Teorie delle immagini mentali A cura di Eleonora Bilotta Tutti abbiamo immagini mentali La produzione di immagini mentali è un fenomeno che quasi tutti incontriamo ogni giorno, esse possono essere spontanee o intenzionali, intervengono in tutto un repertorio di attività mentali dalla soluzione di problemi, alla memorizzazione, ai sogni ad occhi aperti . In che cosa consistono non è facile dirlo . “La mente umana è un proiettore di diapositive con un numero infinito di fotogrammi immagazzinato nel suo archivio” (SAMUELS e SAMUELS 1975). Questo è il modo più comune per pensare alle immagini mentali: come se fossero delle fotografie visualizzate all’interno del cervello. Le immagini mentali non possono essere davvero fotografie o figure di alcun altro genere perché una figurazione dentro la testa richiederebbe un qualche modo per poterla guardare. Dato che gli occhi che ispezionano il mondo esterno non possono girarsi in dentro per ispezionare le immagini interiori, l'unica alternativa sarebbe “un occhio della mente” incaricato di osservare lo schermo mentale. Ma dall'esame del cervello non è venuto fuori nessun schermo, ne tantomeno un occhio per guardarlo. Le immagini mentali non sono figure Le immagini dunque non sono figure dentro la testa e tutti gli studiosi che si occupano di esse sono d'accordo in questo. Nell'ottica della scienza cognitiva, un immagine è una rappresentazione mentale che dà luogo all'esperienza di vedere qualcosa in assenza di stimoli ottici appropriati. Compito della scienza cognitiva è quindi scoprire che cosa succede nella nostra mente quando abbiamo l'esperienza di eseguire varie operazioni sugli oggetti rappresentati nelle nostre immagini mentali; vogliamo capire come è registrata l'informazione visiva nelle rappresentazioni alla base delle immagini che, secondo la nostra esperienza soggettiva, abbiamo in mente e vogliamo capire come queste rappresentazioni sono manipolate nel corso del pensiero. Non tutte le proprietà di questi eventi psichici sono evidenti all'esperienza ma dovremo riuscire a rendere conto di che cosa succede quando abbiamo l'esperienza di vedere, ruotare o perlustrare gli oggetti rappresentati. visualizzazione sullo schermo di un calcolatore Secondo la metafora della visualizzazione sullo schermo del calcolatore le immagini hanno un carattere di raffigurazione visuale sono, cioè configurazioni di dati che funzionano come se avessero proprietà spaziali. (KOSSLIN, 1980) Questa non è l'unica possibilità. Esistono varie interpretazioni alternative per spiegare quello che le persone riferiscono circa le loro immagini mentali; alcune di queste interpretazioni non attribuiscono nessuna proprietà figurale alla rappresentazione mentale. Tra le spiegazioni non figurali avanzate tre meritano di essere prese in considerazione. Primo alcuni filosofi hanno sostenuto che quando parliamo di immagini interiori non necessariamente ci riferiamo ad un entità reale; potrebbe darsi che la parola immagine fosse usata in maniera del tutto convenzionale. Cosa sono le immagini mentali .Questa opinione è poco plausibile se non altro perché non corrisponde alla nostra esperienza: quando mentalmente ognuno di noi si rappresenta qualcosa e come se la vedesse realmente e nessuno potrebbe convincerci del contrario. L'esperienza soggettiva ci avverte che qualcosa sta succedendo nella mente. Le esperienze sono irrefutabili. Così dato un gran numero di persone che riferiscono l'esperienza di immagini mentali, sembra evidente che nella nostra mente succeda qualcosa. Una seconda posizione che nega alle immagini mentali ogni qualità visuale, accetta per quello che sono i resoconti introspettivi, affermando però che questa esperienza non ci dice nulla su ciò che avviene nella mente dei soggetti; ossia il fatto che le immagini diano un impressione figurativa non garantisce affatto che nella mente abbia luogo un qualcosa di analogo. Secondo questa teoria, lo stesso tipo di evento psichico si ritrova alla base delle immagini mentali e del linguaggio. Le immagini sarebbe più corretto intenderle