Asteroidi Caratteristiche dei maggiori pianetini del Sistema Solare Indice: 1. 2. 3. 4. 5. 6. Introduzione: - Legge di Titius-Bode - Caratteristiche generali degli asteroidi - Classificazione in base alla composizione chimica La Fascia Principale: - Caratteristiche della Fascia: . Famiglie Dinamiche . Risonanze . Greci e Troiani . Sistemi Multipli - Gli asteroidi della Fascia Principale I Near Earth Asteroids: - Classificazioni . Amor . Apollo . Aten - Caratteristiche dei NEA Pianetini Esterni: - Centauri - TNO - Caratteristiche dei TNO Tabelle Bibliografia 1. Introduzione: Per poter definire cosa sia un Asteroide occorre fissare prima i concetti di pianeta e nanopianeta: Indichiamo come PIANETA un corpo che: 1. Ha massa non superiore a 13 masse gioviane; 2. Ha massa sufficiente da fargli assumere una forma approssimativamente sferica; 3. Percorre un’orbita eliocentrica. Nell’immagine a fianco una riproduzione del Sistema Solare in cui sono presenti il Sole, i pianeti e i maggiori nanopianeti. • • • • • • Indichiamo come NANOPIANETA un corpo che: Ha massa sufficiente da fargli assumere una forma grossolanamente sferica; Non è in posizione isolata rispetto ad altri corpi; Percorre un’orbita eliocentrica. In base alle premesse effettuate, definiamo ASTEROIDE un corpo che: Non è identificabile come pianeta o nanopianeta; Non è satellite di un pianeta o nanopianeta; Non presenta attività cometaria. Sopra un confronto dimensionale tra l’asteroide Vesta (a sinistra), il nanopianeta Cerere (al centro) e il nostro satellite naturale, la Luna (a destra) - Legge di Titius-Bode: Già nel XVIII secolo era stata individuata una relazione matematica circa la distribuzione delle distanze dal Sole dei corpi planetari: D 0.4 0.3 2 ( n 1) Dove D è la distanza dal Sole in AU, n è il numero d’ordine della successione progressiva dei pianeti contati a partire dal più vicino alla Stella. Con tale relazione si possono facilmente ricavare i seguenti dati: Pianeta n 2( n 1) DTB [AU ] Deffettiva[AU ] 0 0.4 0.387 Venere 1 1 0.7 0.723 Terra 2 2 1.0 1.0 Marte 3 4 1.6 1.52 Asteroidi 4 8 2.8 2.8 Giove 5 16 5.2 5.2 Saturno 6 32 10.0 9.5 Urano 7 64 19.6 19.2 Nettuno 8 128 38.8 30.1 Mercurio La legge non è precisa per quanto riguarda Nettuno, la distanza prevista si discosta apprezzabilmente dalla distanza effettiva. • • Per n = 4 , in un primo momento, non era stato osservato alcun pianeta. Questa discrepanza fece sì che tale legge venisse abbandonata per qualche tempo. Infine, nel 1801, l’astronomo Giuseppe Piazzi scoprì, a 2.8 AU dal Sole, Cerere, che fu il primo asteroide osservato. Il 24 Agosto 2006, con l’introduzione della categoria dei nanopianeti, è stato decretato che Cerere presenta le condizioni per poter essere annoverato nella nuova categoria, pertanto attualmente non fa più parte dei corpi asteroidali. A fianco un confronto tra il nanopianeta Cerere in basso a destra e il nostro satellite, la Luna Caratteristiche generali degli asteroidi: - E’ stata individuata una relazione tra il numero di asteroidi e il valore del loro diametro: NdN m (q) dm D ( 2 3 q ) dD dove dN è il numero di corpi contenuti in un intervallo di massa [m, m+dm] e di diametro [D, D+dD] e q è un valore numerico prossimo a 1.8. A sinistra nel grafico è riportato l’andamento del logaritmo del numero di asteroidi in funzione del logaritmo del diametro espresso in chilometri. I corpi con un diametro inferiore sono molti di più rispetto a quelli di diametro più grande. • • • • La densità di un asteroide può variare tra 0.9 g/cm³ degli asteroidi più porosi e 3.5 g/cm³ tipica dei più massicci e ferrosi. Hanno una forma generalmente irregolare, simile ad un ellissoide a 3 assi. L’albedo è generalmente basso, con valori che oscillano tra 0.02 e 0.4. Sembra che il valore dell’albedo diminuisca con l’aumentare della distanza dal Sole (probabilmente a causa del differente grado di riscaldamento durante l’aggregazione del Sistema Solare). Gli asteroidi risultano quindi essere tra i corpi più scuri del Sistema Solare. Nell’immagine a sinistra un confronto tra i maggiori asteroidi della Fascia Principale. - Classificazione in base alla composizione chimica - tipo C: sono i più numerosi, con colore neutro, albedo molto basso e ricchi di minerali opachi e fotoassorbenti e carbonati. Generalmente orbitano nella parte esterna della Fascia. - tipo S: presentano caratteristiche tipiche di rocce silicee, con alta riflettività, righe di assorbimento nell’infrarosso e colorazione rossastra dovuta a tracce di ossidi metallici. Tendenzialmente occupano la parte interna della Fascia. - tipo M: sono corpi piuttosto riflettenti, composti prevalentemente da Ferro e Nichel. 