IGIENE E MEDICINA PREVENTIVA UNA DEFINIZIONE DISCIPLINA MEDICA CHE SI OCCUPA DELLA CONSERVAZIONE E PROMOZIONE DELLO STATO DI SALUTE DELLE POPOLAZIONI Figlia di Aslepio, Igea è la dea della salute e dell‘igiene, viene invocata per prevenire malattie e danni fisici Obiettivi dell’Igiene • Protezione della salute – Rimozione delle cause di malattia • Promozione della salute – Potenziamento dei fattori di benessere Metodologie dell’Igiene • Epidemiologia –Metodologia di studio • Prevenzione –Metodologia di intervento • Management sanitario –Valutazione dell’efficacia degli interventi sanitari Medicina preventiva • Promozione e protezione della salute conseguita con metodi medici – Prevenzione delle infezioni mediante immunoprofilassi e chemioprofilassi – Prevenzione primaria delle malattie non infettive mediante la rimozione dei fattori di rischio individuali – Prevenzione secondaria delle malattie infettive e non infettive attraverso la diagnosi precoce – Promozione della salute mediante il potenziamento dei fattori di benessere individuali Interventi di medicina preventiva • Interventi di tipo individuale Medico di base Principio di unicità e globalità dell’azione medica nei campi della promozione, mantenimento e del recupero della salute (Legge 833 del 1978 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale) • Interventi sulla popolazione Sanità pubblica Organizzazione che mobilita risorse scientifiche, tecniche, professionali ed economiche per risolvere i problemi sanitari delle popolazioni a livello locale (Distretto e Unità Sanitaria Locale), regionale e nazionale “PRATICA EMPIRICA” • VARIOLIZZAZIONE (Cina, X secolo) • IGIENE AMBIENTALE (Roma dal 700 a.C.) • LAZZARETTI E QUARANTENA (Venezia, 1423) • PRESCRIZIONI RELIGIOSE A VALENZA IGIENICO-SANITARIA (Ebraismo, Islam) ALCUNE TAPPE DELLO SVILUPPO SCIENTIFICO • Fracastoro (1478 – 1553) e le teorie contagionistiche • Graunt (1620 – 1674) e l’epidemiologia descrittiva • Jenner (1749 –1823) e la vaccinazione • I grandi della profilassi immunitaria: Pasteur (1822-1895), Koch (1843-1910), Behring (1854 1917) FONDAMENTALI INTERVENTI DI SALUTE • Potabilizzazione delle acque – Drammatica riduzione delle malattie a trasmissione fecale-orale da Europa, America e Australia • Vaccinazioni – L’eradicazione del vaiolo, ultimo caso nel 1977 (dichiarato eradicato dall’OMS nel 1980) Cos’è la salute “una condizione di armonico equilibrio funzionale, fisico e psichico dell’individuo dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale” (A. Seppilli) Fattori Positivi che concorrono a determinare il Livello di Salute FATTORI GENETICI FATTORI AMBIENTALI Condizioni di salute o di malattia FATTORI COMPORTAMENTALI Modello generale di interazione tra diversi fattori genetici, ambientali e comportamentali Elementi del ciclo Competenza del virus per il vettore: capacità di replicarsi e di concentrarsi nelle ghiandole salivari Virus Vettore Ambiente Ospite Densità di ospite e vettore Suscettibilità dell’ospite per il virus: livelli elevati di viremia Epidemia di Chikungunya Italia 2007 Origine di un epidemia Phylogenetic analysis of the partial nucleotide sequence (1011 nucleotides) of the E1 gene of CHIKV Mutazione A226V nel gene E1 • Individuata nel corso dell’epidemia del 2005-06 che ha interessato le isole dell’oceano Indiano • Modificazione nella specificità di vettore: – Aumentata infettività di CHIK per Ae. albopictus – Disseminazione più efficiente negli organi secondari di Ae. Albopictus – Aumentata fitness di CHIK in Ae. albopictus • Aumentata efficienza di trasmissione di CHIK da parte di Ae. albopictus Ciclo di Chikungunya M.M. Thiboutot PLoS Negl Trop Dis, 2010, 4(4) • In Europa l’A. albopictus compare la prima volta in Albania nel 1988 • In Italia fa la sua prima comparsa a Genova nel 1990 in un deposito di pneumatici usati, importati dall'estero Diffusione in Italia di Ae. albopictus 1997 1997 2000 2000 2003 2003 2006 2006 Epidemia in Italia Introduzione del vettore + Modificazioni del virus + Introduzione del virus (sincronizzazione dei tempi di attività del vettore nel paese di provenienza e in quello di arrivo) Mortalità proporzionale per alcuni grandi gruppi di cause in diversi periodi di tempo _______________________________________________ __ Anni Malattie Tumori Malattie Sistema Apparato cardiocirc. Maligni Infettive Nervoso Respir. Apparato Digerente Altre cause __________________________________________________________________________________ 1901-10 9.7 3.0 16.0 9.7 19.5 18.0 24.1 1921-30 11.6 4.0 15.8 10.9 18.1 15.9 23.6 1941-50 17.3 7.9 10.7 12.2 13.6 10.3 28.1 1961 30.5 16.7 2.8 15.6 7.8 6.3 20.4 1981 47.4 22.9 0.6 1.4 7.3 5.9 14.5 1987 44.7 26.6 0.4 2.2 6.4 5.4 14.3 _________________________________________________________________ Composizione per età della popolazione Speranza di vita alla nascita • 1880: 35.4 • 1900: 42.8 • 1930: 54.9 • 1959: 65.5 • 2011: 79,4 (M) 84,5 (F) Modificazioni intervenute nella vita media e nel tipo di patologia prevalente in Italia nel periodo 1910 - 1981 78 anni 47 anni 1910 1981 + Tumori Malattie cardiovascolari Brocopneumopatie croniche Malattie dismetaboliche Malattie mentali ecc. . 1 Abitudini personali - alimentazione - fumo di tabacco - alcool - droga - sedentarietà 2. Contaminazione ambientale - inquinamento atmosferico - inquinamento idrico - contaminazione alimentare Infezioni a trasmissione per via aerea • Igiene e salubrità delle abitazioni • Affollamento • alimentazione Tubercolosi 1899-1902 1920-1923 1954-1957 Influenza A fulgure et tempestate, libera nos, Domine! A flagello terraemotus, libera nos, Domine! A peste, fame et bello, libera nos, Domine! Ut fructus terrae dare et conservare digneris, te rogamus, audi nos! a peste, fame et bello….. Poliovirus selvaggio 2013 I nuovi problemi • • • • Intensificazione degli scambi/comunicazioni Modificazioni economiche Modificazioni climatiche Urbanizzazione e abbandono delle aree rurali/montagna • Modificazioni delle abitudini alimentari (Anisakidosi) I nuovi rischi!!!! • il Vaiolo e' frutto di alterazione della flora batterica intestinale = carenze nutrizionali (malnutrizione = mancanza di magnesio + silice organica + alterazione del fosforo) in soggetti con Terreno disordinato ed immunodepressi da vaccinazioni precedenti e/o da mutazioni genetiche ereditate da genitori vaccinati ! il virus e' una cosa assolutamente secondaria! www.mednat.org/vaccini/vaiolo.htm PREVENZIONE • PRIMARIA: si basa su interventi specifici e sull'adozione di comportamenti in grado di evitare o ridurre l'insorgenza e lo sviluppo di una malattia. Es. Vaccinazioni, promozione della salute. • SECONDARIA: diagnosi precoce di una patologia che consente di intervenire precocemente