P R E S S MICAM SHOEVENTFIERA MILANO19/22 SETTEMBRE 2010 LE CALZATURE RIPARTONO MA MANCA LA SPINTA DELLA CRESCITA ECONOMICA ITALIANA Vito Artioli, presidente ANCI: “buoni segnali di ripresa, ma temiamo la stretta delle materie prime sui mercati internazionali” “Si torna a respirare fiducia”. Questo è il messaggio che lancia Vito Artioli, presidente di ANCI, Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani, a commento degli ultimi dati economici diffusi in occasione della presentazione di MICAM ShoEvent. “Questo ultimo trimestre del 2010 - afferma il presidente Vito Artioli - giunge al termine di un biennio che ha visto molte imprese attraversare il difficile guado della crisi economica e finanziaria, con sacrifici, ristrutturazioni e tanto impegno profuso per confermare le proprie posizioni sul mercato nazionale e su quelli esteri. I segnali di miglioramento sono molti ma sono tutti legati allo sforzo delle imprese, che non può continuare all’infinito e che deve poter contare su crescita, certezza di regole, e competizione internazionale leale”. I dati elaborati e diffusi dall’Ufficio Studi di ANCI confermano che sono ormai molteplici i segnali di ripresa. I risultati dell’indagine a campione tra le imprese associate evidenziano per il primo semestre 2010 un aumento della produzione dell’1,6% in valore (+0,6% in paia), un dato che, pur interpretato alla luce dei bassi livelli del 2009, sembra la definitiva uscita dal tunnel della crisi iniziata nel secondo semestre del 2008. Altro dato significativo è il fatto che oltre il 40% del campione ha segnalato una crescita rispetto ai primi sei mesi del 2009 e questa percentuale sale al 55% per ciò che riguarda la previsione della produzione nel secondo semestre di quest’anno. Inoltre, tra i due semestri diminuiscono in modo significativo le aziende che prevedono un calo: dal 36,2% (del primo semestre) al 24,6% (del secondo), a riprova che la ripresa coinvolge un numero sempre maggiore di imprese. La ripresa è tuttavia molto sbilanciata sui mercati esteri (i primi peraltro ad andare in crisi due anni fa). Al contrario, i consumi interni del primo semestre proseguono un trend stagnante che, se durante i mesi di congiuntura negativa ha rappresentato una buona ancora di salvezza per le imprese, oggi diventa il freno alla crescita. I consumi delle famiglie fanno segnare nei primi sei mesi un calo dell’1,1% in volume e dello 0,9% in spesa. “Non possiamo dimenticare che il nostro Paese ha subito meno di altri il peso della crisi finanziaria e ciò è certamente merito di questo Governo – sottolinea il presidente di ANCI. Tuttavia, questo è stato ottenuto a quale prezzo? I tagli alle politiche industriali e ai programmi _____________________________ Ufficio Stampa e Comunicazione Italia Diomedea - Via Biondelli 9 - 20141 Milano – Tel. 02 89546251 – Fax 02 8466743 - E.mail: [email protected] Segreteria Ufficio Stampa A.N.C.I. Servizi S.r.l. 20149 Milano – Via Monte Rosa, 21 – Telefono 02 43829.1 r.a. – Fax 02 48005833 - E.mail: [email protected] Cap. Soc. € 10.400 i.v. – Registro Imprese MI, Codice Fiscale e Partita IVA 07199040150 - R.E.A. Milano 1147818 di finanziamento all’internazionalizzazione delle imprese, il mancato rinnovamento di infrastrutture insufficienti, la difficoltà nell’ottenimento del credito, il gravoso costo energetico, l’assenza di incentivi alla domanda interna, automobili ed elettrodomestici a parte, la non sempre adeguata capacità di legiferare in maniera chiara e coerente sono tutti elementi che pongono sfide particolarmente ardue per la competitività delle PMI italiane. Ma una ripresa senza crescita è molto rischiosa, come ci sta insegnando l’economia statunitense