la parola della domenica

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la parola della domenica
Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella 3ª Domenica di Pasqua B
secondo il rito romano
At 3,13-15.17-19
Sal 4,2.4.7.9
1 Gv 2,1-5a
Lc 24,35-48
Una lettura attenta del brano del vangelo di Luca, una lettura non viziata dal fatto che tanto
noi sappiamo come andrà a finire - i discepoli si arrenderanno all’evento della risurrezione -,
una lettura invece attenta ai particolari del racconto, non può non lasciare in noi una certa
sorpresa: la sorpresa della gradualità.
“Come è lento” - direbbe qualcuno - il cammino della fede! Come stenta ad attestarsi nel
cuore dei discepoli la convinzione che Cristo è risorto.
Noi uomini e donne dell’immediato, noi decisionisti anche della fede, “detto fatto”, ci
saremmo, a buon diritto, spazientiti.
Ma come? Voi stessi avete appena finito di dire che Gesù è apparso a Simone, adesso
arrivano due dei vostri amici a dirvi d’averlo riconosciuto nella locanda a Emmaus, ora
appare in mezzo a voi, e qual è la vostra reazione? “Stupiti e spaventati, credete di vedere
un fantasma”? Lo avete sentito con le vostre orecchie dire: “Pace a voi” e ancora sorgono
dubbi nel vostro cuore. Vi ha detto: “Toccatemi e guardate”, vi ha mostrato le mani e i piedi,
ma di voi è scritto: “...per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti”.
Noi, confessiamolo, ci saremmo spazientiti, spazientiti molto prima.
Gesù no! È la sconfessione di tanti nostri zeli religiosi poco illuminati, la sconfessione
dell’impazienza religiosa.
Gesù, a differenza di noi, conosce la gradualità degli itinerari della fede, del cuore.
Dall’impazienza religiosa nascono convinzioni fragili, edifici su fondamenti di sabbia, o
esclusioni.
Detto questo, potremmo forse soffermarci sulle strade della fede, le vie che, secondo Gesù,
portano dalla sensazione di avere davanti un fantasma - “credevano di vedere un fantasma”
- alla percezione intensa di avere un compagno di strada, il vivente, la fede che ti fa dire: “è
vivo”.
Sembra di leggere nel racconto tre itinerari -gli itinerari di Gesù - per la fede.
Il primo è nell’invito: “Toccatemi e guardate”.
Sono verbi che abbiamo cancellato dall’esperienza religiosa, ricondotta, quasi
esclusivamente, nel territorio delle nozioni, con un approdo fondamentalmente razionalistico.
Percorsi in cui entra la testa, ma non entrano le mani -”toccatemi”-, non entrano gli occhi ”guardate”-.
Mentre la fede, la fede nel Signore risorto, è scoperta anche per le mani, è scoperta anche
per gli occhi, fa vibrare anche il cuore.
Nell’America Latina si direbbe: è un fatto di pancia. E rende l’idea.
È vero che “toccare e guardare”, secondo il racconto, non bastano a disperdere i dubbi, ma
andiamoci piano a censurare ogni “guardare e toccare”. Saremo noi più illuminati del
Signore Gesù, che diceva: “Toccate, guardate”?
Forse rimane un interrogativo: in che cosa oggi tocchi il Signore risorto?
Forse oggi non diciamo più “toccate e guardate”, perché siamo diventati incapaci di leggere i
segni della risurrezione nel nostro tempo.
L’altro itinerario è nelle parole: “Avete qui qualcosa da mangiare? E mangiò davanti a loro”.
L’esperienza di fede che nasce dal mangiare e non solo dal digiuno: dal mangiare davanti al
Signore...
Gesù, il Rabbi di Nazaret, a differenza di altri rabbi, di altri maestri dello spirito, aveva legato
la sua immagine in vita al banchetto: “il Rabbi che amava i banchetti” ha intitolato Enzo
Bianchi un suo libro.
Il banchetto come segno di amicizia.
E, voi mi capite, sarebbe uno stravolgere, un impoverimento delle parole di Gesù,
l’interpretarle come una prova fisiologica: vedete che io mangio!
No. Io banchetto con voi, nel gesto della confidenza, dell’amicizia, della donazione. Nel
gesto della confidenza, dell’amicizia, della donazione, è il segno che Gesù è vivo.
E da ultimo: “Aprì loro la mente a comprendere le Scritture”.
Che peccato che per secoli questo, delle Scritture, sia rimasto un libro chiuso. “L’ignoranza
delle scritture” - diceva S. Gerolamo - “è ignoranza di Cristo”.
Ritorniamo alla Bibbia e sia, come si augura il Cardinale Carlo Maria Martini, il libro del terzo
millennio.
Come ai discepoli di Emmaus, capiterà anche a noi di sentire ardere il cuore, di sentire
Cristo vivo, vivo in cammino con noi, sulle strade del mondo.
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