il ragazzo cerca una nota tra le corde di una chitarra. Stringe le palpebre come si stringono le
mani in un pugno, concentra in quell'espressione il silenzio bellissimo di una forma di pensiero
che non ha bisogno di logica. E poi il silenzio stesso prende forma in quella nota perfetta, ed è
uno schiaffo per chi ascolta, un inciampare nella vita e tutto il resto perde senso.
La ragazza vorrebbe essere in quel momento una piccola parte di lui, per sentire quella
vertigine, quella... esitazione quasi... quell'emozione dietro gli occhi chiusi stretti...
per chi cerca parole ogni giorno, e forse nei posti sbagliati, anche questa è magia...
I database aggiornano profili,
scenari di guerra e i grafici,
multicolori, delirano statistiche
di morte, in questo nuovo millennio
che non vede l'ora d'inanellare
diademi di sangue...
Ora sono pronti,
di nuovo, a sparare, a puntare
il mirino sul pianeta e farne
mattatoio spettrale...
Ora ritornano le tre vocali,
le tre consonanti a riecheggiare:
GUERRA! In ogni angolo la vita
è sospesa, affanna per un epilogo
definito, dove nessun grafico indicherà
la distruzione, il precipitare
nell'abisso d'orrore.... (Mario Vecchione)
Semplicemente declinando
come le sere di settembre
verso la notte lunga
senza luna e senza stelle:
nuvole grigie,vento di mare,
torno a casa più in fretta
annusando la tana.
lA CENERE SPRIZZA FAVILLE
NEL BUIO DELLA STANZA COI VETRI APPANNATI
MI DIVERTO A RINCORRERE CON GLI OCCHI
LE CADUCHE LUCI
MENTRE BORBOTTA IL CEPPO NEL FOCOLARE....
HO NOSTALGIA DI CIELO E DI OCCHI DI MARE
SPECCHI AL TRAMONTO
CHE CAMBIANO COLORE COL SOFFIO DEL VENTO
HO NOSTALGIA DI ARDESIA E ROSMARINO
DI PAPAVERI ROSSI TRA CIUFFI DI GRANO
E UVE MATURE E FICHI SUCCOSI
PREDATORI BAMBINI FELICI INNOCENTI
AVEVAMO TEMPO O SI CREDEVA
A SALIRE SULLA GIOSTRA DEI GRANDI
DOVE LA MUSICA SEMBRA DOLCE
MA è MATRIGNA,SIRENA SPIETATA,
NASCONDIAMOCI DIETRO UN DITO
CAMMINIAMO VIRTUALI ,ABBRACCIAMOCI L'ANIMA
CHE PIù DEL CORPO NON PUò FARE DEL MALE.
La notte sta andando via
diversa e sempre uguale,
per chiudere gli occhi
mi serve coraggio,
forse solo le stelle,
disperse nel buio infinito,
brillano sempre
e non dormono mai. (aiseop)
Ci sono cose che sono emozioni, che se le riconosci valgono da sole la vita intera.
Non può essere l'odio... a vincere.
DICIAMOGLIELO.
SCORZE D’ARANCIA
Sogno
Confonderò le mie lacrime nelle giornate di pioggia, nasconderò il mio respiro affannato nel
vento. Urlerò con lo sguardo negli occhi degli altri abbattendo ogni muro che mi divide da loro.
Fuggirò nel buio in cerca del sole e in ogni suo raggio cercherò la mia anima e osserverò la mia
ombra riflessa sull'asfalto.
Quello che voglio e di cui ho bisogno è solo un sogno..
Ruberò il sole in un giorno di pioggia in modo che nessuno mi chiami ladra. Salirò fino al cielo
con le scale del mio sogno .. anche se sarà solo un capriccio... Cercherò solo chi sarà in grado di
distinguere le mie lacrime dalla pioggia e chi troverà il mio respiro nel vento e mi aiuterà a
riportare il sole al suo posto...
Vorrei essere un uccello che vola libero e felice,
sognatore
Vorrei essere in vento,
che soffia maestoso,
cantautore.
Vorrei essere,
ma non sono;
Vorrei essere quello che sono....
L'amore..........
Amarlo quando scrivi il suo nome e ti trema la mano.
Amarlo quando lo pensi e ti senti felice.
Amarlo quando lo tocchi e ti senti morire.
Amarlo quando lo vedi e ti sembra di sognare. (Marinella)
Nuvole soffici
lente si muovono
pensieri, aquiloni, appesi a fili
invisibili,
si affidano a luci comete di sole,
gli occhi leggono i colori del mare
e sentono a pelle i segreti e le ombre
e rilucono e ridono
come lampi di vele riflessi da onde
di vele arancio,azzurrate, bianche
sparse in un chiaro orizzonte
dove è dolce lasciare i vestiti del giorno
per affidarsi al vento,
sognando. (aiseop)
Corri, mio sogno, corri... non far caso a me! Sono solo colui che ti sogna.. corri.. è il tuo mondo...
(Georg Schepers)
Che i sogni vivano nei prati è cosa nota. Coriandoli di sogni nei fili d'erba tagliati, un bel
colorito da foglia di limone. Poi viene la pioggia ed un coriandolo più pesante dei sogni, anche
dei sogni di erba in cui si era confuso, scivola via dal canaletto di scolo dell'aiuola ... insieme a
qualche briciola di vetro di un sogno precedente. Si perde in acqua, ovunque qualcuno possa
averne bisogno per non aver sete di sogni. (livio)
Illusione,
come catasta di specchi,
ti sei addormentata
(e in mezzo c'era una riga
di pensieri profondi:
tu ridevi di me).
Nella miniera di pietre laviche
il dinosauro della paura
dormiva il lungo sonno...
e la sua pelle dura e opaca
risuonava
mentre battevo il capo
contro la porta dei sogni.
Un fuoco a metà collina,
lampi di luce
attraversati da volti scuri
e luccichio di armi
nella valle della luna:
Iside (figlia del sole)
e dei miei sogni..
illumina
la parola antica
scolpita nella roccia
prima che il vento mugolante
e il tempo
lentamente la cancelli.
Si sogna per non scordare, forse, quella cosa che non sappiamo. Chi può sognare, forse, non
deve sapere, non deve conoscere quella cosa...
La notte è forse più uguale
del giorno
sotto ogni cielo,
la notte per chi può sognare. (aiseop)
Il giorno o la notte per chi può sognare, oppure per sensazioni improvvise, smarrimenti,
certezze, sogni o realtà...
Avevo dei terribili dolori alla pancia, come punture interne, dolori acuti che non potevo
fermare. Erano terribili. L'altra notte mi sono svegliata che quasi non quasi non potevo
muovermi nel letto.. ma subito, dopo pochi istanti, ho cominciato a sentire delle percussioni da
fuori la finestra come battiti di tanti cuori. Ero sudata per il dolore, ma quel ritmo liberò la
mia mente fino a farmi sentire qualcos'altro... qualcosa mai sentito prima... una voce di donna
che cantava accarezzando i cuori. Modulava la sua voce sulla lettera "a", così che non stava
davvero cantando una canzone, ma ... riproducendo musica... il suo era un tono acuto, e la
melodia tale che provai ad impararla a memoria per ritrovarla la mattina successiva, da
qualche parte. La sua voce era dolce... e perfetta... la melodia era rasserenante, di quelle che
una volta ascoltate uno poi cerca per il resto della vita, qualcosa di indimenticabile, che può
essere ascoltata... per il resto dell'eternità.... ho pensato che non ha senso aver paura
dell'eternità dopo la vita se poi si ascolta una tale musica... era... piena di pace... luminosa di
nessuna luce, era l'essenza stessa della luce... luce e leggerezza... non ebbi esitazione a
considerare le percussioni e la voce perfettamente normali, e lentamente dimenticai il dolore.
Mi alzai dal letto per avvicinarmi alla finestra. Ma non aprii la finestra. Come se fosse la cosa
più naturale tornai a letto... sorridevo, e provavo una bellissima e silenziosa pace nell'anima...
mi addormentai subito di un sonno pesantissimo... solo la mattina dopo cercai di capire, e mi
venne in mente... un angelo... non avevo più dolore. Mi resi conto che il dolore era passato dopo
che mi ero alzata, nella notte. Chiesi se qualcuno avesse sentito cantare durante la notte, ma
nessuno aveva sentito nulla. Forse sognavo allora, o forse ero sveglia davvero, e quella era
realtà, e non avendo alcuna prova contraria, mi fu naturale, e bello, pensare a quella voce come
alla voce di un angelo. Ho dimenticato quella melodia ma non il suo significato più intimo, il suo
sussurro silenzioso, le sue parole: "non aver paura dell'eternità....." (lidia)
Sogni o realtà... fantasia
"Abitanti della Terra, una notizia inaspettata arriva dal mondo futuro:Atlante è malato. E'
grave! Mettetevi in salvo!. Così gridava, gracchiando, il corvo non colpito dalla furia di Apollo.
L'unico rimasto bianco.
Ma nessuno se ne ravvisò. Alcuno se ne preoccupò.
Sono così tante le parole che si perdono nell'aria! Così, chi non aveva terminato il suo lavoro lo
termino; chi faceva baldoria continuò a divertirsi. I due amanti illegittimi, nascosti dall'oste
cornuto, continuarono ad amarsi..... Anch'io, incurante come chissà quant'altra gente chiusi i
miei occhi sotto le coperte; convinta che il giorno dopo sarebbe stato un altro giorno. Ma
Atlante, nonostante sacrificò ogni sua forza, quella notte morì.
....E il Cielo cadde.
Quando uno pensa alla caduta del cielo, pensa ad un tonfo terribile, un rumore enorme, un
fragore tremendo ed invece no; non è così il rumore del cielo quando cade. E' un suono
stridulo: uno specchio che si rompe, un rubinetto che perde; un caì di cane.
Tutto si tinse di blu.
Mille stelle caddero, ma vani furono i desideri di coloro che chiesero pietà. Una, due, tre
stelle caddero sulla mia casa. Una mi colpì un occhio, una un piede, un'altra ruppe una lampada.
Dopo due ore di avvilente attesa mi cadde addosso una scheggia di nuvola. Le nuvole, non sono
affatto soffici! Sono dure come le corazze degli spartani!
Fu così che morii sommersa dal mio stesso sangue.
Ora sono un tratto di un certo pittore gigante proveniente da uno sconosciuto pianeta, che
non esitò a mischiare il mio sangue,rosso, con il blu del cielo.Sono un tratto viola di un quadro,
che raffigura bambini che giocano felicemente.
Almeno non ho vissuto invano! (Matilde)
Dai, raccontami un sogno... prima di dimenticarlo.
mi specchio nella solitudine lontana
come nelle acque
di un lago
scritte dal vento
e dalle ombre ...
un sasso nelle acque nere brilla alla notte, nascondendomi il mio volto dentro note di niente
che si svegliano tra i fili di stelle ... una vertigine mi stringe nelle acque
e io sogno
sono un sasso gettato nel vuoto da un pezzo di cielo, inciampato su una nuvola fatta di note di
niente, caduto aggrappato ad una nota, e nel volo fatto parola di quella nota da un soffio di
vento e colpito da un raggio di luna e travolto di giri e di giri di pioggia
e scomparso
nella realtà,
dimenticando. (lidia)
Le nuvole nere
corrono nel cielo
sospinte
da un vento irato,
la luna chiara
che appare e scompare
sembra fuggire con loro;
penetro anch'io
nel gioco
di nuvole erranti
e smembrato
mi perdo
fatto solo
di aria e di vento. (aiseop)
Dai, raccontami le storie dei tuoi sogni.
il mio sogno.....
la prima immagine è stata la stiva aperta di un enorme aereo che stava partendo ... e io
correvo veloce per raggiungerlo.. per entrarci e fuggire.. da qualcosa.. qualcosa che avrei
saputo solo più tardi cosa fosse... poi mi sono accorto che non stavo scappando da solo.. che la
mia mano non era libera.. ma.. teneva qualcosa.. la mano di qualcuno...(in quel momento non
sapevo di chi fosse la mano.. l'avrei saputo solo dopo)..
allora la scena, quello che potevo vedere, era soltanto quello che era davanti a me.. i colori
molto grigi e tristi.. opprimenti.. l'unica via d'uscita era questo tronco vuoto di aereo...
raggiungevamo l'aereo.. però, non so se era perché l'aereo non poteva partire.. o se era
piuttosto il sentimento che questo luogo non poteva essere semplicemente lasciato così..
perché c'era qualcosa che bisognava fare prima... abbandonavamo la "via d'uscita".. e c'era
davvero qualcosa che bisognava fare.. perché la scena seguente era una miniera o una fossa
aperta dove le persone dovevano lavorare contro la propria volontà con del piombo polveroso..
dovevano lavorare con mani nude e senza protezione per i loro polmoni.. (in effetti, vedevo
solo mani che lavoravano questa materia grigia.. che mi lasciavano avvertire questa
oppressione)... ecco il motivo che avevano per darci la caccia.. per impedire che rendessimo
pubblico questo trattamento.. e ora veramente sentivo il pericolo.. non solo per me.. ma più
ancora per la persona che era con me.. in questa situazione ..nel confronto minaccioso con.. "il
male"
..questa situazione ci guidava a un grande edificio buio... sembrava un ospedale ... c'erano
uomini trattati con cura... c'erano delle piccole capsule imbottite, dove i malati potevano
respirare dell'aria particolare.. e dormire nonostante tutto il pericolo intorno ..in questo
luogo.. (sebbene sempre più evidentemente vicino al centro della sfera di controllo del
"male"...) alcune persone potevano muoversi liberamente.. i medici ..e altre... che erano lasciate
incustodite..(almeno per ora).. i malati.. poi... non facevo niente per provocare questo.. però
tutto si focalizzava sulla situazione seguente... dove un mio amico - o amici .. più esattamente
un mio collega e due "soldati" del lato nemico, mettevano in una delle capsule la persona con
cui ero qui.. una .. ragazza... .. per proteggerla da ciò, da essere trovata... la mettevano accanto
ad un altro.. ad un ragazzo che dormiva.. che non sapeva che c'era qualcun altro ...e lei.. lei
anche dormiva .... osservarla mi portò via la percezione del resto... osservare tutta la scena in
questa capsula di metallo spesso... guardavo attraverso un oblò pesante... coprivo questo
finestrino ogni volta che qualcuno.. che la cercava... passava di corsa.. (capii che ero visto come
un medico.. perché forse avevo cambiato abito.. per sembrare un medico)... per ora eravamo
sicuri.. ma lei era in molto più debole di me.. e dovevo essere io ad agire e decidere per lei..
combattere per lei...
....il pericolo si avvicinò con uno dei soldati (i nemici).. che non era sicuro se doveva seguire i
suoi sentimenti o i suoi ordini.. e che propose.. di consegnarla al suo capo guida.. "Lui non la
tratterà male"... però il mio amico, che aveva conosciuto il trattamento del capo, diceva "No, la
torturerebbero per avere quello che vogliono".... allora... per un sentimento profondo... per
questa ragazza.. non per far loro del male.. ma per spingerli indietro verso i loro sentimenti..
lontano dai loro pensieri dannosi... sollevavo il primo soldato e lo lanciavo a terra.. e poi il
secondo.. e dicevo "..per far male ..a questa..ragazza! .. per farle male.. no.. dovranno passare
prima sul mio cadavere..".
Non ero sorpreso di aver detto queste parole... erano arrivate con quel sentimento profondo e
naturale che avevo avuto, e se tornavo ora alla stessa scena (ora assolutamente tranquilla)..
indietro alla capsula.. dove scoprivo l'oblò.. come se volessi cercare conferma di quello che
avevo detto.......ohhhh la vedevo tra queste lenzuola bianche e giallo chiaro..dormire ..senza
alcuna paura.. incantando il mondo.. ....Io ero in silenzio sapendo che ogni parola, che avevo
detto, era vera........ e in questa sconvolgente e "bianche e giallo chiara emozione" mi sono
svegliato..
.......impensierito.... (Georg Schepers)
Sogno di avere un pennello magico, di cambiare colori al mondo. Ma ci pensi... un mondo a
colori?
Colorare il cielo con la fantasia
è questione di un attimo,
e quella nebbia grigia e sconsolata, svanirà
dietro il rosso di un desiderio
o dietro il verde di una speranza,
o ancora dietro il giallo di un giorno
un po' allegro e bizzarro.
Se avessi un pennello magico tingerei il cielo di rosa,
il mare di verde,
la terra di azzurro e
tutti gli innamorati di rosso.
Credo che poche sarebbero le persone colorate,
perché d'amore ce n'è così poco,
solo tante sfumature potrebbero dare l'immagine esatta
di quello che invece è solo parvenza d'amore.
Se il mondo fosse colorato in base alla verità dei sentimenti
di quello che più vale, più è puro,
sono convinta che tutto sarebbe triste e grigio,
come questa nebbia che confonde e
nasconde ogni cosa,
purtroppo anche quelle belle e radiose sotto la luce
immensa e divina del sole,
come lo splendore delle cose
sotto il magico incanto radioso della verità. (Gloria Venturini)
La stufa e la scorza d'arancia
C'è silenzio, quasi stanco, di anima... tutt'intorno. Fa freddo. L'autunno ha portato le arance.
Dello stesso colore delle prime foglie, sfumatura già di marrone. Il colore, l'arancio, quasi dei
ricordi.
Avevamo una stufa marrone scuro. Tre grandi resistenze di ferro arrotolato si riscaldavano e
prendevano il colore delle arance. Girando una manopola nera rotonda se ne potevano
accendere una sola, o due, o tutte e tre. La stufa aveva una grata su un lato da dove si
vedevano le resistenze e usciva il calore. Aveva poi dei buchi in alto. Era alta circa mezzo
metro. Mettevamo le scorze d'arancia sui buchi della stufa. Io avevo il compito di cambiare la
scorza quando si bruciava.
Dava un odore denso ma dolce. Non lo ricordo. Per quanto mi sforzi, non ricordo più
quell'odore.
Foglia d'autunno
caduta sul sentiero
dove i passi
poco frequenti
scrosciano
nel silenzio,
colonna sonora
di pensieri
introversi,
giardini di limoni
in autunno
con i primi gialli
i primi contrasti
di luci e colori,
anime morte
sguardi senza corpi,
sorrisi
solo vibrati nell'aria
un poco più fresca
che canta
canzoni
antiche e nuove,
suoni di cornamuse
che si perdono in cielo
diventato scuro ma terso
pieno di stelle
fresco di luna
in lotta sul mare
senza capire
senza parlare.
Cerco di distrarmi dal freddo pensando all'oscurità delle stelle. Ma non ricordo più
quell'odore. Era una cosa semplice, non bisognava rispondere, non bisognava decidere se era
giusto o meno, non bisognava parlare di totalità.
Era solo cuore. Era solo un odore. L'ho perso.
Come si fa a ricordare un odore?
Insieme all'odore di arancio caldo, quasi di forno, c'era l'odore di torta appena sfornata, e di
asciugamani appena stirate.
Ricordi cerebrali. Freddi. Come si fa a ricordare la sensazione dell'odore di arancia
bruciacchiata sulla stufa, che riempiva la stanza... e insieme era... impercettibile... se non
ricordo quell'odore? Semplici e grandi segreti, come sapere quando era ora di cambiare la
scorza, quando il colore cambiava in UN certo modo, che ancora si poteva trattenere, nel naso,
l'essenza di arancio, il calore della stufa, l'abbraccio della torta appena pronta, la piacevole
asprezza del bruciato.
Terra e fuoco, come li conobbi la prima volta.
L'altra metà del cielo che ancora andiamo cercando.
L'altra metà del cielo
è dietro l'ultima nuvola
che si sfilaccia e passa via
dietro il crinale dei monti
che la sera annerisce
sotto il cobalto del cielo
dietro la cascata di porpora e oro
che precipita di là del tramonto
dentro i più semplici e grandi segreti
nel cuore profondo
di tutti i misteri
del mondo.
Non ricordo quell'odore e mi dispiace come se non ricordassi il segreto del mondo. Non
ricordo il segreto del mio mondo. Della mia casa.
Fa freddo. Allora accendo una stufa moderna. Piccola, non ingombrante, asettica, quasi cinica,
frettolosa.
Un'ansia... buona... mi prende. Ansia di me.
Un fiore nasce
nel gelo stentato
azzurrato
senza storia o peccato,
fermiamo la vita
il respiro,
la mia ansia negli occhi
la tua,
fermiamo ogni cosa,
istantanea,
in un boccio di rosa.
E la mente corre alle rose dell'infanzia, che si sfogliano come le mille espressioni di ogni nonna
in un album di fotografie tutto chiuso nel cuore, ai momenti che non perderemo mai, che ci
coccoleranno per tutta la vita...
La
buccia
d'arancia profuma
la stanza vicino alla stufa
le guance arrossate gli occhi sereni
profumo di favole e torte vaniglia presepi e capanne
di paglia Re Magi e pastori vialetti di ghiaia ruscelli laghetti
casette di neve si accendono e spengono a intermittenza
salutano i sogni l'infanzia il sapore di buono la vita serena
Tu scendi dalle stelle
o Re del cielo
e vieni in una grotta
al freddo e al gelo.
Natale, profumo di scorza d'arancia, nostalgia di casa...
che male c'è? che male c'è? ad aver voglia di casa?
Natale
Non c'è neve bianca
si è fermato il vento
il mare inquieto è indeciso
l'orizzonte increspato si acquieta
piano
nell'aria si incontrano
auguri di anime.
Speranza tenace
vento indiscreto
nuvola amara
un bisogno di pace
di nevicata
bianca uniforme
silenziosa
una città ovattata
un mondo di piccoli fuochi accesi
anime attorno ai fuochi
che respirano insieme
occhi acquietati
visti da qualche stella lontana
luci di stelle segrete
in una notte di pace. (aiseop)
Natale... messaggi...
Mille richiami di un falso Natale si specchiano inutili sull’asfalto bagnato mentre
passanti,avvolti in calde pellicce, osservano con distacco miseri fagotti di stracci che non
vedranno l’alba. Assurdi babbi Natale, nei loro abiti sgargianti, invitano ad acquistare la
felicità: ad un tratto tutto tace, le luci svaniscono per far posto ad una fredda notte
rischiarata da lampi di guerra. Case sulle quali s’è abbattuto l’odio dell’uomo, osservano senza
vita, il passare di soldati ancora memori di materne carezze. Il vento caldo del deserto solleva
mulinelli di polvere che si infrangono su resti bruciati di un villaggio della Palestina ma la
campana di una remota chiesetta, rompe all’improvviso il silenzio ed il suo rintocco giunge ad
ogni angolo del mondo, portando con sé un messaggio d’amore. Da carri di morte e da trincee
improvvisate, escono a frotte giovani che, guardandosi negli occhi scuri, si stringono muti
attorno ad una grotta per udire il vagito di un bimbo. Nei pressi di rovine ancora fumanti dove
ombre inquiete vagano in attesa di sepoltura, altri giovani si inginocchiano e pregano, non
importa in quale lingua, ciò che sgorga dai loro cuori, infatti giunge alto in cielo ed ha un solo
nome: Pace in terra.
(simbad il marinaio)
Le stelle in cielo
radunate allo sguardo
ad una ad una
brillano
attorno ad una grande luna
per aiutarci a sognare
sopra le nostre vite impolverate
sopra le delusioni e i dolori più acuti
fino a carezzare con lo sguardo
pacificato
i nostri amori antichi rinnovati.
Soffia il vento della vita
polvere di sole
profumo di mare
soffia ostinato
dal suo ventre misterioso e lontano
di cui sentiamo il richiamo
anche nel gelo delle notti scure
quando l’odio ci acceca o la paura.
Si alza un canto ebbro di veggente
libero in crescendo
un “Vapensiero”
si ferma su un davanzale
su un muretto
una facciata
appena illuminata
su grandi occhi umidi
e dolci
sul calore
misto al sapore dolce
del sangue
nel dolore
in quell’ eterno mistero
che ci fa giocare la vita
come un giuoco vero.
Tramontano le ore
nascono i minuti piccini
e crescono in fretta
come i nostri sogni bambini
che tenendosi a cerchio
in un cerchio di luna
ci abbracciano le anime
ad una ad una. (aiseop)
Il ricordo ritorna alla stufa, al suo tepore di passato, alla scorza d'arancio e al suo dolce
profumo.
L'anima profuma del calore del focolare, odora di sorrisi di bimbi, di sogni e speranze.
Il profumo della scorza d'arancio al tepore di una stufa fa lo stesso profumo dell'anima.
(Gloria Venturini)
Ninna nanna (tutto quello che ho)
E questa è per te, chiunque tu sia, sconosciuto o no, aggiunta quasi all'ultimo minuto... PER
ESSERE MARE SENZA BUGIA...
Ninna nanna come un sogno segreto di un diario segreto... che non debba essere spiegata.
Ninna nanna come il più dolce dei tuoi mondi, quello che vuoi, quello che scegli, per parlarti di
qualche cosa che ti faccia ridere, e farti addormentare.
Ninna nanna (tutto quello che ho) per non lasciarti solo.
Ninna nanna senza raccontarti bugie, senza dirti che va tutto bene... ma per dirti che la vita è
speciale. Comunque. Non sempre si hanno le mani. Ma la luna è fatta di due parti, una chiara e
una scura, anche lei... e magari si stanca, anche lei, ma non si spegne mai.
Sveglia presto, domani, la vita va avanti.
... ninna nanna...
Passi
sul limitare
incerto
di una foglia
raccolta
dal volto
di un lago.
Passa furtivo
il tempo.
Passa come una
melodia
tra un sospiro
ed uno sguardo.
Ed un fiore
spunta
tra le note
liquide
di un'onda. (Domenico Vicinanza)
... ninna nanna ...
Ci sono pensieri
che sorridono dentro le cose
anche nei sassi o nelle terre nere
che sorridono senza mai sbiadire
anche sopra lacrime di sale. (aiseop)
... ninna nanna ...
Chiudo gli occhi
come per dormire
come per vedere
al di là
di un pensiero
stretto
tra le palpebre
del vento.
Chiudo gli occhi
come per scoprire
come per sperare
che una luce
canti di nuovo
al mio buio.
Chiudo gli occhi
come per dormire
come per sognare
di svegliarmi
tra le braccia
di un sorriso. (Domenico Vicinanza)
... ninna nanna ...
Bianca luna,
segreta amante della notte,
di deserti e dune,
di onde tiepide
sciabordanti,
di risacche fragorose
tra scogli anneriti.
Luna che conosci i volti segreti
della terra che scruti ruotando
e come un faro antico
illumini teorie infinite
di occhi e di sguardi,
luna,
luce bianca,
alta,
commossa,
dalle una carezza di luna. (aiseop)
... ninna nanna, dolce risveglio domani ...
Respiro
il profumo
della prima luce
che bagna l'aurora.
Una corolla
di petali rosa
stringe a sé
il mattino
che nasce
abbracciandolo.
Ascolto
il colore
del prato
raccontare
verdi armonie
ad un riflesso
d'oro.
Intorno,
il rosso
di un camino
già canta
nuvole bianche
al cielo.
Un battito
come d'ali
di un sogno
attraversa
veloce
un sospiro.
E un sussurrare
azzurro
riempie
le chiome
sospese
nel vento. (Domenico Vicinanza)
... ninna nanna ...
Non parlerò di elfi di amori
di storie romantiche di mitiche passioni
ma del desio che ho di stendermi
riposare rilassare il mio povero corpo.
Quante volte mi son sentito stanco,
dopo una giornata felice, vissuta
senza fiato, dopo una giornata di lavoro,
rabbiosa di noia e di tensione.
E un giorno la stanchezza entrerà nell' anima
ed io, vecchio o malato,
mi stenderò con le ultime forze
su di una panchina, al fiume,
circondato dagli alberi e teso
ad ascoltare i calabroni ed il soffiar del vento,
e ripensando a baci lontani,
sopite sensazioni...
lentamente, mi addormenterò (Stefano Canepa)
... ninna nanna a chi non c'è più, regalandoci una preghiera...
Uno sguardo da buono
un guizzo in fondo agli occhi
intelligenti
ora questo spazio e questo tempo
vuoti:
un'urna nel cuore
per conservare
le scintille sparse
di questo dio
incompreso
questo dio
che si nasconde
e solo la pietà disvela.
... ninna nanna... parliamoci un po'...
Immagina un deserto
di sabbie calde e mulinate dal vento
immagina una notte sotto le stelle
accesa di mille occhi appassionati e inquieti
immagina un cielo mosso come il mare
illuminato di desideri
immagina una grande bianca luna
che ci isola come un faro sul palco
come in un grande cartone animato
nel finale
mano nella mano
come un sogno bambino
come un'istantanea
da guardarsi la sera
una sera di quelle strane
solo bufera
magari calma piatta e noia
oppure inquietudine
e basta
e magari mi regalo un sorriso
e a qualcun altro pure
a te che ne pare? (aiseop)
... ninna nanna ... da chi corre adesso, lontano lontano...
" Ci vediamo domani" - " Se non muoio prima"
dicevi sempre tu!
Sembravi quasi che lo sapessi, ignaro conoscevi
l'ultimo giorno della tua vita con vesti terrene.
Sei buono, sei caro, una brava persona rispettosa.
Una vita come tante la tua: una moglie, due figlie,
una casa, un lavoro, e tanta umanità.
A vent'anni, in un brutto incidente,
hai barattato la tua gamba sinistra
con la morte e l'hai spuntata.
"Ogni giorno è un regalo" dicevi
"Ogni giorno è un dono di Dio".
...mi mancano le tue grasse risate...
Mi piace pensare che ora salti da una stella all'altra
con l' anima dei tuoi giovani anni.
Mi piace pensare che insiemi agli angeli sorridi,
che corri veloce, sereno e veloce, felice ti liberi nel cielo,
gioioso di mostrare a tutti la tua gamba sinistra.
... ninna nanna ... forte, forte di vita, domani...
La mia forza per la vita
è quando corro incontro a te,
quando abbraccio le mie figlie,
quando stringo i miei cari al cuore.
La forza per la vita
è quando amo il mondo,
quando aiuto il prossimo,
quando guardo il sole
che illumina un prato,
margherite e viole
danzano alla musica
di una nuova primavera.
La forza per la vita
è quando apro la porta
ad ogni giorno,
quando mi lascio accarezzare dal vento,
quando alla sera mi accorgo
che ho vissuto intensamente,
con tanta forza,
la forza per la vita. (Gloria Venturini)
LUNAE
Luna di mari e di poeti
Guardo in fondo al cielo, stanotte. Ma cosa c'è, in fondo al cielo, che mi chiama?
Luna : unico satellite della Terra. Diametro ca. 3470 km, volume ca. 1/49 di quello terrestre,
massa 81.3 volte più piccola di quella della Terra. La distanza media della Luna dalla Terra è di
ca. 384400 km. L'orbita della Luna intorno alla Terra giace in un piano inclinato sul piano
dell'eclittica, la cui l'inclinazione media è di 5° 8' 30"; il tempo impiegato a descrivere tale
orbita è di 27 giorni 7 ore 43 minuti 11 secondi e 5 misurato rispetto alle stelle e viene
chiamato mese siderale. Il tempo impiegato dalla Luna a tornare nella stessa posizione non
solo rispetto alla Terra ma anche rispetto al Sole è di 29 giorni 12 ore 44 minuti 2 secondi e 8
e viene chiamato mese sinodico o lunazione. La differenza tra mese sinodico e mese siderale
origina le fasi lunari.
Ma cosa c'è, dall'altra parte della Luna?, nella faccia nera della Luna, nella faccia nascosta? ,
dov'è la Luna?
Forse una parte è nelle notti dei poeti...
Laggiù,
nel freddo
di una notte
lontana,
il tuo silenzio
mi guida
per i passi
della vita ...
e sogno
di essere vento
tra le ore
che ho perso,
e poi volare
solitaria
sopra il grande
mare ...
sogno una scala
fino a te,
per raccogliere
le parole
che non dico mai
e farne una frase
che mi parli ...
e sappia trovarmi,
asciugare una lacrima,
non lasciarmi mai sola ...
scrivo per te,
questa sera,
triste luna. (lidia)
Luna inquieta,
vibrante,
a cui gli occhi si rivolgono
nelle notti
in cui si ha bisogno di magia
e il presente sa di passato
e la notte fa paura.
La luna,
sempre alta nel cielo,
veste di luce bianca
ampie regioni,
ogni passo è sospeso,
l'aria è ferma,
come i nostri pensieri,
all'improvviso.
... nelle notti dei poeti... o nei mari del mondo.
Luna quasi a portata di mano
lucente e sfacciata
fai il solletico alle onde
ti adagi e srotoli lungo la via antica
e illumini cocci di bottiglia sui muri
e antiche piante di limoni.
Luna complice che al processo scompari
e rinvii la tua udienza
non sempre ti mostri uguale,
quando sei in forma, allegra,
invadente,
ci resta solo il tempo per andarci a cambiare. (aiseop)
guardavo la luna, fuori,
mezza rideva e mezza dormiva ...
a dispetto della sua ombra
non c'era solitudine lassù,
dentro un silenzio bianchissimo,
dentro la notte impenetrabile ...
era solo il tempo che passava
per caso, sul mare che parla
e insieme dorme,
e tace ... (lidia)
Luna semiseria
tra nuvolaglia in fuga
forse sorridi
ai gatti sui tetti
alle mani intrecciate
su muretti pazienti
acri di odori di mare,
luna che appari e scompari
giochi a tuo modo,
bambina,
mentre le stelle lontane e antiche
non sanno che dire.
