Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl Capitolo 8 Regolatori trascrizionali in procarioti: struttra e funzione 1. Fai riferimento ai contenuti online 8.1. Quando il fago SPO1 infetta Bacillus subtilis, il primo passo nel suo programma di trascrizione prevede la trascrizione fagica dei geni precoci, tra cui il gene 28 della polimerasi dell’ospite. Il prodotto di questo gene, gp28, è un fattore sigma che si lega al core della polimerasi dell’ospite causando uno switch dalla trascrizione dei geni dell’ospite e dei geni fagici precoci, alla trascrizione dei geni fagici intermedi tra cui gp33 e gp34. Questi due polipeptidi fagici, gp33 e gp34, costituiscono un altro fattore sigma, che si associa con la polimerasi dell’ospite per dirigere l’espressione dei geni fagici tardivi. 2. Studi genetici e biochimici sostengono il modello della trascrizione fagica di SPO1 di cui sopra. Fagi mutanti nel gene 28 perdono la capacità di passare dalla trascrizione dei geni precoci a quella dei geni intermedi. Mutazioni in entrambi I geni 33 e 34 perdono la capacità di passare dalla trascrizione dei geni intermedi a quella dei geni tardivi. Questo supporta l'idea che il gene 28 è necessario per lo switch dei geni precoci in intermedi, e che I geni 33 e 34 sono necessari per lo switch dei geni intermedi in tardivi. Ulteriore conferma di questo modello proviene da esperimenti di purificazione di Pero et al. circa una serie di attività RNA-polimerasiche da cellule infettate con SPO1. E 'stato dimostrato che una di queste, che contiene gp28, è specifico per i geni fagici intermedi e l'altro, che contiene gp33 e gp34, è specifico per i geni fagici tardivi. 3. Al fine di dimostrare che σE di B. subtilis riconosce il promotore sporulazione specifico di 0,4 kb, lì dove σA riconosce un promotore di tipo vegetativo, potremo istituire il seguente esperimento. Vorremmo progettare un plasmide che porta un promotore ed un gene vegetativo, entrambi contenuti all'interno di un frammento di restrizione di una certa dimensione, diciamo di 2 kb. Il plasmide contiene anche Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl all'interno un frammento di restrizione noto di una diversa dimensione, diciamo di 0,8 kb, un secondo gene sotto il controllo del promotore sporulazione-specifico di 0,4 kb. Vorremmo quindi utilizzare questi plasmidi in un saggio di trascrizione in vitro utilizzando nucleotidi radiomarcati, il core dell’RNA polimerasi e σE o σA. Al fine di determinare quali geni sono trascritti quando la polimerasi è associata con le diverse subunità σ, faremo un Southern blot ed ibrideremo i trascritti marcati con I prodotti della restrizione del plasmide. Ci aspetteremo i seguenti risultati: I trascritti prodotti dall’RNA polimerasi associata con la subunità σA ibridizzerebbe con il frammento di restrizione di 2 kb. Ciò è dovuto al fatto che σA regola la trascrizione dei geni vegetativi-specifici. I trascritti generati dalla RNA polimerasi associata con la subunità σE dovrebbero ibridare con il frammento di restrizione di 0,8 kb. Questo è dovuto al fatto che la trascrizione del DNA è diretta dal promotore sporulazione-specifico di 0,4 kb riconosciuto da σE. Per l'attuale piano sperimentale e per I risultati ottenuti da Losick e colleghi, vedi le figure 8.4 e 8.5. 4. B. subtilis altera il suo programma trascrizionale durante la sporulazione tramite diversi fattori σ che si associano con il nucleo della RNA polimerasi e dirigono l'espressione di geni sporulazione specifici. Le sequenze del promotore che dirigono l’espressione di geni sporulazione specifici sono distinti da quelle sequenze del promotore i cui geni sono necessari per la crescita vegetativa. Questi promotori sono riconosciuti da fattori σ distinti. Ad esempio, σA riconosce specificamente i promotori di geni necessari per il mantenimento dello stato vegetativo e σA non è prodotto durante la sporulazione. Alcuni di questi fattori σ associati con la sporulazione sono, σF, σE, σH, σC, e σK. Il primo fattore σ prodotto durante il processo di sporulazione è σF che avvia una serie di switches genetici che agiscono in concerto per il controllo del programma di trascrizione sporulazione-specifico. 