IGIENE E MEDICINA
PREVENTIVA
UNA DEFINIZIONE
DISCIPLINA MEDICA CHE SI
OCCUPA
DELLA CONSERVAZIONE E
PROMOZIONE
DELLO STATO DI SALUTE
DELLE
POPOLAZIONI
Figlia di Aslepio, Igea è
la dea della salute e
dell‘igiene, viene
invocata per prevenire
malattie e danni fisici
Obiettivi dell’Igiene
• Protezione della salute
– Rimozione delle cause di malattia
• Promozione della salute
– Potenziamento dei fattori di benessere
Metodologie dell’Igiene
• Epidemiologia
–Metodologia di studio
• Prevenzione
–Metodologia di intervento
• Management sanitario
–Valutazione dell’efficacia degli
interventi sanitari
Medicina preventiva
• Promozione e protezione della salute
conseguita con metodi medici
– Prevenzione delle infezioni mediante immunoprofilassi e chemioprofilassi
– Prevenzione primaria delle malattie non infettive
mediante la rimozione dei fattori di rischio individuali
– Prevenzione secondaria delle malattie infettive e
non infettive attraverso la diagnosi precoce
– Promozione della salute mediante il potenziamento
dei fattori di benessere individuali
Interventi di medicina
preventiva
• Interventi di tipo individuale  Medico di base
Principio di unicità e globalità dell’azione medica nei
campi della promozione, mantenimento e del recupero
della salute (Legge 833 del 1978 istitutiva del Servizio
Sanitario Nazionale)
• Interventi sulla popolazione  Sanità pubblica
Organizzazione che mobilita risorse scientifiche, tecniche,
professionali ed economiche per risolvere i problemi
sanitari delle popolazioni a livello locale (Distretto e Unità
Sanitaria Locale), regionale e nazionale
“PRATICA EMPIRICA”
• VARIOLIZZAZIONE (Cina, X secolo)
• IGIENE AMBIENTALE (Roma dal 700 a.C.)
• LAZZARETTI E QUARANTENA (Venezia,
1423)
• PRESCRIZIONI RELIGIOSE A VALENZA
IGIENICO-SANITARIA (Ebraismo, Islam)
ALCUNE TAPPE DELLO SVILUPPO
SCIENTIFICO
• Fracastoro (1478 – 1553) e le teorie
contagionistiche
• Graunt (1620 – 1674) e l’epidemiologia
descrittiva
• Jenner (1749 –1823) e la vaccinazione
• I grandi della profilassi immunitaria:
Pasteur (1822-1895), Koch (1843-1910),
Behring (1854 1917)
FONDAMENTALI INTERVENTI DI
SALUTE
• Potabilizzazione delle acque
– Drammatica riduzione delle malattie a trasmissione
fecale-orale da Europa, America
e Australia
• Vaccinazioni
– L’eradicazione del vaiolo,
ultimo caso nel 1977
(dichiarato eradicato
dall’OMS nel 1980)
Cos’è la salute
“una condizione di armonico
equilibrio funzionale, fisico e
psichico dell’individuo
dinamicamente integrato nel
suo ambiente naturale e
sociale”
(A. Seppilli)
Fattori Positivi che concorrono a determinare il Livello di Salute
FATTORI GENETICI
FATTORI
AMBIENTALI
Condizioni
di salute
o di
malattia
FATTORI
COMPORTAMENTALI
Modello generale di interazione tra diversi fattori genetici,
ambientali e comportamentali
Elementi del ciclo
Competenza del virus per
il vettore: capacità
di replicarsi e
di concentrarsi
nelle
ghiandole
salivari
Virus
Vettore
Ambiente
Ospite
Densità di
ospite e vettore
Suscettibilità
dell’ospite per il
virus: livelli
elevati di
viremia
Epidemia di Chikungunya Italia 2007
Origine di un
epidemia
Phylogenetic
analysis of the
partial nucleotide
sequence (1011
nucleotides) of the
E1 gene of CHIKV
Mutazione A226V nel gene E1
• Individuata nel corso dell’epidemia del 2005-06
che ha interessato le isole dell’oceano Indiano
• Modificazione nella specificità di vettore:
– Aumentata infettività di CHIK per Ae. albopictus
– Disseminazione più efficiente negli organi secondari
di Ae. Albopictus
– Aumentata fitness di CHIK in Ae. albopictus
• Aumentata efficienza di trasmissione di CHIK da
parte di Ae. albopictus
Ciclo di Chikungunya
M.M. Thiboutot PLoS Negl Trop Dis, 2010, 4(4)
• In Europa l’A. albopictus compare la prima
volta in Albania nel 1988
• In Italia fa la sua prima comparsa a
Genova nel 1990 in un deposito di
pneumatici usati, importati dall'estero
Diffusione in Italia di Ae. albopictus
1997
1997
2000
2000
2003
2003
2006
2006
Epidemia in Italia
Introduzione del vettore
+
Modificazioni del virus
+
Introduzione del virus
(sincronizzazione dei tempi di attività del
vettore nel paese di provenienza e in
quello di arrivo)
Mortalità proporzionale per alcuni grandi
gruppi di cause in diversi periodi di tempo
_______________________________________________
__
Anni
Malattie Tumori Malattie Sistema Apparato
cardiocirc. Maligni Infettive Nervoso Respir.
Apparato
Digerente
Altre
cause
__________________________________________________________________________________
1901-10
9.7
3.0
16.0
9.7
19.5
18.0
24.1
1921-30
11.6
4.0
15.8
10.9
18.1
15.9
23.6
1941-50
17.3
7.9
10.7
12.2
13.6
10.3
28.1
1961
30.5
16.7
2.8
15.6
7.8
6.3
20.4
1981
47.4
22.9
0.6
1.4
7.3
5.9
14.5
1987
44.7
26.6
0.4
2.2
6.4
5.4
14.3
_________________________________________________________________
Composizione per età della
popolazione
Speranza di vita alla nascita
• 1880: 35.4
• 1900: 42.8
• 1930: 54.9
• 1959: 65.5
• 2011: 79,4 (M)
84,5 (F)
Modificazioni intervenute nella vita media e
nel tipo di patologia prevalente in Italia nel
periodo 1910 - 1981
78 anni
47 anni
1910
1981
+
Tumori
Malattie cardiovascolari
Brocopneumopatie croniche
Malattie dismetaboliche
Malattie mentali
ecc.
.
1 Abitudini personali
- alimentazione
- fumo di tabacco
- alcool
- droga
- sedentarietà
2. Contaminazione ambientale
- inquinamento atmosferico
- inquinamento idrico
- contaminazione alimentare
Infezioni a trasmissione per via
aerea
• Igiene e salubrità delle abitazioni
• Affollamento
• alimentazione
Tubercolosi
1899-1902
1920-1923
1954-1957
Influenza
A fulgure et tempestate, libera nos, Domine!
A flagello terraemotus, libera nos, Domine!
A peste, fame et bello, libera nos, Domine!
Ut fructus terrae dare et conservare digneris, te
rogamus, audi nos!
a peste, fame et bello…..
Poliovirus selvaggio 2013
I nuovi problemi
•
•
•
•
Intensificazione degli scambi/comunicazioni
Modificazioni economiche
Modificazioni climatiche
Urbanizzazione e abbandono delle aree
rurali/montagna
• Modificazioni delle abitudini alimentari
(Anisakidosi)
I nuovi rischi!!!!
• il Vaiolo e' frutto di alterazione della flora
batterica intestinale = carenze nutrizionali
(malnutrizione = mancanza di magnesio + silice
organica + alterazione del fosforo) in soggetti
con Terreno disordinato ed immunodepressi da
vaccinazioni precedenti e/o da mutazioni
genetiche ereditate da genitori vaccinati ! il virus
e' una cosa assolutamente secondaria!
www.mednat.org/vaccini/vaiolo.htm
PREVENZIONE
• PRIMARIA: si basa su interventi specifici e sull'adozione
di comportamenti in grado di evitare o ridurre
l'insorgenza e lo sviluppo di una malattia.
