Prima della primavere. Il Nordafrica

Prima delle primavere arabe
Cenni di storia del Vicino e Medio Oriente e del
Nordafrica dalle indipendenze alla fine del XX secolo.
3. Il Nordafrica
Ira Lapidus, Storia delle società islamiche, Einaudi, 1995, vol. 3, pp. 141-181
(History of Islamic Societies, Cambridge University Press)
Il mondo arabo in rivolta
• In Egitto, Tunisia,
Libia, Yemen: cambio
di governo.
• Riforme ottenute a
seguito di rivolte
(Marocco, Kuwait,
Giordania e Oman).
• Siria (rivolta armata)
• Proteste diffuse
(Algeria, Iraq,
Palestina, Libano).
• Proteste minori (Sahara
occidentale, Mauritania,
Sudan, Arabia Saudita).
I Paesi del Maghreb
• Marocco, Algeria e Tunisia
costituiscono il Maghreb
(Occidente) in senso stretto.
•
L'Unione del Maghreb Arabo
(al-ittihad al-maghreb al-arabi) è
stata costituita il 17 febbraio
1989 a Marrakesh e unisce i
paesi del cosiddetto Grande
Maghreb: Libia, Tunisia, Algeria,
Marocco, Mauritania
L’Algeria
• La provincia ottomana (dal 1519)
dell’Algeria viene conquistata
dalla Francia di Carlo X nel 1830,
primo paese arabo a cadere
sotto il dominio coloniale.
Molte le rivolte che per decenni
tentarono di ricacciare la
presenza francese, a cominciare
da quella dell’emiro ‘Abd alQadir, che riesce addirittura a
governare un suo territorio
autonomo nell’Algeria
occidentale fra il 1832 e il 1841,
quando verrà sconfitto dall’arrivo
del famoso generale Bugeaud,
l’uomo forte della colonizzazione
in Algeria.
• La fase delle rivolte si conclude con la grande
insurrezione algerina del 1870-71, capeggiata dal famoso
capo tribale al-Muqrani, stroncata nel sangue dai
francesi, che da quel momento in poi non avranno
praticamente più ostacoli e daranno inizio ad una
dominazione diretta che durerà altri 80 anni.
• Il periodo della dominazione francese sarà uno dei più
lunghi della storia della colonizzazione (132 anni), dal
1830 al 1962.
• La dominazione francese fu spietata, cruenta,
implacabile, con l’unico obiettivo di assoggettare la
popolazione autoctona e di assimilare la Francia.
• L’assimilation fu la grande utopia del sogno coloniale
francese.
• La colonizzazione francese dell’Algeria fu una
colonizzazione di popolamento, con l’arrivo di centinaia di
migliaia di coloni francesi (ma anche italiani, spagnoli,
maltesi).
• Fu tale il condizionamento culturale e la soggezione degli
algerini musulmani che inizialmente i primi nazionalisti non
chiesero l’indipendenza ma parità di trattamento rispetto ai
francesi: fanno parte di questo gruppo i Giovani Algerini
che nascono all’inizio del XX secolo, la Fédération des
Elus Indigènes d’Algérie e il movimento di Ferhat Abbas
della fine degli anni Venti: tutti rivendicavano l’abolizione
delle discriminazione e l’uguaglianza con i francesi.
• Solo nel 1926, a Parigi, fra gli emigrati ed esuli algerini e
in seno al Partito comunista francese, nasce il movimento
dell’Etoile Nord-africaine (ENA), di Messali Hajji,
trasformato poi nel Parti du Peuple Algérien (PPA) nel
1937, che per primo parla di indipendenza.
• Un’altra componente definibile nazionalista
era costituita da uomini di religione che,
attraverso contatti con Muhammad ‘Abduh e
Rashid Rida, diedero vita a un movimento
fortissimo che si coagulò attorno allo shaykh
‘Abd al-Hamid ben Badis (1889-1940),
fautore di una rifoma (islāh) basata sull’Islam
puro e impegnato nel sociale.
• L’impegno dello shaykh si estrinseca
soprattutto e con successo nel settore
dell’istruzione, con decine e decine di scuole
create per i musulmani.
Nel 1931 Ben Badis forma l’Association des
ulamas algériens.
L’Islam è la mia religione, l’arabo la mia
lingua, l’Algeria il mio paese.
(Ben Badis)
• Nel 1943 Ferhat Abbas, convertitosi alla causa dell’indipendenza,
pubblica il suo Manifesto del popolo algerino, che inaugura l’epoca
lunghissima della lotta per l’indipendenza.
