Mandato inglese 1920
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CARTINA N. 1
Il protettorato britannico, 1920
A partire dallo scoppio della Prima guerra mondiale nel
1914, il movimento sionista, nato verso la fine del XIX
secolo con lo scopo di creare in Palestina una patria
ebraica per gli ebrei di tutto il mondo, ha compiuto degli
immensi passi in avanti. Agli inizi, il movimento favorì la
nascita di decine di insediamenti sul territorio ottomano,
conquistando le simpatie e il sostegno di importanti
sostenitori in tutta Europa e negli Stati Uniti. Fra questi,
sono da ricordare membri francesi e inglesi della famosa
dinastia di banchieri Rothschild.
Verso la fine del 1917, il ministro degli Esteri britannico
Arthur Balfour scrisse una lettera al barone Lionel
Rothschild, nella quale dichiarava il proprio appoggio alla
instaurazione in palestina “di una costruzione nazionale del
popolo ebraico”, Balfour si augurava che la sua presa di
posizione avrebbe incrementato le adesioni degli ebrei,
particolarmente di quelli americani, alla causa della guerra.
Balfour era altresì convinto che la presenza di ebrei amici
degli inglesi in Palestina avrebbe favorito un maggiore e
migliore controllo del Canale di Suez. Il movimento sionista
progetta lo stato ebraico : la scelta dei territori risponde ad
una logica religiosa comprendendo tutti i territori dell’Erez
Israel, ma anche ad esigenze geopolitiche, aggiungendo
zone di rilevanza geopolitica ed economica.
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L'occupazione britannica della Palestina, in seguito al collasso
dell'impero ottomano dopo la guerra, si trasformò in un mandato,
stabilito con la conferenza di pace del 1920 e sancito dalla Lega delle
Nazioni due anni più tardi. Nei documenti che istituivano il mandato fu
inserita la Dichiarazione di Balfour. Ma poiché il governo britannico non
aveva sovranità su quel territorio, il suo atto non ebbe alcun valore ai
sensi del diritto internazionale. Con quell'atto si incoraggiava solo il
rafforzamento di una minoranza nazionale.
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Tre quarti del territorio sottoposto al mandato riguardavano la
Transgiordania (i territori a Est del fiume Giordano), che i britannici nel
1921 destinarono esclusivamente agli arabi e affidarono al governo
della famiglia degli Hashemiti.Né gli arabi, né gli ebrei erano soddisfatti
della sistemazione. Una situazione che non si modificò in tutti i 28 anni
del governo britannico della Palestina, segnato da ogni tipo di violenza.
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Spartizione del 47-48
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La spartizione del 1947-48
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Dopo la seconda guerra mondiale e l’Olocausto,
gli argomenti a favore di uno stato sovrano
ebraico si sono molto rafforzati a scapito del
peso geopolitico degli arabi, considerando che il
gran muftì si era schierato con Hitler. Le frizioni
sul territorio tra arabi, ebrei e truppe britanniche
aumentano tanto che la Gran bretagna decise di
sottoporre il caso alle Nazioni Unite.
Nel novembre del 1947, le Nazioni Unite
decretarono la fine del protettorato britannico
entro il 15 maggio del 1948 e la successiva
divisione della Palestina in uno Stato arabo
e uno israeliano e Gerusalemme sotto il
controllo internazionale. Il 14 maggio 1948,
poche ore dopo la proclamazione dello Stato
di Israele da parte del leader sionista David
Ben-Gurion, un contingente costituito da
truppe egiziane, irachene, siriane,
transgiordane e libanesi invase la nuova
nazione.
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CARTINA N. 2
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naqbah
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Seguirono aspri combattimenti, ma gli
israeliani sfruttando il cessate il fuoco e
le divisioni nel fronte arabo, lanciarono
in agosto un’offensiva che sbaraglia le
truppe arabe, creando dei confini simili a
quelli che la Palestina aveva avuto sotto
il protettorato britannico. Si assiste alla
cacciata dei Palestinesi. Si parla di oltre
700000 profughi: è la naqbah
(catastrofe)
Lo stato ebraico riunisce ora tutta la
zona costiera, la Galilea a nord, il negev
fino al Mar Rosso e la parte occidentale
di Gerusalemme. La Transgiordania, che
nel 1950 diventa Giordania, si annette la
Cisgiordania e Gerusalemme Est
Poco dopo, lo Stato di Israele e etrò a far
parte delle Nazioni Unite e venne
ufficialmente riconosciuto da oltre 50
paesi in tutto il mondo.
Lo stato arabo-palestinese previsto
dall’ONU non viene alla luce.