5. Fai riferimento ai contenuti online 8.2. L’esperimento di Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl trascrizione run-off può essere utilizzato per dimostrare che B. subtilus σE trascrive specificamente geni sotto il controllo del promotore di spoIID. In questo esperimento si utilizza un frammento di DNA contenente il promotore di spoIID sotto la direzione del gene spoIID troncato ad una distanza nota dal sito di inizio della trascrizione. Questo ci permetterà di prevedere la dimensione del trascritto prodotto da questo gene. Potremo istituire una reazione di trascrizione in vitro, in presenza di nucleotidi radiomarcati e del nucleo della polimerasi associata a differenti fattori σ. L’autoradiografia dimostrerà la presenza di trascritti run-off solo quando spoIID è trascritto in presenza di σE. 6. La risposta allo shock termico in E. coli è mediata da un fattore sigma, σ32 (σH), un prodotto del gene rpoH. La presenza di σ32 consente la trascrizione dei geni che codificano chaperonine coinvolte nel refolding di proteine denaturate. Porta anche alla trascrizione di geni che codificano per proteasi che degradano le proteine aberranti. Mentre un aumento della trascrizione di σ32 è innescato dallo shock termico, esistono meccanismi alternativi per consentire un più rapido aumento della quantità di σ32 disponibile per l'attivazione dei geni dello shock termico. Uno di questi meccanismi è una maggiore stabilità di σ32 dopo lo shock. σ32 è normalmente associato a chaperonine che destabilizzano la proteina, ma immediatamente dopo l'urto di calore queste chaperonine legano una grande quantità di proteine cellulari e σ32 viene lasciato libero di attivare I geni dello shock termico. Inoltre, l'elevata temperatura aumenta l'efficienza con cui l’mRNA di rpoH viene tradotto. Questo ha come risultato la fusione della struttura secondaria della regione al 5 ' dell’mRNA. 7. Il fago T7 ha tre fasi trascrizionali chiamate I, II e III. Ci sono 5 geni di classe I e questi sono trascritti dalla RNA polimerasi dell’ospite. Uno di questi codifica per una RNA polimerasi fagica. Questa RNA polimerasi è altamente specifica per I geni di classe II e III. Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl 8. Vedere la Figura 8.7. Il batteriofago λ compie lo switch della trascrizione da precoce immediata a precoce ritardata fino alla tardiva mediante gli antiterminatori. L'RNA polimerasi dell’ospite trascrive I geni precoci immediati, cro ed N, utilizzando i promotori PR e PL. L'mRNA prodotto da questi promotori può essere esteso per comprendere le trascrizioni dei geni precoci ritardati; ma questo è bloccato da una sequenza di terminazione tra i geni precoci immediati ed I geni precoci ritardati. N codifica per un antiterminatore che permette alla polimerasi di leggere attraverso il terminatore. Cro codifica per una proteina che sopprime il pathway lisogenico bloccando la trascrizione del gene cI, che codifica per il repressore di λ necessario per il mantenimento della lisogenia. I geni precoci ritardati, O e P, codificano per le proteine necessarie per la replicazione fagica. Il terzo gene dei precoci ritardati, Q, è un altro antiterminatore e la sua produzione consente la trascrizione dei geni tardivi. I geni tardivi sono trascritti dal promotore PR '. In assenza di Q, la trascrizione da questo promotore è fermato dopo 194 basi a causa di una sequenza di terminazione. La presenza di Q consente alla polimerasi di by-passare questo terminatore e di trascrivere i geni tardivi necessari per produrre le proteine fagiche della testa e della coda. 9. Si vedano le figure 8,8 e 8,9. La chiave per la regia dell’antiterminazione di λ in cellule di E. coli infettate dal fago risiede in un sito chiamato nut (utilizzo di N) immediatamente a valle del PL. Questo sito è distinto dalla sequenza di terminazione alla fine del gene N. N proteina lega il sito nut sul trascritto di mRNA ed un complesso di proteine, tra cui NusA, legandosi