• Nascono i primi movimenti politici che per anni continuarono a ricevere
da parte dei Francesi un netto rifiuto a tutte le loro proposte di
indipendenza.
• Questa chiusura determina la svolta armata: il 1° novembre1954 si
costituisce l’FLN (Fronte di Liberazione Nazionale), guidato da Ahmed
Ben Bella e Houari Boumedienne, futuri presidenti dell’Algeria
indipendente.
• Ha inizio una terribile lotta di liberazione che si concluderà dopo circa
5000 morti, dopo la fine della Quarta Repubblica in Francia e la salita
al potere del generale Charles de Gaulle (1958) che firmerà gli accordi
di Evian il 18 marzo 1962.
• L’indipendenza dell’Algeria sarà proclamata il 5 luglio 1962.
* Da vedere: La battaglia di Algeri, di Gillo Pontecorvo, 1966
• Il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), che aveva
avviato la rivoluzione inglobando praticamente tutti i
movimenti nazionalisti, inaugura un regime socialista e
laico prima sotto Ahmed Ben Bella (1962-1965), poi sotto il
colonnello Houari Boumedienne (1965-1978).
• Il tessuto della società era a pezzi e non era certo impresa
semplice ricostruire le strutture e le nuove istituzioni
algerine.
• All’entusiasmo iniziale seguì una fase di disillusione.
• Il regime si trasforma ben presto in una dittatura militare a
partito unico e in un regime statale burocratizzato.
• Alla morte di Boumedienne e alla salita al potere del
generale Chadli Benjedid nel 1978 il paese non aveva
ancora risolto buona parte dei suoi atavici problemi
economici e sociali.
• Nel 1980 esplode per la prima volta la rabbia popolare: è la
rivolta del cous cous, preludio delle più recenti rivolte
arabe.
La Tunisia
• Il Paese che ha dato inizio al
sorprendente sommovimento della
primavera araba, è anche il più
piccolo del Nordafrica.
• Dalla metà del XIX secolo, prima
dell’esperienza coloniale, la Tunisia
visse un’epoca vivace di grandi
riforme, per impulso iniziale dei vari
bey (i governatori nominati dagli
Ottomani sotto la dinastia husaynide,
che governò dal 1705 fino al 1957).
Molti consulenti europei vennero
chiamati dai vari bey per
ammodernare l’esercito e le strutture
amministrative. Venne promulgata
una Costituzione liberale, la prima
del mondo arabo, nel 1861.
• Le riforme più incisive furono opera del primo ministro
Khayr ed-Din Pasha (1873-1877), grande riformatore e
modernizzatore, uno dei fondatori del collegio Sadiqi,
l’istituzione più importante nel settore dell’istruzione
per la nuova classe intellettuale e nazionalista.
• Egli riuscì a trovare un equilibrio fra le incisive riforme
occidentalizzanti (istruzione, amministrazione, esercito,
affari di culto), e i poteri forti religiosi, concentrati
intorno alla moschea-università al-Zaytuna di Tunisi e
ai suoi potenti ‘ulamā’.
• Pochi anni dopo la destituzione di Khayr ed-Din Pasha,
la Tunisia viene conquistata dai Francesi, che già dal
1830 avevano occupato l’Algeria.
• Il trattato del Bardo (maggio 1881) sancisce l’inizio della
colonizzazione francese (e la contemporanea fine delle speranze
dell’Italia, che in Tunisia aveva una numerosissima comunità
emigrata).
• Pur non raggiungendo i livelli esasperati dell’Algeria (è bene
ricordate che in Tunisia e in Marocco i Francesi stabiliscono un
protettorato, l’Algeria viene dichiarata colonia) anche in Tunisia
i Francesi operarono con grande solerzia sia per quanto riguarda
lo sfruttamento economico che nel campo delle politiche di
assimilazione culturale.
• Da parte delle autorità locali e religiose i Francesi ottennero
inizialmente una sostanziale passiva accettazione, ma verso la
fine dell’Ottocento anche in Tunisia cominciano a diffondersi le
idee nazionalistiche, a partire proprio da quelle scuole volute dai
colonizzatori, in linea con quanto accadeva in alcune regioni del
mondo arabo, come già visto.
