LA TERAPIA ENDOVENA
Docente : dott.ssa Suor Filomena Nuzzo
Anno Accademico 2015-2016
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La principale caratteristica della via di somministrazione endovenosa è
l'assenza di tutti i passaggi descritti nelle altre vie di somministrazioni
(orale,sottocutanea, intramuscolare ecc..).
Con la somministrazione endovenosa, infatti, il principio attivo,
solubilizzato in un veicolo acquoso, viene direttamente immesso nel
sistema circolatorio. Questo significa che se noi iniettiamo una
determinata dose di principio attivo, contenuto in una determinata forma
farmaceutica, l'intera dose somministrata arriva indenne nel sangue,
senza subire alcuna modifica
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La somministrazione per endovena è molto utile per:
tutti quei tipi di farmaci che possono causare irritazioni
ai tessuti;permette inoltre l'introduzione di elevati
volumi di liquidi (fleboclisi); viene utilizzata per la
terapia d'urgenza (es. convulsioni, attacchi asmatici,
aritmie cardiache, crisi ipertensive, shock anafilattico).
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L'iniezione endovenosa dev'essere effettuata in maniera molto lenta, in
modo da non provocare improvvisi sbalzi di pressione all'interno del vaso
sanguigno.
Le soluzioni che si iniettano devono essere apirogene, inoltre non devono
presentare sostanze che inducano la precipitazione dei componenti del
sangue e non devono essere composte da solventi oleosi.
Gli aspetti negativi della via di somministrazione endovenosa sono:
 possibilità di formazione di emboli;
 possibilità di riscontrare infezioni batteriche e virali;
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SCELTA DELLA SEDE
VENE CENTRALI
• v. giugulare
• v. succlavia
• v. femorale
VENE PERIFERICHE
• v. basilica
• v. cefalica
• v. brachiale
• ecc.
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PER LA SOMMINISTRAZIONE
PRESIDI
Aghi
 Dispositivi supplementari :
Aghi a farfalla (butterfly)
 Regolatori di flusso
Aghi-cannula
 Prolunghe per
Siringhe
deflussore
Pompe siringa
 Adattatori
Pompe per infusione
 Rubinetti a più vie
Set per infusione
Set a 1 o più vie per pompa a infusione
Set per sangue ed emoderivati
Sistemi senza ago
Cateteri venosi centrali
Sistemi impiantabili
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Procedure per la inserzione di un catetere
venoso periferico:
L’introduzione di un catetere venoso periferico è totalmente
gestita dall’Infermiere che, anche a seguito delle recenti
variazioni
normative
(dalla
Legge
42/99
al
codice
deontologico) sa di assumere su di sé una ampia
responsabilità assistenziale e di venire considerato un
professionista sanitario che deve mostrare capacità,
competenza, idonea preparazione.
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Il materiale necessario deve essere previsto in apposito
carrello per poter essere portato nei vari luoghi della
degenza.
Un elenco del materiale per categoria puo’ così riassumersi:
flebo o sacca verificata nella integrità e limpidezza della soluzione
set di infusione completo
vari ago cannula per differenti calibri
cerotti
disinfettante idoneo
garze, cotone
arcelle
quanto normalmente presente su carrello di medicazione
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A) Scegliere il sito di inserimento avendo cura di evitare, salvo casi
assolutamente eccezionali, vene degli arti inferiori.
B) Procedere ad un lavaggio delle mani adeguato: categoria di lavaggio
prevista : ANTISETTICO ( derivati dello iodio ).
C) Scelta dell’ago cannula piu’ adatto: va ricordato come principio
fondamentale che la misura della cannula viene scelta in base al punto
di inserimento. La cannula sottile consente il miglior flusso ematico e
diminuisce il rischio trombotico. In certi situazioni (gravi emorragie)
è pero’ importante inserire cannule di grosso calibro.
D) Introduzione e posizionamento dell’ago cannula.
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E) Fissaggio accurato e garantito: valutare situazione di lucidità del
paziente (rischio di rimozioni accidentali e/o volute).
F) Annotare su registro, scheda infermieristica ora e data dell’inserimento.
G) Ispezionare il punto di inserzione una volta al giorno secondo schema in
utilizzo nella Unità operativa.
H) La medicazione ed i cerotti, salvo eccezioni, non vanno sostituiti
prima della sostituzione dell’ago cannula stesso (48/72 ore).