alla polimerasi. La proteina N , quindi, si associa con NusA e questo complesso di proteine associato con il sito nut modifica la polimerasi così da leggere attraverso il terminatore alla fine del gene N. 10. Vedere la Figura 8.10. Quando il complesso di allungamento raggiunge la fine del gene N, rallenta a causa della presenza di Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl una serie debole di coppie di basi UA nell’ibrido RNA / stampo. Durante questa pausa la metà a monte della regione stelo-ansa dell’RNA si lega al sito di legame a monte della RNA polimerasi. La metà della regione ad ansa dell’RNA a monte può essere rilasciata dall'RNA polimerasi e può formare un’ansa. La formazione dell’ansa causa la destabilizzazione del complesso di allungamento e la conseguente terminazione. Pertanto, la terminazione è fortemente dipendente dalla velocità e dall'efficienza di formazione dell’ansa, mentre il complesso di allungamento è in pausa. Questo processo è influenzato dal entrambe le proteine N e NusA. La presenza di NusA da solo facilita la formazione dell’ansa. Indebolisce i contatti tra il sito di legame della RNA polimerasi a monte, e la metà a monte della putativa ansa nell’RNA, che le consenta di legare l’altra sua metà. Questo stimola la terminazione. N contatta anche la metà a monte della putativa ansa. Il legame di N elimina gli effetti positivi di NusA ed ostacola piuttosto che stimolare la formazione dell’ansa, inibendo così la terminazione. E’ interessante notare che NusA cambia il suo ruolo quando N è presente. In presenza di N, NusA può inoltre impegnare la metà a monte dell’ansa dove si formerà lentamente un’altra ansa. 11. Fai riferimento ai contenuti online 8.4. Un esperimento dimostrerebbe che entrambi, N e NusA, contattano l'RNA, che costituisce la prima o la prima metà a monte dell’ansa a gomito sosterrebbe l'ipotesi che N e NusA controllano la formazione dell’ansa nella terminazione intrinseca. Per dimostrare il legame delle proteine all’RNA, possono essere usati esperimenti di UV cross-linking. Siamo in grado di cross-linkare mediante UV un RNA ad una proteina introducendo basi modificate nell’RNA. Possiamo poi visualizzare le proteine marcate legate all’RNA utilizzando PAGE e autoradiografia. In un esperimento di questo tipo, si può utilizzare un mutante del terminatore che produce un complesso lento di allungamento. Ciò faciliterà il cross-linking dell’RNA alle proteine NusA ed N. Substrati analoghi possono essere incorporati nella catena dell’RNA seguendo l'allungamento del complesso lungo lo stampo. In Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl questo modo siamo in grado di introdurre analoghi nelle posizioni dell’RNA corrispondenti alla porzione a monte o a valle dell’ansa. Questo RNA può essere incubato sia con N, con NusA, o con entrambi, e può essere successivamente irradiato per UV per consentire il cross-linking di qualsiasi proteina legata alle regioni dell’RNA contenente gli analoghi del ribonucleotide. Dai dati ci si aspetta che sia NusA, N, o che entrambe insieme, possano essere cross-linkate a nucleotidi nella posizione -24 corrispondente alla metà a monte dell’ansa a gomito. Tuttavia, le proteine non possono essere legate alla posizione -14, corrispondente alla metà a valle dell’ansa a gomito. Questi dati, ottenuti da Gusarov e Nudler, sostengono l'ipotesi che sia N e NusA contattano l'RNA, che costituisce la prima o la metà a monte dell’ansa a gomito. Un esperimento simile condotto da Gusarov e Nudler ha dimostrato che N stimola il legame tra la metà a monte dell’ansa a gomito e le subunità β e β' dell’RNA polimerasi; inoltre, N e NusA stimolano ulteriormente questo legame, in accordo con l'ipotesi che N e NusA collaborino per impedire la formazione dell’ansa, e quindi evitare la terminazione della trascrizione a livello dei terminatori intrinseci. 12. Vedere la Figura 8.12. Nonostante la sua incapacità a riconoscere l'RNA polimerasi, il promotore PRE può dirigere la trascrizione del gene CI. Questo è dovuto al fatto che CII si lega debolmente al sito -35 del promotore ed aiuta il legame alla RNA polimerasi, in modo da permettere alla trascrizione di procedere. 