•Di orientamento liberale ma anche attratti dal riformismo
tradizionalista della Salafiyya, il gruppo dei Giovani Tunisini fonda
il giornale “Il Tunisino” attraverso il quale diffonde le proprie
concezioni in merito alla parità di trattamento fra tunisini e francesi
(non ancora all’indipendenza), alla libertà di stampa e di
associazione, alla ripresa della Costituzione del 1861.
•Quest’ultima richiesta era centrale anche per un nuovo movimento
(1920), il partito costituzionalista del Destour, il cui maggior
esponente era il giornalista ‘Abd al-Aziz al-Tha‘alibi.
•Il Destour si presentava come un partito conservatore e legato alle
grandi e ricche famiglie vicine al mondo imprenditoriale e religioso.
•Ma i tempi sono maturi anche in Tunisia per la richiesta
dell’indipendenza.
• Dissidi interni portano alla scissione del partito e nascita del
Neo-Destour (1934), di orientamento molto più radicale nella
lotta contro i Francesi.
• Leader incontrastato del Neo-Destour è il giovane avvocato
Habib Bourghiba (1903-2000), che si era formato in Francia.
• Bourghiba, membro del Destour, già prima di diventare
segretario generale del nuovo partito, si era fatto fautore di
un’aperta richiesta di indipendenza (Congresso del 1932).
• Nei successivi vent’anni la storia della Tunisia si identifica con
la lotta per l’indipendenza che si concluderà nel 1956.
• Momenti di grande tensione contro i Francesi, scioperi e
manifestazioni si susseguirono sin dagli anni Venti e la Francia
fu costretta a mostrare il volto più duro della dominazione
coloniale.
• Nel 1938 violente dimostrazioni sfociarono in una durissima
repressione: scioglimento dei partiti politici, arresto (fra gli altri)
di Bourghiba.
• Il bey Moncef (1942-1943) diventa un eroe popolare perché,
dopo aver tentato di ribellarsi ai Francesi costituendo un nuovo
ministero senza la loro autorizzazione, viene da essi deposto.
• Il Neo Destour, insieme ai seguaci del bey Moncef, si pone a
capo di un grande movimento di massa.
• Le rivendicazioni nazionalistiche si fanno sempre più forti (negli
anni Cinquanta ci saranno molti episodi di terrorismo).
• La Francia, peraltro sconfitta in Indocina nel 1954, a Dien Bien
Phu contro le forze Viet Mihn (l’ultima battaglia della guerra
d’Indocina), accetta di concedere l’indipendenza alla Tunisia nel
marzo 1956.
• In Tunisia il passaggio all’indipendenza fu meno traumatico che
in Algeria: le conseguenze della colonizzazione non furono così
disastrose, esistevano una struttura e una classe politica che
risalivano alla dinastia husaynide, infine i coloni francesi non
opposero una resistenza strenua come in Algeria.
• Ha inizio l’era Bourghiba: viene abolito il beylicato e
proclamata la Repubblica.
• La Costituzione del 1959 stabilisce che tutti i poteri vadano
al presidente.
• Enormi sforzi nel settore economico, le cui politiche
oscillarono dal liberismo e dall’apertura all’Occidente al
socialismo e alle ondate di nazionalizzazioni.
• Grande sforzo per laicizzare e modernizzare la società.
• La Tunisia è il paese arabo che ha raggiunto, con grande
anticipo rispetto al resto del mondo arabo, un livello di
laicizzazione delle istituzioni e di secolarizzazione in tutti i
settori della società (abbigliamento, scuole, tribunali, codici,
istituzioni, ritualità islamiche).
• Citiamo solo il Codice della Famiglia tunisino che nel 1956
abolisce poligamia e ripudio e migliora incomparabilmente la
condizione della donna tunisina.
• Non sorprende che, pur in un contesto di generale consenso
verso le politiche e le scelte dell’amato padre della Nazione,
le tendenze radicali islamiche che si andavano diffondendo
nel mondo arabo dall’inizio degli anni Settanta, abbiano
portato in Tunisia alla nascita di una opposizione di tipo
religioso, che si concentra intorno al movimento al-Nahda
(che assumerà vari nomi, fra cui Moviment odella Tendenza
Islamica) e al suo leader Rashid Ghannushi.
• Nel novembre 1987 un “colpo di Stato medico” destituisce
l’anziano leader e sale al potere il suo delfino, il primo
ministro Zine al Abidin ben ‘Ali.
• Vi resterà fino al 14 gennaio 2011, quando fuggirà dal paese:
sarà il primo leader a cadere nel corso delle rivolte arabe.
