Presentazione di PowerPoint - Economia Aziendale

Il risk management
nel Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara
Università degli Studi di Verona
Verona, 4 dicembre 2006
Intervento di Marco Berlanda
Controllo dei rischi e studi
Banco Popolare di Verona e Novara
1
Indice
A. Generalità
1. I rischi del Gruppo Bpvn
2. Riskcap versus Ecocap
3. Gestione e controllo dei rischi nel Gruppo
4. Evoluzione parallela
5. Collocazione del RM nell’organigramma
6. Attività RM in corso
7. Possibile evoluzione organizzativa del RM
8. Disclosure dei rischi
9. Architettura informatica generale
10. Architettura del Risk management
B. Categorie di rischio
11. Quali rischi?
12. Il rischio di tasso del banking book
13. Report su sensitivity del margine
14. VaR del banking book e limiti
15. Il fabbisogno di liquidità
16. Il rischio di liquidità richiede capitale?
17. Requisiti di vigilanza sul trading book
18. Report VaR (rischi di posizione)
19. Progetto validazione modello interno
2
20. Intermezzo: quadro dei rischi
21. Stima dei rischi di credito
22. Schema di modello per la stima delle PD
23. Crediti: perdite attese e inattese
24. Modelli IRB e modelli interni
25. Rischio di business
26. Rischio operativo
27. Rischi di reputazione e strategico
28. Imprese non finanziarie e non controllate
29. Integrazione dei rischi
30. Indicatori VBM
C. I tre pilastri di Basilea II
31. Il triplice effetto di Basilea II
32. L’Icaap del secondo pilastro
33. Evoluzione del Risk management
34. Possibile impatto del 1° e 2° pilastro
35. Capital planning & allocation
36. Trasparenza dei rischi bancari
37. Rischio come dimensione essenziale nella
gestione bancaria
1. I rischi del Gruppo Bpvn
Il grafico pone a confronto il Gruppo Bpvn e i maggiori sei Gruppi bancari italiani. La copertura
patrimoniale dei rischi di credito di Bpvn è inferiore a quella dei maggiori gruppi, ma la sua
redditività è superiore.
Si può dire che la maggiore redditività compensa il maggior rischio di Bpvn?
La cautela è d’obbligo, non tanto sulla redditività (Ias), quanto relativamente ai rischi, ancora
determinati secondo la vecchia metodologia Basilea I, che approssima l’entità dei rischi in modo
sommario.
Rischi-rendimenti % a confronto
(31 dicembre 2005)
17,4
BPVN
9,4
BPVN
10,0
16,2
Maggiori
gruppi
Basilea I non tiene conto, tra
l’altro:
- della natura corporate o retail
dell’affidato;
Maggiori
gruppi
- dei rating interni;
- della capacità di recupero.
Coeff. solvibilità
Return on equity
Fonte: nostre elaborazioni su dati Banca d’Italia
3
2. Regcap versus Ecocap
Vi sono due metodi principali di misurazione dei rischi bancari: quello regolamentare e quello
gestionale (capitale economico). I risultati spesso divergono, soprattutto laddove si applichi la
regolamentazione di Basilea I.
Ma oltre al valore assoluto delle due stime, diverge la composizione dei rischi. Basilea II porrà
parzialmente rimedio a questa anomalia.
Composizione %
Mercato
(8)
Indicatori patrimoniali
(milioni € - 31 dicembre 2005)
Credito
(92)
Mercato (6)
Trasformazione (12)
Operativo (9)
Business (4)
4.021
3.812
3.710
Soc. a patr.
netto (26)
3.565
Credito
(43)
Post
correlazioni
Patrimonio Patrimonio Requisito
Capitale
netto
vigilanza patrimoniale economico
4
3. Gestione e controllo dei rischi nel Gruppo
Le attività di gestione dei rischi e
di controllo di primo livello sono
diffuse in tutta l’organizzazione
del Gruppo Bpvn.
Controllo di secondo
livello (n. 16)
Finanza
(n. 10)
Organizzazione
(n. 4)
Risk
management
(n. 16)
Crediti
(n.
15)
Clienti
(n. 7)
Controllo primo
livello specialistico
(n. 36)
Gestione dei rischi e
controllo primo livello
(n. 11.000)
Quattro
funzioni
dedicate,
inserite
nell’ambito
delle
strutture operative, svolgono
attività di risk management
specialistico e operativo (rischi di
credito, rischi finanziari, rischi
operativi e rischi della clientela).
Il risk management, inteso come
controllo
indipendente
sui
portafogli, è collocato presso la
Capogruppo
in
un’apposita
funzione.
Tra parentesi è indicato il
numero
delle
risorse
per
ciascuna funzione.
5
4. Evoluzione parallela
Come è noto, i modelli di stima dei rischi si sono sviluppati sul piano internazionale in stretta
relazione all’evoluzione dei mercati, all’innovazione finanziaria e agli stimoli regolamentari.
L’evoluzione delle attività di risk management del Gruppo Bpvn si è mossa in parallelo, ancorché
con tempi diversi rispetto all’ordine di evoluzione di tali fattori.
Evoluzione metodologie
Evoluzione RM Gruppo Bpvn
Alm
1. Anni 80: ALM
Mercato
Operativo
Altri rischi
TOTALE
0
1
2
2
1
1
1
2
9
10
11
16
Organico del RM Gruppo Bpvn
2. Primi anni ’90: Modelli rischi di
mercato
3. Fine anni 90: modelli
rischi di credito
4. Nuovo millennio:
rischi operativi e
altri rischi
2003
2004
2005
2006
3
3
3
3
2
2
2
3
1
1
1
4
Copertura % dei modelli rispetto a esposizioni (valori indicativi)
2003
2004
2005
2006
2007
90
95
100
100
100
96
100(1)
100
100
100(2)
1) Solo derivati plain vanilla
2) Anche derivati esotici
6
Credito
95
95
97
97
100
=
=
=
100
100
=
=
90
94
100
70
72
80
95
100
5. Collocazione del RM nell’organigramma
Le attività di risk management in
senso stretto sono collocate nella
Capogruppo,
nell’ambito
delle
funzioni:
Amministratore Delegato
BPVN
Finanza
Pianificazione
RM operativo
Controllo dei rischi
e studi
Banca Aletti
Risk
management
Studi
Divisione risorse
Partecipazioni
minoranza
CdG
Inv. relations
M&A
 Risk management.