Luna abbagliante nella notte scura
come pensieri lucidi alla mente
quando dentro hai paura,
luna chiara sul mare che risacca
e profuma negli occhi e alle narici
come la nostalgia che ti chiude la gola
se accarezzi incauto e disarmato
il ricordo di amori ormai lontani.
Luna che sfidi la notte
allungata sul mare
occhieggiando tra nuvole e profili di monti
schiarendo un poco balconi e facciate
dispersa in tanti piccoli lumi
bianca luna
nel brivido della brezza improvvisa
riflessa negli occhi e nella mia mano
ti porto via con me
o mi offro scomparendo piano
sul bianco di un muro
ove occhi di gatto lucenti
brillano ironici inquieti
indagatori.
Luna
lucente magica luna.
Guardiamo alla luna con i nostri segreti che la sua oscurità nascosta conserva. La rendiamo
complice e aliena, le raccontiamo cose che lei ascolta paziente. Siamo veri, di fronte alla luna...
se vuoi conoscere la mia anima, fallo quando guardo la luna...
Luna
di bianca luce,
pallida luna,
dispensatrice.
Solitudine
alta nel cielo
fra stelle
sfocate,
lontane.
Luce
nell'anima
che il buio
della notte fonda
non può
velare.
Luna chiara
svela,
una per una,
le mie ombre. (aiseop)
... può essere,
che la luna stia sognando il nostro giorno...
che il nostro giorno dia al sole la sostanza
per il suo sussurrante silenzio,
dove splende la luna...?
oppure può il nostro sogno essere la luna stessa,
che splende nel nostro mondo,
quello che l'occhio sveglio.. l'anima...
desiderano ancora di "vedere" nel sonno...?
è la luna, che ci porta a sussurrare,
a sussurrare a quelli che sono lontani,
ma illuminati dalla stessa luna...
... se loro lo sentono?..
il sussurro che giace intorno alla luna
in morbide nuvole...
...a sussurrare qualcosa che è dentro di noi... (Georg Schepers)
Cantami adesso, che voglio dormire, una ninna nanna di luna...
Notte che vegli sui giovani
sui sogni non infranti
raccoglili guidata dalla luna
e depositali senza fare rumore
nel punto del cuscino
dove riposa il cuore.
Luna
piena luce
così vicina
la oscuri con un palmo di mano
quando credi di coglierla
si allontana
come il mistero della vita
mi lascio guardare
occhi di bambino
finché i colpi del cuore
non fanno più male. (aiseop)
Luna così bella... da tradimento...
Stelle che mi catturano con dolcezza
e che riflettono la loro immagine
nel mio piccolo cuore,
per poi specchiarsi altrove.
Le sole ad essere ammirate
nel loro splendore in cielo
e mentre cadono.
Poi c’è il sole
che scaldandomi il cuore
si inginocchia sulle onde del mare
quando cala la sera
e sparisce pian piano con i suoi raggi.
Persino la luna
dopo avermi fatto innamorare di lei
si è nascosta dietro le nuvole,
così ho pensato
se ne fosse andata per sempre. (Manuel Galante)
Luna, luna, luna giocosa e sensuale...
Luna nella notte
luna piena
luce pallida antica
ti rifletti negli occhi
febbricitanti di luna
tremi al respiro
che si condensa
come una scossa lieve
un brivido di stelle
che ci consuma. (aiseop)
la luna
agli occhi
di un miope
è un povero
incanto
sovrapposto
di tele
tagliate
ma la luna
è la lama
costellata
nei nei
della notte
fai la faccia
da soldato
bambino
e la impugni
con la mano
premuta
alla finestra
sulla linea
della terra
lontana
e ridi
perché
ti ricorda
il ventre
della tua sposa
lontana
e la lama
fino ai suoi seni
che ancora,
da lontano,
ti taglia
l'anima,
delocalizzandola.
e ridi
e ridi
e l'ami
e l'ami
e mi ami
ho visto
una luna
di tramontana,
una luna
da mangiare,
la sua spina
dorsale
tra i crateri
come una gigantesca
testuggine
nel mare
nero
della notte.
Quanti mari,
quante lune!
Ma la mia luna
è la luna di tutti.
Altre mani
ti indicheranno
forse una luna
ancora più bella,
e non vorrò
saperlo.
E la mia mano
si farà vecchia
e la mia luna
si farà vecchia.
E nella mia LUNA
LIQUIDA,
se la vuoi,
ci saranno
il mio sudore
e il mio sangue,
la mia ansia
di mille donne
in una,
il mio corpo
come una testuggine
bianca
che sorride dormendo
sul tuo letto
disfatto. (lidia)
Notti senza luna
Notte dove materia e irrealtà si fondono e tutto diventa pauroso, o possibile.
La sera sopraggiunge
in punta di piedi
timorosa quasi
di dover fuggire via,
come infatti velocemente
accade.
Prestami un colore per descrivere
questa fretta
questo abbandono,
non ho più parole adeguate.
Azalea selvatica,
dimenticata quasi,
fiorita con orgoglio;
ricorderò il colore dei petali,
questo incontro,
anch'io porterò
il tuo sorriso solare
negli occhi
e il riflesso in altri occhi
anche se è buia
e senza stelle la notte
e fa paura.
Nascosti
nel silenzio
grande
della notte,
occhi di stelle,
lucidi,
ci spiano,
e nere ombre
come fantasmi,
ci fanno sudario. (aiseop)
stesso buio,
stesso freddo
secco nelle ossa,
stessi sei
rintocchi
di una campana,
stesso vento
che mi riporta
quel vuoto
di te
mentre
vado via.
stessa notte
senza sogni
un anno dopo. (lidia)
Notte nera,hai lasciato il viola della sera
incupirsi sull'uscio e spegnersi nel buio.
Luci artificiali,surreali,imprigionano l'aria
intorno a noi e soffocano i sogni sull'asfalto.
Notte nera.
La notte senza colori ci riporta dentro i ricordi più profondi, nei dolori più forti, quasi
tangibili, nei dolori che sono ancora schiaffi.
Eppure la notte, a guardarla bene, ha tanti colori...
Il colore della notte
è un piccolo mistero,
cambia a sorpresa
sui toni del nero.
Nera è la notte e senza stelle,
accendi presto i tuoi occhi ardenti,
fai col sorriso un chiarore lunare. (aiseop)
Notte senza stelle, o di stelle... tavolozza di stelle o di chiarore lunare... o forse, più
semplicemente, notte nera... di luce, quale che sia la forma che le diamo...
un giorno dio si vergognò del suo aspetto, aveva paura di sé, era grande, ma piccino.
invisibile, ma faceva tremare...
così oscurò il cielo e si vestì di buio
un abito nero per inventarsi la notte
ma era curioso, nascosto lassù nel blu profondissimo e forse era anche un po' solo,
gli mancavano quei mostriciattoli a due zampe che brulicavano nel giardino d'acqua della terra.
una sera gli venne un'idea, cosparse d'oro la sua casa di ragnatela
cosparse d'oro la ragnatela della notte.
E fu una gran festa vedere da qua giù
quella manciata di puntini di stelle,
piccole finestre sul mondo di quaggiù...
aperte o ... accese quando scende la sera
e dio dai piedi di ragno guarda con noi la tv.
E tremano le piccole stelle d'oro incastonate nei fili della notte...nel tintinnare lieve della
ragnatela tra i piccoli passi...dei piedi di lassù... (livio)
Nelle notti senza luna, l'unica cosa che conta è un amore rosso e oro.
rosso
e oro
sono
rosso
e oro
Nella notte rosso e oro... solo tu... sai cosa significa...
e ora leggi, e leggi, questo tango di parole. E poi ricorda, e ricorda, quando sarai vecchio,
questo tango rosso e oro.
Ricorda un sassofono che suona sulle fotografie di ferrovia proiettate alle pareti. Ricorda un
rumore sordo di treno e ferraglia che chiude la musica e toglie l'anima dal petto. Ricorda una
voce roca che recita queste poesie... e ricorda quando stanca di recitare, quella voce roca
inizia a cantarle.
Rosso e oro.
La notte è densa nera e astiosa
gli odori acri aggrediscono
alle narici e dentro:
voglio ubriacarmi di parole,
dimenticare ogni cosa,
ridere impazzito allo specchio di una vetrina,
riflesso in una pozza d’acqua illuminata appena,
sentire il tuo profumo,
la vita scorre via e distrugge memoria e speranza.
Il tuo profumo è illusione, nostalgia e passione,
l’ultima traccia, l’ultima canzone.
Stringerò forte questa mia carta da gioco,
questa occasione prima che mi accechi il giorno.
Troverò traccia di te,
troverò polvere e luce,
quando la mia memoria
sarà anche un atomo solo
sperduto e non disperso,
cercherò una rifrazione di energia,
sarà un incontro,
la eco di un sorriso.
Nel profondo universo in cammino
basterà una particella,
ti troverò,
non sarò
mai più
solo.
Scrivo per te che mi ascolti paziente
in una notte come tante silenziosa
ma inquieta dentro,
si agitano le emozioni del giorno,
ci sono ferite
non rimarginate,
lacerazioni
e poesia di luci,
illusioni di tramonti
e stelle fredde
come peccati,
… noi qui increduli,
pulsioni di vita,
incoscienti e disperati,
aggrappati a fiocchi di nuvole
vere,
a chimere,
a sguardi e parole,
a istinti,
a paure,
a musica interna profonda
viscerale
che promette,
bugiarda
o miraggio,
di portare
la pace nel cuore.
Nuvole adagiate sulle nostre anime
Vicine al loro precipizio
Alla pazzia che disintegra gli atomi di ogni composta saggezza
Che fa un'alchimia di audacia e paura
Di violenza e abbandono
Di dolcezza e di morso di lupo a far male per sempre e davvero
Miele sulle tue labbra e su di un corpo che si sta facendo pelle finta
Maschera d'oro sopra la mummia divorata
Vento azzurro profumato improvviso da dietro le quinte
Lo spettacolo è sospeso la vita soffia e fioriscono rami secchi
E polvere d'ossa e grumi di sangue nero in fiori ed erba alta
E una grande luce ci trafigge e ci monda
Innocenti senza memoria guardiamo un attimo
Il paradiso perduto un attimo solo
Il cielo riluce non splende
ci affrettiamo per strada
nei nostri nevrotici impegni
rassegnati d'ansia
qualcuno sorride e sembra di un altro pianeta
abbiamo poco spazio nel tempo e dentro
per sentire il sapore del mare
di sale o d'erba verde
cerchiamo occhi come diamanti
nel buio dei nostri pensieri
nella incapacità di sentire il silenzio
di accettare il grido del mondo
senza avere paura
senza scappare via senza corrergli incontro
eroi disperati o incoscienti
quasi sempre perdenti.
Il sole è pallido ma manda una luce
che sa di sorriso stanco
forse nei tuoi occhi nei miei
c'è un riflesso speciale
una speranza incrollabile assurda
in un mondo disperso in particelle d'amore
rallentiamo il respiro
fino a che non si senta che il cuore.
Una luce intensa
ma così dolce
che il profilo del viso
svapora,
un silenzio che urla
senza parole.
Ho raccolto dentro e nascosto
il suono
di poche essenziali parole.
Addormentarsi
quando il mistero
ci inquieta
è come una stella
che muore.
Una pausa di vento
sopra questo mare donato,
il sole è il mistero della vita,
sole egizio sole di astronauta,
le vele pulsioni di anime
attendono il soffio del vento,
sartie,verricelli,mezzomarinaio,
la poesia naviga a vista
tra questi colori fissati nell'aria,
inquietudine divina,
misteriosa e incompresa.
Il fiore d’acqua e di cielo
Il pensiero leggero
Il sorriso del cuore
Il sapore del tempo
Senza rancore
Non stancarsi di guardare
Donare parole
Nel silenzio sereno degli occhi
Che non sanno mentire
Altro che per amore.
Ti chiedo di cantarmi una canzone,
una canzone che va dritta al cuore,
una melodia, senza parole,
una musica,
velata appena di malinconia.
C'è una musica
dolce già ascoltata
profuma di limoni e lavanda
di fazzoletti di lino ricamato
odora di giardino illuminato dal sole
c'è una musica dolce
che illumina lo sguardo
e arma la mano di una carezza
un po' ruvida e schiva:
occhi di vecchio illuminati
per un attimo
dalla pietà giocosa della vita.
Sguardi
a specchio
spalancati
prismatici
riflettenti
impenetrabili
nuclei di malinconia
inaccessibili. (aiseop)
Rosso e oro.
BLU
ANIMA
La soffitta: solitudini, ritratti
La pioggia battente
sulla mia soffitta,
sulle mie dita contro i vetri bagnati,
lacrime dal cielo fitte fitte,
dolori antichi e nuovi da scordare.
Mi manchi
vento che nasci lontano
tra frammenti di polvere stellare,
portami ancora canzoni antiche,
le nenie per farmi addormentare. (aiseop)
Ognuno ha le proprie solitudini, forse annerite, forse incrostate di colori sul fondo di un
abisso inconoscibile. Ognuno ha le proprie solitudini, incancellabili e dimenticate come travi di
cemento in una soffitta disabitata. Una soffitta senza scatoloni di ricordi o cassettoni magari
vuoti, senza stelle e pioggia vicino al camino e senza polvere che balla dietro le finestre su un
fascio di foglie e di sole. Travi di una casa. Travi scoperte che pulsano come arterie nascoste
nell'ultimo luogo possibile sotto il tetto, quasi a volersi far dimenticare... ma inattaccabili.
in una luna
che non mi spiego,
riconosco la vita corta di una rosa
un'ombra
una luna
un silenzio tra le dita come un petalo secco tra gli appunti
scrivere con cenere d'inchiostro sull'anima,
come un ritratto
di me adesso
Una soffitta dove non ci si può giocare a nascondino né piangere. Una soffitta non finita, come
qualcosa che si è fermato tanti anni fa e non è più ripartito. Ma non bisogna crederla un sogno
interrotto. E' dove si riposano le solitudini con le loro rughe stanche. Non è una soffitta vuota
con travi di cemento... è un ritratto.
dai colori
su una tavolozza
a poco a poco
un'anima (lidia)
Ritratti di donna, di anime fuggite, solo semplicemente ricordi.
Il vento che ti piace soffia teso,
ruvido, quasi un po’ arrogante,
era atteso dopo le lunghe piogge
e nebbie un po’ snervanti.
Ulula e fischia canzoni sue,
te le sferza negli occhi,
te le spinge nel cuore
e ti si annida dentro
e non esiste riparo.
Hai un viso
sciupato,
come una roccia
porosa
e venata,
sai di vento
duro
fra le pieghe
spietate,
sai di dolcezza
consunta
e di attesa
frustrata,
lieve come un arco di foglia
è il sorriso,
come filo steso,
come sentiero dimenticato. (aiseop)
Poi ci si guarda allo specchio, ad uno dei tanti specchi che nemmeno riconosciamo, e ci si parla
di noi stessi, inconsapevoli. O no.
Guardando le stelle a lungo
Si scorge il mattino,
il tramonto rinasce
e si infiltra in un nuovo giorno.
Si scioglie l'anima
Davanti a quel mondo in fiamme
Che si rispecchia in un mare di pianto.
La rabbia filtra da un nuovo giorno
E mi avvolge come sempre.
E' una rabbia che io stessa non comprendo.
Forse mi inganno,nascondo qualcosa,
ma non so cosa.
Riesco a trasformare il sole
In una nube di pioggia,
forse nascondo un segreto che però
non conosco.
Ma a volte anche la pioggia
Diventa rugiada
Che luccica ai raggi del sole (alanis)
Forse un sorriso... forse poi un ricordo, altri ritratti...
Due zoccoli usati,
due piedi infantili,
due gambe sottili,
un berretto di bimbo
sulla fronte sudata:
una mano depone
sopra un nido d'acqua
una barchetta
con la vela argentata.
Un sorriso
una mossa del capo
un lampo degli occhi
un viso.
Onde di mare,
vento sul viso,
occhi socchiusi,
forse un sorriso.
Vele lontane,
nuvole erranti,
brusio la sera,
voci di amanti.
Vedo la strada bianca
per il sole che brucia,
sulla calce dei muri
non resta che luce,
i tuoi passi non hanno ombra,
sei nata in un giorno di sole.
Blu è un colore di cielo,
un pensiero forte,
un desiderio da annegarci dentro,
occhi profondi,
sguardi infiniti e ariosi,
orizzonti
mai trovati o perduti.
Ti insegue un raggio di sole
e la sciarpa si intreccia ai capelli,
un sorriso nasce e fugge via,
il mare blu fondo
accoglie il tramonto
intenso stasera
ed è notte
improvvisamente. (aiseop)
Tanti ritratti imprigionati nelle soffitte di ognuno. Tanta polvere. C'è tanta polvere, a volte,
nei ricordi, nella vita di tutti i giorni... tanta polvere nella vita. E talvolta, dalla finestra di una
soffitta, appare un altro ritratto, giù nel prato...
come la magnolia che qualcuno ha offeso, che io ...offenderò da grande...;
come la magnolia dai fiori di porpora, che nel freddo del tramonto si ammanta dei colori del
cuore, ... su un albero,
stagione ...su uno scheletro di tronco;
Come una ballerina
salta ad un passo dal cielo
i fianchi sorretti da mani di uomo
ad infrangere di grazia
il vuoto di un palco
in un gesto...
così la magnolia,
scossa e forse violata,
mani intorno alla vita,
lascia che la lascino...
nel vuoto del vento
silenzio,
immobile...
e nevicano fitte le foglie e lasciano nello sguardo del cuore parole che la mia bocca non sa dire
che il mio pudore non lascia andare.
vanno le foglie a terra in un turbinio che vogliono loro, e se il gelo non le ha intirizzite
abbastanza
restano al loro posto,
mani stanche di uomini in guerra, mani prosciugate dagli anni.
restano le foglie sull'albero dove nessuno le tolga neppure il gioco delle foglie,
e di mille in mille passarono i giorni
ed il presentimento delle foglie
li accompagnò tutti
e venne l'autunno.... (livio)
Silenzi
ondeggianti
appesi ai rami
di un albero
percuotono
echi
che violentano
l'anima.
L'autunno, stagione preferita dalla malinconia, ascolta le voci silenziose delle anime. E sa che
non ce l'hanno con lui, che anche il vento di primavera scuote i fiori...
Fiore di pesco
rosa azzurrato
lieve preda
del vento
di primavera.
Tutto questo da una soffitta. Forse scaldata dal sole, forse bagnata di pioggia. Solitudini e
ritratti, forse per caso, forse per vita.
Pioggia odiata
fino a ieri,
stasera
ti vorrei
sui vetri
a farmi compagnia;
nuvole grigie e vento
nascosti dietro ai monti
o nel fondo del mare
chissà se vi preparate
a correre in tempesta
o è tutto un caso,
un semplice
accadimento;
la luna sapiente
e amorevole
illumina
queste parole appena
con un poco di luce
quel tanto
da non farle svanire. (aiseop)
Ritratti che si fermano negli occhi di una donna, ritratto del tuo ritratto.
Ho percorso molte vie, udito il pianto di mille genti in cerca di vita e ora, giunto sul sentiero di
ombre senza pace, chiedo loro una storia. Scorgo infiniti campi di battaglia verso i quali volti
umani procedono con l’ardore di un ideale; innocenti calpestati nel corpo e nell’anima divenire
carnefici. Ho paura, tremo al pensiero di esser vittima ed esecutore, di guardare negli occhi
chi muore di fame e non poterlo aiutare; di uccidere in nome di un Dio crudele, inneggiare alla
pace ed imbracciare un’arma. Di tutto questo ho timore ma l’espressione paga di una donna, fa
scordare la mia viltà. (simbad il marinaio)
Tra i tagli della vita
E' venerdì, di vita dentro di me ce n'è poca, chissà là fuori; quanti abbracci, baci, parole, ma io
non ho niente da dare, niente da condividere d'un tratto chiuso in me, non vale?
Lei dove è ora che l'ho esclusa da questa disperazione?
Tutto opera mia che non mi accontento di essere quello che sono e basta, ma prima o poi mi
passa, non dico che uscirò nudo però sarò tutto me stesso uguale uguale. (anonimo)
Quando perfida e crudele
la realtà cade addosso
come il piombo:
il sogno svanisce.
La fasulla nebbia
che confonde si annulla
e lo sgomento
regna padrone sulla mente.
I sentimenti profani,
ispiratori di muse soavi,
feriscono come coltelli ardenti. (Gloria Venturini)
Grido
e la mia voce si dissolve nel silenzio,
nessun suono e nessuna eco
in un silenzio talmente profondo
che mi fa paura:
solo il respiro e il battito del cuore...
poi anche essi dissolti;
odo soltanto il canto
di una luce
che non ha voce.
I papaveri
hanno un segreto di sangue
aggrovigliato,
sono violenti e delicati,
se li cogli
ti muoiono in mano. (aiseop)
Ci sono tagli che vanno a fondo nella carne e li seppelliamo nel cuore, perché non possiamo fare
altro...
Mammina mia,
con lo sguardo assente
nel tuo maledetto mondo.
Quel mondo che un giorno
ti ha portata via da me.
Non averti sarebbe peggio
ma vederti soffrire ogni giorno
dopo aver tentato quella brutta via…
Mi strappa pezzi di cuore ogni minuto.
Era così bello vederti ridere prima,
che il pensiero
non può non farmi piangere.
Il mio cuore è grande
e ci sotterrerò dentro
tutti i dolori che senza volere mi dai,
perché lo so che a vedermi star male
soffriresti ancora di più.
Mammina mia ti voglio bene. (Manuel Galante)
Tagli che arrivano con la febbre nervosa. Col caldo, col freddo...
Arriva il freddo questa notte
Arriva il freddo questa notte, io sono qui a scacciare un sogno che s'insidia tra le mie ossa. Un
sogno che mi sussurra di caldo e di amore.
Mi respingo da questo letto, mi dileguo da questa casa e mi avvicino a quella di Ucayali. Lui è
sempre lì, pronto ad accogliermi. Come fa a sapere quando io ho bisogno di aiuto? M'inoltro
all'interno senza bussare, lui è davanti al camino, si alza, mi lancia un cuscino e mi fa sedere a
terra.
Tentenniamo un istante in silenzio, poi mi chiede se ho preso una decisione. Io non rispondo.
Ucayali mi ricorda che non posso elemosinare alcuna soluzione. Quindi, inspiegabilmente, inizia
a raccontarmi di quando abitava in città, di tutto quello che ha abbandonato - per arrivare in
questo laboratorio, dove si sta cercando di inventare una nuova libertà - e continua a parlarmi
della sua vita passata, della sua compagna, della casa, dei genitori.
Elencandomi una sfilza di memorie e di rimorsi, mi lascia quasi interdetta quando assicura che
l'unica cosa non rimpianta è il ferro da stiro. Io non capisco, mi sdraio sul pavimento e
continuo ad ascoltarlo...
"Con la sua piastra bollente stira tutto quello che gli capita sotto tiro, è un arnese infernale,
non è solo l'incubo di milioni di massaie, è l'incarnazione di quanto più ci opprime. Pensa a
quelle camicette che con le loro pieghe si ribellano all'ordine. Gli indumenti si spiegazzano, è
normale, non si può pretendere che un tessuto rimanga intatto dopo averlo lavato o averlo
portato. E allora, ecco che arriva il ferro da stiro. Ma è proprio necessario usarlo? Voglio dire
è un attrezzo che serve a riordinare un qualcosa che si era andato a modificare
naturalmente?"
Io rimango con gli occhi chiusi ad ascoltare, ma a un certo punto lo interrompo. Mi alzo, lo
ringrazio e saluto. Ora so quello che devo fare, so che non devo abbandonare. Torno nella mia
camera, nel mio letto e mi addormento. Nella notte sogno di lenzuola che non vogliono essere
stirate, sogno di camicette che si rifiutano di essere inamidate.
Allora io mi vedo come una di quelle camicie, che non ci sta a essere usata e poi lavata e poi
stirata secondo le imposizioni di non si sa chi. Allora io mi vedo dentro una cesta di panni, tutti
da stirare. Tutti lì, in silenzio ad aspettare che ritorni l'ordine. Allora io mi vedo in un mondo
dove gli uomini sono camicie da smacchiare, da lavare, da stirare. Penso al ferro da stiro, alla
mano che guida quel ferro, e mi consolo all'idea che quella mano, prima o poi, si scotterà con la
piastra bollente. (Azania)
Il sole in vendita,
motivo commerciale,
l'infinito e il mistero
in carta di giornale.
Metti nel cesto
ciliegie mature
e arance succose
e teste mozzate
con espressioni ironiche.
Sorriso di luna,
una carezza sulla terra assetata:
vento remoto
che soffi dentro noi incompreso
non riesci a entrare
con la tua voce
nel buio crudele della tana. (aiseop)
Cammino nella polvere rossa che si secca e si screpola e si appiccica alla pelle sudata e si
stacca sotto il suo stesso peso, nella terra macchiata di emozioni quasi stessi visitando i
confini disorientati e inesistenti di un'anima qualunque. Cammino tra i tagli e gli strappi che
restano di un nervosismo inascoltato, compresso, come grida isteriche trattenute senza pianto
con la dignità finta del dolore o gridate di botto con una cattiveria disperata e difensiva a chi
ne capisce solo la premeditazione o l'attacco, negli angoli troppo stretti di una durezza inutile.
Come fossi nello studio di un artista, bozze di opere appena cominciate, parole sconnesse su
fogli sporchi, come buttate via dalla rabbia del vento, barattoli aperti e secchi di vernice,
pennelli incrostati gettati nell'angolo di un deserto improvvisato, quasi gettati con delusione e
con stizza, quasi a cercare l'angolo più inaccessibile di un grido inutile. Vedo pezzi di tela
strappata, bozzetti di mani strette a pugno su un dipinto quasi finito, come paralizzate da una
rinuncia troppo grande ... vedo lacrime di argilla sull'orlo di un tornio annerito, argilla di
scoglio e cristallo nuda e scoperta al vento, disidratata e spaccata dal sole, che nasconde,
quasi se ne vergognasse, come un ricordo mai avuto la leggerezza della forma che avrebbe
dovuto avere ... un cassetto di fotografie bruciato con qualche angolo di foto ingiallito di
qualche pezzo di un'ora dimenticata semicoperto di terra, così da non venire più perso tra una
foglia rossa che si spacca come un'ultima rosa secca sotto i piedi degli uomini.
Poi angoli di una pulizia e un ordine irreali.
Immagini dimenticate per incapacità o per rabbia o per paura o per solitudine. Forse solo per
amore.
tacere
a ricordi
come tagli
nel cuore
che tornano
in un sogno
di carta
in bianco e nero,
lacrime
di silenzio
I tratti, gli odori di quelle bozze mai finite, hanno in sé gli occhi di chi le ha lasciate andando
via di corsa, impauriti, forse, incoscienti. Imploranti, arrabbiati. Più probabilmente stanchi.
Tutto intorno non ci sono porte né pareti né tetti. Solo un forte odore di quelle tende o quei
divani delle vecchie case, odore dolciastro e impolverato, di finestre chiuse, di mobili vecchi,
di ricordi invalicabili di tanti anni fa, di foto in bianco e nero, quell'odore che nessuno sa dire
di cosa, odore lontano che nessuno sa ricordare. Che io non smetto di chiedere.
A cui nessuno fa caso mai.
Tutto sembra ferocemente autobiografico, trattato come si può trattare solo sé stessi.
Un pozzo al posto del cuore come la contraddizione di una donna.
Vola lontano e leggero irreale e lontano tutto quel che resta di qui.
una vita
affannata
a disilluderti
e ti resta
un velo
di gelo
ad ammaestrare
l'anima
un mare
incrinato
da nascondere (lidia)
Ebbe paura, quella notte, che le braci dei tizzoni che (mulinando) un tempo davano sorrisi nel
cuore, vi rientrassero (ora nel cuore) come cenere.
Quel blu (del sole fissato dal muretto) era lucido e gelido come una lama sottilissima e cruda
che uccide negli occhi... (livio)
Pallore mortale
di lune indifferenti.
Lucida tavola
di una notte fonda
accesa di malinconia.
Luna,
occasione perduta,
luce diffusa,
incerta,
così simile
a me.
Senza parole
senza pensieri
senza anima
cane randagio impazzito
lucciola folle
vento disperso
in un vicolo cieco. (aiseop)
...quando caddero le prime "foglie" furono mulinelli di braci nel buio, scintille negli occhi (di
bambini) estasiati...
...quando volteggiarono le "pagliuzze d'oro" furono stelle senza scia di sogno...
...vennero le prime "farfalle del sole" sorrisi di ricordi s'affrottarono nel suo cielo. Sbucarono
da chissà dove....
Gelarono.
E brillarono le "piccole luci" a graffiare l'anima: paura ...che quel buio costellato di braci si
spegnesse in un cielo di buio senza sguardo. Luci di gelo senza scia di lagrime avviticchiarono il
cuore.
Chissà, se i sogni di passaggio quella notte, videro piangere o, sgomenti, gli occhi cercare il
cavo d'albero d'ove sciamavano le "farfalline" a rischiarare il buio.
Un cuore meno avvezzo a soffrire avrebbe sognato quella notte. E mischiati ai sogni (avrebbe)
trovato mille ragioni diverse, e diversamente illusorie, per non temere quel temporale di lampi
silenziosi. (livio)
Tra i tagli della vita. La vita fa male.
Scogliere scoscese
schiaffeggiate dalle schiume
bianche
percorso di vita
spiccare il salto
per un volo o una caduta
rimanere sul ciglio
lo sguardo lontano
alla fine del mare
per paura
per non sentire dolore
fermo a fatica
vortici di vento
sole che brucia
involucro
trasparente
forse fatto
di niente.
(Occhi vuoti di sguardi
oblò sul mare luccicante
luci nuvole voci
film proiettato
me lo porto dentro
sento rivedo risento
è il mio film domando
chiudo gli occhi a comando
il mare riluccica
e suoni di nuvole e voci
in stand bye
riavvolgo
play stop
senza lacrime piango
un altro film trasmettono dentro.)
Eppure la vita continua a tremare. Dentro.
Il fiume che sento scorrere lento
non ha nome non ha sbocco vicino
l'acqua non bagna e ha un sapore strano
ti dà un brivido dentro
ti fa chiudere gli occhi e amare il silenzio
mi sembra di gustare parole voci suoni
a occhi chiusi film di viaggi tra stelle
e stelle e stelle lontane
sfinito avverto una luce
il presentimento di una grande lago di luce
nel grande silenzio
il lago infinito dell'anima.
Dorme la gatta ignara sulla mia poltrona
(forse lei ha già visto la luce),
soffia il vento sui vetri e lancia manciate di pioggia
(forse il vento che viene da lontano
è sfuggito al silenzio profondo)
nuvole nere corrono a frotte veloci più del tempo
(forse hanno un rifugio segreto).
Apro gli occhi,la piccola povera mente,
accarezzo, come se racchiudesse ogni vita,
con dolcezza ,tremando,con un nodo alla gola
un libretto qualunque. (aiseop)
Silenzio di parole
Come le nuvole in cielo
che si muovono piano, lontane.
Come le nuvole in cielo senza rumore
silenziose esplodono.
Come la polvere immensa sollevata da un'esplosione che nessuno ode.
lontana immensa
sommessa
silente
che non c'è.
Eppure è sotto gli occhi di tutti
come le nuvole in cielo. (livio)
Dove non era niente
non è niente.
Quando qualcosa muore
qualcosa rimane
...silenzio...
che racconta più
di mille parole
che cadono come lacrime.
Quando qualcosa cresce,
allora non può essere raccontata
da mille parole
che volano come una risata:
c'era già qualcosa
...amore... (Georg Schepers)
Senza rumore... parole gridate più forte delle altre. Emozioni vissute più intensamente di
altre, più sofferte... silenzi più pieni di una vita intera...
Lontananze, illuminate da scampoli di luce
mentre le ombre con discrezione avanzano
e i pensieri si confidano
con il risciacquìo dell'onda
e le parole,taciute,si leggono negli occhi.
Lontananze che si illuminano
di luci nascoste dalle chine dei monti
e,con la mano che esita,
si potrebbero avvicinare e accarezzare,
nel disperato rifiuto
del tremendo rumore della vita
e della vita,che pure ci appartiene,bestiale. (aiseop)
C'è stata una donna straordinaria nella mia vita. Ora è forse lontana, e vive in quelle
lontananze nascoste che ci fanno addormentare. Con i suoi occhi, un giorno che non scorderò,
mi ha insegnato l'amore per la vita. Senza parole. Un silenzio di parole più bello di tutti i libri
del mondo... dove sei adesso? Non mi hai mai visto portare la macchina, non mi hai visto
diplomarmi né laurearmi. Non mi hai visto con il vestito rosso che portavo oggi. Non mi hai
visto donna. Ma mi hai insegnato tu, ad essere donna...
ancora vita
come occhi
avidi
di vetrine
addobbate
a festa
e di luci
di un ultimo
natale
arrampicate
sugli alberi
viste
di fretta
dalla macchina
e passate
dietro
l'angolo
ancora vita
come occhi
pensosi
e dolci
che hanno
già
freddo
ma mi sorridono
perché la vita è bella
Poi ci sono le altre parole non dette.
