TEORIA E TECNICA DELLA PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA Prof. Antonio Lavaggi PROGETTO E CONTESTO Il tema è complesso e suscettibile di diversi e talora contraddittori approfondimenti e considerazioni. Nell’occasione mi limito a una breve introduzione al tema stesso, proponendo agli studenti del primo anno pochi e semplici temi di riflessione. Quindi tre testi da leggere; e da rileggere dopo un po’ di tempo. Spesso la seconda lettura è più agevole e, soprattutto, rivela aspetti non colti in prima lettura. Segue una sequenza di immagini di progetti d’autore: esempi che ritengo significativi dei molteplici approcci che l’architetto può stabilire in contesti eterogenei. Ancora una volta l’invito è a entrare nella mente dell’autore ricostruendo il percorso che ne ha determinato le scelte. L’obiettivo è di riconoscere il progetto di qualità, ovvero le qualità del progetto, al di là dei propri gusti, delle proprie ideologie, delle proprie preferenze. E questo nella veste degli addetti ai lavori che lasciano il “mi piace” all’uomo della strada. In coda alcune note di A. Terzi e R. Bocchi che testimoniano delle molteplici e talora contrapposte riflessioni sul tema. INTRODUZIONE - Un edificio, un intervento urbano si realizza sempre in un contesto; con questo contesto si confronta; questo contesto modifica. E se realizzato diventerà a sua volta parte di un contesto con il quale si confronteranno successivi interventi. Ne discende, al di là delle logiche con le quali si interviene, che la fase di progetto deve essere preceduta da un’attenta ed approfondita analisi del contesto, di quanto connota il sito di intervento; analisi che del contesto deve affrontare le ragioni storiche, morfologiche, topografiche e geografiche. L’analisi ha prevalenti caratteri di oggettività (orografia, esposizione, normativa, …) eppure si presta ad essere interpretata, nel senso che talora già in fase di analisi l’architetto indirizza le successive (talora contemporanee) scelte progettuali privilegiando alcuni aspetti dell’analisi rispetto ad altri. Ancora una volta un esercizio discrezionale nella logica delle molte risposte possibili. Ancora una volta nel percorso progettuale si rivelano determinanti le “giuste domande”, a fronte della eterogeneità e della molteplicità delle risposte possibili. Una scaletta per sollecitare riflessioni e approfondimenti Il concetto di “luogo” - Il luogo è il contesto fisico con qualcosa in più, il contesto storico e culturale. “L’Architettura è fatta di luoghi, dà nome, sostanza e senso ai luoghi, si colloca nella città e nel paesaggio. Nel mondo classico, la scelta del luogo per una costruzione singola come per una città, aveva un valore preminente, il sito era governato dal genius loci, dalla divinità locale, una divinità appunto di tipo intermedio che sopraintendeva a quanto si svolgeva in quello stesso luogo.” (vedi Christian Norberg Schulz “Genius loci. Paesaggio ambiente architettura”, Electa 1992 e Umberto Cao “Elementi di progettazione architettonica”, Laterza 1995 – Intorno all’idea di luogo pp 149-166) Il concetto di sito - il sito è il lotto edificabile, il suolo misurabile, l'area descrivibile analiticamente in termini geomorfologici e quantitativi Il concetto di lotto di intervento – Il lotto destinato alla realizzazione di un progetto L’analisi - l’insieme delle operazioni che sempre precede e talora accompagna l’elaborazione di un progetto. Gli aspetti dell’analisi (dati oggettivi e considerazioni discrezionali): Storia, Rilievo, Normativa (Strumenti urbanistici - Codice civile). Il contesto fisico - quel che c’è “intorno”. Semplificando il contesto può essere artificiale (antropizzato) o naturale. BIBLIOGRAFIA Martin Heidegger, “Costruire, abitare, pensare”, da Saggi e discorsi, Mursia, Milano 1976, pp.101-108. Adolf Loos, “Parole nel vuoto”, Adelphi, 1972 Aldo Rossi, “L’architettura della città”, Marsilio editori 1966 - Quodlibet 2011 