Contabilità nazionale Prodotto Interno Lordo (PIL): è una misura della produzione aggregata In Italia i dati di contabilità nazionale, elaborati dall’Istat (Istituto centrale di statistica) e disponibili dal 1970, forniscono la misura ufficiale del PIL. Per i periodi precedenti al 1970 (a partire dall’Unità d’Italia) sono disponibili stime alternative - non ufficiali - ottenute da ricercatori applicati. Definizione e metodi di calcolo (1) Il PIL è il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti all’interno di un paese in un dato periodo di tempo. Esso può essere calcolato: a) come somma del valore aggiunto generato in un’economia in un dato periodo di tempo (metodo del valore aggiunto o reale); b) come somma delle componenti della domanda finale al netto delle importazioni (metodo del bilancio, fondato sul conto delle risorse e degli impieghi finali); c) come somma dei redditi dei fattori produttivi in un dato periodo di tempo (al lordo delle imposte indirette nette) (metodo personale). Ancora sulla definizione del PIL (1) Il PIL è il valore di tutti i beni e servizi finali: infatti, nel calcolarlo per escludere duplicazioni nei conti si sottraggono alla produzione totale i consumi intermedi, così da contabilizzare solo il valore aggiunto a ciascuno stadio della produzione. Nel PIL beni e servizi sono valutati (generalmente) ai prezzi di mercato. Il prezzo di mercato di molti beni include imposte indirette, quali l’IVA e le imposte di fabbricazione, e pertanto differisce da ciò che è percepito dal venditore. Ancora sulla definizione di PIL (2) Consumi intermedi I consumi intermedi sono dati dal valore dei beni e servizi consumati quali input nel processo produttivo, escluso il capitale fisso il cui consumo è registrato separatamente come consumo di capitale fisso. Per ‘consumo’ nel processo produttivo s’intende che i beni o servizi sono trasformati oppure distrutti nel processo stesso. Capitale fisso Il capitale fisso consiste di beni materiali (abitazioni; fabbricati non residenziali – magazzini e stabilimenti, edifici commerciali, hotel e ristoranti etc. – ed opere d’ingegneria civile; impianti e macchinari; mezzi di trasporto etc.) e immateriali (software; originali di opere artistiche, letterarie o d’intrattenimento; prospezioni minerarie etc.) ottenuti da precedenti processi produttivi e che sono usati ripetutamente in altri processi produttivi per più di un anno. Ancora sulla definizione del PIL (3) Il PIL è il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti all’interno del paese: nel calcolarlo , quindi, non si tiene conto della residenza dei titolari dei fattori produttivi, che sono in parte non residenti (lavoratori stranieri temporaneamente occupati in imprese italiane e capitale straniero investito in Italia). Il PIL è lordo perché nel valore dei beni e servizi finali sono compresi gli ammortamenti, ossia il consumo di capitale fisso nel periodo considerato. Nella produzione, infatti, il capitale fisso si logora continuamente a causa sia dell’usura fisica, sia dell’invecchiamento tecnologico (obsolescenza). PIL nominale e PIL reale (1) Il PIL nominale è la somma delle quantità dei beni e servizi finali valutati al loro prezzo corrente. La crescita del PIL nominale dipende da due fattori: - crescita della produzione fisica nel tempo; - aumento dei prezzi dei beni nel tempo. PIL nominale e PIL reale (2) Il PIL reale è una misura con la quale si cerca di isolare le variazioni della produzione fisica del sistema economico da un periodo all’altro, escludendo l’effetto delle variazioni dei prezzi. Il PIL reale è la somma delle quantità di beni finali valutati a prezzi costanti. Alcune definizioni €Yt= PIL nominale al tempo t Yt= PIL reale al tempo t Crescita del PIL al tempo t: tasso di crescita del PIL reale al tempo t. Tasso di crescita del PIL al tempo t: Yt Yt 1 Yt 1 Espansione: periodo di crescita positiva. Recessione: periodi di crescita negativa (almeno due trimestri consecutivi). Gli indici a catena L'indice a catena nasce con l’esigenza di introdurre un indicatore delle variazioni di prezzo o di volume che non tenga conto solo dei valori assunti dalle variabili