slides15_novembre - Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale

Sistemi locali di welfare
Lavinia Bifulco
Spesa sociale
Spesa sociale - dal “Rapporto sulla coesione sociale
In Italia, oltre la metà della spesa, la più alta quota fra i Paesi Ue, è
assorbita da interventi per anziani, mediante il pagamento di pensioni,
rendite e liquidazioni per fine rapporto di lavoro
L’area della Previdenza è quella che assorbe la maggior parte della
spesa per la protezione sociale: nel 2010 costituisce il 66,3% degli
interventi; seguono l’area della Sanità (25,6%) e quella dell’Assistenza
(8%); tali quote sono sostanzialmente stabili nel tempo.
Nell’ambito degli interventi in campo previdenziale, la gran parte della
spesa è relativa a pensioni e rendite, mentre nella Sanità il 47% si
riferisce all’assistenza ospedaliera, il 13,4% ad altri servizi sanitari e il
10,4% ai farmaci
di contro, risultano marginali gli interventi, i più bassi in Europa, per le
funzioni dedicate al sostegno delle famiglie, alla disoccupazione e al
contrasto delle condizioni di povertà ed esclusione sociale.
Spesa sociale
Questa situazione è abbastanza stabile nel corso degli anni; nel 2009 è
stato dedicato solo lo 0,3% della spesa per prestazioni relative a rischi
di esclusione sociale, contro l’1,4% della media Ue, il 2,8% per
politiche legate alla disoccupazione, il 4,9% per il sostegno delle
famiglie, contro rispettivamente il 6,2% e l’8% della media Ue15.
L’articolazione della spesa sociale italiana è perciò sbilanciata.
Invalidità, famiglia, disoccupazione, edilizia sociale e lotta
all’esclusione sociale sono sempre assai più basse rispetto alla media
dei paesi europei: tra i 27 paesi dell’Ue, l’Italia è al 22° posto per le
spese in favore dei disabili, al 24° per le spese in favore della
disoccupazione, al 25° per la famiglia e siamo gli ultimi d’Europa (osia
27° su 27) per quanto riguarda la spesa per l’edilizia sociale e per la
lotta all’esclusione.
Spesa sociale
Anche le risorse impiegate nell’ambito della disabilità e in quello
sanitario sono inferiori rispetto ai Paesi europei, mentre superiore è la
quota destinata ai familiari superstiti, anch’essa correlata con l’aspetto
previdenziale.
L’articolazione della spesa sociale italiana è sbilanciata. Invalidità,
famiglia, disoccupazione, edilizia sociale e lotta all’esclusione sociale
sono sempre assai più basse rispetto alla media dei paesi europei: tra i
27 paesi dell’Ue, l’Italia è al 22° posto per le spese in favore dei
disabili, al 24° per le spese in favore della disoccupazione, al 25° per la
famiglia e siamo gli ultimi d’Europa (osia 27° su 27) per quanto
riguarda la spesa per l’edilizia sociale e per la lotta all’esclusione.
Per quanto riguarda l’Assistenza sociale, su 33.036 milioni di euro,
circa i 3/4 sono rappresentati da prestazioni in denaro, fra le quali le
pensioni di invalidità civile (15.056 milioni) costituiscono il 45,6% del
totale, in lieve aumento rispetto al 2009 (43,1%).
Spesa sociale
In termini di valori pro-capite l’Italia nel 2008 ha speso
circa 6.760 euro Pps, ossia in Standard di potere d’acquisto
(ci si riferisce a tale parametro per eliminare le differenze
nei livelli dei prezzi tra i Paesi), a fronte di 7.198,7 euro
Pps della media Ue15: fra i 15 Paesi considerati.
Il Lussemburgo presenta il valore pro-capite più alto,
mentre l’Italia occupa il quint’ultimo posto. In termini di
percentuale sul Pil, però, queste differenze si attenuano e
per il Lussemburgo la situazione si capovolge; nel 2009 il
valore per l’Italia (28,4%) risulta di poco inferiore alla
media Ue15 (29,1%) e uguale a quello medio dei Paesi
Ue27
Spesa sociale
Dati Eurostat 2012 (riferiti al 2009) spesa su PIL
In media, i 27 paesi dell’Unione europea investono nelle politiche sociali il 28,4% del
loro Pil. Questo dato è aumentato costantemente ogni anno, ed ha subìto un salto di
quasi 3 punti percentuali tra il 2008 e il 2009, certamente per l’impatto sociale della crisi
economica e finanziaria. A prezzi costanti, il salto tra il 2008 e il 2009 è stato addirittura
di 6,5 punti percentuali.