sulla stessa al fine di migliorarne la prognosi. Es. pap-test, mammografia. • TERZIARIA: prevenzione non della malattia in sé ma dei suoi esiti/complicanze. Con prevenzione terziaria si intende anche la gestione dei deficit e delle disabilità funzionali consequenziali ad uno stato patologico. Es. riabilitazione del paziente con cardiopatia ischemica. PREVENZIONE DELLE MALATTIE INFETTIVE MORTE AGENTE ETIOLOGICO FASE LIBERA PREVENZIONE PRIMARIA INCUBAZIONE FASE PRECLINICA NON AMMALA PREVENZIONE SECONDARIA MALATTIA CLINICA GUARIGIONE GUARIGIONE CON SEQUELE RIABILITAZIONE PREVENZIONE DELLE MALATTIE CRONICO - DEGENERATIVE FATTORI DI RISCHIO …………… …………… FASE LIBERA FASE DI LATENZA PREVENZIONE PRIMARIA DIAGNOSI PRECOCE DIAGNOSI NORMALE FASE SUBCLINICA MALATTIA CLINICA MORTE PREVENZIONE PREVENZIONE SECONDARIA TERZIARIA RIABILITAZIONE Epidemiologia delle malattie infettive Componenti del processo infettivo •L’agente •La sorgente dell’infezione – serbatoio •Vie di eliminazione •Modalità di trasmissione •Ospite recettivo L’agente • Classificazione – – – – – – Virus Batteri Miceti Protozoi Elminti Artropodi • Caratteristiche dell’agente – Capacità di sopravvivere nell’ambiente esterno – Infettività – Immunogenicità – Patogenicità • Tossinogenicità • Invasività – Virulenza Rapporto A.P./Ospite Patogeni Opportunisti Commensali Simbionti • Schizomiceti – colonizzazione (cute e mucose) – infezione (interessamento tissutale) – malattia infettiva (segni e sintomi clinicamente evidenti) • Virus – Infezione • infezione asintomatica • infezione cronica • infezione latente – Malattia infettiva (clinicamente evidente) Infezione Endogena Infezione Esogena COLONIZZAZIONE Presenza e moltiplicazione di un agente sulla superficie (cute o mucose) senza reazioni identificabili nell’ospite (es.: risposta immunitaria) INFEZIONE Penetrazione e moltiplicazione di microrganismi in un organismo che provoca la reazione dello stesso con meccanismi aspecifici (infiammazione) e specifici (immunità) INFETTIVITA’ Capacità di un agente di invadere e moltiplicarsi in un ospite. Quantificabile sperimentalmente con l’ID50 (numero minimo di agenti necessario a provocare l’infezione nel 50% di ospiti recettivi). Nell’uomo viene stimata dal Tasso di attacco secondario Agente ad elevata infettività: Morbillo Agente a bassa infettività: Lebbra Tempo di generazione: tempo che intercorre tra l’entrata nell’ospite suscettibile e il momento di massima eliminazione dello stesso Tempo di incubazione: intervallo tra l’entrata nell’ospite dell’agente infettivo e la comparsa di sintomi PATOGENICITA’ Capacità di produrre una malattia clinicamente evidente. Quantificata dal rapporto: Infezioni sintomatiche tutte le infezioni VIRULENZA Proporzione di casi clinici con manifestazioni gravi di malattia. Viene misurata anche con il • • Tasso di letalità Tasso di ospedalizzazione LA CATENA EPIDEMIOLOGICA Serbatoi Sorgente Portatore •vero •precoce •tardivo Trasmissione diretta Trasmissione aerogena Trasmissione indiretta Veicoli Vettori Ospite •facoltativi •di arricchimento •obbligati Serbatoi & Sorgenti • SERBATOIO: La specie animale o vegetale o il materiale inanimato in cui un agente infettivo di norma vive e si moltiplica e da cui dipende primariamente per la sopravvivenza. • SORGENTE: rappresentata dall’organismo (uomo o altro animale) infetto che disseminando attraverso le vie di eliminazione, agenti patogeni, ne consente la diffusione. Può essere anche inanimato (legionellosi) Serbatoi/Sorgenti dell’infezione • Uomo • Animale • Ambiente LE SORGENTI DI INFEZIONE Portatore precoce MALATTIA Portatore Portatore convalescente cronico mesi/anni INFEZIONE ore/giorni/mesi/anni PORTATORE SANO Caratteristiche dei portatori Portatore durata Riconoscibilità Patogenicità Precoce breve No +++ Tardivo Spesso prolungata Sì ++ Sano indefinita No* + * E’ necessaria la ricerca attiva Impatto sanitario e socioeconomico delle infezioni respiratorie • Malattie con frequenza significativa (pattern stagionale) • Elevata mortalità: Influenza e polmoniti sono la 15a causa di morte in Italia, circa 1,6% del totale. meccanismi di diffusione aerea Goccioline di Flugge (via droplets) Drops nuclei (via aerea) “polvere” microbica Trasmissione • Diretta, per via aerea (influenza, TBC, etc.): in questi casi si ha l’emissione di goccioline di saliva che raggiunge direttamente la mucosa respiratoria e/o congiuntivale. • Indiretta, per via aerea (goccioline sospese o polvere microbica) o attraverso oggetti contaminati Trasmissione con le goccioline Tipo di diffusione Dimensioni µm Numero Distanza 30 cm Fonazione (goccioline dalla bocca) 25 - 2000 dipende da salivazione, “enfasi”, consonanti (b, f, t, s) Starnuto < 100 media <1-10 Circa 200.000 in uno starnuto, fino a 2x106 Fino a 2-3 metri (45 m/sec.) Tosse (goccioline bronchiali) 1 - 10 100-10.000, fino a 9x105 Circa 1 metro dimensioni delle particelle e penetrazione nel tratto respiratorio Diam. Particelle > 10 µm 1 µm 0,25 µm livello di penetrazione nel tratto respiratorio Tratto superiore (rino-faringe, trachea) Bronchioli e alveoli Restano in sospensione e vengono espirate Drops nuclei Risultano dalla rapida evaporazione delle più piccole gocce di Flugge (generalmente < 100 µm). Dimensioni molto piccole (15-1 µm). Molto leggere, tali da rimanere sospese nell’aria per molto tempo (anche ore…) “Polvere” Microbica I drops nuclei più piccoli e i patogeni contenuti in essi aderiscono alle particelle di polvere; in questa maniera possono essere risospese per effetto di correnti d’aria. Le dimensioni di queste particelle sono molto variabili. Infezioni per via aerea: Misure preventive per rischio di trasmissione Ambiente: – diluizione naturale e disinfezione Casa: – ventilazione e volumetria appropriata delle stanze Ospedali: – Sistemi di condizionamento e sterilizzazione dell’aria – No polvere – Dispositivi di protezione individuale PPE Protezione delle vie respiratorie Attenzione!!!!!! Le mascherine chirurgiche non sono DPI, ma il loro uso riduce la contaminazione microbiologica della stanza Catena di trasmissione oro-fecale Animale Uomo Feci - liquami Acqua Cibo Mani Uomo Mosche Misure di contenimento del rischio di trasmissione fecale-orale • Misure istituzionali – Smaltimento e disinfezione dei liquami – Approvvigionamento idrico - Potabilizzazione delle acque • Igiene personale – Lavaggio delle mani • Igiene nella preparazione degli alimenti Mortalità per età e per febbri tifoidee 1899-1902 1920-1923 1954-1957 M.I. analisi temporale - Sporadiche (esotiche) - Endemiche (endemia) - Epidemiche (epidemia) Ex novo Su base endemica (endemia - epidemia) - Pandemia EPIDEMIA Recettività Trasmissibilità - Fattori ambientali - affollamento - Fattori comportamentali ELEMENTI CHE INTERVENGONO IN EPIDEMIE DA CONTAGIO INTERUMANO (PERSON - TO- PERSON) Unità epidemiologica (famiglia, scuola, ospedale, discoteca) Caso indice: primo caso venuto all’osservazione (possono esistere casi precedenti) Casi secondari: casi successivi al caso indice Quoziente o tasso di attacco secondario: n° nuovi casi - caso(i) iniziali n° di esposti - caso(i) iniziali in tempo definito Prevenzione primaria delle malattie infettive Mira ad evitare il contagio o, quando ciò non è possibile, ad evitare l’infezione • evitare il contagio: impedire che il microrganismo venga a contatto con l’ospite recettivo, agendo sulle sorgenti e sui serbatoi d’infezione e sull’ambiente • impedire l’infezione: far sì che il patogeno venuto a contatto con l’ospite recettivo non possa moltiplicarsi nel suo organismo. Le strategie della prevenzione primaria/1 Strategie per evitare il contagio • Scoprire e rendere inattive le sorgenti di microrganismi patogeni • Interrompere le catene di trasmissione, modificando i fattori ambientali ed i comportamenti che favoriscono la diffusione dei microrganismi patogeni Strategie per evitare che il contagio, una volta avvenuto, possa dar luogo all’infezione • Aumentare la resistenza alle infezioni immunoprofilassi Scoperta e inattivazione delle sorgenti e dei serbatoi d’infezione/1 • Obbligatorietà della notifica o denuncia dei casi di malattie infettive e diffusive: – fini statistico-epidemiologici – intervento delle autorità sanitarie – avvio dell’inchiesta epidemiologica (ricostruzione catena di trasmissione) – sorveglianza epidemiologica NOTIFICA • NORMATIVA: DM15/12/1990, DM29/07/1998 E DM 14/10/2004 • CINQUE CLASSI DI OBBLIGO di notifica – CLASSE I: segnalazione immediata (12 ore) alla ASL perché soggette a Regolamento Sanitario Internazionale – CLASSE II: (48 ore) malattie rilevanti perché ad alta frequenza e/o passibili di interventi di controllo – CLASSE III: (48 ore) malattie per le quali sono richieste particolari documentazioni – CLASSE IV: malattie per le quali alla segnalazione del singolo caso dal medico deve seguire la segnalazione della ASL quando si verificano focolai epidemici – CLASSE V: malattie infettive e diffusive non comprese nelle precedenti Scoperta e inattivazione delle sorgenti e dei serbatoi d’infezione/1 • Obbligatorietà della notifica o denuncia dei casi di malattie infettive e diffusive: – fini statistico-epidemiologici – intervento delle autorità sanitarie – avvio dell’inchiesta epidemiologica (ricostruzione catena di trasmissione) – sorveglianza epidemiologica TBE in Austria Emerging Infectious Diseases, 2013, 19: 69-76 Numero di casi di TBE (colonne) ed incidenza per 100 000 abitanti (linea) per anno, Austria (n=769 dal 2001 al 2010) Scoperta e inattivazione delle sorgenti e dei serbatoi d’infezione/2 • Accertamento diagnostico – Diretto/molecolare – Colturale – Sierologico • Sieroconversione • IgM • Avidità Sierra Leone Liberia Ebola Ebola 1988 – Saiki RK, Gelfand DH, Stoffel S, Scharf SJ, et al. Primer directed enzymatic amplification of DNA with a thermostable DNA polymerase Science; 239: 487-91 PCR La rivoluzione della PCR • Ricerca di segnali genetici di agenti non coltivabili • Aumentata importanza delle tecniche dirette • Semplificazione delle tecniche quantitative • Riduzione dei tempi delle indagini di laboratorio • Semplificazione delle tecniche di caratterizzazione molecolare – Ibridazione – Sequenziamento • Eliminazione/riduzione di tecniche che richiedono l’uso di sostanze radioattive (Southern blot, dot blot, sequenziamento, ecc.) 1996 – Gibson UE, Heid CA, Williams PM. A novel method for real time quantitative RTPCR. Genome Res. 1996; 6: 995-1001. Real Time PCR Real Time PCR • Semplificazione delle tecniche quantitative • Riduzione dei tempi delle indagini di laboratorio • Riduzione dei rischi di contaminazioni da ampliconi Tecniche molecolari Scoperta e inattivazione delle sorgenti e dei serbatoi d’infezione/2 • Interruzione della trasmissione: – Isolamento: separazione fisica e/o funzionale del soggetto da tutte le altre persone, ad eccezione del personale sanitario di assistenza – Contumacia: obbligo di permanere in un determinato luogo (ospedale o proprio domicilio) per il periodo prescritto, osservando le prescrizioni igienico-sanitarie imposte dall’autorità sanitaria – Sorveglianza sanitaria dei contatti: obbligo di sottoporsi al controllo dell’autorità sanitaria per il tempo e secondo gli intervalli da questa stabiliti; la libertà di movimento, però, non è limitata salvo casi particolari (es. scarlattina) Misure di profilassi per esigenze di sanità pubblica SCARLATTINA ICD-9 034.1, Classe di notifica: II Incubazione Da 1 a 3 giorni. Contagiosità Da 10 a 21 giorni dalla comparsa dell’esantema, nei casi non trattati e non complicati. La terapia antibiotica (con penicillina o altri antibiotici appropriati) determina cessazione della contagiosità entro 24-48 ore. Provvedimenti nei confronti del malato Provvedimenti nei confronti di conviventi e di contatti Isolamento domiciliare per 48 ore dall’inizio di adeguata terapia antibiotica. Precauzioni per secrezioni e liquidi biologici infetti per 24 ore dall’inizio del trattamento antibiotico. In caso di ricovero ospedaliero disinfezione continua di secrezioni purulente e degli oggetti da queste contaminati. Sorveglianza sanitaria di conviventi e contatti stretti (inclusi compagni di classe ed insegnanti) per 7 giorni dall’ultimo contatto con il caso, ed esecuzione di indagini colturali (tamponi faringei) nei soggetti sintomatici. L’esecuzione sistematica di tamponi faringei è indicata nelle situazioni epidemiche ed in quelle ad alto rischio (più casi di febbre reumatica nello stesso gruppo familiare o collettività ristretta, casi di febbre reumatica o di nefrite acuta in ambito scolastico, focolai di infezioni di ferite chirurgiche, infezioni invasive da streptococco emolitico di gruppo A). Scoperta e inattivazione delle sorgenti e dei serbatoi d’infezione/3 • Disinfezione: distruzione dei microrganismi patogeni per impedirne la persistenza e la diffusione nell’ambiente e ai soggetti recettivi; vengono usati mezzi fisici o chimici in base al patogeno da distruggere e al substrato da trattare Ha specifiche applicazioni come pratica di prevenzione delle malattie infettive. Continua, occasionale e terminale • Sterilizzazione: distruzione di ogni forma vivente, comprese le spore, rendendo privo di microrganismi, patogeni, commensali o saprofiti, l’oggetto o l’ambiente trattato Ha applicazioni più generali in medicina e in chirurgia • Disinfestazione: distruzione dei vettori che portano parassiti per la prevenzione delle malattie trasmesse da artropodi