Quelle che restano taciute per caso, intrappolate in un cuore che si fa vecchio, tante quante
sono sufficienti a riempire il resto della vita... anche se
tutte le parole
non bastano
a un'anima
fuggita
fa freddo
nelle nudità
di un abisso
d'amore
nascosto
tra mura
d'orgoglio
nei lividi sparsi
tra le parole stesse
bisognerebbe leggere
la sua storia (lidia)
... anche se tutte le parole non bastano, sono comunque quelle parole che a volte sono le sole a
riempire un giorno dopo un altro...
Nutro i miei giorni
di versi
rubati all'amore
i sogni
danzano
tra i miei stessi
ricordi
la mente
dipinge
l'unicità
di quegli attimi
colorando
i miei sogni
d'eternità... (arale)
Accanto alle parole che non si dicono però, ci sono quelle che non si ascoltano. Forse ferite
nascoste o solo indifferenze chiudono il cuore e i sogni...
Ricordo quella mattina, quella famosa della poesia... quella speciale perché ci ha fatto
conoscere e anche se non siamo vicini noi ci capiamo, ci sentiamo, ci parliamo e non sai come
sto quando ti sento demotivato, non capisci proprio le mie parole, quanto insisto dicendoti
"prenditi cura di te stesso, non pensare agli altri" ma tu niente, impassibile continui sulla tua
strada, con la finta convinzione che non hai bisogno di nessuno, neppure di una persona che ti
ami...
e l'amicizia a cosa serve allora?
a farti sognare, spero.. sennò sarebbe una cosa inutile (paola olmi)
Silenzi colmi di parole che ci sembrano troppo piccole...
Non posso scriverti quello che sento
perché tutte le stelle dell’infinito,
le infinite onde del mare,
gli infiniti tramonti del sole,
non potrebbero aiutarmi in questo…
Non lo possono fare parole come:
amore,dolcezza,desiderio e sentimento,
perché anche nel loro significato più immenso
non sarebbero all’altezza del loro compito…
Fino a che non ti avvicinerai a me
abbastanza da vedermi dentro,
dovrò continuare ad usarle…
Perdonami,
ma non esistono parole più dolci
se non quelle del mio cuore. (Manuel Galante)
Poi a volte l'eternità sparisce in un secondo, si appiattisce in un foglio rimasto nel cassetto, si
colora di bianco e nero come un vecchio film.
Raccontano di un lago nero come la notte, e di uccelli che vi volano sopra tracciando i propri
sogni. Dicono che al tramonto il centro del lago si agiti, e ogni scaglia di sole morente resti
imprigionata in un pensiero, increspato nell'acqua come in un pugno. Dicono che il centro del
lago, così lontano che nessuno lo ha mai visto, sia il luogo dove va a finire tutta la luce del
mondo, con tutta la sua oscurità. Qualcuno racconta di una barca a remi, ferma nel centro del
lago, senza remi e senza porto, che di giorno è invisibile nella nebbia, e che poco prima della
sera, solitaria, nei giorni di nuvole, trasplenda dei colori del cielo, e scompaia poi come nebbia
nella notte. Raccontano di un lago nero come la notte e grande come il mare, che porta dentro
di sé tante cose da assomigliare alle profondità dell'anima. Dicono che sulla barca di legno
corra l'ora di un orologio magico. Pare che il suo tempo non sia quello delle nostre città, ma
corra dieci, forse venti volte più veloce. Nessuno sa dire se vada avanti o indietro. Sembra
che si incanti nelle notti senza luna, si fermi nelle notti di pioggia... e che ad ascoltare bene si
senta una voce lontana, e poche parole lasciate come rughe di rose un giorno qualsiasi...
_ vorrei che queste parole non ti raggiungessero mai...
ti ho amato infinitamente _
Raccontano che queste parole siano portate dal vento solo quando nessuno possa sentirle,
come un'emozione improvvisa e inattesa di un minuto di solitudine, lasciata per caso per non
far piangere mai. Pare che sia una voce di ragazza, lasciata lì, nel centro del lago. Ma nessuno
l'ha mai sentita. Dicono che nessuno ha mai visto nemmeno la barca, né il centro del lago. Non
si sa come questa storia sia stata scritta. Qualcuno dice che il lago stesso non esista, ma sia
solo una magia, solo il calco di un pensiero d'amore che non poteva essere detto. Altri invece
dicono che esiste, ma che sia nascosto in un lago o in un mare qualunque.
Io trascrivo questa storia così come la leggo, senza aggiungere né togliere un punto, perché la
trovo molto triste, ma in fondo, molto bella. (lidia)
Trova
le parole
da non dimenticare,
col sapore
di eterno,
profumate
d'amore.
Il grido alto
dell'anima
lacera
nubi
e arcate
di cielo
e nella sabbia
del mare
tra le dita,
se scorrono
lenti
i grani,
ritrovo
polvere
di angeli
caduti.
Orgoglio.
Un amore
impossibile.
Una tovaglia
a quadretti.
Un incubo
acustico,
giallo cupo.
Una chiusa,
balbettante,
nenia
africana. (aiseop)
E ci si ritrova la notte, a pensare che quell'impossibile era magari nella nostra mano.
La notte
Per strada tutto tace. Infreddolito , sotto le calde coperte ascolto questo silenzio. Quest'ora
che per alcuni è meritato riposo, mi è più cara delle altre. E' l'ora in cui il mio cuore indifeso,
è avvolto dalla luce lunare. Luce che mi avvolge e trascina con sé i miei più intimi segreti . I
segreti che posso solo conoscere quando non ho il cuore chiuso in un guscio di difesa,
protezione che mi aiuta a essere indifferente alle tue parole, le parole d'amore che
potrebbero, poi, far soffrire un ingenuo. Solo in questo momento, quando la mente è libera da
ogni pensiero , ed il cuore è privo di difesa, mi accorgo che non sono rimasto indifferente alle
tue parole. Le parole che tu hai pronunciato tra il frastuono delle auto e le urla di gioia dei
bambini, sono le uniche parole che sento ripetutamente battere tra le pareti del mio cuore.
Solo in questo momento ho il coraggio di dirti che la mia vita è più facile con te al mio fianco.
Ma tu, in questo istante, non sei con me!!! (Luigi Iodice)
Notte, notte... notte... silenzio che a volte è impenetrabile, a volte è solo semplice anima.
Ti ho incontrata
nel mare blu fondo della notte,
eri ferma al crocevia,
dovevo solo correrti incontro,
mi ha fermato
il mare blu fondo della notte
impenetrabile. (aiseop)
Non mi aspettavo
la luce dei tuoi occhi
all'improvviso
apparire
tra il buio di quella sera
ed i riflessi della notte
sull'acqua.
Quanto ti scorsi
cercare tra le nuvole
ormai invisibili
quello sguardo... (Domenico Vicinanza)
Ragazza con gli occhi di mare
ragazza che pensi mistero
colore di cielo infinito
terra promessa dal vento
che soffia all'orecchio improvviso.
Ragazza pensosa immortale
sfida alla precarietà della vita
non esiste confine preciso
oltre il quale non possa sognare.
Ragazza che riempi lo sguardo
del film che vorresti vedere,
prima attrice o comparsa,
tutto questo per noi è segreto
ed è questo il tuo fascino vero.
Silenzi come parole lente, troppo lente...
Luce intensa
dentro le foglie accartocciate
i rami quasi spogli
le nuvole a brandelli
le poche vele ardite
i profumi del mare
le sue tele blu scuro
il ramo di buganvilla stento
il mugolare del vento
i baveri alzati su tanti segreti
passi affrettati
sorrisi negli occhi
discreti.
Le parole si staccano lente
dalle labbra e dal cuore
cadono nel mare che ci circonda
a volte un'increspatura di onda
a volte un tonfo leggero
quasi atonale
a volte incontrano le tue radioonde,
si illumina breve un sorriso degli occhi,
cambia tono la voce.
Non può esistere solo questa vita di prova
(non vale!),
c'è la musica dentro che non letta fa male,
c'è da srotolare il lungo papiro
che soltanto nell'ultima riga ci svela,
ne son quasi certo,
l'eterno inquietante mistero.
Canterò sottovoce il refrain musicale
col mio impacciato inadatto strumento,
aiutato, ora apro questa porta finestra,
dal rumore del vento. (aiseop)
Rumori o pensieri
Piccoli pensieri
smarriti
pallidi come il sole
autunnale
come un desiderio
che ha paura di crescere
come un dolore
che si accontenta
di non far troppo male.
Pensieri o rumori, si accavallano nelle nostre menti disperdendo la vita in mille pezzi, di ricordi
o desideri, a volte solo di emozioni, rabbia amore fame. Non sono quasi mai silenzi. I pensieri.
Volano, volteggiano, saltellano, e ci lasciano ad ascoltare...
C'era una volta un pensiero,nato per caso e non si sa più in testa a chi, nemmeno in quale parte
del mondo ovviamente. Si parla di anni e anni prima che inventassero la TV, (il campione
interrogato ha risposto : conosco la data SI 33% NO 33% NON SO 33%).
(Il fatto che manchi un uno percento non è stata notata da nessuno e in precedenti occasione
alla obiezione è stato risposto che forse si tratta di esseri mutanti o biomeccanici o privi di
capacità di esprimere un qualunque giudizio).
Ci sono alcuni intellettuali di centro-sinistra-destra-dietrofront-avanti marsh che ipotizzano
si tratti degli unici superstiti di una razza che ha popolato la terra prima di quella attuale che,
giunti alla fine della loro storia, si sono incapsulati in eterno in questo uno percento.
Torniamo al pensiero di incerte origini. Nessuno forse si sarà chiesto a quale tipologia
appartenga e se valga la pena di parlarne. Ho cercato in internet e in alcuni dizionari ma non ho
trovato indicazioni utili. Avendo una formazione scientifica ho cercato di analizzare e
scomporre: il massimo che mi è venuto è PEN SIERO (forse un siero contenuto in una penna o
in un pennuto o in versione più sentimentale - ma non la prenderei sul serio- un siero contro le
pene, mah!). Ho provato anche con PENSI ERO , cioè pensiero retroattivo, flash back credo si
dica: pensiero retrò oppure nostalgia o retropensiero, in versione psicoanalitica potrebbe
essere l'inconscio o la pulsione dell'inconscio.
Comincia a venirmi un leggero mal di testa.
Quando succede così è il momento in cui sono più creativo e dovendo cogliere l'attimo (per la
gioia dei posteri s'intende) creo:
"Parole taciute
raccolte nel cuore
ti offro
mentre la sera si accende delle prime luci
tu nel maglione caldo
con le tue paure
io silenzioso
innamorato delle ombre
e della tenerezza
che la notte promette,
la brezza fa vibrare
un cielo che si sta spegnendo
la luce calda degli occhi cerca allegria
ha bagliori di audace incoscienza
...addio "
Il pensiero di cui sopra non ha nome né padre e in fondo non mi importa saperlo,mi basterebbe
averlo.
Mille e mille pezzi da ricomporre, per ritrovarci.
Sapore di miele
dolce anche troppo
un pugno in faccia inaspettato
fa male
non capire
occhi che dilagano nello spazio
telecamere impazzite
smarrite
battito d'ali
sistoli extrasistoli
sincrone
audio senza video
come una volta
alla radio
e raccogliere briciole
per trovare la strada....
anzi formiche operose
e impigliarsi nel buio
in veli...
forse veli di spose
profumi mimose
solo mani e profumi di pelle
tiepide acuti
e ricomporre le cose
sintonizzare
ritrovare un'anima
perduta stanca
non importa
non serve capire. (aiseop)
Pensieri su scarpette da punta. Ricordi lontani di sogni spariti in un giorno. Volevo essere una
ballerina di danza classica, e andare sulle punte, nella mia veste bianca. Sognavo quel giorno da
anni, ero solo una bambina. Non andai mai sulle punte, e per tanto tempo, e ancora oggi,
assistendo in qualche teatro a qualche spettacolo di veneri bianche sulle punte, il rumore di
quel sogno spezzato mi riempie di dolore i pensieri. Un'altro pensiero da consegnare alla luna
nel cassetto.
A quella luna che sfoglia, come un bibliotecario paziente, le pagine dei nostri sogni, e conta i
centesimi che lanciamo nel lago per realizzare un desiderio, e accetta solo monetine da cinque
centesimi, e poi se ne va, buia, come un taglio nella notte...
scarpette
da punta
ai chiodi
di un'anima
come lacrime
secche
sogni
di balli
di luna
A volte la luna non basta nemmeno, a fare silenzio, quando resti con un pugno di ricordi.
Con una speranza che urla da dentro, ed è l'ultima.
solo un pugno
di ricordi malridotti.
ho ancora addosso
il colore del mare
quando muore
sulla sabbia.
e quell'urlo
che si frattura
nel silenzio.
e il vento
che annega
sul bagnasciuga.
e poche lacrime
d'alto mare.
e ogni anima
può arrivare
dove vuole
E questo è il bello dei rumori e dei pensieri, che puoi rimbalzare da uno a un altro senza alcuna
logica apparente, se non seguendo le trame dell'anima che non puoi comprendere. Chissà
perché adesso mi è tornato in mente questo, ad esempio, il "mare vecchio".
Ti ricordi, ad esempio, questo, tu che sai di chi sto parlando, ti ricordi quanto mi colpì quando
chiamasti "vecchio" il mare? Lo sai che non hai mai letto queste parole?
tu mi parli
con parole
che non hanno inizio
in piedi
a pochi passi da me.
guardi quella luna
che ho addosso.
c'è il mondo nascosto
dei miei sogni perso
in silenzi infiniti.
nascosto anche a te.
ti parlo in piedi
a pochi passi da te.
guardo quel mare
che chiami vecchio.
c'è un'anima come vento
che corre dentro di te
come su prati infiniti.
che non posso vedere.
per non fare rumore.
senza risposte inutili.
ti chiedo mi chiedi
di sorridere così. (lidia)
Il rumore del mare, ci pensate a quanto rumore è stato fatto sul "rumore del mare"? Chissà
perché, di mare sempre si finisce a parlare...
Uscendo a destra....
un viottolo.
Non ci sono più viottoli !
Fili d'erba diversi
una carta di caramella
una buccia,
ad altezza di sguardo
scritte,
il cielo
non si guarda,
si pensa a evitare gli ostacoli
sassi
barriere,
il cielo è ricordo di presepi
bambino
con la carta per fare i monti,
ho il regalo del mare
là dietro ,
su corri- sveglia!-,
sono giorni che non lo odoro né sento,
c'è chi non ha il dono del mare
-incosciente!-,
mi dia un caffè ,macchiato,.. grazie!
musica alle orecchie:
un ,il mio,il tuo,il suo ,
cellulare
.............................in fondo al mare
silenzio,
a occhi aperti,
sprofondare
lentamente
cominciando a capire,
la nebbia è anice verde
al fondo,
andando, sognando,
............................sil la ban do,
ecco che vuol dire "muti come pesci",
il gusto del mare
non è male. (aiseop)
Quanto rumore nella vita, a volte incomprensibilmente duro. Quanto rumore in poche parole.
Come in quelle di Amleto a Ofelia: "Sei bella?"...
... la notte rotta
in frammenti
irrequieti
impenetrabile
la soglia tra il finito e l'eternità ...
il sole ha appena toccato la luna
tremano
sotto il peso della profondità
le rocce del fondale
le rocce sotto un tramonto
... la prima stella
gelosa della sua notte
i sensi
dispersi nell'anima
ascolto l'urlo accorato del vento
la sua vendetta inutile
un'oscura sensualità avvolge il castello
la mente
con un velo ingannatore
velo trasparente
di pezzi ...
dell'anima
oscurità
che parla
urla
rotta
di un mare dentro
nera
chi?
un mare nero come l'anima
luna lontana
antica ... mi parli di sogni ...
fosti il lieve punto di contatto
terra e cielo
e ... l'infinitezza
impercepita che li lega ...
corro senza meta
verso un riflesso di buio
perso nell'acqua
ho nel cuore
un ricordo in chiaroscuro
... di te
non ti perderò nel buio
di mura di parole
non farai cenere di un amore
non polvere
di un sogno
nemmeno un urlo
non posso!
nessun
urlo
chi
voglio dormire ...
morire dormire null'altro
un oceano sopra le primule ...
chiudere solo gli occhi
chi? chi sei mio signore?
chi? chi mio signore?
silenzio d'un tratto
l'oriente l'occidente all'improvviso
chi? chi sono? chi sei mio signore?
chi
l'acqua
rammenti dispersi
impazziti mi tagliano addosso
scrivono nomi volti voci
dall'oblio ascolto il silenzio
di quest'anima fanciulla
graffi di velo
nato in nessun dove al suo splendore
come te
tremi tramonti nel mattino
tempo e spazio all'improvviso
prendimi
tutto si increspa nel cielo nell'acqua
palcoscenico di inutilità
sei bella? sei bella?
sei bella?
chi? chi mio signore?
chi?
hai mai visto
l'infinità ...
malinconico tramonto
senza mare di settembre
su un mare teatro
di solitudine amaranto
la bellezza di una lacrima
hai mai visto
un'anima strapparsi?
... un dolore
infinito
in un'anima
che non ho
è tutto ...
vuoto
e così reale ...
come un sonno
come un canto d'acqua
la luna
nuda
una perla nera
di silenzio
e di oscurità
torno da te (lidia)
MA IL MIO PENSIERO NON SI STACCA DALLA VITA!
Le voci nella sera
si affievoliscono,
voli di rondini attardate
contro sbuffi di nuvole
violarancio,
la calma ritmata del mare,
eco che mi porto dentro da quando ero ragazzo,
il luogo dell'anima,
sulla riva sul muretto a guardare,
sguardi passano come pellicole
di vecchi pescatori
di giovani amori
di baci rubati
di reti. "eeh-ooh". a fatica tirate
di mani protese di guizzi azzurrati
in ceste approntate,
era cibo
non era crudele,
senza sfida senza odio
anche senza l'amore,
quello era esser buoni di cuore
per il vicino ammalato
per il figlio affamato,
non c'era il circo mediale
il gran baccanale
la lacrima e l'abbraccio commerciale,
La luce si fa fredda un poco,
si affosca la luna beffarda lontana spiona
facciona ,dannata facciona,
viene qui ad ascoltare il battito del cuore,
la vedo passare ridere e dire
e alzare le spalle e sparire,
chiudiamo fa freddo alla notte le porte
giochiamo alla tela e alla dama
con riso e fagioli
col lume a petrolio,
luce gialla che stinge i visi
e gli scialli un po’ lisi
dammi il viso appoggiato alla mano
chiudi gli occhi
sento il profumo
vorrei dire cose profonde un po’ dure
e mi pento
amo questo ricettacolo di mareggiate,
di donne virtuose perdute
di mani protese anche troppo
di poesia plebea
che si veste dimessa
e con tono incazzato
si rivolta nei sogni e ti molla
un "gelato" nell'unico occhio
che il video-mondo fasullo
ha ancora sintonizzato.
TV libera dalle "palle" ,dalle "fiction" ,
un unico schermo gigante universale
per un grande raduno di gente
che vuole soltanto in silenzio pregare.
Pregare dicasi pregare...
a tutti di non farsi del male.
Ti è mai capitato, mentre camminavi e tutto continuava, e tu continuavi per la tua strada come
me, incuriosita e stanca... all'improvviso trovare un punto interrotto sulla strada.
E poi niente come dentro un cerchio, finito, di vuoto che segue vuoto lungo deserti di sogni
che ci lasciamo dietro.
E allora comincia a farsi s I len Z i Oooo.
Il rumore spacca vetri sopra la città, vetri dentro l'anima, rotti in pezzi taglienti di quei
deserti di stelle e di luna che cambiano il corso degli oceani.
Se poi torni per caso, non fai altro che seguire le orme dei tuoi passi lungo una linea verso
l'orizzonte curvo, e poi da dietro l'infinito, torni verso te di nuovo.
Che sciocca aver ignorato per tutto il tempo di camminare solo su realtà di vetro e cemento,
incatenata ai miei passi per terra, guardando da dentro un muro con avidità il cielo che si
perdeva nel vento.
Che sciocca, non aver voluto essere ...V .....en ..T ...ooo.
Basta così poco, solo CAPIRE, per cambiare tutto.
Muffa
carta straccia
rancida
pupazzo carnevale Viareggio
grande carro sfila
coriandoli tristi
(di solito piove)
ride la mascherona facciosa
ride la folla
ride una coppia girata di spalla
due occhi grandi innocenti
un poco smarriti : mamma!!
pianto... per che cosa?
ma pianto ...
e nel mondo lontano
tra sabbie e monti
ghiacci e mari
pianti e gesti crudeli
e ostinati amori
slanci abbracci agganci
carne con carne
e sguardi
spesso soli
assetati di verde di azzurro di luce
seguendo il profumo l'odore
il tepore il calore
l'amore
animale che cosa ne sai?e allora? siamo due paia di occhi soli
due bocche smarrite
due idee sfinite
di uomo e di donna
due pensieri di oggi e di ieri
ma guardando ostinati lontano
tra lunghe barriere di onde
e voli incrociati
bagliori azzurrati
lampi di oro e turchese
poesie che si frangono
con dolce rumore di onde
su spiagge sognate laghi di pace
una voce nel vento
ci manda un messaggio
sirena miraggio
camminiamo insieme
coraggio.
Ti parlerò con parole nuove
con la forza dell'onda alta che frange
e traspare d'azzurro e verde nella luce
del sole alto dopo il temporale,
ti parlerò con parole dolci
tanto dolci da staccarsi a fatica
lievi come le foglie che la brezza muove
ad una ad una lungo i miei viali,
ti parlerò con parole che non conosco
che nasceranno dal segreto lago
che sento muoversi dentro o almeno credo
quando la notte guardo le stelle
e la luna bianca alta nel cielo
(basta così poco... per farti dire... ) fermo il respiro e nel silenzio prego. (aiseop)
Quanto rumore, dentro un uomo... parole, labirinti di parole...
Ci furono giorni in cui vivevo in un Labirinto, per quanti sforzi facessi non riuscivo a
raggiungere la Luce che mi avrebbe condotto fuori dagli oscuri meandri in cui brancolavo
impotente cercando l'Uomo. Nel mio errare giunsi alla Grotta di un Saggio, e Lui, leggendo nei
miei occhi l'ansia e lo sgomento che mi divoravano, a causa della mia vana ricerca, disse:
"Hai percorso il Cammino dal verme all'Uomo, ma in te è rimasto molto del verme. Tu cerchi
l'Uomo per addivenire alla purezza, ma l'uomo è una creatura fangosa, non è un mare che
può ricevere in se un fiume torbido e non diventare impuro. Nel tuo sguardo colgo la
scintilla di una Vita spenta, il fuoco della scintilla è gelido, non è la fiamma che origina
l'incendio, la scintilla si spegne in un mare di ardente Veleno. Che cosa è il beone per
l'Uomo? E' oggetto di scherno e dolorosa vergogna! L'uomo che deride il suo Fratello
malato regredisce ai primordi, quando il confine tra l'Uomo e la bestia ancora non era
tracciato. Perciò non cercare l'Uomo, o il Labirinto si farà più intricato, e tu perderai la
speranza della Luce. Ora io ti dico: cerca tuo Fratello, quando lo troverai piuttosto che
togliergli qualcosa aiutalo a sostituirla, ciò gli recherà sollievo, purché lo rechi anche a te.
Ora va cerca tuo Fratello!" Confuso e smarrito ripresi a vagare, ma non ero più cieco, ora
avevo una lanterna che mi rischiarava il Cammino, con questa incontrai mio Fratello, insieme
continuammo a camminare e a parlare, finché in uno sfolgorio di raggi luminosi ci apparve
l'Uscita, mano nella mano, col cuore in subbuglio, ci immergemmo nella Luce ed uscimmo
purificati dal Potere Superiore. (Giampaolo Angius)
E ancora pensieri, rumori e pensieri... memorie...
Il mio cuore si sta spegnendo,
un tempo era un fuoco acceso
Sempre alimentato,
Oggi è una misera luce che rischia di scomparire…
I miei occhi si stanno chiudendo, un tempo erano pieni di gioia,
poi sono diventati pieni di lacrime e poi queste sono finite…
Un tempo avevo un amore che
coltivavo con gioia e cura perché crescesse sempre
ora questo amore sta per essere sotterrato da un grosso
macigno che io non riesco a togliere !!!
Dopo un po' impari la sottile differenza tra
tenere una mano e incatenare un'anima.
... impari che l'amore non è appoggiarsi a qualcuno e vivere di lui
così come la compagnia non è sicurezza.
Dopo un po’ impari che i baci non sono
contratti
e i doni non sono promesse questo perché qualcuno te lo ha spiegato.
... impari che è meglio “vivere” un momento o un istante della tua vita pur sapendo che non
ritornerà più … impari che un istante vissuto vale mille non vissuti…e che non ti interessa se
poi rimarrà solo un ricordo…
...impari che chi cerca di farti arrabbiare o di farti stare male in realtà ti aiuta a rafforzare
la tua decisione e a portarla avanti.. anche se è dura e a volte pensi che vinca lui…
Incominci ad accettare le tue sconfitte
a testa alta e con gli occhi aperti
con la grazia e con le lacrime di un adulto,
non con il dolore di un bimbo.
Dopo un po’ impari a costruire tutte le strade oggi e che i tuoi sogni sono le uniche cose che ti
sono rimaste e non puoi aspettare ancora …
perché il terreno di domani è troppo incerto
per fare piani e non puoi permetterti di aspettare ancora ...
Dopo un po' impari che anche il sole scotta,
ma che non è importante che se per raggiungerlo ti bruci un po’…
e che la notte è bellissima ma hai anche bisogno di dormire..
Perciò pianti il tuo giardino e lo coltivi con i tuoi sogni e decori la tua anima ,invece di
aspettare che qualcuno ti porti i fiori.
Lo innaffi tutti i giorni invece di aspettare che piova e lo difendi dai temporali e…
Dopo un po’ impari che chi è felice e lo dimostra a tutti in realtà non lo è più di te…e chi
predica l’amore in realtà non ha mai amato veramente…
Dopo un po’ impari che puoi davvero sopportare,
impari che niente ti fermerà anche se a volte ti sembra di stare fermo,
impari che è bello osservare la luna per ore e che ti domandi perché nessuno te lo aveva mai
detto …
Dopo un po’ impari che è bello vivere per te stessa e ti chiedi perché in pochi lo fanno, impari
……
che sei davvero forte,
e che vali davvero anche se gli altri pensano il contrario.
Per questo vivi con grande intensità
ogni secondo perché questo non passerà più di nuovo.
e memorie...
Tu mi hai reso pietra,
gli occhi capaci solo di vedere te.
Mi hai reso il cuore di ghiaccio,
capace di sciogliersi solo al tuo sorriso.
Mi hai reso le labbra di fuoco,
capaci di incendiarsi ad ogni tuo bacio.
Mi hai reso le mani incapaci di muoversi,
ma al solo udire la tua voce incominciano a tremare
per poi perdersi sul tuo viso bello da accarezzare !
e rumori e pensieri...
Osservo il mondo dalla mia finestra
Mi sembra estraneo,
vorrei farne parte
vorrei viverci dentro
invece posso solo osservarlo da fuori
posso solo sognarlo…
voglio entrarci,
fatemi vivere la mia vita……
Le nuvole oscurano il cielo
come la solitudine oscura la nostra vita.
Si muovono lentamente e piano, piano invadono il cielo coprendolo
Così la solitudine aumenta, diventa depressione.
Solo la notte riporta la luce nel cielo e la mia anima si illumina….
Nel silenzio dell’oscurità
Si sentono i grilli cantare una dolce melodia
Dedicata alle stelle che dall’alto splendono
Una brezza di vento muove dolcemente le foglie verdi
Qualcuno lontano, lontano
Desidera esprimere la gioia per avere la fortuna di vedere la notte………
Stelle stupende , stelle fantastiche.
Troppo lontane per prenderle, troppo luminose per avvicinarsi a loro;
stelle notturne,
stelle oscure
ognuno di voi è un amore trovato oppure perso,
è un dolce ricordo, oppure un sogno nella attesa di avverarsi..
stelle d’amore, stelle di dolore,
stelle piene di lacrime o portatrici di gioia;
stelle comunque bellissime…………
La notte continua ad essere fuori di me
E’ qui al mio fianco finché non chiuderò quelle finestre
Finché non deciderò a dormire …
Mi ci trovo bene nella notte
Non voglio mai chiudere le finestre, la notte deve entrare e deve stare qui con me
Deve proteggermi e proteggere i miei sogni…
Voglio che sia vicina, non voglio che diventi giorno, perché
Vorrebbe dire smettere di sognare…
E non è questo che voglio, almeno non stanotte…
E’ così bello osservare il cielo…
Tra poco inizierò a sognare osservando questo cielo….
Finché i sogni non diventeranno sonno…..
E domani arriverà un altro giorno…
Mi chiedo se sarò destinata a sognare per tutto il tempo o qualche volta sarò fortunata nel
viverlo un mio sogno…
Oppure se un giorno osserverò questo cielo con il mio sogno al fianco….
e pensieri...
Qui alla finestra osservo la pioggia scendere e dirotto
Dentro me il desiderio di qualcuno qui al mio fianco…
Cresce come cresce e aumenta la pioggia in questo momento…
Il desiderio che osservi con me questa forza della natura che si abbatte sulla terra
e che mi abbracci e mi tenga stretta a lui.
Il desiderio che non mi faccia sentire freddo,
che diminuisca il dolore e impedisca al freddo di arrivare al mio cuore…
Il desiderio che almeno lì non ci sia il gelo…
Si, questo vorrei….
I suoi occhi su di me mi riscalderebbero.
Le sue mani su di me mi riscalderebbero.
Mentre scrivo osservo la pioggia ,come se ne fossi affascinata..
Mi domando quando finirà…
I miei sentimenti sono un po’ così , a volte calmi..
A volte travolgenti, come questa ondata di acqua che non accenna a fermarsi.
L’unica cosa di fare è aspettare… quando lei smetterà anche il mio cuore si calmerà
in attesa della prossima tempesta…
o in attesa di quell’ abbraccio che la calmerà…
e memorie e magie. Odori.
Volevo vedere il mare,
volevo sentirne il profumo.. il profumo del mare d’inverno…
E tu mi ci hai portato ..
Era una cosa che non avevo mai visto.. stupenda visione!
Non sentivo neanche il freddo , finché tu non mi hai prestato la tua sciarpa…
Ero incantata .. adoro il mare ed ero lì ad osservarlo in quella notte…
Poi è comparsa la luna , per un momento breve, ma quanto bastava per vederla riflessa sulle
onde.
Era bellissima.. c’era una magia…
Siamo stati lì fermi e immobili ad osservarla..
Nessuna parola , non servivano parola per descrivere quello che stavamo vedendo
I ns occhi parlavano..
Sarei stata lì tutta la notte ad osservare il mare…
I rumori sono i silenzi insopportabili. Sono i silenzi senza sogni...
Il giorno in cui ci sarà una pioggia di stelle
Vorrà dire che il cielo starà piangendo
Si sarà arreso al male che dilaga
All’ingiustizia che non ha fine
All’odio che ha preso il sopravvento sull’amore
Vorrà dire che il cielo avrà smesso di sognare……… (Marinella)
Ma noi abbiamo i sogni, e lacrime e sorrisi. E abbiamo il cielo, e la speranza .
Disk quota exceeded
“Titoli che una volta o l’altra vorrei usare: Urlo attraverso gli occhi di una statua. ” (Anaïs
Nin, Diari)
Schizofrenia, dolore puro, solitudine: essere istintivi e appassionati, dover essere lucidi.
Incrocio di sguardi
occhi specchio ai tuoi occhi
non più che un attimo
oltre ho paura
non so il come e il quanto
di una storia perduta
……….
incrocio di sguardi
anche tu hai paura
ma accendi un lampo
di un’astronave
in fuga
……….
abbraccio di sguardi
blu scuro
profondo
nell’universo
in fuga
........
Occhi vuoti, l'urlo di un muto. Vivere nell'ansia. Vivere vivere vivere. Ogni cosa che dici e che
fai è più pesante. Claustrofobia. Claustrofobia. Claustrofobia. Claustrofobia. Dover scrivere
scrivere scrivere. Non basta leggere leggere leggere leggere. Devi scrivere scrivere. Scrivere
scrivere. Claustrofobia. Tempo inaffidabile, senza scorrimento. Non puoi nemmeno scrivere
cose che non ti spaventino.
E' come una poesia che devi chiamare per forza poesia, di cui devi fare per forza poesia. Sono
solo parole.
Basta non chiamarla poesia.
Ho capito solo adesso perché le chiami parole.
Eppure era semplice:
sono parole.
Possono diventare ritmo,
base per la litania,
il canto corale,
il solista
ed il coro,
per mille e mille anni
così è stato.
Variante è il tono
espressione del viso e gestuale,
inizio di danza,
ho capito solo ora,
universale,
l’altra metà della vita,
(quella non vera ?),
apparente follia.