13. Le basi contattate dalla RNA polimerasi nella regione -35 del promotore PRE sono sul lato opposto della doppia elica del DNA rispetto a quelle basi nella stessa regione del DNA che vengono contattate da CII. Così, si analizza il DNA da lati opposti, CII ed RNA polimerasi possono legarsi contemporaneamente ad una stessa regione di DNA. 14. Fai riferimento ai contenuti online 8.7. Il repressore di λ Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl regola la propria sintesi sia in senso positivo e che negativo come segue. In un λ lisogeno, I dimeri di repressore legano preferenzialmente OR1 ed OR2. Questo legame vincolante attiva l'espressione da PRM quindi regolando positivamente l'espressione del repressore da cI. Non appena la concentrazione del repressore aumenta, I siti di legame OR3 sono occupati e questo inattiva l’espressione da PRM regolando negativamente l'espressione di cI. Un esperimento di run-off in vitro può essere usato per dimostrare questo fenomeno. Uno stampo di DNA è stato progettato in modo da contenere OR, la regione che controlla l’espressione verso sinistra di cI da PRM e l’espressione verso destra di cro da PR. Possiamo sintetizzare i trascritti marcati in presenza di quantità crescenti di repressore. In un esperimento di questo tipo ci aspettiamo di osservare che a basse concentrazioni di repressore vi è una stimolazione della produzione del repressore da PRM, ma ad una concentrazione più elevata di repressore vi è una diminuzione della produzione di repressore da PMR. Inoltre, se si controlla la trascrizione di cro in questo esperimento vedremo l'inibizione della trascrizione di cro a basse concentrazioni di repressore e l'abolizione della trascrizione di cro a concentrazioni di repressore più elevate. 15. L’esperimento genetico di soppressione intergenica si basa sul principio per cui una mutazione in un gene, nel caso specifico, di una subunità della polimerasi, sopprime la mutazione in un altro gene, quello del repressore. L’assenza di interazione tra polimerasi e repressore dovuta al repressore mutante è resa possibile dalla mutazione compensatoria che genera una subunità della polimerasi in grado di legare il repressore mutato. 16. Fai riferimento ai contenuti online. Un soppressore intergenico dell’esperimento può essere utilizzato per dimostrare che il repressore di λ interagisce con la subunità σ della RNA polimerasi di E. coli. In un esperimento di questo tipo, si utilizza un repressore di λ mutato che non può stimolare la trascrizione dal promotore PRM. Se questa perdita di attività è dovuta ad Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl una perdita della capacità del repressore di interagire con l'RNA polimerasi sul sito del promotore, si dovrebbe essere in grado di isolare uno ceppo di E. coli con una mutazione compensativa nella RNA polimerasi che consenta alll'interazione di avvenire e di ripristinare la trascrizione dal promotore PRM. Tali mutazioni sono rare, tuttavia, possiamo utilizzare una selezione positiva per individuare solo le mutazioni desiderate. Vorremmo istituire l'esperimento come segue. Utilizzando un profago, siamo in grado di introdurre in E. coli, un gene cI recante una mutazione che impedisca l’interazione del repressore con l'RNA polimerasi sul sito del promotore PRM. Per selezionare mutanti di compensazione della RNA polimerasi, possiamo introdurre un secondo profago che porta un gene di resistenza per la kanamicina (kanR) sotto la direzione del promotore PRM. Con la crescita di E. coli su kanamicina, consentiamo solo la sopravvivenza delle cellule con una mutazione di soppressione della RNA polimerasi. La mutazione permette la trascrizione del gene kanR dovuta al ripristino delle interazioni tra la RNA polimerasi ed il repressore di λ. Per dimostrare che l'interazione tra l’RNA polimerasi ed il repressore di λ coinvolge la subunità σ della RNA polimerasi possiamo introdurre in cellule con il costrutto del gene kanR, una collezione di geni