VIRUS ENTERICI VEICOLATI DA ALIMENTI Prof.ssa Teresa Sarli Dott.ssa Ester Maione Gli alimenti possono essere causa della trasmissione nell’uomo di agenti patogeni di varia natura, provocando l’insorgenza di manifestazioni patologiche diverse che, nonostante i progressi fatti nel settore della prevenzione, rappresentano un serio problema di sanità pubblica. Tradizionalmente lo studio delle tossinfezioni alimentari è stato appannaggio dell’igiene degli alimenti, in cui molto spazio è stato dedicato all’identificazione dei germi responsabili e dei fattori che condizionano la contaminazione e la crescita di microrganismi su alimenti per uso umano. • • • • Recentemente però la sicurezza alimentare è divenuta uno dei punti di maggior interesse della sanità pubblica a causa di: Modificati sistemi di approvvigionamento degli alimenti (catene alimentari più lunghe che in passato) Modifica della popolazione esposta a rischi acquisibili con il cibo (aumento soggetti in particolari condizioni critiche,immunodepressione e maggiore suscettibilità) Modifica dei comportamenti sociali (ristorazione collettiva) Mutate condizioni ambientali (modifiche di nicchie ecologiche) Le tossinfezioni alimentari sono un problema universale. L’incidenza globale è difficile da stimare anche perché un enorme parte di episodi non arriva all’attenzione del medico o non viene segnalata L’Organizzazione Mondiale della Sanità(OSM) riporta che in un anno(1998) circa 2,2 milioni di persone di cui 1,8 milioni di bambini, sono morti per malattie diarroiche. La maggior parte di questi decessi è correlabile a infezioni acquisite con gli alimenti o l’acqua Inoltre le malattie diarroiche comportano malnutrizione che,di per sé, costituisce un ulteriore fattore di rischio per gravi patologie. Il rapporto del Comitato di esperti della sicurezza alimentare della FAO/IAEA del 1992,conclude affermando che le malattie dovute ad alimenti contaminati sono forse il problema sanitario più vasto nel mondo contemporaneo e una causa importante della riduzione di produttività economica Gli agenti eziologici delle infezioni veicolate da alimenti includono parassiti, batteri, virus e anche qualche “nuovo” agente come quello della variante della sindrome di Creutzfeld-Jakob associato all’encefalite spongiforme bovina. L’elenco si è allungato negli ultimi decenni per le aumentate capacità diagnostiche ed epidemiologiche Dati epidemiologici e clinici dimostrano che i virus stanno assumendo una crescente importanza come causa di malattia trasmesse con alimenti, nonostante ci sia ragione di credere che il numero di gastrenteriti virali è ancora sottostimato, non solo in Italia,ma anche nel resto del mondo. Sono quelli che si definiscono emerging pathogens (patogeni emergenti) VIRUS I virus costituiscono un gruppo di agenti patogeni in grado di infettare cellule animali, vegetali e batteriche. Il termine virus deriva dal latino “veleno”, in modo molto significativo a sottolineare le drammatiche conseguenze della loro presenza negli organismi viventi. Nei virus più semplici i virioni sono costituiti da una singola molecola di acido nucleico, circondato da un capside (con 2 tipi di simmetria elicoidale e icosaedrica). L’acido nucleico è pero strettamente associato a proteine a funzione stabilizzante, ed in questo caso prende il nome di core. L’insieme dell’acido nucleico/core e del capside viene definito nucleocapside, sono avvolti ulteriormente dall’envelope, o membrana limitante esterna, di natura lipoproteica (quelli che non la possiedono vengono definiti “nudi”). Modalità di infezione Passano da ospite ad ospite sottoforma di particelle inerti, che si presentano irregolarmente sferiche con un diametro che varia da 25-35 nm (Picornavirus:HAV,Calicivirus,Norwalk-like) a 75nm(Rotavirus). I virus più piccoli trasmessi con gli alimenti contengono una singola catena di RNA, mentre i Rotavirus sono a doppia catena. Sono conosciuti anche virus enterici a DNA ma per nessuno di essi è stata dimostrata la trasmissione attraverso alimenti o acqua. I virus sono caratterizzati dalle loro dimensioni estremamente modeste (da 10 a 300 nm) e dal loro parassitismo obbligato, ossia all’incapacità di riprodursi in assenza di cellula vivente. Si deve puntualizzare che nel virus sono assenti gli enzimi deputati al metabolismo e alla produzione di energia ; tuttavia molti virus contengono enzimi che non possono essere forniti dalla cellula,che in tal caso hanno la funzione di iniziare l’infezione. Si comprende perciò il “parassitismo obbligato” dei virus; essi non sono in grado di produrre e di immagazzinare energia, né di