Il viaggio di Ulisse: realtà o fantasia?

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Molte ragioni rendono complesso e secondo alcuni assurdo cercare di tracciare sulla carta geografica
l'itinerario percorso da Ulisse, fra tutte la stessa questione omerica, cioè l’incertezza sulla riconducibilità ad
un solo autore dell’Odissea.
Riconoscere che il fondamento storico delle peregrinazioni dell'eroe è di natura culturale può essere più che
soddisfacente. Il viaggio rappresenta così il riflesso e la proiezione nell'immaginario delle esplorazioni
compiute in regioni nuove e remote dai naviganti cretesi, micenei, fenici che ritornando portavano, oltre
alle mercanzie, racconti straordinari di strane usanze e fantastiche avventure ed anche l’anelito alla
ricerca, alla curiosità, alla libertà che ha fatto di Ulisse un eroe molto amato .
L’idea di definire il percorso reale del viaggio
di Ulisse ha comunque continuato ad
ispirare studiosi di vari ambiti, fra questi il
prof. Armin e suo fratello Hans Wolf, nei loro
studi vogliono dimostrare che:
 Dai dati direzionali del viaggio forniti da
Omero si può ricostruire uno schema di
itinerario ipotetico;
 Questo itinerario si concilia con gli aspetti
geografici, le correnti marine, la circolazione
dell’aria ed anche con aspetti astronomici del
Mediterraneo portando ad individuare
luoghi realmente esistenti;
 Questo itinerario si può percorrere entro i
tempi e le velocità che risultano nel testo
omerico.
Il primo passo compiuto dai Wolf è la
costruzione di uno schema geometrico
delle tappe del viaggio di Ulisse. La
lunghezza e l’andamento delle varie tappe
sono definiti considerando la direzione
delle correnti marine e dei venti
indicata da Omero, per esempio il vento
del Nord che modifica la rotta di Ulisse
nel circumnavigare Capo Malea ed il
Ponente che indica la rotta dalla terra dei
Feaci ad Itaca.
Inoltre, la rotta dell’undicesima tappa che
dall’isola di Calipso porta, via mare, alla
terra dei Feaci, è individuata analizzando
le costellazioni, Omero ci dice che Ulisse
ha alla sua sinistra l’Orsa, perciò,
trovandosi nell’emisfero boreale, si
muove da Est verso Ovest.
Per quanto riguarda l’assenza dei dati
relativi alla lunghezza delle diverse tappe
del percorso di Ulisse, che Omero non
precisa, il prof. A. Wolf, sostiene che le
informazioni fornite da Omero bastino
comunque a realizzare lo schema
riportato, considerando i punti cardinali
riferiti da Omero stesso.
CONFRONTO DELLO SCHEMA GEOMETRICO CON
LA NATURA DEL MEDITERRANEO
Successivamente lo schema geometrico è stato
confrontato con i dati della realtà e natura del
Mediterraneo, prendendo in considerazione le
correnti marine, i venti, le linee costiere, le isole, gli
stretti, cioè verificando quanto ricostruito seguendo
i dati forniti da Omero con quanto osservabile
direttamente. Al proposito il prof. Wolf afferma:
“….se Omero nell’Odissea si è riferito ad una realtà
geografica, si debbono trovare le corrispondenze fra
le descrizioni dei luoghi fatte da Omero e la realtà
naturale, al contrario anche i dati marinari
dell’Odissea devono essere attribuiti al mondo
delle favole: ma dalla proiezione dello schema
geometrico sulla carta nautica si ottiene un
itinerario reale.” Questo viaggio comprende
Grecia, Tunisia, Malta, Sicilia e, attraverso la
Calabria, Itaca.
In particolare i fratelli Wolf ritengono che Scheria
sia localizzabile nella fascia centrale della Calabria,
tra il golfo di S. Eufemia ed il golfo di Squillace, dal
quale Ulisse sarebbe ripartito alla volta di Itaca, e che
la reggia di Alcinoo sia individuabile nella zona
dell’atuale abitato di Tiriolo.
I fratelli Wolf ritengono quindi che
“Omero seppe includere nel suo poema
epico anche le rotte di navigazione
necessarie alla descrizione del viaggio di
Ulisse” consentendoci di ottenere i dati
più antichi del mondo occidentale relativi
al periodo, VII secolo avanti Cristo, in cui
cominciò
l’esplorazione
e
la
colonizzazione occidentale greca, “la
contemporaneità del racconto omerico e
l’inizio della colonizzazione greca scrivono - è ciò che rende la nostra tesi
degna di fede, perché se i Greci dell’epoca
di Omero si recarono effettivamente in
mare in Sicilia e in Italia meridionale, è da
ritenere che Omero ne avesse conoscenza
ed è di fatto possibile che egli ne faccia
riferimento nel suo poema.”
DA OMERO AL…..NOSTRO PROGRAMMA DI SCIENZE:
CORRENTI MARINE, VENTI , COSTELLAZIONI
Le acque marine sono caratterizzate da tre tipi di movimenti:
• le maree, ad andamento ciclico e legato ai fenomeni gravitazionali,
• il moto ondoso, con andamento irregolare e legato all’azione dei venti
• le correnti marine, con un andamento permanente o al più stagionale.