mutanti rpoD che codificano per le subunità-σ. Le linee cellulari kanamicina resistenti che portano un gene mutante rpoD forniscono l’evidenza che l'interazione tra l’RNA polimerasi ed il repressore di λ coinvolge la subunità σ. 17. Vedere la Figura 8.16. La decisione di crescere in maniera lisogena o litica è determinata in base alla quantità dei prodotti dei geni cro e cI all'interno della cellula. cI produce il repressore di λ, la cui presenza determina lisogenia ed è incompatibile con il ciclo litico. La proteina cro inibisce la trascrizione dal gene cI, mentre al tempo stesso, induce la trascrizione del suo stesso gene e dei geni necessari per il ciclo litico. Se cI predomina, la lisogenia è garantita; se predomina cro, la lisogenia è inibita ed è garantito il ciclo litico. Due promotori importanti nel controllare l'espressione di questi geni sono PRM e PR. Il promotore PRM Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl dirige verso sinistra la trascrizione di cI, ed il promotore PR dirige verso destra la trascrizione di cro. La lotta tra cI e cro per l’infezione lisogenica o litica è in parte un riflesso del fatto che lo stesso operatore tripartito controlli l'espressione di entrambi i promotori. Entrambi cro e cI riconoscono l'operatore che ha tre siti di legame, OR1, OR2 e OR3. La proteina cI ha la sua maggiore affinità per OR1 ed il legame del repressore ad OR1 conduce al legame cooperativo di OR2. Se il repressore è presente si lega ad OR1 ed ad OR2 ed induce l’espressione di cI dal promotore PRM. Così, il repressore di λ mantiene la propria espressione. Mentre l’espressione da PRM è indotta, vi è una concomitante inibizione dell’espressione di cro da PR. Se dall'altra parte, predomina la proteina cro, questa si lega preferenzialmente ad OR3, ed impedisce il legame della RNA polimerasi inibendo la sintesi del repressore. La trascrizione è stimolata da PR ed i geni per il ciclo litico sono indotti. E' evidente quindi che la chiave per la lotta è il livello relativo dei prodotti dei geni di cro e cI. Ciò è determinato da fattori ambientali. L'abbondanza di nutrienti favorisce il ciclo litico mentre un ambiente con condizioni nutrizionali meno favorevoli favorisce il lisogeno. Questo permette al fago essenzialmente di mettere un fermo al sul suo ciclo vitale fino a quando prevarranno condizioni di crescita più favorevoli. Il prodotto del gene cII media il rilevamento delle condizioni nutrizionali. CII è suscettibile alla degradazione da proteasi e questi enzimi sono abbondanti in terreni ricchi di nutrienti. Bassi livelli di CII sono, quindi, presenti in terreni ricchi di nutrienti mentre livelli più alti sono presenti nei mezzi poveri di sostanze nutritive. CII favorisce la lisogenia attivando il promotore PRE che a sua volta produce il repressore di λ. CII inoltre favorisce la lisogenia in quanto il promotore PRE genera trascritti anti-senso di cro. 18. Vedere la Figura 8.17. Danni da agenti mutageni come la luce UV o mutageni chimici causano il rilascio della progenie fagica di λ dal lisogeno a seguito dell’induzione del pathway del sistema SOS. Un ruolo chiave in questo percorso lo svolge la proteina RecA. RecA normalmente svolge un ruolo nella Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl ricombinazione, ma agisce anche come co-proteasi nell’indurre un’attività proteasica latente nel repressore di λ. Questo porta alla scissione ed inattivazione del repressore. Non appena il repressore è distrutto non può più indurre la propria espressione ed i siti dell’operatore a cui si lega, OR1 e OR2, sono liberi. Questo consente alla polimerasi di legare PR e di trascrivere cro. Il prodotto del gene cro quindi si lega ad OR3 e stimola la propria espressione inibendo l'espressione del repressore di λ. I geni a valle di cro necessari per il ciclo litico anche sono trascritti. In questo modo il fago passa da uno stato lisogenico ad uno stato litico. 