come una sorta di frasi che come raffigurazioni visive. Uno dei principali sostenitori di questa idea è lo psicologo Zenon Pylyshyn(1973). Cosa sono le immagini mentali/2 Una terza interpretazione che esclude qualunque aspetto figurativo delle immagini mentali afferma che queste non sono implicate direttamente nel pensiero. Non sono altro che un segnale di lavori in corso nella mente, secondo questa teoria interrogarsi sugli eventi mentali partendo dai dati introspettivi è del tutto futile. Tutte tre le posizioni implicano che le proprietà delle immagini quali noi le sperimentiamo soggettivamente non ci dicono niente a proposito dell'effettiva rappresentazione mentale. Caratteristiche delle immagini mentali Nei primi anni 70 ci si è trovati nella non facile prova di raccogliere dati per escludere le interpretazioni alternative che negavano ogni qualità figurativa alle rappresentazioni mentali; se le immagini mentali raffigurano davvero l'oggetto, la rappresentazione deve avere una grandezza, una forma e un orientamento in uno spazio funzionale, tutte proprietà che devono influire sui tempi di elaborazione e altre variabili simili. Un esempio di questo tipo di approccio lo troviamo in una serie di ricerche condotte da Roger Shepard con Jackie Metzler (1971) alla Stanford University sulla rotazione mentale delle immagini. Shepard e la Metzler cominciavano mostrando ai soggetti coppie di figure geometriche, con la richiesta di valutare il più rapidamente possibile se avessero la stessa forma, a prescindere dall'orientamento. Per rispondere i soggetti avrebbero dovuto ruotare l'immagine mentale, di una forma fino a farla corrispondere all'altra. L'ipotesi era che quanto maggiore fosse la rotazione necessaria per orientare le due forme, tanto più lungo sarebbe stato il tempo di esecuzione. Chiesto poi ai soggetti di spiegare come avessero fatto a confrontare le due forme, questi confermavano di averne ruotato una per sovrapporla all'altra. I soggetti estraggono informazioni dalle immagini mentali I risultati di questi esperimenti suggeriscono, che il soggetto estrae delle informazioni dalle immagini mentali per prendere delle decisioni. Prima che il soggetto compia la rotazione non sa se i due oggetti sono gli stessi o sono differenti. Le immagini e gli eventi mentali sono entità psicologiche suscettibili di studio, misurazione ed elaborazione teorica. Cioè oltre a inventare un compito sperimentale che suscitasse nei soggetti la consapevolezza introspettiva di un immagine mentale bisognava individuare una differenza oggettiva nel caso che ad essere elaborata fosse davvero una rappresentazione figurativa e non proposizionale. Il miglior modo sembrò quello di usare il tempo come variabile da misurare in un compito di perlustrazione visiva dell'immagine mentale. I soggetti estraggono informazioni dalle immagini mentali/2 Se i soggetti impiegavano più tempo a percorrere visivamente una distanza maggiore su un oggetto rappresentato mentalmente allora si trattava di una rappresentazione figurativa. I soggetti dovevano memorizzare un disegno finché non riuscivano a creare un esatta immagine mentale e poi a rispondere esaminando la figura nell'immagine interiore così formata. Ai soggetti si era spiegato che il punto era quanto tempo ci sarebbe voluto per esaminare l'immagine mentale del disegno alla ricerca del dettaglio in questione. Per esplorare l'immagine mentale da un estremo all'altro il tempo necessario era più lungo, mentre era più breve quando si trattava di reperire un dettaglio più prossimo al punto di focalizzazione. Mentre il compito di questo gruppo era di memorizzare i disegni e di formarsene immagini mentali, a un altro gruppo è stato chiesto di imparare una descrizione verbale; ai soggetti veniva indicato il nome di uno degli oggetti raffigurati e questi ne richiamavano alla memoria la relativa descrizione. Secondo gli esperimenti, le immagini mentali sono rappresentazioni figurative Ma in tal caso i risultati furono diversi da quelli che usavano le immagini mentali. Non sicuri dei risultati di