C8. G.TERRAGNI

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ANTONIO LAVAGGI – LABORATORIO DI PROGETTAZIONE 1 – CORSO DI TEORIA E TECNICA DELLA PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA
Progetti di
GIUSEPPE TERRAGNI
NOTE BIOGRAFICHE
1904 - Giuseppe Terragni nasce a Meda (MI)
1921 - Si diploma e poi si iscrive alla Scuola Superiore di Architettura presso il Politecnico di Milano, dove consegue la laurea nel 1926.
L’anno prima, non ancora laureato, aveva partecipato con Pietro Lingeri al Concorso per il Monumento ai Caduti di Como (sarebbe
stato poi realizzato nella piazza del Duomo).
1927 - Escono sulla rivista "Rassegna italiana" i quattro articoli del "Gruppo 7" (gruppo di giovani che ha l'obiettivo di rinnovare
l'architettura), considerati il manifesto del Razionalismo italiano. Insieme a Luigi Figini, Adalberto Libera, Gino Pollini, Guido Frette,
Sebastiano Larco e Carlo Enrico Rava, Terragni è uno dei sette firmatari di questo manifesto. Negli anni successivi sarà il maggiore
esponente del MIAR, Movimento Italiano di Architettura Razionale.
Lo studio-laboratorio di Terragni è luogo di incontro e di dibattito per il gruppo di artisti e intellettuali comaschi, tra i quali vi sono Mario
Radice, Marcello Nizzoli, Manlio Rho e Carla Badiali. Ci sarà anche Pietro Lingeri, caro amico e collega, che affiancherà Terragni per gran
parte della sua vita professionale.
Tra le sue prime opere c'è il Novocomum. Questa architettura a forma di "transatlantico" (così viene definita) per Como risulta uno
scandalo, ma fortunatamente ne viene risparmiata alla demolizione.
1932-1936 - La "Casa del Fascio" rappresenta la prima e complessa architettura "politica", opera che lo consacra a livello internazionale.
L'architetto lombardo crede nell'architettura come espressione di principi ideali e avverte la necessità di riconoscersi in un
movimento, sia in architettura che in politica.
1933 - fonda insieme ai compagni astrattisti la rivista "Quadrante" che verrà poi diretta da Pier Maria Bardi e Massimo Bontempelli.
Del periodo 1934-1938 è la stagione dei grandi concorsi romani: il primo e secondo grado del Palazzo del Littorio 1934-1937, il primo e
secondo grado per il Palazzo dei Ricevimenti e Congressi all'E42 1937-1938, lavori che si risolvono però in disillusioni.
1936-1937 - realizza le sue opere poeticamente più convincenti e lucide, tra queste l'asilo Sant'Elia a Como e la Casa del Fascio di Como.
Fino al 1940 Terragni è in piena attività e ha molte opere in corso: il Danteum (in collaborazione con Lingeri, architettura allegorica che
celebra Dante Alighieri, il progetto per la sistemazione del quartiere Cortesella (e altri complementi del piano regolatore) di Como, la
Casa del Fascio di Lissone e la raffinata e complessa Casa Giuliani Frigerio, suo ultimo capolavoro realizzato.
L'architetto viene poi richiamato alle armi e tornerà seriamente provato, sia fisicamente che psicologicamente,
Muore a Como nel 1943 a soli 39 .
OPERE PRINCIPALI
Novocomum, Como (1929)
Monumento ai caduti della I Guerra Mondiale, Erba (1930)
Sala O della Mostra della Rivoluzione Fascista, Roma (1932)
Casa del Fascio, Como (1932-1936)
Casa Rustici, Milano (1933-1935)
Asilo Infantile Sant'Elia, Como (1937)
Casa del Fascio (oggi Palazzo Terragni), Lissone (1938-1940)
Casa ad appartamenti Giuliani-Frigerio, Como (1939-1940)
BIBLIOGRAFIA
Bruno Zevi, a cura di, Omaggio a Terragni , Milano 1968.
Bruno Zevi, Giuseppe Terragni, Bologna 1980.
Luigi Zuccoli, Quindici anni di vita e di lavoro con l'amico maestro Giuseppe Terragni. Como 1981.
