pedagogia del gioco

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PEDAGOGIA DEL GIOCO
Introduzione
L’importanza del gioco è stata posta al centro dell’attenzione del 900, proprio dalle scienze
umane, divenendo una catena di rivolgimenti nella pedagogia, anche perché il gioco ha particolare
importanza formativa. Tutte le scienze sociali hanno mostrato attenzione al tema, da quelle legate
al gioco digitale com’è il progetto Agapè che si propone un fine di formazione utilizzando lo
strumento del videogioco. Un’altra scienza che ha interesse per il gioco è l’Antropologia. Il gioco,
secondo Conci, accompagna l’uomo fin dalle prime associazioni come nelle tribù pellerossa, vi
siano analoghi giochi palesemente simili ai moderni, pur nella diversa connotazione culturale il
gioco si inserisce in un orizzonte che se esula dal rito si inserisce però in società chiuse. Il gioco
trova spazi naturali nelle scienze della comunicazione in molti insegnamenti delle tecnologie
dell’istruzione e della comunicazione. Fulvio Iannucci mostra come il gioco sia alla scaturigine
dei messaggi pubblicitari, un grande gioco dalla potente ricaduta sociale che si articola
teoricamente nella scena ludica. I giochi della comunicazione possono essere anche pericolosi.
Giuseppe Acone introduce il discorso tracciando la linea di quella che è già una tradizione del
900: la considerazione della centralità del gioco nell’orizzonte educativo fornendo utili strumenti
di ricerca per chi voglia ricordare i capisaldi della storia del gioco nella pedagogia. Ma il gioco
non trascorre senza mutare nel videogioco, tale problema viene affrontato dalla Falcinelli, la quale
cosciente della difficoltà di una adozione che vada a danno dei giochi tradizionali sia per
caratteristiche che giochi digitali difficilmente possono riassorbire sia per la bassa qualità della
gran parte dei giochi che pure sono coinvolgenti e rischiano di attrarre in una distrazione
superficiale. I giochi digitali hanno però caratteristiche positive che vanno notate e testate
costituendo un’ulteriore proposta educativa. La teoria del gioco ha sottolineato come
caratteristiche proprie siano la socializzazione, la creatività, la capacità di volare e di creare.
L’orizzonte ludico è caratterizzato da una scelta libera dell’utente. La sfida oggi è trasformare in
divertimento l’apprendere. Quello che è da sempre agli altri livelli della cultura.
La complessità dell’infanzia
E’ sempre stato difficile scrivere una storia dell’infanzia in quanto i nostri
occhi non riescono a vedere oltre il nostro tempo e il nostro mondo e questo
spiega perché quando qua e la se ne trovano le tracce ,è sempre un adulto a
raccontare tutto. Si sa quanto sia difficile dare la parola ai bambini o ascoltare
la loro voce del resto il termine infanzia deriva dal latino età delle vita in cui
non si parla o si parla male. Gioco doppio quello che si instaura tra la
presenza suggerita dell’infanzia ,come origine di ogni storia e come mezzo di
tradizione che si perpetua e le assenze e i silenzi che delegano ad altri la
propria voce. Gioco complesso quello che lega una società alla sua infanzia
rimescola il tempo attraverso il ricordo di una esperienza passata e
l’immaginazione del futuro di come sarà. L’infanzia è la società, ma non
sempre sembriamo accorgercene, anche quando proclamiamo la sua centralità
trasformiamo tutto in pedagogia, che è il modo peggiore per prendere sul
serio il nostro rapporto con l’infanzia. Una società che relega il gioco dei
bambini ad un modello falso e melanconico è una società che non si ama, che
vive di un grado di angoscia e di paura smisurato che non investe, o peggio,
utilitaristicamente bene ne suo futuro. Si sa infatti che il legame di una
società adulta intesse con le sue giovani generazioni disegna il suo futuro e
progetta il proprio mondo.