Svezia, Danimarca, Germania e Francia investono nelle politiche sociali oltre il 30% del
Pil. Bulgaria, Romania, Slovacchia e Lettonia meno del 20%.
Nel 2010 l’Italia spende per protezione sociale il 29, 8% del PIL
Il Lussemburgo investe in protezione sociale 15000 euro per abitante mediamente. I
paesi nordici mediamente tra i 9000 e i 10000 euro pro-capite. L’Italia è nella media Ue,
con circa 7000 euro per abitante. Tutti i paesi dell’ex blocco socialista sono tra i 2000 e i
5000 euro pro-capite.
Prevalenza della spesa per anziani in Italia: questo dato si spiega in gran parte con la più
alta percentuale anziani a livello europeo: in Italia gli over 60 sono infatti il 26,1% della
popolazione. E fra questi, oltre i 2/3 sono donne, ossia le principali beneficiarie delle
prestazioni per i superstiti. Altro elemento da considerare è che le prestazioni del
trattamento di fine rapporto (Tfr) vengono calcolate, e questo avviene soltanto nel nostro
paese, come spesa pensionistica.
Spesa sociale
I dati Eurostat sulla spesa sociale sono calcolati sempre al
lordo dell’imposizione fiscale e non tengono quindi conto
delle risorse che rientrano nelle casse dello Stato nei paesi,
come ad esempio l'Italia, dove le pensioni sono tassate.
Siamo in fondo alla classifica anche per quanto riguarda
l’andamento globale della spesa annua. Tra il 2008 e il
2009, la spesa sociale a prezzi costanti è aumentata del
2,6% nella media Ue, del 3,3% in Olanda, del 4,2% in
Spagna, del 7% in Irlanda. Nello stesso periodo, in Italia la
spesa sociale è aumentata del 1,5%.
Spesa sociale
Il Fondo per le politiche sociali è passato dai 584 milioni
del 2009 ai 435 del 2010 e arriverà nel 2013 a 44 milioni.
Il Fondo per la famiglia è passato dai 346,5 milioni del
2008 ai 52,5 milioni attuali (il taglio è del 71,3%). Il Fondo
per l'inclusione sociale degli immigrati, finanziato nel 2007
con 100 milioni, è sparito. Sparito anche il "piano
straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema
territoriale dei servizi socio-educativi per la prima
infanzia", che aveva avuto 446 milioni nel triennio 20072209. Scomparso anche il "Fondo per la non
autosufficienza".
Giovani, formazione, lavoro
OECD Education at a glance, 2012
La distribuzione dei Neet In Europa la quota dei giovani
Neet non è ripartita in modo omogeneo. Ci sono paesi con
un tasso inferiore al 7% (Olanda e Lussemburgo), altri con
percentuali più alte, oltre il 17%. In questa seconda
categoria rientra l'Italia con circa 2 milioni di Neet fra i 15
e 29 anni (il 22,7%), dato che cresce fino a 3,2 milioni se si
considera la fascia fino ai 34 anni. L’Italia si colloca nel
blocco dei peggiori in compagnia di Grecia, Irlanda,
Bulgaria, Romania e Spagna.
Gli early school leavers sono il 21, 9% (circa 900.000)
• media europea 14,9%
• Summit di Lisbona: al di sotto del 10%
Giovani e lavoro
Dal 2007 al 2012 il tasso di disoccupazione giovanile (15-24) in Italia
è passato dal 24 al 35 per cento. E’ cresciuta anche la disoccupazione
tra gli adulti, ma molto meno. Più colpiti i giovani con livelli di
istruzione bassi, mentre il tasso di disoccupazione si è ridotto per i
laureati[1]
La debolezza dei giovani è dovuta alla tendenza delle imprese ad
applicare il principio Lifo – last-in-first-out – nelle decisioni di
licenziamento: quando bisogna licenziare è meglio partire dagli ultimi
arrivati, cioè dai giovani.
• Fonte: La voce, LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE IN TEMPO DI
GRANDE CRISI, di Francesco Pastore, 21.09.2012.
Giovani e scuola
Disparità territoriali: v. risultati Pisa
Le disparità sociali e territoriali si
cumulano e pesano su opportunità e risultati
Giovani e scuola
Scuola e diseguaglianza (Fondazione Agnelli 2010)
La famiglia e il contesto territoriale sono decisivi rispetto alle
opportunità disponibili e ai risultati dell’apprendimento
• Frattura territoriale fra nord e sud
• Riproduzione gerarchie sociali nelle scelte fra licei e istituti
professionali/tecnici
ITALIA 2020. Piano di azione per l'occupabilità dei giovani attraverso
l'integrazione tra apprendimento e lavoro (Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali
Riforma del 2010 (formazione professionale, apprendistato, regionalizzazione
del sistema di istruzione e formazione professionale )
Investimenti in istruzione e formazione generalmente aumentano chances di
occupazione
Giovani, formazione e lavoro
Il tasso di occupazione medio europeo per i laureati sotto i 30 anni è
l’86% con una retribuzione pari al 40% in più della media. In Italia i
laureati non ancora trentenni con un impiego sono il 60% e
guadagnano solo il 15% in più.
