Recensione del rifrattore Takahashi TOA-130S di Marco Meniero Il nuovo corso della produzione cinese dei telescopi ha condizionato lo sviluppo del mercato introducendo nuove proposte economicamente molto concorrenziali. In questo nuovo scenario di settore, la ditta Takahashi Seisakusho Ltd., ha saputo ben rispondere rilanciando l’offerta con eccellenti apocromatici, tenendo testa sia alla produzione cinese, sia alle ditte blasonate. La casa nipponica, fondata da Mr.Kitaro Takahashi a Tokyo nel 1932, ha iniziato l’attività con la produzione di valvole per sottomarini; successivamente, nel dopoguerra, ha iniziato a sviluppare strumenti ottici e nel 1967 si è convertita alla produzione di telescopi. Nel 1970, ha introdotto il Fluoruro di Magnesio (MgF2) per il trattamento anti riflesso ed il Fluoruro di Calcio (fluorite, CaF2) per le ottiche. Nel 1998, il Protocollo di Kyoto ha messo al bando fluorocarburi, non la fluorite, ma durante la lavorazione del cristallo i fluorocarburi vengono liberati e respirati dagli operai. Inoltre, la fluorite è estremamente delicata ai graffi e sensibile all’umidità (igroscopica) ed agli agenti chimici atmosferici. Pertanto, la Takahashi ha iniziato a sostituire la fluorite degli apocromatici FS con le lenti più ecologiche e meno delicate in FPL-53, affidandosi al settore di Ricerca e Sviluppo di della Canon. Tra alcuni astrofili aleggia il sospetto che il passaggio dalla fluorite ai vetri ED sia dovuto solamente a motivi economici e non all’ottemperanza del Protocollo di Kyoto. Infatti il passaggio dalla fluorite al FPL-53 ha permesso di ridurre i costi della lavorazione in quanto i cristalli in fluorite sono molto più fragili e facilmente danneggiabili durante la lavorazione. Solo sospetti? Non lo so, ma è vero che le linee di produzioni più vecchie mantengono ancora la Fluorite (es. Sky90, 2009). E sempre stato noto, tra gli astrofili, che i vetri ED garantissero un contrasto inferiore alla fluorite, ma le stupende ottiche di recente produzione, come quelle dell’FSQ106 ED Petzval (seconda serie), hanno fatto ricredere molti appassionati. Caratteristiche tecniche: Nel 2003 la Takahashi ha introdotto sul mercato nuovi tripletti ortho-apocromatici con lenti ED (SFPL53) rimpiazzando l’eccellente apocromatico alla fluorite FS-128 f/8 con il TOA-130 f/7.7, nel 2005 ha sostituito l’FS-152 f/8 con il TOA-150 f/7.3. Le intenzioni dichiarate dai fratelli Kiichiro e Eishiro Takahashi sono quelle di produrre strumenti che siano il punto di riferimento nella correzione delle aberrazioni cromatiche e sferiche. I tecnici nipponici hanno definito le innovative ottiche come “ortoscopiche-apocromatiche” (l’acronimo “TOA” si legge: Triplet Orthoscopic Apochromat), vediamo cosa vuol dire: “Orthoscopico” è un termine greco che significa "visione corretta", ovvero ottica priva di aberrazioni geometriche significative. “Apocromatico”, secondo la definizione di Abbe, indica un obiettivo capace di concentrare nello stesso punto almeno i raggi delle tre lunghezze d'onda (rosso, verde e blu) ed è corretto per l'aberrazione sferica e coma per almeno due delle tre lunghezze d'onda. Quello che interessa è portare il fuoco dei colori rosso e blu il più possibile vicino a quello del verde per minimizzare lo spettro secondario, quindi un apocromatico è esente da falsi colori. Rispetto ai precedenti sistemi apocromatici FS e FCT (quelli dalla produzione inquinante secondo il Protocollo Kyoto, per intenderci), il TOA-130 è in grado di ridurre la deviazione dal verde al blu di 1/3. Questa nuova ottica, possiede quindi un nuovo