Scoperta e inattivazione delle sorgenti e dei serbatoi d’infezione/4 – Scoperta e inattivazione dei portatori: identificazione portatori sani inutile e costosa, impossibile da attuare; identificazione portatori convalescenti o cronici per adeguata istruzione – Eradicazione dei serbatoi naturali: ricerca ed eliminazione sistematica degli animali che costituiscono il serbatoio naturale del microrganismo (es. brucellosi) Interruzione delle catene di trasmissione A seconda dei microrganismi le catene di trasmissione possono essere interrotte intervenendo sui fattori ambientali che ne favoriscono la persistenza o modificando i comportamenti della popolazione, rispettivamente: • la bonifica dell’ambiente • l’educazione sanitaria La bonifica dell’ambiente Diversi fattori dell’ambiente fisico e sociale possono favorire la diffusione di diverse malattie infettive; la loro rimozione rappresenta un valido intervento preventivo. In concreto, una rapida riduzione dei casi di malattia si può ottenere agendo sui veicoli ed i vettori dei rispettivi agenti patogeni. Esempi: – Potabilizzazione dell’acqua; raccolta e trattamento dei liquami urbani con idonee fognature ed impianti di depurazione controllo infezioni enteriche – Estesi e periodici trattamenti di disinfestazione di tutte le abitazioni e dei ripari naturali nelle aree endemiche per eliminare il vettore (zanzara del genere Anopheles) della malaria Educazione sanitaria Vi sono dei comportamenti individuali che espongono a maggiori rischi nei riguardi di diverse malattie infettive. La scelta di un opportuno stile di vita riduce e, in molti casi, annulla il rischio di infezione. Esempi: – infezione veneree: rapporti sessuali protetti – infezioni enteriche: corretta igiene delle mani, cottura adeguata di cibi potenzialmente contaminati Aumento delle resistenze alle infezioni Questi mezzi di prevenzione hanno lo scopo di evitare che il contagio, una volta avvenuto, possa dar luogo all’infezione. Ciò può essere ottenuto facendo sì che i microrganismi penetrati nell’ospite vengano distrutti prima di moltiplicarsi e diffondersi nell’organismo, senza dare luogo al processo infettivo. La distruzione dei microrganismi può essere ottenuta con: • l’aumento delle difese proprie dell’organismo, in modo aspecifico o specificamente con l’immunoprofilassi • la somministrazione di sostanze antimicrobiche (Chemioprofilassi) Resistenze aspecifiche Cute e mucose: importanti barriere che si oppongono alla penetrazione di microrganismi; Meccanismi umorali e cellulari aspecifici tendono a distruggere i microrganismi giunti in circolo e nei tessuti. Barriere fisiologiche particolarmente importanti nella protezione dalle infezioni opportunistiche. Tutto ciò che mantiene le normali barriere difensive a livello di cute e mucose protegge dalla penetrazione di microrganismi. Evitare, ad esempio, l’uso di soluzioni antisettiche per la pulizia della mucosa vaginale o faringea perché provocano squilibri tra i normali commensali residenti e facilitano l’impianto di patogeni. Obiettivi della prevenzione delle malattie infettive • • • • Proteggere la singola persona Controllare le malattie nella popolazione Eliminare le malattie dalla popolazione Eradicare le malattie dal territorio Obiettivi interconnessi che rappresentano tappe di un unico percorso Protezione individuale dalle infezioni • La VACCINAZIONE offre la massima protezione individuale contro diverse malattie: poliomielite, tetano, pertosse, difterite, morbillo, rosolia, parotite, epatite virale B • Importanza delle scelte individuali più o meno grande per altre infezioni, a seconda della modalità di trasmissione e dei mezzi di prevenzione esistenti – Prevenzione malattie infettive a trasmissione sessuale: protezione essenzialmente individuale – Scelta oculata alimenti e bevande: riduzione rischio infezioni enteriche (febbre tifoide, salmonellosi di origine animale, shigellosi, altre enteriti acute virali, batteriche e protozoarie) Controllo delle infezioni Una malattia infettiva è sotto controllo quando, grazie agli interventi di prevenzione, la sua incidenza si riduce progressivamente in modo significativo e non si hanno più manifestazioni epidemiche Esempi in Italia: – TBC: miglioramento ambiente sociale e condizioni socio-economiche – Tetano: vaccinazione obbligatoria – Brucellosi: interventi sui serbatoi animali e bonifica degli alimenti – Febbre tifoide: risanamento ambientale Eliminazione delle infezioni Fase successiva al controllo di una malattia infettiva. Non si verificano più casi clinici in tutto il territorio pur essendo ancora presenti serbatoi di infezione Esempio: difterite. Un eventuale caso clinico costituirebbe un evento sentinella. Necessario continuare la vaccinazione di massa (il bacillo difterico potrebbe essere ancora presente nella popolazione o comunque potrebbe essere importato da aree endemiche) Eradicazione delle infezioni Un’infezione si dice eradicata quando, non solo non si presentano più casi di malattia, ma anche l’agente eziologico è scomparso, sicché non si potranno più presentare nuovi casi, a meno che esso non venga reintrodotto Le vaccinazioni di massa sono il mezzo più rapido ed economico per l’eradicazione delle infezioni contro cui esistono vaccini con elevata efficacia protettiva, tuttavia anche altri mezzi di prevenzione possono essere efficaci per altre infezioni STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE • STERILIZZAZIONE: processi diretti alla distruzione di tutte le forme di vita microbica (patogeni e non, comprese le spore) nei substrati in cui agiscono. – • • • • • La norma UNI EN 556 definisce il livello di sicurezza di sterilità (Sterility Assurance Level) come la probabilità di trovare un microrganismo sopravvivente inferiore ad 1 per milione DISINFEZIONE: processo diretto alla distruzione dei microrganismi patogeni. D. continua nell'ambiente in cui si trova il malato per tutto il tempo della malattia (secreti ed escreti, oggetti contaminati, pavimento, mobili) D. terminale dell'ambiente in cui ha soggiornato il malato (per germi resistenti nell'ambiente: TBC, scarlattina, tifo) D. periodica in alcuni ambienti (sale operatorie, stanze di isolamento, caserme) D. occasionale o estemporanea di locali pubblici in cui si siano verificati casi di malattia (TBC, meningite, scarlattina) • DISINFESTAZIONE: lotta contro i parassiti ed i vettori di malattie infettive. • ASEPSI: procedure finalizzate ad impedire la contaminazione da parte di microrganismi di substrati sterili o precedentemente sterilizzati. Sterilizzazione: condizioni • Preparazione del materiale alla sterilizzazione • Raggiungimento dei parametri chimico-fisici richiesti (temperatura, pressione, pH, concentrazione). • Rispetto