L’inserimento dell’edificio trasforma in “luogo” un sito naturale peraltro bellissimo: da che era simile ad altri diventa unico e inconfondibile. Frank Lloyd Wright Casa sulla cascata, Fallingwater o Casa Kaufmann Pennsylvania 1935-39 Valgono le precedenti considerazioni su casa Kaufmann Adalberto Libera Casa Malaparte Capri, punta Massullo, 1939-42 …”Architettura moderna nel cuore storico della città, la Casa Cicogna dialoga con l'intorno inserendosi con una discrezione che conferma l’equilibrio e la continuità del fronte sul canale” … Ignazio Gardella Casa Cicogna alle Zattere Venezia, 1953-58 Aldo Rossi progetta un intero Isolato e, nel rispetto della evoluzione storica degli isolati limitrofi, immagina sulle 4 strade cortine realizzate tramite la sommatoria di “parti” diverse. Come se l’isolato si fosse realizzato nel tempo con l’apporto di più mani. Un atteggiamento di rispetto e di umiltà che si materializza attraverso una formidabile “invenzione”; vera cifra della grandezza di Rossi. Il colore, i materiali, l’articolazione formale , il disegno degli infissi, l’uso in termini di citazione di fronti “storici”… tutto contribuisce alla realizzazione di un “grande” progetto. Come sempre i progetti di Rossi ci fanno pensare …. Scrive Portoghesi: «il procedimento compositivo di Rossi si basa su un assemblaggio atonale e inatteso di questi archetipi, capace di riproporli con evidenza come forme affioranti dalla memoria e di iterarne in modo creativo le virtualità architettoniche», archetipi che a loro volta affondano le loro radici nel concetto di semplicità. Aldo Rossi Isolato di Schutzenstrasse Berlin-Mitte, 1994-97 …”La principale questione architettonica che il progetto deve affrontare, il rapporto fra la particolarità del tema (un edificio pubblico di grandi dimensioni, la biblioteca centrale della regione) e la singolarità del luogo (la parte antica della città di Groningen con i suoi tipici isolati gotico-mercantili), si prestava a differenti soluzioni architettoniche, dal tipo “mimetico” a quella di una contrapposizione esageratamente accentuata. Qui, invece,il progettista sceglie la via più difficile, quella di evidenziare il problema stesso,“inserire un grosso edificio pubblico in un’antica trama edilizia fitta e regolare”, mostrando “insieme alla sua risposta anche la sua evidente difficoltà: cioè la forzatura, che (...) assume nel tentativo di mettere in pratica la lezione d’architettura che qui ci offre la città antica”. È da leggere in questo senso l’innesto della facciata principale della Biblioteca sulla Oude-Boteringestraat (il fronte stradale di antiche case borghesi)” … Giorgio Grassi Biblioteca centrale Groningen, Olanda - 1989-92 L’edificio in sé ha ottenuto apprezzamenti e riconoscimenti. Di contro il suo rapporto con il contesto pone, nel migliore dei casi, qualche perplessità. Non tanto per le dimensioni quanto per l’imprevedibile assetto volumetrico: un grande “oggetto” piuttosto che un edificio, non a caso ribattezzato “il cetriolo”. Norman Foster 30 St Mary Axe, alias The Gherkin" ("il cetriolo") City of London, 2004 Un bellissimo edificio realizzato nel posto sbagliato ! In realtà la Filo Speziale si era posto il problema dell’immediato contesto: il fronte su via Medina è “rispettato” (altezza e ritmi compositivi) con un elegante corpo basamentale sul quale si innesta il grattacielo vero e proprio, doverosamente arretrato rispetto al filo stradale. Il problema si pone alla scala maggiore, laddove l’edificio altera con prepotenza lo skyline della città. Va ricordato che all’appalto concorso (bandito Dalla Società Cattolica di assicurazioni) parteciparono i più noti architetti napoletani dell’epoca. La Filo Speziale ebbe il “torto” di risultare vincitrice. Stefania Filo Speziale Grattacielo della Cattolica Napoli, 1954-57 Due progetti coevi su via Partenope, a Napoli. Distano tra loro un centinaio di metri e rappresentano due diversi approcci al rapporto