Es. Vaccinazioni, promozione della salute.
• SECONDARIA: diagnosi precoce di una patologia che
consente di intervenire precocemente sulla stessa al fine
di migliorarne la prognosi. Es. pap-test, mammografia.
• TERZIARIA: prevenzione non della malattia in sé ma
dei suoi esiti/complicanze. Con prevenzione terziaria si
intende anche la gestione dei deficit e delle disabilità
funzionali consequenziali ad uno stato patologico.
Es. riabilitazione del paziente con cardiopatia ischemica.
PREVENZIONE DELLE
MALATTIE INFETTIVE
MORTE
AGENTE
ETIOLOGICO
FASE
LIBERA
PREVENZIONE
PRIMARIA
INCUBAZIONE
FASE
PRECLINICA
NON AMMALA
PREVENZIONE
SECONDARIA
MALATTIA
CLINICA
GUARIGIONE
GUARIGIONE
CON SEQUELE
RIABILITAZIONE
PREVENZIONE DELLE
MALATTIE CRONICO - DEGENERATIVE
FATTORI
DI RISCHIO
……………
……………
FASE
LIBERA
FASE DI
LATENZA
PREVENZIONE
PRIMARIA
DIAGNOSI
PRECOCE
DIAGNOSI
NORMALE
FASE
SUBCLINICA
MALATTIA
CLINICA
MORTE
PREVENZIONE PREVENZIONE
SECONDARIA
TERZIARIA
RIABILITAZIONE
Epidemiologia delle malattie
infettive
Componenti del processo infettivo
•L’agente
•La sorgente dell’infezione – serbatoio
•Vie di eliminazione
•Modalità di trasmissione
•Ospite recettivo
L’agente
• Classificazione
–
–
–
–
–
–
Virus
Batteri
Miceti
Protozoi
Elminti
Artropodi
• Caratteristiche dell’agente
– Capacità di sopravvivere
nell’ambiente esterno
– Infettività
– Immunogenicità
– Patogenicità
• Tossinogenicità
• Invasività
– Virulenza
Rapporto A.P./Ospite
 Patogeni
 Opportunisti
 Commensali Simbionti
• Schizomiceti
– colonizzazione (cute e mucose)
– infezione (interessamento tissutale)
– malattia infettiva (segni e sintomi clinicamente evidenti)
• Virus
– Infezione
• infezione asintomatica
• infezione cronica
• infezione latente
– Malattia infettiva (clinicamente evidente)
Infezione Endogena
Infezione Esogena
COLONIZZAZIONE
Presenza e moltiplicazione di un
agente sulla superficie (cute o
mucose) senza reazioni
identificabili nell’ospite (es.:
risposta immunitaria)
INFEZIONE
Penetrazione e moltiplicazione di
microrganismi in un organismo che provoca
la reazione dello stesso con meccanismi
aspecifici (infiammazione) e specifici
(immunità)
INFETTIVITA’
Capacità di un agente di invadere e
moltiplicarsi in un ospite.
Quantificabile sperimentalmente con l’ID50
(numero minimo di agenti necessario a
provocare l’infezione nel 50% di ospiti
recettivi).
Nell’uomo viene stimata dal Tasso di
attacco secondario
Agente ad elevata infettività: Morbillo
Agente a bassa infettività: Lebbra
Tempo di generazione: tempo che
intercorre tra l’entrata nell’ospite
suscettibile e il momento di massima
eliminazione dello stesso
Tempo di incubazione: intervallo tra
l’entrata nell’ospite dell’agente infettivo
e la comparsa di sintomi
PATOGENICITA’
Capacità di produrre una
malattia clinicamente
evidente.
Quantificata dal rapporto:
Infezioni sintomatiche
tutte le infezioni
VIRULENZA
Proporzione di casi clinici con
manifestazioni gravi di
malattia.
Viene misurata anche con il
•
•
Tasso di letalità
Tasso di ospedalizzazione
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Serbatoi
Sorgente
Portatore
•vero
•precoce
•tardivo
Trasmissione
diretta
Trasmissione
aerogena
Trasmissione
indiretta
Veicoli Vettori
Ospite
•facoltativi
•di arricchimento
•obbligati
Serbatoi & Sorgenti
• SERBATOIO: La specie animale o vegetale o il
materiale inanimato in cui un agente infettivo di
norma vive e si moltiplica e da cui dipende
primariamente per la sopravvivenza.
• SORGENTE: rappresentata dall’organismo
(uomo o altro animale) infetto che disseminando
attraverso le vie di eliminazione, agenti
patogeni, ne consente la diffusione. Può essere
anche inanimato (legionellosi)
Serbatoi/Sorgenti
dell’infezione
• Uomo
• Animale
• Ambiente
LE SORGENTI DI INFEZIONE
Portatore
precoce
MALATTIA
Portatore
Portatore
convalescente cronico
mesi/anni
INFEZIONE
ore/giorni/mesi/anni
PORTATORE
SANO
Caratteristiche dei portatori
Portatore
durata
Riconoscibilità
Patogenicità
Precoce
breve
No
+++
Tardivo
Spesso
prolungata
Sì
++
Sano
indefinita
No*
+
* E’ necessaria la ricerca attiva
Impatto sanitario e socioeconomico delle infezioni
respiratorie
• Malattie con frequenza significativa
(pattern stagionale)
• Elevata mortalità: Influenza e polmoniti
sono la 15a causa di morte in Italia,
circa 1,6% del totale.
meccanismi di diffusione
aerea
Goccioline di Flugge (via
droplets)
Drops nuclei (via aerea)
“polvere” microbica
Trasmissione
• Diretta, per via aerea (influenza, TBC,
etc.): in questi casi si ha l’emissione di
goccioline di saliva che raggiunge
direttamente la mucosa respiratoria e/o
congiuntivale.
• Indiretta, per via aerea (goccioline
sospese o polvere microbica) o attraverso
oggetti contaminati
Trasmissione con le goccioline
Tipo di diffusione
Dimensioni
µm
Numero
Distanza
30 cm
Fonazione
(goccioline dalla
bocca)
25 - 2000
dipende da salivazione,
“enfasi”, consonanti
(b, f, t, s)
Starnuto
< 100
media <1-10
Circa 200.000 in uno
starnuto, fino a 2x106
Fino a 2-3 metri
(45 m/sec.)
Tosse (goccioline
bronchiali)
1 - 10
100-10.000, fino a
9x105
Circa 1 metro
dimensioni delle particelle e
penetrazione nel tratto
respiratorio
Diam.
Particelle
> 10 µm
1 µm
0,25 µm
livello di penetrazione nel tratto
respiratorio
Tratto superiore (rino-faringe,
trachea)
Bronchioli e alveoli
Restano in sospensione e vengono
espirate
Drops nuclei
Risultano dalla rapida evaporazione delle più
piccole gocce di Flugge (generalmente < 100 µm).
Dimensioni molto piccole (15-1 µm).
Molto leggere, tali da rimanere sospese nell’aria
per molto tempo (anche ore…)
“Polvere” Microbica
I drops nuclei più piccoli e i patogeni
contenuti in essi aderiscono alle particelle di
polvere; in questa maniera possono essere
risospese per effetto di correnti d’aria. Le
dimensioni di queste particelle sono molto
variabili.
Infezioni per via aerea:
Misure preventive per rischio di trasmissione
Ambiente:
– diluizione naturale e disinfezione
Casa:
– ventilazione e volumetria appropriata delle stanze
Ospedali:
– Sistemi di condizionamento e sterilizzazione dell’aria
– No polvere
– Dispositivi di protezione individuale PPE
Protezione delle vie respiratorie
Attenzione!!!!!!