Parola che canta e che danza
e illumina il buio alla mente,
interrompe la pulsione animale,
il cibo, la caccia, l’amore
nel senso carnale,
istintivo,
rapace,
che lascia in bocca l’amaro.
Parole,
foglie rimaste poche
sull’albero spoglio,
di poche una
resiste al vento
insistente,
al sole, alla pioggia
battente,
una,
il mio pane,
quello che regala l’eterno
e non riesco nemmeno a sfiorarlo.
È come morire.
Dio
dammi un poco di forza
per nutrirmi di manna,
il deserto mi assale,
la sabbia del tempo
spegne le forze.
Se leggi con sguardo
innocente
racconta dell’albero spoglio,
di foglie incantate,
solo a sguardi da bere,
a chi sa amare e soffrire
e negli occhi conserva la luce.
Devi solo chiamarle parole.
Camminiamo per strada intossicati d'amore.
Estrellas y luna
notte andalusa
vestito di nero e oro
generale matador corsaro
profumo di donna
come una dolcezza
che mi porto nella memoria
un sentimento latte di madre nutrice
un canto di sirena
naufragando in una notte di luna piena
accecato di luce
annusando le stelle e i profumi di alghe
racconti di mare
morire melodrammaticamente
senza pensare a niente
luna y estrellas
al di là delle grandi ali di farfalla
che danza
muovendo le sue illusioni colorate
davanti agli occhi grandi rapiti
e poi chiusi tra le tue mani
tiepide mani
un attimo solo
solo un momento
un istante
un lampo
mi hai fatto già troppo male
eppure mi si scalda il cuore
sotto il tuo sguardo di luna
il sorriso degli occhi brevissimo
dono segreto improvviso rarissimo
che inseguirò fino a che ubriaco di parole
sfinito lascerò una frase incompleta
come una pena segreta
una scelta sbagliata
una canzone mai nata
aspettando un'altra vita
di cui sento la musica
sirena
mentre il mare rigioca con sabbia e scogliere
tutte le sere
dopo il giorno che muore
nella notte
gelata
senza parole.......
luna y estrellas
farfalla rosa
m a r i p o s a (aiseop)
Cade solinga la tristezza...
cade sui ricordi che non vuoi più...
scendono amare lacrime dagli occhi...
scende la sera nel cuore...
scivola via la forza alla vita...
scivola il pensiero tra i sogni...
Il ruscello scorre felice...
i fiori trionfano padroni sul prato...
riposa la mente...
riposa il cuore...
l'affanno si scioglie alla luce del sole...
l'angoscia svanisce...
e regna la pace.
Una notte di quiete...
l'anima non fa più male...
il cuore non duole più...
un sonno così profondo sarebbe per sempre...
invece...
l'indomani è in agguato...
arriva il nuovo giorno...
e con esso, ecco, di nuovo...
cade solinga la tristezza. (Gloria Venturini)
Parole. Parole. Fino a che... fino a che... DISK QUOTA EXCEEDED DISK QUOTA EXCEEDED
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Notte
ospite sconosciuto
parli con la voce del vento
sibili tra le persiane
messaggi ambigui
mentre il cuore
si accartoccia dentro
battendo piano
notte
dammi un passaggio
verso l’universo infinito
incontro a chi canta
la mia stessa canzone
notte
partiamo
Sguardi da bere.
Li incontri inaspettati
non così rari
solo inaspettati
e non puoi che incrociarli
e sorridere dentro
quando sono scomparsi
via dietro l'angolo
sotto un casco
un movimento casuale
una porta che si chiude
un addio
senza parole,
un incontro
mai avvenuto davvero,
reale è quel senso di vuoto
dolcezza un po’ amara
di paradiso perduto. (aiseop)
Il bisogno d’amore che sento
mi toglie il respiro ogni giorno che passa,
ed ogni sera mi sento soffocare. (Manuel Galante)
Quattrocento anni dopo, nessuno più ricorda che sei esistito. L'ultimo tuo discendente a cui
hanno parlato di quell'avo lontano che eri tu, muore. Tutti i posti che hai visitato sono
cambiati. Tutte le foto che hai fatto distrutte, perse. Spazzatura. Ogni cosa che hai toccato
polverizzata. Ogni persona che hai amato e odiato dimenticata. Niente, più niente e nessuno,
che abbia un contatto con te.
Non solo non hai memoria, non solo non sei nella memoria. Sei FUORI dalla memoria. Sei DISK
QUOTA EXCEEDED.
Solo allora puoi smettere di disperderti in frammenti. Solo allora puoi far riposare quest'ansia
inopportuna.
Solo allora non stai male di claustrofobia. Perché sei un mondo intero.
profumo di incenso
stanza senza pareti
aperta su una immensa radura
rugiada su petali e foglie
precipita a valle in un lago lontano
nuvole a fiocchi fenicotteri rosa
parole e musica vento e frinir di cicale
profumo di donna acuto stordisce aggredisce
non c'è che una foto nemmeno una riga
un ricordo un'idea savana africana
un pensiero libero ermafrodita che non è cosa
concreta è un'idea smarrita stupita
un salto nel vuoto dal Santo de Anghel alla fine
spiccato col fischio del vento poi sordo
incosciente leggero quasi in un sogno
ma vero progetto per un'altra vita vissuta
mai capita e un sorriso a vedere voli
di amanti e chimere e pioggia scrosciante
da giungla fitta intricata umida bagnata
solo smarrito una eco di passi lontana
i colpi del cuore il muscolo quello che muore
una danza tribale una nenia un giudizio finale
una spiaggia di sabbia calda e sottile
un panino la pesca il cestino
il primo sguardo curioso e smarrito
un profumo di donna una pelle scottata
una notte leggendo l'Idiota
una mano che chiude il quaderno e poi getta
la penna e strappa le pagine a righe
le note non degne di esser suonate
parole sbagliate (aiseop)
Tutti i brividi del mondo
dipingono la mia anima
come sangue sulla neve.
Mentre le urla di aiuto del mio cuore
si perdono tra la gente…
Un destino a volte crudele
che divertito dal mio soffrire
spera di vedermi ancora piangere.
Povero illuso… non sarà così!
Perché io non piango più. (Manuel Galante)
Contorni d'assurdo.
Tante persone, rinchiuse nella loro frenesia, camminano nella nebbia con il colletto del
cappotto bene alzato, la testa in sacco e lo sguardo fisso fisso nel pallido grigiore della loro
vita. Frettolosi nel vuoto corrono invano alla ricerca di un'illusione. Lavorano con l'anima per il
loro leggero e fugace sogno. Una volta realizzata, concretizzata la loro tanto ambita
aspirazione, cadono fragili nel vizioso gioco a circolo chiuso delle più abiette fantasie. Reduce
da questa battaglia senza guerra, grida sconfitta la mente ammalata, l'anima infranta e
assetata d'amore ruba frammenti al sole, assurdamente vorrebbe respirare aria pulita, e
ritorna, tutto l'essere ritorna con la mente e col cuore sbranati da un'antica ferita che ha
storpiato tutta una vita. Allora tutto si assopisce, tutto diventa incerto e l'equivoco aspetta
d'intravedere contorni d'assurdo. Dentro ad ognuno, scabroso ridacchia di noi e delle nostre
paure, uno gnomo cattivo, che ci prende, ci assilla, ci forma e trasforma in quello che odiamo, e
vittime incoscienti, sempre cadiamo. Aprendo gli occhi alla luce lo gnomo scappa in preda al
terrore vedendo risplendere un po' di sole. E' necessario non farsi mai trasportare tramite
l'egoismo dall'altra faccia della vita, in un mondo di forme senza confini, dove la verità esiste
per davvero soltanto nell'irrealtà. Seguire la via del cuore, non dar retta alla perfidia di quel
gnomo maligno e cercare sempre e dovunque la forza in noi. L'altra faccia dell'egoismo sta nel
coraggio di affrontare i sentimenti del cuore ed agire per amore... ricorda, solo per amore.
(Gloria Venturini)
Ho tanta paura delle foglie morte
Stringo sulle spalle
un cappotto troppo corto
in questo
immisurabile
autunno.
Non ha tasche
né bavero,
e le cuciture
sono solo imbastite.
Non ha bottoni.
Non ha luna.
Non ti ho dato
abbastanza baci
per finirlo. (lidia)
La nostra mente è una cecità di metamorfosi... forse c'è una logica in tutto ciò, forse non ce lo
diranno mai.
Una rosa rossa si sfoglia e quel che ne resta danza, rosso, sulla strada e sul vento, e un petalo
può deformarsi, rinsecchirsi, coprirsi di rughe, dividersi in due parti semiuguali, fare il rumore
di una foglia rossa d'albero. E un petalo diventa una foglia, e poi un'altra e un'altra e alla fine
c'è solo un autunno intero, solo foglie rosse a danzare sulla strada e sul vento.
E ci sembra normale. Ci sembra tutto normale. Scacciamo via il ricordo della rosa quasi fosse
un demonio. Restano solo foglie morte, con tutta la paura che fanno.
Nel pieno della nostra verde primavera, a volte la vita ci destina autunni non aspettati.
Sogni infranti, l'anima a pezzi, l'orgoglio sconfitto, speranze strappate, un grande amore
fatto a brandelli, come ricucire i pezzi di quello che rimane? Il cuore geme, la mente soffre di
un dolore antico ed ogni senso alla vita sembra senza rimedio. Lungo la via alberata dell'anima
le foglie cadono a terra, si calpestano, emettono solo un breve lamento, il loro ultimo pianto
soffocato.
E' una punizione, un'amarezza senza conforto, mi hai cancellato senza neanche una parola. Non
siamo mai stati liberi l'uno dall'altra, non ci sono state alternative per un noi, e tu... non mi hai
cercata più. Cambia il ritmo del cuore, cerco un cammino per riprendermi in mano, ma non
trovo la forza, ho paura di cadere chissà dove.
Fantasmi corrono sfacciati ovunque nella mente in preda ad un'agonia senza scampo.
Agghiacciante la tua freddezza, come se io non fossi più io. Ogni amore vive di una luce
diversa, la nostra è finita.
Una foglia tra le mani, arida ed appassita, vorrei tenerla stretta al petto, ma si sgretola, il
vento freddo col tempo mi porta via anche gli ultimi frammenti, neanche la dolcezza di un
ricordo, solo questo viale distaccato, senza un'alito.
Sono circondata da tutte queste foglie morte, ed ho paura, tanta paura. Ho tanta paura delle
foglie morte. (Gloria Venturini)
Voglio i tuoi occhi amore
non mi pento di averli nel cuore
non mi pento di averli nel cuore
E' notte
ho poco tempo
poco tempo per parlare
dire cose chiare
farmi ascoltare
cerco un angolo di mondo
un approdo come un fazzoletto
dove ascoltare il cuore
dove c'è la vita dell'anima
dove si vive e si muore
dove mi sento pulito
innamorato della vita
svagato bambino cresciuto
dove le stelle hanno un nome e una luce
e mi sorride la luna
la bianca luna dei poeti del mare
delle notti sfocate di pianura
della montagna fredda e chiara.
Abbraccio questo scoglio
dove sto in piedi a fatica
non voglio annegare
come una foglia di palude
in questo altro mare
mare di tutti i giorni
mare che fa male.
Voglio i tuoi occhi amore
innocenti e dolci
non mi pento di averli nel cuore
voglio incontrare la luce
di chi mi può capire
quello che adesso sono
ora magari solo per un momento
stringiamoci forte
non ci lasciamo annientare.
Le foglie coprono la strada come poesie appassionate. Le mie poesie erano cieche.
Vorrei tornare a vedere la strada.
E la strada si fa d'acqua nell'autunno.
Nell'acqua non c'è logica. C'è solo un unità straziata di opposti. L'acqua è onda. L'acqua è il
liquido prenatale e il muscolo che ti stringe e ti ama.
Corro nell'acqua quando ho paura delle foglie morte.
Nel lago della sera
che si allarga
ad abbracciare ogni lacrima
a bagnare ogni esitazione del cuore
nel lago dove nuotano
la speranza e la gioia
c'è un sorriso di donna
la sua superiore dolcezza
il suo severo richiamo
che da impronta alla vita
il suo sapersi donare
annientare d'amore
nel lago della sera
vibrando intensamente
profondamente perdutamente
femminilmente
onda su onda a cerchio
nel lago della sera (aiseop)
Quando l'onda si ferma capisci dov'è il tuo abisso perché è lui stesso a dirti il suo nome... e sei
mare d'abisso e mare di riva insieme, perché sei mare, e finalmente mare.
Sono nell'acqua
dei miei amori d'acqua,
abitata da venti e luoghi,
abitata dai miei amori d'acqua.
Non conosco
chi sarò
tra un minuto,
e ho perso
chi ero
un minuto fa.
La mia memoria
scritta senza grammatica
o sintassi
non sa
di essere passato.
Non ho età.
Sono appena nata
oppure so che sto morendo.
Qualche foglia morta si scioglie così in acqua. Un'altra metamorfosi. Una speranza.
E poi di nuovo la strada lastricata di foglie, di rumore rumore rumore...
Fa buio, il fumo è denso tra le dita, mille spazi e tempi possibili sono avvolti tra le dita. Non
devo fare rumore. Tu hai tra le mani uno strumento che non conosci, Orfeo. Hai tre note, solo
tre note per dirmi tutto quello che puoi. Solo tre note, o sparirò. Mi è stato concesso di
prendere forma nel buio, come corpo di donna nell'acqua, per il tempo di tre note. Per tornare.
Non fare rumore.
Hai accettato, incosciente, la possibilità atroce di avermi allo spazio di un istante da te e non
doverti voltare. Hai una musica lunghissima, lunga anni, ma non la puoi suonare. Hai solo tre
note per amarmi ancora.
Non fare rumore. Quello che percepisci come fumo denso, in questo posto umido, è in realtà la
mia anima senza pelle che sta prendendo la mia forma nel tuo silenzio, come se uscissi dalla
roccia. Ora tu non puoi dire niente, Orfeo, hai solo tre note. Un solo singhiozzo si mangerebbe
una nota, e l'incantesimo si romperebbe. Non devo fare rumore.
La vedi quell'immagine, Orfeo? Tu di spalle, con il mio mondo addosso, e io dietro te, con le
gambe sepolte nella roccia, con i capelli di vento ancora incollati al ghiaccio, con una mano
ancora rigida, con le vene del collo ancora fredde, con gli occhi ancora vuoti come quelli di una
statua incompiuta, con le labbra ancora di marmo.
Eppure già immensamente umana nel nostro dolore.
Tre note per dissolvermi o abbracciarmi. Ci resta l'illusione di due lentissime pause, dense di
tutto l'amore che puoi e che posso, dense di tutto il rumore disilluso, due pause di sfuggita
tra le tre note, due pause sofferte quasi, tra le tre note concesse. Un regalo. E lasci
espandere, leggermente, l'anima intera... nelle due pause, per amarmi così come sai, ancora una
volta... però non fare rumore. Io non faccio rumore.
nota
P
A
U
S
A
nota
PA
U
S
A
n...
... o ... ... t ...
Una foglia morta rotola via. Ha fatto rumore.
Ti soffio come vento sugli occhi, in silenzio, come un ultimo bacio di sabbia. (lidia)
Pensieri
si rincorrono
senza sosta
nella mente
diademata
di autunni
troppo precoci...
Cadono
troppo spesso
speranze
troppo spesso
senza far rumore
troppo spesso
fanno male. (Domenico Vicinanza)
Fate smettere il mio cuore di battere
sono stanco di sentirlo.
Fatelo smettere come volete…
Non mi interessa se smetterà di farlo lentamente,
se mi mancherà il respiro
e poi impallidirò.
Usate paletti d’argento,
spezzatelo come fa il vento
con i rami degli alberi,
oppure stritolatelo tra le mani.
Mi basta che smetta di battere. (Manuel Galante)
Acqua, acqua.... dammi acqua, dammi acqua ...
sporco
di sabbia
il mare
nero
mi sale
tra le ginocchia
la marea
mi affoga
d'amore (lidia)
Non si posano
più
rassegnati sospiri
vagare pensieri
senza meta
tra l'anima
e il cuore...
Vivere
perché a volte
non puoi che
vivere...
Non ti cullano
forse
immagini
o sogni.
Ma devi sognare.
Perché non puoi fare altro.
S
g
a
o
n
r
e
Sognare
senza fretta
di essere tempo
che passa
di essere vento
che soffia
che attraversa
il mondo
senza fare rumore...
Sognare di essere
luce
che passa
tra le dita del cielo.
Vedi foglie morte davanti a te. E hai paura. E ho paura.
Ma tu sei nata
speranza
e non puoi cadere. (Manuel Galante)
Voglio i tuoi occhi amore
non mi pento di averli nel cuore
Se mi manchi....
come una parola chiave
in un pensiero incompiuto,
come una vela
in un orizzonte di mare col sole,
come la dolcezza in un ricordo
custodito,
come questa tensione
che fa tremare le parole,
se mi manchi.....
cercherò di far crescere
dentro il mio cuore
i tuoi occhi
la tua luce
ogni piccola ruga del viso
anche al buio
anche se non risplende più il sole.
Voglio i tuoi occhi amore
non mi pento di averli nel cuore.
Voglio i tuoi occhi amore
non mi pento di averli nel cuore.
il silenzio
senza paura
il dolore erba amara
che cura
il cielo che ci appartiene
perché è entrato dentro
e di notte
brilla
e non muore
Voglio i tuoi occhi amore
non mi pento di averli nel cuore (aiseop)
... dammi una mano. Quella rosa che abbiamo non è un demonio. Non è morta. Non è una foglia
morta. Ha un bellissimo colore rosso che non se ne va se il vento la ricopre di polvere. Ha le
sue spine e la sua terra smossa intorno. Ma i suoi petali sono ancora tutti attaccati alla
corolla, e sono ancora piccoli. Vuole vivere.... Amami...
... amami, ti dicevo... tra le foglie morte. Ci sono storie, tante storie di foglie morte...
Terribili... come foglie morte... come un Dio che cerchiamo per respirare...
Cade la neve sui ricordi che non vuoi più,
cade sulle cocenti delusioni,
per placare un poco quel pulsare frenetico
che scombussola l'anima.
La tristezza è come la neve,
col suo abbraccio accoglie tutto,
anche quel filo d'erba non ancor nato.
Nevoso febbraio noioso,
complice di volatili pensieri,
fugaci desideri.
Vorrei cullarmi tra le tiepide braccia di Dio
e sentire il suo conforto infondersi nel cuore,
udire l'eco della sua voce che rimbomba nella mia coscienza.
Dio, io Ti sento in ogni cosa,
Ti vedo dappertutto attorno a me,
Ti percepisco e mi nutro di Te,
per avere ancora la forza e il coraggio
di affrontare il giorno che nasce,
di sperare nella notte profonda
che forse ci sarà anche per me
un po' di tranquillità e serenità,
se Tu lo vorrai.
Terribili... solitudini di foglie morte... che ci seppelliscono. E noi cerchiamo di tirarci fuori con
una razionalità commovente e patetica. Sono solo onde di foglie morte che ci ossessionano, e
tornano, e tornano...
La solitudine è una brutta malattia,
è meglio evitarla e mandarla via.
Lei fa riaffiorare ricordi, suoni, luci,
pensieri ed emozioni tristi del passato,
lei fa pensare.
Nella vita si spezzano i fili
di legami a noi cari
quando meno ce l'aspettiamo,
quando crediamo di essere pronti
a superare la frattura,
invece siamo tanto deboli ed impreparati
ad ogni incrinatura.
Non siamo mai lesti
agli addii dolenti.
Non capisco questo atroce bisogno
di crogiolarsi nei ricordi,
nei legami ormai dissolti.
Certamente è una contorta maniera
di far campare uno spettro,
ma vana è l'illusione di far vivere un fantasma.
Un fantasma è un'ombra del passato,
solo un'ombra, buia ed assidua,
insegue senza produrre nulla,
un'irrilevanza oltraggiosa
verso la dolce luminosità,
verso la sana bontà
nella vivacità dell'esistenza.
Oscuro,
invalido silenzio,
ritrovo me tutto affranto.
Dolore,
ecco cos'è,
è il buio nella notte più oscura,
nella notte più taciturna,
solo il buio.
Amore,
no, non c'è nella mia notte.
E' nell'aurora
e nel giorno del tuo futuro.
Nella soffitta dell'anima, c'è un baule, tutto serrato e ben sigillato con grosse catene. L'ha
chiuso la mente, per non fare più entrare nel cuore i fantasmi del passato.
Quanta polvere! A volte bisogna aprire, lasciare il passaggio ai raggi del sole, ma ahimè, si
trovano cose, pensieri antichi che riprendono corpo, riprendono vita e iniziano la loro danza
macabra.
Una campanella intonata suona a morte, annuncia una fine, un qualcosa che tra poco verrà
sepolto. Una scatola vecchia, dentro ci sono fotografie, lettere, una storia d'amore finita nel
cuore, ma ecco... da questi ritratti si elevano strane figure danzanti, con lunghe vesti nere,
ballano affannate la musica del trapasso. Note veloci, un fuggi fuggi di ricordi, uno scappare
forsennato, impazzito dal proprio intimo, ma tutto s'impiglia, ogni nota inciampa su sé stessa.
Rotolano in un vortice turbolento, tutto si confonde. In questo inconsueto solaio volano
oggetti ovunque, una confusione indefinibile, poi questi scheletri oscillanti s'infilano nella
cassa legata, nel baule nero... scompaiono.
Arriva la notte nell'anima, ogni storia sembra al suo posto, non si vede più la polvere, non si
vede più niente, tutto è ricoperto dalla calda coperta del sonno.
Neanche una lacrima per me.
Rimango qui, da sola, con le mie mani piene di vento, con ricordi che tracciano i miei occhi di
tristezza, con la voglia di gridare il mio amore a chi non lo ascolterà più, mai più, perché si è
persa la mia voce tra i giochi dell'eco e perché sei così lontano, oltre il tempo, da non sentirmi
più vicina al tuo cuore.
Che me ne faccio di un amore che non ha neanche una lacrima per me?
Per quanto grande e bello sia il mio sentimento non sarà mai né completo e né condiviso, non
serve a niente il mio stare male, il mio pregare mia madre perché mi lasci stare da sola, il mio
non voglio niente e nessuno. Il paladino impavido che si dilettava ad ammirare i tramonti con
me, quel gigante che mi coccolava, quell'uomo che mi baciava le labbra, non avrà più un sorriso
per me, io non dovrò più contorcere i miei pensieri confusi tra la realtà ed il sentimento per
cercare di penetrare il suo sguardo, non mi perderò più tra l'azzurrità dei suoi occhi. Non
voglio pensare, ma il ricordo vola sereno come un albatro che va contro il sole e... mi fa male
vedere e capire che non riuscirò mai a fermarlo, a farlo mio. Anche lui nel cielo della vita
rincorre il suo sogno.
Come un'onda mi muovo nel mare della vita.
Sono accarezzata dalla brezza mattutina,
frustrata dalla violenza della pioggia.
Vedo i tramonti ed il sorgere del sole,
vago tra questi misteri della natura
ed ovunque io possa essere, so di esistere,
anche quando arriverò a riva per finire il mio viaggio.
Non mi importa se mi infrangerò sopra uno scoglio,
o tra i piedini scalzi di un bambino,
so solo che ho sentito in me il tepore del giorno
ed il gelo della notte,
ho sentito l'eco del tuo nome perso nel vento
quando la bufera si infuriava,
mentre la nave del nostro amore, piano piano
si inabissava nel cuore del mare, ed io,
piccola onda, continuo a custodire questo relitto,
fino a spegnermi dolcemente in esso. (Gloria Venturini)
Foglie morte, inaccettabili.
Quando le cose vanno male
di te ricordo solo i momenti felici.
Solo adesso che non mi arriva la tua voce
mi accorgo quante volte ti ho ferita,
ti giuro che non esiste dolore più grande dentro di me
e se ci penso mi strapperei il cuore.
Che vita ingiusta è questa,
perché non potrò mai far capire
al mondo quanto ti ho amata;
eppure vorrei urlarlo al cielo
dalle vette più alte del pianeta
e far riecheggiare nell’eternità
che tu sei stata la mia vita.
Mi manca la tua voce
con tutte le parole che accompagna,
mi mancano i tuoi occhi
capaci di illuminarmi il cuore
e mi mancano le tue mani
che di me fanno ciò che vogliono.
Mi mancano le tue labbra
che ho bagnato come il mare in tempesta,
mi mancano i tuoi capelli
che ho accarezzato come il vento.
Stai con me amore
perché mi manchi da morire.
Non so a chi chiedere aiuto stasera.
Un’idea ce l’avrei… si tratta di un stella
ma non è la mia purtroppo
e forse non sarò mai il suo sole.
Avrei tanto bisogno di un abbraccio.
E quanto male fa…
Scomposto sul mio letto
cerco risposte che non esistono
o forse nascoste nel mio cuore.
Magari non esisteranno mai…
Se sapessi che il domani
non avrò una stella
ad aiutarmi con i suoi sorrisi,
allora non vorrei più vivere.
Portami via con te stellina!
Devi farlo perché non chiedo altro
alla mia vita…
Non chiedo altro che poter amare
giorno e notte.
La primavera è alle porte
e il bisogno di sentimento cresce
come le urla di aiuto del mio cuore.
In un sali e scendi di emozioni
resto attonito a fissare il vuoto.
Vedo mia madre,
la mia stella che si allontana,
mi vedo solo nel mio letto…
e non ho la forza di reagire.
Ditemi voi se questa è vita…
Le mie grida di aiuto
continuano ad essere ignorate da tutti.
Che devo fare?
Francesco dimmelo tu che della vita eri stanco,
perché io mi sto perdendo.
E tu Dio, se esisti, perché mi fai questo?
Il mio cuore
forse non ha sofferto abbastanza?
Il tempo che ci dai è così poco…
Perché mi vuoi convincere
che sia meglio non averne?
Piuttosto che continuare così
chiudimi gli occhi con una tua mano
e salutami tutti.
Forse dovrei piangere un po’…
Ma dove? E con chi?
Non posso
portare il mio peso altrove.
Non se amo le persone che mi circondano.
E io le amo.
Vorrei dirlo a LEI
per smettere di star male
ma forse la renderei triste
e non posso proprio,
è così bella quando sorride…
Bell’amore
fammi trovare le forze dentro me
e finché potrò
sopporterò ancora. (Manuel Galante)
Foglie morte, ossessioni, presenze.
E tu stai lì, ignaro del passato
e del suo continuare nell’oggi.
Vivi di ogni mio battito
e il tuo amore per me cresce in ogni tuo respiro.
Mi manca il mio amore per te,
mi manca il palpito forte che nasceva ad ogni tuo bacio,
mi manca la mia sincerità
che riuscirebbe a dire oggi che non t’amo;
ma per non farti soffrire oggi mente.
Ho paura di ciò che può essere senza te,
la mia vita e la tua non più incatenate.
Ho paura del giudizio, del far soffrire
e del sbagliare.
Ho paura di restare sola.
Ma ciò di cui non ho più paura è vivere adesso,
nelle incertezze che non mi dai,
nell’amore che non merito
e nella morte che porto nel cuore.
Amore per me irraggiungibile
Lascia
Brividi
E
Rimpianti per
Troppa paura
O insicurezza.
Il colpo fa ancora male
Gli occhi non possono non vedere
Il cuore non può ignorare
E pensare a quanto avrei potuto darti
E pensare a quanto avrei potuto prendere
O forse no…
Vedere i tuoi occhi illuminarsi
Il tuo sorriso schiudersi
Per un sole che non è il mio
Chi ti ha portato via da me?
Solo quel fato
che mi ha fatto
odiare
stare male
soffrire.
Io so che ci apparteniamo
e che in fondo una volta
ci siamo amati
Forse
in un solo giorno,
in una sola notte,
in un solo interminabile eterno.
O forse no…
Ricordi
Una canzone
Un pontile
Una stella
Un profumo
Un bacio
Un abbraccio
La melodia
L’emozione
Le lacrime
Il ricordo
La paura
Il calore
E’ tutto ciò che porto di noi
E’ solo luce ormai
C’era una volta una stella
così piccola e flebile,
ma viva e splendente di luce propria.
Si poteva vedere nelle notti senza luna
perché solo così non appariva offuscata.
Era veramente bella, anche se non spiccava tra le altre,
possedeva un’aurea speciale, unica,
che solo pochi riuscivano a leggere.
Arrivò chi lesse e non fu arduo compito,
perché limpida e chiara.
Quell’ingenua stellina man mano si riempiva di luce,
si sentiva forte, quasi come l’amica luna
e nel prato della notte sembrava una raro fiore.
Venne raccolto, profumato, protetto.
Ma pian piano è appassito:
lacrime di petali cadevano.
Ritornò allora nel cielo
ma la sua luce e la sua forza erano volate via.
E’ solo luce ormai…
Dimmi che non ci siamo mai incontrati,
mai baciati,
mai abbracciati.
Dimmi che non ho mai ascoltato il tuo cuore,
sentito il tuo respiro,
disegnato con lo sguardo il tuo profilo.
Dimmi che non mi hai mai voluto bene,
mai presa per mano,
mai guardata mentre dormo.
Dimmi che è stato tutto solo un interminabile sogno,
che non farà soffrire,
che non farà piangere.
Un brivido sale lungo la schiena,
una speranza si affievolisce
ogni qualvolta la mia mente la raggiunge.
Ma è più forte dell’amore che forse ci sarebbe tuttora.
E ancora lacrime bagnano le mie guance
e non baci o dolci carezze mi dai
ma colpisci ogni giorno il mio cuore
con proiettili di parole
che non sarebbero mai dovute uscire.
E così fai solo soffrire persone
che t’hanno amato e che magari t’amano ancora
ma rischi di perderle per sempre.
Qual è la loro colpa?
Troppo amore,
quello a cui non eri abituato.
Allora hai finto?
Io non credo perché tu,
trasparente come l’acqua
di sorgente luminosa come il sole
non ne sei capace.
Ma perché sono ancora innanzi a te?
Scudo non ho,
armi neppure,
solo subire posso ed ho potuto.
Ma farò soffrire per la mia felicità,
perché non avrà mai ragione di essere
senza quel tuo gesto,
che so non ci sarà più,
perché il nostro tempo ormai svanito.
Non posso vivere nella tristezza di un’agognata felicità.
Non posso,
non devo,
non voglio,
non lo merito,
ma soprattutto non lo meriti.
Una canzone mi rimanda a giovani ricordi
di un passato a te dedicato.
Ma è forse il tempo di fermare quei ricordi
e lasciarli come tali.
Ma la mia mente sa
che se quel gesto tu compierai
di nuovo lì sarò
dove ho incontrato quel sorriso e quella voglia di vivere
che mi hanno fatto innamorare di te.
E’ la prima volta che lo ammetto
ma non posso più farne a meno.
Tu sai così da giocare e passare tra le vie del mio cuore
senza bussare.
La giustizia non sarà mai di questa mia vita.
Quanto penare e quanto soffrire farei…
Riuscirò mai a dimenticarti?
Insegnami ad odiarti,
disprezzarti,
a fare in modo di cancellarti
perché sola mai non riuscirò. (soleazzurra)
Foglie morte... gridiamo che non ne possiamo più. Che tutto quello di cui abbiamo bisogno
adesso sono coccole. Sì, coccole. Non c'è vergogna.
Vorrei avere un amore di quelli grandi, immensi e profondi, come quelli che si vedono nei film,
come quelli che si leggono nei libri.
Vorrei avere qualcuno per il quale poter essere tutto il suo mondo, la sua piccola gioia, segreta
o palese, che importa, la sua lei, il suo pensiero fisso, la sua bambina da ricoprire di attenzioni,
di dolcezza, da curare, da attendere, da ascoltare e alla quale riversare tutto il bene
possibile.
Come vorrei trovare qualcuno che mi volesse bene, che mi amasse veramente per come sono,
per i miei difetti, per le mie manie, per i miei jeans strappati, per il mio stropicciarmi il naso,
così, per come sono in ogni momento, preso dalla folle curiosità di conoscermi sempre di più,
perché ogni volta ho una sorpresa nuova da mostrare, un nuovo modo di essere, io, sempre e
solo io, diversa in ogni occasione nella coerenza della mia personalità. Come vorrei che
qualcuno mi capisse, che sapesse darmi la parola o la carezza di cui ho bisogno, che occorresse
un solo sguardo per esprimergli quello che provo dentro.
Ho voglia di coccole, di quelle fatte col cuore, non per qualche sporco o balordo interesse
privo di scrupoli, coccole così, per come sono, spontanee, pure e piene di tenerezza, coccole
tutte per me.