I ) La sostituzione deve riguardare altre vene evitando di riutilizzare la
stessa vena sia a monte sia a valle del punto di inserimento.
L) I rubinetti della linea infusionale vanno sempre protetti da tappi sterili.
M) I tappi vanno sostituiti una volta rimossi.
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INFORMAZIONI ALLA PERSONA
• Descrizione della procedura
• Terapia (tipologia, tempi)
• Segni e sintomi da riferire all’operatore (sensazioni
atipiche, rossore, tumefazione, dolore, ecc.)
• Limitazioni della mobilità (prima, durante e dopo)
• Restrizioni dietetiche (per alcune terapie particolari )
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Procedura
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Far assumere al paziente una posizione confortevole.
Individuare l’arto e posizionarlo su un telino.
Preparare i dispositivi.
Posizionare il laccio emostatico (10-20 cm sopra il sito
prescelto).
Invitare il paziente ad aprire e chiudere il pugno
ripetutamente.
Identificare il vaso venoso da pungere.
Disinfezione del sito.
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Sostituzione del set infusivo di un catetere
venoso periferico:
Il set infusionale, nelle sue parti che vanno dalla sacca, o flebo,
all’ago cannula o catetere venoso periferico, va sostituito al
cambio dell’ago o in caso di infusione di lipidi anche a bassa
concentrazione.
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Il profilo professionale specifica al terzo comma dell’articolo 1 che
L“l’infermiere garantisce la corretta applicazione delle
prescrizione diagnostico-terapeutiche”.
a responsabilità professionale dell’infermiere in relazione alla
somministrazione della terapia farmacologica, non è riconducibile al
solo atto specifico, ma a tutto quel complesso di azioni che, nel loro
insieme, consentono di raggiungere una gestione della terapia tale da
fornire garanzie di sicurezza e di efficacia per il paziente.
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All’infermiere, nell’ambito delle proprie competenze, vengono riconosciute:
􀂃 autonomia decisionale e tecnica;
􀂃 auto organizzazione del lavoro;
􀂃 personalità della prestazione, cioè intellettualità e discrezionalità che
impongono però di agire con:
- prudenza (senza esporre a rischio la salute del paziente),
- perizia (preparazione adeguata),
- diligenza (utilizzo di tecniche corrette),
applicando tutte le norme giuridiche, deontologiche e tecniche
stabilite per l’esercizio della professione.
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L’autonomia decisionale e tecnica presuppone:
• il monitoraggio e la verifica costante del processo terapeutico;
• conoscenze, competenze ed abilità approfondite;
• aggiornamento professionale continuo in merito alle prestazioni
infermieristiche.
All’infermiere compete inoltre la responsabilità di organizzare,
programmare e gestire le modalità di rilevazione e registrazione degli
effetti dei farmaci in termini di:
- effetti terapeutici;
- effetti collaterali;
- effetti indesiderati.
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La responsabilità professionale è:
• responsabilità penale (obbligo di rispondere per azioni che
costituiscono un reato);
• responsabilità civile (obbligo di risarcire un danno ingiustamente
causato);
• responsabilità disciplinare (obblighi contrattuali e di comportamento
disciplinare).
L’atto di somministrazione della terapia, pur essendo unitario, può da un
punto di vista giuridico, essere scomposto in due distinti momenti:
􀂃 l’atto di prescrizione, di competenza medica;
􀂃 l’atto di somministrazione, di competenza infermieristica.
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Se questi due momenti vengono tenuti distinti, l’infermiere risponderà
solo degli errori legati alla somministrazione mentre, in caso contrario,
potranno essergli contestati atti che sono istituzionalmente di
responsabilità medica.
Questa distinzione tra competenze mediche e infermieristiche può venire
a meno nelle situazioni d’emergenza dove l’infermiere può
somministrare farmaci senza prescrizione medica non essendo punibile
ai sensi dell’articolo 54 del codice penale che regola lo stato di necessità.
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La responsabilità infermieristica è direttamente correlata al tipo di errore
e al tipo di evento provocato.
La maggior parte degli errori consiste nell’errore della prescrizione, nello
scambio di pazienti, nell’errore di dosaggio o di diluizione e nell’errore
nella via di somministrazione che sono errori che si sostanziano nella
colpa professionale (negligenza e imperizia).
I reati a cui l’infermiere può andare più frequentemente incontro sono le
lesioni personali e l’omicidio colposo.
La responsabilità penale dell’infermiere è personale.