Le mascherine chirurgiche non sono DPI,
ma il loro uso riduce la contaminazione
microbiologica della stanza
Catena di trasmissione oro-fecale
Animale
Uomo
Feci - liquami
Acqua
Cibo
Mani
Uomo
Mosche
Misure di contenimento del rischio di
trasmissione fecale-orale
• Misure istituzionali
– Smaltimento e disinfezione dei liquami
– Approvvigionamento idrico - Potabilizzazione
delle acque
• Igiene personale
– Lavaggio delle mani
• Igiene nella preparazione degli alimenti
Mortalità per età e per febbri tifoidee
1899-1902
1920-1923
1954-1957
M.I. analisi temporale
- Sporadiche (esotiche)
- Endemiche (endemia)
- Epidemiche (epidemia)
Ex novo
Su base endemica (endemia - epidemia)
- Pandemia
EPIDEMIA
Recettività
Trasmissibilità
- Fattori ambientali - affollamento
- Fattori comportamentali
ELEMENTI CHE INTERVENGONO IN
EPIDEMIE DA CONTAGIO INTERUMANO
(PERSON - TO- PERSON)
Unità epidemiologica (famiglia, scuola, ospedale, discoteca)
Caso indice: primo caso venuto all’osservazione (possono
esistere casi precedenti)
Casi secondari: casi successivi al caso indice
Quoziente o tasso di attacco secondario:
n° nuovi casi - caso(i) iniziali
n° di esposti - caso(i) iniziali
in tempo definito
Prevenzione primaria delle
malattie infettive
Mira ad evitare il contagio o, quando ciò non
è possibile, ad evitare l’infezione
• evitare il contagio: impedire che il
microrganismo venga a contatto con
l’ospite recettivo, agendo sulle sorgenti e
sui serbatoi d’infezione e sull’ambiente
• impedire l’infezione: far sì che il patogeno
venuto a contatto con l’ospite recettivo non
possa moltiplicarsi nel suo organismo.
Le strategie della prevenzione
primaria/1
Strategie per evitare il contagio
• Scoprire e rendere inattive le sorgenti di
microrganismi patogeni
• Interrompere le catene di trasmissione,
modificando i fattori ambientali ed i
comportamenti che favoriscono la diffusione dei
microrganismi patogeni
Strategie per evitare che il contagio, una volta
avvenuto, possa dar luogo all’infezione
• Aumentare la resistenza alle infezioni immunoprofilassi
Scoperta e inattivazione delle sorgenti e
dei serbatoi d’infezione/1
• Obbligatorietà della notifica o denuncia dei
casi di malattie infettive e diffusive:
– fini statistico-epidemiologici
– intervento delle autorità sanitarie
– avvio dell’inchiesta epidemiologica
(ricostruzione catena di trasmissione)
– sorveglianza epidemiologica
NOTIFICA
• NORMATIVA: DM15/12/1990, DM29/07/1998 E DM
14/10/2004
• CINQUE CLASSI DI OBBLIGO di notifica
– CLASSE I: segnalazione immediata (12 ore) alla ASL perché
soggette a Regolamento Sanitario Internazionale
– CLASSE II: (48 ore) malattie rilevanti perché ad alta frequenza e/o
passibili di interventi di controllo
– CLASSE III: (48 ore) malattie per le quali sono richieste particolari
documentazioni
– CLASSE IV: malattie per le quali alla segnalazione del singolo caso
dal medico deve seguire la segnalazione della ASL quando si
verificano focolai epidemici
– CLASSE V: malattie infettive e diffusive non comprese nelle
precedenti
Scoperta e inattivazione delle sorgenti e
dei serbatoi d’infezione/1
• Obbligatorietà della notifica o denuncia dei
casi di malattie infettive e diffusive:
– fini statistico-epidemiologici
– intervento delle autorità sanitarie
– avvio dell’inchiesta epidemiologica
(ricostruzione catena di trasmissione)
– sorveglianza epidemiologica
TBE in Austria
Emerging Infectious Diseases, 2013, 19: 69-76
Numero di casi di TBE (colonne) ed incidenza per 100 000
abitanti (linea) per anno, Austria (n=769 dal 2001 al 2010)
Scoperta e inattivazione delle sorgenti e
dei serbatoi d’infezione/2
• Accertamento diagnostico
– Diretto/molecolare
– Colturale
– Sierologico
• Sieroconversione
• IgM
• Avidità
Sierra Leone
Liberia
Ebola
Ebola
1988 – Saiki RK, Gelfand
DH, Stoffel S, Scharf SJ,
et al. Primer directed
enzymatic amplification
of DNA with a
thermostable DNA
polymerase Science;
239: 487-91
PCR
La rivoluzione della PCR
• Ricerca di segnali genetici di agenti non
coltivabili
• Aumentata importanza delle tecniche dirette
• Semplificazione delle tecniche quantitative
• Riduzione dei tempi delle indagini di laboratorio
• Semplificazione delle tecniche di
caratterizzazione molecolare
– Ibridazione
– Sequenziamento
• Eliminazione/riduzione di tecniche che
richiedono l’uso di sostanze radioattive
(Southern blot, dot blot, sequenziamento, ecc.)
1996 – Gibson UE, Heid
CA, Williams PM.
A novel method for real
time quantitative RTPCR.
Genome Res. 1996; 6:
995-1001.
Real Time
PCR
Real Time PCR
• Semplificazione delle tecniche quantitative
• Riduzione dei tempi delle indagini di
laboratorio
• Riduzione dei rischi di contaminazioni da
ampliconi
Tecniche molecolari
Scoperta e inattivazione delle sorgenti e
dei serbatoi d’infezione/2
• Interruzione della trasmissione:
– Isolamento: separazione fisica e/o funzionale del
soggetto da tutte le altre persone, ad eccezione del
personale sanitario di assistenza
– Contumacia: obbligo di permanere in un determinato
luogo (ospedale o proprio domicilio) per il periodo
prescritto, osservando le prescrizioni igienico-sanitarie
imposte dall’autorità sanitaria
– Sorveglianza sanitaria dei contatti: obbligo di
sottoporsi al controllo dell’autorità sanitaria per il
tempo e secondo gli intervalli da questa stabiliti; la
libertà di movimento, però, non è limitata salvo casi
particolari (es. scarlattina)
Misure di profilassi per esigenze di sanità pubblica
SCARLATTINA ICD-9 034.1, Classe di notifica: II
Incubazione
Da 1 a 3
giorni.
Contagiosità
Da 10 a 21 giorni dalla
comparsa dell’esantema,
nei casi non trattati e
non complicati.
La terapia antibiotica
(con penicillina o altri
antibiotici appropriati)
determina cessazione
della contagiosità entro
24-48 ore.
Provvedimenti nei confronti
del malato
Provvedimenti nei confronti di
conviventi e di contatti
Isolamento domiciliare per 48
ore dall’inizio di adeguata
terapia antibiotica.
Precauzioni per secrezioni e
liquidi biologici infetti per 24
ore dall’inizio del trattamento
antibiotico.
In caso di ricovero ospedaliero
disinfezione continua di
secrezioni purulente e degli
oggetti da queste contaminati.
Sorveglianza sanitaria di
conviventi e contatti stretti (inclusi
compagni di classe ed insegnanti)
per 7 giorni dall’ultimo contatto con
il caso, ed esecuzione di indagini
colturali (tamponi faringei) nei
soggetti sintomatici.
L’esecuzione sistematica di
tamponi faringei è indicata nelle
situazioni epidemiche ed in quelle
ad alto rischio (più casi di febbre
reumatica nello stesso gruppo
familiare o collettività ristretta, casi
di febbre reumatica o di nefrite
acuta in ambito scolastico, focolai
di infezioni di ferite chirurgiche,
infezioni invasive da streptococco
emolitico di gruppo A).