Divisione operativa
Basilea II e op risk
Comunicazione
Audit
Direttore
generale
Rete commerciale
Crediti
Rischi
BPN
CREBERG
Altre società
Clienti
7
 Controllo dei rischi e studi
Si tratta di “strutture diverse da
quelle produttive”, caratterizzate da
“separatezza rispetto alle funzioni
operative” e da assenza di “conflitti
di interesse”.
Il Risk management controlla i rischi
sia di BPVN che, in regime di
outsourcing, delle altre banche del
Gruppo. E’ cioè una funzione di
Gruppo.
Inoltre opera nell’ambito delle
responsabilità della Capogruppo.
6. Attività RM in corso
Quadro delle attività del RM
Le attività gestionali stanno andando
gradualmente
a
regime
e
comprenderanno tutto il set delle attività
di misurazione e controllo dei limiti.
- la pianificazione, da un lato,
- la
verifica
del
capitale
regolamentare, dall’altro,
- ed eventualmente il supporto al
pricing, dall’altro ancora.
Sono in corso tre progetti di validazione
di modelli interni ai fini del calcolo dei
requisiti
patrimoniali,
con
ruoli
differenziati del RM.
8
Mercato
Mensile
Giorn.
Credito
Operativo
Altri rischi
e integraz.
Attività gestionali
Sviluppo modelli
Misurazione
Report informativo
Il secondo pilastro estenderà il perimetro
dei rischi e la gamma delle attività,
spingendo il RM verso:
Alm e
liquidità
Mensile
to do
Proposta limiti
to do
to do
Controllo limiti
to do
to do
to do
to do
Calcolo correlazioni
to do
Trimestrale
to do
to do
t d.
Progetto Secondo pilastro
Perfezion. modelli
Nuovi modelli
Capital plan
Report Cda
Ecocap vs. Regcap
Pricing
Progetti validazione modelli interni
Sviluppo modelli
=
=
Back test
=
=
Stress test
=
=
Autovalidazione
=
=
7. Possibile evoluzione organizzativa del RM
Nel 2007 il RM del Gruppo potrebbe evolvere
lungo le seguenti direttrici:
 maggiore
specializzazione
organizzativa;
Controllo dei rischi
e studi
Rischi finanz., op.
e integrazione
9
Rischi di credito
Finanziari
Rischi portafoglio
Operativi
Modelli rating
Integrazione
rischi
Rating large corp.
Studi
 separazione del RM in due
filiere principali (crediti e altri
rischi);
 inclusione delle competenze
in materia di sviluppocontrollo dei modelli di
rating,
nonché
di
assegnazione
dei
rating
judgmental;
 sviluppo delle competenze
sull’integrazione
e
pianificazione dei rischi.
8. Disclosure dei rischi
I rischi del Gruppo sono illustrati pubblicamente nel bilancio consolidato Ias e in particolare:
 in sede di Relazione sulla gestione, nelle sezioni “Principali rischi e incertezze che il Gruppo
affronta” e “Obiettivi e politiche in materia di assunzione, gestione e copertura dei rischi”;
 in sede di Nota integrativa, nella Parte E, recante “Informazioni sui rischi e sulle
relative politiche di copertura”.
10
9. Architettura informatica generale
Il sistema applicativo del Gruppo Bpvn
è basato sulla “declinazione” per
ciascuna banca del Gruppo del sistema
applicativo “master”.
Sistemi
gestionali
3270
WEB
3270
3270
WEB
WEB
3270
WEB
Operazioni
Clientela
ESTERO
MUTUI
AREA FINANZA
Col
loc
GPam
M ent
o
Sezionale opera zioni
Sviluppo
contabile
Sviluppo
segnal.
Sezionale operazioni
Sviluppo
ctrl gest.
Sviluppo
contabile
Sviluppo
segnal.
Sviluppo
ctrl gest.
Sezionale operazioni
Sviluppo
contabile
Sviluppo
segnal.
Sviluppo
ctrl gest.
CONTI CORRENTI
ALTRE APPLICAZIONI
HOST
3270
WEB
Colloquio
Mercati
Sezionale operazioni
Sviluppo
contabile
Sviluppo
segnal.
Sviluppo
ctrl gest.
Col
loc
GP
AREA FINANZAM am
ent
o
Sistemi di
sintesi
Sezionale operazioni
Stato Patrimoniale
INTERFACCIA
CONTABILITA’
INTERFACCIA
SEGNALAZIONI
INTERFACCIA
CONTROLLO DI GESTIONE
Sviluppo
segnal.
Sviluppo
ctrl gest.
INTERFACCIA
CONTABILITA’
Conto Economico
CONTABILITA’
GENERALE
(Cogeban)
Sviluppo
contabile
Position
Keeping
(Merlino
Risque)
SEGNALAZIONI
VIGILANZA
(Sisba)
CONTROLLO DI
GESTIONE
CONTABILITA’
GENERALE
(Cogeban)
Riconciliazioni
Bilancio
BANCO POP. DI VERONA E
Segnalaz .
Controllo di
gestione
NOVARA
BANCA POPOLARE DI NOVARA
CREDITO BERGAMASCO
BANCA ALETTI
Consolidato
11
Segnalazioni
Consolidate
Questo è in grado di erogare le
funzionalità di supporto gestionale ad
una generica banca. Il “clone”
applicativo per una determinata banca
è
una
copia
del
“master”,
parametrizzata con i dati caratteristici
della banca (es.: codice abi, suffisso
banca per gli NDG, ecc.).
Nel Gruppo i “cloni” sono 4, uno per
ciascuna banca. Il clone di Banca Aletti
presenta alcune specificità.
All’interno di ciascun clone, le
informazioni gestionali raccolte dai
diversi sistemi applicativi vengono
trasmesse,
dapprima
a
livello
dettagliato e poi a livello aggregato, ai
sistemi di sintesi (contabilità, controllo
di gestione, segnalazione, ecc.).
Apposite funzioni trasversali rispetto ai
cloni provvedono a raccogliere le
informazioni
complessive
per
la
produzione dei dati ufficiali di Gruppo
(es.:
consolidato,
segnalazioni
consolidate, ecc.).