Ada Francesca Marcianò, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma, Officina Edizioni, 1987.
Thomas Schumacher, GIUSEPPE TERRAGNI, 1991 Electa, Milano
Antonino Saggio, Giuseppe Terragni Vita e Opere, Roma-Bari Editori Laterza, 1995.
Giorgio Ciucci, a cura di, Giuseppe Terragni opera completa, Milano, Electa 1996.
Peter Eisenman Giuseppe Terragni. Trasformazioni, scomposizioni, critiche, con scritti di G. Terragni e M.Tafuri
Macerata, Quodlibet 2004.
Andrea Di Franco, Giuseppe Terragni, Novocomum, Maggioli Editore, 2008.
NOVOCOMUM
1927-29, COMO
È visto come “il primo, organico ed esauriente esempio di
architettura razionalista in Italia” e mentre “consacra
la nuova tecnica del cemento armato , si dimostra un’ottima
machine à habiter , tanto per mobilitare una frase nuova “
(Pagano, 1930)
Il piano tipo prevede otto alloggi per piano, con tradizionale impianto
a corridoio e locali allineati sui due lati. Il carattere altamente
intensivo del Novocomun, nato come casa d'affitto, e la complessità
volumetrica si riflettono anche nella tipologia degli alloggi, diversi
anche negli affacci, due dei quali limitati al solo spazio della corte.
CASA DEL FASCIO
1932-36 COMO
PROGETTO E GEOMETRIA
“L’agibiltà è incentrata sulla sequenza longitudinale
d’accesso, piazza-atrio-corte centrale e sull’asse
trasversale, con a sinistra il sacrario e a destra la scala
principale; quest’ultima funge da fulcro per il sistema
generale di percorrenza dell’edificio che, con leggere
variazioni ai vari piani, si svolge intorno alla corte
centrale.
Al primo piano, per vari aspetti considerato come piano
nobile, la scala principale immette nell’ampia galleria
che, affacciata sulla corte centrale, disimpegna gli
ambienti più importanti: la segreteria politica, l’ufficio del
segretario federale, la sala del direttorio.
Al secondo piano, con identico impianto distributivo,
sono ubicati i vari uffici, l’amministrazione, la biblioteca.
Al piano attico, raggiungibile solo con la scala piccola,
ampi loggiati separano il blocco destinato ai gruppi
universitari dal blocco comprendente archivio e
alloggio del custode.”
(Giorgio Ciucci, a cura di, Giuseppe Terragni, opera completa)
L’edificio, costruito ai margini del centro storico della
città, nella piazza retrostante il duomo, è un blocco
compatto rivestito di lastre di calcare di Botticino, di
quattro piani, compreso il piano terreno e l’attico, con
una corte centrale coperta. La decisone di le facciate, se
da un lato rispondeva all’esigenza di elevare il grado di
monumentalità dell’edificio, dall’altro si adeguava
perfettamente alla ricerca della purezza e
dell’essenzialità del linguaggio moderno.
Terragni scelse il calcare di Botticino che, per la tonalità
uniforme del colore, si prestava più del marmo a
realizzare una sottile e omogenea placcatura, rendendo
così invisibile la trama delle lastre, adattata a posteriori
agli elementi delle pareti già realizzate.
Il progetto iniziale, prevedeva infatti un edificio
completamente intonacato e con infissi in ferro, ripetendo
grosso modo il “razionalismo italiano” del progetto per
l’edificio del Novocomum.
“I prospetti rispecchiano l’impianto
tipologico nella iterazione degli
ambienti e nelle controllate
alterazioni in corrispondenza delle
scale, dei blocchi servizi e delle sale
grandi; al tempo stesso, nella
compiutezza formale e nella
gerarchia tra fronte principale,
facciate laterali e retro, l’edificio si
rapporta all’intorno urbano”.
(Giorgio Ciucci, a cura di, Giuseppe
Terragni, opera completa)
Tagli, squarci e bucature
compongono le facciate, tutte
diverse l’una dall’altra. E tutte
violentemente chiaroscurate da
elementi e forme che si
contrappongo e sovrappongono nel
gioco dei pieni e vuoti: il volume
occupa prepotentemente la scena
formale.