Il gioco in pedagogia
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L’idea di introdurre il gioco nel campo educativo risale a Rousseau .Prima di
lui la scuola era concepita solo per un lavoro serio e disciplinato dove l’allievo
doveva imparare a memoria determinate nozione e acquisire determinati
comportamenti, in un clima di severità, ubbidienza e distacco, ottenuto anche a
costo di punizioni fisiche.
Bisogna aspettare i pedagogisti moderni perché si realizzi un’impostazione
psicologica ed educativa dei giochi infantili. Froebel, ad es., mette a
disposizione dei bambini, riuniti nel “giardino d’infanzia”(la loro scuola),una
serie di doni capaci di stimolare l’attività simbolica, evocativa, fantastica del
bambino( ad es. egli pensava che la sfera potesse far maturare nel bambino
l’idea del movimento, il cubo l’idea del riposo.)
Presto ci si accorse che i “doni” erano troppo astratti e che il bambino ha
bisogno di giocare con cose più vicine alla sua vita quotidiana. Inoltre si capì
che i giochi imposti dagli insegnanti ostacolavano la spontaneità degli alunni.
La Montessori invece ha cercato di graduare il materiale ludico al fine di
sviluppare le funzioni senso motorie. Il bambino veniva educato a riconoscere,
attraverso il gioco, le sue diverse attività senso motorie.
Infine Decroly e Cleparede hanno cercato di fare del gioco un mezzo per
sviluppare integralmente la vita psico-fisica del bambino.
I caratteri dell’educazione nuova
La prima parte del novecento
è segnata dal movimento in
favore dell’ educazione
nuova e della pedagogia dell’
attivismo che si prefissero di
tradurre sul piano dei
comportamenti educativi e
delle prassi scolastiche
quell’incipiente nuova
visione dell’ infanzia.
La svolta dell’ educazione
La pedagogia tradizionale
aveva costantemente posto
al centro dell’evento
educativo il programma di
studio, il maestro,la
disciplina e il
metodo.L’educazione
nuova veniva ad
incentrarsi sul fanciullo.
I principali nuclei tematici
dell’attivismo
• I sostenitori dell’educazione nuova si proposero di
promuovere la crescita fisica, affettiva e sessuale
affidandosi agli studi di psicologia dell’età evolutiva.
• Il richiamo agli interessi-bisogni rappresentò il secondo
ricorrente motivo dell’educazione nuova.
• Un’altra peculiare caratteristica dell’educazione nuova fu
un più stretto rapporto tra scuola e vita.
• L’importanza dell’esperienza:il bambino impara attraverso
la personale esperienza,ossia l’attività,il gioco,la
manipolazione.Il bambino non è più visto,in una metafora
psicologica,un vaso da riempire ma una spugna che si
imbeve di ciò che gli interessa.
I pedagogisti dell’ attivismo sono
1899, Demolis fonda
L’école Des Roches.
Posta in aperta campagna
tendeva a riprodurre
l’atmosfera familiare
incentivando la
cooperazione e la
socialità
La scuola per Demolis
In questo tipo di scuola si cerca e si trova ,
come professore, un uomo completo, egli
deve essere un buon modello della specie
umana, quindi non solo istruire con la
parola insegnando ma con l’esempio
operando. Egli rappresenta il padre di
famiglia istruito per poter iniziare i suoi
figli ai diversi ordini di conoscenza e
sufficientemente vivace per poter associarci
ai loro giochi
La nascita della scuola di
Cleparedè
1912, Cleparedè fonda a
Ginevra l’istituto J-J.
Rousseau per le ricerche di
psicologia dell’età evolutiva.
Il suo progetto di creare la
scuola “su misura”
dell’allievo lo pone tra i
maggiori psico pedagogisti
moderni. Il motto della
scuola fu “il maestro vada a
scuola dal fanciullo”
La teoria dell’educazione
funzionale
Cleparedè fu il promotore di tale
teoria. Il fondamento
dell’educazione deve essere non il
timore del castigo né il desiderio di
una ricompensa ma l’interesse
profondo per la cosa che si tratta di
assimilare o di eseguire. Il
fanciullo non deve lavorare o
comportarsi bene per far piacere ad
altri ,ma perché questo modo di
comportarsi è sentito da lui come
desiderabile. Insomma la disciplina
interiore deve sostituire quella
esteriore.