dei tempi di esposizione • Tipologia e numero di microrgamismi patogeni presenti (bioburden) • Conformazione dei dispositivi STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE A) Mezzi fisici: 1) CALORE: agisce alterando le strutture chimiche che compongono i microrganismi, specialmente le proteine. L'aria è cattiva conduttrice di calore; il vapore invece cede calore direttamente ai materiali con cui viene in contatto. Forme vegetative: uccise a 60-70°C per 5-10 min. Spore: uccise dopo 2 ore (calore secco) o 4-20 min. (calore umido) - INCENERIMENTO: rifiuti ospedalieri - CALORE SECCO (aria calda): Stufa di Pasteur (stufa a secco) = armadio con intercapedine in cui arriva l'aria calda. richiede temp. elevate e tempi lunghi per uccidere le spore termoresistenti: 160°C per 2 ore o 170°C per 1 ora o 180°C per 0.30’ Si utilizza per oggetti che si rovinano con l'umidità, vetreria, dispositivi metallici, polveri e sostanze oleose. STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE - EBOLLIZIONE: servono 10-15 min. per distruggere le forme vegetative Non distrugge le spore ed alcuni virus (epatite B). Disinfezione, non sterilizzazione Carbonato di Sodio al 2% aumenta l’efficienza disinfettante. - PASTORIZZAZIONE: trattamento a temperature non molto elevate (<100°C), utilizzato per sostanze che si alterano a temp. superiori (latte) P. BASSA: 63-66°C per 30 min. P. ALTA: 72-75°C per 15 secondi o 90°C per 1 secondo (UHT) - TINDALIZZAZIONE: uccisione di tutti i microrganismi con temperature inferiori a 100°C; per liquidi che costituiscono substrato nutritivo per le spore. 60-100°C per 30 min.-1 ora, in tre giorni consecutivi; negli intervalli, temperatura di 30-35°C (germinazione delle spore) - VAPORE FLUENTE: Pentola di Koch Vapore di acqua in ebollizione; non supera i 100°C, quindi non uccide le spore. STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE - VAPORE SOTTO PRESSIONE: Autoclave aumentando la pressione si aumenta la temperatura (>100°C) -> sterilizzazione, tempi più brevi Recipiente metallico con chiusura ermetica, valvola di sicurezza, manometro e termometro. Riempita di vapore saturo (dopo la fuoriuscita dell'aria), si porta a temperatura e pressione desiderati per il tempo necessario (in genere 1 atmosfera = 121°C, per 20-30 min.) Pressione Temperatura tempo 1 atmosfera 121°C 30‘ 1,5 atm. 128°C 20‘ 2 atm. 134°C 9‘ 2,5 atm. 140°C 6‘ 3 atm. 144°C 3' Si usa per vetreria, strumenti metallici, biancheria, liquidi o soluzioni, terreni di coltura, materiale organico di rifiuto (rende i rifiuti assimilabili agli urbani) STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE 2) RADIAZIONI: - ULTRAVIOLETTE: radiazioni elettromagnetiche con l attorno a 2500 Angstrom Prodotte da lampade a vapori di mercurio Molecole bersaglio = acidi nucleici (attività microbicida legata all'alterazione del DNA) Disinfezione, non sterilizzazione Scarsamente penetranti; disinfezione dell'aria e cappe di laboratorio; potabilizzazione dell'acqua. Azione lesiva su congiuntive, cute, mucose. - RAGGI GAMMA : radiazioni elettromagnetiche ionizzanti Elevata penetrazione; impianti adeguati; costosi. Uso industriale; per strumenti e materiali chirurgici termosensibili Radiolisi dell’acqua • La radiolisi dell’acqua porta alla formazione di specie radicaliche reattive attraverso le seguenti reazioni: H2O + RADIAZIONE→(H2O)++ e(H2O)++ H2O → (H3O)++ OH° H++ e-→H° • Il radicale ossidrile è un potentissimo ossidante delle sostanze organiche: OH° + S → OH-+ S+ STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE 3) FILTRAZIONE: filtri con pori di diametro molto piccolo, per liquidi biologici termolabili (sieri animali, enzimi, vitamine, antibiotici) es.: filtri a membrana di esteri di cellulosa (diametro: 0,01-10 um) STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE B) Agenti chimici: Sterilizzazione a freddo 1. OSSIDO DI ETILENE C2H4O gas incolore molto reattivo, esplosivo ed infiammabile; allo stato liquido (in bombole) passa allo stato gassoso a 10°C. Meccanismo d’azione: molto attivo, anche sulle spore (sterilizzazione); si lega alle proteine (bloccando le attività enzimatiche) in modo irreversibile. Utilizzo: sterilizzazione in autoclave con concentrazioni di ossido di etilene di 500-1000 mg/l per 3-6 ore a 50-60°C e umidità relativa 20-60%. Si utilizza per strumenti chirurgici, endoscopi, cateteri. Vantaggi: notevole capacità di penetrazione Svantaggi: notevole tossicità; irritante; cancerogeno; scarsa maneggevolezza; esplosivo; viene assorbito specialmente da oggetti di gomma -> necessaria ventilazione (lasciare gli oggetti da 48 ore a 15 giorni a temperatura ambiente o in ventilazione forzata) per favorire l'allontanamento del gas residuo. STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE Sterilizzazione a freddo 2. GAS PLASMA (Perossido di Idrogeno o Acqua Ossigenata) Meccanismo d’azione: utilizza il perossido di idrogeno in fase di vapore prima e poi sotto forma di plasma (attraverso un campo elettromagnetico) formazione di radicali liberi azione sporicida Temperatura di azione inferiore o uguale a 45°C per un tempo di circa 75 minuti Il trattamento non è utilizzabile su cellulosa, liquidi, polveri e strumenti con lume troppo stretto Vantaggi: non produce residui tossici Monitoraggio mediante indicatori chimici e biologici STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE Sterilizzazione a freddo 3. ACIDO PERACETICO 0,2% Meccanismo d’azione: agente ossidante che attacca i gruppi sulfidrilici delle proteine Utilizzo: sterilizzazione a freddo di strumenti chirurgici immergibili in un liquido Agisce alla temperatura di 50-56°C per un tempo di 30 minuti Vantaggi: ottimo sporicida; non produce residui tossici; Monitoraggio mediante indicatori chimici e biologici • compatibilità con l’acciaio inox, alluminio, teflon, polistirene e polietilene (ma non con: rame, zinco, bronzo, cemento ed intonaci alla calce); •facile inattivazione ad opera di materiale organico. TAED + perossidante • In soluzione acquosa sviluppano ione peracetico • Applicata nella disinfezione del strumentazione delicata • Non sviluppa fumi e non è irritante come l’acido peracetico +2H2O2 = +2 STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE Disinfettanti chimici: azione lesiva sulla struttura microbica mediante alterazione delle macromolecole organiche che costituiscono strutture vitali per il microrganismo. Modalità di azione: - inattivazione delle proteine: modificazione dei gruppi sulfidrilici -SH : - metalli pesanti (argento, mercurio) che si legano ai gruppi -SH; - ossidanti (permanganato; perossido; iodio) che ossidano i gruppi -SH -> ponti disolfuro -S-S- coagulazione delle proteine (solubili