Adriana Cavarero, Orrorismo ovvero della violenza

Adriana Cavarero, Orrorismo ovvero della
Milano, Feltrinelli Editore, 2007, pp. 172.
violenza
sull’inerme,
Il libro Orrorismo ovvero della violenza sull’inerme di Adriana
Cavarero è un radicale ripensamento della filosofia e della
concettualità politica contemporanea. L’indagine trae spunto dai
fatti quotidiani di cronaca dalle stragi dei kamikaze, agli atti
di terrorismo e alla morte di innocenti. La tesi principale
dell’opera è che le categorie della tradizione politica come la
“guerra”, il “terrorismo”, il “nemico”, sono inadeguate a
descrivere la realtà attuale. Mentre la violenza dilaga e assume
forme inaudite, spiega Cavarero, c’è nella lingua contemporanea
una difficoltà a darle nomi plausibili. Nomi e concetti mancano di
coerenza così come incoerente e inconcepibile è la realtà
materiale che vorrebbero designare (p. 9). L’aumento esasperato di
forme sempre più efferate di violenza sull’inerme è direttamente
proporzionale all’incapacità della lingua di rinnovarsi per
nominarla e anzi tende,
per mezzo di un esercizio catartico, a
mascherarla. Attraverso l’analisi dettagliata della storia dei
concetti di terrorismo e guerra, del loro significato politico,
Cavarero dimostra l’inadeguatezza della parola nella descrizione
dell’evento. In un’epoca in cui la violenza colpisce soprattutto,
se non esclusivamente, gli inermi, è necessario formulare una
nuova terminologia. Il problema non è più quello della tradizione
e della traccia ma, come scrisse Michel Foucault nell’Archéologie
du savoir, è quello della frattura e del limite, non è più quello
del fondamento che si perpetua, ma quello delle trasformazioni che
valgono come fondazione e rinnovamento delle fondazioni. È
necessario inventare nuovi concetti, nuove parole che descrivano
l’attuale condizione politica, ad esempio “orrorismo”. Il ricorso
a questo vocabolo di nuovo conio, scrive Cavarero, si riconduce
non solo all’ovvia assonanza con il termine terrorismo, ma anche
al bisogno di sottolineare quel tratto di ripugnanza che,
accomunando molte scene della violenza contemporanea, le ingloba
nella sfera dell’orrore piuttosto che in quella del terrore.
Definire
terrorismo
gli
eventi
politici
contemporanei,
argomentando che essi si iscrivono in una strategia del terrore
dal volto particolarmente atroce, sarebbe troppo poco (p. 41).
Parlare di “orrorismo” aiuta invece a ipotizzare che un certo
modello dell’orrore sia indispensabile per comprendere il nostro
presente. La semantica si unifica così, nella prospettiva di
Cavarero, con l’ontologia dell’attualità. La ricostruzione della
storia di Medusa ricorda che l’uccisione dell’unicità è un crimine
ontologico che va oltre la semplice morte mentre la storia di
Medea conferma che un tale crimine si consuma su un corpo
vulnerabile ricondotto alla situazione primaria dell’assolutamente
inerme. L’ontologia dell’attualità politica gioca sulla coppia
concettuale vulnerabile-inerme. Vulnerabile è l’essere umano in
quanto corpo singolare aperto alla ferita. Cavarero dimostra che
la stessa potenzialità che può uccidere ed annientare l’uomo, può
però anche consegnarlo alla cura. È l’ontologia relazionale che
decide
del
senso
e
delle
modalità
di
attuazione
delle
potenzialità. La vulnerabilità risiede nella relazione di apertura
dell’essere all’altro essere, essa è perciò una condizione umana
strutturalmente
necessaria
nei
rapporti
politico-sociali.
L’inerme, a differenza del vulnerabile, è chi non ha armi e non
può offendere, è chi si trova in una condizione di passività e
subisce una violenza alla quale non può sfuggire o rispondere. La
vulnerabilità è uno statuto permanente dell’essere umano, mentre
l’essere inerme dipende dalle circostanze. Orrorismo, partendo dai
fatti del quotidiano, riscrive le modalità delle relazioni
politiche nell’epoca contemporanea e denuncia l’incapacità di una
certa filosofia politica di comprendere il presente.
Marco Sgarbi