Scoperta e inattivazione delle sorgenti e
dei serbatoi d’infezione/3
• Disinfezione: distruzione dei microrganismi patogeni per
impedirne la persistenza e la diffusione nell’ambiente e ai
soggetti recettivi; vengono usati mezzi fisici o chimici in base
al patogeno da distruggere e al substrato da trattare
Ha specifiche applicazioni come pratica di prevenzione delle
malattie infettive. Continua, occasionale e terminale
• Sterilizzazione: distruzione di ogni forma vivente, comprese
le spore, rendendo privo di microrganismi, patogeni,
commensali o saprofiti, l’oggetto o l’ambiente trattato
Ha applicazioni più generali in medicina e in chirurgia
• Disinfestazione: distruzione dei vettori che portano parassiti
per la prevenzione delle malattie trasmesse da artropodi
Scoperta e inattivazione delle sorgenti e
dei serbatoi d’infezione/4
– Scoperta e inattivazione dei portatori:
identificazione portatori sani inutile e costosa,
impossibile da attuare; identificazione portatori
convalescenti o cronici per adeguata istruzione
– Eradicazione dei serbatoi naturali: ricerca ed
eliminazione sistematica degli animali che
costituiscono il serbatoio naturale del microrganismo
(es. brucellosi)
Interruzione delle catene di
trasmissione
A seconda dei microrganismi le catene di
trasmissione possono essere interrotte
intervenendo sui fattori ambientali che ne
favoriscono la persistenza o modificando i
comportamenti della popolazione,
rispettivamente:
• la bonifica dell’ambiente
• l’educazione sanitaria
La bonifica dell’ambiente
Diversi fattori dell’ambiente fisico e sociale possono
favorire la diffusione di diverse malattie infettive; la
loro rimozione rappresenta un valido intervento
preventivo. In concreto, una rapida riduzione dei
casi di malattia si può ottenere agendo sui veicoli
ed i vettori dei rispettivi agenti patogeni.
Esempi:
– Potabilizzazione dell’acqua; raccolta e trattamento dei
liquami urbani con idonee fognature ed impianti di
depurazione
controllo infezioni enteriche
– Estesi e periodici trattamenti di disinfestazione di tutte
le abitazioni e dei ripari naturali nelle aree endemiche
per eliminare il vettore (zanzara del genere Anopheles)
della malaria
Educazione sanitaria
Vi sono dei comportamenti individuali che
espongono a maggiori rischi nei riguardi di
diverse malattie infettive.
La scelta di un opportuno stile di vita riduce
e, in molti casi, annulla il rischio di
infezione.
Esempi:
– infezione veneree: rapporti sessuali protetti
– infezioni enteriche: corretta igiene delle mani, cottura
adeguata di cibi potenzialmente contaminati
Aumento delle resistenze alle
infezioni
Questi mezzi di prevenzione hanno lo scopo di evitare che
il contagio, una volta avvenuto, possa dar luogo
all’infezione. Ciò può essere ottenuto facendo sì che i
microrganismi penetrati nell’ospite vengano distrutti
prima di moltiplicarsi e diffondersi nell’organismo, senza
dare luogo al processo infettivo.
La distruzione dei microrganismi può essere ottenuta con:
• l’aumento delle difese proprie dell’organismo, in modo
aspecifico o specificamente con l’immunoprofilassi
• la somministrazione di sostanze antimicrobiche
(Chemioprofilassi)
Resistenze aspecifiche
Cute e mucose: importanti barriere che si
oppongono alla penetrazione di microrganismi;
Meccanismi umorali e cellulari aspecifici tendono a
distruggere i microrganismi giunti in circolo e nei
tessuti.
Barriere fisiologiche particolarmente importanti
nella protezione dalle infezioni opportunistiche.
Tutto ciò che mantiene le normali barriere
difensive a livello di cute e mucose protegge
dalla penetrazione di microrganismi. Evitare, ad
esempio, l’uso di soluzioni antisettiche per la
pulizia della mucosa vaginale o faringea perché
provocano squilibri tra i normali commensali
residenti e facilitano l’impianto di patogeni.
Obiettivi della prevenzione delle
malattie infettive
•
•
•
•
Proteggere la singola persona
Controllare le malattie nella popolazione
Eliminare le malattie dalla popolazione
Eradicare le malattie dal territorio
Obiettivi interconnessi che rappresentano
tappe di un unico percorso
Protezione individuale dalle infezioni
• La VACCINAZIONE offre la massima protezione
individuale contro diverse malattie: poliomielite, tetano,
pertosse, difterite, morbillo, rosolia, parotite, epatite
virale B
• Importanza delle scelte individuali più o meno grande
per altre infezioni, a seconda della modalità di
trasmissione e dei mezzi di prevenzione esistenti
– Prevenzione malattie infettive a trasmissione sessuale:
protezione essenzialmente individuale
– Scelta oculata alimenti e bevande: riduzione rischio infezioni
enteriche (febbre tifoide, salmonellosi di origine animale,
shigellosi, altre enteriti acute virali, batteriche e protozoarie)
Controllo delle infezioni
Una malattia infettiva è sotto controllo quando,
grazie agli interventi di prevenzione, la sua
incidenza si riduce progressivamente in modo
significativo e non si hanno più manifestazioni
epidemiche
Esempi in Italia:
– TBC: miglioramento ambiente sociale e condizioni
socio-economiche
– Tetano: vaccinazione obbligatoria
– Brucellosi: interventi sui serbatoi animali e bonifica
degli alimenti
– Febbre tifoide: risanamento ambientale
Eliminazione delle infezioni
Fase successiva al controllo di una malattia
infettiva. Non si verificano più casi clinici in tutto
il territorio pur essendo ancora presenti serbatoi
di infezione
Esempio: difterite. Un eventuale caso clinico
costituirebbe un evento sentinella. Necessario
continuare la vaccinazione di massa (il bacillo
difterico potrebbe essere ancora presente nella
popolazione o comunque potrebbe essere
importato da aree endemiche)
Eradicazione delle infezioni
Un’infezione si dice eradicata quando, non solo
non si presentano più casi di malattia, ma anche
l’agente eziologico è scomparso, sicché non si
potranno più presentare nuovi casi, a meno che
esso non venga reintrodotto
Le vaccinazioni di massa sono il mezzo più rapido
ed economico per l’eradicazione delle infezioni
contro cui esistono vaccini con elevata efficacia
protettiva, tuttavia anche altri mezzi di
prevenzione possono essere efficaci per altre
infezioni
STERILIZZAZIONE E
DISINFEZIONE
STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE
•
STERILIZZAZIONE: processi diretti alla distruzione di tutte le forme di vita
microbica (patogeni e non, comprese le spore) nei substrati in cui agiscono.
–
•
•
•
•
•
La norma UNI EN 556 definisce il livello di sicurezza di sterilità (Sterility Assurance
Level) come la probabilità di trovare un microrganismo sopravvivente inferiore ad 1 per
milione
DISINFEZIONE: processo diretto alla distruzione dei microrganismi patogeni.
D. continua nell'ambiente in cui si trova il malato per tutto il tempo della malattia
(secreti ed escreti, oggetti contaminati, pavimento, mobili)
D. terminale dell'ambiente in cui ha soggiornato il malato (per germi resistenti
nell'ambiente: TBC, scarlattina, tifo)
D. periodica in alcuni ambienti (sale operatorie, stanze di isolamento, caserme)
D. occasionale o estemporanea di locali pubblici in cui si siano verificati casi di
malattia (TBC, meningite, scarlattina)
•
DISINFESTAZIONE: lotta contro i parassiti ed i vettori di malattie infettive.