questi esperimenti, ne sono stati eseguiti altri; questa volta è stato chiesto ai soggetti di memorizzare una mappa sulla quale erano segnati sette luoghi: uno scoglio, una piazza ecc. Tenendo in mente l'immagine dell'intera mappa, i soggetti dovevano mettere a fuoco un luogo e poi cercarne un secondo. In metà dei casi questo secondo elemento era presente sulla cartina nell'altra metà non c'era. Se il luogo di destinazione era segnato sulla mappa i soggetti dovevano raffigurarsi un puntino nero che si spostava il più rapidamente possibile da un punto ad un altro, non appena il puntino raggiungeva la metà premevano un pulsante. Se invece guardando sulla carta non trovavano il luogo indicato premevano un secondo pulsante. Ancora una volta i risultati dell'esperimento confermano la tesi che le immagini mentali siano rappresentazioni figurative: i tempi crescono in contemporanea con la distanza coperta in uno spazio bidimensionale immaginario. Se le immagini sono figurative devono presentarsi all'interno di un mezzo che funzioni come uno spazio. Un mezzo è un luogo dove si possono collocare le rappresentazioni. Due sono le proprietà del mezzo. Primo, il mezzo deve avere una risoluzione limitata. Secondo gli esperimenti, le immagini mentali sono rappresentazioni figurative/2 Se l'immagine mentale è troppo piccola i particolari devono essere più difficili da vedere. Secondo, il mezzo deve avere una estensione spaziale limitata: le immagini non possono essere estese ma limitate dall'ampiezza del mezzo e dall'angolo visuale dell'occhio della mente. Ancora una volta è stato chiesto ai soggetti di formare un immagine mentale e poi ispezionarla alla ricerca di un dettaglio. Si è partiti usando come oggetti degli animali: si trattava di rintracciare nell'immagine mentale un carattere somatico. La speranza era di indurre i soggetti a formare certe immagini così piccole che i dettagli fossero illeggibili a causa della grana del mezzo mentale in tal caso per vedere i lineamenti avrebbero impiegato più tempo che in immagini in grandezza normale. Misurando il tempo impiegato dai soggetti ad ispezionare le immagini mentali per verificare vari particolari anatomici, si poteva scoprire se i dettagli sono davvero oscurati dalla grana del mezzo mentale. I risultati però confermarono l'ipotesi di partenza i soggetti impiegavano più tempo per vedere i dettagli di un animale visualizzato mentalmente accanto ad uno più grande che non accanto ad uno più piccolo. La tesi proposizionalista I sostenitori della tesi proposizionale hanno contestato l'assunto che il maggiore tempo impiegato a vedere un dettaglio su un immagine rimpicciolita sia davvero effetto della grandezza apparente dell'oggetto e della grana del mezzo mentale. Secondo i proposizionalisti le rappresentazioni usate nell'esecuzione del compito sperimentale non sono vere e proprie raffigurazioni visive degli animali; ma descrizioni mentali; i soggetti ricordano meglio i particolari anatomici dell'animale più grande in ogni coppia perché sanno che si possono vedere più dettagli in una cosa grande che in una piccola; inoltre ricordando un maggior numero di elementi di un animale, riescono a ricordare meno di quello accanto, perché lo spazio rimasto disponibile in memoria per la sua descrizione è minore. Le basi di questa interpretazione si trovano nella teoria psicologica della memoria a breve termine. La tesi proposizionalista/2 La memoria funziona a tre livelli: il deposito sensoriale, che registra impressioni momentanee delle cose che percepiamo; il deposito a breve termine, che conserva l'informazione per un tempo più lungo, il deposito a lungo termine, dove l'informazione è archiviata per poter essere usata in seguito. Secondo i proposizionalisti, alla richiesta di formare l'immagine mentale di una coppia di animali i soggetti utilizzano quasi tutto lo spazio disponibile nella memoria a breve termine per ricordare i tratti caratteristici del più grande. I lineamenti dell'animale più grande sono individuati più rapidamente: quanti più sono i tratti depositati