PROGETTO: “Una pentola di stelle....” “E quando arrivo a casa metto a cuocere sul fuoco una pentola di stelle. Eccomi, sono pronto a ripartire. Non è mica finita, sai, la strada. Adesso vado in viaggio nella vita”. Cristina Bellemo (40 storie di viaggio) Abbiamo pensato questo progetto per tutti i bambini con Difficoltà di Attenzione e Iperattività PREMESSA: Descrizione dell'esperienza Questi bambini: - vivono disagi quotidiani nelle interazioni con i coetanei e con gli insegnanti - a scuola fanno molta fatica e spesso ottengono degli insuccessi - si costruiscono un'idea di sè come incapace o addirittura “cattivo”. I docenti: - sono fortemente disorientati dal loro comportamento, spesso non sanno come interpretarli e talvolta non si sentono supportati nella quotidiana gestione dei rapporti conflittuali. I genitori: L'idea di questo lavoro parte dalle frequenti richieste di aiuto che le colleghe ci hanno fatto in relazione alla gestione delle classi a loro affidate e ad alcuni bambini in particolare, peraltro sempre più numerosi. Le difficoltà degli insegnanti a scuola: - motivare gli alunni - farli stare fermi - farli stare attenti - farli rimanere concentrati - farli rispettare le regole di convivenza Al di là delle cause legate alla famiglia, alla società, ai media...., che senz'altro hanno un ruolo importante e di cui si potrebbe discutere, il nostro gruppo di lavoro ha cercato con questa ricerca-azione di: - produrre materiali concreti e percorsi operativi, soluzioni pratiche e immediatamente spendibili - sollecitare gli insegnanti ad assumere un punto di vista che considerasse la presenza di un bambino con queste caratteristiche nella classe come un'occasione importante per riflettere e lavorare sulle diversità presenti in ciascun individuo, sulla valorizzazione delle molteplici manifestazioni del comportamento umano, sulla capacità di ciascuno di imparare ad andare incontro all'altro, accettandolo con tutte le sue particolarità. Abbiamo pensato a dei lavori che coinvolgessero l'intera classe ma : - che potessero essere utili in modo specifico ad alcuni bambini in particolare - che potessero aiutare il bambino a far emergere le proprie potenzialità, in una dimensione costruttiva e collaborativa stabilita a priori all'interno della classe Arrivo a scuola I nostri Pierini a scuola Entrata in classe Ricreazione Ore di lezione Gestione del materiale I nostri Pierini a casa Fanno dispetti Non rispettano le regole - Solitamente i sintomi di disattenzione, iperattività ed impulsività si manifestano tra i 3 e i 5 anni (possono rilevarsi già a 2 anni) - Sono presenti in modo persistente per almeno 6 mesi - Creano importanti difficoltà in uno o più contesti (ad esempio a scuola e in famiglia) Cos'è il DDAI (o ADHD) E' una sigla che sta per Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (l'iperattività può non essere presente) Qual è il problema? Nel bambino manca l'autocontrollo cioè molto spesso non riesce a orientare i propri comportamenti in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere, delle richieste che l'ambiente esterno si aspetta da lui In pratica non è in grado di utilizzare i «comandi interiori», la metacognizione, per eseguire quelle azioni che dovrebbe svolgere. I sintomi Difficoltà di attenzione e concentrazione Incapacità di controllare l'impulsività Difficoltà nel regolare il livello di attività motoria Liliana Roggia Un bambino con DDAI che problemi ha? • Soprattutto problemi di attenzione sostenuta e di funzioni esecutive. • Infatti le ricerche svolte sui bambini con ADHD dimostrano che non sono più soggetti a distrazione degli altri, ma non riescono a concentrare e distribuire la loro attenzione nei compiti lunghi o noiosi, né riescono a pianificare lo svolgimento delle azioni o a controllare che la loro esecuzione proceda secondo i piani Strano, però, che… Perché accade questo? • / bambini con Ddai si annoiano e perdono interesse nei confronti dei lavori scolastici più velocemente rispetto ai coetanei. • / bambini con Ddai sono attratti dagli aspetti più divertenti, motivanti e gratificanti di ogni situazione. Per meglio chiarire questo fenomeno è necessario capire che il concetto di autoregolazione include anche la capacità di posticipare una gratificazione Liliana Roggia Cornoldi ipotizza che… …che la capacità di autoregolazione potrebbe non essersi sviluppata perché le difficoltà attentive, che il bambino predisposto all’ADHD manifesta già prima dei tre anni, compromettono in parte la comunicazione con i genitori. Tale compromissione non consente al bambino di interiorizzare i comandi e le istruzioni che i genitori gli danno per regolare il suo comportamento; egli non potrà quindi recuperare tali istruzioni e tali comandi per autoregolarsi in assenza delle figure di riferimento. Infatti… A 30-42 mesi i bambini sono in grado di applicare l'autoregolazione attraverso le azioni. In particolare, le regole sociali hanno un peso maggiore rispetto a quelle biologiche perché sono più ricche, articolate e in parte mediate dal linguaggio. Basta osservare l'interazione di un bambino con la madre, per rintracciare esempi della regolazione esercitata da essa, la quale, attraverso continui feedback (informazione di ritorno), indirizza l'attività del figlio. L'autoregolazione è una componente essenziale dello sviluppo del bambino il quale imparerebbe ad autoregolarsi interiorizzando le regole impostegli dagli educatori. Inizialmente