sistema ottico a tre lenti, ad alto indice di rifrazione, in grado di minimizzare le aberrazioni geometriche e dello sferocromatismo. I grafici forniti dalla Takahashi indicano che in questo strumento l’aberrazione sferica è corretta dalla linea G della lunghezza d’onda (blu a 436nm) alla linea C (Halpha a 656nm) con una tolleranza picco-picco pari a +/-0,01mm e quindi tutto lo spettro nel visibile è a fuoco sullo stesso piano. L'alone viola dell'aberrazione cromatica svanisce ed il debole residuo blu intorno alle stelle luminose ad alti ingrandimenti scompare a vantaggio delle riprese con le reflex digitali, le quali risultano particolarmente sensibili nel blu. Inoltre, l’ottima correzione è estesa anche nell’infrarosso e nell’ultravioletto a vantaggio delle riprese con i CCD, infatti nell’intervallo allargato da 400nm a 900nm la correzione è contenuta nei limiti +/-0.2mm. Tuttavia il concorrente diretto Astro Physics “Gran Turismo” EDF 130 f/6.3 risulta ancora più performante grazie ad una tolleranza di +/- 0.006% da 430nm (riga G) a 706nm (riga R). Particolare della cella Takahashi dichiara, inoltre, che la Strehl Ratio del TOA-130 ammonta a 0.992 e la correzione è pari a Lambda/12. Per chi ama i confronti, Pentax afferma che rifrattori apo della serie SDP hanno una Strehl Ratio variabile da 0.96 a 0.97. Youri Petrunin produce i suoi TEC140 f/7 con una correzione pari a 0.99, mentre Roland Christen costruisce i suoi Astro Physics con un valore pari a 0.984 ed una correzione vicina a Lambda/30. I valori citati sono tutti di altissimo livello che pongono gli strumenti in una sorta di “Olimpo” dei telescopi amatoriali. La Strehl Ratio di un telescopio indica a la percentuale della luce di un'immagine stellare che cade dentro il disco di Airy ed il massimo valore teorico possibile (100%) corrisponde ad 1. Affinché le ottiche siano corrette dalle aberrazioni, si deve fare in modo che la macchia causata dalla diffrazione (disco di Airy) superi quella causata delle aberrazioni; per rispettare questo criterio il massimo errore del fronte d’onda non deve superare Lambda/4, altrimenti l’aberrazione si rende visibile e compromette l’immagine. Per avere un metro di paragone con il mitico apocromatico Zeiss APQ130, la Zeiss dichiara che le sue lenti sono lavorate al valore di Lambda/29. Tuttavia si deve anche considerare che è quasi impossibile che un astrofilo, dotato di 11/10 di vista, possa cogliere la differenza tra uno strumento corretto a Lambda/12 ed uno corretto a Lambda/30; ritengo invece che si possano capire le differenze tra strumenti che abbiano la stessa purezza ottica, ma con configurazioni diverse (tripletti in olio Vs tripletti in aria Vs quadrupletti …). Da confronti sul campo con gli strumenti citati, ho potuto verificare la superiorità del TOA-130 nella correzione geometrica e cromatica rispetto al TEC 140, a discapito di una minore incisione al centro. Il TEC sembra più inciso alla lunghezza d’onda del visuale (520-560nm), mentre il TOA sembra avere una incisione superiore in media su tutto lo spettro. In base a queste caratteristiche, ritengo il TEC superiore nel visuale, mentre il TOA nelle riprese con CCD. Rispetto all’Astro Physics EDFS 130 f/6, l’unica differenza che ho notato è una visione più calma in quest’ultimo. I dati di Strehl Ratio dichiarati sono quelli teorici dettati dai vari costruttori, in pratica è molto raro che poi siano quelli reali, anche se vi si avvicinano molto, ogni ottica anche dello stesso modello è diversa l'una dall'altra. Sarei molto curioso di confrontare il TOA con gli apocromatici