10. Architettura del Risk management
Sistemi
gestionali
3270
WEB
3270
3270
WEB
WEB
3270
WEB
Operazioni
Clientela
ESTERO
Col
loc
GP
AREA FINANZA M am
ent
MUTUI
o
Sezionale opera zioni
Sviluppo
contabile
Sviluppo
segnal.
Sviluppo
ctrl gest.
Sezionale operazioni
Sviluppo
contabile
Sviluppo
segnal.
Sviluppo
ctrl gest.
Sezionale operazioni
Sviluppo
contabile
Sviluppo
segnal.
Sviluppo
ctrl gest.
CONTI CORRENTI
ALTRE APPLICAZIONI
HOST
3270
WEB
Colloquio
Mercati
Sezionale operazioni
Sviluppo
contabile
Sviluppo
segnal.
Sviluppo
ctrl gest.
Col
loc
GP
AREA FINANZAM am
ent
o
Sistemi di
sintesi
Sezionale operazioni
Stato Patrimoniale
INTERFACCIA
CONTABILITA’
INTERFACCIA
SEGNALAZIONI
INTERFACCIA
CONTROLLO DI GESTIONE
SEGNALAZIONI
VIGILANZA
(Sisba)
CONTROLLO DI
GESTIONE
Riconciliazioni
Bilancio
RISCHI DI CREDITO
Credit Risk Pro
(PROMETEIA)
RISCHI ALM e Liquidità
ALMPro ALMS
(PROMETEIA)
Sviluppo
contabile
Sviluppo
segnal.
Sviluppo
ctrl gest.
INTERFACCIA
CONTABILITA’
Conto Economico
CONTABILITA’
GENERALE
(Cogeban)
Segnalaz .
RISCHI MERCATO
ALMPro VaR
(PROMETEIA)
Gli
applicativi
di
Risk
management si alimentano
dai sistemi gestionali o di
sintesi
mediante
appositi
estrattori.
Controllo di
gestione
INTEGRAZIONE
RISCHI
Value Based Management
CONTABILITA’
GENERALE
(Cogeban)
Position
Keeping
(Merlino
Risque)
I tre principali applicativi in
uso sono forniti da Prometeia.
L’integrazione
dei
rischi
avviene mediante il supporto
di fogli di calcolo Excel.
Sono
in
corso
di
implementazione
nuovi
applicativi per:
- il
calcolo
del
capitale
assorbito ai fini di vigilanza in
prospettiva Basilea II;
- le prove di back test e stress
test sui rischi di mercato;
- il calcolo dell’OpVar.
12
11. Quali rischi?
In questa sede si parla di rischi nel senso di probabilità (con un certo livello di confidenza e in un
dato orizzonte temporale) di perdite - di entità apprezzabile - di natura economico/patrimoniale,
diverse da quelle attese o “occorse”. Includiamo nei rischi anche i mancati ricavi.
Regime di
controllo
Tipologia
imprese
Metodologi
a di stima
Banche e
Sim
Modelli
interni
Società
controllate
Categoria
di rischio
Finanziario
Banking book
Trading book
Liquidità
Credito
Singole posizioni
Concentrazione
Residuale
Commerciale
Margine servizi
Margine interesse
Operativo
Immobiliare
Compagnie
assicurative
Strategico,
reputazione
Assicurativo
Finanziarie
Altre
Soc. non
controllate
13
Componenti
di rischio
Tutte
Volatilità fair
value
Il prospetto rappresenta
una
mappa
delle
tipologie di rischio cui è
normalmente
esposto
un gruppo bancario,
nonché dei possibili
metodi di stima.
12. Il rischio di tasso del banking book
Schema stato patrimoniale
Banking book
Trading book
Crediti vs banche
Poste a
vista
Crediti vs clienti
PcT attivi
Titoli
PcT attivi
Titoli
Debiti vs banche
Poste a
vista
14
Un primo rischio che insiste sul banking book
risiede nel fatto che una struttura squilibrata
di attivo e passivo (in termini di scadenze,
tassi ecc.) è esposta alla variazione dei tassi
di mercato. Se questa è sfavorevole, si
riduce il margine di interesse atteso e/o il
valore economico del banking book della
banca.
Un profilo specifico è rappresentato dalle
poste a vista, la cui sensibilità rispetto alla
variazione dei tassi non è pacifica.
Debiti vs clienti
PcT passivi
A lato viene rappresentato in forma
semplificata lo stato patrimoniale di una
banca, con evidenza degli aggregati
denominati banking e trading book.
PcT passivi
Posizioni lunghe
Posiz. lunghe
Posizioni corte
Posiz. corte
La variazione dei tassi può essere assunta
convenzionalmente come costante, ovvero
può essere desunta dal mercato o
modellizzata e stimata probabilisticamente.
13. Report su sensitivity del margine
Shock +100 bps
Shock -100 bps
(% margine
(% margine
(mln di euro)
atteso)
Comp. %
(mln di euro)
atteso)
Comp. %
Banco Popolare Verona e Novara
28,2
4,4%
44%
-24,0
-3,7%
52%
Credito Bergamasco
19,5
6,9%
30%
-17,1
-6,0%
37%
Banca Popolare di Novara
13,0
3,5%
20%
-1,8
-0,5%
4%
Altre Società del Gruppo
3,3
16,9%
5%
-3,5
-17,5%
6%
-46,3
-3,5%
100%
GRUPPO
64,1
4,9% 100%
Shock Tasso EURO per singole scadenze in base agli
Scenari PROMETEIA e BLOOMBERG al …
(mln di euro)(% margine atteso)
Scenario PROMETEIA
8,5
0,6%
Scenario BLOOMBERG
50,0
3,8%
2,00
1,75
1,50
1,25
1,00
0,75
0,50
0,25
0,00
-0,25
-0,50
-0,75
-1,00
i or
1g
15
Scenario P ROM ETEIA
Scenario B LOOM B ERG
no
im
ett
1s
a
an
e
es
1m
i
es
3m
i
es
6m
o
nn
1a
A lato viene riprodotta la
stima di sensitivity sul
margine
di
interesse,
associata
a
variazioni
convenzionali o attese.