Il gioco in Cleparedè
Cleparedè rivolse molta attenzione al
gioco visto come esercizio educativo
spontaneo, regolato da dinamiche di
grande importanza dal punto di vista
evolutivo senza precoci sistemazioni
delle conoscenze. Non era importante
che il bambino imparasse, ma che
avesse il tempo e le possibilità di
aprirsi ad un ampio spettro di capacità
senza la mortificazione della
specializzazione precoce .La scuola
doveva perciò essere posta nel
momento giusto per non mutilare il
soggetto nella sua evoluzione e nel suo
processo di auto formazione.
Le differenze tra la scuola
tradizionale e la scuola nuova
Mentre nella scuola tradizionale gli
allievi erano tenuti a seguire i
medesimi programmi, nella “scuola
su misura” i contenuti scolastici, i
ritmi di apprendimento erano
predisposti in modo da soddisfare
le esigenze delle diversità
personali. La scuola era tenuta a
svolgere il proprio compito,
ponendosi al servizio dell’alunno e
del suo sviluppo più che rispettare
un programma precostituito
Il ruolo dell’insegnante nella
“scuola nuova”
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•
L’insegnante non poteva più essere
l’onnisciente incaricato di
trasmettere nozioni e conoscenze
.Egli si doveva trasformare in uno
stimolatore di interessi e in un
promotore di bisogni intellettuali e
morali, assumendo più la
fisionomia del collaboratore che
dell’insegnante ex cattedra.
In secondo luogo la preparazione
dell’insegnante non poteva essere
lasciata alla semplice empiria del
buon senso ma andava sostenuta
dall’osservazione psicologica.
Montessori
1906, M. Montessori fonda
la prima “casa dei bambini”
nel rione di San Lorenzo a
Roma, uno dei quartieri più
poveri della capitale, nella
quale realizza una didattica
pre scolastica fondata sui
sensi, attraverso materiale
strutturato.
L’Educazione per Montessori
• Educare significa
promuovere l’auto
educazione dei
bambini
sollecitandone le forze
interiori e le capacità
potenziali.
• Il compito dell’educazione
non era pertanto quello di
impartire nozioni ,dare
ordini, piegare l’animo
infantile alla volontà
adulta, bensì di creare un
ambiente adatto al suo
bisogno di agire, giocare,
assimilare
spontaneamente.
IL Materiale Didattico
Montessoriano
• Secondo la
pedagogista spettava
proprio al materiale
educativo svolgere
tanto la funzione
promotrice quanto la
funzione ordinatrice
dello sviluppo
infantile.
• Le “case dei bambini “
dovevano predisporre di
oggetti in grado di
rispondere ai bisogni di
manipolazione e di gioco
dei bambini e sia di
rispettare la gradualità
legata allo sviluppo dei
sensi e dell’intelligenza
infantile.
IL DIRITTO AL GIOCO
• Il gioco è centrale per
la comprensione del
mondo e la
progettualità
dell’azione, non può
essere sottovalutata la
sua privazione. Lo
spazio del gioco deve
essere considerato un
diritto per ognuno.
• Dai bambini dell’ America
ai figli del degrado
urbano, invece, tanti sono
esclusi dalla fruizione di
questo diritto, sono
costretti a giocare senza
l’utilizzo di strumenti
adeguati a dare al loro
gioco effettiva capacità
formativa
Il LUDUS GIOCATO
Il gioco è sostanzialmente un complesso di pratiche
per passare il tempo inventato prima della
televisione. Per dare una struttura al tempo. Quindi
non semplici passatempi, ma costruzioni mentali
che fanno sembrare importante, cose che non
avrebbero alcuna importanza se non fossero simbolo
di qualcosa altro (come deporre una palla di cuoio in
una rete).