precipitazione es.: fenolo; alcooli ammassi) denaturazione delle proteine (acidi e basi forti) - lesione delle membrane cellulari o pareti cellulari, o alterazione della permeabilità es.: alcooli (solventi dei grassi), tensioattivi STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE Fattori che influenzano l'azione dei disinfettanti: A) Fattori propri del disinfettante: - qualità del disinfettante ossidanti = i più attivi tensioattivi = i più deboli - concentrazione del principio attivo della sostanza disinfettante, disinfettanti con elevato "coefficente di concentrazione" conservano l'attività anche a diluizioni elevate - pH disinfettanti alogeni sono attivi in soluzione debolmente acida; clorexidina e dialdeide glutarica agiscono meglio a pH alcalino - solvente: soluzioni acquose sono più soggette a contaminazione e perdita di attività; soluzioni alcooliche potenziano l'attività del disinfettante; presenza di tensioattivi schiumogeni migliora la capacità di penetrazione B) Fattori inerenti la popolazione microbica: - natura del germe: virus (specie quelli privi di membrane esterne e privi di enzimi citoplasmatici) sono in genere molto resistenti; Micobatteri tubercolari sono resistenti a molti disinfettanti (acidi e alcali) per la presenza di cere; Pseudomonas: in grado di moltiplicarsi in certi disinfettanti - entità della popolazione microbica Requisiti dei disinfettanti: efficacia sulla popolazione microbica: ampio spettro d'azione (batteri Gram + e Gram -, spore, funghi, virus) rapidità di azione mantenimento dell'attività nel tempo innocuità nei confronti delle persone: assenza di tossicità sui tessuti non indurre sensibilizzazioni innocuità nei confronti dei substrati: assenza di azione dannosa sui materiali da trattare capacità di agire in presenza di sostanze organiche facilità di applicazione elevato potere di penetrazione basso costo Sensibilità dei microrganismi ai disinfettanti PRIONI RIPROCESSAZIONE (CJD, BSE, ..) SPORE BATTERICHE STERILIZZAZIONE (Bacillus species, Clostridium difficile) MICOBATTERI DISINFEZIONE DI ALTO LIVELLO (M. tuberculosis, M. avium) CISTI di PROTOZOI (es. Giardia) VIRUS DI PICCOLE DIMENSIONI DISINFEZIONE DI LIVELLO INTERMEDIO senza involucro lipoproteico (es. Poliovirus) TROFOZOITI di PROTOZOI (es. Acanthamoeba) BATTERI GRAM NEGATIVI (es. Pseudomonas, Serratia) FUNGHI (es. Candida spp, Aspergillus) VIRUS DI GRANDI DIMENSIONI senza involucro lipoproteico (es. Adenovirus) BATTERI GRAM POSITIVI (es. St. aureus, Enterococcus) VIRUS LIPIDICI (es. herpesvirus, HIV, HBV, HCV, CMV, RSV) DISINFEZIONE DI BASSO LIVELLO Livello di attività dei disinfettanti Si distinguono tre diversi livelli di disinfezione: Alto I disinfettanti di alto livello garantiscono l’inattivazione di tutti i microrganismi, batteri, funghi, micobatteri, virus e delle spore batteriche. Appartengono a questa classe: soluzione acquosa di glutaraldeide 2%, forti ossidanti, soluzioni di acido peracetico. Medio I disinfettanti di livello intermedio non hanno necessariamente la capacità di uccidere le spore batteriche, sono però efficaci contro il Mycobacterium tuberculosis , i miceti e alcuni virus. Appartengono a questa classe: iodofori, tintura di iodio, composti del cloro, composti fenolici, l’acqua ossigenata. I disinfettanti di basso livello non sono efficaci contro le spore batteriche, il Mycobacterium tubercolosis, nonché alcuni virus. Basso Appartengono a questa classe: i sali d’ammonio quaternari, i mercuriali e la clorexidina. Perossido di idrogeno Alto livello Livello intermedio 10-25% (33-80 vol) x 60’ 3% (10 vol) x 20’ Basso livello 0.03-0.1% (0.1-0.3 vol) x 60’ Criteri di scelta del metodo di sterilizzazione Caratteristiche dei presidi in base alla loro invasività: presidi critici presidi semicritici presidi non critici Criteri di scelta del metodo di sterilizzazione ARTICOLI CRITICI tutti gli strumenti o gli oggetti introdotti direttamente nel sangue o in aree del corpo normalmente sterili (ferri chirurgici, cateteri endovasali, aghi, siringhe, …). NECESSITANO DI STERILIZZAZIONE Criteri di scelta del metodo di sterilizzazione ARTICOLI SEMICRITICI oggetti, strumenti e presidi che sono destinati al contatto di mucose integre, ma non invadono i tessuti o il sistema vascolare; è richiesta la distruzione di batteri in forma vegetativa, dei virus, dei miceti, del bacillo tubercolare con esclusione delle spore (aspiratori, tubi endotracheali, endoscopi in genere, attrezzature per l’inalazione,….). Il ricorso alla disinfezione chimica va limitato alle condizioni in cui non è possibile applicare la sterilizzazione. NECESSITANO DI DISINFEZIONE A LIVELLO ALTO Criteri di scelta del metodo di sterilizzazione ARTICOLI NON CRITICI strumenti, oggetti e superfici che vengono a contatto con cute integra e non con mucose (fonendoscopi, bracciali per gli sfigmomanometri, borse per l’acqua calda e/o ghiaccio, effetti letterecci, arredo delle stanze, utensili da cucina, presidi per il movimento e anti decubito, padelle, pappagalli,….). Nella maggior parte dei casi, la detersione è sufficiente per ridurre la carica batterica a livelli di sicurezza, in altri può essere utile anche una successiva disinfezione a basso livello. NECESSITANO DI DETERSIONE E/O DISINFEZIONE A BASSO LIVELLO STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE Definizioni: STERILIZZAZIONE: processi fisici o chimici diretti alla distruzione di tutte le forme di microrganismi (patogeni e non, comprese le spore) nei substrati in cui agiscono. DISINFEZIONE: processo diretto alla distruzione dei microrganismi patogeni. SANIFICAZIONE: uso dei detergenti per ridurre il numero dei contaminanti batterici su oggetti e superfici ASEPSI: assenza di germi (corrisponde alla sterilità) insieme delle norme atte ad impedire che su un substrato giungano microrganismi infettanti (ad esempio, in campo chirurgico) ANTISEPSI: procedure che distruggono o inibiscono la moltiplicazione dei microrganismi presenti sui tessuti viventi N.B. una stessa sostanza può comportarsi da antisettico o da disinfettante, al variare della sua concentrazione ANTISETTICO: sostanza che previene o arresta l'azione o la crescita di microrganismi patogeni, inibendo la loro attività o distruggendoli; il termine viene utilizzato soprattutto per sostanze impiegate sui tessuti viventi DISINFETTANTE: composto chimico ad azione antimicrobica (aspecifica e non selettiva) in grado di agire su superfici ed oggetti con effetto decontaminante sui patogeni DETERGENTE: sostanza che modifica le forze di tensione superficiale, diminuendo l'adesione di grasso e sporco alle superfici facilitandone l'asportazione BATTERIOSTATICO: agente chimico che previene la crescita dei batteri, ma