J. Locke

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J. Locke
Saggio sull’intelletto umano
1690
Cecità e schiavitù
• “I ciechi saranno sempre guidati da quelli
che vedono, altrimenti cadranno nel fosso;
e certamente il più soggetto, il più schiavo,
è colui che è cieco nel suo intelletto”
(4.20.6.)
Introduzione
• Poiché l’intelletto è ciò che pone l’uomo al di
sopra di tutti gli esseri sensibili e gli dà tutto il
vantaggio e il dominio che egli ha su di essi, è
oggetto degno del nostro lavoro, per la sua
stessa nobiltà, indagarne la natura. Ma
l’intelletto, come l’occhio, mentre ci fa vedere e
percepire tutte le cose, non avverte se stesso; e
si richiede arte e fatica per collocarlo a distanza
e per farlo oggetto a se medesimo
Problema dell’origine della conoscenza
• Non voglio occuparmi della natura oggettiva
dell’anima
• Né in cosa consiste la sua essenza, o con quali
movimenti psichicio alterazioni corporee noi
veniamo in possesso di sensazioni per mezzo
dei nostri organi e di idee nel nostro intelletto, né
se alcune di queste idee o tutte dipendono o no
dalla materia nella loro formazione
• Il metodo storico: il modo in cui l’intelletto viene
a conoscenza dei suoi oggetti.
Introduzione
A Il metodo:
• I. origine delle idee, nozioni, che l’uomo
osserva in sé, e che è conscio di fronte a
se stesso di avere nella propria mente.
B Come la mente si rifornisce i idee.
• La conoscenza che si acquisisce per
mezzo di queste idee è: certa, evidente,
estesa
• III. Le ragioni e i gradi dell’assenso
Contro l’innatismo
•
•
“Ritengono taluni, come opinione incontestabile, che nell’intelligenza vi siano certi
principi innati, certe nozioni primarie, altrimenti dette nozioni comuni, caratteri, per dir
così, impressi nella nostra mente, che l’anima riceve fin dal primo momento della sua
esistenza, portandoli con sé nel mondo.
Se i miei lettori fossero liberi da ogni pregiudizio, per convincerli della falsità di questa
supposizione non avrei che a mostrar loro (come spero di fare nelle seguenti parti di
quest’opera) come gli uomini possano acquistare tutte le conoscenze che hanno
mediante il semplice uso delle loro facoltà naturali, senza il soccorso di alcuna
nozione innata; e come possano raggiungere la certezza, senza aver bisogno di
alcuna di tali nozioni o principi originari. Poiché, a mio avviso, ognuno converrà
facilmente che sarebbe incongruo supporre le idee dei colori innate in una creatura,
cui Dio ha dato la vista e il potere di ricevere queste idee mediante gli occhi dagli
oggetti esterni. E non sarebbe meno irragionevole attribuire a delle impressioni
naturali e a dei caratteri innati la conoscenza che noi abbiamo di molte verità, quando
possiamo osservare in noi stessi l’esistenza delle facoltà appropriate a farci
conoscere quelle verità con altrettanta facilità e certezza come se impresse nella
mente fin dall’origine”
I poteri della mente
• Conoscere fin dove la nostra intelligenza si
estende. I confini della mente, oltre i quali non è
possibile esprimere affermazioni sensate.
• Comprendere i gradi e l’estensione possibile
della nostra mente
• La metafora della fune del marinaio: non potrà
scandagliare tutte le profondità del mare, ma la
sua lunghezza sarà sufficiente per dirigere la
rotta della barca ed evitare i bassi fondi che
potrebbero spingere verso le secche.
Cosa interessa nella vita
• Conoscere non tutte le cose, ma quelle
utili per condurla.
• La filosofia come ricerca dei limiti fra la
parte luminosa e la parte in ombra.
• Il termine idea e i suoi molteplici significati:
fantasma, nozione, specie, o qualunque
cosa che occupi la mente quando essa
pensa
Non esistono principi innati nella mente
• La prova del consenso generale
(consensum gentium)
• I principi di dimostrazione: identità e non
contraddizione
• Le verità che sono impresse nella mente
sono anche percepite, conosciute e
accettate attraverso un consenso
personale
Contro l’innatismo
•
•
Ritengono taluni, come opinione incontestabile, che nell’intelligenza vi siano
certi principi innati, certe nozioni primarie, altrimenti dette nozioni comuni,
caratteri, per dir così, impressi nella nostra mente, che l’anima riceve fin dal
primo momento della sua esistenza, portandoli con sé nel mondo.
Se i miei lettori fossero liberi da ogni pregiudizio, per convincerli della falsità
di questa supposizione non avrei che a mostrar loro (come spero di fare
nelle seguenti parti di quest’opera) come gli uomini possano acquistare tutte
le conoscenze che hanno mediante il semplice uso delle loro facoltà
naturali, senza il soccorso di alcuna nozione innata; e come possano
raggiungere la certezza, senza aver bisogno di alcuna di tali nozioni o
principi originari. Poiché, a mio avviso, ognuno converrà facilmente che
sarebbe incongruo supporre le idee dei colori innate in una creatura, cui Dio
ha dato la vista e il potere di ricevere queste idee mediante gli occhi dagli
oggetti esterni. E non sarebbe meno irragionevole attribuire a delle
impressioni naturali e a dei caratteri innati la conoscenza che noi abbiamo
di molte verità, quando possiamo osservare in noi stessi l’esistenza delle
facoltà appropriate a farci conoscere quelle verità con altrettanta facilità e
certezza come se impresse nella mente fin dall’origine.
La ragione
• Si attiva nel tempo e le verità si
raggiungono gradatamente con il
contributo della ragione stessa, ma ciò
non significa che tali idee siano preesistenti nella mente
Libro II – delle idee in generale
• La mente è un foglio bianco, privo di ogni
carattere, senza alcuna idea.
• Dall’esperienza si traggono tutti i materiali della
ragione e della conoscenza
• Dai sensi (qualità sensibili, bianco, giallo,
caldo, freddo, duro, molle, dolce, amaro) e
dalla riflessione ( oggetto delle riflessioni
dell’anima, percepire, pensare, dubitare,
credere, ragionare, conoscere, volere).
Percepire e pensare
• Avere delle idee e percepire è la stessa
cosa
• L’anima non pensa sempre, ma solo
quando è cosciente di pensare
Idee semplici e complesse
•
In questa facoltà di ripetere e di unire insieme le sue ide, la mente ha
grande potere di variare e moltiplicare gli oggetti dei suoi pensieri,
infinitamente al di là di quello della sensazione e la riflessione gli forniscono.
Ma tuto ciò è sempre limitato alle idee semplici che essa riceve da queste
due fonti e che formano le materie prime di tutte le sue composizioni,
perché le idee semplici provengono dalle cose stesse, e di queste la mente
non può averne di più né altre se non quelle che le sono presentate
.
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