provvedere alla replicazione delle proprie unità costitutive. Essendo particelle inerti non si riproducono al di fuori dell’ospite e quindi a differenza dei batteri, non si moltiplicano né producono tossine negli alimenti, ma possono essere semplicemente veicolati da questi nel momento dell’ingestione. L’efficienza con cui i virus ingeriti infettano non è ben nota. Evidenze epidemiologiche indicano che per molti virus enterici occorrano dosi infettanti molto basse, dell’ordine di 10-100 unità virali. • • • • • E’ noto però che la sola presenza dell’agente patogeno non è condizione sufficiente a determinare la malattia, essa dipende da una serie di fattori quali: virulenza dell’agente eziologico, l’ospite, le condizioni ambientali, biologiche, sociali e fisiche La superficie esterna dei virus è costituita da un rivestimento proteico altamente specifico che protegge l’RNA e funge da antigene verso cui si attiva la risposta dell’ospite. In base all’interazione tra rivestimento proteico e i recettori della cellula ospite i virus presentano specificità relativamente alla specie di ospite e ai tessuti che possono infettare,perciò virus di origine non umana, eventualmente presenti negli alimenti, sono raramente un pericolo per la salute dell’uomo. Durante la malattia i virus vengono eliminati con le feci in grande quantità (1081010 virus/g), è evidente quindi che una piccola frazione di grammo di feci può contenere abbastanza virus da produrre la malattia, per tale motivo è estremamente importante osservare tutte le norme igieniche necessarie ad evitare la contaminazione dei cibi. Gli alimenti coinvolti sono molteplici: ACQUA LATTE CARNE FRUTTA PRODOTTI VEGETALI (insalate) PRODOTTI DELLA PESCA (soprattutto molluschi) Le potenziali fonti di contaminazione: ANIMALI INFETTI INSETTI RODITORI SECREZIONI ed ESCREZIONI UMANE La CONTAMINAZIONE può avvenire: - all’origine (contaminazione primaria). - durante le fasi di preparazione e distribuzione dell’alimento (contaminazione secondaria); - mediante contatto con superfici contaminate,con altri alimenti contaminati dal virus (contaminazione crociata); - a opera dell’operatore che non rispetta rigorose norme igieniche (portatore sano); ALIMENTI CHE POSSONO ESSERE CONTAMINATI ALL’ORIGINE: Prodotti ortofrutticoli (uso di acque inquinate o reflue per irrigazione di campi in cui si coltivano frutta e verdura) Prodotti della pesca (allevati in acque contaminate durante l’accrescimento). FATTORI CHE INFLUENZANO LA SOPRAVVIVENZA DEI VIRUS: TEMPERATURA SALINITA’ ANTAGONISMO MICROBICO RADIAZIONI SOLARI ASSOCIAZIONE CON PARTICELLE SOLITE DEL PLANCTON(azione protettiva) Tra gli alimenti implicati nella trasmissione di malattie virali, i molluschi bivalvi rivestono un ruolo predominante,in quanto questi animali sono potenti filtratori e possono concentrare più di 100 volte gli eventuali virus presenti nelle acque in cui sono allevati e pescati I molluschi sono organismi filtratori la cui attività pressoché ininterrotta e riescono a filtrare diversi litri d’acqua: a seconda della dimensione e della specie. • Mitilo-1,5 l/h(14°C) • Ostrica Europea-12 l/h(15°C) • Ostrica Americana-18 l/h(20°C) Durante questa intensa attività di filtrazione i molluschi trattengono nel loro organismo non solo il plancton necessario al loro metabolismo,ma anche eventuali batteri e virus presenti nell’ambiente. I virus vengono trattenuti dai molluschi per diversi giorni ,anche se posti in acque di stabulazione pulite. La depurazione a cui sono sottoposti i molluschi che provengono da acque con limitata contaminazione di origine fecale,mentre si è dimostrata di grande utilità per la prevenzione delle contaminazioni batteriche, si è rivelata poco efficace ad eliminare i virus dal corpo dei molluschi contaminati Anche il controllo della qualità delle acque e dei molluschi basato sulla determinazione o quantificazione di organismi indice di contaminazione fecale,si è rilevato non correlabile alla presenza di virus enterici. La legge che regolamentava la produzione dei molluschi (D.L.530/92) basava il giudizio di “idoneità microbiologica” al consumo di tali prodotti solo sulla determinazione di parametri batteriologici (salmonella ed E.coli) data la mancanza di metodi per la ricerca da utilizzare routinariamente. La stessa normativa definiva,inoltre, che tutti i molluschi provenienti da acque non classificate idonee al consumo diretto venissero sottoposti a depurazione. I dati disponibili in letteratura e i risultati di alcune indagini hanno però dimostrato che i metodi attualmente in uso per il trattamento delle acque destinate alla depurazione