Zeiss APQ130, LZOS e Nikon 100ED f/12. Correzione cromatica alle varie lunghezze d’onda (fonte Skypoint) Il tubo Toa con Prisma di Herschel Cool Ceramic su montatura AZ Particolari del focheggiatore Sono prodotte due versioni di TOA-130, versione “F” con focheggiatore largo dal diametro di 4” ed un cerchio utile d'immagine pari a 92mm, e la versione “S” con focheggiatore da 2.7”, un cerchio d'immagine di 40mm e campo da 2.3°, che permette la fotografia a fuoco diretto sul 35mm. Ho preferito la versione “S” perché non ho esigenze di riprese fotografiche sul formato 6x7. Ho ricevuto il tubo, fornito del solo adattatore per oculari/accessori, in un doppio imballo di cartone. Una volta aperto, la prima cosa che mi ha colpito è stata la bellezza e l’eleganza della verniciatura bianca; il tubo ha un design classico e di ottima estetica, ma piuttosto voluminoso; appare meno adatto al trasporto rispetto al Pentax 125 SDP ed all’Astro Physics 130 EDFS, i quali sono caratterizzati anche da una verniciatura rugosa e più resistente ai graffi. Fin dal primo contatto visivo è emersa subito la particolare cura nella realizzazione: tubo lungo 1015mm con focheggiatore retratto e senza accessori, diametro pari a 156mm, peso di 10.5Kg (la versione “F” pesa 11.4Kg), paraluce largo 179mm che si estrae per 160mm. La massa del tubo è notevole, si consideri che pesa circa 3Kg più del predecessore FS128 e 2Kg più della media dei concorrenti. Questo è un vantaggio per evitare flessioni del tubo. Anche le dimensioni sono imponenti, ma sono giustificate dalla lunga focale di 1000mm. La cura della costruzione è maniacale al fine di evitare la dispersione di correnti termiche interne, veloce acclimatazione ed il mantenimento della collimazione. Tali ingombri mettono a dura prova la mia montatura SkyWatcher Eq6 Pro, soprattutto durante le riprese fotografiche e la focheggiatura ad alti ingrandimenti. Per ridurre le vibrazioni ho sostituito la barra del contrappeso con una spessa 3,1cm (l’originale è spessa solo 1,8cm) ed ho applicato la slitta della coda di rondine più larga dell’originale di tipo Losmandy e lunga 40 cm (ditta LBAstro). Ora il tubo con gli anelli artigianali e la piastra pesa 12.3Kg. Credo comunque che la mia Eq6 (ripulita e modificata con i cuscinetti SKF e con treppiede in legno) non sia sufficiente alle riprese con CCD. Consiglio montature superiori tipo quelle della classe della G41, Bellincioni Omega, RM-300, 1000HPS … Il tubo su Eq6 modificata La lente frontale è protetta da un tappo a pressione e dalla bella cella, quest’ultima incastona l’ottica con ben 18 viti per la collimazione. Personalmente avrei preferito un tappo con inserimento a vite e foro centrale per diaframmare a 10cm. La particolare intubazione della cella garantisce un'ottima protezione del sistema ottico - meccanico da scossoni che si possono subire durante il trasporto e permette all'ottica di raggiungere velocemente l'equilibrio termico al variare della temperatura esterna. Non ho mai avuto problemi di condensa e appannamenti. L’interno del tubo è perfettamente opacizzato ed annerito con diaframmi dai bordi taglienti alternati a numerosi micro diaframmi. Le tre lenti sono scure, spaziate in aria e divise in tre gruppi; fra i due crown è posizionata una lente ED (S-FPL53), come nell’Astro Physics 130 EDFS, le cui lenti sono spaziate in olio. Il tripletto ha ben sei trattamenti multistrato per assicurare il maggior contrasto possibile. La perdita di luce dichiarata è solo del 0.5% su ogni superficie trattata, contro il quasi 2% su ogni superficie dei sistemi