(Gloria Venturini)
Mani
Ho afferrato e rubato
la luce degli occhi
con la mano destra
e poi l'ho messa in tasca
e son scappato via correndo
finché il cuore è scoppiato
in un pianto a dirotto
e sono annegato
nella mano destra
nella luce degli occhi
che splendeva e basta. (aiseop)
Le mani allo specchio si danno la mano l'un l'altra. Si guardano quasi con sospetto. Come anima
e corpo .
contro la notte per capelli l'inverno
il tempo passa col suo bagaglio.
passa come passano gli astri nel giorno
non visti.
e ogni stella intorno alla notte
fa il suo giro per caso
e in ogni passo lascia un'ombra.
sono uno stoppino nero
e brucia fuoco nella cera
poi un soffio di vento d'intorno
lo spegne.
eppure mi lascio solitaria
al cammino del vento.
ogni volta.
così parla la notte parole che non sapevo
di insoliti balli. per sipario pioggia di luna.
sola in mezzo all'universo
nel mezzo del corso della notte
con la voce fatta di silenzio.
su un palcoscenico
pochi specchi e foglie secche.
pochi passi lungo un filo di nuvola
solo l'anima dentro infinita
così le pause fanno la scena
un pentagramma di stelle.
ali di un'anima.
un pentagramma di luci e di ombre.
si fanno possibili i sogni
che poi si spezzano nel mare.
il mondo semplicemente danza
e a volte resta fermo
dentro una stanza.
cenere di fiore. cenere di stelle.
seduta a gambe incrociate
batto le mani una volta
e poi le sfrego una contro l'altra
per un minuto e un minuto
e per nessun minuto
fino a essere leggera
fino a che i tonfi non si fanno silenzio
poi sotto gli occhi chiusi
l'infinito appartiene alla notte. a un punto.
un passo al contrario
e un volo
tra i colori di fuori e di dentro infiniti.
ti do le mie mani. (lidia)
Ci sono mani che tengono l'anima, che se non ci fossero si farebbe in pezzi.
Nella mia mano ossea uno specchio,
altri scheletri danzano eleganti
intorno ad un fuoco,
blu e celeste...
Nel cielo rosso il mio sole,
celeste e blu...
Un uomo impaurito cammina
sulla spiaggia da dove vengo,
verde e grigia...
Nel mare rosso il mio sole riflesso,
anche l'uomo ora è davanti allo specchio. (marco)
Ci sono parole consunte
che hanno profumo di viole
all'improvviso
e gesti che la mano
trattiene a fatica
come nubi rincorse dal vento
nel sole.
Emozioni come nuvole sparse fuggitive,
ne afferro una e mi si scioglie in mano
ma il cuore ha un tuffo
e un lampo di luce tra le nuvole grigie
ti fa brillare gli occhi
e tremare la mia mano.
Si può donare una stella
senza arrossire,
senza che tremi la voce,
senza sentirsi un po’ strani?
Forse basta soltanto
chiudere gli occhi,
non essere lì,
non questa volta,
la prima volta. (aiseop)
La luna incombeva oscura
e tu agitasti l'ali,
mia rondinella!
Ti scaldasti, poi, nelle mie mani fredde.
Avesti l'ali apposta, però.
Col sole, bellissima, fulminasti nel cielo! (lidia)
Mani ancora, dove si ferma l'anima, dove nasce l'amore...
Il gesto greve
della mano
può essere lieve,
carezza di petalo di rosa,
sorriso di bambina,
sguardo di sposa;
può essere lieve come la porta di un bar
che rapida si chiude
quando esci ridendo
e la sera è ancora lontana
e il sole ha voglia di scaldarci ancora
magari stretti per mano,magari per un'ora.
Le foglie cadono in fretta numerose,
il vento le agita,
sono pensieri o presenze scacciate,
forse per questo alziamo i baveri
e ci scaldiamo le mani,
ci sentiamo più vicini
che nudi abbracciati
e troppo severamente impegnati,
la recitazione ha bisogno di scena e copione
deve essere un po’ preparata,
il vento che soffia improvviso e mulina
è l'imprevisto, il destino,
quello che ci fa guardare negli occhi e nel cuore
chi ha la sorte di starci vicino
e magari fa nascere al caso l'amore.
Nelle mani dove nasce l'amore, se le apri dito dopo dito, puoi vedere sfogliarsi mondi interi...
Nostalgia malinconia
scoppio di riso
in viso
allegro vento
tormento
per l'onda
la barca alla fonda
il nido alla gronda
il pensiero più cupo più nero
magari non c'ero o non ero
io
la luce improvvisa trafigge i vetri
dell'ultimo piano
si spengono rumori dolori colori
solo luce
sorridi nella foto
che porto nel cuore
come un giorno,
forse non può esserci tutto un giorno,
un istante
d'amore
che dura in eterno,
nella foto stampata nel cuore,
emozioni
basta una luce che sbatte nei vetri
e sparisce improvvisa anzi
spegne
la mano che tesse la tela
nascosta incolpevole artista
o misteriosa sorgente
di vita
dietro l'angolo della mente labirinto
la intravedo solo d'istinto
la seguo mi arrendo
l'amore
per un po’ di potere
o sapere
mi vendo
e sono qui solo
impalato
davanti a un pensiero sbagliato
sconfitto
in silenzio
primule e papaveri inclinano al vento
occhi dolci di bimbo
neri-biondi-arancio
una stella sulla tua spalla
sul viso la luce di luna
negli occhi
la favola bella
la notizia
che porta la stella
cometa
la meta
la pace
il silenzio del cuore
che respira tacendo
sopra il grande lago
largo e profondo
che nasconde l'amore del mondo. (aiseop)
Le mani accarezzano...
Quando chiudo gli occhi,
vedo la mia mano
che ti accarezza la pelle bagnata
e il desiderio di starti accanto una sera è grande.
Come la forza del mare in tempesta
che granello dopo granello
trascina via con sé coste intere
e sembra non volersi fermare mai…
Fino a quando la dolce luna
può specchiarsi tra le sue braccia,
con la notte che silenziosa osserva,
complice compagna di gioco.. (Manuel Galante)
LE
VALLI DEI VENTI
Specchi
Aria di gelo,
freddo vetro incrinato.
Perché ti fai vetro,
così penetrante,
così affilato?
Specchi che sono vetro e riflesso, molteplici come la vita.
Ci sono parole che si consumano in fretta,
non le canzoni del mare.
Il vento che cammina sulle onde
si disperde e nasconde
e ricompare.
Ci sono parole di vento
che si perdono per sempre
nel mare.
Ci sono tramonti che ti porti
negli occhi e nel cuore,
ci sono amori che tramontano
e basta
e non sai ricordare. (aiseop)
come il riflesso della pioggia
nell'aria, lunghe ombre
da sotto la strada
parole di uno spirito perso
che tremano
nel vento
come trema il fuoco
da sempre
senza che ce ne meravigliamo
controvento
parole interminate
di silenzi solitari
che non hanno risposte
vedono capovolte
in un mondo sconosciuto
immagini perfette
come riflessi stanchi
e lunghe ombre vuote,
personaggi di un palcoscenico
il cui sipario scende
con la pioggia
ma che dimenticano
di essere tali (lidia)
Questa notte ho fatto un sogno.
Ho sognato una vetreria dove si argentavano grandi lastre di vetro. Da una parte una persona
invece verniciava di bianco qualche specchio già fatto e li tagliava a losanghe. Poi se ne
metteva una piccola pila sotto il braccio, come una cartella, ed usciva.
Il sogno riprendeva con me che dormivo in una stanza, sul pavimento. Al muro, sulle pareti,
appuntati tutt'intorno, c'erano pezzi bianchi (forse) di carta, frammenti piccoli strappati di
fogli scritti, come quei muri costellati di epigrafi in pezzi che si vedono imprigionate o salvate
un po' alla rinfusa, murate sulle pareti di qualche villa o palazzo di antichi signori, signori di
epigrafi.
Mentre io guardavo e ... io dormivo... ho voltato lo sguardo attorno nella stanza per cogliere
quella sequenza ordinata di rettangoli di disordine in una copia tale da sembrare così strana....
Ed è stato come se il solo girare, a cogliere in un unico tratto tutte le pareti, fungesse da vite
e la stanza "svitata" si aprisse, scivolasse il soffitto e le mura si alzassero ma solo di quel
tanto per arrivare alle nuvole poco più su ed accogliere un temporale fitto di pioggia, ma senza
vento né rumore.
L'acqua di gocce pioveva giù, ma scivolava solo sulle pareti, non ricordo nulla di bagnato oltre
le pareti. Anzi in realtà solo i fogli si bagnavano e nell'acqua perdevano il bianco tornando
pezzi di vetro, si scollavano e scivolavano in lunghe scie sui muri.
Anche le parole ora gocciolavano sciolte dal cencio di specchio cui erano appartenute, ...e non
riuscivo a seguire la via del rivolo grigio che le portava con sé. Già in pezzi, "le steli di vetro",
cedevano l'ultima loro ricchezza: quel cuore di parole di ex-fogli squassati chissà come e da
chi. Restavano fogliE incolore, trucioli arricciolati appuntati lassù sui muri. L'acqua di gocce
imbevuta di parole finiva giù dimenticandosi di bagnare, scorrendo, le pareti.
Io, giù nel mio sogno, ero la cisterna del tuo libro. (livio)
Un libro nato un giorno qualunque, di qualunque anno... così, per esempio...
La stanza
io in un angolo
mi vedo...
mi osservo...
al di fuori di me
i miei occhi
mi guardano...
ogni gesto
vive solo
nell'attimo
in cui
nasce... (arale)
Ogni gesto ha un tempo e un luogo. Ha un'immagine, o una visione. Ogni gesto, ha una storia
dietro... misteriosa.
Hai mai visto una donna davvero da vicino? Io ho avuto questa opportunità solo una volta. E'
accaduto ormai già tanti anni fa... Come è stato? Non lo so, e voglio attraversare il tempo e
tornare indietro nel passato per rivivere il momento in cui mi sono sentito completamente vivo.
Ricordo soltanto di avere aperto i miei occhi e lei era lì, sul letto; con i suoi capelli neri che
scivolavano sul cuscino, e cadevano uno per uno, come in corsa contro la gravità, e nel
frattempo io la richiamavo a me, lasciandola in orbita, restando a solo pochi centimetri dal suo
volto. Ricordo persino il suo respiro: tiepido e rilassato. Ma cosa dico! Non è stato solo il suo
respiro che mi ha fatto diventare pazzo, è stato il suo sorriso a conquistarmi: denti perfetti,
labbra rosse e carnose, la bocca aperta quanto bastava per far uscire pochi sospiri. Quello
solo che mi sfiorò fu sufficiente ad accelerare il mio battito. Avrei potuto mangiarla di baci,
prendere a poco a poco la sua essenza, ma ciononostante rimasi immobile, catturato; tremavo
solo avvicinandomi al suo corpo. I suoi occhi? Neri, certo, e quando mi guardavano con ansia la
luce li attraversava di tanto in tanto rimbalzando in mille riflessi. La pelle scura, non bruciata
dall'abbronzatura ma ereditata dalla mescolanza di razze. Quella pelle che grida le sue radici,
che richiede come un urlo di essere accarezzata. Sono stato con lei per ore e ore. Sono
rimasto così, soltanto così: osservandola. Nonostante ciò, ebbi il tempo sufficiente per
tentare di decifrarla. So che è una pazzia e so che ti chiederai come io possa dire di
conoscerla così bene. Ti direi allora che è stata un'ispirazione, e che nonostante non potessi
distinguere i tratti del suo volto, e nonostante non potessi sentire la pelle tiepida che
nascondeva sotto la savannah, io lo sapevo. Io conoscevo la sua storia. Talvolta una lacrima le
rotolava giù sulla guancia mentre la osservavo, allora una sete infinita invadeva la mia gola e
avrei rubato quella goccia uscita appena dal profondo della sua anima se la mia condizione me
lo avesse permesso. Ma non potevo accarezzarla. Ci sono cose che devono essere tali. Ogni
cosa ha un posto e un tempo. Sfortunatamente, io ero solo uno strumento. L'ho capito troppo
tardi. Quando hai voltato la mia ultima pagina e mi hai riposto nello scaffale con gli altri libri.
(Juan Barranco)
Un libro nello scaffale, sta come il mondo dietro gli occhi di una ragazza. Non letto, o
dimenticato, ma comunque bellissimo. Nessun pensiero, come il pensiero di tutto.
Ha pietre levigate
la strada antica
ornata di papaveri
e film di nuvole nei cieli
all'orizzonte
e tu ,ragazza,
seduta su una pietra miliare,
pensierosa,
gli occhi oltre le cose
persi nel vento di mondi lontani:
qui non muove foglia,
siamo involucri vuoti,
immobili,
sguardi da riempire. (aiseop)
Troppo avanti, è stato un attimo, e mi sono ritrovata troppo avanti sul palco. Diventata
invisibile al pubblico, un'ombra nera che si muoveva nello spazio fisico tra la dimenticanza e la
coscienza... ero finita davanti alle luci della scena, che brillavano su un palco vuoto. Avevo
perso l'equilibrio, la gravità, l'inesistenza. Potevo vedere ossessivamente ogni ruga ogni
stanchezza ogni emozione o trasparenza di ogni persona seduta in platea. Ero fuori dalla
scena, una figura nera immobile, vuota, in controluce. Ero solo inciampata fuori dalla scena per
quell'unico velocissimo momento di esistenza e di peso che abbiamo. Non avevo braccia. Per gli
altri ballavo. Di tutto il rumore dei pensieri fuggiti dalla gente sentivo solo un nome come un
coltello nella testa, un nome sotto la mia pelle, un nome cucito sulle labbra... un nome come un
pezzo di mare mosso. Che aveva bruciato il silenzio dalla mia anima, reso vecchio il mio cuore.
(lidia)
Non un alito di vento....
il silenzio delle cose,
il sipario si è aperto da ore
su questo palcoscenico,
il fondale è una vecchia tela
che conosco o credo,
non ricordo più la scena,
il palcoscenico è vuoto, senza attori,
cade un oggetto,
inaspettato,
una eco sembra il battito del cuore,
pensiero astratto,
emozione virtuale,
in uno spazio inanimato.
A quest'ora
il tramonto impazza al di là
delle pareti
di questo spazio chiuso,
è rosso intenso
con violetto
e arancio,
riempie un'altra scena
che profuma di mare
che ti sfinisce lo sguardo
che ti fa sognare
che ti entra negli occhi
e fa fermare il cuore
quello vero
quello che quando lo senti
ti fa male. (aiseop)
Dissolvenza in nero
vecchi sogni nuovi muri
di remoti fantasmi
per prossime assenze.
Ricordi smarriti
pensieri di vetro.
Dissolvenza in nero.
Parole dimenticate. (rainbow)
MI SONO PERSO NEL TEMPIO DI UN SENTIMENTO PIU' GRANDE DI QUANTO POSSA
CAPIRE E FRASTORNATO HO CERCATO IN QUELLO SPAZIO INFINITO,UNA VOCE
DOLCISSIMA CHE SFIORA IL MIO VISO. "LA LUCE HA FORMA E SEI TU" (MIKELE30)
Specchi che portano dalla notte alla luce alla notte al giorno, che sono l'unico modo in cui
possiamo "parlarli".
La giornata era iniziata in uno strano tepore, quando il sole non era ancora sceso dal suo letto
di nuvole candide; la vita era però già iniziata e la frenesia, il correre l'arrivare aveva già
invaso l'animo. Il mio corpo era però assorbito da una strana convinzione che qualcosa di nuovo
stava per prendermi....
Ma solo alla fine del giorno nuovo mi resi conto cos'era... eri tu..... (paola olmi)
Poi restano strade da guardare finché finiscono, aspettando che la pioggia dia loro una fine.
Rugiada
scivola sulle labbra
foglie assetate;
negli occhi profondi,
rari come le marine terse,
ci sono orizzonti
da perdersi
tutti insieme abbracciati,
quelli che hanno paura
quelli che odorano il mare
quelli che capiscono sguardi e parole
e finiremo in miliardi di atomi
mescolati e dispersi
assonanti
adagiati
sugli stessi orizzonti
dentro altri occhi
che riflettono
papaveri rossi tra spighe dorate. (aiseop)
E poche volte soltanto, si può dare un nome a ciò che amiamo.
Tutte storie di specchi nel cuore... nella cisterna di un libro. Il senso di ognuno si trova in uno
specchio in cui non ci si vuole più guardare. E allora, per uno specchio rotto nel cuore, si può
rinunciare anche alla danza. Ma un pezzo di specchio, nel sogno di un uomo, può tornare a
raccontare...
E' entrato il vetraio che imbiancava gli specchi.
Ha attraversato la stanza.
Uscendo, il pavimento era coperto di listelli di legno e tutti i vetri, gli specchi e i cenci di fogli
se ne stavano raccolti in una piccola folla sulla parete più grande come una vetrata di bianco e
cristallo che specchiava la voce di una donna che non capivo: << ..arabesque..., jeté. No ,no ...
fouetté,fouetté!!..>>
(livio)
Labirinti rifrattivi
Piove sulla rena battuta dal mare; solitario, guardo lo scuro orizzonte e un desiderio di volare
oltre le nubi mi assale: inutilmente cerco un raggio di sole che, galeotto sfugga alle tenebre
mentre chiuso nel dolore, attendo che uno sguardo si posi su me. Come è vana la speranza di un
sereno che non mi appartiene: vorrei piangere di dolore ma non riesco, il mio cuore è di pietra.
Il vento porta voci lontane che il tempo non può cancellare; risate sincere, vagiti innocenti,
giovanili sospiri; tutto è nell’aria, tutto è intorno ma il tuo amore manca e senza di esso, ogni
pensiero diventa tenebra: perché il mio sentimento non ti crea tra le nuvole portandoti sulle
ali di un gabbiano? (simbad il marinaio)
Il vento estrae le essenze
più sottili e preziose
da sguardi profondi stupiti
innocenti
da gesti dolcissimi trattenuti
sulle onde del mare
tra spruzzi di sale
dove tramonta il sole
violarancio
pianissimo,
poi è notte
da inventare.
E' passato il vento
quello che non si dimentica
ha rimescolato il cielo
che ora d'azzurro
brilla e di luce
dentro
ci sono folate di nuvole grigie
e lampi di sole
fino a che il silenzio improvviso
ferma ogni cosa
la vela la nuvola il volo
il rumore che impedisce
di cominciare a sorridere dentro
il silenzio
benedetto
il silenzio
unica
rappresentazione di eterno
a qualcuno
concessa e per poco.
Oggi ho parole grigio chiaro
in un cielo finalmente intenso d’azzurro e di sole
oggi mi sento improvvisamente gli anni tutti quanti
ma solo una inquietudine quasi stupita
la primavera si affaccia intensa di profumi tra le case
umide ancora pigre invernali
oggi ho parole poche che pesano e non volano via leggere
sentimenti densi maturi a piede fermo
senza imprecare al destino senza fuggire da questo sentiero tracciato
carezza ruvida sincera figlia della mia vita vera. (aiseop)
Alzo le braccia sperando di toccare il cielo ma esso è lontano, solo un grido di dolore giunge a
lambirlo per perdersi nell’aria. Comprendo ora che la stagione dell’amore è finita per sempre,
rimane al suo posto la tristezza e il rammarico d’un vecchio. (simbad il marinaio)
Una mano accarezza
con ruvida dolcezza
dolori
piccoli grani di polvere
incolore
arsa di sole
una mano
che ancora
porto nel cuore.
Nella spiaggia dei tuoi occhi
mare e cielo e silenzio
luce che emoziona le nuvole
un abbraccio impossibile
materia e anima si confondono. (aiseop)
Mare.
Languide onde sulla sabbia dorata,
fresco è l’azzurro frangiato di spuma.
Scogliere erose dal tuo liquido abbraccio,
son testimoni di tempi remoti e sentinelle
d’odierne vicende. Or sei un placido specchio di luce e nell’anima dolce serenità infondi.
Repentina burrasca spezza le vele incaute e periglioso costringi il ritorno. Alghe conchiglie e
coralli sono i doni che offri per rinnovare alleanza:
ridono i bimbi stringendo i tuoi tesori,
nasconde lacrime chi aspettò invano. (simbad il marinaio)
Per il freddo che sento
non esiste calore,
come in un inverno senza fine
che con nebbie gelide
vela il mio cuore.
Potrei farmi abbandonare
da tutti i miei sensi.
Potrei perderli per sempre
ed affidare il mio cuore
nelle mani del destino.
Il mio cuore…
che in ogni momento
corre al riparo
da ogni pioggia di stelle
ma che senza stelle non sa stare.
Arriverà il giorno in cui
il cielo mi negherà la sua luce
e come un angelo senza cuore
cadrò nelle tenebre della notte.
Allora i miei occhi non si illumineranno più.
Oh cielo! Strappami il cuore
con il vento gelido che porta l’inverno
e fai soffiare via la mia anima
perché io già la conosco
e non trovo chi voglia avvicinarsi a lei. (Manuel Galante)
Vita becera vera
nell'attimo sincera
senza sognare
fare !
gridare ridendo
mangiandosi l'aria
col sole negli occhi,
al buio di sera,
rumori impulsi animali
riso pianto
sbuffare
trillo di cellulare
- allora stasera? vita vera.
Solo un tramonto rosso
a tradimento
un colpo di vento
una luna accesa che spunta dal monte
all'orizzonte
un taglio alla mano
ferita leggera
fanno esitare:
qual'è la chiave
d'accesso
per la vita vera,
va letta per forza di fronte a un tramonto
la sera?
Dolce malinconia
sbuffo di vento
nuvola tinta di mare
sorriso accennato
negli occhi
dentro
mai spento.
?
Incomprensibile.
Ridi piangi
disperata
ispirata
allegra come un soffio di vita
lacerata
petalo di margherita.
Aeroporto, di notte, nebbia in bianco e nero, la pista si vede a malapena: l'amore è solo
un'illusione. Un'illusione di cui cibarsi per divorare lo strato di inconsistenza della vita.
Vibra
la sensazione
di vita
che attraversa
i muri
e i visi
e le parole
per ritrovare
il suo centro
pulsante
e la sua pace.
Esiste il futuro? Cos'è il futuro, cos'è il tempo? Potremmo vivere ugualmente senza la nozione
di tempo? Cosa ha pensato il primo uomo che ha elaborato il concetto di futuro? Il futuro è
un'inconsistenza. Il futuro non esiste, se non nella nostra follia. Il futuro è un'illusione. Ed è
inconsistente perché viene mangiato istante dopo istante dalla vita. Allora la vita sposa
l'illusione istante dopo istante, le si da istante dopo istante, nuda. La vita nuda si fa vestire di
futuro e di illusioni. Che colore ha il vestito della vita che si fa vestire così spudoratamente?
Un colore è solo un'illusione. L'amore è il vestito della vita, il corpo finito dove solo possono
arrotolarsi le infinità estese. L'amore è vestire e spogliare la vita. Da ciechi. Sì, forse è
un'illusione. Forse è un senso. Sì, l'amore è il sesto senso della vita.
Questa sera voglio parlarti di cielo,
quello azzurro che si apre fra i tetti
all'improvviso se guardi in su
sopra i visi degli altri e le parole,
quello che si appunta di stelle la notte
tra due persiane socchiuse
illuminate dalla luna,
quello che si accende negli occhi
come un sorriso imprevisto e sincero,
quello che si nasconde dentro abissi di anima
e ti dà una vertigine blu scuro,
quello da interrogare nel silenzio
tra formule e segreti di materia oscura,
il cielo popolato di occhi di gatti curiosi,
di papaveri e spighe di grano inclinate dal vento,
il cielo dove nuvole veloci portano fogli e fogli
che svelano misteri ora trasparenti ora scuri,
il mio cielo, uno dei tuoi sette cieli.
In questo mare d'erba verde
profumo di viole,
grandi occhi di gatto,
sotto l'ombra rossa dei papaveri
luminosi lampi di sole,
una luce che sorride all'infinito
emoziona il vento
che muove essenze di primavera,
intensi aromi di mirto,
si preparano margherite e calendule
e maggiolini alle festa annunciata
che si sente nell'aria rimbalzare
da gemma a stelo a boccio a residuo di brina,
una emozione di luce e di mistero
per le nozze del sole con la luna.
Azzurro intenso
pastello
nello spessore di uno sguardo
nella risonanza con le mie emozioni
e parole che non sono leggere
ma sorridono dentro
l'aria quasi di primavera
imprevista
impastata di sole
come questo taglio di luce
su di una panchina
ci sono presenze
amiche
che hanno dolci segreti
e promesse di vita
e universi
blu scuro
proiettati in abissi di luce.
Incomprensibile.
Ridi piangi
disperata
ispirata
allegra come un soffio di vita
lacerata
petalo di margherita.
mai abbastanza
nuda questa stanza
Il tempo è reale?
Sera chiusa in una stanza
come questa notte la tua notte
l'anima è già volata via da un pezzo
è bagnata di lacrime e ride tra le nuvole sopra l'oceano
la mente rimbalza tra specchi rifrangenti
cercando di uscire dal suo labirinto
rincorrendo una luce calda bianca
come una grande luna dove si specchia
un lampo di universo la sua parte bambina:
chi è rimasto sulla sedia vuota?
un vestito una matita due scarpe
una fotografia un cellulare
che continua a suonare
Rotolando
su di un piano inclinato
verso l'ignoto,
un giuoco,
- e se ci fosse il vuoto? caduta libera,
buco allo stomaco,
vento gelato,
poi sempre più leggero,
quasi una nuvola,
ondeggiando piano
nel vuoto
come una piuma,
sostenuto
da una forza sconosciuta,
un mistero
non ancora svelato.
I mostri sono creature rifrattive, che si creano dal nulla, casualmente quasi, e restano
intrappolati dentro di noi, accrescendosi, ingigantendosi, deformandosi, al passaggio di tanti
strati di densità di percezione differente.
I mostri sono i tempi e i futuri e i colori, labirinti rifrattivi di noi stessi, labirinti e creature
di labirinti essi stessi.
Atomi di luce
entrano
retina-cervello-cuore
al centro dell'anima
in altri atomi
scompaginando
l'universo profondo.
Universo
piccolo mio
sconosciuto tuo
immenso esterno a noi:
astri senza nome
attratti dalla loro fine,
delicate parole,
fiume
di note vibrate,
inascoltate,
code di comete,
polvere di anime
disintegrate,
abbracciate,
nell'infinito
in fuga
verso l'ignoto,
in moto
verso il centro oscuro e pulsante
del vuoto,
fragore di materia
svuotato,
pacificato,
nella sua musica interna
di paradiso perduto
e ritrovato.
Rifrangendo
molecole di luce
iridescenti
passando attraverso
i muri
le persone
annullando le distanze
permeando l'aria
possedendo posseduti.
Incomprensibile.
Ridi piangi
disperata
ispirata
allegra come un soffio di vita
lacerata
petalo di margherita.
Nel buio
in cui precipito
solo
cerco una mano una luce
in questo volo
in caduta libera
urlando
tra rabbia e paura
una preghiera
come se fosse sera
e il mare sapesse parlare
e io fossi in grado di udire
e magari capire.
Sono un niente dolente
che ha sgomento
e si aggrappa al ricordo
ad un mito
un istinto
un dolore profondo
mai vinto
mai abbastanza
nuda questa stanza
questi vuoti
pensieri leggeri
e di piombo
risate sguaiate
lacrime dentro
versate
che bruciano
ogni fibra del cuore
che batte
e non muore.
Un mostro come una poesia, labirinto e creatura del labirinto: prigione e fallimento, libertà,
dei poeti.
La poesia permette di mentire in nome dell'artificio letterario, consegna l'alibi della
leggerezza nelle mani stanche e pesanti del poeta. Lo libera e lo imprigiona nel mondo
veroartificiale dei poeti. Gli consegna la tremenda responsabilità di poter, di saper, dire la
verità del suo esistere, di denunciare affannosamente e disperatamente la sua esistenza e
insieme gliela nega con la possibilità dell'invenzione. La poesia da al poeta un ricordo di sole e
un futuro di luna.
Il poeta è tra quelli che ti piantano incoscienti gli occhi negli occhi, lucidi, e ti dice: "Voi
amate? Voi amate quanto amo io?", ma resta un attore su un palco, straziato o divertito.
La poesia racconta le storie della gente che agli occhi della storia impazzì.
Il poeta è schiavo del suo mondo di artifici linguistici, e non denuncia mai questa menzogna
perché se ne nutre. La poesia è un mondo di specchi che riflettono luce nera, deformata,
effimera, dove le verità più nude possono facilmente diventare prove di abilità, dove non
saranno mai verità totali.
Il poeta è solo. Il poeta è lupo. Tanto dentro la sua poesia che deve spiegarla se vuole che non
si legga solo la menzogna. Condannato all'isolamento che ha cercato e ha costruito. E allora, se
deve spiegare e smettere di essere lupo, smette di essere poeta. Non ha verità se non una
falsa verità. E' un fallito. Una contraddizione che solo per lui è coerenza. Un pazzo. E il
fallimento è cibo per il poeta. Perché se il poeta vuole esistere, allora vuole fallire, vuole il
ricordo di sole e il futuro di luna. Lo vuole perché non sa esistere altrimenti, non sa esistere
solo in un corpo e in un'anima.
La poesia è la memoria, per non dimenticare, per fermarsi e sapersi meravigliare, ed è il
dolore, affinché, affogando tra le parole, non uccida. La poesia è darsi violentemente.
Girotondo di labirinti rifrattivi. Amore.
Oggi scrivo a te amore mio.
Rosso impenetrabile
come un tramonto in diapositiva,
parole che nascono grevi,
l’aria invece è vibrante di attese,
essere profondamente sincero
può farci del male,
è quasi inumano,
eppure così mi vuoi...
o ne avresti paura?
Non posso dirti nulla di nuovo
ma ascoltarti sì nel profondo,
annullare la mia prepotenza,
proteggerti facendo un passo indietro,
gettando via l’orgoglio.
Non ho altra via
che scontare il mio debito
umilmente,
ma mi consola sentire
che ti voglio bene. (aiseop)
Girotondo di labirinti rifrattivi.
Forte
come una tempesta
forse un pensiero.
Viaggia
veloce
stridendo
tra gli istanti.
Un sogno.
Vivere
allacciando
sguardi
insieme
cercandoli
addosso
densi
come nubi
sospese
tra due mani
strette
quasi
in preghiera
Vivere
senso
assoluto
forte
fortissimo
scivola
come un sussurro
tra le parole.
Ancora uno sguardo
una risposta
soltanto.
Poi il silenzio
di un respiro
carezza
l'orizzonte. (Domenico Vicinanza)
Girotondo di labirinti rifrattivi.
Nuova realtà
Aspettative che sembrano essersi compiute,
errori che appaiono risolti,
problemi improvvisamente semplici
mi si improntano contro
con una freddezza sconcertante
come nel più bello degli incubi.
Si creano nuove teorie,
nuove idee sovrastano una mente debole
incapace di compiere scelte ponderate.
La confusione la mette a dura prova,
impedendole una linearità dimenticata,
inconquistabile, perduta,
per le ormai troppe scelte,
per le ormai troppe esperienze.
Ma questa volta farebbe soffrire ancor di più
e allora dovrà escogitare come un piano perfetto
in cui l’unica perfezione sarà il male minore.
Parole come filamenti preziosi
escono da labbra di luna
e creano paesaggi stellati che mutano in lacrime.
Paradisi ideali fittizi
per il bisogno di realtà stabili
che non sono tali,
per la necessità di sostegni fermi
che non sono più così facili da trovare.
La parola soluzione non riesce ad emergere…
Non è ancora il momento… (soleazzurra)
Girotondo, girotondo.
Una carezza intensa che mi brucia la pelle
una carezza da dare
in questa terra aspra ruvida di ricordi schiva
una carezza sulla pelle liscia e guardandoti fissa negli occhi
lì si ferma il mio destino lì nasce e muore la mia primavera
una carezza ruvida affettuosa da dare
una volta per tutte nella vita. (aiseop)
Girotondo di labirinti rifrattivi.
E' già più forte
la sento
nell'aria
arrivare
come polvere
tenuta
stretta
dal vento.
Forte
un'emozione
improvvisa
fulminea
squarcia
dirompe
prepotentemente
viva
mi scorge
impreparato
quasi
sorpreso.
Ricominciare
a vivere,
sperare
sognare.
Troppo forte
per restare
nascosta
tra il grigio
uniforme e piatto
di un sospiro...
Ricominciare,
partire di nuovo
alla ricerca di un "sì"
di una conferma
di pace
di un girotondo
di sguardi
che non può
mai iniziare
né finire. (Domenico Vicinanza)
Girotondo di poesie.
Poeta incompreso, quanta pena e quanta angoscia
da questo mondo che non sa capire come sei,
in cui l’apparenza è tutto quello che conta,
in cui il vuoto è colmato da illusioni, false promesse..
Poeta incompreso faccio anch’io parte di quel nulla
che incontrastato si porta via tutto?
E se allora c’è un perché … spiegamelo.
Ho una vita davanti per capirlo.
Non c’è allora nient’altro da fare?
Solo rimanere ad aspettare?
Aspettare, aspettare, con la pura convinzione
di trovare ciò che in realtà non esiste
ma è frutto di una semplice costruzione mentale..
Poeta incompreso, spiegami…
Sto aspettando, sono pronta ad ascoltare…
Stellina, esiste qualcuno su questo mondo
che sa leggerci dentro,
che interpreterà il nostro io
con i battiti del suo cuore.
Non essere triste se illusioni e false promesse
ti sembrano essere così vicine,
nella realtà non lo sono…
Stellina, non chiedermi
se fai parte di quel nulla che si porta via tutto…
come potresti farne parte
se sei diventata così prepotentemente
bersaglio dei miei versi?
E non dirmi che stai aspettando il nulla
perché le tue costruzioni mentali
sono bellissimi sogni che diventeranno realtà.