19.Vedi la Figura 8.19: 20. Fai riferimento alla figura 8.20 ed ai contenuti online 8.8. Esperimenti di cambiamenti di amminoacidi possono essere usati per dimostrare quali amminoacidi sono importanti nella specificità di legame del repressore al suo operatore. In questi esperimenti, i residui aminoacidici che studi strutturali hanno previsto che svolgano un ruolo nel legare un determinato operatore vincolanti sono modificate da esperimenti di mutagenesi sito-diretta. Per utilizzare l'esempio del testo dei fagi -simili come 434 e P22, possiamo prevedere che, se dovessimo sostituire gli aminoacidi del repressore di P22 poremmo ipotizzare che siano importanti, per il legame con l'operatore, anche quelli ipotizzati per eseguire la stessa funzione nel fago 434, ed il repressore del fago ingegnerizzato P22 potrebbe quindi ora legare l’operatore del fago 434. In altre parole, gli Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl aminoacidi chiave nel legare l’operatore ad un repressore possono conferire la stessa specificità di legame all’operatore da parte di un repressore di un altro fago. Noi possiamo visualizzare la variazione della specificità del legame al DNA attraverso esperimenti di DNasi footprinting. Ci si aspetterebbe di osservare il legame del repressore 434 alterato, agli operatori del P22 e viceversa. Studi funzionali possono anche essere utilizzati per determinare la specificità di legame dei repressori ai loro operatori. Cellule di E. coli lisogene per il fago 434 (in realtà, lisogene per un fago lambda recante la regione di immunità del fago 434), per esempio, saranno immuni alla superinfezione da parte di un altro fago lambda recante la regione di immunità del fago 434, in quanto il repressore nel lisogeno inattiverà i geni del fago entrante. Se, tuttavia, potessimo ingegnerizzare un fago lambda con una regione di immunità del fago 434 tale da avere gli aminoacidi nel suo dominio di legame del repressore, fondamentali per il legame agli operatori del fago P22, un lisogeno per questo fago ricombinante non sarà più immune alla superinfezione da parte del fago lambda con la regione di immunità del fago 434, ma sarà tuttavia immune alla superinfezione da lambda recante la regione di immunità del fago P22. 21. Il repressore di λ e Cro legano con affinità diverse le diverse regioni degli stessi operatori. In particolare, il repressore si lega con più alta affinità ad OR1 e con un’affinità più bassa ad OR3, mentre Cro lega con più alta affinità OR3 e con un’affinità più bassa OR1. Tali peculiarità sono mediate da interazioni specifiche aminoacido-coppia di base per mediare il riconoscimento tra l’elica ed il solco maggiore del DNA. Gli aminoacidi critici e le coppie di basi sono differenti per Cro e per il repressore di λ. 22. Le catene laterali della glutamina e dell’asparagina tendono a formare legami idrogeno con il DNA. 23. Il metilene ed i gruppi metilici sugli aminoacidi tendono a Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl legarsi al DNA tramite interazioni idrofobiche. 24. Un legame idrogeno nel contesto della rete di interazioni DNA-proteina si riferisce al fenomeno per cui le proteine possono interagire con il DNA bersaglio, non solo tramite legami idrogeno con le coppie di basi del DNA, ma anche con legami aggiuntivi aminoacido-aminoacido e legami aminoacidoscheletro fosfato. In molti casi, l'attrazione di un amminoacido per un altro può facilitare indirettamente il legame al DNA posizionando la catena laterale di un aminoacido in maniera ottimale per l'interazione con la coppia di basi che funge da suo bersaglio. Un legame idrogeno coinvolge quindi tre vie di interazione tra aminoacidi, e, sia lo scheletro del DNA, e, sia una coppia di basi. Vedere la figura 8.24 per esempi. 25. Vedere la figura 8.26b: Aporepressore Repressore 26. Vedere la figura 8.27. 27. Il riconoscimento dell’elica del repressore di λ si adatta lateralmente nel solco maggiore dell’operatore, mentre il Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl + = increased DNase sensitivity - = decreased DNase sensitivity riconoscimento dell’elica del repressore del trp si inserisce quasi ad angolo retto nella grande scanalatura del suo operatore. 