spaziati ad olio. Inoltre la manutenzione è inferiore a quella richiesta da questi ultimi, dato che non c'è la presenza dell'olio che potrebbe fuoriuscire o diventare torbido con il passare del tempo. Osservando l’obiettivo dall’esterno, si nota l’uniformità nella trasparenza ed i trattamenti multistrato appaiono molto efficienti. La lente esterna appare priva di bolle, di striature e degli anelli di Newton. Particolari della cella Il focheggiatore è a pignone a cremagliera da 2.7" e consente una messa a fuoco fluida e priva di giochi ma, purtroppo, mancano le tacche micrometriche tipiche dei Pentax SDP. Ha una escursione totale di 7cm e sembra insensibile alle dilatazioni termiche. Il portaoculari da 50.8mm si avvita direttamente al focheggiatore e viene fornito di un adattatore da 31.8mm con un collare autocentrante che permette di mantenere perfettamente centrato qualsiasi accessorio evitando di rigarlo, come avviene con i sistemi a vite. Purtroppo il collare autocentrante è presente solo nell’adattatore da 31.8mm e non in quello da 50.8mm. Le due grandi manopole in alluminio per la regolazione della messa a fuoco sono facilmente utilizzabili anche con i guanti; una vite centrale sovradimensionata permette di bloccare e mantenere il focheggiatore nella corretta posizione di fuoco. Il focheggiatore è ben realizzato, tuttavia mi sarei aspettato un sistema più raffinato come quelli demoltiplicati a due velocità con rapporto 1:10 che, ad esempio, TEC offre di serie. La Takahashi prevede un sistema demoltiplicato “Micro Edge Focuser” come accessorio, ma da una prova sul campo mi è apparso troppo leggero e con gioghi laschi. A chi vuole sfruttare il TOA-130 in astrofotografia consiglio di applicare al focheggiatore con un sistema retrofit Feather Touch (circa 230 Euro, 2012), oppure con un RoboFocus controllabile tramite PC. Un utile accessorio fotografico e visuale è il “Camera Angle Adjuster”, ovvero il rotatore di fotocamera, che si avvita al focheggiatore prima del portaoculari; esso permette alla fotocamera di essere ruotata lungo l'asse ottico di 360° senza perdere la corretta posizione di messa a fuoco e l’ortogonalità. Questo accessorio è molto utile anche con il visore binoculare, tuttavia mi ha deluso sia perché è piuttosto duro da ruotare, sia perché presenta delle resistenze molto discontinue durante la rotazione. Dopo averlo smontato ho scoperto che il problema era attribuibile ad una frizione in teflon non perfettamente sferica; per ripristinare il corretto scorrimento è stata rettificata da un mio amico (Mauro Meco di Fi). Nell’agosto del 2012 ho sostituito il CAA Takahashi con lo stesso modello della ditta italiana LB Astro (di Lorenzi e Bernadi). Quest’ultimo risulta più fluido e robusto. Escluso il rotatore giapponese, sembra che tutto sia stato creato con cura certosina e che l’ottica intubata sia stata realizzata senza compromessi, sia nei componenti fondamentali, sia nelle finiture. Altri accessori utili sono il riduttore di focale (2 lenti) che porta la focale a 750mm f/5.8 ed estende il campo fotografico fino a 3.8° con un cerchio d’immagine di 52mm (con degli anelli dedicati questo valore può variare), lo spianatore di campo che riduce leggermente la focale portandola a 980mm e l’Extender TOA-1.6X (5 lenti in 3 gruppi) che porta la focale a 1600mm f/12.3 con un campo fotografico di 1.4°. Quest’ultimo accessorio mi ha particolarmente colpito per elevata qualità: ha sempre fornito immagini talmente secche e limpide da sembrare di osservare senza il moltiplicatore. Gli accessori Takahashi sono innumerevoli e