con il contesto. Alison interrompe la continuità della cortina con una soluzione “presuntuosa” nell’articolazione volumetrica, e nel colore. Izzo e Gubitosi affrontano invece il tema della continuità con un fronte “ordinato” che ben si inserisce tra gli edifici contigui. Filippo Alison Edifico a via Partenope Napoli, 1972 Izzo e Gubitosi Hotel Royal a via Partenope Napoli, 1972-92 L’edificio di Chiaromonte affronta e risolve con professionalità, la soluzione d’angolo tra via Toledo e via Diaz. Da notare la differenza di approccio con il contrapposto edificio della BNL: alla soluzione monumentalista di Brasini, nella quale dominano la verticalità e la compattezza stereometrica (sottolineate entrambe dal rivestimento in travertino), Chiaromonte contrappone un edificio in cui prevalgono le linee orizzontali (da notare l’attacco a terra con il rivestimento in marmo e la sovrapporta finestra a nastro, il mattone a faccia vista dei piani superiori e le fasce curve dei balconi che accompagnano dolcemente il passaggio di giacitura). Ferdinando Chiaromonte Palazzo Fernandez via Toledo-via Diaz Napoli, 1938 Il planovolumetrico di Tange si relaziona al contesto solo per quel che riguarda l’articolazione planimetrica: la volumetria proposta si pone in termini di forte contrapposizione con lo skyline della città. I grattacieli si sovrappongono in termini imbarazzanti al profilo del Vesuvio e l’intera volumetria dell’intervento poco ha a che vedere con l’immagine consolidata di Napoli. Una soluzione “modernista” che a distanza di tanti anni si rivela ancora estranea alla città. Kenzo Tange Centro direzionale Napoli, 1983-95 … “Il progetto di Foster è risultato vincitore di un concorso di idee ….. Afferma Foster: Ci trovammo di fronte un edificio il cui simbolismo mutilato aveva poco significato per i Tedeschi contemporanei. L'approccio più semplice sarebbe stato quello di sventrare il Reichstag e inserire un moderno edificio al posto del tessuto esistente, risalente in parte al XIX secolo e in parte agli anni '60. Ma più approfondivamo la conoscenza dell'edificio, più ci rendevamo conto che la storia risuonava ancora in modo potente al suo interno e che non potevamo eliminarlo.”…. … “La nuova cupola o "lanterna" del Reichstag si è trasformata rapidamente in un simbolo della nuova Berlino: all'interno di essa, due rampe elicoidali portano i visitatori alla piattaforma di osservazione sopra la sede plenaria, elevandoli simbolicamente sopra le teste dei loro rappresentanti politici” …. Norman Foster Reichstag Berlino, 1992-99 … “ Linguaggio Volume e spazio I due volumi si accostano e si staccano con un movimento elegante, creato dal susseguirsi di curve ed avvitamenti, che coinvolge lo spazio circostante. Ritmo Le linee che rigano la superficie curva della torre in vetro suggeriscono un senso di rotazione. Sulla superficie cilindrica della torre in cemento le finestre, aggettanti e distribuite in modo non allineato, accentuano l’effetto di oscillazione della struttura. Composizione La forma irregolare, le pareti sghembe, gli assemblaggi imprevedibili e l’uso di elementi e materiali diversi mostrano una assoluta libertà compositiva che «destruttura» la forma secondo i principi del nuovo movimento «decostruttivista». … … “Ma se gli edifici antichi sette-ottocenteschi della Praga imperiale hanno il fascino dell'ordine, della regolarità di stilemi di un tempo preciso - e quindi restituiscono un linguaggio uniforme - la dancing house rompe con il passato, senza mai subirne la regola suprema”…. Frank Gehry Il Dancing House building o Fred and Ginger Praga, 1992-96 … “È stato definito, da Philip Johnson, "il più grande monumento di un'intera generazione di architetti". Inaugurato a Bilbao dal re di Spagna il 18 ottobre 1997, è diventato il punto di riferimento di una curiosità diffusa e ha messo in secondo piano ogni altra immagine del luogo in cui sorge. Se fino a ieri il Paese Basco e la sua capitale, Bilbao appunto, erano legati alle bellezze della costa atlantica (gli incanti Belle Epoque di San Sebastian) oggi la fisionomia della città e della regione è definita, per chiunque, dalla mole sorprendente del nuovo Museo Guggenheim d'arte moderna e contemporanea, progettato da Frank Gehry.”