•
ASEPSI: procedure finalizzate ad impedire la contaminazione da parte di
microrganismi di substrati sterili o precedentemente sterilizzati.
Sterilizzazione: condizioni
• Preparazione del materiale alla
sterilizzazione
• Raggiungimento dei parametri chimico-fisici
richiesti (temperatura, pressione, pH,
concentrazione).
• Rispetto dei tempi di esposizione
• Tipologia e numero di microrgamismi
patogeni presenti (bioburden)
• Conformazione dei dispositivi
STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE
A) Mezzi fisici:
1) CALORE:
agisce alterando le strutture chimiche che compongono i microrganismi, specialmente le
proteine.
L'aria è cattiva conduttrice di calore; il vapore invece cede calore direttamente ai materiali con
cui viene in contatto.
Forme vegetative: uccise a 60-70°C per 5-10 min.
Spore: uccise dopo 2 ore (calore secco) o 4-20 min. (calore umido)
- INCENERIMENTO: rifiuti ospedalieri
- CALORE SECCO (aria calda): Stufa di Pasteur (stufa a secco) = armadio con
intercapedine in cui arriva l'aria calda.
richiede temp. elevate e tempi lunghi per uccidere le spore
termoresistenti:
160°C per 2 ore o 170°C per 1 ora o 180°C per 0.30’
Si utilizza per oggetti che si rovinano con l'umidità, vetreria, dispositivi metallici,
polveri e sostanze oleose.
STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE
- EBOLLIZIONE:
servono 10-15 min. per distruggere le forme vegetative
Non distrugge le spore ed alcuni virus (epatite B).
Disinfezione, non sterilizzazione
Carbonato di Sodio al 2% aumenta l’efficienza disinfettante.
- PASTORIZZAZIONE: trattamento a temperature non molto elevate (<100°C),
utilizzato per sostanze che si alterano a temp. superiori (latte)
P. BASSA:
63-66°C per 30 min.
P. ALTA:
72-75°C per 15 secondi o 90°C per 1 secondo (UHT)
- TINDALIZZAZIONE: uccisione di tutti i microrganismi con temperature inferiori a 100°C;
per liquidi che costituiscono substrato nutritivo per le spore.
60-100°C per 30 min.-1 ora, in tre giorni consecutivi; negli intervalli,
temperatura di 30-35°C (germinazione delle spore)
- VAPORE FLUENTE: Pentola di Koch
Vapore di acqua in ebollizione; non supera i 100°C, quindi non uccide le
spore.
STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE
- VAPORE SOTTO PRESSIONE:
Autoclave
aumentando la pressione si aumenta la temperatura (>100°C) ->
sterilizzazione, tempi più brevi
Recipiente metallico con chiusura ermetica, valvola di sicurezza, manometro e
termometro.
Riempita di vapore saturo (dopo la fuoriuscita dell'aria), si porta a temperatura
e pressione desiderati per il tempo necessario (in genere 1 atmosfera = 121°C,
per 20-30 min.)
Pressione
Temperatura
tempo
1 atmosfera
121°C
30‘
1,5 atm.
128°C
20‘
2 atm.
134°C
9‘
2,5 atm.
140°C
6‘
3 atm.
144°C
3'
Si usa per vetreria, strumenti metallici, biancheria, liquidi o soluzioni, terreni di
coltura, materiale organico di rifiuto (rende i rifiuti assimilabili agli urbani)
STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE
2) RADIAZIONI:
- ULTRAVIOLETTE:
radiazioni elettromagnetiche con l attorno a 2500 Angstrom
Prodotte da lampade a vapori di mercurio
Molecole bersaglio = acidi nucleici (attività microbicida legata all'alterazione del
DNA)
Disinfezione, non sterilizzazione
Scarsamente penetranti; disinfezione dell'aria e cappe di laboratorio;
potabilizzazione dell'acqua.
Azione lesiva su congiuntive, cute, mucose.
- RAGGI GAMMA :
radiazioni elettromagnetiche ionizzanti
Elevata penetrazione; impianti adeguati; costosi.
Uso industriale; per strumenti e materiali chirurgici termosensibili
Radiolisi dell’acqua
• La radiolisi dell’acqua porta alla formazione di
specie radicaliche reattive attraverso le seguenti
reazioni:
H2O + RADIAZIONE→(H2O)++ e(H2O)++ H2O → (H3O)++ OH°
H++ e-→H°
• Il radicale ossidrile è un potentissimo ossidante
delle sostanze organiche:
OH° + S → OH-+ S+
STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE
3) FILTRAZIONE:
filtri con pori di diametro molto piccolo, per liquidi biologici termolabili (sieri animali,
enzimi, vitamine, antibiotici)
es.: filtri a membrana di esteri di cellulosa (diametro: 0,01-10 um)
STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE
B) Agenti chimici:
Sterilizzazione a freddo
1. OSSIDO DI ETILENE
C2H4O gas incolore molto reattivo, esplosivo ed infiammabile; allo stato liquido
(in bombole) passa allo stato gassoso a 10°C.
Meccanismo d’azione: molto attivo, anche sulle spore (sterilizzazione); si lega
alle proteine (bloccando le attività enzimatiche) in modo irreversibile.
Utilizzo: sterilizzazione in autoclave con concentrazioni di ossido di etilene di
500-1000 mg/l per 3-6 ore a 50-60°C e umidità relativa 20-60%.
Si utilizza per strumenti chirurgici, endoscopi, cateteri.
Vantaggi: notevole capacità di penetrazione
Svantaggi: notevole tossicità; irritante; cancerogeno; scarsa maneggevolezza;
esplosivo;
viene assorbito specialmente da oggetti di gomma -> necessaria ventilazione
(lasciare gli oggetti da 48 ore a 15 giorni a temperatura ambiente o in
ventilazione forzata) per favorire l'allontanamento del gas residuo.
STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE
Sterilizzazione a freddo
2. GAS PLASMA
(Perossido di Idrogeno o Acqua Ossigenata)
Meccanismo d’azione: utilizza il perossido di idrogeno in fase di vapore prima e poi sotto
forma di plasma (attraverso un campo elettromagnetico) formazione di radicali liberi
azione sporicida
Temperatura di azione inferiore o uguale a 45°C per un tempo di circa 75 minuti
Il trattamento non è utilizzabile su cellulosa, liquidi, polveri e strumenti con lume troppo
stretto
Vantaggi: non produce residui tossici
Monitoraggio mediante indicatori chimici e biologici
STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE
Sterilizzazione a freddo
3. ACIDO PERACETICO 0,2%
Meccanismo d’azione: agente ossidante che attacca i gruppi sulfidrilici delle proteine
Utilizzo: sterilizzazione a freddo di strumenti chirurgici immergibili in un liquido
Agisce alla temperatura di 50-56°C per un tempo di 30 minuti
Vantaggi: ottimo sporicida; non produce residui tossici;
Monitoraggio mediante indicatori chimici e biologici
• compatibilità con l’acciaio inox, alluminio, teflon, polistirene e polietilene (ma non con:
rame, zinco, bronzo, cemento ed intonaci alla calce);
•facile inattivazione ad opera di materiale organico.
TAED + perossidante
• In soluzione acquosa sviluppano ione
peracetico
• Applicata nella disinfezione del
strumentazione delicata
• Non sviluppa fumi e non è irritante come
l’acido peracetico
+2H2O2 =
+2
STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE
Disinfettanti chimici:
azione lesiva sulla struttura microbica mediante alterazione delle macromolecole organiche
che costituiscono strutture vitali per il microrganismo.