Perché non dovrebbero stellina?
Mi sono affacciato alla porta del tuo cuore
e ti assicuro che non è possibile…
Si avvereranno come in una delle
favole più belle di questo mondo.
Questo mondo che a volte ci scoraggia
ma che farà esplodere i nostri cuori in un’armonia di colori.
Non c’è niente da spiegare stellina…
Ti resta solo da vivere come sai fare. (Manuel Galante)
Come poesia è il mio sentire,
il soffio del vento,
il mormorio del mare,
il pianto di un bimbo.
Come poesia un arcobaleno dorato,
l'azzurro del cielo,
il verde maestoso dei monti,
il quadro della vita.
Come poesia una nota stonata,
una melodia della natura,
una musica del cuore,
il sorriso della speranza.
Ogni giorno, ogni notte,
in ogni attimo,
vivere la vita
può essere una dolce poesia.
E' lei, eccola, arriva.
Entra piano piano
e ti prende con dolcezza
il mondo dei ricordi.
La poesia, l'anima
di un amore che vive ancora,
che è nelle ossa.
Un giorno di mare
con la brezza del vento
e i gabbiani persi nell'azzurro.
Alcune ora nella casa di campagna,
nel letto dei nonni.
E poi l'amaro di un perché
la cui risposta non è mai abbastanza.
Amore è vita,
la mia vita aggrappata a questo sogno,
che soffre,
che è colmo di tenerezza,
questo sogno che è solo un sogno,
che è solo mio,
racchiuso nel silenzio
di una lacrima,
dentro al cuore.
Scorre la vita
Dipinto negli occhi di un bimbo
un azzurro profondo,
spazi infiniti di ingenuità
oltre la soglia,
tristi speranze
per un sogno
che non ha ancora nome.
Scorre la vita,
scorre lenta e penosa,
a volte anche gioiosa,
nello sguardo e nel cuore
e ti ritrovi già grande.
Dentro un cielo colmo di nuvole grigie,
splendente regna il tuo sogno da portare avanti,
e nella speranza amari ricordi
di quella innocenza che la vita,
scorrendo troppo veloce,
ha crudelmente spezzato. (Gloria Venturini)
Le valli dei venti
Le valli dei venti, altrove chiamate anima, sono i baci segreti che la vita da al nostro corpo, le
gioie e i dolori la cui faccia si incolla e si sovrappone alla nostra, e dopo tanti giorni, dopo
tante facce, la colla si screpola in una ruga, vecchia o bellissima.
Essendo senza parole, è la lingua del pensiero
l'espressione delle domande a se stesso.
Lo sguardo senza destinazione è l'espressione
di considerazione di se stesso,
essendo senza movimento il movimento verso se stesso. (Georg Schepers)
In fondo al cuore c'è una valle che raccoglie tutti i venti della vita. Quando stanca mi
accoccolo a me stessa, quando disperata cerco la via, quando sola non trovo la forza, corro
nella valle dei venti e ascolto il silenzio che parla.
Sussurri che vibrano nelle viscere, lamenti che lacerano la mente, parole che solo il cuore può
sentire, solo l'anima può ascoltare. In questa valle si può piangere di dolore e sorridere
d'amore, nulla e nessuno può violare l'imperterrito soffio del vento.
Padroni di questo mondo danzano sereni gli elfi, vestiti a festa, in una caotica melodia, spiata
dalla mente sofferente e senza compagnia e da una vita vissuta, patita e travagliata.
Capelli scompigliati e un po' persi, alla ricerca continua di quello che anela infelice il cuore, poi
una corsa affannata... e ... stranamente tutto si placa. Il vento si accoccola come un bambino
tra le mie braccia, mi bacia, mi parla di una via da seguire. Curiosa la inseguo e sotto il riflesso
di un raggio incantato trovo il volto di un uomo da sempre aspettato, amico, conosciuto, anche
se non l'ho mai incontrato. Il vento mi coccola, mi dice di andare incontro alla luce, mi guardo
e mi vedo sorridere, mentre aggrappata alla vita ascolto il sussurro del vento che dice... non è
finita... e dentro a me stessa trovo l'estasi ed il coraggio per correre da te, abbracciare
l'eterno, l'amore.
Il cielo è sereno, le stelle guardano curiose, nel buio due corpi cercano l'anima, scoppia fiorito
di nuovo un pensiero, un nuovo sogno d'amore. (Gloria Venturini)
A volte mi sento forte come una roccia,
felice di vivere e pronta a combattere
col mondo intero, che abbatte barriere e
scavalca ostacoli.
A volte invece sono delicata come un fiore che sboccia,
che il semplice vento muove,
che la pioggia piega senza dargli la possibilità di rialzarsi.... (Marinella)
Un sasso in un deserto
battuto dal vento,
una radice affiorata
scorticata,
un pensiero
racchiuso nella roccia,
mentre l'universo vive.
Che appartenenza abbiamo?
Chi ha acceso i riflettori
e dato inizio alla "prima"?
Chi illuminò le stelle, svelò la luna,
creò l'ansia di infinito,
la condanna ad amare,
aver paura, odiare e morire?
Difficile recitare la parte, entrare nel ruolo,
sempre col bisogno che qualcuno ti incoraggi e lo dica.
Poi bastano due occhi di gatto,
la mano di un bambino,
un tramonto che ti entra nel cuore,
una mano profumata che ti chiede l'amore.
Il coraggio di lasciare tutto
alla fine,
aspetta un attimo solo...,
parliamoci almeno stasera con le stesse parole,
bello è capirsi anche solo per poco,
anche se fosse un giuoco,
un brivido che fa tremare le mani
un brivido e un'ansia di riprovarci domani.
Accendi una sigaretta
la sera non ha fretta
la notte è così chiara
il mare si agita e odora
fermati con me ad ascoltare.
Accendi una sigaretta
la sera non ha fretta
la notte è così chiara........
Tinte pastello
su questo immenso acquarello
nuvole rosa azzurrate
parole profumate
vento che turbini dentro
ansie e miraggi
spiccioli di sogni
da sorseggiare.
Abbracciami forte
senza parlare
senza lasciarmene il tempo
sarebbe un errore
fatale.
Accendi una sigaretta
la sera non ha fretta
stasera
la notte è così chiara
come un’ultima sera.
Solo il tuo universo è il mio mare
nella tua scia
voglio inseguire la luna
in un prato di lucciole-stelle,
come un papavero e una spiga di grano
tenerti per mano. (aiseop)
Nelle valli dei venti c'è l'amore, la stanchezza, la RAGIONEVOLE disperazione...
A volte sono stanco di combattere;
contro le voci alte
che vogliono padroneggiare nella mia casetta
e contro quelle basse
quasi in segno di rassegnazione…
E’ in quei momenti
che il freddo e lo sconforto
prendono il posto della dolcezza
e mi strappano i sorrisi dal viso.
Poi arriva un altro giorno
e quelle voci sembrano essere sparite
ma è una finzione.
Lo fanno per riapparire più forti
e più cattive che mai
il giorno successivo. (Manuel Galante)
E’ bella questa notte baciata dalla luna,
profumato è il sentiero che sereno percorro:
ogni creatura canta felice intorno a me
ed al frinir delle cicale la mia voce unisco:
il vento sfiora le foglie, ne odo leggero l’alito; mentre socchiudo gli occhi il tempo pare
fermarsi.
Improvvisa riflessa alla fonte mi appari;
come ali di corvo hanno colore i tuoi capelli,
l’ argentea luce illumina un volto di dea:
mille occhi, dal buio profondo, ne osservano l’incedere mentre sfiorando l’erba ti avvicini.
Vorrei sussurrare un nome, non lo conosco;
accarezzarti ma il tuo etereo essere, avvolto in leggere trine, mi respinge:
ora le tue labbra raccontano di leggende senza tempo; chi sei creatura delle tenebre, perché
al tuo venire il mio animo ribelle s’acquieta ed ogni passione in me svanisce; mi abbandono al
tuo abbraccio che sa di eternità come il tuo nome…Morte. (simbad il marinaio)
Nelle valli dei venti
sta la tua eternità......
è essa stessa,
eternità di un miracolo di vita...
è solo un'onda...
cercala dentro!
Onda, cerco la tua scia, la tua sponda
schiuma bianca, spruzzi di sale,
nel sole aperto, caldo, luce fatale.
Spiaggia di sogni bagnata dalle onde,
ferita viva e profonda, balsamo di mare.
Il cielo al tramonto è preghiera di colori,
di tinte pastello è il nostro dipinto,
sento il silenzio del cuore
che si ferma in ascolto
e non batte e non muore.
"Trova una favola in tutto, per favore..." una favola che sia per te vento delicato nelle valli
lunghe dell'anima, o almeno, se non la sai trovare da solo, lascia che te la racconti qualcuno... e
sorridigli, mentre lo fa...
Una notte, era ormai cresciuta abbastanza da poter guardare fuori, scese dal letto piano e
senza fare rumore si avvicinò alla finestra, scostò le persiane con la mano a fatica, era
emozionata, quando fece il movimento del braccio ruotò un poco su se stessa e vide nello
specchio grande della sua stanza una grande luce tonda e dolce che si specchiava
sovrapponendosi al suo viso.
Rimase senza fiato un poco spaventata e insieme affascinata, accarezzò lo specchio con
la mano destra piano, toccò così la luna per la prima volta e non fu l'ultima volta.
(aiseop)
Le favole delle valli dei venti finiscono nella realtà, nelle persone NORMALMENTE
straordinarie.
La vita mi trascina via
senza darmi il tempo di capire…
Troppo brevi gli istanti
che ho a disposizione
per fermarmi a riflettere
su ciò che ho fatto.
In quegli attimi
le mie idee sono così lievi
e basterebbe un soffio
per disperderle come cenere.
Basta pensare.
Voglio lasciarmi andare,
libero come il volo di una rondine
che all’apparenza senza meta
cerca cibo per le proprie creature,
ed è così che farò…
Apparentemente senza meta
cercherò la mia vita
per le creature
che un giorno non lontano
avrò anch’io. (Manuel Galante)
Nella notte di San Lorenzo, una stella cadente ci può portare ad Andromeda, ma attento, una
volta partito non puoi più tornare.
Nella luce distratta di un dipinto un po' spento, nel sorriso gagliardo di un gran fallimento, nel
buio terrore del dolore accecato, la via per Andromeda invano ho cercato.
Una fatina dorata una notte ho incontrato e mi ha parlato di Andromeda, un paese incantato.
Il regno del cuore sovrana padrone, non c'è odio, né rabbia e né dolore, ad Andromeda
comanda l'amore. La luna mi ha detto, rilucente nel cielo, che quando volge curiosa lo sguardo
in quel luogo, rimane estasiata nel guardare quei giovani che di notte si accoccolano pigri sui
fiori smaglianti. Ad Andromeda non esiste la morte, non esiste la fine, soltanto il "comincio
davvero di nuovo". La vita che scorre fugace e un po' lenta, una mano felice che abbraccia un
bambino, una risata squarciata che colma quel vuoto, quel buio, quel freddo tepore in chi non
sa ricercare la via del cuore.
Andare ad Andromeda è una scelta fallita, difficile è vero, ma sempre convinta. C'è madre
Teresa, c'è fra Celestino, ci sono volontari, che fiamme di vita lasciano il vuoto di tutto per un
pieno d'amore.
... persone normali e straordinarie, con le loro vite, pensieri... con la loro implicita poesia...
Come per un'amara rivelazione, come per un incauto risveglio, questa sera cade tutta la
consapevolezza piena dei miei anni. Seppure donna ancora giovine, vedendo tra le strade questi
ragazzi d'oggi, con tutta la loro grinta, la loro forza libera, sentendo fremere in me il loro
spirito, cogliendo con la mente qualche pensiero fugace, mi accorgo che ogni età, ogni stagione
della vita ha i suoi tempi, e questi tempi non vanno mescolati.
La gioia frizzante dei vent'anni, non è quella ingenua dei cinque anni, e non è la stessa gioia dei
30 anni. Ad ogni età si assaporano, con gusti diversi, le stesse realtà della vita. Quando ti
accorgi di ciò, provi un po' di rammarico per tutti quei verdi sapori che non hai gustato
nell'età del sole, perché certe cose accadono in tempi che non sono i propri momenti. A ciò c'è
comunque sempre una risposta data dal destino della vita. Quando si è troppo giovani si ha una
fretta furiosa di diventare adulti, e quando oramai si è grandi, c'è un desiderio intenso di fare
quello che fanno i giovani.
Ma se ci si ferma un attimo a riflettere, si prende consapevolezza del nostro essere, di quello
che siamo diventati grazie a ciò che è stato, si coglie la pienezza della vita. Si odorano i
profumi della natura, si ascoltano i rumori della civiltà, si vedono le luci del mondo, con tutti i
loro colori e con la capacità di coglierne anche tutte le sfumature. Il giorno, il mattino e la
notte parlano del nostro vivere e portano con sé sogni e speranza, ma soprattutto nell'arco di
ogni giorno c'è un momento ambito da tutti, quello della quiete. La notte è anelata per il suo
mistero, per le sue aspettative amorose, per la libertà che nasconde gli angoli più profondi,
per coprire l'angoscia e per cercare compagnia. La mattina è il risveglio del mondo, delle nuove
possibilità, della stessa angoscia, delle vecchiette che con la bicicletta in mano vanno a messa,
poi al cimitero e che con grande forza, vanno incontro agli stessi ricordi. E' bello girovagare
per il mercato, sentire ambulanti pronti a vendere anche la moglie pur di guadagnare, vedere i
colori sgargianti delle nuove mode, sentire il profumo del pane appena sfornato, trovare
qualche vecchia conoscenza e perché no, fare due chiacchiere. Il resto del giorno è sempre
adibito a lavori o faccende, o ai figli, c'è sempre qualcosa da fare, magari ogni tanto, riposare.
Alla sera c'è la dolce pigrizia del riposo sul divano o del passatempo, della televisione, così tra
chiacchiere e pensieri ci si culla nella notte, sperando in sogni tranquilli e che domani sia
sempre un giorno migliore.
I tuoi primi ed incerti passi verso l'alba,
tutto un chiarore di luci promettenti un giorno,
una vita splendente.
Inizia la verde giovinezza,
la poesia dei tuoi primi sogni,
le speranze accese,
è tutto una danza di colori a primavera.
Arrivano le responsabilità,
i dispiaceri ti imbiancano i capelli,
la consapevolezza dell'amore,
vivi appieno il mondo,
con le sue gioie e i suoi dolori.
Assapori i frutti ed il caldo
della tua unica estate.
Passano gli anni,
i colori sbiadiscono,
le emozioni si attenuano,
la maturità diviene saggezza,
la memoria rincorre il passato.
E' già autunno e vivi di soli ricordi.
Passata è la tua vita,
passato sei tu,
la neve ha coperto le orme che hai lasciato,
l'inverno ti ha sepolto.
Solo tanto freddo
per chi non ha lasciato nulla.
Ricomincia il ciclo della vita
per chi ha offerto amore.
Le sue impronte vivono
nel cuore di chi resta,
di chi deve ancora finire
le sue stagioni della vita.
Troverai anche tu un quadrifoglio
in un campo di margherite,
sarà quel giorno in cui avrai il coraggio
di stenderti sopra un prato
per il semplice motivo di guardare il cielo,
nella speciale compagnia di te stesso.
Nell'intimità sofferta di una lacrima
scopro indifeso
un messaggio d'amore.
La bellezza della realtà
supera i confini della fantasia
e l'importante è coglierne il valore
in tutta la sua essenza
perdendosi e ritrovandosi in essa
come un gioco innocente
mai fatto da bambini. (Gloria Venturini)
E la vita gioca sempre
sbaglia e corregge
fingendosi innocente.
E tu colpevole non sei
correggi e sbagli.
E' una duna di pensieri.
Solo un granello riuscirà a sopravvivere,
a non essere soffiato su di un'altra duna.
Ma é difficile quando i granelli rimasti sono due
e non puoi far altro che scegliere.
Allora sbagli di nuovo
ma non puoi più correggere
perché quello si confonde nell'altra duna.
Basta una leggera brezza;
non serve un uragano,
perché spazza via ciò che non deve.
E' passato il vento.
Cos' é rimasto?
Le mie luci non riescono a vedere
perché hanno paura di sbagliare
ancora
e non possono correggere sempre.
Vorrebbero saper vedere il giusto.
non dover soffrire ancora
o brillare di piogge perlate
che bagnano inutilmente ciò che é già pianto.
Allora la vita mi pone innanzi due ali d'angelo
che sono in grado di illudere
in sorrisi lacrime,
in dolori gioie.
E' anche questo il giocare della vita.
Il mio cuore deve sempre trovarsi così
attonito innanzi agli avvenimenti
che l’hanno illuso una volta ancora.
Voleva, quasi era pronto, accogliere
un’altra anima ma appena entrata
la porta è rimasta socchiusa,
per farla uscire un attimo dopo.
Che triste che è la vita,
che mi fa sempre sbagliare e soffrire.
Perché io un’altra volta?
Perché ancora la mia già debole anima?
E allora mi rifugio in colpe che non ho
ma che mi vengono attribuite solo dal mio crederci.
Vorrei solo poter riuscire a non amare per non soffrire,
a non donarmi completamente agli altri per non uscirne ogni volta svuotata.
Dovrei essere insensibile
ma solo la razionalizzazione
dei miei sentimenti
riuscirebbe nell’intento.
L’apparenza come sempre ingannerebbe
perché il mio corpo trattiene tutto ciò che ho di meglio…
Il mio cuore, incapace di non soffrire,
di non darsi agli altri, di amare.
Brividi che scorrono
Calore
C’è un battito più forte
una canzone mi
riporta ad una
serata,
il pensiero ed il
ricordo di quei
fatti,
non possono non
essere diversi
da una forza;
quella che si
possiede solo insieme
solo vivendo in un’altra vita
ci si esclude
dentro alla sua marea
che cancella ombre dal bagnasciuga
Cerco di trattenerne
tutti i ricordi,
tutti i profumi
ho paura che mi possano
apparire anche lievemente
diversi per l’oblio del tempo.
E se la loro forza
non avesse ragione di esplodere
sarà tutto ciò che mi rimane. (soleazzurra)
Le valli dei venti.. spazi liberi...
Un bimbo che corre,
il sole che nasce,
un amore che muore,
una mano tesa e l'altra chiusa,
il pianto ed il riso,
un amico,
una stella lassù
che brilla nel blu,
la luna ed un fiore,
l'amore e l'ardore,
il creato ed il mondo stesso
sono ciò che più
mi danno voglia di vivere.
Mentre osservo la vita mia
il pensiero affoga
nel più profondo dei mari,
nel cielo si perde
e come per magia
la mia mente ti rincorre,
fugge via dalla realtà
ed anela la tua immagine
proiettata nell'immensità,
negli spazi liberi dell'anima
e come un fievole vento
alita sui fiori a primavera,
tu sei il soffio vitale
della mia esistenza.
Con te sfioro i confini dell'irrealtà
ed il risveglio mi appare
come un vortice violento,
come un tunnel senza fine,
che annulla quell'acre desiderio
di volerti anche quando non ci sei. (Gloria Venturini)
Le valli dei venti.. spazi liberi... dove può riposare l'amore.
C’è solo una persona che è riuscita
a baciarmi con delle parole.
Una lunga poesia d’anima
che riscalda e che dona pace.
Ogni momento assieme segna indelebilmente.
Attimo dopo attimo
ci costruiamo il Nostro angolo di Mondo.
E’ un Eden perfetto dove profumi e
affetti s’intrecciano in pareti enormi
che ci distolgono lo sguardo da ciò che ci circonda,
da ciò che non vorremmo fosse
e da tutto quello che non è assieme.
Quella persona sei tu,
che ora legge e già capisce,
sta arrossendo o forse magari gli batte forte il cuore.
Cresce un’emozione
che ogni volta riappare più intensa
e che però riesce anche a logorare un po’.
E’ la paura che l’accompagna
e che la vela di misteriosi significati.
Ma sarà il tempo la legge del nostro cuore,
non la paura.. (soleazzurra)
Ai bordi dell'anima:abbracciarsi
Una ringhiera di ferro pitturata con vernice bianca separa il lungolago dall'acqua. In autunno
la città sul lago si fa sfacciata, bellissima... ascolta, il suono dell'autunno, che ti sveglia i
pensieri.... shhhhhhhhhhh, fai silenzio.... ascoltalo...
Sorrisi azzurri
lunghi
come fili di aquiloni
sospesi
tra le dita del vento
Lontani
Forse
Uniti
legati ad un destino
di un sogno...
Una foglia su un ramo
verde di rugiadose
speranze
viene incontro al vento
danzando
nella musica
che la accarezza
abbracciando il cielo
e le nubi.
E un raggio di sole
trafigge di gioia
un orizzonte.
La luna non smetteva di brillare quella sera e la sua luce morbida e silenziosa sembrava quasi
sciogliersi nel buio pastoso che ci circondava. E nel silenzio di quell'abbraccio, tutto sembrava
sospeso, imponderabile, incantato. Vero.
I nostri passi sulle foglie umide, vicino al lago, erano anch'essi avvolti nel riflesso della notte
sulla superficie dell'acqua.
Notte
di orizzonti
che danzano
specchiandosi
tra mille luci.
Un coro di stelle
sfiora leggero
un abbraccio
tra terra e acqua.
Intorno
un'armonia
di sensazioni
suoni
pensieri
colora
il buio
fino a farlo brillare.
Passeggiavamo, nel silenzio delle parole che carezzavano l'aria. Una corolla di stelle fioriva nel
cielo. Solo le nuvole, con i loro lunghi canti striati di sogno, attraversavano veloce il limitare
dei nostri sguardi... (Domenico Vicinanza)
La luce della sera
breve
in fuga lungo il viale,
pensieri leggeri come foglie
che cadono piano
eppure la terra è sotto le scarpe
e inghiotte
i pensieri
di oggi e di ieri,
si accendono i lampioni
e i fanali
mentre lampi di viola
trafiggono platani e vetri,
dietro
si nascondono altri pensieri,
pochi sanno stare
isolati felici
abbracciati,
forse sono solo
le foto di ieri
o gli occhiali appannati. (aiseop)
Vedemmo una ringhiera,
ricordi,
allungare
le sue dita
bianche
tra terra
e cielo,
parlare
bianche parole
alla notte...
E vedemmo la notte
sognare
di passeggiare
tra le sue mani...
Una ringhiera... E se anche noi fossimo ringhiere?
Se anche noi, sospesi tra le note melodiose o stridule di un destino non fossimo altro che
ringhiere?
Spazi
separazioni
distanti
congiungere
instanti
assonanze
riflessi
guardarsi
negli occhi
come un cenno
di grazia
cercare
di andare
al di là
del vero
o di un sogno....
Sospese
tra terra e mare
quasi a librarsi
nel cielo.
Ancorate
a terra
saldamente
strette
ad un pezzo
di vita.
Pronte
a spiccare
il volo
bianche e luminose,
come i sospiri
di chi sogna
per vivere
ancora.
Se anche noi fossimo ringhiere?
Cosa sarebbe la terra e cosa il cielo?
All'improvviso, ricordi, nel buio sfavillante di quella sera, ascoltammo sospiri di luna e di stelle
scivolare leggeri tra la notte, sipario impalpabile, anch'essa a suo modo ringhiera.
Cosa sarebbe la terra e cosa il cielo? A chi tenderemmo le mani, se fossimo ringhiere?
Ma allora è chiaro...
se noi fossimo ringhiere,
la terra
sarebbe i ricordi,
ciò che è già
e ciò che esiste,
e il cielo
sarebbe i desideri,
ciò che non è ancora,
e che vorremmo che esistesse...
Se noi fossimo ringhiere,
saremmo presente
tra passato e futuro,
saremmo un'onda
tra la terra e il mare,
saremmo ali
tra il corpo ed il cielo,
saremmo raggi dorati
tra le stelle e la notte.
Saremmo pietre
tra i passi e il cammino,
saremmo spine
tra una rosa ed un dito
saremmo petali
tra uno sguardo innamorato ed un fiore
saremmo parole
tra una voce ed un cuore
saremmo ponti
tra sponde diverse
saremmo nubi
tra pezzi di cielo
saremmo passi
tra posti lontani
saremmo orizzonti
sospesi
tra cielo e mare
saremmo universi
che cantano in coro (Domenico Vicinanza)
Ricordi? -mi dici. Ricordo così...in una vita
di stanchezza
e rumori,
dove troppe volte
troppe volte troppe
volte le parole
(troppe volte)
terrestri
si dicono
solo con le mani
(troppe volte) (troppe volte)
leggere
un'anima
che canta
coccola
e abbraccia
forte
un'anima
lontana,
tutto insieme. (lidia)
La terra... la terra è sotto le scarpe.... ma dimmi -mi dici- e se fossimo noi le ringhiere -mi
dici- cosa sarebbe la terra sotto i piedi, -mi dici- cosa sarebbe l'aria sopra il lago?, -mi dicicosa divideremmo, se fossimo ringhiere? -ma così mi provochi!, andiamo avanti tutta la sera se
cominci così- ... -semplifico? passato e futuro- dunque ricordi e desideri, e sogni. C'è sempre
un sogno. Altrimenti perché getti la monetina nel lago? -a proposito, ti regalo la mia monetina
stasera, no non sto cambiando argomento... pensaci bene- come si butta nel lago la monetina
dei sogni da cinque centesimi? -quanto è grosso il sogno?- ... -altrimenti ce ne vuole qualcuna in
più, di monetina- stiamo scrivendo a quattro mani, hai visto? -che dici? butta il tuo sogno, dai.
Spalle al lago, tieni la moneta in mano fino a che prende il calore del tuo corpo- da che parte
stanno i desideri? -nell'aria. Poi chiudi gli occhi e gettala alle tue spalle, basta solo che ti
prendi di sorpresa, i sogni prendono di sorpresa- Va bene -ti lascio un pò solo- ... -ma quanto ci
metti?- ma stai zitta, il mio sogno è lungo quanto mi pare -andiamo bene...- ...(sorriso, occhi
chiusi, moneta nel lago) ... (nessun rumore di moneta nel lago) -non devi sentire il rumore, non
avresti nemmeno dovuto girarti, ma per stavolta non fa niente- promesso? -promesso- se la
ringhiera siamo noi -...- allora facciamo ombra a qualcosa -mmmhhhh, e chi fa il Sole?- la
realtà? -ah! ma l'ombra nei sogni, se ci pensi, fa i sogni vivi- quindi noi diamo corpo al futuro,
sogno-futuro, chiamalo come vuoi... -fisicità, sensualità- se non ci fosse la ringhiera, non ce ne
renderemmo conto! -è tardi- ce la scriviamo questa? -ho tutto in testa- ma che fai, salti? -fa
freddo- che belle, le anime in volo...
Pensieri
nell'unico
istante
***contatto***
tra anime
i
o
o
n
v
l
OVUNQUE
~~~~~~~~~~~~mari~~~~~~~~~~
~~~tranquilli ~~~~~~~~
~~~~~~~~scrigni ~~~~~~~
~~~~~~~~solitari~~~custodi~~
~~~di sogni~~~~~
~~~~~pieni dell'umile~~~~
~~~~azzurro del cielo~~
'!'!'!!pioggia cerulea'!!!'!'!'!!!!'!'
di parole
(......) mai dette
celate
immerse
nel bianco
di una nube
"""c"h"e""" a"av"v"ol""""ge"""
ogni cosa
con il colore
antico e
prezioso
di un desiderio
Tremano le parole, tra un desiderio e una follia, non fanno mai male.
Parole
che sfiorano
con uno sguardo
le mani
aperte
come in un volo
di gabbiani
sul mare.
Parole
che carezzano
il cuore
con la dolcezza
infinita
di un sorriso.
Parole.
Nella notte
si levano in volo
specchiandosi
tra i sogni
di un lago.
Cinque centesimi...
un pensiero
riscalda
veloce
le mie mani.
Forse è l'ombra
di un desiderio
che ci ascolta
paziente...
Tra terra e mare
sospesi nel vuoto
come ringhiere
guardiamo i ricordi
come ombre
lunghe sull'orizzonte
fino a diventare
desideri o sogni,
fino a toccare
l'anima
tra le dita
affusolate
di una ringhiera.
Tra terra e sole,
guardiamo
riempirsi
di luce
il nostro
pensiero. (Domenico Vicinanza)
Dimmi solo una cosa. -ma è mezzanotte e mezza!- se tutto ciò in cui ci muoviamo è realtà, cosa
c'è, ai bordi della realtà? dove arrivano le ombre della ringhiera? -hai vintoa sorpresa, stesa
su uno scoglio
liscio al cielo
di un po’ d’acqua
di mare celeste
e lontano d’ottobre
l’arrancare
di un mulinello
di pescatore
si fa vicino
la percezione
fredda del mare
sulle ossa
lo spogliarsi
di un mare lento
quasi pensoso
tra i pensieri
il rumore
vecchio
del mare
mi afferrano
per i vestiti
labbra
arrossate
odore
di sale
le dita si strappano
dallo scoglio
fino alle unghie
una rosa rossa
secca sulla sabbia
tra le conchiglie nere
odore di sabbia
perfetto
per una fotografia!
quanto
vorrei
essere
completamente
NUDA!
la pelle bianca
bagnata di pioggia
i capelli sciolti
scompigliati nel mare
uno strumento a corda
che suona vicino
nell’attimo prima
di tuffarsi
a nuotare
nel mare
a ridere
come vento
tra gli alberi! (lidia)
-capisci?- spiega. -il vento tra gli alberi, dove va? come ombra addosso alla ringhiera, o dalla
ringhiera... dipende poi da che parte guardi. Da che parte guardo?- Da nessuna parte. Mettiti
sul bordo, sulla riga del mare...
La luce non ha pace
ma la sera dolcemente
abbraccia l'inquietudine
con le sue ombre
e negli occhi
specchio
sorride il tramonto
sfumato
ormai un tenue bagliore
in fondo alla riga del mare.
Cielo aperto grigioazzurro chiaro, assolutamente chiaro,
sopra un mare senza colore che non fa rumore ,
rumore,rumore di onde,lasciarsi andare
verso la luce del cielo riflessa nel fondo
del mare chiaro profondo ignaro
svuotati svestiti leggeri inanimati.
Cielo azzurro scuro,assolutamente sempre più scuro,
non cupo,non nero,solo mistero
come un sogno di missione lunare,stellare,
assolutamente immediata,concreta,
da fare....a occhi chiusi....cercando il colore del mare (aiseop)
-l'anima. C'è l'anima, ai bordi della realtà- brava. -grazie- prego -buonanotte- 'notte
fino
a quale
singola
lettera
dell’alfabeto
può
comprimersi
una po
esi
a?
su quale
corpo
può
collassare
un’anima? (lidia)
-aspetta aspetta- che c'è? -e cosa si fa, ai bordi dell'anima?- ci si abbraccia, anima e corpo. bravo.- grazie -prego... 'notte- 'notte.
i bordi, già... i bordi delle cose.
una sciocchezza di certo, ma la cosa più bella che c'è.
al centro del mare c'è senz'altro il mare e di sicuro la spiaggia è di sabbia. Ma lì in mezzo....
proprio lì, dove non è mare e dove non è sabbia... , lì in mezzo al bagnasciuga, dove l'uno
diventa l'altro, il mondo non sa che fare, che decidere...non sa se diventare spuma di onde o
granelli di silice, lì, dove le cose confinano e, indistinte, non sanno se un millimetro più in là o
più in qua è la loro vera natura...
lì, in mezzo, io ci sto piantato...
nero e bianco
E caratteri forti sono quelli che di nero e bianco sono intrisi... Ma del grigio e del tenue della
sera....chi può mai dire di non essere innamorato? Forse il grigio è errore o incertezza o
indeterminazione e pavidità, ma forse è solo un luogo scoperto....assai più sfacciato del nero o
del bianco, sfacciato perché ammette di essere terra di confine tra cose diverse...
Se ci pensi l'Amazzonia è un luogo fantastico e inimmaginabile, una collezione di possibilità.
Tante! Tutte quelle che il creato si è concesso, di vita, di forme. Mille colori e, diversi,
diversissimi modi di esserci sul palcoscenico dell’esistenza. Un tripudio di tentativi, di animali
e piante per provare ad esistere... Ma nessuno di loro, nessuno è nero o bianco, ciascuno è un
tentativo di cambiare una sola virgola dai loro genitori e di essere qualcosa d'altro, di meglio o
di peggio... non importa...ma un tentativo per andare oltre... Sono grigi dunque!!! ciascuno la
chiave di volta di un arco che può scorrere a destra e vivere, o a sinistra ed estinguersi...
ciascuno da solo è un confine. Miriadi di vite che possono non esistere più in una generazione
oppure esplodere e vincere...ma per intanto....sono bordi grigi... né bianchi, né neri...
che strano che io non attraversi i tasti scrivendoti, ora, sulla tastiera. Banale eppure
incredibile...che dita fatte di atomi vuoti... non penetrino tasti fatti di altrettanti atomi
vuoti.... Poterli guardare questi due mondi vicini che si sfiorano ogni tanto, i due mondi delle
mie dita e dei tasti o delle cose che sfioriamo.... Lì in mezzo dove finisce una cosa e inizia
l'altra, le cose si compenetrano un poco, tanto poco da non restare unite, eppure abbastanza
per sentirsi. un bordo indistinto le divide.
finisce l'acqua.
