È una malattia infettiva importante causata da un virus che si trasmette da persona a persona per via respiratoria. Il morbillo inizia con febbre alta seguita da tosse, naso che cola e congiuntivite. Al calare della febbre compare una caratteristica eruzione (rossore) della pelle che a cominciare dal volto si estende a tutto il corpo. Le complicazioni più frequenti sono le infezioni dell’orecchio medio (otite), la polmonite (nel 5-6% dei bambini ammalati di morbillo), la laringite e la diarrea. Altra complicazione temibile è l’encefalite (un’infezione del cervello) che si ha in 1 ogni 1000 casi di morbillo, può provocare la morte e nei bambini che sopravvivono spesso vi è un danno cerebrale permanente o un ritardo mentale. Si sottolinea che da 3 a 10 bambini su 10.000 casi muoiono a causa della malattia. Il decesso è più frequente nei lattanti e tra le persone con sistema immunitario compromesso. Complicanze del morbillo Frequenza nei casi Diarrea 1 ogni 6 Otite 1 ogni 20 polmonite / bronchite 1 ogni 25 Convulsioni 1 ogni 200 Encefalite 1 ogni 1.000 trombocitopeni 1 ogni 3.000 a Morte 1 ogni 1.000 – 10.000 Nel 2002 si è verificata in Italia una vasta epidemia di morbillo, con oltre 40.000 bambini malati, più di 600 ricoverati in ospedale, 15 encefaliti e 6 decessi. Il vaccino contro il morbillo è combinato con il vaccino contro la rosolia e la parotite (vaccino MPR). E’ costituito da virus vivi attenuati, cioè modificati in modo da renderli innocui, ma capaci di stimolare le difese naturali dell’organismo. Chi dovrebbe essere vaccinato? I bambini dopo l’anno di età Gli adolescenti e i giovani adulti non immuni Le persone non immuni che sono venute a contatto con malati di morbillo, la vaccinazione eseguita entro 72 ore ( 3 giorni) può prevenire lo sviluppo della malattia; I bambini tra i 6 e i 12 mesi se è in corso una epidemia di morbillo; Individui con infezione da HIV ma senza i sintomi di AIDS. Chi non dovrebbe essere vaccinato? • • • • • • Persone con allergia grave a precedenti dosi di questi vaccini o a suoi costituenti (in genere, gelatina e neomicina). Donne che sono gravide o che cercano di diventarlo; le donne devono evitare la gravidanza per almeno un mese dopo la vaccinazione con morbillo o con rosolia. Persone con gravi alterazioni del sistema immunitario dovuto a malattie (es. agammaglubulinemia, ecc) o all’effettuazione di alcune terapie (terapia antineoplastica) Fanno eccezione le persone infette con HIV che possono essere vaccinate se non hanno i sintomi gravi dell'AIDS. Persone che hanno ricevuto da poco prodotti contenenti anticorpi (es. trasfusioni di sangue, immunoglobuline) devono attendere uno o più mesi prima di ricevere il vaccino. Persone che assumono steroidi (ad esempio cortisone) ad alte dosi (almeno 2 mg per Kg al giorno o 20mg o più di prednisone equivalente al giorno per 2 o più settimane. Queste persone possono essere vaccinate un mese dopo aver interrotto la terapia. Persone che presentano una malattia acuta in atto grave o moderata devono attendere il miglioramento clinico o la guarigione prima di ricevere il vaccino. Dosi e calendario • La vaccinazione contro il morbillo prevede la somministrazione di due dosi. La prima è eseguita a partire dai 12 mesi compiuti e comunque entro i 15 mesi d’età. La seconda dose, è attualmente prevista a 5-6 anni da eseguire contemporaneamente alla dose di richiamo di vaccino DTaP (difterite - tetano - pertosse acellulare). • Efficacia del vaccino • La vaccinazione contro il morbillo effettuata con due dosi, ha un’efficacia del 98 – 99 %. L’immunità dura tutta la vita Poiché il vaccino contro il morbillo è disponibile solo nella forma trivalente, cioè associata con i vaccini antirosolia e antiparotite, con questa stessa