permettono ogni tipo di applicazione visuale e fotografica garantendo sempre la massima qualità. Fortunatamente esistono delle system chart che illustrano il posizionamento di ogni accessorio. Tuttavia, nella scelta consiglio di fare particolare attenzione alla nomenclatura per evitare di acquistare anelli errati e di seguire solamente i codici TK, ad esempio la ditta chiama nel medesimo modo: CA-35, sia un adattatore foto visuale da 50.8mm, sia un anello che permette di raggiungere il fuoco nell’uso del riduttore di focale. Inoltre, la Takahashi ha studiato degli oculari in vetri ED ottimizzati per questa ottica: LE-ED 2.8mm, il flat field LE-50mm ed i Taka UW 90 (quest’ultimi sono aplanatici e devono essere abbinati allo spianatore). Camera Angle Adjuster Particolare del rotatore di camera LBAstro e del retrofit Feather Touch Il riduttore (sinistra) ed il moltiplicatore (destra) I due accessori CA-35 a confronto Guida fuori asse Proxyma LBAstro e riduttore di focale Prova sul campo Le caratteristiche viste mi hanno convinto a comprare un TOA-130 per sostituire il mio vecchio Newton Vixen (vedi Nuovo Orione, n°198 di Novembre 2008). E’ logico a questo punto attendermi da questo strumento prestazioni ed una resa ottica ai limiti della perfezione. Dopo un anno di utilizzo vediamo se il telescopio ha onorato le aspettative. Non avendo la possibilità di effettuare una analisi con un interferometro, mi sono accontentato della classica ispezione visiva del disco di Airy. Dopo aver acclimatato l’ottica, ho effettuato lo star test sull’immagine di diffrazione di Arturo esaminandola con il focheggiatore nelle posizioni di intrafocale, fuoco ed extrafocale. L’ottica è risultata perfettamente collimata e, come previsto, le immagini intra/extra sono apparse identiche e perfettamente sferiche. Ho percepito la regolarità e la simmetria degli anelli, indice della mancanza di errori zonali. Non ho rilevato nessuno di questi errori: aberrazione sferica, errori zonali, curvatura di campo, aberrazione cromatica, astigmatismo, tensioni, coma e rugosità. Il disco di Airy era uniforme e senza aloni. Anche il bordo luminoso della Luna era privo di falsi colori. Durante il test c’era vento e la parte del tubo sopravvento era più fredda di quella sottovento, quindi mi aspettavo dei moti convettivi interni, ciò nonostante non ho notato la presenza della tipica “piuma di calore” che deforma il disco di Airy. Questo è indice di intubazione eccellente. Le foto a lunga esposizione con una reflex “full frame” hanno evidenziato la perdita di puntiformità ai bordi e la curvatura di campo. Per questa applicazione è necessario usare lo spianatore dedicato. In questo scatto si vede chiaramente il campo deformato nel bordo sinistro e la perdita di puntiformità. Per arginare il problema si deve usare uno spianatore di campo. Lo scatto è stato fatto con una Canon Eos 5D MKII a 500Iso con tempo d’esposizione di 30 secondi. Se avessi usato un sensore APS-C, il difetto non si sarebbe evidenziato. Di seguito alcune immagini di un test eseguito da Stefano Arrigoni al suo Toa 130: Disco di Airy del Toa 130 di Stefano Arrigoni Le immagini ottenute con CCD Inpector da Stefano Arrigoni dimostrano che il suo TOA ha una curvatura contenuta entro il 5.9% Osservazione del cielo La visione degli ammassi stellari, che presentano stelle puntiformi fino ai bordi è incantevole e mozzafiato. La percezione dei colori è una esperienza unica. Il cielo nero sembra distaccato dalle stelle lucenti come capocchie di spillo. La visione di M13 è avvincente: si riesce a risolvere l’alone ed