E' più complicato campare, il sole si mangia le pietre e lo sguardo esplode dei colori essenziali
rosso, giallo, marrone intensissimo, mischiati magari, ma più intensi per la povertà di vita e di
verde. vita reclusa negli scantinati della terra screpolata, polverosa di deserto. al limite di
quel mondo di sabbia ...
Poi il deserto.
confine tra il mondo del vento e quello delle chiacchiere umane. al bordo della vita. ...oltre il
luogo del silenzio dove urlano i pensieri riposti, e ascolti tutte le cose passate e sorridi del
tempo che è scomparso, sparito in una manciata di secondi attraversando quel limen indistinto
tra dentro e fuori...
chissà se il deserto che appare enorme e vastissimo, ma ancora celato nelle rupi, che
proteggono come un filtro silenzioso le dune dalla vista,
chissà se quelle pietraie consumate dai passi del vento, macinate sotto le scarpe veloci del
sole...
chissà se quello che appare pian piano o all'improvviso in una distesa di scogli granulosi
addolciti dal vento e ricomposti in colline povere di sabbia e polvere...
chissà se quel mondo non sia solo uno specchio del confine che c'è nell'anima. E chi
oserebbe dire che nella povertà del deserto ci sia meno anima del rumore delle parole...
Di qua e di là...
Passare attraversare la frontiera senza sapere dove sia la guardiola delle sentinelle che
certifichino l'essere giunti dentro la terra che non si conosce... Giacché è solo una stanza quel
deserto, una più grande e più vasta che un giorno si apre e dentro la casa che abiti... ci entri.
...e meraviglia! ti accorgi che non è il ripostiglio delle scope, ma ha saloni immensi...grandi
quanto il luogo che cerchi per costruirti o stare fermo.
pazza, bianca nel camicione e ossessa negli occhi, oltre il limite del savio insensatamente
triste, impietosamente ritratta nel dolore di non sapere che fare. Sola! Ofelia, al limite della
saggezza, già zuppa del mare della straniazione. chissà quando è finita lì giù... e senza saperlo
ha abbandonato la terra dei pensieri costruiti ed è scivolata attraverso la membrana dei
pensieri veloci, furibondi dentro le tempie,dolcissimi nel cuore...a lenire con la follia il dolore
della coscienza... Quanti pensano e credono di trattenerla al di qua del bordo, nel mondo dei
savi, prima che si lasci andare nella terra dei sentimenti tumultuosi
l'uovo o la gallina?
un altra gallina un po' diversa ha fatto l'uovo un po' diverso... un uovo un po' diverso ha fatto
una gallina non proprio uguale... Dove sono le colonne d'Ercole tra un pennuto e il suo
successivo, tra un dolcissimo uovo e quello che verrà?
le cose si toccano lì dove l'una finisce ed inizia l'altra... e solo lì si scambiano conoscenza, la
nozione di sé.
Lungo la pelle, in un bacio...
I colori sono i bordi delle cose... ma se non li vedi, può essere l'eco a svelare il bordo del
mondo e rassicurare che lì finisce la grotta, per non sbatterci. E' l'eco la voce e gli occhi di
mille panciuti navigatori degli abissi...chissà come sono per loro i bordi delle cose, i bordi del
mare... Magari per loro ci sono golfi bellissimi dove nessuno di noi andrebbe mai... gli abissi
sono pieni di bagnasciuga sommersi... e un po' invisibili. Occhi e corpi nuotanti veloci, tutti
racchiusi nel bicchiere dell’oceano colmo di acqua, sotto il pelo del mare immobile sotto il velo
del cielo... E se il velo si corruga di onde, è tempesta...tempesta di un bordo che si mischia di
cielo e di azzurro bagnato di acqua...
fantasticherie e manie, lo so. però se ci pensi un attimo è nei bordi racchiuso un mondo unico.
La soluzione?
Forse solo nella distanza. se guardi da lontano ogni cosa ha bordi altissimi e netti che li divide
e distingue da ogni altra in modo chiaro. Ma da vicino le differenze sfumano, e diventano
impalpabili... da vicino i bordi diventano pieni di cose ciascuna divisa da qualche altra... forse è
solo un po' di distanza a impedirci che gli occhi si riempiano di oggetti, a salvarci.
Accettare questa distanza è a volte faticoso...perché la furia di cercare i bordi è una malia
tanto bella. la distanza è il limite dello sguardo... come quando guardiamo il cielo e non
impazziamo vedendo solo un pugno di stelle, solo un pugno di quella immensità fittissima
d'astri che c'è...
REMiniscenze...
di ricordi, di frammenti di mondi, di sogni
sogni al bordo del giorno e la sera
REM (livio)
Luna, prendici! Almeno uno, ogni tanto...
Luna
sguardo
oltre la parete
sete.
Luna a portata di mano
vento negli occhi
notte piena di stelle
sapore d'erba un po’ amaro
l'anima è già volata lontano. (aiseop)
Dimenticanza
L'amore ha due corpi e due anime, come la luna ha due mezze lune,
una mezza luna rossa... ... e una mezza luna blu,
come il giorno e la notte, la vita e la morte, l'oppressione e la dimenticanza.
Il buio e il freddo sono i soli compagni della notte; sono stanco di chiedermi il perché di tante
cose, voglio chiudere gli occhi e riaprirli in un altro universo dove l’amore e la pace regnino
sovrani… tutto è vano, nel mio cuore c’è solo un’immensa solitudine. Mi aggrappo come un
naufrago alle poche felicità vissute ma esse svaniscono come nebbia al sole lasciando il posto
ad immagini fosche che mi aggrediscono ghignando. Mi guardo attorno e l’illusoria salvezza di
una bottiglia, mi appare come alternativa alla disperazione ma il cadere nel baratro dell’oblio,
scordando di esistere, è tutto ciò che essa può offrire…
no, non voglio
grido al nulla che mi circonda: cerco luce per vivere, non tenebra per annullare il mio spirito.
Nei momenti, durante i quali, il mondo pare crollare, vorrei costruire una capanna sul monte più
alto ed in essa rifugiarmi come lupo nella tana; curarmi dalle ferite infertemi dalle persone
che credevo amiche, addormentarmi piangendo senza vergogna fissando un camino spento.
Forse un giorno questa mia anima tribolata, sarà pervasa dal chiarore che giungerà assieme
alla speranza di una vita serena: solo allora potrò librarmi nell’infinito e divenendone parte, mi
concilierò con Dio. (simbad il marinaio)
di luna
cerchiamo in soffitta una luce
di luna
accarezziamo erba umida in un prato
di luna
nascondiamo inquiete scoperte e segreti
di luna
perdoniamo gli amanti svelati da un raggio
di luna
nascondiamo lacrime dense di sale nella notte
di luna (aiseop)
di Dio
che bagna la terra
di Dio
cerchiamo l'empatia con la terra
di Dio
la troviamo con Dio
nella dimenticanza
di Dio e di luna
dammi un altro minuto
di Dio e di luna
per i pazzi e per i cattivi
di Dio e di luna
ubriacandomi
di dimenticanza
vorrei avere
la mia luna seduta sul letto
dove sei,
dov'è
la mia luna?
dov'è
il mio Dio? (lidia)
Musica senza parole
Come un canto lamento
Che parla da solo
Musica nel vento
Dentro
Nell’abisso dove nasce il pensiero
La vita
È musica senza note
Parola inesprimibile
Esaustiva
Non parte né arriva
Vive la sua vita
La nostra vita
Infinita
di luna
consolo i tuoi occhi per il loro pianto
di luna
accarezzo il tuo viso ancora profumato
di luna
esco sulla terrazza bianca
di luna
tremo pensando al tuo sorriso stanco
di luna
ascolto una musica dolce come un canto
di luna
di Dio
dolcezza severa e pietosa
di Dio
notte di stelle e senza peccato
di Dio
terra arroventata gelata deserta affollata
di Dio
pensiero segreto lampo di verità musica
di Dio
nell'universo in fuga verso la luce
di Dio
.........................
di luna
luce soffusa complice e segreta
di luna
notte maliziosa audace sfacciata
di luna
cielo puntato di stelle lucenti
di luna
pensiero profondo nel biancore
di luna
luce in fuga verso un fantasma
di luna
..........
di Dio e di luna
di luna e di Dio
di Dio e di luna
di luna e di Dio
la vita e il sogno
la vanità e la storia
il dolore e il dramma
il chiarore e la luce
Ti regalo, amico mio,
la dimenticanza,
fatta di mondi conclusi e rassicuranti, accoglila e regalala a tua volte, come se fosse una luna
piena di magia, scendi in cortile e indicala col braccio teso a chi incontri, a chi conosci e a chi
non conosci.
Momenti di dimenticanza. Ancestrale. Intuitiva, innata dimenticanza. Contatto, impalpabile,
con l'anima. Improvvisa. Non la puoi cercare. La dimenticanza che è esistenza. Opposta al buio
oblìo dell'inesistenza.
Disperata dimenticanza, contro gravità, leggera leggera.
Ti regalo un sole tiepido di gennaio, basso basso sull'orizzonte. Un vento leggero leggero al
quale inclinare la testa. Sole e vento poco invadenti, carezzevoli, ma senza compassione. Ti
regalo una luna stasera, quella piena di magia, per innamorartene.
Ferma questo mare verde senza pace
questa ombra verde
che debrada su per la collina d'ulivi
fino al contorno azzurro del cielo
ulivi argento sparsi e luccicanti tra le case rosa genovese
rosa come le nuvole che scorrono al tramonto
di fretta quasi
rosa che scivola verso l'arancio
giù al confine del mare
dove il crogiuolo divino
trasforma il grigio in oro
in spirito la rassegnazione.
Sorridi,
e ridi di me
e insieme a me,
che parlo alla luna come se potesse rispondermi, anche in mezzo alla disperazione della vita!
Non pensare a me per quello che adesso sono ma per quello che potrei diventare se solo avessi
le ali, solo che potessi trasformarmi in un sogno, in un alito di vento, in una nostalgia senza
malinconia, in una certezza senza sapere niente. (aiseop)
Vorrei addormentarmi dolcemente
tra le foglie di un albero
e farmi accompagnare
nella notte che avanza
da un piccolo passero.
Riscaldarlo con il mio respiro
fino al giungere del mattino;
poi quando arriverà il sole
ad abbracciarlo con i suoi raggi,
vorrei smettere di respirare
per sempre
e portare con me
solo il ricordo di quel piccolo passero. (Manuel Galante)
Chiesetta tra le alpi, buio da un'ora, un campanile che segna le ore di 99 umani, ombre intorno
ad un pc issato sul pulpito nel freddo sotto un paio di crocifissi increduli. Granito e scaglie di
roccia e una ventola che cigola tra un po' di lucette colorate del modem che spedisce giù le
mie elucubrazioni. (livio)
Sorridi,
e ridi di me
e fammi ridere
e quando non riderò di me
fammi ridere di te
e insieme a te
che parlerai alla luna come se potesse risponderti!
Dammi mezza luna grande quanto mezzo cielo... così quando sarò stanca e triste, quando sarò
non ufficiale nella mia stessa vita, non vera, non sola ma sola, e quando mi arrabbierò contro la
lontananza, la gelosia, la disperazione, saprò ancora darti l'altra metà della luna, a completare
tutto, tutto, tutto tutto quanto il cielo... meraviglioso cielo.
Si espande nell'aria la musica, accarezza, scalda il cuore, massaggia lentamente fino a far
intravedere orizzonti d'azzurro, un grande calmo lago dove cigni danzano sereni, sottili ninfe
volano nell'etere in cerchio, tenendosi per mano. Quanta poesia, quanto amore, quanto dolore,
quanta passione per queste note. Parlano di una vita che è già stata, mentre la mia, la nostra,
si sta spiegando a poco a poco, giorno dopo giorno, come si suonano i tasti di una tastiera. Un
passo dopo l'altro e si arriva al domani. Una nota dopo l'altra e nasce un concerto, un immenso
di musica e note, una costellazione di stelle, un universo di corpi celesti dai mille colori. Vibra,
il cuore vibra forte, si muove il corpo, si muove in fretta, è giunta un'altra musica nella stessa
sinfonia, più veloce, più andante, quanta fretta, bisogna correre, l'avvenire non aspetta. Alta e
bassa, una nota acuta, un dispiacere più forte, si aggrappa ad un Sol maggiore, ma non ce la fa,
è troppo forte questo dolore. Corrono, le note corrono impazzite, un tasto dietro l'altro e
tutto diventa stranamente un'allegra magia. Ora a me, ora a te, un nuovo ballo. Abbracci e
sorrisi, chicche preziose in un nuovo gioco d'amore. Una nota dopo l'altra, un'altra medesima
musica. La melodia, le corde del cuore vibrano ancora. Un canto senza voce fa ballare l'anima
in punta dei piedi, non è mai stata così bella, corre corre e s'acquieta, corre corre e
s'acquieta. Un sogno, libera vola l'anima con ali di cristallo nel suo sogno da portare avanti,
delicato come non mai. Triste, ritorna triste come un Pierrot, smarrito in se stesso, vaga nel
vuoto, alla ricerca di un nulla. Il conforto di una stella, una sola, si è spento anche il cielo.
Finalmente una pausa, una breve piccola pausa. Riprende e balliamo, balliamo insieme in questo
prato fiorito, come farfalle echeggianti che si tengono per mano. Per mano amore mio, non
avere paura, ti tengo per mano, va incontro alla vita, al fresco mattino, al giorno appena nato.
Tenue, sei tenue, un cucciolo tenero che si tiene per mano, si amore, ancora per mano, perché
sei dentro di me, sei la luce che brilla più forte e si espande nel vento, si libera, e l'aria si
tinge di luce e d'azzurro. Ti cullo lentamente tra le braccia, sei un sogno ancora bambino,
verde, piccola stella caduta dal cielo, non temere, ci arriveremo ancora lassù, sempre più su, il
firmamento non è poi così lontano. Ascolta la musica, chiudi gli occhi, lo vedi, tienimi stretta la
mano, adesso siamo qui, io e te, soli nell'immensità, illuminati da tante candeline ballerine.
Sorrisi nascono come fiori, sbocciano come stelle in un campo empireo pieno di blu. Gioia,
cuore ed amore, questo sei tu. Stai crescendo piano piano amore mio, i tuoi primi incerti passi,
ti tengo per mano. Una nota dopo l'altra e il tuo nuovo cammino, il tuo concerto, non temere
dolce sogno, il mio cuore sarà dentro al tuo, fino a mescolarsi anche nell'anima. Per noi ci sarà
un'unica melodia, un'unica orchestra suonerà ascoltata dal mondo, il vento porterà le note su
ogni stella, e noi saremo ancora abbracciati, noi due insieme sotto un unico tetto di cielo,
ancora una nota, tenendoci per mano. (Gloria Venturini)
ROSSOAOVEST
Rossoaovest
Prevalentemente verso la notte
soprattutto dentro le cose
profondamente senza rete
assolutamente solo
sopra una fune e una folla col fiato sospeso
braccia tese larghe nel vento azzurro
nel sole caldo leggero come un mistero svelato
un volo ad occhi aperti senza fiato
stringendo il tuo oggi il tuo ieri
senza pensare al domani
mani che sono di vetro e di trine
mani senza fine
come una lunga fuga d'amore
senza il rumore del cuore senza dolore
come sarà il domani
senza occhi né mani
senza sudore senza fitte nel cuore
solo calore
al di là del tramonto del sole. (aiseop)
è un tentativo di inizio. Inizio a tentare. (frippo frappi)
Il segreto delle montagne di Atlante è un segreto per le persone inquiete, per le persone che
hanno nella pelle l'intensità e la dolorosità del vivere "rapidamente", per le persone che hanno
nel corpo la passionalità, lo scontro, la bellezza... la tensione che fa equilibrio, per quelle
persone che hanno un'anima che parla a stelle che non sentono, a lune girate dalla parte
oscura, come niente fosse... per le persone che si toccano con note o parole indecifrabili agli
altri, dolce linguaggio lontano.
rossoaovest, anima e corpo addosso al tramonto, ad abbracciare, paziente, il distacco e le
ombre.
tu, a ovest, bendato, tiri a te... lento... un capo di un laccio rosso slacciato.
L'altro capo, qui nella notte, spoglia... lento... un corpo nudo di donna, afferrando il suo respiro,
scrivendo parole d'amore.
Puoi dirmi, davvero... che è solo suggestione?...
combattevamo
contro
il vento
con bastoncini
di storie
arrotolate
antipioggia
antivento
e il vento
diventava
vento di ghiaccio
e diventava
vento di deserto
e diventava
vento di mare
e indossavamo
pellicce
da eschimesi
e ci spogliavamo
e indossavamo
sahariane
di lino
e ci spogliavamo
e indossavamo
vestiti leggeri
e ci spogliavamo
ma il vento
continuava
a stremarci
chi,
o
cosa
era
noi
il
vento?
provammo
a tradirci
in qualunque
modo
ma il vento
veniva
DA DENTRO
incosciente e spietato!,
e ci odiammo
e ci dimenticammo
e ci mentimmo
per questo
ma il vento
era attaccato
ALLA PELLE
poteva
essere
una
suggestione,
l'anima
in corpo? (lidia)
RossoAOvest come teatro e danza. -Balla, ballaBalla sulla terra e sul vento!
Batte i tacchi il ritmo del flamenco,
è un ballo "de la tarde",
nasce in praterie dove il sole palla infuocata
declina tra stagni e brughiere tremolanti
percorre regioni fino alle rive di atlantico
mare
dove si stagliano vele
contro nuvole tinte di porpora
vele dirette verso l'ignoto
fascino delle Indie
......pietre preziose
come occhi di zingara
sullo sfondo di un tempio greco.
Gli dei di Olimpo
infastiditi
muovono i pepli
e scendono manciate di stelle
sulla terra
che non vuole il silenzio e il buio della notte.
Per chi guarda in alto
brilleranno stelle e lune
specchi di giuochi infiniti
dopo il tramonto esausto,
anima e corpo,
sangue rosso macchia il tramonto
sangue caduto dal cielo,
Venere stanca si è punta
mentre curava i capelli
e semina rossi tramonti correndo
da est a ovest
semina gocce di sangue-tramonti
correndo
per paura di perdere la sua bellezza. (aiseop)
Balla sulla terra e sul vento!
Vento,
frusciare di foglie in una conversazione bisbigliata
nei meriggi sonnolenti,
bagnati dal sole di un'Estate incipiente.
Vento,
labbra incorporee soffiano una lunga nota
nelle vecchie grondaie rugginose,
nelle malinconiche, piovose, serate d'Autunno.
Vento,
che muta, si alza impetuoso in crescendo incalzante,
nelle gelide, cristalline notti d'Inverno.
Vento,
che fischia e mi sussurra complice ciò che non voglio udire:
"Tu sei un uomo sul ciglio di tutto, ciò che resta di te ha preso fuoco". (Giampaolo Angius)
Sulla riva del mare
ho respirato il silenzio
in un fragore di onde
assordato dal vento. (aiseop)
Un passo
dopo l'altro
cercare di capire
cosa
(si) (nasconde)
dietro
il velo
di un'anima.
Tra il RuMoRe
di impronta
tra la nebbia
ed il profumo
di un sospiro
forse un battito
d'ali
nel cielo (Domenico Vicinanza)
Osservo
come
da lontano
la mia
anima
schiantata:
quasi una stella
un universo
imploso
ed espanso
in un punto(...) (.)
nel silenzio
strano
degli universi
stessi(.)
Oggi
come
un corpo
fisico
si muove
in una notte
lunga(...)
pazientemente(.)
tra l'ombra
e l'anima
un amore
lo conto
sulle dita
come le pesche
al mercato
come un pensiero
di olio
come un ricordo
stancamente
solo
un dolore,
quasi
seducente,
nelle mani
nei passi
di una danza
lenta flamenca
nell'espressione
degli occhi
lunghi
chiusi
dentro
un'ombra
un'anima
un amore (lidia)
lasciarsi
trasportare
quasi cullare
dai passi
di un pensiero
che corre
tra
le palpebre
sentire
in due
la stessa
emozione
trafiggere
l'anima
dove
un'alba
già nasce
come passi
nel buio
ovattato
di un teatro
che avvolge
parole
non dette
spazi
d i l a
t
tra una melodia
che toglie
il respiro
fino a far
male
a
t
i
desiderare
stringere
forte
l'ombra
di un desiderio
cercando
la sua luce
...lasciarsi
prendere
per mano
un'anima
non basta
per emozionarsi (Domenico Vicinanza)
Un locale fumoso raccoglie solitudini di corpi e di storie. Le comprime, le tira, lacerandole,
quasi.
Non si dice, ma e' sottinteso, tra le righe del corpo e dei capelli,
che si balla il pudore e l'invito.
SBATTONO A TE RR A nei piedi (TERRA) la p a ss i o
n
e la v
i
ta .
Le mani (FUOCO) schioccano una suggestione antica, quasi un ricordo non ricordato bene,
quasi mai esistito, quasi inconsistente, che nasce da una musica lenta...
le n
t
a
privata e misteriosa (fiamma impazzita... rossa.. di FUOCO) mentre i polsi (TERRA) le fanno
girare leggere (mari, di falò) sui battiti segreti di un cuore storto da amore.
Una sala blu scuro
un faro
al centro
una figura balla
sola
a occhi chiusi
pensa mistero
sembra muoia
d'amore
e batte ritmi
scanditi
scaccia pensieri
di oggi
di ieri
una luna nella stanza blu scuro
il movimento di un sentimento. (aiseop)
Nel locale corpi e storie battono le mani a ritmo di terra e di fuoco. Ognuno ha il proprio
ritmo, come un'espressione di occhi chiusi, ha lacrime che tremano nelle mani, ha i piedi che si
lasciano coinvolgere.
E l'anima quasi è spaventata da tanto emozionarsi....
E l'anima continua a sbattere i piedi e ad inarcare la schiena.
Continua... senza quasi pietà, a muovere le mani, sensuali... le mani dell'anima!, che spogliano
corpi e storie nel locale fumoso dei vestiti stretti. Ognuno balla se stesso... e si emoziona al
contatto, a TOCCARE... altre anime nude.
Toccare
mentre il corpo
disegna
col fuoco
lampi
sprazzi
di vita
nella notte.
Pensieri stretti a corpi, ritmati frammenti di vita si alternano a storie tra il fumo che si agita
tra gesti
vestiti,
rUMORI
sapori
spiriti si accarezzano
si scoprono tra le volute
grigioazzurre.
Poi ancora
Fuoco
Senza fermarsi
frenetica
l'anima
attraversa
quel bagliore
frenetica
il calore
di due occhi
che la fissano
frenetica
TERRA
sotto i piedi
nel respiro
una danza
muoversi
spostarsi
tra gli istanti
attimi
di una musica
TERRA
tra le dita
che ondeggiano
frenetica
l'anima
insegue
frenetica
TERRA
terra terra....
s
p
a
Terra
di fuoco
di respiri
fatti
stella
pur di brillare
nel buio
tra due fiamme
FUOCO
che diventa
ritmo
incalza
e stringe.
Fuori...
è notte
o forse
giorno
un giorno
di anime
danzanti
nel sole
così me lo immagino... questo giorno
z
i
o
un brulicare inatteso
di speranze
(andare)
di corpi
(volare)
in alto
(cercare)
sensuali
assenzi
tra gesti
e note
che vibrano
ancora
Una tensione
i
n
v
i
s
i
b ile
eppure FISICA
taglia il fumo delle sigarette e del fiato della gente. Il ritmo si fa lento... convulso e lento...
lento...
cosa ci tiene così TESI? Cos'e' questo sapore di vita che affoga nelle narici, nella gola, che
allaga lo stomaco, il cuore, che trema nelle vene, nelle arterie, che scivola stordito e
arrogante nei muscoli, nel midollo, che sale al cervello, a far perdere l'equilibrio e a
riacquistarlo, lento... convulso... lento... a rendere
VITA (vita Vita vITA VITA viTA vitA VITa vita vItA vitA ViTA VitA ViTa vita)
i contrasti, cos'è quest'odore di vita che mastichiamo e annusiamo e non ci stanchiamo mai di
annusare forte fino quasi a perdere i sensi, fino a che l'odore si mischia al sapore, agli occhi,
alle mani, alle orecchie, fino a che arriva (CONTRASTI e REALTA') alla punta di un dito del
piede che muovendosi SCRIVE UN NOME, fino a che
come
una
scossa
magnetica
tra due
corpi
separati
troppo
in fretta, si posa... lento... nel centro del ventre, lì dove si sente
l'amore ...
l'amore" ?
"... intuendo che non si dovrebbe dormire dopo
Cos'è che ci rende capaci di pensare all'anima, all'ombra, all'amore?
Contrasti
ugualmente
diversi
felici
fino a piangere
urlare al mondo
trasparenti
come un anello di fumo
e poi
l
e
n
s
c
i
volare
sentire
tacere
toccare
segmenti
spe
z
z
a
t
i
morsi
di emozioni
intrappolati
in un riflesso
tra la lampada
ed il muro.
Anime
proiettate
tra destini
che si incontrano
quasi per caso
in un sorriso
o in una lacrima.
Uno scrosciare
di sensazioni
attraversa
la stanza
dipinge
il mondo
lo avvolge
tra un universo
di mani
che si stringono
t
i
in un abbraccio.
Sentire
contatti
calori
di anime
toccare
lo spirito
DENTRO
profondo
pulsare
di attimi
che prendono
corpo
fino a vivere
vivere
e AMARE. (Domenico Vicinanza)
Vivere e amare,
IO HO SCELTO
questo.
La figura balla il flamenco nel locale di fumo che arrossa gli occhi e acceca il respiro. Il
sangue, la pulsazione nei polsi, ormai, per una notte... fosse pure una notte soltanto, resta
l'unica musica, quella che dopo non puoi più scrivere nemmeno un rigo soltanto. Fosse pure
essere come amanti per una notte e domani correre il pericolo di ricordare questo istinto
inarrestabile di vivere e amare, questo impulso totale di sbattere i piedi e prendersi il palco,
questo sudore, questa stanchezza che bagna la pelle e ne sei assorbito e non è ancora
abbastanza... fosse pure soltanto un bisogno di ridere, ridere, ridere... IO HO SCELTO
questo: sembra morire così... di vita e d'amore... la figura che balla il flamenco...
le mani
si fanno
voce
bassa,
quasi roca,
che canta,
quasi leggendo,
dicendo
quasi
le ultime
parole
di tutta una vita. Hai tutto lì: vivere e amare. IO HO SCELTO questo.
Non so fare tutto quello che faccio.
(Cuore di zingara)
La notte ti porterà
musica strana
tzigana
tacco punta tacco
nacchere
sguardi di sfinge
fessure
ghiaccio e fuoco
emozioni
lunghi occhi obliqui
che sfidano
l'aria
il destino
cuori in tumulto
che scaricano palpitazioni
sul palco
a colpi di tacco
e di mani
che battono
ritmi tzigani. (aiseop)
Chi può far finire questo ballo stanotte, che non sa fermarsi? Cosa decide l'ultimo tempo
tempo controtempo tempo controtempo dei piedi, tempo tempo controtempo battimano tempo
tempo
poi
la
mente
vuota
un sorriso
un bacio
silenzio?
Emozione
dove il dio che ci inquieta è nascosto e ci scruta dove solo la follia il dolore e l'amore lo hanno
incontrato
Dove la luce e le tenebre non hanno colore
dopo il suono e il silenzio non fanno rumore
dove è iniziata e si è espansa la vita
Allagando in un'emozione, quasi un sacrificio uno schiaffo coscienti!
Quante sensazioni rubate con altri nomi, per sbaglio o arroganza.
Ammalata di vita.
Emozioni ad entrarti nella pelle come schegge di un palco di legno, come mare mare dopo mare
dopo mare allagandoti. Espandendoti... in una fine senza fine, senza tempo senza spazio
nemmeno di un respiro... solo avidità di vita.
Emozioni a bucarti il cuore a segnarti le ossa a graffiarti l'anima... l'ANIMA... come se l'anima
fosse essa stessa un palco di legno e l'emozione avesse le unghie lunghe. Unghie di donna che
possono farti male. O amarti. O darti follia....
Il Sole e la Luna non dubitano.
dove è iniziata e si è espansa la vita
Città ricoperte d'Africa. Deserti inciampati sulle case. Terra e fuoco.
Le mani
prigioniere dei tasti
fuggono libere
su tastiere di pelle
come in un safari.
Africa dentro le cose,
savana piena di stelle,
profumo e angoscia
dopo ogni esplosione,
con abbandono,
a volte con pudore,
impazzire
in un gioco d’amore.
Animali selvatici.
Nudi e graffiati. Affamati. Prendono la vita a morsi. Vivono e cercano una casa.
Quanto sono umani? Quanto sono più umani di noi?
dove il dio che ci inquieta è nascosto
e ci scruta
dove solo la follia
il dolore
e l'amore
lo hanno incontrato
Terra e fuoco. Vogliamo una promessa, fosse pure un fantasma...
dove il dio che ci inquieta è nascosto
e ci scruta
dove solo la follia
il dolore
e l'amore
lo hanno incontrato
Non piangere anima mia la notte è di ghiaccio.
Non aver freddo anima mia.
Risacca di parole
scarne
ritmate
profumate,
corteo di paranze al tramonto
contro il sole.
Qui fermo con le mani in tasca,
fiato che si condensa
come un fumetto
senza dialogo dentro.
Pensieri brevi
come un bagliore di stelle.
Non piangere
anima mia
la notte è di ghiaccio.
Il mare oscuro
mi inquieta.
Un profumo un po' amaro
mi trasforma in un'ombra di luna,
battello corsaro.
Vento secco tra cespugli di ortica,
parole di musica strana,
tzigana,
per una notte più amica.
dove il dio che ci inquieta è nascosto
e ci scruta
dove solo la follia
il dolore
e l'amore
lo hanno incontrato
Terra e fuoco. Fol
li
a do
lore a
mor
e
Definiscimi in altro modo l'eremitaggio, l'estasi, la passione... se ne sei capace.
Bésame, bésame mucho,
Baciami, baciami tanto,
come se questa notte fosse l'ultima volta
Como si fuera esta noche la última vez.
Bésame, bésame mucho,
Baciami,
Que tengo miedo perderte,
ho paura di perderti,
Perderte otra vez.
di perderti ancora.
dove il dio che ci inquieta è nascosto
e ci scruta
dove solo la follia
il dolore
e l'amore
lo hanno incontrato
dove esiste un approdo
Quiero tenerte muy
Voglio averti tanto
Cerca, mirarme en tus
Vicino, guardarmi nei tuoi
Ojos, verte junto a mí,
Occhi, sentirti accanto a me,
Piensa que tal vez
Pensa che forse
Mañana yo ya estaré
Domani sarò
Lejos, muy lejos de ti.
Lontana, molto lontana da te.
dove il dio che ci inquieta è nascosto
e ci scruta
dove solo la follia
il dolore
e l'amore
lo hanno incontrato
Bésame, bésame mucho,
Baciami, baciami tanto,
come se questa notte fosse l'ultima volta
Como si fuera esta noche la última vez.
Bésame, bésame mucho,
Baciami,
Que tengo miedo perderte,
ho paura di perderti,
Perderte después.
di perderti dopo.
L'istinto di sopravvivenza ci chiede terra sotto i piedi e fuoco e vento tra i capelli. Ci spinge
ciechi dentro la carnalità dell'anima. Dentro una casa. Dentro la dimenticanza.
dove esiste un approdo
che somiglia a un tramonto infuocato
a una grande distesa di ghiacci azzurrati
a deserti di dune dorati
a occhi con sguardi da bere
a sorrisi che ti fanno morire
a pensieri un po' strani
che ti sembra di avere sognato
a notti di stelle da rabbrividire
a polvere d'oro che nasce dal cuore
di un esotico ritmato canto d'amore.
Non piangere anima mia la notte è di ghiaccio. (aiseop)
Non aver freddo anima mia.
Amore
follia
di costellazioni
di stelle
vagabonde
senza meta
girare
parlare
lasciarsi
attraversare
dalla luce
morbida
che passa senza
stridere
come una candela
di istanti
accesi
fino a brillare
vibrare
di vita.
Amore
dolore
follia
amore
amare
sempre sempre sempre
come un sibilo
ancora
come un laccio tenace
ancora
come un ponte che danza
su un fiume
ancora
chissà
cosa c'è
dentro una
sola parola
Ma già l'anima
stringe
il cuore
raccoglie
ciottoli
sparsi
di emozioni
perle
le chiama
per nome
mentre lo coronano
di notti e
di giorni.
E una nuova speranza
scivola dentro
un tuffo senza
rumore
nel silenzio
assordante
di un cuore
che anche
nel buio
di un "no"
non smette
di cercare
tra gli sguardi
del suo mare
quel riflesso
di sole....
Perché un'anima da sola non basta.
Il candore
di una precoce
luna
brillava
tra gli sguardi
pallidi
del mio foglio
ancora
vuoto
e chiudeva
fuori
dalla mia stanza
il rumore
di quelle
notti
fatte
di volti
di mani
di occhi
che guardano
dentro
l'anima....