CASA RUSTICI
1933-35, MILANO
“La (casa) più bella, ma anche quella che si discosta dai modi correnti dell’edilizia
cittadina, la sola che configuri un’alternativa. L’alternativa riguarda tanto il modo di
occupare il lotto come il rapporto con la strada”.
Daniele Vitale “Lingeri, Terragni e le case milanesi (1985)
L’intero blocco edilizio è diviso in due corpi isolati con le testate su corso
Sempione; per sfruttare a pieno, inoltre, la forma del lotto lungo la strada
trasversale, Terragni e Lingeri aggiunsero al corpo verso nord una leggera
sporgenza che in pianta consentiva di ottenere un ampio soggiorno … e in alzato
produceva una singolare e quasi autonoma “appendice” volumetrica, cui il
trattamento delle superfici di rivestimento conferiva l’evidenza di una torre..
Concepito in tal modo, lo spazio vuoto del cortile tra i due corpi legittimava
l’aumento delle superfici rivolte verso l’esterno: Conseguentemente a questa
impostazione della pianta, la decisione di collegare le due strette testate lungo il
cortile con una serie di logge-passerella che, mentre ricompongono in qualche
modo la “figura” negata della facciata, conferiscono alla casa quella esaltata
sensazione di totale trasparenza, cui il benpensante realismo popolare affibbiò il
nomignolo di “gabbia dei merli”.
Giorgio Ciucci, Giuseppe Terragni, opera completa. (Electa 1996)
CASA GIULIANI FRIGERIO
1939-40, COMO
E’ l'ultimo edificio realizzato da Terragni
che, militare a Verona, invia all'amico e
collaboratore Luigi Zuccoli schizzi e
indicazioni per la costruzione. Gli
appartamenti, tre per ogni piano, sono a
livelli differenti; la disarticolazione dei
piani si ritrova anche nelle facciate che
esulano ormai dal classico schema
parallelepipedo. Anche l'organizzazione
interna degli appartamenti appare assai
fluida, con pareti mobili che intendono
suggerire una più dinamica fruizione
dello spazio. All'ultimo piano la "villa"
si sviluppa su tre quote diverse; il
movimento dei piani (sia verticali sia
orizzontali) e dei tagli (sia vuoti sia
trasparenti) conferisce ulteriori gradi di
libertà all'impianto. Interessante è anche
il contrapporsi dei piani generati dalle
balconate, dalle finestre arretrate, dai
corpi sporgenti che modulano
l'espressività dei prospetti.
Le pannellature dei balconi e le
intelaiature in ferro, destinate ad
accogliere pannelli in tela per filtrare il
sole (presenti su una sola facciata),
attribuiscono ulteriore plasticità
all'edificio che assume un aspetto
"cordiale e intelligente, di una
stupefacente modernità - si legge
nell'Omaggio a Terragni del 1968 - se
confrontata alle infinite palazzine
costruite nel dopoguerra".
Ordine architetti di Como, a cura di
DANTEUM
CON P.LINGERI E M.SIRONI
1938-40, ROMA
1. LA SELVA OSCURA
2. LA SALA DELL’INFERNO
3.LA SALA DEL PURGATORIO
4.LA SALA DEL PARADISO
5.LA SALA DELL’IMPERO
6.LA GRADINATA
Il Danteum fu progettato nel 1938 da Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri , con interventi scultorei di Sironi. Il progetto ha il fine di descrivere con i materiali
e le leggi dell'architettura il significato espresso nei versi della "Divina Commedia" di Dante Alighieri; meno di un terzo della superficie totale del progetto ha
infatti una "funzione" (esposizione e biblioteca), tutto lo spazio rimanente ha solo una "ragione".
Il progetto che sarebbe dovuto sorgere a Roma, lungo Via dei Fori Imperiali, rimase sulla carta a causa della sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale.
Il progetto prevedeva una serie di ambienti posizionati lungo un percorso elicoidale ascendente, segnato da un uso materico della luce, anch'essa
ascendente (si passa infatti dall'ombra alla luce), simbolizzando un percorso della coscienza dall'abisso infernale alla contemplazione paradisiaca.