Famiglie di giochi
• I Giochi sono moltissimi.
Alcuni permettono un uso
rallentato de tempo (come
la canasta, la tombola)
altri richiedono una
comprensione del tempo e
un’ attenzione estrema che
mima il Darwismo
accelerato della vita
sociale(come il tennis,
videogioco)
• “Considera”(è una classica
citazione di Wittgenstien)
i processi che chiamiamo
giochi. Intendiamo dire
giochi di scacchiera,
giochi di carte, ecc. Se li
osservi vedrai delle
somiglianze”. I GIOCHI
FORMANO UNA
SOMIGLIANZA DI
FAMIGLIA
Il GIOCO COME
COMUNICAZIONE
Il gioco è sempre un atto comunicativo
presuppone sempre la presenza di un altro.
Anche quando l’altro non c’è ,il gioco lo
inventa facendo sì che il gioco stesso diventi
l’ altro. Questa condivisione che implica
almeno due persone che giocano insieme,
permette di distinguere, secondo WINNICOT
tra fantasticheria e l’immaginazione.
WINNICOT
• Secondo WINNICOT la
fantasia immaginativa
stimolata dal gioco,
arricchisce la vita con
nuovi significati e offre
spunti all’azione.
• La Fantasticheria è ,invece
il prodotto di un
isolamento che inibisce
fino ad interferire con
l’equilibrio psichico della
persona .
GIOCO E POIESIS
La parola poiesis dice evento, finzione, gioco fantastico,
movimento infinito. Zarathustra dice che l’uomo autentico
desidera due cose: il rischio ed il gioco. Ciò significa che il
pensiero si muove nella dimensione del chiaroscuro
dell’enigmatica e che l’ombra è inseparabile dalla luce. Se
dunque il gioco vive e si realizza nel chiaroscuro si mettono
in questione i modi stessi del nostro essere nel mondo. Se il
lampo della meraviglia si abbatte su di noi scoppia lo scuro
stupore per cui improvvisamente il noto diventa ignoto e
problematico , compare il dubbio filosofico l’uomo non
diventa più sapiente ma al contrario ignorante, ritorna ad uno
stadio che costerna e atterrisce.
IL gioco è regola
La regola si presenta al
gioco come prodotto
della creazione e come
suo presupposto. Come
struttura della lingua che
permette ai parlanti di
conversare
GIOCHI DI MIMICRY
La MIMICRY è
l’accettazione temporanea di
un universo convenzionale in
cui diventare personaggi
illusori: il piacere di essere
un altro o di farsi passare per
un altro; di essere in un altro
luogo e in un altro tempo.
OGGI
Dentro la proliferazione estetica di
oggi il “gioco” determina percorsi
che di continuo ridisegnano la
topologia stessa della nostra civiltà,
rivelano modi evidenti, ci fanno
scoprire significati latenti e
soprattutto ci dicono che noi oggi
non viviamo più come un tempo
una sola precisa realtà, viviamo in
più mondi.
CONCLUSIONI
• Il gioco viene
considerato come un
bisogno esistenziale
dell’ uomo il quale
forma attraverso di
esso la propria
personalità.
• Il gioco permette di
sviluppare lo spirito di
cooperazione ,di
socializzazione e di
autocontrollo. Il
rispetto delle regole è
fondamentale per
poter il segno di
coesione e di
collaborazione
BIBLIOGRAFIA
• Caillois R. I giochi e gli uomini, Bompiani,
Milano.
• Fileni, Comunicazione , Cultura, Conoscenza, ed.
Goliardiche, Roma
• Nobile A, Gioco e Infanzia, La Scuola, Brescia
• Acone, L’ultima frontiera dell’educazione, La
Scuola, Brescia
• Vigetti Finzi, Storia della Psicanalisi. Autori
Opere, Teorie. Mondadori, Milano.
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