dei molluschi, non sempre sono efficaci verso i virus enterici. Attualmente i metodi di disinfezione delle acque destinate alla depurazione dei molluschi si basano sulla utilizzazione di particolari • Agenti chimici (cloro,iodofori,ozono) • Agenti fisici (UV,filtrazione) Il CLORO è stato il primo procedimento usato e, sebbene sia efficace nel ridurre la contaminazione batterica, non risulta altrettanto efficace nei confronti dei virus enterici. Inoltre anche a bassi livelli di concentrazione può influenzare l’attività di filtrazione dei molluschi e quindi il cloro residuo deve essere abbattuto con tiosolfato o areazione prima che l’acqua venga immessa nelle vasche di depurazione Gli IODOFORI vengono utilizzati in molti paesi europei e in particolare in Italia(0,10,4 mg/l) non hanno effetti sull’attività dei molluschi e sulle loro caratteristiche di edibilità, riducono in breve tempo la quantità di batteri presenti, ma non sono efficaci nei confronti dei virus enterici se non a concentrazioni che danneggiano i molluschi stessi (l’HAV viene inattivato a concentrazioni di iodio attivo >100 ppm) L’impiego dei raggi UV (molto utilizzato in USA) è capace di distruggere i microrganismi solo quando questi vengono a stretto contatto con l’irradiazione e si è dimostrato efficace sia nei confronti dei batteri che dei virus. Questo sistema ,inoltre non lascia residui, come gli altri metodi e non influenza i processi fisiologici dei molluschi. Il sistema necessità di un’acqua poco torbida,un flusso a strato sottile e lampade sempre efficienti; deve inoltre essere sempre pulito per permettere una buona penetrazione della luce. L’utilizzo della disinfezione mediante ozonizzazione ha avuto un incremento negli ultimi anni anche in Italia. L’ozono agisce sui batteri con azione combinata di ossidazione delle proteine, alterazione delle strutture molecolari (aggredisce in particolare i gruppi HS)e di blocco enzimatico. I virus sono soggetti allo stesso processo di eliminazione dei batteri, con la differenza che l’ossidazione avviene più facilmente perché privi di membrana cellulare. Una volta depurata l’acqua viene immessa in apposite vasche dove vengono posti a stabulare i mitili che,mediante i meccanismi di rilascio riescono a purificarsi dei microrganismi accumulati. Sopravvivenza dei virus negli alimenti sottoposti a trattamenti di conservazione o inattivazione I virus enterici, una volta arrivati nell’alimento, possono sopravvivere per periodi più o meno lunghi anche se questi vengono sottoposti a trattamenti di conservazione. Il congelamento di frutti di mare consente la sopravvivenza dei virus enterici e dell’HAV per settimane o mesi. Il riscaldamento(>70°C) e l’irraggiamento sono in grado di inattivare i virus presenti poiché provocano una denaturazione delle proteine e/o frammentazione dell’acido nucleico. Il calore è il sistema più vantaggioso,ma spesso i componenti stessi degli alimenti possono proteggere i virus dall’effetto della temperatura;infatti è noto per esempio che un ambiente proteico protegge i virus(molluschi). I virus che sono in grado di causare patologie possono essere suddivisi in: Virus che provocano gastroenteriti: rotavirus, adenovirus tipo 40 e 41, e due generi di calicivirus enterici umani i Norovirus(NV) e i Sapovirus(SV) ; Virus dell’epatite a trasmissione oro-fecale: virus dell’epatite A(HAV) e virus dell’epatite E(HEV); Virus che replicano nell’intestino umano, ma provocano patologie in altri organi, quali il sistema nervoso centrale o il fegato(enterovirus). DATI EPIDEMIOLOGICI: 1982-ATLANTA: CENTRO PER IL CONTROLLO DELLE INFEZIONI ha iniziato a censire gastrenteriti virali MINNESOTA: 3000 persone ammalate consumo di insalata (portatori virus:operatori alimentari) AUSTRALIA-NEW YORK: Migliaia di persone ammalate in seguito al consumo di frutti di mare Altri episodi dovuti al consumo di pasticcini e piatti pronti contenenti insalate (NORWALK) 1998 diversi paesi: 15 persone ammalate dopo consumo di lamponi surgelati provenienti dalla Serbia(CALICIVIRUS) 1971 AMERICA: numerose persone consumo di verdure crude (HAV) 1983 AMERICA: 203 persone ammalato per consumo cibi contaminati da un dipendente di un ristorante (HAV) 1988 SHANGAI 300.000 persone ammalate consumo di molluschi (HAV) Enteovirus:il virus e la malattia GRUPPO PICORNAVIRUS Struttura Virione sferico di circa 27-32 nm di diametro, ad RNA a singola catena, privo di rivestimento lipidico e circondato da un capside icosaedrico costituito da 60 copie multiple di 4 proteine VP1VP2VP3VP4 Infezione A seconda di vari fattori possono diffondersi nell’organismo attraverso i