… Forse una grande, affascinante scultura piuttosto che un edificio vero e proprio. Frank Gehry Museo Guggenheim Bilbao 1997 … “La Haas Haus sorge nel cuore di Vienna, di fronte alla cattedrale di S.Stefano. Con quest'edificio - che ospita negozi, uffici, un ristorante e caffetterie - Hollein, intende esprimere il diritto della architettura contemporanea a lasciare un segno tangibile di sé nella città storica. Il progetto valorizza il sito centrale occupato in precedenza dalla vecchia sede Haas, corrispondente a uno dei quattro angoli del castrum romano, attraverso un attento studio dell'attacco a terra e delle relazioni con gli edifici circostanti. La forma arrotondata della Haas Haus si presenta come una scatola di pietra da cui fuoriesce un guscio trasparente di vetro e metallo: su di esso si innesta una lucente torretta cilindrica, anch'essa trasparente, che si protende sulla piazza antistante.” …. Al di là delle “qualità” dell’edificio resta qualche perplessità rispetto al suo “contrapporsi” alla cattedrale e all’aver sostanzialmente alterato gli equilibri del cuore di Vienna. Al confronto fanno sorridere le perplessità coeve alla realizzazione della Looshaus. Hans Hollein Haas house Vienna, 1987-90 Il cuneo taglia in due parti l’edificio neoclassico realizzato ai tempi di Guglielmo I di Prussia. Un grande oggetto che dialoga con un edificio ? Di certo appaiono chiare le ragioni che hanno guidato la mano dell’architetto. Un intervento che può piacere-affascinare o meno ma che certamente non sposa la tesi del mimetismo ….. Daniel Libeskind Museo della storia militare Dresda, 2010-11 … “ Già da tempo la spettacolare costruzione di Daniel Libeskind è una delle immagini emblematiche di Berlino. Nell’originale rapporto tra architettura e contenuto espositivo l’edificio, rivestito di zinco, pone nuovi criteri per l’edilizia museale. Liebeskind battezza il suo progetto «between the lines» (tra le linee) e rappresenta il difficile percorso della storia ebraico-tedesca servendosi di due linee: l’una diritta, ma frammentata in vari segmenti, l’altra tortuosa, spigolosa e sospesa senza un termine. Nei punti in cui le due linee si intersecano si formano zone vuote, o «voids», che attraversano l’intero museo. L’architettura rende tangibile la storia ebraico-tedesca, propone interrogativi e invita a riflettere” …. Colpisce il contrasto tra l’ordinato disporsi degli edifici preesistenti e la sinuosità del serpente di Libeskind. I percorsi e l’articolazione degli spazi interni suscitano nel visitatore fortissime emozioni Daniel Libeskind Jüdisches Museum Berlino, 1999 … “La piazza circolare è dominata dalla facciata dell'Hofburg e, contrapposte, dalla facciata della Michaelerkirche da un lato e dall'altro della Loos Haus. La Loos Haus colpì i contemporanei per la completa eliminazione di ogni elemento non strutturale: è un volume di muratura liscia in cui vengono ritagliate le finestre e le altre aperture, mentre una cornice tabulare o una semplice copertina segnano l'attacco alla copertura. Nella fascia inferiore dell'edificio l'uso del marmo sottolinea la funzione commerciale. Del resto nel 1908 nel celebre scritto "Ornamento e delitto" Loos sostiene la negazione del decorativismo e vede la decorazione come qualcosa di superfluo, distinguendo tra il necessario riscontro simbolico del monumento e i prevalenti aspetti funzionali degli edifici residenziali” … Adolf Loos Edificio sulla Michaelerplatz o Looshaus Vienna, 1909-11 … “Come accesso alla Ville Louvre, Pei ideò una monumentale piramide di vetro. Naturalmente la creazione di quest’opera tanto imponente e moderna nella vecchia Cour Napoléon