Le correnti marine
si verificano soprattutto in acque profonde ed in mari aperti, talvolta
solo in determinati strati del mare senza provocare effetti visibili in superficie; sono causate
principalmente da effetti di gradiente (per lo più connessi con diversità di temperatura o di
salinità di strati d’acqua) e di deriva (collegata all’attrito tra le masse d’aria in movimento sulle
masse d’acqua superficiali), che spingono le acque in ben precise direzioni, ad esempio per le
correnti di gradiente, dalle zone a maggior gradiente verso quelle a gradiente minore. Risentono
della rotazione terrestre, come tutte le masse in moto sulla superficie del nostro pianeta, quindi
per effetto Coriolis nell’emisfero Nord vengono deviate verso destra rispetto alla direzione di
propagazione. Si classificano sia in base alla temperatura (correnti calde o fredde) che in base
alla profondità a cui si verificano (correnti superficiali, interne di fondo).
LE CORRENTI DEL MAR MEDITERRANEO
Il mar Mediterraneo è un bacino quasi completamente chiuso in cui lo scambio d’acqua
marina avviene solo attraverso lo stretto di Gibilterra mentre l’acqua dolce arriva dalle
precipitazioni e dai fiumi. L’evaporazione è più intensa delle precipitazioni e questa
situazione potrebbe determinare una stagnazione del Mediterraneo invece si rivela
come il fattore che favorisce la complessa circolazione marina che continua a
caratterizzare il nostro mare.
ANDAMENTO DELLE PRINCIPALI CORRENTI
ESTIVE DEL MEDITERRANEO
L’evaporazione
determina
infatti una eccedenza di sale, in
particolare nella zona più
soleggiata cioè il bacino
orientale, quindi un aumento
della densità dell’acqua che
scende ad occupare le zone più
profonde, si forma così una
corrente
profonda
verso
l’Atlantico cui si contrappone,
in superficie, una corrente
atlantica più fresca e meno
densa che riesce a sostituire sia
l’acqua evaporata che quella più
profonda e più densa che scorre verso l’Atlantico. E’ quindi l’Oceano che compensa il
deficit idrico del Mediterraneo favorendo l’instaurarsi di una corrente entrante che si
spinge verso Est formando un “ramo” principale ed altri secondari. L’effetto Coriolis devia
il ramo principale verso destra, quindi verso la costa africana mentre numerose e particolari
situazioni, non ultime le stagione e l’andamento delle temperature che ne consegue,
coinvolgono gli altri rami, complicando questa descrizione generale.
I VENTI
I venti sono caratteristici moti dell’aria che consentono di ristabilire
l’equilibrio barico dell’atmosfera con uno spostamento praticamente
orizzontale di masse d’aria dalle zone anticicloniche, cioè ad alta
pressione, a quelle cicloniche, quindi a bassa pressione.
Si distinguono venti costanti, che soffiano tutto l’anno nella stessa
direzione e verso ad esempio gli alisei, venti periodici che invertono
il senso con periodi più o meno lunghi, come le brezze o i monsoni e
venti locali, tipici delle zone temperate e con nomenclatura
caratteristica.
Nell’area del Mediterraneo i venti locali sono classificati in base
alla direzione da cui provengono, riprendendo l’antica nomenclatura
greca che poneva l’osservatore al centro del Mar Ionio, a nord-ovest
delle Isole Egee, in direzione della Sicilia.
I VENTI DEL MEDITERRANEO
Tramontana: è il vento del nord, freddissimo e secco, spira a raffiche e generalmente
porta tempo asciutto, cielo sereno e ottima visibilità. Assume vari nomi a seconda della
precisa provenienza e della leggera variazione di direzione che può caratterizzarlo
( Aquilone, Buriana), il più noto è la Bora che soffia da ENE, specie nei mesi invernali,
in particolare sul golfo di Trieste e più in generale sull’Adriatico.
Grecale: vento di nord-est, spira a raffiche ed è un tipico vento invernale freddo e
asciutto che porta tempo buono e cielo sereno.
Levante: vento fresco che spira da est con debole intensità, nel Tirreno di solito
precede l’arrivo delle perturbazioni da Scirocco. In inverno è accompagnato da vento e
pioggia
Scirocco: è il vento di sud-est, proviene dal Sahara quindi è in origine secco ed
infuocato, ma sul Mediterraneo si carica di umidità e arriva perciò in Italia come un
vento caldo, umido e portatore di piogge di nebbie. Porta di solito maltempo al Nord,
mare mosso, visibilità scarsa, può durare a lungo.
Ostro o Mezzogiorno o Austro: vento meridionale, piuttosto debole e portatore di
piogge e tempeste ma di scarsa influenza sui mari italiani.
I VENTI DEL MEDITERRANEO
Ponente o Espero: proviene da ovest ed è un tipico vento che spira nel periodo estivo
sulle coste laziali, originato dal diverso riscaldamento della terra e del mare. Penetra
verso l’interno giungendo a Roma e determinando la gradevole frescura nota come
ponentino, i Romani lo chiamavano favonio o zefiro, ma la sua influenza fresca e
pomeridiana arriva anche sull’Adriatico centro-meridionale.