linfonodi mesenterici ed il circolo ematico,localizzandosi di volta in volta in organi e tessuti suscettibili Malattia Patologia molto varia e multiforme, di norma l’infezione intestinale si esaurisce a livello subclinico Escrezione I virus si ritrovano nell’intestino umano e vengono escreti con le feci in grande quantità Diagnosi Isolamento del virus contemporaneamente dall’oro faringe e dal materiale fecale e conseguente identificazione antigienica; la diagnosi non può essere condotta sulla base della sola ricerca degli anticorpi,in quanto dovrebbe essere effettuata nei confronti di numerosi tipi di enterovirus Ingestione Intestino tenue Mucosa intestinale(replicano) Liberati con le cellule infette (Lume intestinale) Colon(chimo) Linfa e sangue Altri organi(infezioni secondarie) (poliomieliti,miocarditi) Epatite A: il virus e la malattia GRUPPO PICORNAVIRUS Struttura Virione sferico di circa 27-32 nm di diametro, ad RNA a singola catena,privo di rivestimento lipidico e circondato da un capside icosaedrico costituito da 60 copie multiple di 4 proteine VP1VP2VP3VP4 • Infezione Malattia Dall’intestino al fegato,periodo di incubazione 15-50 giorni(media 28 gg) La malattia è dovuta alla distruzione, mediante meccanismi immunologici, delle cellule epatiche infettate:febbre,malessere generale, anoressia nausea,disturbi addominali, spesso seguiti da ittero; la severità che tende ad aumentare con l’età, può variare da una forma in apparente fino ad una forma conclamata con conseguente debilitazione per alcune settimane e a volte con danni permanenti Escrezione L’escrezione dei virus con le feci raggiunge il massimo livello durante la seconda metà del periodo di incubazione(0-14 gg),generalmente termina nei 7 gg seguenti la comparsa dell’ittero Diagnosi La diagnosi è basata sulla determinazione di anticorpi di classe IgM diretti contro il virus dell’epatite A nel siero del malato(Kits diagnostici) Immunità L’immunità è duratura, probabilmente persiste per tutta la vita VIRUS DELL’EPATITE A • Il virus dell’epatite A è in virus piccolo , privo d’involucro e contenente un singolo filamento di RNA a polarità positiva. • L’infezione avviene usualmente attraverso il contatto diretto con feci infette o mediante l’ingestione di cibi e acque contaminate con il virus. • I sintomi clinici dell’epatite(tra cui l’ittero, l’aumento delle transaminasi, e gli squilibri della funzionalità epatica) sono la diretta conseguenza della distruzione delle cellule infette, in seguito alla moltiplicazione virale. • L’ospedalizzazione e l’eventuale morte sono eventi rari e correlati con l’aumento dell’età del paziente. • In Italia esiste un Sistema Epidemiologico dell’Epatite Virale Acuta (SEIEVA) creato nel 1984 presso l’istituto Superiore di Sanità; con questo sistema è possibile una valutazione dell’incidenza delle epatiti acute, e impostare delle strategie di prevenzione. • La classe di età più colpita risulta quella dei giovani adulti (15-24anni). Possibili esiti di un’infeziona da virus HAV Parametro Esito Bambini (<10 anni) Infezione inapparente 80-95% Malattia(itterica o anitterica) 5-20% Guarigione completa > 99% Malattia cronica NO Tasso di mortalità < 14 anni 0,1% 15-39 anni 0,3% > 40 anni 2,1% Adulti 10-25% 75-90% >98% Eventi clinici in corso di un’epatite virale acuta Incubazione Fase prodromica Fase sintomatica Guarigione Durata 10-50 giorni Dati clinici e di laboratorio ASSENTI Durata 2-10 giorni Dati clinici e di laboratorio Malessere generale Anoressia Febbre(<39°) Nausea Vomito Mialgia Aumento dei valori delle transaminasi Aumento del valore della bilirubina Durata 3-4 settimane Dati clinici e di laboratorio Ittero sclerale, poi ittero diffuso Urine scure Feci ipocoliche Epatosplenomegalia Transaminasi elevate(5002000UI/L) Bilirubina aumentata(1015mg/dl) Dati clinici e di laboratorio Calo transaminasi(ai valori normali) Calo bilirubina(a valori normali) Scomparsa ittero Normalizzazione delle dimensioni del fegato Feci normali Urine normali Diagnosi Presenza anticorpi anti-HAV: • principalmente IgM (4 settimane-1anno) • IgG che compaiono dopo le IgM(tutta la vita) Nel nostro paese l’epatite A rappresenta un importante problema di sanità pubblica: i dati del SEIEVA (Sistema epidemiologico dell’Epatite Virale Acuta dell’Istituto superiore di Sanità Pubblica di Roma) dimostrano un incidenza di migliaia di casi all’anno, di cui il 62% associato al consumo di molluschi; inoltre, nel 1996 veniva registrata nella regione Puglia un’estesa epidemia (circa 6.000 persone coinvolte), provocando notevoli problemi sia sotto l’aspetto clinico che economico. Il SEIEVA