Modalità di azione:
- inattivazione delle proteine:
modificazione dei gruppi sulfidrilici -SH :
- metalli pesanti (argento, mercurio) che si
legano ai gruppi -SH;
- ossidanti (permanganato; perossido; iodio) che
ossidano i gruppi -SH -> ponti disolfuro -S-S-
coagulazione delle proteine (solubili
precipitazione
es.: fenolo; alcooli
ammassi)
denaturazione delle proteine (acidi e basi forti)
- lesione delle membrane cellulari o pareti cellulari, o alterazione della permeabilità
es.: alcooli (solventi dei grassi), tensioattivi
STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE
Fattori che influenzano l'azione dei disinfettanti:
A) Fattori propri del disinfettante:
- qualità del disinfettante
ossidanti = i più attivi
tensioattivi = i più deboli
- concentrazione del principio attivo della sostanza disinfettante,
disinfettanti con elevato "coefficente di concentrazione" conservano l'attività anche a
diluizioni elevate
- pH disinfettanti alogeni sono attivi in soluzione debolmente acida;
clorexidina e dialdeide glutarica agiscono meglio a pH alcalino
- solvente:
soluzioni acquose sono più soggette a contaminazione e perdita di attività;
soluzioni alcooliche potenziano l'attività del disinfettante;
presenza di tensioattivi schiumogeni migliora la capacità di penetrazione
B) Fattori inerenti la popolazione microbica:
- natura del germe:
virus (specie quelli privi di membrane esterne e privi di enzimi
citoplasmatici) sono in genere molto resistenti;
Micobatteri tubercolari sono resistenti a molti disinfettanti (acidi e
alcali) per la presenza di cere;
Pseudomonas: in grado di moltiplicarsi in certi disinfettanti
- entità della popolazione microbica
Requisiti dei disinfettanti:
 efficacia sulla popolazione microbica:
 ampio spettro d'azione (batteri Gram + e Gram -, spore, funghi, virus)
 rapidità di azione
 mantenimento dell'attività nel tempo
 innocuità nei confronti delle persone:
 assenza di tossicità sui tessuti
 non indurre sensibilizzazioni
 innocuità nei confronti dei substrati:

assenza di azione dannosa sui materiali da trattare
 capacità di agire in presenza di sostanze organiche
 facilità di applicazione
 elevato potere di penetrazione
 basso costo
Sensibilità dei microrganismi ai disinfettanti
PRIONI
RIPROCESSAZIONE
(CJD, BSE, ..)
SPORE BATTERICHE
STERILIZZAZIONE
(Bacillus species, Clostridium difficile)
MICOBATTERI
DISINFEZIONE DI ALTO LIVELLO
(M. tuberculosis, M. avium)
CISTI di PROTOZOI
(es. Giardia)
VIRUS DI PICCOLE DIMENSIONI
DISINFEZIONE DI LIVELLO
INTERMEDIO
senza involucro lipoproteico
(es. Poliovirus)
TROFOZOITI di PROTOZOI
(es. Acanthamoeba)
BATTERI GRAM NEGATIVI
(es. Pseudomonas, Serratia)
FUNGHI
(es. Candida spp, Aspergillus)
VIRUS DI GRANDI DIMENSIONI
senza involucro lipoproteico
(es. Adenovirus)
BATTERI GRAM POSITIVI
(es. St. aureus, Enterococcus)
VIRUS LIPIDICI
(es. herpesvirus, HIV, HBV, HCV, CMV, RSV)
DISINFEZIONE DI BASSO LIVELLO
Livello di attività dei disinfettanti
Si distinguono tre diversi livelli di disinfezione:
Alto
I disinfettanti di alto livello garantiscono l’inattivazione di tutti i
microrganismi, batteri, funghi, micobatteri, virus e delle spore
batteriche.
Appartengono a questa classe: soluzione acquosa di glutaraldeide
2%, forti ossidanti, soluzioni di acido peracetico.
Medio
I disinfettanti di livello intermedio non hanno necessariamente la
capacità di uccidere le spore batteriche, sono però efficaci
contro il Mycobacterium tuberculosis , i miceti e alcuni virus.
Appartengono a questa classe: iodofori, tintura di iodio, composti
del cloro, composti fenolici, l’acqua ossigenata.
I disinfettanti di basso livello non sono efficaci contro le spore
batteriche, il Mycobacterium tubercolosis, nonché alcuni virus.
Basso
Appartengono a questa classe: i sali d’ammonio quaternari, i
mercuriali e la clorexidina.
Perossido di idrogeno
Alto livello
Livello
intermedio
10-25% (33-80 vol) x 60’
3% (10 vol) x 20’
Basso livello 0.03-0.1% (0.1-0.3 vol) x 60’
Criteri di scelta del metodo di
sterilizzazione
Caratteristiche dei presidi in base alla loro invasività:

presidi critici

presidi semicritici

presidi non critici
Criteri di scelta del metodo di sterilizzazione
ARTICOLI CRITICI
tutti gli strumenti o gli oggetti introdotti
direttamente nel sangue o in aree del corpo
normalmente sterili (ferri chirurgici, cateteri
endovasali, aghi, siringhe, …).
NECESSITANO DI STERILIZZAZIONE
Criteri di scelta del metodo di sterilizzazione
ARTICOLI SEMICRITICI
oggetti, strumenti e presidi che sono destinati al
contatto di mucose integre, ma non invadono i tessuti
o il sistema vascolare; è richiesta la distruzione di
batteri in forma vegetativa, dei virus, dei miceti, del
bacillo tubercolare con esclusione delle spore
(aspiratori, tubi endotracheali, endoscopi in genere,
attrezzature per l’inalazione,….). Il ricorso alla
disinfezione chimica va limitato alle condizioni in cui
non è possibile applicare la sterilizzazione.
NECESSITANO DI DISINFEZIONE A LIVELLO
ALTO
Criteri di scelta del metodo di sterilizzazione
ARTICOLI NON CRITICI
strumenti, oggetti e superfici che vengono a contatto
con cute integra e non con mucose (fonendoscopi,
bracciali per gli sfigmomanometri, borse per l’acqua
calda e/o ghiaccio, effetti letterecci, arredo delle
stanze, utensili da cucina, presidi per il movimento e
anti decubito, padelle, pappagalli,….). Nella maggior
parte dei casi, la detersione è sufficiente per
ridurre la carica batterica a livelli di sicurezza, in
altri può essere utile anche una successiva
disinfezione a basso livello.
NECESSITANO DI DETERSIONE E/O
DISINFEZIONE A BASSO LIVELLO
STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE
Definizioni:
STERILIZZAZIONE:
processi fisici o chimici diretti alla distruzione di tutte le forme di microrganismi
(patogeni e non, comprese le spore) nei substrati in cui agiscono.
DISINFEZIONE:
processo diretto alla distruzione dei microrganismi patogeni.
SANIFICAZIONE:
uso dei detergenti per ridurre il numero dei contaminanti batterici su oggetti e
superfici
ASEPSI:
assenza di germi (corrisponde alla sterilità)
insieme delle norme atte ad impedire che su un substrato giungano
microrganismi infettanti (ad esempio, in campo chirurgico)
ANTISEPSI:
procedure che distruggono o inibiscono la moltiplicazione dei microrganismi
presenti sui tessuti viventi
N.B. una stessa sostanza può comportarsi da antisettico o da disinfettante, al
variare della sua concentrazione
ANTISETTICO:
sostanza che previene o arresta l'azione o la crescita di microrganismi patogeni,
inibendo la loro attività o distruggendoli;
il termine viene utilizzato soprattutto per sostanze impiegate sui tessuti viventi
DISINFETTANTE:
composto chimico ad azione antimicrobica (aspecifica e non selettiva) in grado
di agire su superfici ed oggetti con effetto decontaminante sui patogeni
DETERGENTE:
sostanza che modifica le forze di tensione superficiale, diminuendo l'adesione di
grasso e sporco alle superfici facilitandone l'asportazione
BATTERIOSTATICO: agente chimico che previene la crescita dei batteri, ma non necessariamente
distrugge i batteri stessi e le spore
BATTERICIDA:
sostanza in grado di uccidere i batteri
Categorie di disinfettanti
ALCOOLI
Meccanismo di azione: denaturazione delle proteine; solventi dei lipidi; agenti disidratanti
Alcool etilico o etanolo (CH3CH2OH)
Inattivo se puro (95°-96°), si usa in soluzione acquosa con diluizione al 50-70% (50°-70°).