Le banche del Gruppo
evidenziano
un’esposizione
diversificata, in funzione della
propria operatività.
Per quanto sommaria, la
stima di sensitivity al variare
convenzionale dei tassi ha il
pregio di essere applicata da
tutte le banche e quindi di
consentire dei confronti.
Basilea II, secondo pilastro,
consente che shock di 200
b.p. non determinino impatto
sul patrimonio di vigilanza >
20%.
14. Var del banking book e limiti
Il report evidenzia, in alto, il valore a rischio (VaR) del banking book, cioè la quota del suo valore
economico che potrebbe essere persa al verificarsi di condizioni avverse dei tassi, stimate
statisticamente.
In basso viene evidenziata una misura tradizionale di sensitivity del margine (+ o – 100 b.p.), con il
relativo limite.
Limiti dei rischi di mercato del banking book
1) VaR/valore attuale * 100
VaR % al ….
-6,7%
Alert (90% limite)
-11%
Limite
-12%
2) Minor margine int./margine atteso * 100
Minor margine al …
-2,9%
16
Alert (90% limite)
-10%
Limite
-11%
15. Il fabbisogno di liquidità
Il report evidenzia, negli istogrammi, il saldo tra flussi di cassa attivi e passivi attesi, per periodo di
scadenza.
Le linee evidenziano i gap cumulati di periodo, secondo tre possibili stime, a seconda che si ipotizzi la
liquidazione dei titoli in portafoglio in misura totale, parziale o nulla. Attualmente il gap considerato nel
Gruppo è quello a 14 giorni.
Liquidità netta per scadenza
Gap di periodo (barre) e cumulati (linee)
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
0
-1.000
-2.000
-3.000
-4.000
-5.000
-6.000
-7.000
-8.000
-9.000
-10.000
-11.000
- (milioni €) -
Vendita immediata di tutti i titoli
Titoli Disponibili
Vendita immediata titoli anticipabili
Clientela
Scadenza dei titoli alla loro maturity
Banche
7a
nn
i
9
an
ni
15
an
ni
O
lt r
e
an
ni
Liquidità Secondaria
5
an
ni
an
ni
4
an
ni
3
3.
5
an
ni
an
ni
2
2.
5
an
ni
an
no
1.
5
es
i
1
es
i
m
m
11
es
i
10
es
i
m
m
9
es
i
8
es
i
m
7
es
i
m
m
6
es
i
5
es
i
m
m
4
es
i
3
es
e
m
2
gg
m
1
14
vis
ta
Liquidità Terziaria
Liq Cum con Scad
Titoli Disp
17
16. Il rischio di liquidità richiede capitale?
Vi è chi sostiene che il rischio di liquidità non vada fronteggiato mediante accantonamenti patrimoniali,
ma tramite opportuni sistemi di monitoraggio e limiti operativi.
In effetti sembra paradossale che l’eventuale carenza di mezzi liquidi per fronteggiare uscite a
brevissimo termine (es. 14 giorni) possa essere coperta da fondi patrimoniali (a cui corrisponderebbero
attività a medio o lungo termine liquidabili in tempi estesi).
Basilea II (Secondo pilastro) ritiene viceversa che occorra prevedere anche una copertura patrimoniale.
Il Gruppo Bpvn sta sviluppando un modello che stima il capitale economico a fronte del rischio di
liquidità come:
il costo aggiuntivo da sostenere per sostituire urgentemente raccolta a breve con raccolta a
scadenza più lunga. Il costo sarebbe pari al maggiore spread da riconoscere al mercato e
considerando condizioni di stress.
Si può ipotizzare che una crisi di fiducia investa il Gruppo, con conseguente credit watch da parte delle agenzie di rating e aumento dei
credit spread sulle operazioni di raccolta, aumento che colloca il nuovo livello su quello di banche caratterizzate da rating B/BB (più 50150 bps).
Si può ipotizzare, inoltre, un fenomeno di fuga dei depositanti e conseguente riduzione delle consistenze dei conti correnti passivi (sulla
base del modello VaR sviluppato internamente, che stima i prelievi da parte dei depositanti sulla base della volatilità storica osservata).
Si può prevedere che la nuova raccolta (interbancaria e nuove emissioni a investitori istituzionali) necessaria a rinnovare le operazioni di
raccolta in scadenza e la raccolta a vista ritirata dalla clientela sia effettuata a tassi che incorporano l’incremento degli spread (per la
raccolta a vista oggetto di sostituzione l’incremento di tasso non è rappresentato solo dal nuovo maggiore spread ma anche dalla
differenza tra il funding di questa forma di raccolta e il tasso risk free).
Infine stiamo ipotizzando che la condizione di crisi rientri dopo il secondo mese (in altri termini i maggiori interessi sono calcolati per due
mesi per le operazioni di funding a breve, per un anno per le nuove emissioni a m/l termine).
18
17. Requisiti di vigilanza sul trading book
Il trading book o portafoglio di negoziazione di vigilanza è una aggregato patrimoniale che include
strumenti finanziari detenuti per finalità di negoziazione (in proprio o verso la clientela) o di tesoreria,
nonché derivati relativi a strumenti finanziari, sia di copertura che speculativi. Esso esclude il tradizionale
portafoglio titoli immobilizzato.
Sul trading book si manifestano i “rischi di mercato”, cioè riconducibili alle oscillazioni dei valori di mercato
(azionario, obbligazionario e valutario), nonché al comportamento delle controparti. Vengono calcolati
anche il rischio di cambio e su merci relativi all’intero bilancio.
Fattore
rischio
Mercato
finanziario
Rischio di
posizione
Metodo di calcolo
Coeff. di ponderazione
Rischio generico titoli debito
Posizioni nette per scadenza o duration
Da 0 a 12,5% (oltre 20 anni) con
compensazioni solo parziali
Rischio specifico posizione titoli debito
Posizioni nette per scadenze
Da 0 a 8% (a seconda natura dell’emittente)
Rischio generico posizione capitale
Posizione netta
4-8%
Rischio specifico posizione capitale
Posizione lorda
4-8%
Mercato
valutario
Rischio di cambio
Posizione netta in cambi
8%
Mercato
commodities
Rischio di posizione in merci
Posizione lorda/netta
3% posiz. lorda/15% posiz. netta
Rischio di concentrazione
Esposizioni che portano a eccedere
limite individuale di fido (25% patr.
vigilanza)
Maggiorazione dei coefficienti
Rischio di regolamento
Giorni ritardo dalla liquidazione
Da 8 a 100% valore corrente
o da 0,5 a 9% valore convenuto
Rischio di controparte
Operazioni da regolare
Da 0 a 8% esposizione creditizia
Merito
creditizio
19
Rischio
18. Report VaR (rischi di posizione)
Il report sottostante evidenzia i rischi di
posizione stimati con il metodo VaR (varianzacovarianza, 99% confidenza e 10 giorni holding
period).