vaccinazione si ottiene anche la protezione permanente contro la rosolia (efficacia 100 %) e contro la parotite (efficacia 95 %). Che cos'è l'AIDS AIDS (Acquired Immune Deficiency Sindrome) significa "Sindrome da Immunodeficienza Acquisita". Nelle persone malate di AIDS le difese immunitarie normalmente presenti nell'organismo sono state fortemente indebolite a causa di un virus denominato HIV (Human Immunodeficiency Virus) e non sono più in grado di contrastare l'insorgenza di infezioni e malattie - più o meno gravi - causate da altri virus, batteri o funghi (infezioni/malattie opportunistiche). E' questo il motivo per cui l'organismo di una persona contagiata subisce malattie e infezioni che, in condizioni normali, potrebbero essere curate più facilmente. • L'infezione non ha una propria specifica manifestazione, ma si rivela esclusivamente attraverso gli effetti che provoca sul sistema immunitario. Una persona contagiata viene definita sieropositiva all’HIV. Pur essendo sieropositivi, è possibile vivere per anni senza alcun sintomo e accorgersi del contagio solo al manifestarsi di una malattia opportunistica. Sottoporsi al test della ricerca degli anticorpi anti-HIV è, quindi, l'unico modo di scoprire l'infezione. I progressi della ricerca scientifica e l'uso della terapia HAART efficace (Highly Active Anti-Retroviral Therapy) hanno reso possibile allungare la vita di una persona sieropositiva per molti anni. HIV e AIDS Occorre sottolineare il fatto che la sieropositività è quella condizione in cui viene riscontrata la presenza di anticorpi antiHIV, ma non sono ancora comparse le infezioni opportunistiche. In questo periodo il soggetto può aver bisogno di farmaci antiretrovirali che combattono l'infezione. La Sindrome da Immunodeficienza Acquisita (AIDS) è, invece, quella situazione in cui si presentano infezioni opportunistiche. Ciò si verifica quando le difese immunitarie sono state talmente indebolite dall’HIV da non proteggere l'organismo da microrganismi che potrebbero essere innocui. L'introduzione di terapie antiretrovirali (HAART), che riducono e bloccano la replicazione virale, ha migliorato la qualità di vita e prolungato la sopravvivenza delle persone sieropositive. Dov'è presente il virus • • • • • • • • Il virus è presente nei seguenti liquidi biologici: sangue liquido pre-eiaculatorio sperma secrezioni vaginali latte materno Il virus si trasmette attraverso: Sangue infetto (stretto e diretto contatto tra ferite aperte e sanguinanti, scambio di siringhe) Rapporti sessuali (vaginali, anali, orogenitali), con persone con HIV, non protetti dal preservativo Da madre con HIV a figlio durante la gravidanza, il parto oppure l’allattamento al seno. Trasmissione attraverso il sangue A partire dal 1995, lo screening delle unità di sangue con la conseguente eliminazione di quelle risultate positive, il minor ricorso a trasfusioni 'inutili', il ricorso all’autotrasfusione, il trattamento con calore degli emoderivati e la selezione dei donatori con l’esclusione di quelli con comportamenti a rischio, hanno di fatto eliminato il pericolo di contagio attraverso queste modalità. La trasmissione attraverso il sangue rappresenta, invece, la principale modalità di contagio responsabile della diffusione dell’infezione nella popolazione dedita all’uso di droga per via endovenosa. L’infezione avviene a causa della pratica, diffusa tra i tossicodipendenti, di scambio della siringa contenente sangue infetto. Con la stessa modalità è possibile la trasmissione sia dell’HIV che di altri virus tra i quali quelli responsabili dell’epatite B e C, infezioni anch’esse molto diffuse tra i tossicodipendenti. Trasmissione sessuale La trasmissione sessuale è nel mondo la modalità di trasmissione più diffusa