diede adito a non poche critiche che definirono il progetto un “Grande Errore”, osteggiando “La geometria glaciale” della Piramide e temendo che queste nuove costruzioni potessero degenerare in una sorta di Disneyland parigina. Ma come già era successo un secolo prima con la Tour Eiffel, nonostante le critiche aspre, il monumento ha riscosso, sin dall’inaugurazione nel 1989, un gran successo. L’essenzialità della forma geometrica può essere messa in relazione con l’opera di Pei che spesso ha prediletto come base delle sue costruzioni forme come il prisma o il cubo che privilegiano linee pure, prive di decorazioni e prediligono materiali freddi come il cemento, il vetro e l’acciaio” …. Ming Pei Piramide del Louvre Parigi, 1989 …”L’area circostante la stazione ha beneficiato di una profonda riqualificazione che ha riportato allo splendore i resti di un ponte romano e una graziosa cappella neoclassica e ha valorizzato i palazzi circostanti, trasformandoli in opere d’arte, grazie all’intervento di artisti come Mimmo Rotella, Ernesto Tatafiore, Mimmo Paladino, Renato Barisani e Gianni Pisani”…. Una delle più riuscite delle cosiddette stazioni dell’arte. In questo caso non è la qualità dell’edificio a destare particolare attenzione quanto la logica complessiva dell’intervento che riesce a riscattare l’anonimato di un contesto improntato ad una più che modesta edilizia residenziale. Decisivo, in questo senso, l’apporto degli artisti. Alessandro Mendini Stazione metro di Salvator Rosa Napoli, 2001 Ancora una volta una duplice lettura che distingue tra il contraddittorio rapporto con il contesto (la maglia a scacchiera di New York) e le innegabili qualità dell’edificio. Frank Lloyd Wright Guggenheim Museum New York, 1943 ARCHITETTURA, PROGETTO E CONTESTO di Alessandro Terzi La produzione teorica per quanto riguarda l’ architettura può assumere significati ambigui, per questo motivo, credo sia molto importante conferire centralità al progetto nel corso di questa elaborazione e fissare i punti fondamentali riguardanti la progettazione architettonica e il contesto nel quale essa si sviluppa. Oggi l’ architettura è più che mai una condizione di rapporti, di spazi relazionali, dinamici, in continua evoluzione, anziché di scene statiche. Il progetto assume il compito di commentare, arricchire, dialogare, interfacciarsi e confrontarsi con le forme topografiche e geografiche del sito sul quale sorge. Un’ opera architettonica diventa mediatrice fra contesti morfologici diversi, ossia un progetto che assume il compito di mettere in relazione o comunque di sottolineare le differenze fra diverse situazioni morfologiche e proprio da queste intersezioni trae vita. Le relazioni con il contesto diventano talvolta lo strumento del progettare architettonico, il quale legge le condizioni del luogo e le trasforma, le assorbe o si pone in contrasto con esse. Il progetto diventa un programma di sviluppo della realtà visto in dipendenza dalle relazioni. Progettare in un luogo limita positivamente la libertà compositiva, il sito di progetto è il vincolo che conferisce forma all’ architettura, la forma cresce quindi nel vincolo e nelle condizioni presenti nell’ intorno. Il progetto compone il paesaggio contemporaneo, mutevole e instabile, conoscendolo e sfruttandone le potenzialità. L’ esperienza della forma è inscindibile dallo spazio. Non si può considerare lo spazio senza la forma e viceversa, entrambi si impongono dinamicamente reagendo tra di loro. Il rapporto tra l’architettura e il paesaggio dovrebbe essere senza dubbio una delle dominanti preoccupazioni degli architetti contemporanei. La questione della generazione del paesaggio architettonico, inteso come modalità per concepire e costruire i territori della contemporaneità, si manifesta tramite diversi orientamenti che indagano nuove possibilità progettuali. Il paesaggio, che può essere genericamente suddiviso in naturale ed artificiale o meglio nelle