Il Marocco
• Unico paese del Nordafrica a non
essere mai stato vassallo
dell’impero ottomano, il Marocco
è governato dal 1631 dalla
dinastia sunnita degli Alawiti*,
che rivendicano una discendenza
da ‘Ali e Fatima e il cui sovrano
si dichiara amīr al-mu’minīn,
titolo religioso oltre che politico.
• È il paese più conservatore, dal
punto di vista politico e religioso,
di tutto il Nordafrica.
•
* da non confondere con gli Alawiti (o
Alauiti) siriani, sciiti.
• La penetrazione europea in Marocco porta alla creazione di una inedita
situazione: due protettorati vengono dichiarati nel 1912, uno francese centrale,
e uno spagnolo, su una porzione molto meno ampia di territorio, nella fascia
mediterranea e al sud.
• Lo sfruttamento economico delle ricche terre, delle risorse minerarie (fosfati)
e l’arrivo, anche qui, di migliaia di coloni francesi che si piazzarono sulle
terre migliori e a capo delle imprese più redditizie, crearono, non
diversamente che negli altri paesi esaminati, le condizioni tipiche del dominio
coloniale.
• I Francesi basarono la loro politica coloniale sulla ricerca del consenso da
parte dei berberi di contro agli arabi, di alcune tribù rispetto ad altre e sul
controllo delle élite religiose e delle confraternite sufi (divide et impera).
• La prima forma di opposizione si concretizzò nella zona occupata dagli
Spagnoli: la rivolta di ‘Abd al-Krim, un giovane insegnante, qādī (giudice) e
giornalista, che giunse a proclamare (1923) uno Stato repubblicano autonomo
nella regione del Rif, fu sconfitta nel 1926 dalla reazione congiunta di Spagna
e Francia.
• Il Dahir (decreto) sui berberi del 1930, con il quale i Francesi tentarono di
separare la comunità berbera da quella araba, paradossalmente determinò
l’inizio di una consapevolezza politica nazionalistica unitaria: giornali,
manifestazioni popolari, organizzazione di scuole islamiche, richiesta di
nazionalizzazione delle industrie più importanti, banche, miniere, ed ancora
richieste di libertà di espressione e di autonomia politica.
• Le stesse condizioni sociali e culturali che abbiamo visto alla base della
nascita di uno spirito nazionalistico negli altri paesi si manifestano anche in
Marocco
• Nasce il partito Istiqlal (Indipendenza) nel 1943, molto vicino al sultano
Muhammad V, fervente nazionalista e coraggioso oppositore dei Francesi.
• Nel 1953 il sultano fu costretto a dimettersi e andare in esilio in Madagascar
e questa fu la scintilla che fece esplodere la rivolta.
• Un’ondata di violenza e terrorismo da parte dei marocchini e di repressione
francese si scatenò sui leader dell’Istiqlal e del movimento tutto.
• Alla fine i Francesi dovettero cedere e firmare il trattato per il
riconoscimento franco-spagnolo dell’indipendenza del Marocco, il 7 marzo
1956.
• Rimane irrisolta la questione sahrawi, il popolo che abita l’ex Sahara
spagnolo (colonia spagnola dal 1884 al 1975, quando il Marocco ne
rivendicò il possesso con la clamorosa Marcia Verde). Il Polisario rivendica
da allora l’indipendenza dal Marocco e ha dichiarato la nascita della
Repubblica Araba Democratica Sahrawi il 27 febbraio 1976. Più volte il
proclamao referendum per l’indipendenza è stato rimandato.
• Proprio il ruolo centrale della figura del re differenzia il caso del Marocco
da quelli precedentemente esaminati.
• Il vecchio sistema politico, la monarchia sceriffiana, non scompare nel
passaggio all’indipendenza e la figura centrale continua ad essere quella del
re, con Hassan II, figlio di Muhammad V, salito al trono nel 1961 e padre
dell’attuale re Muhammad VI, che gli succede nel 1999.
• La figura centrale del re serve ancora oggi a equilibrare il potere suddiviso
fra le fazioni di una struttura tribale e clientelare molto forte e complessa.
• Il nuovo sovrano ha saputo finora gestire l’ondata di opposizione attraverso
una serie di concessioni e riforme più o meno sostanziali, fra le quali va
citato il nuovo codice della famiglia, la Mudawwana, che ha migliorato
sostanzialmente le condizioni della donna in Marocco.