il bambino è controllato dagli altri attraverso comandi linguistici che, anche se poco compresi, esercitano una funzione eccitatoria o inibitoria. In una seconda fase questi segnali linguistici vengono interiorizzati dal bambino che li associa a degli autocomandi. Infine, verso i 5-6 anni le consegne vengono interiorizzate e assumono il vero significato che portano con sé e quindi sono opportunamente differenziate. Quindi, secondo questa teoria, la capacità di autoregolazione sarebbe in funzione della capacità di "parlarsi dentro" in modo da imporsi degli ordini regolatori, il cosiddetto dialogo interno L'ORIGINE NEUROBIOLOGICA Il DDAI o ADHD è un disturbo evolutivo dell'autocontrollo di origine neurobiologica che interferisce con il normale sviluppo psicologico del bambino e ostacola lo svolgimento delle comuni attività quotidiane Negli ultimi dieci anni, alcuni studi fondati sulle moderne tecniche di elaborazione di immagini hanno indicato quali potrebbero essere le regioni cerebrali il cui cattivo funzionamento spiegherebbe i sintomi dell’ADHD. Stando a questi lavori, sembrerebbero coinvolti la corteccia prefrontale, parte del cervelletto e almeno due gangli della base che: - risulterebbero significativamente meno estese del normale nei bambini affetti da ADHD - ci sarebbe un livello di attivazione minore Il livello di attivazione ll cervello, per funzionare a dovere, deve avere un livello di attivazione ottimale, né troppo basso, né troppo alto (arousal). Pensiamo alla nostra automobile. Se il carburatore è regolato troppo in alto, finiamo per bruciare inutilmente benzina, anche quando siamo fermi al semaforo. Se è regolato troppo in basso, non appena alziamo il piede dall'acceleratore il motore tende a spegnersi. "carburazione" ottimale= attivazione Molti studi hanno evidenziato che il cervello dei bambini DDAI presenta un livello di attivazione inferiore alla norma, soprattutto in relazione alle aree cerebrali frontali. Le conseguenze di una ridotta attivazione delle aree frontali del cervello sono fondamentalmente due. Prima conseguenza La prima possiamo spiegarla tornando all'esempio dell'automobile. Che cosa facciamo quando siamo fermi al semaforo e il motore tende a spegnersi? Semplice: teniamo l'acceleratore leggermente premuto finché non arriva il verde. Certo, buttiamo via un bel po' di benzina, ma intanto il motore resta acceso. Il bambino DDAI fa qualcosa di simile. Seconda conseguenza I lobi frontali sono il "direttore d'orchestra" del nostro cervello. Il loro ruolo è quello di pianificare ed organizzare il comportamento, proprio come fa il direttore d'orchestra quando deve coordinare tutti i suoi orchestrali e impedire che ognuno vada per la sua strada. Se i lobi frontali non funzionano bene, il comportamento diviene disorganizzato, impulsivo e caotico. DIFFICOLTA' e DISTURBI ASSOCIATI AL DDAI 1. Scarso rendimento scolastico e/o Disturbi specifici di apprendimento 2. Difficoltà di comprensione del testo e di soluzione di problemi 3. Bassa autostima con scarsa motivazione 4. Difficoltà con i coetanei 5. Aggressività verbale e fisica (presente solo in alcuni casi) La famiglia può fare qualcosa? Come possiamo aiutare questi bambini? PRIMA COSA VALUTAZIONE Parent training Parola d'ordine: STRUTTURARE E ORGANIZZARE LE REGOLE Poche Chiare (linguaggio semplice e breve) Coerenti Scritte visive Routine Usare un TONO TRANQUILLO (senza troppa emozione, soprattutto ansia...) Perchè il bambino le faccia sue è importante fargliele ripetere Mi evitano di brontolare continuamente LO SPAZIO Un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto Le distrazioni IL TEMPO Faccio valutare la durata di un compito prima e dopo la stima L'AUTOVALUTAZIONE Insegnare ad osservare e ricordare i propri comportamenti e le conseguenze a questi connesse e a valutarne l'efficacia SCUOLA Cartella Diario Materiale Rapporti con gli ins SOS COMPITI - Guardare quello che c'è da fare - Decidere in che ordine eseguire le attività - Spezzettare i compiti - Fare frequenti pause (non attivanti) - Cercare di rendere interessante quello che deve apprendere - Concordare una gratificazione (no dolci, no denaro, no gratificazioni grandi e lontane) IL CONTRATTO “Tutte le volte che ti sarai preparato la cartella da solo avrai una stellina” Rinforzi positivi Rinforzi negativi No punizioni Evito di dire che è cattivo • … E’ importantissima quindi la motivazione, la creatività e l’abilità dell’insegnante per catturare l’attenzione e coinvolgimento positivo da parte del bambino. Gli altri alunni Partecipando attivamente alle attività che possiamo proporre per il recupero dei bambini con questi problemi avranno l’opportunità di sperimentare tecniche diverse sia per quanto riguarda l’apprendimento sia l’acquisizione di abilità sociali. Devono, cioè diventare abili nell’uso della pazienza, della comprensione, dell’aiuto. Il rapporto con gli altri Tutor Esigenze speciali Insegnamento delle abilità sociali E per concludere… Non faccio apposta a comportarmi "sbagliato", aver spesso la luna, tener la penna con la sinistra, o scrivere come un maiale, far fatica con la coniugazione, e neanche a collezionare brutti voti nei dettati, o prendere note per il mio comportamento, note per quaderni dimenticati e compiti non fatti. Si dice che sono intelligente, ….. eppure a scuola …. neanche una considerazione! Neanche un buon voto ! Liliana Roggia Roggia Liliana e Angelita Lunardon