macro aree di natura e città, diviene lo sfondo sul quale si iscrive l’architettura. Il rapporto tra architettura e natura può essere generato talvolta dall' armonia delle forme del manufatto architettonico che si fonde con la topografia del sito di progetto; come nel caso di Frank Lloyd Wright la cui raccolta di opere rappresenta il suo tentativo di far interagire progetto e natura. Recentemente ho avuto il piacere di incontrare l’ architetto svizzero Charles Pictet nel suo studio di Ginevra, egli contrariamente a Wright, ritiene che l’ architettura sia un artificio costruito nella natura. La relazione con la natura per Pictet deriva dal fatto che l’ architettura amplifica le emozioni trasmesse dall’ ambiente circostante rendendo le forze della natura molto presenti nell’ esperienza domestica. Come nella casa di un pescatore del Mare del Nord, l’ emozione e la poesia derivano dal fatto che è la casa dell’ uomo ad essere collocata nella natura. Per ciò che invece riguarda la progettazione nel contesto urbano abbiamo diverse vie di interpretazione. Da un lato si delinea una posizione che tende verso una continuità culturale con la città preesistente e la sua storia, posizione che cerca di sottolineare i Legami del progetto con l’identità urbana , con la memoria dei luoghi , con l’immagine della città, reale o più spesso ideale. Un' altra posizione è quella che tende verso una continuità morfologica del progetto con le preesistenze fisiche, con il sito geografico, con i caratteri topografici, con le tracce di fondazione, con gli assetti morfologici dei luoghi, con la forma e la struttura della città. Un differente procedimento si potrebbe definire rifondativo, l’architettura viene utilizzata come strumento per un piano di diffusione e propaganda della città. ARCHITETTURA E CONTESTO (da: R.Bocchi, Morfologia e progetto della città, CittàStudi, Milano 1989) Il tema generale del rapporto tra architettura nuova e città preesistente o, in altre parole, del rapporto tra architettura e contesto può leggersi secondo angolazioni diverse, che attengono a diversi modi di assumere il contesto storico-geografico come materiale di progetto. Potremmo individuare due grandi aree d'interesse checaratterizzano i modi di vedere questo rapporto: da un lato, una posizione che tende verso una continuità culturale con la città preesistente e la sua storia (posizione che cerca di sottolineare i legami del progetto con l'identità urbana , con la memoria dei luoghi , con l'immagine della città, reale o più spesso ideale, con una interpretazione figurativa della città); dall'altro lato, una posizione che tende verso una continuità morfologica con la città preesistente e la sua stratificazione storica (posizione che cerca invecedi sottolineare i legami del progetto con le preesistenze fisiche con il sito geografico , con i caratteri topografici, con le tracce di fondazione, con gli assetti fisico-morfologici dei luoghi, in sintesi con la forma e struttura della città, con un'interpretazione, appunto, morfologica della città). Nel primo caso, il rapporto istituito col contesto è un rapporto in certo modo idealizzato, astratto, fortemente soggettivo, spesso letterario, che tende a trovare stimoli in una immagine mentale da un certo luogo sollecitata, nel suo immaginario collettivo o, più semplicemente, in quello personale dell'artista-architetto. Il nesso tra analisi e progetto, e quindi il procedimento di approccio e formazione del progetto, è di tipo metaforico , di traslazione più o meno conscia di immagini e di forme desunte dalla tradizione di un luogo nel progetto. Nel secondo caso, il rapporto istituito col contesto è in certo modo più concreto e tende ad un'oggettività (sia pur relativa). Si fonda su dati analitico-descrittivi, tipici della geografia o dell'archeologia, più che della storia. Il nesso tra analisi e progetto è più strettamente correlato (anche se non automaticamente deduttivo); lavora