non necessariamente distrugge i batteri stessi e le spore BATTERICIDA: sostanza in grado di uccidere i batteri Categorie di disinfettanti ALCOOLI Meccanismo di azione: denaturazione delle proteine; solventi dei lipidi; agenti disidratanti Alcool etilico o etanolo (CH3CH2OH) Inattivo se puro (95°-96°), si usa in soluzione acquosa con diluizione al 50-70% (50°-70°). Attivo su: forme vegetative dei batteri (Gram + e Gram -); poco su funghi e virus; non sulle spore. Azione buona dopo 1 minuto ottima a 5 minuti (poco efficace in pochi secondi) Uso: non come disinfettante, ma come detergente su cute integra (non su ferite: è irritante), ferri chirurgici, termometri; come solvente di disinfettanti (clorexidina, sali ammonio quaternario) ne aumenta l'attività Svantaggi: basso potere di penetrazione, insufficiente azione sulle spore, evaporazione rapida, irritazione dei tessuti, azione corrosiva su polietilene e metalli. Altri alcooli: il potere germicida cresce al crescere del peso molecolare degli alcooli a. propilico < a. butilico < a. amilico < a. esilico ... A. metilico (Metanolo): meno efficace dell'a. etilico, e altamente tossico. Associazione a. isopropilico e a. N-propilico: antisepsi della cute delle mani in Sale Operatorie, Chirurgia, Terapia Intensiva; si lascia agire 1-2 minuti. Categorie di disinfettanti DETERGENTI O TENSIOATTIVI meccanismo di azione: composti dotati di un gruppo con carica elettrica, idrosolubile, ed una lunga catena carboniosa idrofobica solubile nei grassi. Vengono attratti dall'interfaccia tra membrana microbica (lipidica) e mezzo acquoso -> si fissano sulla membrana e la danneggiano (aumento della permeabilità). Forse anche azione denaturante sulle proteine Detergenti non ionici: scarsa attività microbicida; azione emulsionante anionici: con carica negativa. Saponi e detergenti sintetici (scarsa azione battericida) cationici: carica elettrica positiva. E' il gruppo più importante: comprende i composti dell'ammonio quaternario Categorie di disinfettanti Composti dell'ammonio quaternario R2 R1 N+ R3 R4 Composti con un atomo di azoto (N) quaternario (con valenza +5) a cui sono legati quattro gruppi organici. Attivi sui Gram +, meno sui Gram - (Pseudomonas), non sulle spore; attivi su funghi, protozoi ed alcuni virus. Vantaggi: non tossici nè corrosivi; inodori; effetto schiumogeno detergente; elevata stabilità; basso costo. Svantaggi: relativamente insolubili in acqua; facilmente inattivati da saponi o altri detergenti anionici, sostanze organiche, fibre di cotone, pH acido; possibile contaminazione (specie soluzioni acquose). Utilizzo: disinfezione della cute (preoperatoria; iniezioni); conservazione di strumenti chirurgici sterili; disinfezione di superfici, stoviglie, strumenti. Usati in soluzione acquosa o alcoolica, e spesso in associazione con altri disinfettanti o con sostanze che ne potenziano l'attività (es. olii di limone o bergamotto; blu di metilene). Dopo l'evaporazione del solvente formano una pellicola che conserva attività antibatterica. Es. Benzalconio cloruro Benzalconio cloruro in soluzione alcoolica (maggior spettro d'azione, minor tempo) Benzalconio cloruro + fenolo Benzoxonio cloruro + alcool e acetone Categorie di disinfettanti ALOGENI IODIO Sostanza cristallina, di colore bruno e odore penetrante, con elevata azione battericida, fungicida e sporicida; attivo su alcuni virus. Meccanismo di azione: ossidante. Utilizzato su cute integra (non su ferite perchè ha azione necrotizzante e ritarda la cicatrizzazione): disinfezione cute in chirurgia, inserzione cateteri, ecc. Viene utilizzato in soluzione: alcoolica: tintura di Iodio (Iodio al 7% + Ioduro di Na o K) o alcool iodato (Iodio al 2%); acquosa: soluzione di Lugol (Iodio al 1%) IODOFORI: composti dello Iodio + tensioattivi (es. Polivinilpirrolidone-I o Iodio-Povidone) che ne permettono il trasporto ed il rilascio graduale -> maggior penetrazione nei tessuti e durata di azione; attivi anche in presenza di sostanza organica; non hanno attività istiolesiva nè di sensibilizzazione; non macchiano pelle e tessuti Polivinilpirrolidone-I: Betadine; Braunosan; Esoform Jod; Germozero Jodio; Iodosteril; Jodocin; Paniodine; Povi-iodine 100 Categorie di disinfettanti ALOGENI CLORO Gas estremamente tossico; si utilizza per la clorazione delle acque, sotto forma di Cloro gassoso o suoi composti [Ipoclorito di Calcio (solido), Potassio o Sodio (liquido); cloramina]; entrambi si trasformano nella forma attiva: acido ipocloroso (HClO). Attivo su batteri, spore, funghi, protozoi e virus. Meccanismo di azione: ossidante; az. microbicida per denaturazione delle proteine, inibizione attività enzimatiche, inattivazione acidi nucleici. • Ipoclorito di sodio al 5% di cloro attivo (candeggina): uso domestico; antisettico dopo diluizione 1:10 (poco stabile, usare dopo breve tempo) • Amuchina: sodio cloruro + acido ipocloroso; liquido incolore, usato per trattamento di ferite e piaghe da decubito (al 5-10%) e ustioni (al 5%) • Cloramina: composti solidi (polvere) che in acqua liberano ac. ipocloroso; lavaggi e impacchi su cute, ferite, ulcere, ecc. Categorie di disinfettanti ALDEIDI Disinfettanti efficaci solo in condizioni ottimali = alti valori di temperatura e umidità ed adeguati tempi di contatto. FORMALDEIDE allo stato gassoso o in soluzione a 35-40% (Formalina) Spettro d'azione: battericida (Gram + e Gram-), fungicida e sporicida (az. lenta) Meccanismo di azione: coagulazione e denaturazione delle proteine (si lega ai gruppi aminici liberi). Azione lenta (>=4 ore per formaldeide gassosa in ambiente con umidità >50%), intensificata dal calore (attività a 40° è 15 volte maggiore di quella a 2°). I vapori di formaldeide sono tossici per inalazione, causando irritazioni dell'apparato respiratorio; possibile avvelenamento (dolori addominali, depressione del sistema nervoso fino al coma). Paraformaldeide: polvere che sciolta in acqua si depolimerizza originando una soluzione di formaldeide; utilizzata per la disinfezione terminale di ambienti (in assenza di persone), per la elevata tossicità si tende ad abbandonarla Categorie di disinfettanti ALDEIDI GLUTARALDEIDE Meno tossica (irritazione mucose e occhi, possibile sensibilizzazione); ampio spettro d'azione (Gram +, Gram -, micobatteri, virus, miceti, spore) e velocità; agisce anche in presenza di sostanze organiche ed a temperatura ambiente; non corrode metalli, gomma, plastica. Si usa per la disinfezione-sterilizzazione di strumenti alla diluizione al 2%, in cui uccide le forme vegetative dopo 2-10 minuti, le spore dopo 3 ore (ma sicurezza per la sterilizzazione si ha dopo 10-12 ore). 