Attivo su: forme vegetative dei batteri (Gram + e Gram -); poco su funghi e virus; non
sulle spore.
Azione buona dopo 1 minuto ottima a 5 minuti (poco efficace in pochi secondi)
Uso:
non come disinfettante, ma come detergente su cute integra (non su ferite: è
irritante), ferri chirurgici, termometri; come solvente di disinfettanti
(clorexidina, sali ammonio quaternario) ne aumenta l'attività
Svantaggi: basso potere di penetrazione, insufficiente azione sulle spore, evaporazione
rapida, irritazione dei tessuti, azione corrosiva su polietilene e metalli.
Altri alcooli:
il potere germicida cresce al crescere del peso molecolare degli alcooli
a. propilico < a. butilico < a. amilico < a. esilico ...
A. metilico (Metanolo): meno efficace dell'a. etilico, e altamente tossico.
Associazione a. isopropilico e a. N-propilico: antisepsi della cute delle mani in Sale
Operatorie, Chirurgia, Terapia Intensiva; si lascia agire 1-2 minuti.
Categorie di disinfettanti
DETERGENTI O TENSIOATTIVI
meccanismo di azione: composti dotati di un gruppo con carica elettrica, idrosolubile, ed
una lunga catena carboniosa idrofobica solubile nei grassi.
Vengono attratti dall'interfaccia tra membrana microbica (lipidica) e mezzo acquoso
-> si fissano sulla membrana e la danneggiano (aumento della permeabilità).
Forse anche azione denaturante sulle proteine
Detergenti
non ionici:
scarsa attività microbicida; azione emulsionante
anionici: con carica negativa. Saponi e detergenti sintetici (scarsa
azione battericida)
cationici: carica elettrica positiva. E' il gruppo più importante:
comprende i composti dell'ammonio quaternario
Categorie di disinfettanti
Composti dell'ammonio quaternario
R2
R1
N+ R3
R4
Composti con un atomo di azoto (N) quaternario (con valenza +5)
a cui sono legati quattro gruppi organici.
Attivi sui Gram +, meno sui Gram - (Pseudomonas), non sulle spore;
attivi su funghi, protozoi ed alcuni virus.
Vantaggi: non tossici nè corrosivi; inodori; effetto schiumogeno detergente; elevata stabilità;
basso costo.
Svantaggi: relativamente insolubili in acqua; facilmente inattivati da saponi o altri detergenti anionici,
sostanze organiche, fibre di cotone, pH acido; possibile contaminazione (specie soluzioni
acquose).
Utilizzo:
disinfezione della cute (preoperatoria; iniezioni); conservazione di strumenti chirurgici sterili;
disinfezione di superfici, stoviglie, strumenti.
Usati in soluzione acquosa o alcoolica, e spesso in associazione con altri disinfettanti o con
sostanze che ne potenziano l'attività (es. olii di limone o bergamotto; blu di metilene).
Dopo l'evaporazione del solvente formano una pellicola che conserva attività antibatterica.
Es. Benzalconio cloruro
Benzalconio cloruro in soluzione alcoolica (maggior spettro d'azione, minor tempo)
Benzalconio cloruro + fenolo
Benzoxonio cloruro + alcool e acetone
Categorie di disinfettanti
ALOGENI
IODIO
Sostanza cristallina, di colore bruno e odore penetrante, con elevata azione battericida,
fungicida e sporicida; attivo su alcuni virus.
Meccanismo di azione: ossidante.
Utilizzato su cute integra (non su ferite perchè ha azione necrotizzante e ritarda la
cicatrizzazione): disinfezione cute in chirurgia, inserzione cateteri, ecc.
Viene utilizzato in soluzione:
 alcoolica: tintura di Iodio (Iodio al 7% + Ioduro di Na o K) o alcool iodato (Iodio al 2%);
 acquosa: soluzione di Lugol (Iodio al 1%)
IODOFORI:
composti dello Iodio + tensioattivi (es. Polivinilpirrolidone-I o Iodio-Povidone) che ne
permettono il trasporto ed il rilascio graduale -> maggior penetrazione nei tessuti e durata di
azione; attivi anche in presenza di sostanza organica; non hanno attività istiolesiva nè di
sensibilizzazione; non macchiano pelle e tessuti
Polivinilpirrolidone-I: Betadine; Braunosan; Esoform Jod; Germozero Jodio; Iodosteril;
Jodocin; Paniodine; Povi-iodine 100
Categorie di disinfettanti
ALOGENI
CLORO
Gas estremamente tossico; si utilizza per la clorazione delle acque, sotto forma di
Cloro gassoso o suoi composti [Ipoclorito di Calcio (solido), Potassio o Sodio
(liquido); cloramina]; entrambi si trasformano nella forma attiva: acido ipocloroso
(HClO).
Attivo su batteri, spore, funghi, protozoi e virus.
Meccanismo di azione: ossidante; az. microbicida per denaturazione delle proteine,
inibizione attività enzimatiche, inattivazione acidi nucleici.
• Ipoclorito di sodio al 5% di cloro attivo (candeggina): uso domestico; antisettico dopo
diluizione 1:10 (poco stabile, usare dopo breve tempo)
• Amuchina: sodio cloruro + acido ipocloroso; liquido incolore, usato per trattamento di
ferite e piaghe da decubito (al 5-10%) e ustioni (al 5%)
• Cloramina: composti solidi (polvere) che in acqua liberano ac. ipocloroso; lavaggi e
impacchi su cute, ferite, ulcere, ecc.
Categorie di disinfettanti
ALDEIDI
Disinfettanti efficaci solo in condizioni ottimali = alti valori di temperatura e umidità ed
adeguati tempi di contatto.
FORMALDEIDE
allo stato gassoso o in soluzione a 35-40% (Formalina)
Spettro d'azione: battericida (Gram + e Gram-), fungicida e sporicida (az. lenta)
Meccanismo di azione: coagulazione e denaturazione delle proteine (si lega ai gruppi
aminici liberi). Azione lenta (>=4 ore per formaldeide gassosa in ambiente con umidità
>50%), intensificata dal calore (attività a 40° è 15 volte maggiore di quella a 2°).
I vapori di formaldeide sono tossici per inalazione, causando irritazioni dell'apparato
respiratorio; possibile avvelenamento (dolori addominali, depressione del sistema
nervoso fino al coma).
Paraformaldeide: polvere che sciolta in acqua si depolimerizza originando una
soluzione di formaldeide; utilizzata per la disinfezione terminale di ambienti (in assenza
di persone), per la elevata tossicità si tende ad abbandonarla
Categorie di disinfettanti
ALDEIDI
GLUTARALDEIDE
Meno tossica (irritazione mucose e occhi, possibile sensibilizzazione);
ampio spettro d'azione (Gram +, Gram -, micobatteri, virus, miceti, spore) e velocità;
agisce anche in presenza di sostanze organiche ed a temperatura ambiente;
non corrode metalli, gomma, plastica.
Si usa per la disinfezione-sterilizzazione di strumenti alla diluizione al 2%, in cui uccide le
forme vegetative dopo 2-10 minuti, le spore dopo 3 ore (ma sicurezza per la
sterilizzazione si ha dopo 10-12 ore).