analizza le notifiche giunte al centro di riferimento mediante il modulo di trasmissione settimanale per calcolare i tassi di incidenza utilizzando come denominatore i dati dei censimenti, mentre analizza un questionario ad hoc per quanto riguarda i dati clinici e i fattori di rischio Utilizzando i dati provenienti dal sistema di sorveglianza, è stato possibile osservare che l’epatite A costituisce attualmente il 75% delle epatiti virali acute Circa il 20% dei casi di epatite A riscontrati durante un epidemia è dovuta a casi di trasmissione secondaria. La diffusione del virus avviene principalmente attraverso una fonte comune o attraverso contatti persona – persona. Prevenzione La somministrazione di immunoglobuline con un elevato titolo anticorpale avviata prima (altrimenti non esclude l’infezione) dell’esposizione dei casi secondari è stata a lungo utilizzata per ridurre l’incidenza di questi casi secondari. Limiti:l’immunità passiva conferita dalle immunoglobuline è limitata a pochi mesi. Uno studio condotto in Italia sulla vaccinazione dei contatti familiari di casi di HAV, ha dimostrato un’efficacia vaccinale nella prevenzione delle infezioni secondarie di circa l’80%. Vantaggi: immunità permanente Raccomandazioni a) Evitare il consumo di frutti di mare crudi o poco cotti b) Vaccinazione per chi 1) deve affrontare viaggi in aree endemiche 2) per i familiari dei casi di epatite A al posto delle immunoglobuline Metodi di determinazione dei virus negli alimenti La scelta della metodologia deve tener conto: -della complessità e della diversità dei vari virus enterici; -della loro bassa dose infettante Gli studi condotti a tale scopo in questi ultimi anni hanno perseguito 2 obiettivi: 1)Determinazione indiretta mediante individuazione di organismi indici di contaminazione virale umana 2)Elaborazione di metodi di analisi diretta dei virus enterici in matrici complesse alimentari Applicazione della REAL TIME PCR per il rilevamento del virus dell’epatite A • I metodi più utilizzati nella determinazione e identificazione dei virus sono le colture cellulari, le tecniche di biologia molecolare (sonde, PCR) e i sistemi integrati (colture cellulari-PCR). • La tecnica di linee cellulari suscettibili, anche se rimane comunque la più valida ai fini della sicurezza alimentare, necessita di tempi lunghi, tali da renderli poco utili per l’igienicità dei prodotti in esame. • La PCR o la reazione di polimerizzazione a catena del DNA oltre ad offrire il vantaggio di minori costi e maggiore rapidità consente di rilevare la presenza anche di poche catene di RNA virale. • La REAL TIME PCR, oltre ad offrire tutti i vantaggi della PCR classica, come la sensibilità, la specificità e la rapidità di risposta, presenta il vantaggio di poter monitorare la reazione di amplificazione in tempo reale. Altri virus possono essere occasionalmente trasmessi con alimenti: ASTROVIRUS Struttura: gruppo di piccoli virus rotondi dalla caratteristica forma a stella; RNA a singola catena non avvolto da rivestimento proteico; Malattia: sintomatologia simile a quella del virus Norwalk-like; periodo di incubazione è più lungo,vomito meno comune. Epidemiologia: vengono colpiti maggiormente i bambini molto piccoli(< 1 anno). Evidenze epidemiologiche di trasmissione con gli alimenti sono limitate. ROTAVIRUS: RNA a doppia catena, con doppio rivestimento proteico.Infettano principalmente i bambini piccoli e sono occasionalmente associati al cibo e all’acqua. PARVOVIRUS: sono proposti come causa di gastroenteriti umane, ma quelle associate agli alimenti sono molto rare, comunque viene descritto un episodio avvenuto in Inghilterra che ha coinvolto circa 800 persone. Virus dell’epatite E Formalmente conosciuto come “il virus delle epatiti a trasmissione enterica non-A e non-B”. Struttura: appartiene a gruppo dei calicivirus, RNA a singola catena, ricoperto da rivestimento proteico con depressioni a coppa.. Causa di trasmissione: acqua contaminata da feci(molte epidemie nei paesi tropicali dopo la stagione delle piogge) Malattia: incubazione di 6 settimane(2-9),sintomi rapportabili al virus dell’epatite A,alto tasso di mortalità donne in gravidanza(20%primo trimestre),rara nei bambini. I episodio nel 1956 a Nuova Delhi con 29.000 casi Paesi più colpiti: quelli in via di sviluppo(Africa, Asia;America centrale) Nonostante assenza di casi accertati nei paesi industrializzati,un indagine compiuta in Catalogna nel biennio 2001-2002 sono risultate positive alla ricerca dell’HEV;ciò può indicare che la prevalenza delle infezioni dovute a questo virus possa essere sottostimata Epatite E: introduzione