considerate in due tempi precisi – l’anno corrente e l'anno base - ma che incorpori l'andamento complessivo presentato dal fenomeno nell'intervallo temporale esaminato. Poiché la tecnica del concatenamento comporta l’aggiornamento annuale delle ponderazioni sottostanti le misure in volume, si potranno ottenere tassi di crescita più accurati in grado di cogliere meglio le dinamiche della realtà economica. Le formule più note per le misure in volume (1) L’indice di volume annuale può essere calcolato con diverse formule. Le più usate per le misure di volume sono quelle di Laspeyres, Paasche e Fisher. L’indice di volume di Laspeyres riferito all’intervallo [t, t-1] è: pt 1qt L t / t 1 pt 1qt 1 ottenuto dal rapporto tra i valori dell’anno t espressi ai prezzi dell’anno precedente e i valori a prezzi correnti dell’anno t - 1. Questa formulazione è quella che viene adottata per le nuove misure di volume dei conti nazionali (dal 2005) e servirà per calcolare le variazioni annuali in termini reali dei vari aggregati. Le formule più note per le misure in volume (2) L’indice di volume di Paasche riferito all’intervallo [t, t-1] è: pt q t Pt / t 1 pt qt 1 L’indice di volume di Fisher riferito all’intervallo [t, t-1] è: Ft / t 1 Lt / t 1 Pt / t 1 Problemi di misura del PIL 1. Alcune produzioni sono misurate in modo impreciso, p. es., i servizi offerti dal settore pubblico alla collettività (calcolati al costo dei fattori) e le attività di volontariato. 2. È difficile tener conto dei miglioramenti intervenuti nella qualità dei beni, p.es., la qualità dei personal computer è negli anni migliorata enormemente, mentre il loro prezzo è costantemente diminuito. 3. Economia sommersa (o informale): attività legali che sfuggono al controllo pubblico (per evadere il fisco od evitare l’adeguamento a certe norme o regolamenti); attività illegali, quali spaccio di droga, prostituzione etc. 4. Inquinamento e degrado ambientale. Misure del livello dei prezzi Esistono diverse misure del livello dei prezzi: 1. deflatore del PIL; 2. indice dei prezzi al consumo (IPC); 3. indice dei prezzi alla produzione (IPP) [misura il costo di un particolare paniere di beni alcuni dei quali intermedi, rilevando i prezzi ad uno stadio precedente la commercializzazione - perciò è talora usato come indicatore in grado di anticipare le variazioni dell’IPC.] Il deflatore del PIL Il deflatore del PIL (Pt) permette di calcolare il prezzo medio dei beni finali prodotti in una economia. Esso è dato dal rapporto tra il PIL nominale di un dato anno ed il corrispondente PIL reale: PIL nominale €Yt Pt PIL reale Yt Il deflatore del PIL è un numero indice: il suo livello è scelto arbitrariamente. Il tasso di variazione del deflatore del PIL rappresenta il tasso di inflazione. L’IPC e il deflatore del PIL L’IPC misura il costo d’acquisto di un determinato paniere di beni rappresentativo dei consumi di una famiglia urbana media. Differenze col deflatore del PIL: 1.il deflatore del PIL riflette le variazioni di prezzo di un insieme di beni molto più ampio che l’IPC; 2.il paniere di beni dell’IPC resta immutato per un certo numero di anni, mentre l’insieme di beni al quale si riferisce il deflatore del PIL cambia a seconda di ciò che si produce nel sistema economico in ciascun anno; 3.l'IPC include i prezzi di alcuni beni importati, il deflatore del PIL include solo i prezzi dei beni prodotti all’interno. Il deflatore del PIL e l’IPC a confronto L’indice dei prezzi al consumo e il deflatore del PIL mostrano trend molto simili nel tempo. Vi sono state però evidenti eccezioni, in particolare nel 1974 e nel 1979-1980. Infatti, quando il prezzo dei beni importati aumenta rispetto al prezzo dei beni prodotti all ’ interno, l ’ IPC aumenta più velocemente del deflatore del PIL (questo è esattamente ciò che è accaduto durante le crisi petrolifere del 1974 e del 1979-80). L’inflazione e le sue distorsioni L’inflazione determina una variazione della distribuzione del reddito. Un’elevata inflazione crea un clima di incertezza. L’inflazione determina variazioni dei prezzi relativi. Il sistema fiscale interagisce con l’inflazione accentuando le distorsioni.