Nonostante ciò, la probabilità di entrare nel mercato del lavoro
aumenta del 2.4% per ogni anno di frequenza scolastica e l’effetto di
ogni anno di scuola sulla probabilità di trovare lavoro è in media del
1,6% in più.
Tempi lunghi di transizione
• L’Italia è il paese europeo con il più basso numero di giovani che trovano
lavoro immediatamente dopo la formazione, mentre la percentuale di
quelli che impiegano oltre 2 anni a trovare un lavoro è la più alta (ISTAT,
2009).
Giovani, formazione e lavoro
Bankitalia, Economie regionali. L’economia delle regioni italiane,
Novembe 2012
Overeducation
L'analisi è stata condotta sui giovani tra i 25 e i 34 anni in possesso di
almeno una laurea triennale e per il periodo tra il 2009 e il 2011. Il dato
generale è che il tasso di occupazione di questi giovani laureati è stato
del 75,1%. Nello stesso periodo un quarto dei giovani occupati in
possesso di una laurea svolgeva un lavoro a bassa o nessuna qualifica.
Un valore superiore a quello della Germania
Laureati in discipline umanistiche: dopo la laurea il 67,5% trova un
lavoro. Di questi quasi il 40% ne accetta uno di bassa o senza nessuna
qualifica professionale. Il 70% dei laureati svolge lavori diversi da
quelli per cui ha studiato.
Quadro nazionale
Censimento 2001: il 6,8% della popolazione è priva di
titolo di studio, il 26,4% soltanto la licenza elementare, il
31,7% soltanto la licenza di scuola media inferiore, il 10%
laureata
Nel 2010 persone di 25-64 anni con titolo universitario
sono il 14.8% della popolazione, media EU-27 è 25.9%
Tassi di occupazione per istruzione terziaria superiori
Paradosso: benché scarsa, l’istruzione di livello superiore
rende poco
Circa quattro occupati italiani su dieci svolgono un lavoro
per il quale sarebbe richiesto un livello di istruzione più
basso
Giovani e autonomia
Sindrome del ritardo e dipendenza familiare
Nel 2001 si esce di casa a 29,7 e 27,1 anni
(m e f) contro i 25 anni di olandesi,
tedeschi, inglesi, danesi e francesi
2006: il 62% della coorte 25-29 vive con
almeno uno dei genitori
Sistema economico e mdl; welfare; la casa
Giovani e autonomia
Rapporto 2011 su povertà ed esclusione sociale
in Italia (Caritas e Fondazione Zancan): sempre
più italiani chiedono aiuto, dal 2007 il 42,5% in
più, mentre dal 2005 al 2010 i giovani sono
aumentati del 59,6%. Di questi, il 76,1% non
studia e non lavora. Solo un terzo riesce a
migliorare la propria condizione rispetto ai
genitori, e una parte è costretta a scendere un
gradino.
Giovani e autonomia: lavoro
Le politiche dell’istruzione, dello sviluppo e
del lavoro sono poco integrate
Aziende e scuole poco collegate
Il mdl non esprime una chiara domanda di
formazione. Richiesta di diplomati con una
qualche esperienza di lavoro.
Politiche per l’autonomia?
Politiche per i giovani?
• Politiche per l’emancipazione (Patto europeo
per la gioventù del 2005)
• La gioventù come una condizione a sé
• La transizione come un processo lineare (in
realtà, più lunga e complessa e meno
standardizzata, per mutamenti sociali, culturali
e anche fattori strutturali)
• Percorsi di autonomia irregolari e reversibili
• Poche politiche per l’autonomia/
emancipazione/capacitazione
(Cordella, 2011)
Politiche per l’autonomia?
• Scarsità misure di sostegno e protezione
• Familismo e responsabilità familiari
• L’emancipazione è privata (Gentile, 2010), si
risolve nella famiglia: riproduzione delle
differenze sociali e non progetto individuale
(Paci, 2010)
Lavori in corso: Workable
http://www.workable-eu.org/
Project TRESPASSING – Naples
It is settled up in Quartiere Forcella and Quartieri Spagnoli in Naples, two of
the poorest and most deprived area in the city.