dell’infezione da HIV. I rapporti sessuali, sia eterosessuali che omosessuali, non protetti dal profilattico possono essere causa di trasmissione dell’infezione. Tale trasmissione avviene attraverso il contatto tra liquidi biologici infetti (secrezioni vaginali, liquido pre-eiaculatorio, sperma, sangue) e mucose -anche integre - durante i rapporti sessuali. Trasmissione ereditaria La trasmissione da madre sieropositiva al feto o al neonato può avvenire durante la gravidanza, il parto o l’allattamento al seno. Il rischio per una donna sieropositiva di trasmettere l’infezione al feto è circa il 20% (cioè 1 su 5). Oggi è possibile ridurre questo rischio al di sotto del 4% se viene somministrata la terapia antiretrovirale alla madre durante la gravidanza e al neonato per le prime sei settimane di vita. Per stabilire se è avvenuto il contagio il bambino deve essere sottoposto a controlli in strutture specializzate per almeno i primi due anni di vita. Tutti i bambini nascono con gli anticorpi materni. Per questa ragione, il test HIV effettuato sul sangue di un bambino nato da una donna sieropositiva risulta sempre positivo. Anche se il bambino non ha contratto l’HIV gli anticorpi materni possono rimanere nel sangue fino al diciottesimo mese di vita, al più tardi entro i due anni. Il bambino viene sottoposto a test supplementari per verificare se è veramente portatore del virus o se ha ricevuto solo gli anticorpi materni. Come non si trasmette il virus Il virus non si trasmette attraverso: • strette di mano, abbracci, vestiti • baci, saliva, morsi, graffi, tosse, lacrime, sudore, muco, urina e feci • bicchieri, posate, piatti, asciugamani e lenzuola • punture di insetti • Il virus non si trasmette frequentando: • palestre, piscine, docce, saune e gabinetti • scuole, asilo e luoghi di lavoro • ristoranti, bar, cinema e locali pubblici • mezzi di trasporto. Come si evita il contagio L’uso corretto del profilattico può annullare il rischio di infezione durante ogni tipo di rapporto sessuale con ogni partner. Nei rapporti sessuali il preservativo è l'unica reale barriera protettiva per difendersi dall'HIV. Non vanno usati lubrificanti oleosi (vaselina, burro) perché potrebbero alterare la struttura del preservativo e provocarne la rottura. E' necessario usare il preservativo all’inizio di ogni rapporto sessuale (vaginale, anale, orogenitale) e per tutta la sua durata. • • • • • Anche un solo rapporto sessuale non protetto potrebbe essere causa di contagio. Per un uso corretto del profilattico è importante: leggere le istruzioni accluse indossarlo dall’inizio alla fine del rapporto sessuale usarlo solo una volta srotolarlo sul pene in erezione, facendo attenzione a non danneggiarlo con unghie o anelli; conservarlo con cura: lontano da fonti di calore (cruscotto dell'auto ed altro) e senza ripiegarlo (nelle tasche, nel portafoglio). La pillola, la spirale e il diaframma sono metodi utili a prevenire gravidanze indesiderate, ma non hanno nessuna efficacia contro il virus dell’HIV. L’uso di siringhe in comune con altre persone sieropositive costituisce un rischio di contagio pertanto è necessario utilizzare siringhe sterili. Sarebbe opportuno sottoporsi ad agopuntura, mesoterapia, tatuaggi e piercing utilizzando aghi monouso e sterili. Le trasfusioni, i trapianti di organo e le inseminazioni, nei Paesi europei, sono sottoposti a screening e ad accurati controlli per escludere la presenza dell'HIV. Il test dell'HIV Per sapere se si è stati contagiati dall’HIV è sufficiente sottoporsi al test specifico per la ricerca degli anticorpi anti-HIV che si effettua attraverso un normale prelievo di sangue. Il test anti-HIV è in grado di identificare la presenza di anticorpi specifici che l’organismo produce nel