La Libia
• I territori della Tripolitania, della
Cirenaica e del Fezzan, dalla metà del
XVI secolo fino alla conquista italiana,
erano amministrati da governatori
ottomani (pasha).
• Solo nel 1711 un ufficiale locale fondò
in Tripolitania una dinastia, detta dei
Qaramanli, soppressa dagli stessi
Ottomani nel 1835.
• Mentre la Tripolitania viveva sotto gli
Ottomani un periodo di relativa
modernizzazione che portò anche alla
definizione di una certa cultura
identitaria, la Cirenaica ottomana, a
ovest, era decisamente più tradizionale
e legata al sistema delle confraternite
sufi, come la potentissima Sanusiyya,
fondata nel 1837 da ‘Ali al-Sanusi
(1787-1859).
• La conquista italiana della Tripolitania data al 1911 (governo
Giolitti), ma già dal Congresso di Berlino del 1878 l’Italia
manifestava le sue mire coloniali sulla regione.
• Nonostante gli Ottomani avessero ceduto senza opporre resistenza le
regioni della Tripolitania e della Cirenaica, solo dopo la prima
guerra mondiale gli italiani riuscirono a sconfiggere le rivolte interne
e in particolare, fra gli anni 1923-1932, combatterono a lungo e
infine riuscirono a sedare la rivolta dei Senussi in Cirenaica
(capeggiata dall’anziano shaykh Omar al-Muktar, il Leone del
deserto, giustiziato nel 1931 da Graziani)*.
• Nel 1934 Tripolitania e Cirenaica vennero riunite nell’attuale Libia.
• Con la fine della seconda guerra mondiale la Libia passò sotto il
controllo della Francia e della Gran Bretagna e, nel 1951, le Nazioni
Unite ne proclamarono l’indipendenza.
•
*Da vedere: Il leone del deserto, di Mustafa Akkad, 1981, censurato fino al 2009 in Italia.
• Viene posto sul trono della Libia il capo senusso Idris, ma
da subito un movimento di opposizione composito si leva
contro di lui, accusandolo di essere al servizio di potenze
straniere.
• Nel 1969 un gruppo di ufficiali dell’esercito, guidato da un
giovanissimo Muhammar al-Qadhdhafi (Gheddafi),
rovescia la monarchia e inaugura la jamahiriyya, il governo
del popolo: un regime populista, militare, radicale e spietato
con le opposizioni, che pone come priorità la
nazionalizzazione di tutte le ricchezze del paese.
• Il pensiero del leader Gheddafi (condensato nel suo “Libro
verde”) diviene via via ideologia di Stato: un miscuglio di
socialismo, panarabismo, panafricanismo, antisionismo e
antimperialismo, ai quali si aggiunge persino una rilettura
della tradizione religiosa, che gli consente di assumere il
controllo anche del mondo degli ‘ulamā’ e delle
confraternite.
• Nuova Costituzione e chiusura al multipartitismo, ma anche
divieto di presenza delle basi Nato sul territorio libico,
espropriazioni ed espulsione della comunità italiana nel
1970 (da allora ogni 7 ottobre si celebra il “giorno della
vendetta”).
• Dopo l’attentato in un locale di Berlino nel 1986, in cui
erano morti alcuni soldati americani, si era avuta la terribile
reazione militare degli Usa di Ronald Reagan, che avevano
bombardato Tripoli nello stesso anno, uccidendo fra gli altri
una figlia di Gheddafi.
• In reazione a ciò, il governo di Tripoli è accusato di essere
il mandante della strage di Lockerbie nel 1988 (270 morti)
e di quella del 1989 sul volo 722 dell’Uta (171 morti).
• Con la risoluzione 748 l’Onu ha sancito nel 1992
l’embargo, durato fino al 1999, in seguito al quale il paese
è rimasto isolato almeno fino al 2004 dal resto della
comunità internazionale.
• Il 10 giugno 2009, per la prima volta in visita ufficiale a
Roma, Gheddafi firma il Trattato di amicizia italo-arabo;
ritornerà in Italia per la riunione della Fao ed infine,
nell’agosto 2010, per una seconda visita ufficiale, accolto
trionfalmente.
• La fine della sua parabola umana e politica si compie
quando, dopo lunghi mesi di guerra civile e violentissimi
scontri, Gheddafi viene scovato e ucciso il 20 ottobre 2011
a Sirte, dove aveva cercato rifugio. La sua morte viene
filmata in diretta e vista da tutto il mondo.