il brulicare di stelle si estende fino ai bordi del campo quasi a voler avvolgere l’osservatore! Si percepisce a fatica una “V” scura nel nucleo. M3 con il Pentax XW10 (100x) è veramente un gioiello, non sono riuscito a risolvere tutto il nucleo, tuttavia colpisce da quanto è staccato e contrastato. Il doppio ammasso di Perseo con l’Ethos 13 ed il Pentax XW20 (50x) fa togliere il fiato; si vedono sacche di cielo nero come la pece legarsi con gomitoli di stelline colorate e finissime; vi sono stelle di ogni colore e la visione quasi tridimensionale surclassa una precedente osservazione con il Myauchi 20x100ED. Anche con un Erfle da 25mm, di marca sconosciuta, ho avuto una visione mozzafiato. M51 a 100x appare molto luminosa e chiaramente attaccata a NGC5194; il campo è ricco di stelline. M31 a 50x esce dal campo dell’oculare e l’enorme quantità di dettagli è spiazzante. La sfavillante Epsilon Bootis “Pulcherrima” è stata sdoppiata facilmente con un Pentax XW5 (200X), nonostante il seeing non proprio favorevole. I colori delle componenti erano particolarmente vividi. Purtroppo non ho avuto modo di testare l’ottica su doppie più difficili, la cui separazione si avvicina al potere separatore (0.89”), come ADS1538 Cet (0.94”) e STF 1338 (0.92”) nella Lince. Albireo è stata emozionante, come pure Alcor e Mizar. In tutte le osservazioni le stelle sono apparse finissime, sino ai bordi del campo, grazie anche agli ottimi oculari, ed in alcuni casi sembrava di osservare attraverso l’oblò di una navicella spaziale. Ho osservato Giove, con un Pentax XW5 +1.6X (320x) e un Vixen Or 4mm (250x): le bande apparivano ben visibili, si percepivano alcuni dettagli all’interno della Grande Macchia Rossa e nelle strutture limitrofe; ho scorto con facilità gli ovali chiari tra le bande STB(S) e SSTB, inoltre ho percepito alcuni ovalini nella SSTB. Con un Pentax XW10+1.6X il disco di Giove si mostrava di un colore bianco senza perdita di colore dovuta a lunghezze d’onda non a fuoco. Ho avuto l’impressione di osservare un globo tridimensionale e non solo bidimensionale sul fondo cielo. Osservando Saturno, con Pentax XW5 e Extender-1.6x (320x), ho apprezzato la perfetta acromaticità dell’ottica, il disco del pianeta risultava scolpito su un fondo cielo nero come il velluto. Anche Saturno, come per Giove sembrava scostarsi dal fondo cielo! Sul suolo lunare mi sono concentrato nello a scovare dettagli ostici. Mi sono soffermato ad osservare con soddisfazione i craterini A e B lungo la rima Hypatia. La visione del terminatore che scendeva vicino Arzachele e lungo Thebit A e Thebit L è stata entusiasmante. I particolari dentro il fondo fratturato di Posidnius sono apparsi ben contrastati e le ombre proiettate da Alpes Vallis e Mons Piton erano molto incise e sembravano proiettate da guglie gotiche. L’immagini erano molto secche; in passato ho avuto le stesse sensazioni osservando con il predecessore FS128 ed oculari Radian. Con un AP 130 EDFS f/6 (con Radian) ho visto la stessa quantità di dettagli del Toa-130; con l’EDFS le immagini sembravano più ovattate e calme, mentre con il Takahashi apparivano più contrastate. I due strumenti hanno fornito immagini molto simili ed allo stesso livello, ma con plasticità diverse. Purtroppo non ho potuto sfruttare al massimo le potenzialità dell’ottica nell’alta risoluzione perché non avuto la possibilità di usare ortoscopici di elevata qualità come gli Zeiss. Ho confrontato fotograficamente il TOA-130 con il Canon EF500 f/4L Is (17 lenti in 13 gruppi) con duplicatore 2x, per capire se il supertele Canon potesse