2 forme: •Glutaraldeide basica •Glutaraldeide acida Categorie di disinfettanti ALDEIDI Ortoftalaldeide (OPA) Recente (ha ricevuto l’autorizzazione dalla FDA nell’ottobre ’99) Presenta un’eccellente attività antimicrobica in vitro Diversi potenziali vantaggi rispetto alla glutaraldeide (possibile sostituto nella disinfezione endoscopica) Non richiede attivazione Ha un’eccellente stabilità su un ampio range di ph (ph 3-9) Meno irritante per gli occhi e le mucose nasali Richiede l’utilizzo di guanti Categorie di disinfettanti FENOLI Fenolo o acido fenico (C6H5OH) e derivati. Primo disinfettante usato in chirurgia; l'attività degli altri disinfettanti valutata col coefficente fenolico. Spiccata attività antibatterica sulle forme vegetative, non sulle spore; poco attivi sui virus. Meccanismo di azione: coagulazione delle proteine. L'attività aumenta con l'aumentare della temperatura e col diminuire del pH del mezzo. Svantaggi: tossicità sui tessuti; il potere battericida diminuisce in presenza di sostanze organiche. FENOLO: potente battericida a concentrazioni > 8%; inattivo sulle spore; poco attivo su virus e Pseudomonas. Molto lipofilo -> alterazione delle membrane cellulari. Tossico e irritante per cute e mucose. Più usati i suoi derivati. CRESOLO: uguale tossicità ma maggior azione antibatterica. Usato per disinfezione di ambienti e servizi igienici, da solo (Lisolo) o in soluzioni di saponi e resine (Creolina). CLOROXILENOLO: insieme a tensioattivi per disinfezione della cute (non irritante); in soluzione alcoolica per la disinfezione del campo operatorio. CLOROCRESOLO: in soluzione al 2% per disinfezione della cute (può essere irritante). ESACLOROFENE: attivo in presenza di saponi e tensioattivi: emulsioni per disinfezione della cute. Una volta si usava sui neonati per profilassi delle infezioni Stafilococciche (lesivo per il sist. nervoso). IRGASAN DP 300: antisettico ad ampio spettro, in associazione con detergenti per l'antisepsi di mani e cute (al 0,5% non è irritante) Categorie di disinfettanti CLOREXIDINA composto biguanidico [1,6-di (4'-clorofenildiguanide)esano]; molecola con carica positiva, viene attratta ed adsorbita sulla superficie delle cellule microbiche, provocando danneggiamento della membrana cellulare e inattivazione dei sistemi enzimatici. Spettro d'azione: efficace sui Gram +, meno verso i Gram - ed i funghi; inattivo sulle spore, virus e micobatteri, anche a concentrazioni elevate. Poco attivo contro Pseudomonas (preferibili le soluzioni alcooliche rispetto alle acquose). Inattivata da saponi e detergenti, ioni (cloruro, solfato, carbonato) presenti nell'acqua (usare acqua distillata o deionizzata per le diluizioni), da materiale organico, gomma, cellulosa e sughero. Utilizzo per antisepsi di cute, ferite e ustioni e per la disinfezione di superfici. Clorexidina: per ferite e ustioni; per l'antisepsi delle mani in chirurgia; per antisepsi della cute prima di iniezioni. Clorexidina + alcool isopropilico e n-propilico per antisepsi della cute prima di terapia iniettiva e interventi chirurgici. Clorexidina + cetrimide per disinfezione di ambienti e superfici. Clorexidina + urea: l'urea potenzia l'azione e favorisce la penetrazione in profondità nella cute della clorexidina; usati per lavaggio delle mani pre-operatorio e in ambulatorio odontostomatologico, ginecologico, dermatologico e otorino. Categorie di disinfettanti OSSIDANTI acqua ossigenata H2O2 (Perossido di Idrogeno). Liquido incolore, estremamente caustico; libera Ossigeno a contatto con i tessuti. Si trova in soluzione al 30-35% pari a 100 Volumi di Ossigeno [ 1 Volume = quantità di H2O2 che libera 10 litri di Ossigeno ]. Utilizzo al 3% (10 Volumi) per disinfezione di piccole ferite (i tessuti lesi si distaccano), specie se possibile infezione tetanica (Clostridium tetani è anaerobio obbligato). OZONO O3 utilizzato per la disinfezione dell'acqua ad uso potabile. PERMANGANATO DI POTASSIO KMn : utilizzato per lesioni cutanee con essudato. Buon disinfettante; svantaggio: macchia. Categorie di disinfettanti ACIDI E ALCALI ACIDI Meccanismo di azione: denaturazione delle proteine tramite la liberazione di ioni H+. La sensibilità dei microrganismi è variabile; ad es. il Micobatterio tubercolare è acidoresistente. FORTI Ac. solforico, ac. cloridrico (come Acido muriatico) azione molto efficace, ma alterano i substrati. Uso: per ambienti molto contaminati (servizi igienici, latrine) DEBOLI Ac. tartarico, salicilico, citrico, acetico: usati per la conservazione di alimenti (come batteriostatici) Ac. borico (soluzione acquosa al 3%: acqua borica): per lavaggi oculari e cutanei (! tossico se uso prolungato perchè si accumula) Ac. tannico (1% in alcool etilico a 70°): prevenzione piaghe da decubito Categorie di disinfettanti ALCALI Meccanismo di azione: denaturazione delle proteine tramite la liberazione di ioni OH-. Sciolgono le proteine (pus, muco, sangue) ed i grassi (elevato potere detergente; stoviglie). Aumento del potere disinfettante direttamente proporzionale alla temperatura (oltre i 50°); hanno anche azione detergente. Spettro d'azione: particolarmente sensibili le Enterobatteriacee (disinfezione materiale fecale); inefficaci su spore e M. tubercolare. Carbonato di Sodio (Na2CO3 ) o soda solvay: scarso potere battericida, possiede però azione detergente; in soluzione al 10% calda per disinfezione biancheria, stoviglie, pavimenti. Idrato di Sodio (NaOH) o soda caustica: in soluzione al 5-10% a caldo (80°) agisce anche sul M.tubercolare; usato per superfici molto sporche (pareti, latrine, stalle). Intacca i metalli e le vernici. Idrato di Calcio Ca(OH)2 o calce spenta o latte di calce: deriva dalla reazione della calce viva (ossido di Calcio: CaO) con l'acqua : CaO + H2O -> Ca(OH)2 Buon disinfettante per feci e urine, pozzi neri; inattivo sul M.tubercolare e sulle spore. Categorie di disinfettanti SALI DI METALLI PESANTI Meccanismo di azione: coagulazione e precipitazione delle proteine, e legame con i gruppi -SH delle proteine (azione anche sui tessuti organici) Attivi su batteri e funghi. Svantaggi: inattivazione da parte di sost. organiche; elevata tossicità. Argento (Ag): si usava un tempo per la disinfezione delle acque. Mercurio (Hg): - Sublimato corrosivo (HgCl2): elevato potere su batteri e virus, non sulle spore; molto tossico, quindi usato poco (ad es. in concentrazioni da 0,1% a 10% per biancheria, pavimenti) - derivati del Mercurio (es. Mercurocromo, Mertiolato): azione debolmente antisettica, poco tossici, attivi anche in presenza di proteine Come usarli • Scegliere il disinfettante più adatto all’uso previsto • Attenti alla data di scadenza, per le nuove preparazioni indicare la data di preparazione. • Mai rabboccare un contenitore di disinfettante aggiungendo un preparato fresco a quello residuo