Nel Danteum il passaggio tra le sale è sempre trattato per interruzione o slittamento dei muri.
Il viaggio comincia, così come nel poema dantesco, con l'attraversamento della "Selva Oscura" (1), rappresentata con una fitta trama di colonne.
La luce in questo spazio filtra attraverso delle fessure nel solaio, proprio come in una foresta dove la luce giunge a terra filtrata dalle foglie e dai rami
degli alberi. Bisogna perciò entrare nella "foresta", scansare gli "alberi" e trovare, come in una labirinto scandito dalle fittissime colonne, l'ingresso alla sala
successiva. Dalla Selva si giunge, senza ovviamente discostarsi dal poema, alla "Sala dell'Inferno" (2). Anche qui ritroviamo delle colonne posizionate
però lungo un tracciato geometrico a spirale. Avvicinandosi al centro della spirale è come se le colonne fossero risucchiate da una vortice e sprofondassero
insieme ai riquadri di pavimento che le sostengono. In questo "sprofondamento infernale" verso il centro della spirale viene coinvolto anche il solaio retto
dalle colonne, che "frantumandosi", lascia passare degli squarci di luce che tagliano l'ombra che avvolge la sala. Attraverso l'interruzione di un muro si entra
nella "Sala del Purgatorio" (3), che è trattata allo stesso modo della precedente, ma in negativo. La geometria è la stessa, quella della spirale, ma questa
volta ci troviamo in un percorso ascensionale dove i riquadri del pavimento si sollevano verso il centro e gli squarci di luce nella copertura che si aprono sul
cielo nascono dalla prossima ascesa verso il paradiso. Da qui attraverso un'intercapedine si accede ad un passaggio sempre ascensionale dal quale si
giunge nella "Sala del Paradiso" (4). La sala è inondata di luce che filtra in gran quantità attraverso il soffitto vetrato. La pavimentazione sembra essere
sospesa, con ogni elemento staccato dall'altro, poggiata sulla "selva" sottostante di cento colonne. Qui invece le colonne sono molte meno e non sono
"pesanti" come quelle sottostanti, anzi sono trattate in modo immateriale essendo infatti di cristallo. La luce in questa sala attraversa perciò la materia che
viene ridotta ad ombre e riflessi. Il percorso dantesco è così concluso ma, il Danteum prosegue in altre due parti. La prima è rappresentata dalla "Sala
dell'Impero" (5) che avrebbe dovuto celebrare l'Italia fascista, è curioso notare come in realtà la sala sia un monumentale corridoio scandito da colonne ma
è cieco, senza via d'uscita. L'uscita dal Danteum è sul lato opposto del "paradiso", attraverso un'interruzione tra i muri quasi accidentale.
SOVRAPPOSIZIONE DELLA PIANTA
ALLA BASILICA DI MASSENZIO
EVIDENZIAZIONE DEI QUADRATI GENERATORI
E DEL RETTANGOLO AUREO
PIANTA ALLA QUOTA 1,60.
ASILO SANT’ELIA
COMO 1937
Il progetto finale dell’Asilo di Sant’Elia, nasce nel 1936 (e inaugurato il 31 ottobre del 1937), in un momento importante per l’architettura italiana che cerca
di affermare il suo carattere funzionalista per quanto concerne servizi, case e materiali.
Questo è il progetto di una piccola scuola, un asilo appunto, costituita da quattro aule, un refettorio, la cucina e i necessari servizi di supporto.
La pianta è iscritta in un quadrato regolare e viene ruotata rispetto alla maglia stradale per trarre il massimo vantaggio dall’insolazione, sempre in continuità
ai fabbricati esistenti. Essa è aperta, ad U, organizzata da volumi bassi disposti attorno ad un cortile centrale e circondati dal giardino.
Nel corpo principale sono distribuiti gli spazi dell’atrio, lo spogliatoio ed i servizi.
Il fabbricato che penetra il giardino, a destra, ospita le aule e gli spazi per il gioco e la ricreazione, direttamente affacciati al cortile interno.
Il volume a sinistra è attrezzato con la palestra.
Arretrato e parallelo all’asse stradale è il refettorio ricavato in un piccolo corpo aderente al caseggiato a confine del lotto.
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