nella memoria a breve termine, tanto più è probabile che fra questi ci sia anche quello richiesto dallo sperimentatore. I tratti che non sono compresi in questo elenco devono essere ricercati in "archivio" dentro la memoria a lungo termine il che richiede più tempo. Secondo l'interpretazione proposizionale, allora, la grandezza del carattere richiesto non ha nessuna importanza, mentre è importante la forza di associazione quando si consulta mentalmente una lista o una rappresentazione proposizionale: si ricordano più rapidamente quei caratteri che sono più associati all'oggetto in questione. La tesi proposizionalista/3 Secondo l'ipotesi figurativa, è alla grana del mezzo mentale che si deve la difficoltà di ispezionare oggetti su scala ridotta: quindi i tratti più piccoli di un oggetto dovrebbero essere più difficili da vedere dei grandi. Questa ipotesi ha portato a dimostrare che è la grandezza in sè a determinare variazioni nel tempo di risposta non la limitata capacità della memoria verbale o proposizionale a breve termine. Per capire questo esperimento basta visualizzare mentalmente un "gatto". Nell'immagine mentale la testa è più grande e si individua più rapidamente degli "unghielli". Se la tesi proposizionale fosse esatta "artigli" dovrebbe venire in mente altrettanto rapidamente quanto "testa" perché quello che conta secondo questa prospettiva è la maggiore o minore probabilità che un dato particolare anatomico sia fra quelli che si ricordano quando si pensi ad esempio come è fatto un gatto. Sono stati eseguiti degli esperimenti in cui sono stati messi in campo due fattori uno contro l'altro: grandezza del carattere e forza associativa. Alcuni soggetti avevano il compito di usare l'immagine mentale per rispondere, mentre altri dovevano decidere se certi tratti anatomici appartenessero o meno a un animale. La tesi proposizionalista/4 Il fatto che i tempi di risposta variassero in funzione della grandezza del dettaglio solo quando i soggetti si basavano per rispondere sull'immagine mentale, mentre variavano in base alla forza di associazione quando le immagini mentali non entravano in gioco, sembra indicare che i soggetti usassero autentiche immagini mentali e non rappresentazioni proposizionali. Da questi esperimenti è risultato che la produzione di immagini mentali è diversa dal tipo di pensiero proposizionale alla base dell'uso del linguaggio. Quando si ricordano i tratti di un oggetto a partire dalla sua immagine, quello che si rievoca non è quello che si ricorda di un elenco di caratteristiche. Ciò rende significativo il fatto che in molti casi si possa scegliere se usare un immagine o una formulazione proposizionale per ricordare qualcosa. Sia che ci consideriamo prevalentemente visivi o verbali tutti abbiamo la capacità di passare all'altra modalità di pensiero quando può servire. DIFFERENZA TRA IMMAGINI E PROPOSIZIONI La nostra mente utilizza due tipi di rappresentazioni: immagini e proposizioni. Siamo capaci di ricordare le cose secondo più di un criterio. Ad esempio la" forma delle orecchie di un cane" può essere registrata in memoria in un formato più simile alle parole oppure a una rappresentazione figurativa. Il formato figurativo riproduce l'informazione alla stessa maniera di una foto oppure un disegno; specifica le relazioni spaziali e risente di tutte le limitazioni imposte dalle proprietà del mezzo in cui si presenta l'informazione. La controparte verbale è il formato proposizionale descrittivo che veicola l'informazione come potrebbe fare una frase. Le rappresentazioni proposizionali hanno una struttura non spaziale ma sintattica; i simboli si susseguono in una sequenza che rispetta certe regole grammaticali. I ricordi verbali veicolano l'informazione in una qualche forma condensata che funziona come una frase. Dal momento che i ricordi possono essere immagazzinati come proposizioni o immagini si pongono due domande: primo, perchè una forma di informazione viene in mente prima dell'altra?. DIFFERENZA TRA IMMAGINI E PROPOSIZIONI/2 Secondo che cosa determina se un particolare