caso in cui entra in contatto con questo virus. Se si sono avuti comportamenti a rischio è bene effettuare il test al termine del sesto mese dall’ultimo rischio di contagio (periodo finestra) poiché gli anticorpi anti-HIV possono presentarsi anche entro sei mesi di distanza dall’esposizione al contagio. Bisogna tenere presente che durante il cosiddetto 'periodo finestra' (periodo di tempo che va dal momento del contagio a quello della comparsa degli anticorpi) è comunque possibile trasmettere il virus pur non risultando positivi al test. • La Legge italiana (135 del giugno 1990) garantisce che il test sia effettuato solo con il consenso della persona. Il test non è obbligatorio, ma se si sono avuti comportamenti a rischio sarebbe opportuno effettuarlo. Per eseguire il test, nella maggior parte dei servizi, non serve ricetta medica; è gratuito e anonimo. Le persone straniere, anche se prive di permesso di soggiorno, possono effettuare il test alle stesse condizioni del cittadino italiano. • Per tutte le coppie che intendono avere un bambino sarebbe opportuno sottoporsi al test per la sicurezza del neonato. Il risultato del test viene comunicato esclusivamente alla persona che lo ha effettuato. Sapere precocemente di essere sieropositivi al test dell’HIV consente di effettuare tempestivamente la terapia farmacologica che permette oggi di migliorare la qualità di vita e vivere più a lungo. Le terapie Oggi i medici propongono la terapia HAART contro l'infezione da HIV alle persone sieropositive sulla base dei cosiddetti "valori" dei linfociti CD4 (cellule del sistema immunitario) e della carica virale (numero di particelle di HIV nel sangue) che misura la velocità di replicazione dell'infezione. La terapia è in genere composta da più farmaci antiretrovirali che permettono di ridurre la carica virale e migliorare la situazione immunitaria. Il medico potrà spiegare meglio quali sono le varie possibilità terapeutiche, i possibili effetti collaterali, le modalità di assunzione dei farmaci. Strategie terapeutiche Nei paesi occidentali i successi terapeutici contro l'AIDS sono in gran parte dovuti ai risultati ottenuti dalla ricerca scientifica che ha consentito di individuare farmaci dotati di potente attività antivirale. Occorre tuttavia tenere ben presente che le attuali strategie terapeutiche non consentono la guarigione dall'infezione ma permettono di tenerla sotto controllo. E' quindi essenziale individuare nuove strategie terapeutiche con meccanismi di azione diversi da quelli di cui oggi disponiamo. Varicella • • La varicella è una comune malattia dell’infanzia causata dal virus della varicella-zoster (VZV). Il virus si trasmette da persona ammalata ad una persona sana attraverso le goccioline emesse con la respirazione o il contatto delle vescicole-pustole della pelle. La varicella di solito è una malattia lieve, ma può essere grave e rarissimamente anche mortale, specialmente quando colpisce bambini molto piccoli o gli adulti. La malattia si presenta di solito con febbre, malessere generale e una tipica eruzione della pelle che inizia dalla faccia e il capo e si estende al tronco e al resto del corpo. L’eruzione della pelle è caratterizzata da delle papule che si trasformano poi in vescicolepustole e croste. Un bambino di solito presenta da 300 a 500 lesioni della pelle durante l’infezione. La varicella può causare polmonite (23 ogni 10.000 casi), sovrainfezioni batteriche delle pustole, cicatrici cutanee, artriti, danni cerebrali (più di 1 ogni 10.000 casi), trombocitopenia, e infiammazione del cervelletto che può causare un'insufficiente coordinazione muscolare (atassia cerebellare). Le complicazioni sono più frequenti nei neonati, negli adulti e nelle persone con deficit immunitari. • Quando