28. I siti di riconoscimento delle proteine di legame sono spesso presenti in due o più copie sulla molecola di DNA. Questo permette alle proteine di legarsi come dimeri o come oligomeri. Il legame di una proteina come dimero ad un duplice sito di riconoscimento sulla molecola di DNA richiede meno energia che il legame di due monomeri separatamente allo stesso DNA. Il legame di un dimero al DNA ha più successo del legame di due monomeri in quanto la seconda proteina del dimero è automaticamente nel corretto orientamento per il legame al secondo sito. Otterremo l'energia necessaria per orientare la seconda proteina correttamente rispetto al suo DNA bersaglio. 29. Fai riferimento ai contenuti online 8.10: +=Aumento della sensibilità alla DNasi -=Diminuzione della sensibilità alla DNasi Più stretto, meno suscettibile Più largo, più suscettibile Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl 30. Fai riferimento ai contenuti online 8.10. Il legame cooperativo di dimeri del repressore di λ agli operatori separati da un numero intero di giri dell’elica può essere dimostrato mediante esperimenti di DNasi footprinting. Il principio alla base di tali esperimenti è il seguente. Il legame cooperativo di dimeri del repressore a due operatori, su di una stessa molecola di DNA, è facilitato dal loop del DNA coinvolto nel legame. Questo loop è il frutto di zone a maggiore e minore sensibilità alla DNasi nella regione interessata. Questo è il risultato di una compressione dello scheletro sul lato interno del loop e dell’espansione dello scheletro sul lato esterno del loop. Su di una autoradiografia da un esperimento di DNasi footprinting, questo può essere visualizzato come un alternanza di bande nella regione corrispondente al loop. Ciò è in aggiunta alle due aree protette che corrispondono ai siti di legame del repressore. Al contrario, un legame non cooperativo si tradurrà in due aree protette che corrispondono ai siti di legame del repressore, come prima, ma non vi sarà alcuna alterazione del pattern della DNasi I nella regione interessata. Per dimostrare che il legame cooperativo richiede un numero intero di giri che separa i due siti di legame del repressore potremo creare molecole di DNA contenenti I siti di legame del repressore separati a varie distanze. Solo le distanze che sono multipli di 10,5 coppie di basi conterranno un numero intero di giri dell’elica. Queste molecole di DNA verranno marcate, potranno legare dimeri del repressore ed essere sottoposte poi a trattamento con DNasi. Ci si aspetta di osservare un pattern alternato nella regione tra i siti di legame del repressore solo quando quei siti sono separati da un numero intero di giri dell’elica. Tale risultato suggerisce che i singoli dimeri di repressore sono legati cooperativamente, facilitati dal loop del DNA. Ci aspettiamo che un numero non intero di giri, tra i siti di legame del repressore, sarà proibitivo per il legame cooperativo dei dimeri di repressore in quanto le proteine non saranno allineate sulla stessa faccia del DNA dopo il loop. Questo sarà evidente in questo esperimento per la mancanza di un’alterazione della sensibilità alla DNasi con un’insensibilità tra i due siti di legame del repressore. Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl 31. Vedere la Figura 8.30. Siamo in grado di utilizzare la microscopia elettronica per dimostrare che I dimeri del repressore di λ si legano cooperativamente al DNA sugli operatori separati da un numero intero di giri dell’elica. Come descritto nel precedente esperimento, possiamo ingegnerizzare molecole di DNA contenenti siti di legame per l’operatore separati da varie distanze. Solo le distanze che sono multipli di 10,5 coppie di basi (il numero di coppie di basi in un singolo giro dell’elica) mostreranno la formazione di un loop in una micrografia elettronica quando queste molecole possono legare dimeri del repressore di λ. 32. σ54 è difettoso, perché, mentre l’oloenzima dell'RNA polimerasi contenente σ54 può legarsi al suo promotore glnA, non può dirigere la formazione di un complesso aperto del promotore. 