Come si osserva, le correlazioni “verticali”
portano a una riduzione dei rischi complessivi
del 15-25%, mentre quelle orizzontali
determinano un’ulteriore riduzione del 40%.
Il grafico a lato evidenzia la dinamica del VaR,
con un holding period annualizzato.
1) Non sono inclusi né i rischi di cambio-merci, né gli strumenti derivati complessi.
20
19. Progetto validazione modello interno
CANTIERI
METODOLOGICA
Sviluppo di modelli di valutazione
dei prodotti finanziari e di
misurazione del relativo rischio,
stress, e definizione del processo
una nuova
implementazion
di confronto con le misure di
metodologia, in
e di un
reddito
sostituzione di
processo di
quella oggi
confronto tra le
utilizzata di
P/L Gestionali
VaR
opportunament
Implementazione dei modelli e dei
FASI
sistemi e sviluppo di soluzioni
informatiche a regime per il
monitoraggio e controllo dei rischi
varianza/covari
anza, in grado
di misurare più
compiutamente
e depurate e le
misure di VaR,
al fine di
valutare su
i rischi di
base
mercato dei
continuativa la
prodotti
bontà e
Processo di validazione che,
finanziari
precisione del
attraverso il confronto con Banca
VALIDAZIONE
derivati, in
modello di
d'Italia, assicurerà a regime il
particolare le
stima del
riconoscimento del modello
opzioni.
rischio
interno per il calcolo dei requisiti
patrimoniali ai fini del calcolo del
requisito patrimoniale a fronte dei
rischi di mercato
21
VaR Simulazione Storica
IMPLEMENTAZIONE
Definizione e
implementazion
e di un processo
di stima del
rischio dei
portafogli di
trading
Stress Testing
Definizione e
BackTesting
Adozione di
quest'ultimo anche in condizioni di
ipotizzando il
verificarsi di
condizioni di
stress
relativamente ai
fattori di mercato
(tassi di
interesse, di
cambio, indici
azionari,
volatilità e
correlazioni).
Nel 2005 è stato avviato
un progetto finalizzato a
ottenere il riconoscimento
da Banca d’Italia del
modello di stima dei rischi
di
mercato
per
la
determinazione
dei
requisiti patrimoniali.
In Italia attualmente solo
due Gruppi bancari hanno
ottenuto
validazioni
parziali dei modelli interni.
Tra gli obiettivi:
- risparmio di capitale;
- perfezionamento delle
tecniche di gestione
dei rischi.
20. Intermezzo: quadro dei rischi
Stima complessiva
dei rischi del
Gruppo Bpvn.
Patrimonio Netto
Rischio di credito
altre società del
43%
gruppo
25%
Rischio business
4%
Rischio operativo
10%
Rischio di mercato
(trading book)
6%
Rischio di tasso di
interesse (banking
book)
12%
Le cifre sono
indicative.
Le stime dei rischi
sono
omogeneizzate
per holding period
a 12 mesi e livello
confidenza al
99,96%.
Non si sono
tenute in
considerazione le
correlazioni tra
diversi rischi,
salvo una minima
componente.
22
21. Stima dei rischi di credito
Il Gruppo Bpvn attualmente stima la
quasi totalità (crca 97%) dei propri rischi
di credito in bonis, sia per cassa che di
firma, sia originati da clientela ordinaria
che da controparti bancarie.
Il modello di portafoglio utilizzato è di
tipo default-mode. Le perdite sono
stimate con approccio VaR, calcolato con
simulazione Montecarlo.
Le variabili di input sono:
- rating interni per le PD;
- Lgd al 45%, in attesa di modello
interno.
Per stimare le perdite inattese viene
utilizzata una matrice di correlazione,
mediante la quale si stima l’effetto
dell’eventuale peggioramento di variabili
macro e micro sulla rischiosità del
portafoglio.
23
Suddivisione utilizzi per classe di rating
25%
20%
SMALL BUSINESS
26,2% esposiz.
Fatturato/attivo
inferiore a 2,5 mio
15%
10%
5%
0%
1
2
3
4
5
6
7
8
9
1
2
3
4
5
6
7
8
9
1
2
3
4
5
6
7
8
9
25%
20%
MID CORPORATE
46,7% esposiz.
Fatturato/attivo tra
2,5 e 150 mio
15%
10%
5%
0%
35%
30%
25%
LARGE
CORPORATE
27,1% esposiz.
Fatturato/attivo
oltre 150 mio
20%
15%
10%
5%
0%
22. Schema di modello per la stima delle PD
Lo schema illustra la struttura del modello di stima della probabilità di default (Pd) andamentale di una
controparte small-mid corporate e il suo utilizzo nel processo creditizio e nel calcolo dell’assorbimento
patrimoniale.
Profilo aziendale
Score di
bilancio e CE
Profilo comportamentale
Dati geosettoriali
Score di
impresa
di I livello
Score
qualitativo
Score
andamentale
interno
Score di
impresa
di II livello
Score complessivo
Rating di I livello (1-9)
Rating di II livello (1-9)
24
Score
andamentale
Centrale Rischi
Attribuzione di Pd medie
derivanti da analisi
interne, validate da Banca
d’Italia
Score
andamentale
integrato
1
Sicurezza elevata
2
Sicurezza
3
Ampia solvibilità
4
Solvibilità
5
Vulnerabilità
6
Vulnerabilità elevata
7
Rischio
8
Rischio elevato
9
Rischio molto elevato
Valutazione
creditizia
Lgd
Calcolo dei
requisiti
patrimoniali
Ead
23. Crediti: perdite attese e inattese
Il prospetto sottostante riporta una
stima indicativa delle perdite massime
potenziali a fronte degli impieghi verso
la clientela ordinaria del Gruppo,
suddivise
per
business
unit
di
riferimento (i criteri di segmentazione
sono diversi da quelli p. 21).