rappresentare una alternativa valida e più pratica nella fotografia di fenomeni tipo le eclissi e le congiunzioni. Ho fatto molti scatti sulla luna ottenendo file di buona fattura con Canon, ma nessun buono scatto col telescopio a causa del forte vento che faceva vibrare il tubo del telescopio. Quindi ho deciso di continuare il test fotografando un casale, perché ciò permetteva di tenere il tubo in una posizione più stabile. Il risultato è nettamente a favore del TOA-130 in termini di incisione, nitidezza, vignettatura e vividezza dei colori. Tale conclusione era prevedibile anche a causa del minor numero di lenti presenti nel telescopio. Il casale è stato messo ai bordi del fotogramma per evidenziare le aberrazioni e queste immagini sono dei ritagli di ingrandimenti al 100%:entrambe le ottiche si comportano egregiamente, ma il Takahashi risulta superiore per incisione e cromatismo e vividezza. Il TOA è un perfetto astrografo, nella figura si vedono i diversi campi disponibili: 1) Reflex “full frame” con riduttore di focale: 750mm, f/5.8; 2) Reflex “full frame” a fuoco diretto: 1000mm, f/7.7; 3)Reflex APS-C con riduttore di focale; 4) Reflex APS-C a fuoco diretto; 5) CCD Kaf 400 a fuoco diretto. Transito di Venere ripreso con Moltiplicatore Taka 1.6X e Canon Eos 5D MKII NGC6559 con Canon EOS 30D con filtro Baader, 800 Iso, posa di 3h (foto S.Arrigoni) NGC 7023 dal Colle del Nivolet, Toa 130 con riduttore a f/5.8 su montatura Atlux, autoguida SBIG ST4 Canon Eos 50D con filtro Baader, 800Iso, posa di 105 minuti (foto S.Arrigoni) Conclusioni La qualità ottica e meccanica del TOA-130 si collocano ai massimi livelli del mercato. E’ dotato di una nitidezza eccezionale, ed è destinato ad astrofili evoluti, che voglio cimentarsi nei campi dell’osservazione planetaria e del deep sky, a patto di usare oculari di elevata qualità. Restituirsce sempre immagini perfette. E’ pienamente sfruttabile anche nel campo della fotografia astronomica, sia con le reflex, sia con i moderni CCD. Agli astrofotografi consiglio di mettere in conto anche l’acquisto di accessori come il correttore di campo, il riduttore di focale ed un sistema di focheggiatura demoltiplicato. In sintesi questo stupendo apocromatico potrebbe essere il punto d’arrivo per molti astrofotografi esigenti, i quali, tra una foto e l’altra, si possono anche divertire con osservazioni deep sky e planetarie senza rimpiangere diametri maggiori. Certamente con un dobson le galassie sono più luminose, ma sicuramente non delude. Ci è piaciuto: qualità ottica; bassa sensibilità alla turbolenza; costruzione e robustezza, correzione dello sferocromatismo ineguagliata. Non ci è piaciuto: peso ed ingombri, delicatezza della verniciatura, rotatore di campo. Configurazione ottica: Obiettivo: Diametro: rifrattore apocromatico tripletto ortho - apocromatico spaziato in aria (crown – S FPL53 – crown) 130mm Lughezza focale : Focale: Estrazione del fuoco: Magnitudine limite: Potere separatore: Diametro tubo/paraluce: Lunghezza tubo: Diametro focheggiatore: Peso: Cercatore: Culla: Spianatore di campo: 1000mm f/7.7 258mm 12.3 0.89” 156mm/179mm 870mm – 1015 con adattatori 4”(versione F), 2.7”(versione S), a pignone e cremagliera 11.4Kg (versione F), 10.5Kg”(versione S) opzionale opzionale opzionale (produce stelle con diametro di 2.9 micron al centro, meno di 8 micron a 40mm e 20micron a 80mm dal centro) Per approfondire sulla storia della ditta Takahashi: http://www.takahashi-europe.com/ http://www.astrosurf.com/re/taka_telescopes.html http://www.sbig.com/mb/tak/takahashi.htm http://takahashiamerica.com/