APPARATO
DIGERENTE
Rosalba Fazio - Lucio Troise
APPARATO DIGERENTE
• L’apparato digerente esplica le seguenti
funzioni:
ingestione del cibo, in cui sono
coinvolti bocca, denti, lingua, faringe ed
esofago
immagazzinamento del materiale nello
stomaco, dove subisce anche un primo
trattamento
secrezione da parte di ghiandole,
dislocate in più punti, di enzimi capaci
di realizzare la digestione
digestione dell’alimento
assorbimento del materiale digerito da
parte delle cellule intestinali, in seguito
sarà assimilato ed utilizzato da tutte le
cellule del corpo
espulsione del materiale non assorbito
tramite il retto e l’ano
APPARATO
DIGERENTE
La bocca
• Quando mettiamo in
bocca il cibo, lo
mastichiamo per un certo
tempo, lo deglutiamo e,
dopo circa tre secondi,
esso giunge all’entrata
dello stomaco: il
processo è definito
ingestione.
APPARATO
DIGERENTE
I denti
• I denti sono formati essenzialmente da
fosfato di calcio, sono le strutture più solide
del nostro corpo.
La massa del dente è fatta di dentina,
rivestita all’esterno dallo smalto. I denti
hanno una o più radici infisse negli alveoli
ossei della mascella e della mandibola.
I denti sono 32 nell’adulto, 20 nel lattante.
La masticazione viene effettuata da un
muscolo potentissimo, il massetere.
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La cavità della bocca
• La cavità della bocca è ricoperta da
mucosa ed è piena di ghiandole
salivari.
L’uomo produce circa mezzo litro di
saliva al giorno, serve per inumidire
i bocconi, mantenere morbido il
cavo orale, uccidere un certo
numero di batteri e difendere i denti
tamponando gli acidi.
APPARATO DIGERENTE
La cavità della bocca
• a saliva è in grado di demolire
parzialmente gli amidi, in realtà il
tempo di contatto è troppo breve per
effettuare una vera e propria
demolizione, questa funzione è utile
per eliminare i residui di amido che
rimangono fra i denti dopo il pasto.
La lingua sposta e rimescola il cibo
durante il pasto, ha proprietà gustative
e serve per articolare meglio le parole.
APPARATO
DIGERENTE
La faringe
• Il cibo, masticato ed
insalivato, forma una
massa pastosa detta
bolo, destinata ad essere
inghiottita.
Ciò avviene nella faringe,
un breve condotto a
forma di imbuto.
La faringe sbocca in due
tubi paralleli, la trachea,
via utilizzata dall’apparato
respiratorio (che nei
maschi inizia con il pomo
d’Adamo), e dorsalmente
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l’esofago.
• Il cibo e l’acqua devono imboccare
l’esofago, se per errore il cibo
imbocca la trachea si determinano
accessi di tosse per espellere il
materiale.
Ad indirizzare il cibo verso l’esofago
c’è una valvola a linguetta,
l’epiglottide, che, abbassandosi
chiude l’accesso alla trachea.
L’esofago
• Il bolo scende nello
stomaco grazie
alle spinte della
muscolatura
esofagea, infatti è
possibile mangiare
in assenza di
gravità e anche
stando sdraiati.
I muscoli sono
longitudinali e
circolari, formano
una onda
peristaltica che
trascina il bolo
nello stomaco.
Il primo tratto di
muscolatura è
volontario, il resto
si muove grazie a
riflessi che non
dipendono dalla
nostra volontà.
APPARATO DIGERENTE
APPARATO DIGERENTE
Lo stomaco
• Lo stomaco è una espansione del tubo digerente. I movimenti
sono lenti e continui dovuti alla muscolatura liscia.
Lo stomaco è collegato all’esofago da uno sfintere chiamato
cardias che impedisce il rigurgito, dalla parte opposta c’è un
altro sfintere, il piloro che trattiene il cibo per il tempo
necessario.
Le pareti sono ricche di pieghe per cui lo stomaco è dilatabile
(nell’adulto può contenere 2 kg).
APPARATO DIGERENTE
Lo stomaco
• L’epitelio gastrico produce un succo gastrico (2 – 3 litri al giorno)
composto da tre tipi di cellule:
cellule secernenti acido cloridrico
(pH = 2) che è in grado di attaccare il
cibo ed uccidere la maggior parte dei
batteri ingeriti
cellule che secernono la pepsina,
una proteina inattiva, che, a contatto
con l’acido cloridrico, si trasforma in
un enzima in grado di digerire le
proteine, la pepsina
cellule che secernenti il muco,
che protegge le pareti dello stomaco
dall’attacco dell’acido cloridrico
APPARATO DIGERENTE
L’intestino tenue:
• il duodeno
Lo stomaco ha bisogno di 2 o 6 ore per
vuotarsi. Il chimo che viene fuori è una
poltiglia semidigerita.
Contenuti
A cura di
Rosalba Fazio
Grafica
Lucio Troise