Teoria dell`etichettamento

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Teoria dell’etichettamento
Pone domande diverse relative al crimine, sfida le
definizioni precedenti della devianza
Le precedenti avevano prestato troppa attenzione
alla devianza individuale, trascurando i modi in cui
la società reagiva a questa
Si avvicina alla scuola classica per l’attenzione
posta verso le agenzie preposte al controllo del
crimine
Mostra grande interesse nei confronti delle
modalità d’azione di queste agenzie, per qualche
tempo condusse ricerche sul funzionamento della
giustizia penale
Teoria dell’etichettamento
La teoria dell’etichettamento rese evidenti due aspetti:
La consapevolezza di quanto l’oggetto di attenzione –
CRIMINE- fosse relativo (la sua definizione dipendeva
dalle definizioni normative)
Fino a quel momento la criminalità era stata esaminata
utilizzando i valori della classe media
I criminologi avevano sopravvalutato sia gli atti devianti che
le caratteristiche individuali dei devianti
Il concetto di crimine va incontro a continue
ridefinizioni spazio-temporali del suo significato
Teoria dell’etichettamento
Contesto sociale
Disuguaglianza sociale-segragazione-diritti civili
I responsabili del sistema educativo cominciarono
a studiare le modalità per evitare la riproduzione
delle differenze di classe, attraverso programmi
per rendere l’istruzione accessibile a tutti, allargare
le opportunità, superare lo stigma
La popolarità della teoria dell’etichettamento
promuove nelle amministrazioni Kennedy e
Johnson la GREAT SOCIETY
Teoria dell’etichettamento
Contesto intellettuale
La teoria dell’etichettamento è erede dell’interazionismo
simbolico
Innovazione metodologica, introduzione dei self-report
studies
Lo scarto esistente tra le statistiche ufficiali e le
autodenunce lasciava intravedere che i criminali erano
coloro, che più di tutti attiravano l’attenzione delle agenzie
di controllo
Più che l’incidenza reale della devianza era l’attività di
reazione a spiegare la maggiore presenza nelle statistiche
Teoria dell’etichettamento
Origini della teoria: F.Tannenbaum (Crime and
the Community) la criminalità non dipende tanto
dal mancanza di adattamento quanto
dall’adattamento di un individuo ad un gruppo
particolare
Ogni volta che individuo è sorpreso a compiere un
atto deviante scatta una reazione , gli viene affissa
un’etichetta che ne modifica l’autoimmagine.
L’etichetta fa si che gli altri reagiscano a questa e
non alla persona. L’attribuzione delle etichette è
causa reale della devianza
Teoria dell’etichettamento
Becker (Outsiders, Studies in the sociology of
deviance) analizzando le definizioni di devianza di tipo
statico, patologico, o relativista giunge alla conclusione che
nessuna di queste da la giusta interpretazione
L’esistenza della devianza dipende dal punto di vista di chi
osserva, perché esista devianza è necessario che vi sia
reazione all’atto commesso, deve essere scoperta da
qualche gruppo che non lo ritiene conforme ad un dato
comportamento
I soggetti della reazione: nello studio della devianza il
resto dell’organizzazione criminale (opinione pubblica e
sistema penale) è stato trascurato
“considero la devianza come lo studio delle persone il cui
lavoro consiste o nel commettere reati o nell’arrestare
criminali”
Critica alle fonti di dati: ci consentono di studiare più
l’attività della reazione che la criminalità stessa
Teoria dell’etichettamento
Etichettamento come risultato della reazione sociale
come e perché certi individui vengono etichettati
(scoprire le cause)
“I gruppi sociali creano la devianza stabilendo delle regole
la violazione costituisce un atto deviante applicandole a
persone particolari etichettate come outsiders. Da questo
punto di vista, la devianza non consiste nella qualità
dell’atto che una persona commette, ma è una
conseguenza dell’applicazione delle regole e delle sanzioni
di un “reo”
creazione : le regole, le circostanze, le caratteristiche
individuali e le reazioni degli altri separano gli atti
considerati devianti da quelli che non lo sono. Ciò che
conta non è che l’atto sia effettivamente deviante quanto
che coloro che reagiscano credano che esista veramente
la devianza sta nello sguardo di osserva
Teoria dell’etichettamento
Tipologie di devianti
Comportamento
obbediente
Comportamento
trasgressivo
Percepito come
deviante
Falsamente
accusato
Deviante puro
Non percepito
come deviante
Conforme
Segretamente
deviante
Teoria dell’etichettamento
Perché la polizia reagisce più prontamente verso un
tipo di persone?
Le probabilità di reazione sono elevate nei confronti degli
individui
dotati di minor potere all’interno della società (sesso, età,
classe sociale, etnia)
appartenenti ad un gruppo portatore di valori diversi da
quelli dominanti, o di persone relativamente isolate
Teoria dell’etichettamento
Etichettamento come causa della devianza
l’etichetta attrae l’attenzione di chi etichetta
la persona interiorizza l’etichetta arrivando ad autodefinirsi
deviante
CARRIERE DEVIANTI
Una volta etichettati come devianti le possibilità di riuscita
nel mondo conforme si assottigliano
considerevolmente
Teoria dell’etichettamento
Lemert devianza secondaria: accanto alla
reazione sociale bisogna tener conto anche di
quella individuale.
Se la persona etichettata non ha un’immagine di
se ben definita può arrivare ad accettare quella
offertagli dagli altri modificando di conseguenza la
propria identità
Il feed back ricopre un ruolo importante nel
processo di interiorizzazione di una nuova
definizione di se
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Con un processo di concatenazione degli eventi si
produce la devianza secondaria
devianza primaria
sanzioni sociali
ulteriore devianza primaria
sanzioni ed emarginazioni più intense
ulteriore devianza seguita da ostilità e risentimento
la crisi tocca la soglia della tolleranza che si manifesta
con la stigmatizzazione formale della comunità
perpetrazione della condotta deviante in reazione alla
stigmatizzazione e le pene subite
accettazione finale dello status sociale di deviante e
adattamento al ruolo ad esso associato
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