2. La Fascia Principale: La Fascia Principale degli asteroidi, non è una zona eccessivamente popolata di corpi. Attraversandola con una sonda, le probabilità di impatti non sono significative. Tuttavia in miliardi di anni le probabilità di uno scontro tra due oggetti appartenenti alla Fascia non sono così trascurabili. - Caratteristiche della Fascia: A causa delle reciproche perturbazioni gravitazionali e degli effetti dell’attrazione planetaria, gli asteroidi percorrono orbite piuttosto instabili e caotiche. Molti sono gli effetti e le particolarità studiati all’interno della Fascia. Di seguito se ne descrivono i principali. A fianco: una rappresentazione della Fascia. In rosso sono evidenziati i corpi appartenenti ad essa. • Famiglie dinamiche: Hirayama (1918), studiando la dinamica degli urti tra asteroidi, scoprì alcuni addensamenti di pianetini che presentavano elementi orbitali molto simili. Analizzandone la distribuzione spaziale in funzione del semiasse maggiore a, dell’eccentricità e e dell’inclinazione sin(i), si poterono identificare nei vari diagrammi zone completamente spopolate e zone con una concentrazione di elementi più elevata della norma. Le zone spopolate sono state denominate Lacune (a cui venne aggiunto il nome di Kirkwood in onore dello scopritore), mentre gli addensamenti sono stati denominati gruppi o famiglie. Nell’immagine a fianco si riporta in ascissa il valore del semiasse maggiore a, mentre in ordinata quello del seno dell’inclinazione sin(i). Si possono chiaramente notare le Famiglie e i Gruppi e le Lacune di Kirkwood in prossimità delle orbite risonanti. A fianco: una illustrazione esplicativa sull’evoluzione di una famiglia. All’inizio i frammenti sono vicini tra loro, ma col tempo le orbite ruotano angolarmente per effetto della precessione e si distribuiscono in un volume toroidale attorno al Sole. Tuttavia, parametri come semiasse maggiore, inclinazione ed eccentricità si mantengono quasi costanti, permettendo l’individuazione del gruppo. Con il termine gruppo vogliamo identificare solo quei pianetini che presentano parametri orbitali simili. Con famiglia vogliamo intendere che i corpi che vi appartengono hanno una probabile origine comune (p.es. la frammentazione di un corpo maggiore). Una famiglia si può identificare da caratteristiche spettrali simili, tali da determinare una affinità chimica e geologica. • Risonanze: Nella Fascia Principale la distribuzione della materia non è omogenea. Kirkwood (1866) notò che per alcuni valori del semiasse maggiore si riscontrava una relativa mancanza di oggetti. La presenza di tali lacune si spiega grazie alla terza legge di Keplero: G ( M m) 4 2 a3 P 2 dove M è la massa del corpo maggiore, m è la massa del corpo minore, a è il semiasse maggiore e P il periodo di rivoluzione. Si è scoperto che le Lacune di Kirkwood sono poste in corrispondenza di orbite risonanti con quella di Giove, cioè che i periodi di rivoluzione dei corpi risonanti e quello del pianeta si possono rapportare secondo rapporti numerici semplici. Le risonanze di moto medio hanno l’effetto di una spinta al corpo che risente della risonanza. Se la spinta avviene nello stesso punto di ogni orbita, l’energia del corpo può essere aumentata. Fuori dalle zone di risonanza, tali spinte avvengono casualmente con un incremento energetico risultante nullo. Le risonanze secolari si verificano quando i due corpi hanno uguali periodi di precessione della linea degli apsidi. I corpi soggetti agli effetti di risonanza vengono spinti su orbite sempre più allungate finché non vengono estratti dalle zone di risonanza. Nel grafico a sinistra si