la varicella colpisce una donna negli ultimi giorni della gravidanza, si può avere l’infezione del neonato che provoca una forma molto estesa e grave con la morte del 30% dei bambini. • Il vaccino • È costituito da virus attenuati. Si somministra per via sottocutanea. È costituito da virus viventi ed attenuati. • Chi dovrebbe essere vaccinato? • Gli adolescenti e i giovani adulti che non si sono ancora ammalati di varicella • Le donne che non si sono ancora ammalate di varicella, specialmente se lavorano a contatto con i bambini (maestre, educatrici) o a contatto con i malati. • I familiari di persone suscettibili alla malattia e con difese immunitarie ridotte. • Le persone ad alto rischio non immuni che sono venute a contatto con malati di varicella: la vaccinazione eseguita entro 72 ore (3 giorni) può prevenire lo sviluppo della malattia. • Chi non dovrebbe essere vaccinato? • Persone che sono allergici gelatina, all’antibiotico neomicina o che hanno presentato una grave reazione allergica ad una precedente dose di vaccino antivaricella. • Le donne in gravidanza. • Persone con gravi alterazioni del sistema immunitario dovuto a malattie (es. agammaglubulinemia, ecc) o all’effettuazione di alcune terapie (terapia antineoplastica). Fanno eccezione le persone infette con HIV che possono essere vaccinate se non hanno segni di alterazione del sistema immunitario. • I bambini di età inferiore a 12 mesi • Chi deve rinviare la vaccinazione • Persone che presentano una malattia acuta in atto grave o moderata devono attendere il miglioramento clinico o la guarigione prima di ricevere il vaccino. • Persone che hanno ricevuto da poco prodotti contenenti anticorpi (es. trasfusioni di sangue, immunoglobuline) devono attendere uno o più mesi prima di ricevere il vaccino. • Persone che assumono steroidi (ad esempio cortisone) ad alte dosi (almeno 2 mg per Kg al giorno o 20mg o più di prednisone equivalente al giorno per 2 o più settimane. Queste persone possono essere vaccinate un mese dopo aver interrotto la terapia. Dosi e calendario • • • • • • • • Bambini tra i 12 mesi e i 12 anni: una dose di vaccino. Bambini con più di 12 anni e adulti: due dosi di vaccino, distanziate di almeno 4 settimane. Efficacia del vaccino Il vaccino ha un'efficacia dell’ 80%-90% nel prevenire l'infezione, e del 85%-95% nel prevenire le forme gravi di varicella. Effetti collaterali La maggioranza delle persone che si vaccinano non presenta alcun effetto collaterale. Le altre presentano in genere solo una reazione lieve nel punto di iniezione, quale indurimento e gonfiore, febbre (nel 10-15% dei casi) o un reazione cutanea lieve simile alla varicella che si presenta entro 3 settimane dalla vaccinazione (nel 4-6% dei casi). In caso di reazioni locali usare panni freddi o farmaci a base di paracetamolo, se necessario, per ridurre il dolore. • • • • In caso di reazioni febbrili: Dare da bere molti liquidi Non vestire troppo il bambino se è caldo Usare farmaci a base di paracetamolo (non aspirina) o panni freddi, se necessario, per ridurre la febbre • Nel caso che i sintomi, in particolare la febbre, si protraggano per più di due giorni può essere opportuno consultare il vostro medico per verificare che non si tratti di un comune effetto collaterale ad una vaccinazione ma i sintomi si riferiscano ad un'altra malattia che deve essere riconosciuta e trattata. • Sono stati descritti alcuni casi di Herpes zooster dopo la vaccinazione. In casi molto rari (2 su 10.000) si possono avere reazioni gravi come convulsioni febbrili e polmoniti. Se si verificasse una reazione importante o insolita, rivolgetevi al vostro medico. In questo caso va fatta la segnalazione d'evento avverso ed è importante avvisare il servizio di vaccinazione.