che era una volta considerata il motore mondiale”. Nonostante questi elementi positivi, infatti, rimangono preoccupanti i segnali che emergono dal mercato del lavoro. Da dicembre 2009 a giugno 2010 il numero di addetti nei calzaturifici è sceso di 2.356 unità, con la chiusura di 167 imprese (-2,8% per entrambi gli indicatori). Le cifre INPS dei primi 6 mesi 2010 evidenziano, per la filiera pelle, un complessivo ulteriore aumento delle ore di cassa integrazione del 72,1% rispetto all’analogo periodo 2009. La flessione della CIG ordinaria (-22%) è stata più che compensata dalla crescita delle ore autorizzate della cassa straordinaria (+209%), che includono anche quelle concesse alle piccole imprese artigiane, ovvero le più colpite dalla crisi. “Una ripresa senza crescita è una ripresa senza occupazione – afferma ancora Vito Artioli - le imprese hanno fatto del loro meglio per tenere le posizioni e sono riuscite, ristrutturandosi, a rilanciarsi sui mercati esteri. Occorre però, per il medio termine, un supporto diverso da parte di politiche attive di sostegno alla manifattura e all’internazionalizzazione. Di recente, anche alcune nostre collaborazioni cofinanziate da ICE sono state messe a rischio da tagli nei finanziamenti pubblici in un momento strategicamente fondamentale per le aziende”. La strategia e il rilancio promozionale delle imprese sui mercati internazionali ha dato i suoi frutti: le esportazioni italiane sono cresciute nei primi sei mesi del 2010 del 6,4% in termini di valore, con un forte incremento delle quantità pari all’11,6%, soprattutto grazie agli ultimi quattro mesi che hanno più che compensato il deludente primo bimestre. In crescita quasi tutti i principali mercati con le uniche eccezioni di Russia (che però registra un incremento in quantità dell’1,9%), Grecia (che a fronte di aumenti in quantità evidenzia ancora flessioni in valore) e Giappone (stabile in volume ma in calo del 6% in valore). Con queste eccezioni tutti i primi dieci mercati sono risultati in crescita: buon andamento del mercato francese che mostra un aumento del 10,2% in valore (e +16,8% in volume) e si conferma il nostro primo cliente, ma soprattutto di Germania (+6,8% in valore) e Stati Uniti (+15%), due paesi da tempo in forte difficoltà, così come anche va festeggiato il ritorno alla crescita del Regno Unito (+17,4%), che ha pagato non poco la crisi lo scorso anno. In termini di macroaree, Est Europa-CSI e America Centro-meridionale sono le uniche a presentare arretramenti, sia in volume che in valore. L’Unione Europea, che assorbe i 3/4 delle quantità esportate, fa segnare una crescita dell’8,2% in valore e un aumento ancora più consistente (+15%) in paia. L’analisi per voce merceologica mostra segni positivi in tutti i comparti, con aumenti però inferiori alla media per le scarpe con tomaio in pelle (+6,7% in volume e +4,2% in valore), la principale specializzazione del made-in-Italy. Il saldo commerciale del settore, da sempre in attivo ma in flessione negli ultimi due anni, è salito nel periodo gennaio-giugno dell’8,6%, attestandosi a 1,3 miliardi di euro. “Pur accogliendo con soddisfazione questi risultati sui mercati esteri, non possiamo non guardare con preoccupazione il clima di incertezza in cui oggi operano le imprese, e mi riferisco in particolare al Decreto Incentivi e alla Legge 55/2010 sull’etichettatura d’origine dei prodotti tessili e calzaturieri – prosegue il presidente Artioli. Nel primo caso siamo riusciti a correggere in extremis il Decreto e a far inserire l’industria calzaturiera tra i settori della moda che possono godere delle misure di defiscalizzazione per gli investimenti di ricerca e sviluppo. Nel secondo