riportano in ordinata le distanze dal Sole in AU, mentre in ascissa il numero di pianetini. Sono evidenziate le principali orbite risonanti. • Greci e Troiani: Si tratta di particolari addensamenti di corpi in risonanza 1/1 con Giove. Tale fenomeno è dovuto all’azione combinata delle forze gravitazionali del Sole, di Giove e dei singoli asteroidi (problema dei tre corpi ristretto, formulato da Lagrange nel 1772). In tale problema, dato un sistema di tre corpi soggetti alla reciproca forza gravitazionale, si identificano 5 punti di equilibrio detti punti lagrangiani. I punti L1, L2 ed L3 sono punti di equilibrio instabile, mentre i punti L4 ed L5 sono punti di equilibrio stabile. In figura si ha uno schema che illustra la posizione dei 5 punti lagrangiani relativi al sistema Sole – Giove – Asteroidi. Nell’immagine a sinistra sono evidenziate le superfici equipotenziali del sistema Sole – Terra. A destra nello schema sono visibili la Fascia Principale, Giove, Greci, Troiani e il Sistema Solare interno. I punti L4 ed L5 formano con il Sole e con Giove un sistema composto da due triangoli equilateri con la base in comune; il loro moto quindi è sincrono con quello del pianeta che viene preceduto e anticipato di 60° nella sua orbita. Il fenomeno dei Greci e dei Troiani, seppur di minor importanza, è stato osservato per molti altri corpi, tra cui Nettuno e la Terra. I maggiori asteroidi facenti parte dei gruppi dei Greci e dei Troiani sono • Sistemi Multipli: La loro esistenza fu supposta sin dal XIX secolo, ma prove della loro esistenza sono state riscontrate solo di recente con l’osservazione di Ida con la sua piccola luna Dattilo. Per “sistema multiplo di asteroidi” intendiamo una coppia o più di corpi minori che influenzano vicendevolmente il loro moto orbitale compiendo orbite attorno ad un baricentro. Usando la terza legge di Keplero, attraverso i dati osservativi di un sistema è possibile calcolare la somma delle masse . A destra: Il primo sistema triplo di asteroidi accertato, Silvia con le sue lune asteroidali Romolo e Remo (vedi trattazione successiva). A sinistra: il secondo sistema triplo di asteroidi individuato con Eugenia, Petit-Prince e un terzo corpo (non visibile) con nome provvisorio S/2004(45)1. Sono riportate in figura le fasi della rivoluzione di Petit-Prince attorno ad Eugenia. Ci aspettiamo orbite stabili se: asec 2a prin dove asec e aprin sono il semiasse maggiore dell’orbita attorno al baricentro rispettivamente del corpo secondario e del corpo principale. Le maggiori evidenze che hanno portato alla teorizzazione di sistemi multipli sono: 1. curve di luce simili a quelle registrate per binarie ad eclisse; 2. periodi di rotazione di alcuni corpi relativamente lunghi; 3. esistenza di crateri da impatto doppi; 4. eventi supplementari di occultazioni stellari. Le ipotesi principali circa la formazione di tali sistemi sono : 1. cattura reciproca attraverso processi gravitazionali; 2. aggregazione di detriti; 3. frammentazione di un asteroide genitore. Ultime scoperte hanno confermato l’esistenza di molti sistemi multipli di Asteroidi, anche composti da più di due elementi, come nel caso del sistema triplo di Silvia, Romolo e Remo. - Pianetini della Fascia principale: 2 Pallas (Pallade): Terzo asteroide per grandezza nel Sistema Solare interno, con un volume pari a quello di Vesta, ma massa inferiore. Ha eccentricità ed inclinazione piuttosto elevate nonostante le sue dimensioni. L’elevata inclinazione assiale fa sì che grandi aree del pianetino siano esposte al Sole per lunghi periodi. Ha un periodo di rotazione di circa 7 ore, ma non si è ancora stabilito se essa sia prograda o retrograda. Sopra: una immagine di Pallade ottenuta con HST. Sotto: due ricostruzioni della forma dell’asteroide secondo due angolazioni di 90° 3 Juno (Giunone): Ha una massa pari quasi all’1.2% di quella dell’intera Fascia e dà il nome alla famiglia di Giunone. Sembra appartenere alla classe S, pur possedendo un notevole potere riflettente. Sulla superficie si nota una zona scura con diametro di circa 100 Km, frutto probabilmente di un impatto. Ruota in direzione prograda con una inclinazione