Le perdite inattese, fronteggiate da
capitale e stimate dal Gruppo con un
livello di confidenza del 99,96%, sono
pari a circa il triplo delle perdite attese
(coperte da accantonamenti sul conto
economico).
25
24. Modelli IRB e modelli interni
Basilea II consente alle banche di
determinare
i
propri
requisiti
patrimoniali a fronte del rischio di
credito utilizzando modelli interni, o
meglio modelli basati sui rating
interni (IRB). La differenza non è
trascurabile.
Infatti la stima interna può riguardare
solo le PD (foundation) o anche LGD,
EAD e M (advanced). Quindi: libertà
(relativa) per il calcolo delle perdite
attese,
ma
in
nessun
caso
autonomia circa il metodo di stima
delle perdite inattese.
Queste, infatti, vengono derivate
mediante “funzioni di ponderazione”
fisse, stabilite dal Comitato di Basilea.
Libertà viene riconosciuta (nel
secondo pilastro) per la stima del
requisito a fronte del rischio di
concentrazione (di entità residuale).
26
I modelli interni o di portafoglio (sia default mode
che mark to market mode) stimano sia le perdite
attese che inattese.
In particolare il Gruppo Bpvn stima la perdita inattesa
come somma di due componenti:
 rischio sistematico: rischio associato a un
portafoglio in cui le variazioni delle probabilità di
insolvenza delle controparti sono correlate allo stato
delle variabili macro- e microeconomiche; si
considera dunque che i crediti possano diventare
congiuntamente crediti in default.
• rischio di concentrazione: rischio che l’eccessiva
concentrazione di esposizioni su un numero ridotto di
controparti e/o su controparti con elevate PD
determini, in caso di default delle stesse, perdite
rilevanti.
La distinzione nelle due componenti risulta molto utile in termini gestionali.
Nel processo di gestione del rischio di credito il rischio di concentrazione
viene gestito incrementando la numerosità del portafoglio clienti ed evitando
il raggruppamento delle esposizioni in capo ad un ridotto novero di
controparti; il rischio sistematico viene attenuato mediante strategie di
ricomposizione del portafoglio per aree geografiche e macrobranche di
attività economica.
25. Rischio di business
Il rischio di business non dispone ancora una propria definizione stabile. Si va da definizioni molto
comprensive come quella del Cebs (2006), che lo equiparano al rischio di impresa (business risk:
consists amongst others of credit risk, market risk, interest rate risk, liquidity risk, operational risk,
strategic risk, and reputation risk); ad accezioni più ristrette, riconducibili al rischio relativo al
margine da servizi.
Il nostro Gruppo adotta attualmente una accezione di rischio di business intermedia, nel senso di:
rischio commerciale, ovvero di riduzione inattesa dei flussi reddituali previsti (di margine di interesse
e di margine da servizi), derivante da fattori di natura commerciale (concorrenza, inadeguatezza
offerta, cambiamento preferenze clientela ecc.) e stimabile mediante la metodologia dell’EaR.
Si tratta, per quanto riguarda il
margine di interesse, del rischiovolume; e, per quanto concerne le
commissioni, del rischio sia di prezzo
che di volume di servizi erogati.
Naturalmente il rischio in questione
non si manifesta direttamente in
forma di perdite in conto capitale, ma
in minori ricavi rispetto a quelli attesi.
A lato viene riportata una stima del solo
rischio di margine da servizi (1 anno, 99,96%),
senza componente dei derivati corporate.
27
26. Rischio operativo
Il Gruppo sta sviluppando un modello statistico per la stima dei rischi operativi, sia per finalità gestionali
interne che, in prospettiva, in ordine al suo riconoscimento come modello AMA per la determinazione dei
requisiti patrimoniali di vigilanza.
Il modello è basato su due fonti informative:
- dati di perdite operative interne, contabilizzate formalmente come tali e classificate secondo criteri
analitici;
- valutazioni qualitative o dati di perdita media di sistema, laddove la serie storica interna sia
carente.
Rispetto all’applicazione del metodo standard previsto da Basilea II, basato sull’applicazione di
coefficienti di ponderazione al margine di intermediazione relativo a otto business lines, il modello
interno è costruito sui rischi effettivi e può portare a un sensibile risparmio di capitale.
Assorbimento a fronte dei rischi operativi (metodo standard)
28
27. Rischi di reputazione e strategico
Basilea II prevede che le banche stimino i propri rischi di reputazione e strategico, senza definirne i
lineamenti.
Rischio di reputazione
Rischio strategico.
Il Gruppo sta valutando la possibilità
sviluppare un modello di stima basato sulla
seguente definizione (analoga a quella
elaborata dal Cebs): rischio di subire un
impatto, attuale o prospettico, sugli utili o sul
capitale derivante da una sensibile alterazione
del giudizio del mercato o della fiducia della
clientela nei confronti del Gruppo.
Si sta valutando lo sviluppo di un modello di stima
basato sulla seguente definizione (solo in parte
analoga a quella Cebs): rischio di subire un impatto,
attuale o prospettico, sugli utili o sul capitale
derivante da nuovi orientamenti strategici della
banca, inadeguate implementazioni di decisioni
strategiche o mancanza di sensibilità/reazione a
cambiamenti strutturali di mercato.
La metodologia che si ipotizza potrebbe
prevedere un approccio di dipendenza del
rischio reputazionale dal rischio operativo, o
in alternativa un approccio storico (stima
dell’impatto di annunci negativi sul valore
dell’equity d’impresa).
La metodologia che si ipotizza di impiegare potrebbe
prevedere un approccio analitico (modellizzazione
delle perdite tramite diverse distribuzioni, in
relazione alle diverse tipologie di eventi rischiosi) o
un approccio top-down (benchmarking con banche
aventi business simile, per definire i cambiamenti di
prezzo dell’equity dovuti al verificarsi del rischio).
CEBS, Guidelines on the Application of the Supervisory Review Process under Pillar 2 (CP03 revised), 25 January 2006 - Annex 1: Definitions and acronyms
Reputation risk: the current or prospective risk to earnings and capital arising from adverse perception of the image of the financial institution on the part of
customers, counterparties, shareholders, investors or regulators.