È un’ epatite virale acuta non-A, non-B, non-C. L’agente eziologico, identificato nell’uomo all’inizio degli anni ’80, è stato denominato virus dell’epatite E (HEV) in conformità con gli standard di nomenclatura delle epatiti virali. E= “enteric, epidemic and endemic”. Prima segnalazione: 1955-56 a New Delhi; focolaio epidemico che ha coinvolto 30.000 persone, causato da acqua contaminata. Casi sporadici autoctoni nei Paesi industrializzati (1997, USA). In Italia, primo caso umano registrato, causato da virus autoctono nel 1999. Identificato per la prima volta nel suino nel 1997. Anticorpi anti-HEV sono stati evidenziati in capre, pecore, bovini, ratti, gatti e cani. Virus dell’epatite E: caratteristiche HEV è una particella virale sferica di piccole dimensioni (diametro di circa 32-34 nm). HEV presenta una simmetria icosaedrica ed è privo di envelope. Il genoma è costituito da RNA a singolo filamento con polarità positiva (ss+) e misura ~7.2 Kb. Inizialmente classificato nella famiglia Caliciviridae, adesso è l’unico membro appartenente al genere Hepevirus (famiglia Hepeviridae). MBIM Microbiology and Immunity On-line,University of South Carolina HEV: genotipi virali • 1 unico sierotipo identificato finora. Genotipo III USA • I diversi ceppi di HEV sono classificati sulla base delle omologie nucleotidiche nella regione dell’ORF2. Genotipo IV Asia • 4 genotipi virali di HEV attualmente riconosciuti. • Genotipi 1 e 2 sono stati identificati solo nell’uomo. • Genotipi 3 e 4 colpiscono sia l’uomo che gli animali. • Recentemente è stata introdotta una classificazione basata sulla divisione dei genotipi in sottotipi. Genotipo II Genotipo I Umano Asia- Africa Umano - Messico Vie di trasmissione del virus Via principale di trasmissione: oro-fecale attraverso l’ingestione di acqua contaminata Trasmissione attraverso trasfusioni di sangue infetto Trasmissione verticale da madre a feto Animali Possibili altre vie di trasmissione: Zoonosi/Trasmissione alimentare SUINO serbatoio asintomatico Consumo di carne cruda di animali selvatici (cinghiale, cervo) Contatto diretto con animali (pet-pig) Presenza di RNA virale in fegati commercializzati (Giappone 1,9%; USA 11%) Elevate siero prevalenze (6-50%) in persone professionalmente esposte al contatto con suini. ? Distribuzione geografica dell’epatite E Epidemie o infezioni confermate in >25% dei casi sporadici di epatite NANBNC Epidemiologia dell’infezione da HEV Uomo Infezione endemica in molti Paesi in via di sviluppo (scarse condizioni igienico-sanitarie) Adulti maggiormente colpiti Negli ultimi anni registrati casi sporadici di malattia anche in numerosi Paesi industrializzati Molti dei casi sporadici legati a viaggi in aree endemiche Alcuni casi anche in soggetti senza anamnesi di viaggi all’estero (virus autoctoni) Per i casi autoctoni nei Paesi industrializzati fonte d’infezione non chiara possibile trasmissione zoonotica Suino Elevate sieroprevalenze anti-HEV (20-100%) riscontrate in allevamenti suini sia in aree dove la malattia nell’uomo è endemica sia dove non è endemica La sieroprevalenza varia in funzione dell’età dell’animale: < 2 mesi - negativi > 3-4 mesi - prevalenza superiore all’80% Infezione da HEV: sintomatologia Uomo Trasmissione principalmente per via gastroenterica Periodo di incubazione: circa 40 giorni Letalità : 1%; ma nelle donne gravide raggiunge il 15-25% Gravità della malattia: nei giovani meno grave che negli adulti Cronicizzazione: No Sintomi: vomito, febbre, dolori addominali, ittero, innalzamento delle transaminasi (ALT) Suino Trasmissione oro-fecale Infezione asintomatica HEV: situazione in Italia Responsabile nell’uomo di circa il 10% delle epatiti virali non-A nonB, non-C (0.4 casi/100.000 abitanti/anno) Sieroprevalenze che oscillano tra l’1% ed il 5% La maggior parte dei casi di malattia registrati in viaggiatori di ritorno da aree endemiche Nel 1999 (Zanetti et al., 1999) identificata una nuova variante considerata autoctona Scarse informazioni disponibili per quanto riguarda presenza e diffusione del virus negli allevamenti. Diagnosi di infezione da HEV nell’uomo Nell’uomo è clinicamente simile all’epatite A. Diagnosi di laboratorio a partire da siero e feci: o Microscopia elettronica: poco sensibile e specifica o Isolamento dell’HEV in coltura cellulare: risultati non riproducibili o Tecniche biomolecolari: RT-PCR (nested, Real Time) o Sierologia: Kit ELISA commerciali o house-made, IgM e IgG. Diagnosi di infezione da HEV nel suino o Anatomopatologica: lesioni non rilevabili o aspecifiche o Ricerca diretta del virus da siero, feci ed organi: tecniche analoghe