fatto debba essere registrato nella memoria sotto forma d'immagine, di proposizioni o in entrambe le forme? Per spiegare riportiamo un esempio "che forma hanno le orecchie di un pastore tedesco". Si forma prima l'immagine mentale e poi si risponde ma se la domanda venga ripetuta molte altre volte non ci sarà bisogno di generare un immagine; dopo una serie di rievocazioni la modalità del ricordo cambia da figurativa a descrittiva. L'immagine mentale perde la sua funzione dopo che si è risposto varie volte alla stessa domanda perchè alla nostra mente risulta più facile ritrovare nella memoria alcune parole piuttosto che generare un immagine, esaminarla e tradurre l'informazione visiva in una risposta verbale. Ricorriamo per prima all'immagine mentale perchè l'informazione non viene registrata sotto forma proposizionale; nessuno di noi ha mai avuto ragione di registrare in memoria una descrizione verbale delle orecchie di un pastore tedesco. Guardando il cane, ne immagazziniamo l'immagine visiva ma non dovendola descrivere verbalmente la lasciamo nella sua forma figurativa originale. Il solo modo di rammentare l'informazione in assoluto quando veniamo interrogati per la prima volta, è ricorrere DIFFERENZA TRA IMMAGINI E PROPOSIZIONI/3 Dunque usiamo le immagini mentali tutte le volte che non ci è mai capitato di riflettere su un carattere visibile di un oggetto che però abbiamo visto e quando la deduzione sarebbe troppo laboriosa al contrario usiamo l'informazione proposizionale quando si è ben sicuri su cosa rispondere. KOSSLIN(1980) riporta tre modelli in relazione al fatto di che cosa la mente utilizza prima se immagini o proposizioni; il primo modello ipotizza che la mente, quando raffronta a memoria la grandezza di due oggetti, prova prima nel formato proposizionale. L'informazione proposizionale immagazzinata per ciascuno dei due oggetti viene consultata immediatamente, trovando le categorie di grandezza che sono associate all'uno e all'altro. Le due descrizioni vengono confrontate e se sono diverse, viene indicato subito l'oggetto classificato in memoria come più grande dell'altro(ad esempio topo e elefante non c'e bisogno dell' immagine). DIFFERENZA TRA IMMAGINI E PROPOSIZIONI/4 Se invece la categoria di appartenenza è la stessa (come avviene per oggetti di grandezza molto simili, topo e criceto) ecco che la decisione non si può basare sulla descrizione proposizionale. A tal punto non resta che generare l'immagine dei due oggetti affiancati, esaminarli e arrivare così alla decisione circa la loro grandezza relativa. Quindi quanto più è simile la grandezza dei due oggetti tanto più è probabile che la categoria di grandezza in cui sono classificati sia la stessa e che si debba: ripiegare sull'elaborazione di immagini mentali: ciò richiede più tempo rispetto ai casi in cui per rispondere basta andare a vedere le categorie di appartenenza. Il secondo modello ipotizza che la mente cominci il confronto consultando rapidamente le immagini visualizzate. In tal caso, l'immagine dei due oggetti in questione viene generata ed ispezionata sommariamente. Se la disparità è sostanziale l'oggetto più grande si può distinguere quasi subito; se la differenza è lieve, si passa a una rappresentazione proposizionale che fornisca un informazione più dettagliata. Questo modello spiega che le distinzioni più fini richiedono più tempo con la maggiore elaborazione necessaria per arrivare alla decisione. L'ipotesi del terzo modello è che la mente, per DIFFERENZA TRA IMMAGINI E PROPOSIZIONI/ Se l'immagine mentale fornisce una risposta più veloce, ecco che viene usata l'immagine. Se invece la consultazione dell'informazione proposizionale è più rapida e si rivela sufficiente a rispondere, si userà questo tipo di informazione ignorando le immagini. Basta che sia registrata in memoria un immagine dell'oggetto, questo modello suppone che vi si ricorra in tre circostanze diverse: quando il soggetto non ha pensato a una certa caratteristica, per cui non esiste in memoria una descrizione proposizionale; quando si tratta di distinzioni