Its aim is to build up personalised paths in order to tackle social exclusion and
to develop beneficiaries’ competencies through individual and group
counselling.
It focuses on drop out young people supporting them during the placement and
through an apprenticeship in several selected firms in the two neighbourhoods
Beneficiaries are young people between 16 and 18 years old with no diploma
and no school or vocational training, characterised by a multiple deprivation
situation.
The project lasts 8 months and it is divided in 3 phases:
Promotion of group and individual activities about labour market;
Employment paths building;
Placement.
Lavori in corso
Toscana: Il progetto Giovanisì nel Programma Regionale
di Sviluppo
Promuovere l’emancipazione dei giovani dalla famiglia
di origine, attraverso l’erogazione di contributi per l’affitto
per i giovani nuclei familiari con figli e per altre forme di
convivenza (coppie, singles, gruppi di studenti, etc.) e per
la trasformazione del contratto d’affitto in acquisto
prima casa; in entrambi i casi gli interventi saranno
finalizzati ai giovani in età compresa tra i 30 ed i 34,
tenendo in considerazione il livello del reddito dei possibili
beneficiari
Lavori in corso
2. Potenziare le opportunità legate al diritto allo studio – formazione, apprendimento,
specializzazione mediante:
- orientamento allo studio finalizzato alla diminuzione della dispersione e dell’abbandono degli
studenti universitari e sostegno ai giovani per l’acquisizione di competenze specialistiche di alto
profilo (borse di studio, dottorati di ricerca di livello internazionale, voucher alta formazione) al fine
di rafforzarne le opportunità professionali e l’inserimento nel mercato del lavoro qualificato
- potenziamento del sistema del diritto allo studio universitario anche tramite la revisione dell’attuale
sistema di erogazione delle borse di studio e sostegno alla mobilità internazionale, con particolare
riferimento agli studenti meritevoli in condizioni economiche svantaggiate (contributi aggiuntivi alla
borsa di studio per periodi di studio all’estero)
- concessione di garanzie sui prestiti d’onore erogati per percorsi formativi di alta specializzazione
per favorire lo sviluppo dei propri “talenti” attraverso l’accesso ad un fondo di garanzia dedicato
presso Fidi Toscana; la fascia di età dei beneficiari andrà dai 22 ai 35 anni
- sistema istruzione e formazione professionale (IeFP) nell’ambito dei percorsi di Istruzione e
Formazione Professionale organizzati dalla Regione Toscana
- corsi di Istruzione formazione tecnica superiore (IFTS) finalizzati ad assicurare una formazione
tecnica e professionale oltre ad un adeguato grado di conoscenze e competenze culturali e tecnicoscientifiche. I corsi prevederanno il potenziamento dell’attività formativa con un ampio ricorso
all’alternanza tra formazione d’aula e formazione nei contesti lavorativi
Lavori in corso
4. Facilitare l’avviamento d’impresa e l’attività imprenditoriale con:
- modifiche al fondo di sostegno all’imprenditoria giovanile
- ridefinizione del fondo speciale a favore di giovani tirocinanti e professionisti con riferimento
all’ampliamento sia dei settori di intervento che della fascia di età dei beneficiari (fino a 40 anni)
- interventi a sostegno della costituzione di nuove imprese agricole finalizzate anche al ricambio
generazionale
- rifinanziamento del fondo di sostegno per i lavoratori atipici per consentire ai giovani l’accesso al
credito finalizzato ad interventi relativi alla propria condizione familiare, alloggiativa, scolastica,
formativa e di salute e per l’acquisto di beni strumentali che ne aumentino la possibilità di assunzione
in pianta stabile
5. Accrescere l’opportunità di sostenere esperienze formative e lavorative all’estero (Youth on
the move):
- promuovendo l’acquisizione di competenze all’estero, gli stage all’estero per studenti IFTS e,
attraverso vouchers per la mobilità transnazionale a fini lavorativi, le work experiences all’estero
- cofinanziando la Marie Curie Action “COFUND” che sovvenziona programmi di ricerca su temi
definiti, miranti ad attrarre ricercatori esperti in Toscana, a consentire lo sviluppo di progetti di
ricercatori toscani presso istituzioni di ricerca europee e a favorire il ritorno in toscana di ricercatori
che hanno sviluppato all’estero il proprio percorso di carriera
- promuovendo la presentazione di proposte progettuali alle chiamate a progetto (calls for proposal)
delle altre azioni Marie Curie gestite direttamente a livello europeo
Lavori in corso
Puglia: Bollenti spiriti: partecipazione dei
giovani a iniziative culturali, bandi e
progetti (Principi attivi, bandi sociali,
laboratori dal basso etc.)