di 51°. E’ stata individuata un’alta presenza di condriti, con tracce di silicati di Fe, come olivina e pirosseno. La temperatura in superficie raggiunge picchi al perielio di 301 K.. Sopra: quattro immagini di Giunone, riprese a diverse lunghezze d’onda. 4 Vesta (Vesta): E’ un corpo celeste di diametro considerevole, pari a 530 Km; ha rotazione prograda e la compie in sole 5 ore. Grazie ad osservazioni compiute con HST, si è potuta ipotizzare una struttura geologica stratificata, simile a quella planetaria. La sua superficie presenta zone chiare e scure, cosa che potrebbe far pensare a disomogeneità chimica. Le zone chiare, di materiale basaltico, rimanderebbero ad un interno allo stato liquido soggetto a fuoriuscite. Possiamo dedurre alcune tappe della sua evoluzione: 1. aggregazione in 2 o 3 Myr (la presenza di materiali radioattivi come alluminio 26 spiegherebbe la liquidità interna); 2. penetrazione di materiale più denso e risalita di materiale più leggero in superficie; 3. cristallizzazione 6 o 7 Myr dopo la formazione. 4. Fuoriuscita di magma in seguito a impatti (oceano); 5. solidificazione e formazione della crosta. A sinistra: una immagine di Vesta. Molti studi sono stati possibili grazie al ritrovamento di meteoriti di tipo V (come Vesta) sulla Terra. La principale caratteristica superficiale è un cratere nel polo sud di Vesta, occupante l’80% della sua larghezza, profondo 13 Km, con pareti alte da 4 a 12 Km rispetto al terreno. Un picco centrale si innalza per 18 Km dal fondo. Si suppone che questa sia l’origine degli asteroidi di tipo V. Si nota una regione scura estesa 200 Km. Probabilmente composta da materiale basaltico, frutto di eruzioni; è stata battezzata “Olbers” in onore dello scopritore di Vesta. Sopra: tre immagini di Vesta, a sinistra una ottenuta con HST; in basso al centro in evidenza le zone azzurre sono le depressioni e le zone rosse i rilievi; a destra un modello estrapolato dalle osservazioni. 10 Hygiea (Igea): Ha un diametro di 400 Km, che lo colloca al quarto posto per dimensioni tra gli asteroidi della Fascia Principale e una massa pari al 4% della Fascia stessa. Appartiene alla classe C e sembra ricco di materiale carbonioso. Dà il nome alla famiglia di Igea. Sopra: a sinistra una immagine non elaborata di Igea; a destra una corretta e raffinata. A fianco: due ricostruzioni della forma dell’asteroide secondo due diverse angolazioni. 15 Eunomia (Eunomia): Membro dell’omonima famiglia, l’asteroide, di classe spettrale S, risulta ricco di silicati con tracce di ferro e nichel. La sua peculiarità consiste nella bassa densità, ritenuta inferiore a quella dell’acqua. Si suppone quindi che abbia una composizione altamente porosa. La variabilità della sua curva di luce fa presupporre o una forma allungata o la presenza di un asteroide satellite di 180 Km, orbitante a circa 300 Km da Eunomia. Sopra: un’immagine di Eunomia con il relativo interferogramma. A destra: una ricostruzione della forma di Eunomia. 87 Sylvia (Silvia): Per questo corpo è stata accertata la presenza di due satelliti, Romolo e Remo. Ha una densità molto bassa e una composizione molto porosa (si suppone che il 60% del volume sia vuoto). Compie una rotazione in 5 ore con una velocità equatoriale di 160 Km/h. Si suppone che le lune siano frammenti della stessa Silvia espulsi per un impatto. Romolo (18 Km di diametro) rivolve in 3 giorni a 1300 Km da Silvia; Remo (7 Km) rivolve in 1.4 giorni a 706 Km. Le due orbite sono complanari e non è esclusa l’eventuale presenza di ulteriori satelliti. Sopra: due immagini di Silvia in cui sono visibili Romolo e Remo; Sotto: una ricostruzione in tre dimensioni del sistema di corpi. 511 Davida (Davida): Asteroide di tipo C con colorazione molto scura e rocce carboniose. Misura circa 326 Km di diametro ed è ritenuto il quinto pianetino della Fascia Principale per ordine di grandezza. Secondo alcune stime contiene l’1.6% della massa contenuta nell’intera Fascia. La sua forma è stata determinata da osservazioni compiute da Terra al telescopio Keck alle Hawaii. Il suo periodo di rotazione è di circa 5 ore. In alto: un’animazione della rotazione di Davida. Al centro: una ricostruzione della forma del pianetino. Sotto: quattro immagini prese in tempi diversi. 