a quelle usate in umana. Misure preventive o Cottura. o Buone pratiche di manipolazione, conservazione, preparazione. o Precauzioni igieniche (corretta gestione escrementi, igiene personale). o Utilizzo dispositivi protezione individuale (guanti mascherine). o Profilassi indiretta (vaccini). TICK-BORNE ENCEPHALITIS Struttura: appartiene al genere dei Flavivirus, RNA a singola catena,ha un rivestimento lipidico attorno a quello proteico. Trasmissione: è l’unico non trasmesso per via oro-fecale. Il virus infetta gli animali da latte nel centro Europa (Slovacchia) attraverso il morso di parassiti vettori (Ixodes persulcatus e I.ricinus) e può trovarsi nel latte che se non pastorizzato infetta l’uomo.Prodotti derivati dal latte non pastorizzato possono veicolare il virus. Epidemiologia: è altamente specifico verso il suo vettore e ha un range molto limitato, quindi la malattia è abbastanza rara. Durante un recente incidente sono state infettate sette persone in Slovacchia. Norwalk-like e Supporo-like GRUPPO CALICIVIRUS Struttura Virione sferico di 25-30 nm di diametro, ad RNA a singola catena con un rivestimento proteico caratterizzato da depressioni sulla superficie a forma di cupola Infezione L’infezione interessa la mucosa intestinale ed ha un’incubazione di 24-48 h Malattia Nausea,vomito,diarrea per circa 24-48 h(Sapporo-like provocano la malattia soprattutto nell’età infantile) Escrezione Il virus viene escreto durante la malattia con il vomito e le feci, e probabilmente ancora per 7 gg dopo la malattia Diagnosi Determinazione del virus nelle feci mediante test ELISA o PCR o microscopia elettronica.Secondo Kaplan(1982)si può sospettare che un ‘epidemia sia dovuta ai Norwalk-like quando presenta le seguenti caratteristiche:assenza di batteri patogeni nelle feci;durata media della malattia 12-60 h; periodo di incubazione 15-50 h; vomito presente in più del 50% dei casi Immunità Di breve durata • Noti come “Small Round Structured Viruses” o SRSV,appartenenti alla famiglia dei Calicivirus. • Se ne conoscono 30 genotipi diversi suddivisi in 5 genogruppi • Sono ubiquitari e molto resistenti alle condizioni ambientali • Tre genogruppi infettano l’uomo(I,II,IV)mentre virus di genogruppo III sono tipicamente bovini e il genogruppo V è infettivo per il topo. Dati Epidemici: A livello internazionale è stato stimato che i Norovirus sono responsabili della maggior parte di gastroenteriti non batteriche sia infantili,a carattere sporadico e stagionale che nell’adulto,spesso in forma endemica. Gran Bretagna(1992-2000) sono state denunciate 5241 epidemie Germania :parecchie migliaia di casi ogni anno. Olanda: i norovirus sono responsabili del 13% delle gastrenterite che si verificano in comunità. La malattia che è più frequente nelle comunità quali ospedali,scuole,navi da crociera,ristoranti, mostra variazioni stagionali, con picchi epidemici che si verificano tra dicembre e febbraio Modalità di trasmissione e dose infettante • Trasmissione: oro-fecale,da persona a persona,attraverso contatto diretto o indiretto con le feci ed il vomito dei malati • Possibile trasmissione indiretta per contatto con superfici contaminate • Per via aerea tramite aerosol prodotto durante la fase di vomito • Alimenti contaminati :frutti di mare(ostriche e cozze),vegetali crudi(insalate e frutti di bosco). • Dose infettante minima: da 10 a 100 particelle Resistenza a fattori ambientali Possono resistere: A temperature > 60°C e < 0°C Cloro a concentrazioni fino a 100 ppm Altri disinfettanti Per cui è molto difficile l’eliminazione all’acqua potabile e dall’ambiente(la presenza di RNA virale è stata evidenziata in più occasioni anche nell’acqua in bottiglia non gasata) Controllo delle epidemie Si ritiene che circa nel 10-20% dei casi, la causa scatenante delle epidemie sia rappresentata dal consumo di alimenti contaminati da Norovirus Decorso:rapido,si sviluppa nello spazio di qualche gg fino ad una settimana,ma possono durare anche più a lungo,sino alla rimozione o sanizzazione della sorgente di infezione La messa in atto di misure immediate è essenziale per controllare la propagazione di un’epidemia (ruolo centrale- “misure attuate in caso di sospetto”) Individuo infetto (asintomatico-no rischio): rischi contaminazione ambientale limitati Individuo infetto (con vomito e diarrea): contaminazione ambientale elevata Durante il picco di infezione sono presenti un miliardo di particelle virali per gr di feci. La diarrea,soprattutto nei soggetti giovani può risultare incontrollata,così come improvvisi,incontrollati e violenti episodi di vomito Grande diffusione sulle superfici