relativamente sottili che non emergono dalla descrizione; quando è più laborioso andare a cercare o addirittura ricostruire, una descrizione, anzichè affidarsi alle immagini mentali. DIFFERENZA TRA IMMAGINI E PROPOSIZIONI/6 In questo ultimo caso, il soggetto trova l'informazione cercata usando la visualizzazione, mentre sta anche consultando la descrizione proposizionale. Nella nostra mente l'informazione proposizionale e figurativa sono consultate simultaneamente, per usare quello che arriva prima a fornire una risposta. Secondo i teorici delle immagini queste aiutano a migliorare la memoria; infatti a partire dai primi anni 60 ALAN PAIVIO dell'università dell'ONTARIO OCCIDENTALE si è dedicata allo studio delle relazioni tra immagini mentali e memoria. Infatti dimostrava che le immagini siano in grado di facilitare le prestazioni della memoria, presentando concreti vantaggi rispetto ad una rappresentazione solo proposizionale dei ricordi. Paivio ha mostrato come le parole immagazzinate con un doppio registro, verbale e di immagini, sono meglio memorizzabili rispetto a quelle immagazzinate con una modalità solo verbale. Per esempio sostantivi concreti come "vaso" si ricordano più facilmente di sostantivi astratti come "valore" grazie alla maggiore quantità di informazione contenuta nelle immagini rispetto a quella veicolata dalle parole (PAIVIO 1971). DIFFERENZA TRA IMMAGINI E PROPOSIZIONI/7 Oltre ad aiutare la memoria i teorici delle immagini affermano che queste hanno un altra proprietà come quelle spaziali, infatti le proprietà spaziali delle immagini fanno si che queste siano la via più naturale per affrontare un problema di natura spaziale. Così se si vuole cambiare la disposizione dei mobili in una stanza, le immagini mentali ci permettono di sperimentare il nuovo arredamento evitando la fatica di spostare tutti i pezzi. L'uso di una simulazione mentale esclude l'alternativa di andare per tentativi. Simulare mentalmente una situazione è un modo per anticipare ciò che accadrebbe nell’analoga situazione fisica. UNA TEORIA PIU' COMPLETA DELLE IMMAGINI I teorici delle immagini si sono scontrati con i sostenitori della tesi proposizionale infatti secondo i proposizionalisti la mente non ha bisogno di immagini ma usa il simbolismo e la logica per elaborare l'input sensoriale, secondo PHYSHYN(1981) la rappresentazione corrispondente ad un immagine somiglia più a una descrizione verbale che a un quadro. Tali rappresentazioni non sono pittoriche, ma costruzioni generate utilizzando le stesse procedure in campo percettivo; una volta costruite a partire dalla struttura proposizionale, vengono utilizzate come se fossero vere e proprie immagini. KOSSLYN, diede alle immagini mentali piena dignità di tecnica per rappresentare, la conoscenza non riconducibile a nessuna altra modalità e costruire una teoria dell'immaginazione mentale congruente con il paradigma della scienza cognitiva. L'origine delle immagini mentali è percettiva, siamo in grado di immaginare anche entità mai percepite, come per esempio un elefante blu piccolo quanto un gatto, e da questo si deduce che le immagini siano generate componendo elementi base, basati su prototipi situati nella memoria a lungo termine, e trasformandoli come si desidera. Sono stati condotti degli esperimenti per mettere in luce che le immagini UNA TEORIA PIU' COMPLETA DELLE IMMAGINI/2 Fu chiesto ai soggetti di osservare e memorizzare disegni di animali che erano presentati in un solo foglio , oppure distribuiti su due fogli distinti. I disegni mostravano ciascuno una parte dell'animale in modo che sovrapponendo le pagine apparisse l'animale intero. I soggetti dovevano incollare mentalmente nell'immagine che andavano formandosi i dettagli nuovi a quelli osservati e memorizzati in precedenza. Dopo la memorizzazione bisognava formare l'immagine mentale del disegno completo. Una volta formata l'immagine i soggetti potevano rispondere bene alle domande dello sperimentatore circa l'animale rappresentato. Questi dati confermano che si possa ricordare l'aspetto di qualcosa