624 Hektor (Ettore). Si tratta di uno dei corpi più allungati del Sistema Solare, misurando 370x195 Km. Data la forma alcune teorie suggeriscono che possa essere un asteroide binario a contatto come Cleopatra. Le osservazioni operate con HST nel 1993 non hanno fornito né la conferma né la smentita a tale teoria. Ha una superficie scura e rossastra. È posto in prossimità del punto lagrangiano L4 di Giove cioè nel gruppo dei Greci. Sopra: delle simulazioni della forma di Ettore, basate su immagini. A lato: due modelli per la forma di Ettore. A sinistra il modello di asteroide binario a contatto, a destra un modello che mostra una forma allungata. 3. Near Earth asteroids: Con il termine NEA (Near Earth Asteroid) intendiamo l’insieme di quei corpi asteroidali che orbitano nei pressi del nostro pianeta. Più in genere definiamo NEO (Near Earth Object) conprendiamo tutti gli oggetti anche comete aventi una distanza perieliaca inferiore a 1.3 AU. I corpi di questa categoria genericamente non raggiungono dimensioni ragguardevoli, tuttavia questi hanno una possibilità concreta di interagire col nostro pianeta, causando eventualmente catastrofi di enormi dimensioni. A fianco: a sinistra uno schema del Sistema Solare interno, con le orbite dei pianeti rocciosi; a destra, a tale schema, sono state sovrapposte in rosso le orbite dei NEA conosciuti. - classificazione: I NEA si suddividono principalmente in 3 classi, in base ai parametri dinamici orbitali che ne caratterizzano il moto. I parametri a cui si fa riferimento sono l’eccentricità e il semiasse maggiore orbitale, dai quali si può determinare la distanza di perielio ed afelio. I nomi di ogni classe derivano dal nome del primo asteroide osservato appartenente ad ognuna di esse. 1. Amor: Hanno un’orbita che si mantiene esterna a quella terrestre. Il loro perielio è compreso tra 1.3 e 1.017 AU. Questi asteroidi possono quindi risultare tangenti esternamente all’orbita terrestre. Si ritiene che i due satelliti di Marte, Phobos e Deimos, siano asteroidi Amor catturati dal pianeta. A fianco: Phobos (27 Km di diametro, sopra) e Deimos (10 Km di diametro, sotto), satelliti di Marte e supposti asteroidi appartenenti alla categoria Amor. 2. Apollo: Il semiasse maggiore di questi corpi è sempre maggiore di 1 AU, mentre la distanza perielica è inferiore a 1.017 AU. Tali parametri fanno sì che questi oggetti intersechino l’orbita terrestre. I loro periodi di rivoluzione in genere sono superiori ad un anno terrestre. 3. Aten: E’ la classe meno popolata di NEAs, le loro orbite sono interamente contenute in quella terrestre alla quale si avvicinano internamente approssimandosi al loro afelio. Il loro afelio si trova al più quindi ad una distanza di 1 AU, mentre i loro periodi orbitali risultano essere inferiori ad un anno terrestre. Sopra: uno scema che illustra le differenze tra le orbite delle differenti classi di NEA. Solamente gli Apollo o gli Aten per la loro conformazione orbitale hanno la possibilità di collidere con la Terra. A causa della caoticità delle orbite, perturbate dal Sole e dai pianeti, non è possibile prevedere quali siano le orbite degli asteroidi a lungo termine. Per poter quantizzare efficacemente la minaccia di impatti asteroidali sono state istituite due scale che quantizzano il grado di pericolosità di un impatto in base alla probabilità di collisione e all’energia cinetica che potrebbe svilupparsi. Tali scale sono state denominate Scala Torino e Scala Palermo ed assegnano ogni evento ad una di 10 classi di rischio. A fianco: sopra una immagine scattata nei pressi di Tunguska, in Siberia, sito di un forte impatto nel 1908; sotto l’interazione di una meteora con l’atmosfera terrestre (solitamente, corpi di piccole dimensioni, si consumano completamente nell’atmosfera terrestre producendo suggestivi bagliori). - Caratteristiche dei NEA: Da analisi osservative emerge che i NEA sono simili per composizione chimica agli asteroidi della Fascia Principale. I corpi più numerosi risultano essere quelli appartenenti alla classe S, probabilmente a causa dell’alto potere riflettente se paragonato alle altre classi, in particolare alla classe C. I corpi maggiori possono arrivare a valori di diametro di circa 30 Km (ad esempio gli asteroidi Ganimede ed Eros). Sopra: un grafico in cui si riporta il numero di NEA catalogati per anno a partire dal 1980 fino al Luglio 2008. 