CARTINA N.3
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Dal ’49 al ’57 (se c’è spazio)
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Verso la fine dell'Ottobre de 1956, istigato dai
governi francese e britannico nel corso della
crisi provocata dall'occupazione egiziana del
Canale di Suez, Israele invase la penisola del
Sinai allo scopo di distruggere basi militari là
collocate. Israele procedette all'occupazione di
Gaza e di Sharm el Sheikh, località dalla quale è
possibile controllare l'accesso al Golfo di Aqaba.
Israele invase e occupò anche la maggior parte
della regione del Sinai posta ad Est del canale.
In base ad accordi precedentemente presi,
Francia ed Inghilterra intervennero a loro volta
nel conflitto, in modo da costringere le Nazioni
Unite a dichiarare un cessate il fuoco. La crisi
ebbe fine in dicembre, quando le Nazioni Unite
imposero un contingente di pace nella regione
del Sinai. Le truppe israeliane si ritirarono nel
marzo del 1957.
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La guerra dei sei giorni
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CARTINA N. 4
Non appena Egitto, Siria e Giordania
cominciarono a mobilitare le loro truppe nella
primavera del 1967 per ciò che appariva un
prossimo attacco, Israele adottò una manovra
preventiva. Il 5 giugno, l'aviazione israeliana
distrusse la flotta aerea egiziana a terra.
Successivamente, colonne di carri armati e
reparti di fanteria israeliani invasero le alture del
Golan, la Cisgiordania, compresa la Città
Vecchia di Gerusalemme, Gaza e la Penisola
del Sinai. Il 10 giugno, la guerra poteva dirsi
conclusa grazie ad cessate il fuoco imposto
dalle Nazioni Unite.
L'Egitto e la Siria tornarono ad attaccare Israele
nell'ottobre del 1973, nel corso di Yom Kippur,
una delle maggiori festività ebraiche. Israele
riportò perdite considerevoli, ma riuscì
comunque a respingere gli attacchi. In una serie
di trattati conclusi nel 1974, Israele ritirò le sue
truppe e mantenne il controllo del Sinai e arrivò
a concludere un accordo per cessare le ostilità
anche con la Siria.
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Negli accordi di Camp David del marzo del 1979, i governi di Egitto ed
Israele misero fine allo Stato di guerra fra i due paesi. Israele restituì la
penisola del Sinai all'Egitto e questo riconobbe ufficialmente l'esistenza
dello stato ebraico.
Nel marzo del ’78 Israele invade per la prima volta il sud del libano.
Interverrà ancora nel 1982, per poi ritirarsi nella <fascia di sicurezza>
che evacuerà solo nel 2000 sotto il governo Barak.
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Il Piano Allon
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Dopo la guerra dei sei giorni il generale israeliano Ygal Allon (espressione delle
colombe) propone una spartizione dei Territori occupati, in base a considerazioni
strategiche: territori più intensamente popolati dagli arabi andrebbero sotto il controllo
giordano. Israele si annetterebbe Gerusalemme Est e dintorni, una fascia di 20 km lungo
il fiume Giordano, parte della Striscia di Gaza, le alture del Golan e la linea costiera da
eilat a sharm Al-sheikh. Il Sinai verrebbe restituito all’Egitto. In Cisgiordania
tornerebbero sotto il controllo giordano due enclavi, la zona a nord di Ramallah e la
zona di Hebron, senza il collegamento diretto con la Giordania. Gli arabi rifiutano il
piano e l’esistenza stessa di Israele ( i tre no del settembre 1967) Il piano fallisce ma
resterà un punto di riferimento per militari e politici israeliani e sarà riproposto in varie
versioni.
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Anni ’70 e 80
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1974 la lega araba riconosce l’olp come solo rappresentante del popolo e della
terra palestinese.
1982 invasione israeliana del Libano, con l’obiettivo di distruggere l’olp;
massacri a Sabra e Chatila (comandante dell’esercito sharon)
1987 Intifada
Dicembre 1988 Yasser Arafath condanna ogni forma di terrorismo e riconosce
Israele su pressione de presidente americano Ronald Reagan
1993 Oslo
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oggi
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CARTINA N. 5
Con il patrocinio del ministro degli Esteri
norvegese Johan Holst, Israele e l'Olp, il
Movimento per la Liberazione della Palestina,
negoziarono in segreto a Oslo una
"Dichiarazione dei principi". Questo documento
venne in seguito firmato a Washington il 13
settembre del 1993 dal leader dell'Olp Yasser
Arafat e dal primo Ministro israeliano Yitzhak
Rabin.