Superfici esposte a contaminazione: Mani Scarpe Oggetti (che attraversano l’aria infetta) Pavimenti Tavoli Pareti Attrezzature Tappeti Tendaggi Ornamenti Arredi (basta una piccolissima quantità di virus) Trasmissione : Oro-fecale (possibile contaminazione anche con mani portate alla bocca,sigarette) Alimenti (Cibo e bevande) contaminati da personale infetto Consumatori (trasmissione crociata) Luoghi a rischio: navi da crociera,scuole, case di ricovero,ospedali,ecc Individui sensibili: sensibilità universale Bambini, anziani, soggetti immunocompromessi Soggetti sottoposti a stress(zone di guerra) Danimarca(2005) -consumo di frutti di bosco contaminati-1000 persone,5 decessi(anziani) Non esiste vaccino Precedente infezione – immunità temporanea (probabilmente non estesa oltre il genotipo) Indagini sugli episodi tossinfettivi Per una corretta valutazione degli episodi,la ricerca dovrebbe essere condotta sia sulle feci dei pazienti che sugli alimenti sospetti I campioni devono giungere al laboratorio: 1)feci: mantenute a 4°C per 7gg.(in alternativa congelate a 20°C) 2)molluschi: congelati a -20°C e analizzati nell’arco di un mese 3)vegetali e frutta: trasportati a T° di refrigerazione(4-8°) non oltre 7gg dal prelievo; o mantenuti congelati a -20°C 4)acqua: mantenuta a temperatura ambiente o di refrigerazione(4-8°C) Determinazione di Norovirus in molluschi eduli lamellibranchi • Differenti studi epidemiologici hanno implicato i NV in epidemie collegate al consumo di molluschi. • Il presente lavoro riporta, congiuntamente ad una rassegna di metodi analitici attualmente disponibili per la ricerca dei NV nei molluschi, il metodo(denominato Reverse Transcriptase-booster-Polymerase Chain Reaction, RT-booster-PCR) sviluppato presso l’istituto Superiore di Sanità. METODO SENSIBILITA’ NOTE EM/IEM 106-7 Individuazione di tutti i ceppi virali Scarsa praticità/economicità Scarsa sensibilità ELISA 104-6 Individuazione solo di alcuni ceppi virali Praticità Scarsa sensibilità RT-PCR 102-4 Individuazione solo di alcuni ceppi virali sensibilità Colture cellulari Non sono ancora disponibili linee cellulari per la coltura dei NV La determinazione diretta dei virus dai molluschi e dalle acque utilizzando le tecniche di biologia molecolare è un approccio in corso di valutazione perchè non evidenzia l’effettiva infettività dei virus presenti e quindi la loro reale pericolosità per la salute pubblica. Inoltre la difficoltà nel riconoscimento di questa categoria di patogeni è aumentata dal fatto che i cibi contaminati non vengono modificati nel loro aspetto, odore o gusto dalla contaminazione. Il Regolamento CE n°2073/2005 (15 novembre 2005) sui criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari • (Punto 12) Il 30 e 31 gennaio 2002 il CSMVSP ha emesso un parere sui virus Norwalk-simili(NLV,Norovirus), concludendo che gli indicatori fecali convenzionali non sono affidabili per dimostrare la presenza o l’assenza di NLV e che non è una pratica sicura basarsi sulla rimozione degli indicatori batterici fecali per determinare i tempi di depurazione dei frutti di mare. Il comitato ha raccomandato inoltre l’utilizzo di E. coli piuttosto che dei coliformi fecali, quando si utilizzano indicatori batterici per rilevare la contaminazione fecale nelle zone di raccolta dei frutti di mare. • (Punto 27) In particolare, è opportuno che i criteri per i virus patogeni nei molluschi bivalvi vivi siano fissati quando i metodi d’analisi sono stati sufficientemente messi a punto. Nel corso dell’attività di sorveglianza,condotta attraverso il sistema di allerta della Commissione Europea, nell’anno 2006 si è evidenziato un significativo aumento di allerta per il riscontro del Norovirus in alcuni prodotti alimentari(ostriche e lamponi surgelati). Una riunione tecnica svolta con la partecipazione dell’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato che il Norovirus non è sempre identificato o ricercato quale causa di tossinfezione. Ciò perché difficilmente l’operatore sanitario prende in considerazione questo agente patogeno e i laboratori non sono in grado di effettuare tale ricerca o comunque non la praticano di routine Bisogna rendere più efficaci i controlli ufficiali e poter valutare l’entità delle problematiche sul territorio nazionale Punto critico del piano di prevenzione è assicurare l’individuazione precoce e la distruzione del virus. In considerazioni delle gravi malattie di cui possono essere responsabili, pur nella loro elementare struttura,essi sono stati efficacemente definiti da Peter Medavar “un frammento di brutte notizie avvolto in un involucro proteico”.