433 Eros (Eros): Il suo perielio raggiunge le 1.1 AU, cosa che lo ha inserito nel catalogo dei NEA. Fa parte del gruppo degli Amor, in quanto la sua orbita è interamente esterna a quella terrestre. Fu scoperto nel 1898 e il 12 Febbraio 2001 vi è atterrata la sonda NEAR per condurre analisi chimiche al suolo. A fianco: sopra una immagine di Eros ripresa dalla Sonda NEAR; sotto una serie di fotogrammi dell’asteroide. 4. Pianetini esterni: Internamente all’orbita di Nettuno si trovano i centauri. Possiamo trovare corpi asteroidali anche oltre l’orbita di Nettuno; tali corpi sono denominati TNO (Trans Neptunian Objects), che si addensano in strutture che procediamo ad elencare. La Fascia di Edgeworth-Kuiper ha una forma schiacciata e si estende tra 30 e 100 AU dal Sole. Si stima che vi siano circa 10 milioni di corpi con dimensioni superiori ai 10 Km di diametro. Oltre la Fascia di Kuiper si estende una zona denominata Disco Diffuso (Scattered Disk), una regione periferica ricca di planetoidi ghiacciati. La sua parte interna sfuma nella Fascia, mentre esternamente si estende ben oltre, portandosi anche sopra e sotto il piano dell’eclittica. Sopra: uno schema della Fascia di Edgeworth-Kuiper. Sopra: uno schema illustrativo della Nube di Oort. Secondo alcune teorie questo potrebbe essere composto di TNO spinti in orbite altamente eccentriche ed inclinate dall’azione gravitazionale di Nettuno. Sta prendendo sempre più piede l’ipotesi che gli oggetti del Disco siano molto simili ai Centauri, con la sola differenza che le interazioni gravitazionali subite li abbiano spinti all’esterno del Sistema Solare anziché all’interno. In questa regione i corpi non presentano un perielio inferiore alle 35 AU. La scoperta di 2000CR105, con orbita oltre il Disco, ha suggerito l’ipotesi di inserire il concetto di Disco Diffuso Esteso o distaccato. Oltre la zona del Disco Diffuso si estende la Nube di Oort, di forma approssimativamente sferica, posta a circa 30000 AU dal Sole. I pianetini più esterni presentano caratteristiche diverse da quelli della Fascia Principale; si suppone che ciò sia dovuto al differente ambiente in cui essi si sono sviluppati. A causa della grande distanza che ci separa dal Sistema Solare esterno le informazioni che possiamo reperire su questi corpi sono molto esigue. Solamente i corpi più luminosi possono trasmetterci informazioni, risulta quindi molto importante una corretta determinazione dell’albedo. Una maggior conoscenza di questi corpi potrebbe aiutarci a comprendere meglio la formazione del Sistema Solare. A fianco: quattro illustrazioni mostrano la struttura del Sistema Solare. In alto troviamo il Sistema Solare interno con la Fascia Principale (in giallo); in alto a destra il Sistema Solare esterno con la Fascia di Kuiper (in azzurro); in basso a destra è evidenziata l’orbita di Sedna (in rosso); in basso a sinistra la parte interna della Nube di Oort. - Centauri Sono planetoidi ghiacciati che percorrono un’orbita esterna a quella di Giove, ma contenuta quasi interamente in quella di Nettuno. Tali corpi, apparentemente asteroidali, per dimensioni ed aspetto, all’approssimarsi al proprio perielio sviluppano attività tipicamente cometarie (i valori di luminosità registrati possono essere attribuiti unicamente alla dispersione di materiali volatili causata della sublimazione dei ghiacci per il riscaldamento solare). Per la loro posizione non possiedono orbite particolarmente stabili, a causa delle interazioni con i pianeti giganti. In alcuni casi quindi potrebbero essere spinti all’interno del Sistema Solare per poi collidere con qualche altro corpo o, viceversa, potrebbero essere espulsi. Secondo alcune teorie si tratterebbe di TNO spinti verso il Sistema Solare interno dall’azione gravitazionale di Nettuno e di altri corpi minori. A fianco: una immagine che riproduce l’ipotetico aspetto del centauro Asbolo. Da alcune analisi si è accertato che i centauri non sono corpi con caratteristiche omogenee: alcuni sembrano possedere ad esempio una superficie neutra, mentre altri propendono per una colorazione rossa. Tale diversità si potrebbe spiegare con la teoria del rifacimento collisionale, proposta da Luu e Jewitt: i processi che intervengono sugli asteroidi coinvolgerebbero l’irradiazione della luce solare e le mutue collisioni tra corpi. La colorazione neutra, dovuta ai materiali portati in superficie dalle collisioni, sarebbe caratteristica di croste più recenti; mentre quella più rossa sarebbe dovuta ad una prolungata esposizione alla radiazione solare che ne arrosserebbe la superficie. Secondo altre ipotesi, la diversa colorazione sarebbe imputabile ad una diversa composizione chimica. Sopra: una immagine di Phoebe, satellite di Saturno. Alcuni scienziati ritengono che anche il satellite di Saturno Phoebe, per l’abbondanza di ghiaccio e biossido di carbonio nella sua superficie, potrebbe essere un centauro catturato dall’attrazione gravitazionale del pianeta. A fianco: le orbite di quattro centauri (in giallo) rispetto a quelle di alcuni pianeti (in celeste Urano e in grigio Nettuno). In alto a sinistra Asbolo; a destra Chirone; in basso a sinistra Nesso; a destra Folo. 2060 Chiron (Chirone): E’ uno tra i corpi più anomali del Sistema Solare. Classificato prima come asteroide di tipo C, destando perplessità per la sua collocazione (tra le orbite di Saturno ed Urano) e per il tipo di orbita, più simile a una cometaria che ad una asteroidale. Si ritiene che il suo diametro sia compreso tra i 132 e i 142 Km (10 volte più grande di una cometa). È stato il primo corpo asteroidale per cui si osservava un incremento di luminosità; Sopra: una immagine del nucleo della cometa di Halley. Può rendere una idea dei processi che si sviluppano sulla superficie di un centauro che si avvicina al suo perielio. - TNO: Classificazione: Con l’approfondirsi delle conoscenze su questi corpi si è potuto catalogarli secondo alcune peculiarità: 1. TNO Classici: E’ la categoria più popolata di oggetti. Sono caratterizzati da semiasse maggiore compreso tra 42 e 48 AU, distanza di perielio maggiore di 35 AU, distanza di afelio massima di 50 AU e piccola eccentricità (intorno a 0.1). I loro valori di inclinazione fanno sì che giacciano perlopiù su uno stesso piano. Si suddividono ulteriormente in due classi: - TNO caldi: con inclinazioni orbitali accentuate e colorazioni che spaziano dal blu al rosso; - TNO freddi: con inclinazioni inferiori a 5° e colorazione rossa. Sopra: una immagine che illustra le orbite dei TNO. In alto si ha una visione polare delle orbite; in basso una visione complanare con l’eclittica. 2. TNO risonanti: Corpi con valori di eccentricità ed inclinazione più alti della media dei TNO. Risentono pesantemente degli effetti gravitazionali di Nettuno con il quale orbitano in risonanza. La maggior parte di questi corpi è situata in prossimità della risonanza 3:2. Questi corpi vengono anche chiamati plutini, in quanto il maggior esponente di questa classe è Plutone. Alcuni valori di perielio raggiungono le 30 AU, intersecando l’orbita di Nettuno. Rappresentano circa il 10% dei TNO conosciuti. Sopra: Nel grafico sono riportati in ascissa i valori del semiasse maggiore, in ordinata quelli dell’ eccentricità. Si può facilmente notare l’addensamento di corpi in prossimità della risonanza 3:2 con Nettuno. A fianco: una immagine del sistema di Plutone. 3. TNO diffusi: Contraddistinti da alti valori di inclinazione ed eccentricità, che possono spaziare in un grande intervallo di valori. Situati oltre la zona dei TNO classici, vanno a comporre quella zona denominata Disco Diffuso. 