registrandone in memoria le singole parti, e che le immagini mentali possono essere generate a partire da ricordi multipli. La generazione di immagini implica tre attività distinte. Primo l'informazione depositata nella memoria a lungo termine è tradotta in una configurazione spaziale nel mezzo mentale di rappresentazione. In secondo luogo, le parti registrate separatamente vengono disposte in un unica visualizzazione combinata talvolta in conformità a una descrizione verbale della loro collocazione. Terzo, per amalgamare singole immagini in un unica UNA TEORIA PIU' COMPLETA DELLE IMMAGINI/3 Le immagini mentali raffigurano visivamente l'informazione e si realizzano in un mezzo spaziale che presenta caratteristiche ben definite, come limiti di risoluzione (la grana) e un estensione spaziale(la grandezza). Esse rispettano le leggi della fisica; SHEPARD nel corso delle sue osservazioni sulle immagini mentali notò che quando ruotava mentalmente l'immagine di un oggetto questo si spostava lungo la traiettoria dal punto di partenza al punto di arrivo come avrebbe fatto l'oggetto reale. Egli presentò ai soggetti due disegni di figure geometriche tridimensionali bisognava decidere a prescindere dall'orientamento se i due disegni rappresentassero lo stesso solido. I soggetti avrebbero dovuto ruotare mentalmente una figura fino a farla sovrapporla all'altra. Quanto più ampia era la rotazione per eseguire mentalmente il confronto più lungo era il tempo impiegato a rispondere. Si potrebbe sostenere però che non avvenisse un vero e proprio processo di rotazione ecco che LYNN COOPER che insegna all'università di PITTSBURG trovò una maniera ingegnosa per verificarla sperimentalmente. UNA TEORIA PIU' COMPLETA DELLE IMMAGINI/4 Faceva memorizzare ai soggetti una serie di figure geometriche di diverse forme, richiedendo di indicare se fossero identiche. Per fare questo i soggetti dovevano visualizzare la figura e ruotarla in posizione verticale. Il tempo impiegato risultava maggiore man mano che la seconda presentazione era più ruotata rispetto all'orientamento iniziale. LYNN COOPER ha rilevato la velocità di rotazione delle immagini mentali. I soggetti dunque eseguono una rotazione delle immagini mentali ed estraggono dalle immagini delle informazioni. Lo psicologo ZENON PHYSHYN ha interpretato però in maniera diversa i dati riguardo la rotazione mentale, secondo PHYLYSHYN gli esseri umani sanno bene come funzionano le cose nel mondo visibile e riescono a fornire produzioni che simulano alla perfezione quanto pensano sarebbe accaduto vedendo l'analoga situazione reale. Secondo questa interpretazione i soggetti calcolerebbero il tempo che devono aspettare prima di rispondere servendosi di rappresentazioni proposizionali. UNA TEORIA PIU' COMPLETA DELLE IMMAGINI/5 Questa posizione di PHYLYSHYN è stata messa in discussione perchè sono stati eseguiti degli esperimenti i quali hanno dato credibilità alla teoria ossia che gli esseri umani sono capaci di formare immagini mentali di oggetti e confrontarli tra loro. Per esempio ai soggetti veniva chiesto di raffigurarsi una regione geografica e di rispondere a domande sulla sua forma i soggetti effettuavano il confronto richiesto ruotando mentalmente una delle due immagini: tanto più alto l'angolo di rotazione necessario fino ad un massimo di180 gradi per un immagine capovolta, tanto maggiore il tempo necessario per fare un confronto. Secondo KOSSLIN un immagine prima di poterla elaborare deve essere formata , il che implica il reperimento dell'informazione necessaria nella memoria a lungo termine e la produzione di una configurazione nel mezzo spaziale dove le immagini si realizzano. I processi che intervengono nella generazione di immagini vengono denominati Picture, Find e Put , coordinati dal processo sovraordinato Image. Nel momento in cui il calcolatore è chiamato a generare un immagine , si avvia il processo Image. Il suo primo atto consiste nel consultare il file proposizionale dell'oggetto da visualizzare, per controllare se UNA TEORIA PIU' COMPLETA DELLE IMMAGINI/6 