Se non è possibile identificare l’errore del singolo la colpa è addebitata a
chi ha responsabilità organizzative, di sorveglianza e verifica.
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Una frequente fonte di responsabilità è data dall’errore di trascrizione
dalla cartella clinica alla cartella infermieristica.
Se la copiatura della terapia correttamente prescritta in cartella clinica,
risulta errata, l’infermiere risponderà per negligenza.
Nel caso di prescrizioni condizionate al verificarsi di un evento futuro e
incerto (terapia “al bisogno”, “se occorre”, “all’insorgere del dolore”…..)
si deve distinguere tra:
- prescrizioni condizionate basate su segni clinici rilevabili oggettivamente
dall’infermiere;
- prescrizioni condizionate a sintomi.
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Nel primo caso l’infermiere può rilevare in modo oggettivo i segni
clinici (ad esempio pressione arteriosa, temperatura corporea…..) e
completare la prescrizione del medico.
E’ quindi da considerare accettabile una prescrizione del tipo:
“somministrare una fiala del diuretico x se la pressione arteriosa
supera i valori y”.
Gli obblighi dell’infermiere sono di agire con cautela, astenersi
completamente dall’agire per evitare rischi incontrollabili e attuare
un’idonea scelta del personale di supporto e un controllo sugli stessi.
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ATTRIBUZIONE DELL’ATTIVITÀ DI ASSUNZIONE DEL
FARMACO ALL’OPERATORE SOCIO SANITARIO
L’Operatore Socio-Sanitario (OSS), la cui formazione, figura e profilo
professionale sono definiti attraverso il Provvedimento della
Conferenza Stato Regioni 22 febbraio 2001, svolge la sua attività sia nel
settore sociale che in quello sanitario in servizi di tipo socio assistenziali e
socio sanitario residenziali e non residenziali, in ambiente ospedaliero e al
domicilio dell'utente.
Svolge la sua attività su indicazione, ciascuna secondo le proprie
competenze, degli operatori professionali preposti all'assistenza sanitaria e a
quella sociale, ed in collaborazione con gli altri operatori, secondo il criterio
del lavoro multiprofessionale.
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Le attività dell'operatore sociosanitario sono rivolte alla persona e al suo
ambiente di vita, al fine di fornire:
a) assistenza diretta e di supporto alla gestione dell'ambiente di vita;
b) intervento igienico sanitario e di carattere sociale;
c) supporto gestionale, organizzativo e formativo.
L'OSS nasce come operatore di supporto all'assistenza sanitaria più che come
operatore dell'assistenza infermieristica, oltre ad avere una competenza non solo
sanitaria ma anche sociale.
Il suo impiego è comunque prevalentemente rivolto al supporto infermieristico.
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Da un punto di vista generale la responsabilità per la corretta gestione
dell'assistenza è saldamente in mano al personale infermieristico
professionale come ben testimoniato dall'art. 1 del DM 14 settembre
1994, n. 739 comma 1 dove si specifica che:
- “l'infermiere è responsabile dell'assistenza generale infermieristica”,
- dal comma 2b dove si precisa che l'infermiere "identifica i bisogni
di assistenza infermieristica della persona e della collettività e
formula i relativi obiettivi";
- dal comma 2c dove viene esplicitato che l'infermiere "pianifica,
gestisce e valuta l'intervento assistenziale infermieristico",
- dal comma 2f dove si puntualizza che "per l'espletamento delle funzioni
l'infermiere si avvale, ove necessario, dell'opera del personale di supporto".
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Tra le sue competenze tecniche viene definito che l’OSS "aiuta per la corretta
assunzione dei farmaci prescritti".
È utile sottolineare che si parla di "assunzione" e non di somministrazione.
Assunzione indica un'attività rivolta verso il paziente, mentre somministrazione un
fare attivo da parte dell'operatore. In questa ottica, in caso di errore (di dosaggio, di
orario, di indicazione ecc.) la responsabilità ricade interamente sul professionista e
resta all'operatore la pura e semplice responsabilità dell'esecutore che, come
specificavano i contratti degli anni settanta, era "limitata alla corretta
esecuzione delle prestazioni nell'ambito delle istruzioni ricevute e dell'autonomia
riconosciutagli", autonomia che in questo caso è pressoché annullata.
In questo caso quindi, fatte salve le particolarità e le varietà dei casi, è
riconducibile all'infermiere.
D'altra parte la somministrazione di farmaci è tradizionalmente riservata
al personale infermieristico.
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