4. TNO cubewani: Appartengono alla Fascia di Kuiper e si estendono fino a 41 AU. Non presentano alcun fenomeno di risonanza con i pianeti. Il nome della categoria è dovuto al prototipo di questo tipo di oggetti 1992QB1. A fianco: una serie di immagini del TNO 1992QB1. - CARATTERISTICHE DEI TNO: - Caratteristiche fisiche: Si osserva che mediamente i corpi maggiori posseggono un albedo più elevato che si attesta attorno a 0.04 – 0.05. Si ritiene che ciò sia dovuto al fatto che tali corpi, impedendo alle particelle più volatili di sfuggire alla gravità, possono sviluppare e sostenere una superficie ghiacciata che ne aumenta l’albedo. Anche gli urti con altri corpi possono contribuire a questo, modificando le caratteristiche dei TNO bersagliati. Secondo altre teorie, avrebbero un ruolo decisivo le atmosfere dei TNO (sviluppatesi grazie alle condizioni tipiche della Fascia di Kuiper). Dalle osservazioni sono noti corpi di dimensioni che spaziano da 100 Km a quelle dei nanopianeti come Eris. Non si esclude la presenza di oggetti ancora più grandi (3000 Km di diametro). Sopra: un confronto dimensionale tra i maggiori TNO individuati. - Composizione chimica: A causa della loro debolezza non è facile poter ottenere spettri ottici dei TNO, tuttavia, dalle osservazioni effettuate si riscontra una colorazione che varia dal neutro al rosso, spiegabile con una differente composizione chimica o con la teoria del rifacimento collisionale (vedi centauri). Si è riscontrata la debole presenza di ghiaccio d’acqua (probabilmente mescolato ad altre sostanze), dello ione OH e di quello Fe2. Si hanno tracce della presenza di CO e CH 4 . Una eventuale attività criovulcanica potrebbe essere responsabile di rimodellamenti della crosta. Sopra: fenomeni di criovulcanesimo sono già noti agli astronomi da alcuni corpi del Sistema Solare. Nell’immagine, Encelado, satellite di Saturno presenta una spettacolare attività superficiale, teoricamente attribuita ad un criovulcano. 5. tabelle: Dimensioni [Km] e a [AU] Perielio [AU] Afelio [AU] P [yr] v [Km/s] i Pallade 570 x 525 x 500 0.2306 2.773 2.133 3.412 4.62 17.65 34.841° Giunone 290 x 240 x 190 0.2583 2.668 1.979 3.358 4.36 17.93 12.971° Vesta 578 x 560 x 458 0.08902 2.361 2.151 2.572 3.63 19.34 7.133° Igea 500 x 385 x 350 0.119 3.137 2.763 3.511 5.56 16.76 3.842° Eunomia 255.3 0.186 2.646 2.514 3.138 4.30 18.15 11.732° Eufrosine 255.9 0.226 3.150 2.438 3.862 5.591 16.57 26.317° Cibele 237.3 0.105 3.434 3.075 3.794 6.365 16.03 3.548° Silvia 384 x 264 x 232 0.080 3.490 3.212 3.768 6.521 15.92 10.856° Eros 13 x 13 x 33 0.223 1.458 1.133 1.783 1.76 24.36 10.829° Davida 326.1 0.185 3.167 2.580 3.754 5.64 16.59 15.936° Ettore 370 x 195 0.024 5.222 5.095 5.349 11.93 13.03 18.098° Interamnia 316.6 0.149 3.063 2.606 3.519 5.36 16.92 17.285° Chirone 137 0.382 13.670 8.449 18.891 50.54 7.750 6.935° Sopra: una tabella in cui sono riportati i dati orbitali dei maggiori asteroidi. Massa [10^18 Kg] Densità [g/cm³] Gravità sup. [m/s²] Velocità di fuga [Km/s] Periodo rot. [d] Temperatura sup. media [K] Pallade 220 2.8 0.18 0.32 0.32555 ≈ 164 Giunone 30 3.4 0.12 0.18 0.3004 ≈ 163 Vesta 270 3.4 0.22 0.35 0.2226 ≈ 170 Igea 90 2.6 0.096 0.22 1.1510 ≈ 164 Eunomia 8.4 0.96 0.0343 0.0935 0.2535 ≈ 166 Eufrosine 17.5 ≈ 2.0 0.0715 0.1353 0.2305 ≈ 159 Cibele 14.0 ≈ 2.0 0.0663 0.1254 0.1684 ≈ 151 Silvia 14.78 1.2 0.048 0.12 0.2160 ≈ 151 Eros 0.0072 2.4 0.0059 0.0000103 0.2194 ≈ 227 Davida 36 2.0 0.0911 0.1724 0.2137 ≈ 160 Ettore ≈ 14 ≈ 2.0 ≈ 0.067 ≈ 0.13 0.2884 ≈ 122 Interamnia 33 ≈ 2.0 0.0885 0.1674 0.364 ≈ 160 Chirone 2.4 – 3.0 ≈ 2.0 0.037 – 0.040 0.70 – 0.75 0.2466 ≈ 75 Sopra: una tabella in cui si riportano i dati fisici dei maggiori asteroidi. 6. Bibliografia: http://www.nasa.gov http://www.geocities.com http://it.wikipedia.org http://home.comcast.net http://spaceflightnow.com http://www.aanda.org (articolo di P. Tanga, D. Hestroffer, A Cellino, M. Di Martino, V. Zappalà – “Asteroid observation with HST”) http://www.aanda.org (articolo di D. Hestroffer, F. Marchis, T. Fusco, J. Berthier – “Adaptive optics observations of asteroid (216) Kleopatra”) http://geographicsimaging.com http://space.newscientist.com http://news.nationalgeographic.com http://www2.keck.hawaii.edu http://www.astron.nl http://neo.jpl.nasa.gov http://www.redorbit.com http://www.aneshvarii.eu http://www.johnstonsarchive.net http://dangun5.com.ne.kr Basato sulla tesi di laurea di G. Gostinicchi “Caratteristiche dei pianetini più grandi”, AA 2006-2007. FINE Giacomo Gostinicchi