Strategic risk: the current or prospective risk to earnings and capital arising from changes in the business environment and from adverse business decisions,
improper implementation of decisions or lack of responsiveness to changes in the business environment.
29
28. Imprese non finanziarie e non controllate
Una quota rilevante dei rischi di Gruppo è relativa a:
 società controllate o a influenza notevole, diverse da banche, da Sgr, da Sim e da intermediari
finanziari. Ci si riferisce a società di servizi, immobiliari, finanziarie di partecipazione ecc., per le
quali spesso non si dispone di modelli interni per la stima dei rischi;
 a società finanziarie e non finanziarie non controllate o non sottoposte a influenza notevole, per le
quali non si ha accesso a eventuali stime interne.
Attualmente il rischio associato alla prima categoria di asset del Gruppo viene trattato nell’ipotesi di una
perfetta patrimonializzazione delle società partecipate. Il rischio è pertanto equiparato alla frazione di
patrimonio netto di pertinenza del Gruppo e le quote di patrimonio netto vengono semplicemente
sommate.
Per il portafoglio delle partecipazioni non controllate si applica il criterio previsto da Basilea I relativamnte
al coefficiente di solvibilità (8% del valore di bilancio).
In futuro, anche sotto lo stimolo di Basilea II, le metodologie di stima saranno affinate.
30
29. Integrazione dei rischi
Il prospetto evidenzia a titolo indicativo il totale dei rischi di Gruppo, suddivisi per tipologia di rischio
stimato ad oggi, e per principali società.
I modelli interni stimano il 70% dei rischi; il rimanente 30% è calcolato utilizzando i requisiti previsti
dalla normativa di vigilanza.
Per la parte stimata, il livello di confidenza utilizzato è il 99,96%, coerente con il rating di Gruppo.
E’ stata utilizzata una correlazione diversa da 1 solo nella coppia rischi di tasso-rischi di business.
SOCIETA'
Rischio di
Rischio di
Rischio di
Rischio di
Rischio
Patrimonio
Totale capitale
GIURIDICHE
credito
trasformazione
mercato
business
operativo
netto
assorbito
BPVN
955.998
175.171
69.554
74.299
188.030
1.463.052
Creberg
318.751
105.549
17.151
20.791
69.640
531.883
BPN
327.736
147.205
65.048
54.227
92.647
686.863
19.971
-
98.253
15.667
34.658
168.549
Banca Aletti & C.
Altre società controllate
TOTALE
31
1.622.456
427.925
250.006
164.984
384.975
982.295
982.295
982.295
3.832.641
%
30. Indicatori VBM
Il prospetto evidenzia alcuni indicatori di sintesi di creazione del valore.
I dati reddituali (Nopat – Net operating profit after taxes), suddivisi per business unit di Gruppo, vengono
confrontati con le corrispondenti stime dei rischi (capitale assorbito).
La redditività del capitale economico, dopo essere stata confrontata con il costo del capitale free risk, si
traduce in indicatori di creazione di valore.
32
31. Il triplice effetto di Basilea II
Basilea II determinerà profonde innovazioni nelle
banche, soprattutto nella gestione del patrimonio e
dei rischi (in futuro più strettamente connesse).
Basilea II trasformerà anche l’attività di vigilanza,
responsabilizzando le banche e il mercato.
Basilea II
Primo pilastro
(calcolo dei
requisiti
patrimoniali minimi
con metodologie
interne da
utilizzare, tra
l’altro, anche nella
valutazione del
merito creditizio )
33
Secondo
pilastro
(stima gestionale
esaustiva dei
rischi e verifica
adeguatezza del
patrimonio)
Basilea II non è un monolite, ma è costituito
da tre pilastri.
Terzo pilastro
(disclosure sui
rischi e disciplina di
mercato)
Il terzo pilastro aumenterà
disposizione degli investitori.
le
Il secondo pilastro trasformerà
aziendale di gestione del rischio.
informazioni
il
a
processo
L’applicazione del primo pilastro avrà effetto sul
patrimonio delle banche e, indirettamente, sui
rapporti con i clienti affidati, enfatizzando la
dimensione del rischio.
32. L’Icaap del secondo pilastro
Il Secondo pilastro di Basilea II, di prossima attuazione (cfr. documento di consultazione Bankit) prevede,
rispetto a precedenti raccomandazioni emanate dal Comitato di Basilea, alcune novità rilevanti,
imperniate sul processo Icaap (Internal capital adquacy assessment process), che possono essere
schematizzate come segue:
34
Enforcement
-
le precedenti raccomandazioni lasciate all'attuazione volontaria si trasformeranno in norme
cogenti, ancorché non di dettaglio;
Risk measurement
-
le banche dovranno misurare in modo esaustivo i rischi aziendali rilevanti;
dovranno altresì stimare, oltre ai rischi correnti, i rischi prospettici;
i risultati delle stime dovranno essere sottoposti a prove di stress;
le banche potranno tenere in considerazione, salvo documentarle, le correlazioni esistenti
tra i rischi, in ordine a una misurazione integrata dei rischi stessi;
Risk policies and procedures
-
le banche dovranno adottare un capital plan e aggiornarlo;
inoltre le banche dovranno formalizzare il processo di risk management (Icaap);
Risk-capital comparison
-
vi sarà l'obbligo di una periodica verifica dell'adeguatezza del capitale interno a fronte
dell'esposizione complessiva al rischio e di altri obiettivi strategici della banca, con dovere
di reporting ai vertici aziendali;
Operational risk management
-
la misurazione dei rischi dovrà essere integrata dalla fissazione di limiti operativi;
Risk supervisory
-
il processo complessivo di governo dei rischi sarà sottoposto al controllo interno da parte
dell'Internal Audit ed esterno, almeno una volta all'anno, da parte delle Autorità di
vigilanza;
Capital buffer
-
le Autorità, anche in relazione alle risultanze quantitative dell'Icaap e alla qualità del
processo, potranno richiedere il rispetto di requisiti patrimoniali aggiuntivi rispetto a quelli
minimi previsti dal Primo pilastro, ovvero imporre altre misure prudenziali (es. riduzione
dei rischi ecc.)