Maestrale: è il vento da nord-ovest chiamato chorus o circius dai Romani. Come il
Libeccio è tipico del Mediterraneo centrale, è un vento asciutto che spira ad una
velocità che può superare i 120 km orari ed è un vento di burrasca, soprattutto sulla
Sardegna e la Corsica. Porta tempo freddo, asciutto e sereno, annuncia l’inverno ed ha
caratteristiche simili alla tramontana ma forza più elevata da cui il nome maestro dei
venti.
Libeccio o Garbin: è il vento di sud-ovest che i Romani chiamavano africo o ponente
iemale, spira dalla Libia , da cui il nome attribuitogli al tempo delle Repubbliche
marinare. Pur essendo un vento di mare ha poche caratteristiche di tali venti, nasce
infatti molto velocemente, sviluppandosi fino a raggiungere potenza eccezionale per
poi calmarsi con altrettanta rapidità, è un vento di tempesta ed il cessare del suo effetto
di solito è accompagnato da un aumento della pressione con conseguente arrivo di
tempo buono e cielo sereno.
LE COSTELLAZIONI
………………………………………………………
così col timone drizzava il cammino
sapientemente,
seduto: mai sonno sugli occhi cadeva,
fissi alle Pleiadi, fissi a Boote che tardi tramonta,
e all’Orsa, che chiamano pure col nome di Carro,
e sempre si gira e Orione guarda paurosa,
e sola non ha parte ai lavacri di Oceano;
…………… (Omero, Odissea, V , vv 270-275)
Fin dall’antichità l’uomo ha unito le stelle in
gruppi, per rendere più facile la loro
individuazione nel cielo notturno ed
inventando così le costellazioni; i nomi che
ancor oggi le accompagnano derivano
dall’immagine suggerita alla fantasia dalla
disposizione che le stelle sembrano avere,
non bisogna tuttavia dimenticare che le figure
attribuite alle costellazioni non hanno alcun
significato reale.
LE COSTELLAZIONI
Le costellazioni riuniscono infatti tra loro stelle in genere lontanissime e
indipendenti: è solo un effetto dovuto alla assenza di prospettiva che fa
apparire alcune stelle associate tra loro sullo sfondo della volta celeste. Inoltre,
dal nostro punto di osservazione terrestre le stelle sembrano mantenere fisse le
loro posizioni reciproche, in realtà, le stelle si muovono una rispetto all’altra
ma, nella maggior parte dei casi, il loro movimento è per noi impercettibile a
causa dell’enorme distanza che ci separa da esse. Quindi, sebbene le
costellazioni siano fondamentali per orientarsi nel cielo, le stelle che le
compongono si trovano a distanze diverse rispetto a noi: i nostri occhi non
possono cogliere l’immensa profondità dello spazio cosmico.
COSTELLAZIONI BOREALI INVERNALI E PRIMAVERILI
Nel cielo boreale le costellazioni sono state associate, anche se spesso con
notevole immaginazione, a figure mitologiche, proprio perché i popoli che le
hanno individuate prima e tramandate poi sono stati gli antichi popoli
dell’area del Mediterraneo che hanno utilizzato immagini e nomi della loro
mitologia o di ciò che per loro era consueto.
COSTELLAZIONI BOREALI ESTIVE ED AUTUNNALI
Ecco quindi Orione e Cassiopea, Pegaso ed Ercole o anche Orsa maggiore,
Leone, Acquario o Gemelli.
LE COSTELLAZIONI
Nel cielo australe, diventato più noto a noi occidentali con le
esplorazioni geografiche, alle costellazioni sono state associate
immagini e nomi di altro genere, spesso di oggetto usati proprio per
la navigazione, come il sestante o il cannocchiale, come si vede il
metodo è analogo pur utilizzando riferimenti diversi. Recentemente
l'Unione Astronomica Internazionale ha fatto ordine nelle mappe
celesti ed ha adottato una lista di 88 costellazioni ufficiali,
assegnando ad ognuna di esse le varie aree del cielo. Le
costellazioni oggi non servono praticamente più ad orientarci, come
avveniva per i popoli antichi, ma possono essere una convenzione
utile per riuscire a localizzare la zona celeste in cui si trova una
stella specifica o al contrario risalire dalle stelle osservate alla
posizione dell’osservatore, che è quanto in parte viene suggerito dai
fratelli Wolf.
BIBLIOGRAFIA:
Vittorio Pileggi, Il Viaggio di Ulisse da “Die wirkliche Reise des
Odysseus- Zur Rekonstruktion des Homerischen Weltbildes
del prof. Armin Wolf
www.messaggidalmare.com
www. lavocedeiventi.wordpress.com
Geografia generale di C. Pignocchino Feyles e I. Neviani. Ed.SEI
Lavori sulle Costellazione delle classi 1°anno C e E, Liceo
Socrate a.s. 2010-11
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