Chiudo la porta
stasera
voglio restare
qui a scrivere
urlare o sussurrare
ad un foglio
righe di emozioni.
Solo l'orologio
fissa il soffitto
del tempo
con quel passeggiare
senza ritmo
in tondo.
Le stelle
brillano ancora
una luce
capace
di entrare
anche attraverso
i muri.
Apro la finestra
per ascoltare
il suono
delle parole
ancora
incollate
a quel buio.
Spero
che l'oro
di qualche cometa
stella
o pianeta
le faccia tintinnare
d'eterno
alle porte
di un cuore.
E' l
u
questa notte.
Le parole
riempiono
i pensieri
e i pensieri
colmano
n
g
a
le parole,
un arcobaleno
di sillabe
gesticola
costellazioni
tra le righe
del foglio...
Troppo
orizzontale
questa
riga
per farci
entrare
un'emozione...
Scrivere
lasciarsi
attraversare
dalla luce
di una sensazione
ascoltare
la voce
di un'emozione
che sospira
tra due anime.
Sì perché ci sono
sempre
due anime
quando c'è
un'emozione.
Un'anima
non basta
per emozionarsi...
Ci vuole qualcosa
in più.
Un'anima...
un vento
ora lieve
ora forte
che soffia
dentro
per avvicinare
stringere
trattenere
tra le dita
il calore
di un bacio
tra due desideri.
Un sogno
si posa leggero
tra le parole
che scrivo.
E' così lieve
che quasi non
ne scorgo
la voce
tra il buio
assordante
di questa notte.
E' fredda
questa notte
frego le mani
per sentire
il tepore
di un raggio
di luna.
Alzo gli occhi
come per cercare
nel cielo
il suo sguardo
e vedo
che lei
mi guarda già
con gli occhi
fissi
tra le mie parole
mi accarezza
d'argento
l'anima.
Un sospiro,
solo un sospiro
veloce
la bacia. (Domenico Vicinanza)
Emozioni...
ogni cultura ha il suo velo di emozioni, il suo modo di chiamare una cosa emozione.
La luna gli occhi il destino l'anima il cuore
sciolti separati attorcigliati
raccontati,
chiamati
per nome,
illeciti,
senza
pudore,
tra melograni,
fichi,
mari,
isole
incantate
di animali
e ginn
la disperazione
della bellezza
e della separazione
cantata con suoni di liuto voci lacrime, versi di poesia
invadono
le pagine
del deserto
con i colori
dei capelli
d'inchiostro
e delle ciglia
di kohl,
come veli che fanno forma di corpo
dolce
e sensuale,
vivente terreno evanescente quasi
che si muove cammina o danza
e non ha vergogna
di emozionarsi e di non negare quell'emozione
perché si deve
la storia,
strana,
di una schiava
che si lascia
morire
d'amore
per il padrone
non è esagerazione ma è vita
mi dici
che scrivo
in lingua
e in stile
latino
quello
che vivo
come
le mille
e una
notte
ma
io non so capirlo,
quello che dici...
io ci cado dentro,
a un'emozione,
quasi incosciente
inevitabile
a capofitto...
e poi dimentico...
e mi resta una fotografia
schiacciata
e un po' di sincerità tra le mani...
e qualche parola confusa in disordine nel tempo
che poi si confonde col rumore della luna sul mondo
che sento, distinto, assordante, ogni giorno
quando mi sento sola e faccio silenzio.
Ma io do la vita ogni volta,
per quell'emozione,
mi strappo i capelli
e mi schiaffeggio il volto
e svengo a terra ogni volta.
Poi dimentico.......
quasi avessi tante vite da caderci dentro...
quasi avessi tante palpebre da scriverci dentro con gli aghi...
tanti occhi, tanti deserti.... da far innamorare.
Quasi avessi tanta pazienza....
da raccontare, chiamare per nome, illeciti, senza pudore,
sciolti separati attorcigliati,
la luna gli occhi il destino l'anima il cuore,
da dentro,
da scrivere su una tastiera al ritmo di passi di danza latina.
Danza notturna.
Ogni cultura da un nome alle emozioni... ma loro stanno sempre nell'anima. E' solo l'anima a
cambiare... ogni anima ha un'ansia diversa.
Notturno.
Suono di luna, luna piena, luna nuova... danza di luna, luna che passa sorreggendo le stelle, a
tempo di luna..
Luna bianca
luna
chiarore di anima
quella che si nasconde
che calpesto tutti i giorni
che canta
nella notte
le sue malinconie
con dolcezza
solitaria
controcanto ad altri
solitari
canti di lune diverse
che raramente si incontrano
e quando questo accade
quasi sempre si respingono
si fanno del male
(orde di cavalli al galoppo
sotto il sole e la terra terra dura
e la rabbia di vita e l'urlo degli sguardi predoni
e il dolore di non avere
tutto)
lo stupore è già luce di luna
sa già di notte d'amore
di sconfitta
solitudine:
luna
pallida
chiara
che canti sola
la mia piccola anima
bella
schiacciata
dal demone del sole
che ha bruciato le mie terre
asciugato i miei mari
non ti ha lasciato che ombre
timide ombre
sillabe
di luce
che così dono a quei pochi
chiedendo perdono
col mio canto
leggero
sincero
la mia strofa migliore
una sola
in un lungo romanzo
sbiadito
notte profonda
stelle lontane vibranti
nell'universo in fuga
anime strane
lontane
le une dalle altre per sempre
fino al mistero
dove il dio che ci inquieta ci accoglie
dove la follia
di questo pensiero
è amore e dolore
vero.
Notturno.
....lo stupore
è già luce di luna.....
....a occhi aperti
nella notte
inondata di stelle....
....a occhi chiusi
nella mia stanza
dentro l'ansia dell'anima.... (aiseop)
L'angelo e la pazienza
- Dai...
stacca
l'anima
dalla luna Perché?
- E'
luna
piena E' bella.
- E'
malinconica,
così
velata
di nuvole La mia
anima
è
questo
cielo
che ho
dentro.
Come
faccio
a non
strapparlo,
se gli tolgo
la luna?
- Non oggi.
Magari
tra sedici
vite... – (lidia)
E' un momento. Si passa tutta una vita a volte senza chiedersi cosa si cerca nel cielo. Ma
cerchiamo quella cosa nascosta come l'unica che abbiamo...
Luna o stelle, velate o splendenti, parti spezzate di sogni e di realtà. Cieli. Bugie. Incertezze.
Passioni. Pensieri. Ci fanno reali, ci tolgono l'infinità che si gonfia nella gola.
Solo che a volte... inevitabile... diventiamo luce e suono attenuati così... ci servono parole più
semplici per non perderci, per non chiedere di poter essere veri... ma per esserlo, veri...
IO
NON TI
VOGLIO SFIORARE.
IO
TI VOGLIO
AMARE.
Questa sera voglio parlare alle cose
ai sassi grigi e colorati
ai pensieri sbagliati
alle nuvole bianche fioccose
alle serate senza capire le cose
alle notti piene di stelle
alle ninfee sull'acqua con le fontanelle
alle persone distratte e impegnate
alle luci di paese dimenticate
all'espressione che mi ha preso alla gola
alla dolcezza di una sola parola
che ho atteso per anni invano e sognato
ai chiaroscuri ai silenzi ai fiori di prato
allo scricchiolio sotto le suole
nei lunghi viali ornati di aiuole
ai pensieri lievi alle pene più dure
alle incoscienti certezze e alle paure
al lupo che dorme nella sua tana
al cervo maestoso alla piccola rana
all'universo mondo senza gli umani
che non ha senso non ha domani
alle feroci spietate certezze
che stanno dentro gli occhi e le mani
di chi nasce e muore senza domani
senza illusioni
senza paure
solitario
spavaldo
spietato
crudele
affamato
(alla fine
e sempre
anonimo
dimenticato). (aiseop)
Parliamo alle cose come fossero semplici.
Dimmi quello che io sono.
Dimmi che mi ami.
La tristezza a volte è una favola.... la puoi staccare, senza spezzarti il cuore...
Ecco, lo sapevo.
Prima o poi doveva succedere.
Il mio istinto di coyote mi aveva avvertito, aveva gridato forte nelle orecchie, ed io avevo
fatto finta di non accorgermene.
Ora è tardi.
D’altra parte lo avrebbe immaginato anche un… si, cioè, volevo dire che non ci voleva molto a
capirlo che a forza di… insomma, uffa, non posso farci più niente, ed allora è inutile
lamentarsi.
E poi chi l’ha detto che c’è da lamentarsi?
Ooo basta!
Basta così!
Questo più o meno pensava Xolotl il coyote, camminando avanti e dietro senza sosta con la
testa tra le nuvole da qualche giorno.
Ho detto bene, testa tra le nuvole, anche se in realtà non erano proprio nuvole, o meglio lo
erano ma…
Ricominciamo da capo.
Con calma, molta calma.
Di nuvole trattavasi, ma al singolare.
Una nuvoletta.
Leggera leggera.
E quella leggerezza era la sua forza.
In principio aveva creduto che bastasse non guardare il cielo.
Quanto si sbagliava.
Lei era ovunque, anzi no, lei era solo nella sua testa, nei suoi pensieri, ma sembrava che fosse
li da sempre, e si muoveva con la grazia e la naturalezza della padrona di casa.
Qual è il problema direte voi. Ce n’è più di uno se è per questo! Tanto per cominciare la
nuvoletta era molto disordinata e lasciava in giro per la testa del coyote un sacco dei suoi
lembi, un po’ di pioggerellina sottile e, più di una volta, dei veri e propri temporali estivi.
Oltre a questo, come se non bastasse, invitava spesso dei grossi nuvoloni amici suoi e dei
venticelli frizzanti che a lei piacevano tanto, per carità educati, simpatici, ma non la finivano
mai di chiacchierare e così il coyote non riusciva più a dormire e passava le notti ad ululare alla
luna.
Xolotl le aveva provate tutte per mettere un po’ d’ordine nella sua testa, aveva provato a
scuoterla forte, aveva bevuto senza respirare, aveva trattenuto il fiato anche per un minuto e
mezzo (lo sapeva che questi erano rimedi per il singhiozzo, comunque tentar non nuoce,
pensava tra se) ma non era riuscito ad ottenere niente.
E poi, se vogliamo, anche la nuvoletta non doveva sentirsi molto a suo agio in uno spazio così
ristretto, abituata com’era all’immensità del cielo.
Sembrava non ci fossero soluzioni.
Sembrava.
Ma le favole fanno confusione, a volte.... e la luna può velarsi di nuvole... e allora ti trovi nuda e
distratta di fronte alla luna e qualcuno ti dice (che cosa bella che ti dice!): "Dai... stacca
l'anima dalla luna..." ma tu stai già ballando un tango che non c'è...
Certo che viene da ridere a pensare come si sia risolto tutto. Da non crederci!
Vi ricordate della luna?
La stessa luna alla quale il coyote ululava nelle notti insonni?
Si proprio lei.
Quella bella signora pallida, si quella un po’ rotondetta (non ho mica detto in soprappeso, ci
mancherebbe) che ha un turno scomodo che la fa uscire di notte, insomma la luna, ce n’è una
sola!
Che c’entra la luna? Ve lo spiego subito.
Questa bella signora, imbarazzata dalle lunghe ululate del coyote, che aveva scambiato per
serenate rivolte a lei, si confidò con una sua amica stella che a sua volta lo riferì ad una sua
vicina che a sua volta…
Si sa, le stelle sono delle gran pettegole.
Non vi dico che confusione.
C’era chi diceva di avere sempre diffidato di quello strano animale, chi sospirava pensando ad
un amore impossibile, chi si lamentava della propria miopia che non le permetteva di vedere
bene al buio (vai a spiegare ad una stella che questo fatto non c’entra niente con quello di cui
stiamo parlando).
Tutte insieme giunsero alla conclusione che bisognava proteggere la luna dalla corte di questo
insolito spasimante, e così chiesero aiuto al vento che, gonfiatosi d’orgoglio, corse in giro a
raccogliere tutte le nuvole che incontrava, e la nascose dietro di esse.
E se tutto resta una favola, come interpreti il finale?
La nostra nuvoletta, che in quel momento stava ballando con un brezza di mare, incuriosita
dalla presenza di così tanti suoi simili, decise di andar fuori a dare un’occhiata e, come per
magia, volò via dalla testa del coyote.
Il resto della storia non ha molta importanza, vi basti sapere che il coyote non ululò più, la luna
si fidanzò con il sole e la nostra nuvoletta se ne andò felice per il cielo in compagnia di un
tiepido vento da Sud. (xolotl)
E se quella nuvoletta, leggera leggera, fosse stato vento?
Non quel vento che strappa e sconvolge, ma il vento silenzioso come quando è l'anima a fare
silenzio, quello del ghiaccio e del deserto, quel vento che dà corpo ad una realtà tangibile che
ti arriva prima nei sensi e poi nella ragione... ma alla fine arriva, inevitabilmente, alla ragione...
perché quel vento è insieme L'ANGELO e LA PAZIENZA...
Se fosse stato vento davvero?
Intanto qui, intanto che tu ti dia una risposta, io voglio ridere...
Stacca l’anima dalla luna,
fallo stasera
finché splendono
tutte queste stelle
così vive così vere,
usa le mani,
piano,
resteranno bianche di luna
per le notti scure
quelle senza stelle
quelle solo paure.
Libera il sorriso nel vento
complice e segreto
che fa tremare le stelle
come già trema il cuore
e nello specchio degli occhi
appassionati e inquieti
si accenderà una luce,
un grande cielo chiaro,
l’alba
di un nuovo sogno,
un evento raro. (aiseop)
Voglio sognare....
lasciatemi
solo
con i miei sogni.
Libero
di costruire
con le mie mani
sogni
e lasciarli
volare
liberi
nel cielo
fino a far danzare
lo spirito
a portare in volo
l'anima.
Così vorrei essere
senza timore
di arrivare troppo in alto
laddove
anche la vita
a volte
ha paura
di poggiare
lo sguardo.
Come vorrei
costruire
desideri,
di quelli veri,
di quelli che puoi toccare
con le dita dell'anima
fino a sentirli
forti
se stringi la mano
per non lasciarli scappare
per lasciarsi scaldare
il cuore a volte
fino a bruciare
Vorrei costruire orizzonti
per poterci correre dentro,
dare uno sguardo al mondo
cittadino di un pensiero
nascosto
in un sogno.
... e qualche volta
un sogno
forse più coraggioso
arriva in volo
quasi a sfiorare
la realtà.
... e all'improvviso...
esistere... (Domenico Vicinanza)
All'improvviso poi esistere davvero. Fuori dalla poesia.
IO NON TI
VOGLIO
PARLARE
MA
TRA LE GINOCCHIA SALIRE.
Abiti qui energia vitale
vento dell'universo
profumo di stelle
alchimia per una notte
struggente
dove mordere la vita? (aiseop)
Poi scendi dalla vertigine e il mondo ti diventa ostile. Il tuo mondo non ti segue.
E tu scendi, impreparato e solo, dalla carezza della vita, scendi su un campo di guerra con
morti e feriti.
Una testa davanti a te comincia a muoversi scoordinata, vecchia, sofferente, avanti e indietro
insieme alle parole terribili sole sussurrate dentro le proprie orecchie in un angolo di una casa,
insieme ai singoli secondi e a una vita da sopportare. Senza scopo, senza danza, nell'inutile
vivere da sopportare, di cui sei il figlio e l'assassino.
Come puoi?, come puoi sopportare tutto questo?
Disaggregata
Destino
Appassionato
Una parola
Per una poesia
Artificiale
Pesante
Labirintica
Incontestabile
Come una poesia
Non lo è
Parola
Disossata
Dissanguata
Disaggregata
Pesante
Ogni minuto
Abortisce
Un lamento
Disperato
Non c'è posto
Nemmeno
Per la Pietà
Per il Silenzio
Per i Vermi
Per l'Orgoglio.
Ossesso.
Ossesso.
Ossessionata.
Non c'è posto
Nemmeno
Per la Vergogna.
Nemmeno
per l'Amore.
Nemmeno
Per i Vermi.
Parola
Ossessionata.
Pesante.
Familiare.
Porti il mio
Nome.
Sei il mio
Nome.
Sei la Percezione
Tattile
Di uccidere
Un uomo
Infilandogli
Un Dito
Nel collo.
Sei la Percezione
Pesante
Di anima
Intrisa
Di Sangue.
Sei l'Immobilità,
Eterna,
Dei Vermi
Di Tomba.
E sei Artificio
Letterario.
Dolore.
Mare
Umano
Della Vita.
Verità.
Menzogna
E Meraviglia.
Non c'è posto
Nemmeno
Per la Dignità.
Nemmeno
Per la Solitudine.
Non c'è posto
Nemmeno
Per UN TRIONFO
DI STENDARDI.
Per le Ore,
Viscide
Di ricordi
E Lontananza.
Pazzia.
Solo Pazzia.
Lontananza...
Rabbia E Sputo.
Lontananza...
Rabbia e stanchezza.
lontananza...
Stanchezza e paura,
lontananza...
lontananza bambina
dove perdo
l'unità
smemorata
del mare
umano
della vita...
dove invecchio...
dove una ruga
ti parlerà invano
della tragedia
dell'estraneità
del mio spirito
di gatto
che si nasconde
e ti nega
e si uccide
perché non sa toccarti.
abbracciami
allora
e bacia
e ama
la mia
paura
infantile
del mare
umano e vano
e illuso
e ondeggiante
e vivo
della vita,
ama
e bacia
e bacia
ancora
la mia
debolezza,
perché
ho freddo,
e ho fame
di pane.
fammi
ballare
un tango
qualsiasi,
che sia pure senza musica,
che sia Oblivion blu. (lidia)
Dammi gli stendardi, alla fine del viaggio, e anche prima, se ci riesci, durante la strada.
Dammeli, non so come, perché sola non ce la faccio. Dammi ROSE DI NORMANDIA, dammi
FIORI DI FERROVIA. Ho freddo, e ho fame di pane.
Anima di gatto
A mezzogiorno le ombre non percorrono passi sulle strade ma si stringono ai piedi delle cose.
Le persone,
amanti
o
spose,
che conoscono la differenza tra un brivido sulla pelle e
sangue
NELLA
pelle
vita
NELLE
ossa
bacio
NELL'
anima,
conoscono la disperazione di chi, spogliatosi con pazienza di mille e cento abiti, ritrovatosi
nudo, regalando il proprio mondo nelle mani, semplicemente amando... si sente strappare la
pelle di dosso.
Il mare senza pace
nella notte nera
è alito di sale,
vedo nel buio
un eremo di luna
dove riunirci per raccontare.
Mezzogiorno come mezzanotte, con ombre accartocciate ai piedi delle cose o distese come un
lenzuolo, a misurare la distanza che c'è.
Quelle persone sono come gatti affamati, rimasti chiusi per giorni dentro una stanza, che
soffiano e graffiano, e hanno paura. O come gatti stanchi o feriti, che si nascondono. Ma
l'anima di gatto li fa restare in vita.
Hanno il gelo nel cuore.
Ma sono
ancora
capaci
di amare
totalmente.
Di lasciarsi accarezzare nella notte.
Oggi il vento è iroso mugolante,
sradica,schioda,sbatte,
il sole pallido è lontano impaurito,
la luna è nascosta e ci resterà a lungo
come un gatto durante il temporale:
esci
col bavero alzato
intirizzita
un po’ di stelle in tasca
i soldi di un panino
un bicchiere di vino
un destino incompreso
un'equazione
senza soluzione,
un giorno senza pensieri,
ombra nel vento,
per prendere fiato
vicino a un platano
sfoliato,
con un sorriso complice
persa nel creato.
Persa come una cometa. Luna piccola dai capelli sciolti.
Non ricordo da quanto tempo
e per quanto tempo,
da dove e per dove,
immerso in questo universo
buio e luminoso,
sfiorando una stella
una vibrazione,
risacca spaziale,
canto di questo mare
o di un altro di cui conservo
un ricordo,
un sapore,
cerco la mia luna,
sono attratto da sciami di detriti,
da luci e misteri,
ogni istante mi spoglio e sfarino
e assottiglio
e muto
finché sento che io sono,
soltanto sono,
ho perso ricordo e futuro,
sono,
materia perduta,
energia evocata,
in equilibrio perfetto,
immutata.
Così l'alito di sale del mare senza pace stringe i punti che chiudono la ferita, e la fa
sanguinare.
Vento
non hai il gemito aspro che conosco,
qui nello spazio senza tempo,
in questo mare che si accende di stelle lontane
dilatando lo spazio,
le mie sere, le mie notti incipienti
dopo i tramonti.
Ricordi l’ansia dopo un tramonto?
la nostalgia e quel sapore un po’ amaro,
quella voce dentro,
quel gusto che ti porti anche dentro casa
e risenti nelle notti che ti svegli sudato
dopo aver sognato.
Ricordi il brivido del mare dopo il tramonto?
Il mare che diventa grigio
grigio scuro,
questo muro dentro:
a fatica respiro
il mio mare,
non so più nuotare,
annego
di nostalgia,
annego
dentro.
Ma c'è una luna lontana,
che è
essa
stessa
mare
a cui ancora... raccontare... senza rabbia, senza odio.
La sera
stretti nelle nostre
abitudini
vulnerabili
incoscienti
rintanati
sotto cieli freddi
splendenti
desiderio di luna
chiara
brillante
piena
vapori di nuvole
pensieri
già di ieri
nel buio lampada accesa
apertura d'anima
desiderio di luna
piena.
Per una volta
nuvola sciolta
luce di luna. (aiseop)
Il mio cuore piange in silenzio
Si scompone pian piano il suo puzzle di affetti
ed io riesco a riconoscerne ogni possibile combinazione.
Il suo disegno però non è chiaro
e non riesco a distinguere ciò che prevale…
E’ difficile…
E’ come se ci fosse un velo troppo fitto
e a volte troppo rado
che però non vuole farmi leggere e vedere.
Al di fuori c’è chi legge la mia maschera
o chi addirittura toglie quel velo
e libera l’immagine che nasconde…
Forse quel velo sono io
o è la mia maschera
ma vorrei poter riuscire a respirare. (soleazzurra)
A mezzanotte ombre indistinte vagano alla ricerca di anime di gatto,
per giocare, per fare le fusa.
Le stelle si accendono una ad una, per illuminare,
per dare il via al valzer degli incontri.
Ombre e gatti corrono piroettano nell'oscurità come ballerini provetti.
Si lasciano andare a scherzi amorosi,
miagolano e ridono, miagolano e ridono.
C'è tanto bisogno di sorridere!
Ma la luna è gelosa, vuole un micio anche lei.
Così nelle notti piene di nuvole, guardando il cielo,
si vede qualcosa in braccio a lei,
astro raggiante che vive di luce riflessa,
non è un'anima vaga, non è un sogno strano, è un gatto.
Un gatto in braccio alla luna che sgomitola mille pensieri,
che si accoccola lentamente e piangendo una lacrima di stelle,
si addormenta, piano piano.
Chissà cosa sogna? Di partire lontano!
Ma più in alto della luna, un gatto dove può andare?
Quante volte sopra i tetti ha passato notti a guardare
quel disco lucente nel cielo, chissà cosa sogna?
Forse di dare conforto, di dare una mano?
Un passo felpato, un ghigno felino, un ladro è entrato
nella stanza del mio cuore e mi ha rubato l'anima.
Ma dove la porta così piangente?
"Sulla luna a fare le fusa!"
Con la mente prendo una scala di luce,
l'appoggio in un campo vestito a primavera.
Sono tanti i gradini per giungere fin lassù,
ma con l'aiuto del pensiero è un battito di ciglia e...
trovo la mia anima in braccio ad un gatto,
che è in braccio alla luna...che tenerezza...
mi sovviene la malinconia, la luna diventa una culla,
insieme ci dondola lentamente, mentre con le sue ali di nuvole ci copre,
ci canta una nenia, una ninna nanna.
Il sonno ci accarezza la fronte.
Una stella dopo l'altra si spegne, mentre nel cielo si accende l'aurora.
Una voce, un sussurro, è un risveglio:..
il miagolio di un gatto che vuole uscire. (Gloria Venturini)
Lupi
Lupi lupi lupi solitari lupi soli lupi lupi lupi Soliti lupi Lupi lupi
lupi lupi Lupi soli solitari Lupi Lupi
Lupi Lupi lupi
Lupo
Notte lunga
fredda
lunare
notte di lupi solitari
affamati di luce
da angoli nascosti della terra nera
occhi di lupi solitari
lampi brevi ai chiari di luna
fredda notte
senza fame di preda
aspettando il branco
il suo richiamo,
il chiaro di luna
sulla neve bianca
è attesa
di una scelta:
obbedire o disobbedire,
allontanarsi o no dal branco.
Il dolore scende a volte nell'anima... così lento... più lento di quanto sia umanamente
concepibile (dolore di lupo), così lento da attaccarsi come muco a una lancetta d'orologio...
Non Lento Da Fermare Il Tempo! Ma Staccarlo Come Pelle Morta Di Serpente! E
Attaccarti Quella Pelle Morta Addosso Come Un Abito Da Sera... E Tu Devi Cambiare
Pelle E Ti Trovi Addosso Questa Nudità Di Morte Sulla Tua Pelle Viva E Gioielli Come
Cristalli Di Sale (abito da lupo) e scende irreale nell'anima, DERISO (riso di lupo), come muco
lungo un pozzo senza suono.
Ho aperto piano
la porta
di una grande stanza
vuota,
eco
al fruscio delle suole,
una luce intensa diffusa
riflessa
una piccola porta in fondo alla stanza
vuota,
apro su una stanza uguale,
luce diffusa
pareti di vetri,
una piccola porta
in fondo,
la mano non la può aprire
solamente intuire.
E scende e arriva in fondo, e te ne accorgi perché ti guarda, spietato come gli occhi di un lupo
solo. Non ti da appello: Colpevole ColpevoleColpevole Colpevole ColpevoleColpevole Colpevole
Colpevole Colpevole
Perché?
Vertigine
come demone
nello spazio
infinito
caderci dentro
disintegrandosi
rimescolati
ricomponendoci
in un solo approdo
incontrandoci.
Destino,
si compie
quando il libro del tempo
cambia pagina
alla sua scadenza,
resta il mistero
il vero mistero
di un senso di colpa
che rende amaro
il miele.
Poi come un lupo il dolore fa ...............
s i
le
una striscia di sangue
s
i
le n z
tiepido
s i
le
macchia la terra
s i
l e n
senza sentire dolore.
s
i
Urlami dentro gli occhi,
s i
le
fammi sentire una lama che vibra
s
i
l
e
n
prima di affondare
s i
l
nella mia stessa carne.
silenzio, e fa MALE
una striscia di sangue
MALE
tiepido
fa MALE
n
z
io
io
n z
io
z
i o
le n
n
z
io
z
z
e
io
io
n
z
io
macchia la terra
fa MALE
senza sentire dolore.
MALE
Urlami dentro gli occhi,
MALE
fammi sentire una lama che vibra
fa MALE
prima di affondare
MALE
nella mia stessa carne.
e fa male, come chi ti asciuga una lacrima mentre lo stai azzannando come un lupo.
E fa silenzio, e fa male, e tutto quello che vuoi è stare solo a guardare in uno specchio e
stracciarti la pelle per lasciarti cadere addosso la solitudine dell'abito di lupo. Solo come un
lupo. Ipnotizzandoti.
Sogno.
Onda perché mi chiami ?
Guarda
le dense verdi profondità dei pensieri
le pianure di alghe
e i sentimenti fioriti
come madrepore.
Uno strumento inconsueto
è posato sul fondo del mare
caduto ad un dio capitano corsaro.
Notte di luna caraibica
il profumo della pelle
è filtrato dal vento
alle narici
come un pensiero
leggero.
Le colombe bianche
volano sopra fiori esotici
non dormono gli amanti
si respirano
accanto
occhi come tramonti
che muoiono in mare.
Scie di albatros
e piumaggi regali
sopra spiagge cariche
di saudade
teorie di orme che si inseguono
orme bagnate di sale
che si disfanno piano,
il vento suona il benjo
e si accendono fuochi su fuochi,
non ho patria né onore
solo rubo la notte
alle ore
che filano la mia vita
di pianura:
una striscia di sangue
tiepido
macchia la terra
senza sentire dolore.
Urlami dentro gli occhi,
fammi sentire una lama che vibra
prima di affondare
nella mia stessa carne.
Un gigante che dorme
nella sabbia secolare
ferito
all'improvviso si scuote
terramoto
terra moto
ter ra mo to
si crea il vuoto
la tabula rasa,
sgorga acqua di fonte
dalla tua fronte,
dalla tua bocca rosata
rianimata prima gelata
petali di pensieri veri
lentamente dolcemente
si sfogliano
e posano nella mia mano
che li racchiude
piano.
Ipnotizzandoti. Ma com'è facile... troppo facile... cattivo... pulirsi la coscienza come un lupo si
pulisce le zanne e le unghie del sangue, dopo mangiato.
Uomo
................
nelle sabbie arse
sulla terra nuda ghiaccia
dove onde frangono erosioni
dove la terra sputa lava e vapori
nella distesa verde d'erba appena nata
lungo corsi d'acqua dolci e quieti
sei vissuto,
sopravvissuto a tutto,
ora ti smarrisci
come foglia al vento
come rivo disperso
come pensiero leggero,
sei capace di effimero
ma ammalato di eterno,
sei vorace predone
e cerbiatto esile,
ombra nascente nella terra di luna
pallida ombra
incredula.
Una fiamma riscalda le tue notti
quelle fredde dell'anima
un rimpianto d'amore,
una ricerca inesausta
di emozione.
E poi, come un lupo esausto, il dolore d'un tratto, irreale, ci abbandona. E schiaccia la noce che
avevamo al posto del cuore, e impasta il cuore con i pezzi del guscio di noce, taglienti, con la
pelle morta, putrefatta, della noce stessa.
E poi, come un lupo che si dimentica e sorride, quel cuore stanco ricomincia a battere.
Sole pieno
sole
oggi non eri qui
mi hai lasciato fiati
di tramontana
irati,
stelle e pianeti
muti lontani
si parlano nel buio,
qui solo foglie secche
e cartelli abbattuti,
questo piccolo mondo
che ulula fuori della mia tana
fa teatro con i suoi fari
su questi pochi pensieri,
mangiare e scaldarsi
per non morire,
quando mille e mille stelle in cielo
e soli
con sciami di lune
e stelle comete
impolverate di code
anni luce
suonano
la sinfonia
di cui posso immaginare
una nota
solo una nota
vuota.
Mi va di riempirla 'sta nota
un sorriso
un lampo degli occhi
un viso
un dolore senza più peso
un abbaino acceso
un click su una tastiera
prima che finisca la mia sera.
I lupi conoscono un solo modo di amare.
"ENTRA, COME LA COMPAGNA DEL LUPO, NEL MIO SILENZIO"
Pianissimo
pensieri che rotolano su una china
dolce
pianissimo
hai tempo per sentire il mare
il suo sapore
respirare le nuvole chiare
sentire il tepore del sole
scaldare la pelle
pianissimo.
Eppure tutto questo è sacro.
La mano di un dio
chiude il sipario
su questa notte
di ossidiana,
il vulcano con le sue bocche di fuoco
è lontano nel tempo,
ora solo un vento a folate di zolfo
e polvere lunare.
Dietro il sipario
un mare
una notte scura
un silenzio
di vento
e di polvere nera,
notte della terra,
vera. (aiseop)
Lupo, condanna di se stesso. Sa vivere in un modo soltanto.
Quando te ne andrai
la tristezza e la malinconia
si impadroniranno
del mio ormai debole corpo
rendendolo vulnerabile
come non è stato mai.
E allora
non esisterà nulla
che mi aiuterà a difendermi
se non l'amore di un'altra.
Il grido del lupo: "Leggi dentro quello che faccio, leggi le parole che non dico, perché quando
sono lupo questo è l'unico modo che ho per parlarti. Perdona il mio egoismo, la mia assenza, la
mia neutralità. Sono lupo e sono morto. Come posso amare, nel modo in cui si intende tra i vivi
l'amore? CURAMI..."
Il Cielo,
con quell’azzurro che mi rasserena
e le sue stelle che vorrei sempre con me.
Il Sole,
con i suoi raggi che mi fanno vivere
e che tanto mi riscaldano il cuore.
La Luna,
che durante la notte mi fa compagnia
e mi osserva quasi incantata.
Il Mare,
che si estende nella sua immensità
e tanto fa splendere d’argento le sue onde
quando incontrano la mia amica Luna.
La Sera,
che è sempre complice dei miei amori
e mi coccola quando sono solo.
Il segreto per vivere con me
è amarmi. (Manuel Galante)
Amarmi, e non dirmi addio invisibilmente. Parlami.
La disperazione
di un addio
invisibile
come una morte
cade dall’intimità
liquida
dei nostri corpi
dall’esperienza
di attesa e distacco
che conoscevo
e lascia a metà
un umilissimo
amore
alcolico
che ci ubriaca
di cento anni
e cento vite
di sudore
e utero,
di eternità
e di spazi
transienti,
di severità
e bellezza,
di naturalezza.
Troppo Innaturale
Questo Addio.
Si raggruma
come sangue pesto,
come veleno,
come dolore
languido
e triste
di lupo. (lidia)