33. Evoluzione del risk management
L’evoluzione indotta dal secondo pilastro di Basilea II sul risk management bancario sarà molto
significativa. Il R.M. diventerà una dimensione essenziale e obbligatoria della gestione bancaria, con forte
coinvolgimento dei vertici aziendali.
Oggi (Basilea I)
Confronto tra patrimonio di vigilanza
e capitale economico
Risk-capital comparison
Enforcement
Definizione formale del processo di
risk management
Risk/capital planning
Pianificazione dei rischi/del capitale
aziendale e delle business unit
Risk limits control
Controllo di alcuni limiti sui rischi
finanziari
Controllo dei limiti relativi a molte
categorie di rischi
Integrazione dei rischi e prove di
stress
Risk measurement
Misurazione di alcune tipologie di
rischio
35
Domani (2° pilastro Basilea II)
Misurazione di tutte le tipologie di
rischio correnti e prospettiche
34. Possibile impatto del 1° e 2° pilastro
Banche italiane partecipanti al Quantitative impact study n. 5 (valori percentuali)
Patrimonio
(coeff. solvibilità)
Prime sei banche
Altre banche
1)
2004
2005
11,4
10,0
11,6
(1)
10,6
(1)
Possibile impatto 1° pilastro
(a regime) su requisiti minimi
Requisito
minimo
Possibile
impatto 2°
pilastro
Metodi
standard
Firb e
Ama
Airb e
Ama
8
=
-4%
-8%
+?
8
+7%
-16%
n.d.
+?
Universo delle banche italiane
Fonte: elab. dati Banca d'Italia
Metodi interni per 1° pilastro,
Icaap adeguato per 2°
pilastro
10%
8%
Totale
6%
1°
pilastro
Basilea I
36
2° pilastro Totale
Metodi standard per 1° pilastro,
Icaap insufficiente per 2° pilastro
2° pilastro Totale
1°
pilastro
Basilea II
L’impatto di Basilea II in termini
patrimoniali non è facile da
prevedere. Ma potrebbe essere
molto diversificato.
Attualmente il coefficiente di
solvibilità medio delle banche
italiane e delle banche europee
(rapporto tra patrimonio di
vigilanza e attivo ponderato) è
largamente superiore all'8%. Le
banche di minori dimensioni
sono più patrimonializzate delle
maggiori.
L’applicazione dei due pilastri di
Basilea II potrebbe produrre
esiti molto diversificati sul
patrimonio
richiesto
alle
banche, come indicato in forma
ipotetica nel grafico a lato.
35. Capital planning & allocation
Il potenziamento del Risk management previsto dal 2° pilastro costituirà per le banche
non solo un obbligo, ma anche una duplice opportunità:
-
di risparmio patrimoniale (di eventuale capitale aggiuntivo, che le Autorità di
vigilanza potrebbero richiedere nell’ambito del 2° pilastro qualora la quantità del
capitale economico stimato superasse i requisiti minimi o laddove la qualità della
stima fosse ritenuta insoddisfacente);
-
di sviluppo dei processi di pianificazione, nella forma di:
1.
stima analitica e esaustiva dei rischi a livello
sia di banca, sia di business units e di
prodotto (contabilità industriale dei rischi);
2.
stima dinamica dei rischi, cioè basata sulla
struttura economico-patrimoniale futura,
derivante dall’attuazione del budget;
3.
introduzione della dimensione del rischio
nel b.plan e nel budget;
4.
utilizzo del capitale economico prospettico
ai fini dell’allocazione dello stesso alle
business units.
Cda e
Direzione
Rischi
futuri
Risk
management
Requisiti
minimi 1°
pilastro
37
36. Trasparenza dei rischi bancari
Diverse fonti normative, tra loro convergenti, impongono un regime di informazione
pubblica sui rischi bancari sempre più trasparente:
Relazione
bilancio
analogamente a quanto disposto per le società in genere dall’art. 2428 del Codice civile in coerenza
con gli Ias, le nuove Istruzioni di vigilanza di Banca d’Italia in materia di bilancio bancario
prevedono che la relazione sulla gestione a corredo dei bilanci bancari contenga informazioni “sui
principali rischi e incertezze che l'impresa affronta” nonché sugli obiettivi e sulle politiche
dell'impresa in materia di assunzione, gestione e copertura dei rischi finanziari (rischio di prezzo,
rischio di credito, rischio di liquidità e rischio di variazione dei flussi finanziari)”;
Nota
integrativa
soprattutto, le medesime Istruzioni prevedono la compilazione di una nuova sezione della Nota
integrativa del bilancio, la Parte E, recante “Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di
copertura” con descrizione analitica dei profili organizzativi, metodologici e quantitativi dei rischi di
credito, di mercato (sia banking book che trading book), di liquidità e operativi;
Sito
internet
inoltre dal prossimo anno entreranno in vigore le Istruzioni di vigilanza che danno attuazione al
Terzo pilastro di Basilea II, e che prevedono la pubblicazione sul sito internet delle banche di n. 14
tavole numeriche e quantitative sulle diverse tipologie di esposizioni al rischio, su indicatori di
rischio, su metodologie di stima, su modalità di copertura ecc., nonché impongono di concentrare
nel medesimo sito ogni altra informazione sui rischi e sul patrimonio eventualmente diffuse in altra
forma.
Tali oneri informativi si aggiungono alla prassi di molte banche, soprattutto quotate, di
fornire agli investitori professionali, agli analisti finanziari e alle agenzie di rating
informazioni sui rischi aziendali.
38
37. Rischio come dimensione essenziale
della gestione bancaria
Il rischio è sempre stato un fattore importante nella gestione delle
banche. In futuro è destinato a diventarlo ancora di più, o meglio a:
Rischio
Redditività
Quantità-qualità
attività
39

diventare parametro essenziale anche nella determinazione dei
requisiti patrimoniali;

a orientare sulla base di sistemi di rating avanzati le valutazioni di
merito creditizio;

a essere misurato in modo più completo e integrato;

a diventare elemento essenziale della pianificazione;

a essere reso trasparente a investitori e agenzie di rating;

a investire direttamente le responsabilità di monitoraggio e
pianificazione dei consigli di amministrazione.