2 forme:
•Glutaraldeide basica
•Glutaraldeide acida
Categorie di disinfettanti
ALDEIDI
Ortoftalaldeide (OPA)
 Recente (ha ricevuto l’autorizzazione dalla FDA nell’ottobre ’99)
 Presenta un’eccellente attività antimicrobica in vitro
 Diversi potenziali vantaggi rispetto alla glutaraldeide
(possibile sostituto nella disinfezione endoscopica)
 Non richiede attivazione
 Ha un’eccellente stabilità su un ampio range di ph (ph 3-9)
 Meno irritante per gli occhi e le mucose nasali
 Richiede l’utilizzo di guanti
Categorie di disinfettanti
FENOLI
Fenolo o acido fenico (C6H5OH) e derivati. Primo disinfettante usato in chirurgia; l'attività degli altri
disinfettanti valutata col coefficente fenolico.
Spiccata attività antibatterica sulle forme vegetative, non sulle spore; poco attivi sui virus.
Meccanismo di azione: coagulazione delle proteine. L'attività aumenta con l'aumentare della
temperatura e col diminuire del pH del mezzo.
Svantaggi: tossicità sui tessuti; il potere battericida diminuisce in presenza di sostanze organiche.
FENOLO: potente battericida a concentrazioni > 8%; inattivo sulle spore; poco attivo su virus e
Pseudomonas. Molto lipofilo -> alterazione delle membrane cellulari. Tossico e irritante
per cute e mucose. Più usati i suoi derivati.
CRESOLO: uguale tossicità ma maggior azione antibatterica. Usato per disinfezione di ambienti e
servizi igienici, da solo (Lisolo) o in soluzioni di saponi e resine (Creolina).
CLOROXILENOLO: insieme a tensioattivi per disinfezione della cute (non irritante); in soluzione
alcoolica per la disinfezione del campo operatorio.
CLOROCRESOLO: in soluzione al 2% per disinfezione della cute (può essere irritante).
ESACLOROFENE: attivo in presenza di saponi e tensioattivi: emulsioni per disinfezione della cute.
Una volta si usava sui neonati per profilassi delle infezioni Stafilococciche (lesivo per il sist.
nervoso).
IRGASAN DP 300: antisettico ad ampio spettro, in associazione con detergenti per l'antisepsi di
mani e cute (al 0,5% non è irritante)
Categorie di disinfettanti
CLOREXIDINA
composto biguanidico [1,6-di (4'-clorofenildiguanide)esano]; molecola con carica positiva,
viene attratta ed adsorbita sulla superficie delle cellule microbiche, provocando
danneggiamento della membrana cellulare e inattivazione dei sistemi enzimatici.
Spettro d'azione: efficace sui Gram +, meno verso i Gram - ed i funghi; inattivo sulle
spore, virus e micobatteri, anche a concentrazioni elevate. Poco attivo contro
Pseudomonas (preferibili le soluzioni alcooliche rispetto alle acquose).
Inattivata da saponi e detergenti, ioni (cloruro, solfato, carbonato) presenti nell'acqua
(usare acqua distillata o deionizzata per le diluizioni), da materiale organico, gomma,
cellulosa e sughero.
Utilizzo per antisepsi di cute, ferite e ustioni e per la disinfezione di superfici.
Clorexidina: per ferite e ustioni; per l'antisepsi delle mani in chirurgia; per antisepsi della
cute prima di iniezioni.
Clorexidina + alcool isopropilico e n-propilico per antisepsi della cute prima di terapia
iniettiva e interventi chirurgici.
Clorexidina + cetrimide per disinfezione di ambienti e superfici.
Clorexidina + urea: l'urea potenzia l'azione e favorisce la penetrazione in profondità nella
cute della clorexidina; usati per lavaggio delle mani pre-operatorio e in ambulatorio
odontostomatologico, ginecologico, dermatologico e otorino.
Categorie di disinfettanti
OSSIDANTI
acqua ossigenata
H2O2 (Perossido di Idrogeno). Liquido incolore, estremamente caustico; libera
Ossigeno a contatto con i tessuti. Si trova in soluzione al 30-35% pari a 100 Volumi di
Ossigeno [ 1 Volume = quantità di H2O2 che libera 10 litri di Ossigeno ].
Utilizzo al 3% (10 Volumi) per disinfezione di piccole ferite (i tessuti lesi si distaccano),
specie se possibile infezione tetanica (Clostridium tetani è anaerobio obbligato).
OZONO
O3 utilizzato per la disinfezione dell'acqua ad uso potabile.
PERMANGANATO DI POTASSIO
KMn : utilizzato per lesioni cutanee con essudato. Buon disinfettante; svantaggio:
macchia.
Categorie di disinfettanti
ACIDI E ALCALI
ACIDI
Meccanismo di azione: denaturazione delle proteine tramite la liberazione di ioni H+.
La sensibilità dei microrganismi è variabile; ad es. il Micobatterio tubercolare è acidoresistente.
FORTI
Ac. solforico, ac. cloridrico (come Acido muriatico)
azione molto efficace, ma alterano i substrati.
Uso: per ambienti molto contaminati (servizi igienici, latrine)
DEBOLI Ac. tartarico, salicilico, citrico, acetico: usati per la conservazione
di alimenti (come batteriostatici)
Ac. borico (soluzione acquosa al 3%: acqua borica): per lavaggi
oculari e cutanei (! tossico se uso prolungato perchè si accumula)
Ac. tannico (1% in alcool etilico a 70°): prevenzione piaghe da
decubito
Categorie di disinfettanti
ALCALI
Meccanismo di azione: denaturazione delle proteine tramite la liberazione di ioni OH-.
Sciolgono le proteine (pus, muco, sangue) ed i grassi (elevato potere detergente;
stoviglie). Aumento del potere disinfettante direttamente proporzionale alla
temperatura (oltre i 50°); hanno anche azione detergente.
Spettro d'azione: particolarmente sensibili le Enterobatteriacee (disinfezione materiale
fecale); inefficaci su spore e M. tubercolare.
Carbonato di Sodio (Na2CO3 ) o soda solvay: scarso potere battericida, possiede
però azione detergente; in soluzione al 10% calda per disinfezione biancheria,
stoviglie, pavimenti.
Idrato di Sodio (NaOH) o soda caustica: in soluzione al 5-10% a caldo (80°) agisce
anche sul M.tubercolare; usato per superfici molto sporche (pareti, latrine, stalle).
Intacca i metalli e le vernici.
Idrato di Calcio Ca(OH)2 o calce spenta o latte di calce: deriva dalla reazione della
calce viva (ossido di Calcio: CaO) con l'acqua :
CaO + H2O -> Ca(OH)2
Buon disinfettante per feci e urine, pozzi neri; inattivo sul M.tubercolare e sulle spore.
Categorie di disinfettanti
SALI DI METALLI PESANTI
Meccanismo di azione: coagulazione e precipitazione delle proteine, e legame con i
gruppi -SH delle proteine (azione anche sui tessuti organici)
Attivi su batteri e funghi.
Svantaggi: inattivazione da parte di sost. organiche; elevata tossicità.
Argento (Ag):
si usava un tempo per la disinfezione delle acque.
Mercurio (Hg):
- Sublimato corrosivo (HgCl2): elevato potere su batteri e virus, non sulle
spore; molto tossico, quindi usato poco (ad es. in concentrazioni da 0,1%
a 10% per biancheria, pavimenti)
- derivati del Mercurio (es. Mercurocromo, Mertiolato): azione debolmente
antisettica, poco tossici, attivi anche in presenza di proteine
Come usarli
• Scegliere il disinfettante più adatto all’uso
previsto
• Attenti alla data di scadenza, per le nuove
preparazioni indicare la data di
preparazione.
• Mai rabboccare un contenitore di
disinfettante aggiungendo un preparato
fresco a quello residuo