Se si , il processo Image si serve del processo Picture per raffigurare visivamente l'immagine dell'oggetto. Il processo Picture attiva un insieme di coordinate immagazzinate nella memoria a lungo termine, creando con esse una forma scheletrica nel mezzo spaziale riservato alle immagini. Il processo Picture può formare l'immagine in qualunque grandezza e posizione richiesta. Il processo Put , perfeziona il processo Picture , collocando le varie parti in rapporto alle immagine schematica. Il processo Put , consulta la lista di proposizioni associate all'oggetto , cercando il nome in una delle sue parti . Compiuto ciò, Put chiama in causa il processo Find , il quale prende il nome della parte base rispetto alla quale va posizionato il dettaglio aggiuntivo e la localizza sull'immagine schematica dell'oggetto , se quella parte è visibile. A questo scopo , Find , prende la descrizione matematica della parte-base e la usa per ritrovare sull'immagine schematica una configurazione spaziale che vi corrisponda, oltre a verificare ogni dettaglio che vi fosse già stato aggiunto. UNA TEORIA PIU' COMPLETA DELLE IMMAGINI/7 La configurazione spaziale che Find ricerca sull'immagine schematica raffigura la parte-base, ossia il dettaglio dell'immagine già formata cui dev'essere attaccato il nuovo particolare. Se tale parte-base è visibile sull'immagine , il processo Find ne comunica grandezza e posizione al processo Put. Con tali dati, Put calcola quanto dev'essere grande la parte da inserire nell'immagine schematica e dove la deve calcolare. In sintesi il processo Picture costruisce immagini, cioè trasforma dati immagazzinati nella memoria a lungo termine in una configurazione illustrativa nella memoria attiva. Il processo Put indirizza il processo Picture indicando dove deve posizionare dettagli accessori in relazione a un immagine preesistente sulla base dell'informazione riguardo la localizzazione della parte-base cui devono attaccarsi e circa l'esatta relazione spaziale che hanno con essa. Infine il processo Image decide se si debba generare un immagine schematica o dettagliata. I processi Image, Put, e Find mettono il nostro modello in condizione di eseguire le funzioni svolte dalla mente umana quando genera immagini. Per simulare l'attività di <<ispezionare>> un immagine entra in moto il processo di ricerca UNA TEORIA PIU' COMPLETA DELLE IMMAGINI/8 Per esaminare l'immagine il processo Lookfor avvia un altro processo accessorio REGENERATE per garantire che l'immagine sia la più nitida possibile. Il processo Lookfor inoltre aggiusta la grandezza dell'immagine , servendosi del processo Zoom per ingrandirla in modo che la grana del mezzo non lo cancelli. Una volta che l'immagine è pronta per essere ispezionata il processo Lookfor ricerca la parte indicata chiamando il processo Find che deve agire come ha fatto per generare l'immagine . Le immagini grandi richiedono più tempo delle piccole a formarsi. In una grande il processo Find è in grado di localizzare quasi tutte le sedi dove collocare i dettagli , per cui Image può continuare a consultare il suo elenco di proposizioni descrittive , trovando sempre più parti da aggiungere. In un immagine piccola , invece certi elementi sono oscurati dalla grana del mezzo , cosicché Find non riesce a localizzare le parti-base cui giustapporre dettagli accessori , e Image è costretto a desistere. UNA TEORIA PIU' COMPLETA DELLE IMMAGINI/9 Per concludere sulla teoria delle immagini mentali sono stati eseguiti degli esperimenti dove è stata messa in evidenza la tridimensionalità delle immagini infatti esse sono in grado di rappresentare visivamente l' informazione circa i rapporti esistenti fra i vari oggetti nello spazio tridimensionale. La produzione di immagini è un fenomeno che riguarda noi tutti ma comunque i bambini se ne servono di più rispetto agli adulti. Da adulti ci basiamo sulle immagini soprattutto per evocare informazioni relativamente poco familiari ma poiché da bambini le cose nuove sono tante, la visualizzazione può essere la nostra fonte primaria d'informazione.