Israele accettò di ritirare le truppe da Gaza e
dalla Cisgiordania,(senza specificare la data
entro la quale ciò sarebbe dovuto accadere)
con l'eccezione della città di Hebron, e
acconsentì all'autogoverno palestinese di
questi territori. Nelle "Lettere di reciproco
riconoscimento" che accompagnavano la
"Dichiarazione", Israele riconosceva l'Olp come
legittimo rappresentante del popolo
palestinese. Dal canto suo, l'Olp riconosceva
ad Israele il diritto di esistere. Oggi, i negoziati
fra Israele e l'Olp si basano sui principi stabiliti
nel corso degli accordi del 1993, accordi che
non sono mai stati applicati.
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Golan
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CARTINA N. 6
Le alture del Golan
Un grosso ostacolo alla pace fra Israele e la Siria è
costituito dalla questione delle alture del Golan, un
altopiano posto in una posizione altamente strategica
nella parte sudoccidentale della Siria, che gli israeliani
occuparono nel corso della "guerra dei Sei giorni",
combattuta e conclusa fra il 5 e il 10 giugno del 1967.
Israele procedette all'occupazione militare del Golan e
entro la fine del 1970, riuscì ad insediarvi quasi 30
postazioni di civili. Nel 1981 effettuò l'annessione
unilaterale del territorio. La Siria vuole che Israele
restituisca tutto il territorio che era sotto il suo controllo
alla data del 4 giugno del 1967. E' opinione diffusa che
Israele intenda restituire una parte del territorio del
Golan, ma conservare il controllo delle linee di confine
tracciate nel corso del Protettorato francese della Siria
nel 1920 e di quello britannico della Palestina subito
dopo la I Guerra Mondiale. Le alture del Golan coprono
una zona vasta 1.250 km e confina con il Libano
meridionale, con la parte nordorientale di Israele e con
le regioni nordoccidentali della Giordania. Al suo interno,
esistono formazioni montuose che raggiungono i 2000
metri nel Nord, ma anche porzioni di territorio poste
sotto il livello del mare a Sud, lungo il Lago di Tiberiade
e il fiume Yarmuk.
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gerusalemme
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Nel 1948, gli israeliani occuparono la parte occidentale di
Gerusalemme. Essi mantennero il controllo della Città Nuova
in seguito all'armistizio dichiarato nel 1949 e fino al 1967,
quando procedettero all'occupazione di tutta la città nel corso
della "guerra dei Sei giorni". Il successivo atto di annessione
della parte orientale di Gersualemme non è mai stato
accettato dalla comunità internazionale.
Gli israeliani considerano Gerusalemme la loro città "Eterna e
indivisibile". I palestinesi, che la chiamano "Al Quds",
affermano che la parte orientale è la capitale del loro futuro
Stato. Questa comprende la Città Vecchia circondata da
mura, con i suoi quartieri armeno, cristiano, ebraico e
musulmano, il Santo Sepolcro, il Muro del Pianto e la
moschea Al Aksa.
Israele ha concesso i diritti di autoammistrazione a oltre
300.000 palestinesi residenti nella parte orientale di
Gersualemme e ha proposto di accordare all'Autorità
palestinese il pieno controllo di certi quartieri intorno alla città.
I palestinesi insistono nel chiedere il controllo di tutta la parte
orientale. Secondo l'agenzia di notizie Reuters, alti esponenti
palestinesi sostengono che Yasser Arafat, il leader dell'Olp, il
movimento per la liberazione della Palestina, teme di essere
assassinato nel caso acconsentisse ad un compromesso sui
diritti dei palestinesi a Gerusalemme.
CARTINA N. 7
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Il confine con il Libano
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Il 24 maggio del 2000, Israele ha annunciato la fine
dell'occupazione militare della regione meridionale del
Libano, durata 22 anni. Le truppe israeliane avevano
cominciato a ritirarsi dalla zona di sicurezza di 15
chilometri il 22 maggio, dopo che il primo ministro Ehud
Barak aveva impartito un ordine in tal senso, sei settimane
prima del termine ultime del 7 luglio che gli israeliani si
erano autonomanente fissati.
Le alture del Golan La zona era stata ricavata lungo il
confine nel 1985 per proteggere i civili israeliani della parte
Nord dello Stato dalle azione dei guerriglieri hezbollah,
spalleggiati dal governo di Teheran. A riempire il vuoto di
potere venutosi a creare ci penserà l'Unifil, un contingente
di pace delle Nazioni Unite composto da 4.500 soldati
provenienti da Stati quali l'Italia, il Ghana, la Francia, la
Finlandia, le Isole Fiji e altri. L'Onu ha in progetto di
aumentare le forze del contingente a 7500 uomini. Era dal
1978 che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
chiedeva il ritiro delle truppe israeliane dalla zona.
CARTINA N.8
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