caso, invece, la positività della legge si ferma alle sole intenzioni: come avevamo previsto la norma è stata sostanzialmente bocciata dalla Commissione che ne ha chiesto la revisione. I Decreti Attuativi, che dovevano essere emanati entro il 23 agosto, non sono stati ancora comunicati ufficialmente alle parti interessate, ovvero ai rappresentanti delle imprese. Ad oggi non si sa nulla sebbene la legge sarebbe dovuta entrare in vigore il 1 ottobre. A ciò si aggiunga che la normativa in sé penalizzerebbe proprio le aziende italiane che intende difendere: così com’è consentirebbe di portare all’estero pelli conciate in Italia e di dare una lucidata al prodotto rientrato per poter applicare il made-in-Italy”. La ripresa ha messo in evidenza un altro tema: la reciprocità delle condizioni di scambio. I dati riferiti alle importazioni dei primi sei mesi dell’anno segnano una ripresa delle quantità importate (+11,3%), ma con un incremento meno che proporzionale dei valori (+4,8%), segnale di un peggioramento della qualità media importata o di un riaccendersi di meccanismi di contenimento dei prezzi in modo artificioso da parte dei produttori asiatici. Non è un caso che quasi la metà delle paia importate provenga dalla Cina (+12,8% in volume), i cui prezzi medi, già considerevolmente bassi, sono scesi ancora dell’8,4%. Tra gli altri paesi in crescita si segnala anche la Romania (+29,4%), verso cui però convergono anche molti prodotti semilavorati inclusi nei dati di reimportazione. “Dobbiamo purtroppo segnalare che, oltre alle politiche di dumping accertate e punite dalla Unione Europea, numerosi Paesi emergenti stanno mettendo in atto un’altra forma di competizione sleale – sottolinea il presidente di ANCI. Questi stessi Paesi, per favorire la propria produzione locale e renderla più competitiva sui mercati esteri, impediscono alle economie industriali manifatturiere, come l’Italia, di importare la loro materia prima e le loro pelli applicando dazi molto alti all’esportazione e altre barriere non tariffarie. Perciò abbiamo chiesto al VicePresidente della Commissione Europea e Commissario all’Industria e Imprenditoria, On. Antonio Tajani, di inserire cuoio e pellami tra le materie prime sensibili. Un tema che rischia di diventare molto importante se la ripresa sarà accompagnata da una crescita dei prezzi delle materie prime come ci aspettiamo”. Sulle prospettive, proprio il tema dei costi rischia di tarpare le ali alla ripresa: i tempi di pagamento si sono stabilizzati e per il 69,6% delle imprese i termini con cui vengono pagati i fornitori nazionali sono stabili (oltre l’84% se ci si riferisce ai fornitori esteri). Tuttavia, per il 62,3% del campione i tempi di incasso effettivo (sul mercato italiano) si sono allungati, segno che la scarsa liquidità presente sul mercato è ancora una costante di questa congiuntura e che anche un temporaneo ma veloce rialzo dei prezzi delle materie prime potrebbe mettere alla corda il ciclo incassi/pagamenti. Ciononostante le attese nei prossimi mesi sono ancora all’insegna dell’ottimismo. “Tra le imprese intervistate il 25% indica che si attende un aumento degli ordinativi sul mercato interno fino a dicembre 2010 - conclude Vito Artioli - e il 58,8% indica una situazione di stabilità: la percentuale degli ottimisti (40,6% degli intervistati) si alza molto se si guarda ai mercati esteri. Anche per i prossimi mesi, quindi, ci attendiamo un trend positivo ma trainato soprattutto dalle vendite oltre confine, mentre sul versante interno non prevediamo modifiche sostanziali dall’attuale stagnazione dei consumi.” Milano, 19 settembre 2010 anci\micam\10_09\cartella_stampa\def\cs_02_economics_micam092010_def.doc