su un sistema di relazioni fisiche e spaziali; conseguentemente il procedimento progettuale è di tipo integrativo , tendendo ad integrare strettamente il nuovo intervento con le forme edilizie e con le coordinatespaziali circostanti. La differenza tra i due procedimenti è evidente: nel primo si opera per traslazione di segni e significati dalla storia della città (filtrata attraverso la sua immagine) al progetto; nel secondo si opera per escavo e riscoperta di segni e significati dalla vicenda di stratificazione storica di uno specifico luogo urbano (filtrata attraverso la lettura, appunto, delle stratificazioni fisico-topografiche e l'attingimento dei suoi "strati" più profondi e permanenti). Il procedimento che può definirsi integrativo , nel senso che tende ad instaurare con le preesistenze un rapporto di integrazione, di completamento o, più in generale, di re-interpretazione, instaura più decisamente un rapporto con i dati "strutturali" della forma urbis. La struttura dei fatti urbani, alla base dell'impostazione progettuale, viene assunta come palinsesto su cui innestare i nuovi interventi. Importanza fondamentale acquisiscono talune regole compositive : i tracciati regolatori e di fondazione, i segni latenti di conformazione dellearee, così come i vincoli al contorno, i punti di riferimento (landmarks) su cui il progetto tende ad innestarsi - in un'opera di completamento formale. Emerge dunque il ruolo delle geometrie d'impianto e, di nuovo, ma in modo diverso dal precedente procedimento, delle geometrie dei luoghi. A queste regole di conformazione (quindi di identità) viene affidato l'obiettivo della continuità con la fabbrica urbana. La continuità in tal modo instaurata, perciò, non è tanto continuità di immagine o d'atmosfera (come nel caso della città analoga) bensì è continuità morfologica, che si riallaccia alle geometrie di fondazione del sito e alle regole di conformazione urbana acquisite da quello specifico luogo nel corso della vicenda storica. Questo procedimento, che tende a chiudere "valenze" aperte dalla situazione esistente in contesti dotati di strutture abbastanza forti, agendo per "ricuciture" o per "sovrapposizioni", non è però necessariamente un procedimento iterativo-mimetico rispetto ai modi d'essere dell'esistente. Talune posizioni, in effetti - come quelle derivanti dalle teorie di Saverio Muratori, che estraggono dalle forme storiche direttamente quelle nuove in un procedimento strettamente storicistico,) - tendono a legare la scelta di continuità morfologica ad una scelta revivalistica. Ma, in generale - laddove il riferimento con l'esistente si limiti all'assunzione dalla storia del luogo di alcuni dati logico-geometrici, sostanzialmente d'impianto - entro la logica "integrativa" può esprimersi un progetto architettonico squisitamente moderno. In qualche modo, la scelta di struttura dell'impianto urbano sembra perciò potersi separare dalla scelta di linguaggio architettonico. I "protomagistri" del Cinquecento veneziano (o i maestri di strade della Roma quattro-cinquecentesca) - e Sansovino in primo luogo - operavano più o meno su questa linea,controllando da un lato gli esiti spaziali e conformativi dei luoghi entro una logica di continuità e usando poi spregiudicatamente il linguaggio e la "retorica" nuova (classico-rinascimentale) nella definizione degli oggetti. Decisive per il progetto urbano rimangono - in quell'ambito di riferimento - le scelte localizzative e relazionali delle singole architetture in rapporto con le preesistenze, nonché l'ottenimento di un risultato finale unitario ed integrato. Questo procedimento è necessariamente sintattico, al punto che necessita spesso dell'uso di forme connettive, seriali, ecc. (si pensi, nel caso già richiamato di piazza S.Marco alla ricucitura delle Procuratie Vecchie). Lo spazio urbano è l'elemento primario, la matrice, della composizione: è una scelta iniziale e in certo modo pregiudiziale.