33. La formazione di un complesso aperto tra Eσ54 ed il suo promotore dipende da un enhancer batterico che lega l’attivatore NtrC, e l’ATP, che è idrolizzato da NtrC. 34. Il seguente approccio può essere utilizzato per dimostrare che il loop del DNA è coinvolto nell'interazione tra Eσ54 al promotore di glnA e di NtrC legata all’enhancer. Possiamo ingegnerizzare un ceppo di E. coli in cui l’enhancer ed il promotore sono su molecole di DNA separate legate in catene. Un legame intracatena tra le due molecole circolari consente l’avvicinarsi dei due elementi cis-agenti. Tuttavia, questa struttura esclude qualsiasi scorrimento della proteina legata all’enhancer tramite Eσ54 dal momento che si trovano su molecole separate. Essa esclude inoltre l'attivazione della trascrizione da parte di qualsiasi rotazione del DNA o alterazione della struttura secondaria causata dal legame di NtrC al sito di enhancer. Ogni attivazione della trascrizione osservata suggerisce l'interazione delle proteine tramite il loop. Siamo in grado di misurare l'attivazione dal promotore attraverso Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl l'espressione genica, o possiamo direttamente cercare il loop mediante microscopia elettronica. Ci si aspetta di vedere l'attivazione del promotore di glnA e ci aspettiamo, inoltre, di visualizzare direttamente il loop utilizzando la microscopia elettronica. In effetti, questo è ciò che è stato osservato (Figura 9.20). 35. L’enhancer per il fago T4 σ55 è molto diverso da quello per l’enhancer di σ54. L’enhancer per T4 non mappa in un singolo sito; piuttosto, è la sua forcella di replicazione, e, la sua proteina legata è una o più delle proteine dell’apparato replicativo, che si muove lungo la forcella. Questo enhancer non contatta la sua RNA polimerasi tramite il loop così come fa σ54, e, per funzionare deve essere sulla stessa molecola di DNA, come il promotore che la controlla. Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl Per l’approfondimento 1. Per verificare l'ipotesi che un particolare gene con due diversi promotori è riconosciuto da due fattori σ distinti, può essere usato il seguente approccio. Siamo in grado di purificare l'attività della polimerasi da cellule in cui questo gene è attivo. Se , per esempio, si individuano due attività polimerasiche con la cromatografia di DNA-cellulosa possiamo usare queste polimerasi in un saggio di trascrizione run-off con nucleotidi radiomarcati. Possiamo utilizzare una polimerasi associata con un fattore σ in un saggio ed un’altra polimerasi associata con un secondo fattore σ in un secondo saggio. Come stampo si può utilizzare un frammento del gene tronco e se osserviamo trascritti di run-off di due dimensioni differenti, prodotte da due diversi fattori σ, confermiamo l'ipotesi che il gene contiene due promotori. 2. Una cellula di E. coli che è lisogena per un particolare fago λ è immune da superinfezione da un ceppo di λ identico. Questo è perché il profago produce il repressore di λ (CI) e questo spegnerà la repressione di tutti i geni fagici, ad eccezione dei geni che codificano per il repressore stesso. Le molecole di repressore che si trovano in E. coli a seguito dell’infezione con il secondo fago λ, inattiveranno tutti I geni del fago che vuole entrare rendendo così impossibile la superinfezione da parte del lisogeno. 3. Trasfettando cellule di E. coli lisogenizzate con un particolare fago λ ,lisogenizzato con un secondo fago λ, avente le sequenze dell’operatore significativamente Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl diverse da quelle del lisogeno, ci aspetteremo di ottenere una superinfezione. Questo è dovuto al fatto che il repressore di λ prodotto dal lisogeno non riconosce gli operatori del secondo fago, con conseguente abolizione della repressione, consentendo l'espressione genica del secondo fago, e quindi l’infezione. 4. Irradiando i λ lisogeni di E. coli geneticamente diversi, uno che diventa un ceppo litico ed uno che rimane lisogenico, si potrebbe spiegare questo fenomeno ipotizzando che il ceppo non-litico abbia una mutazione nel gene RecA. Una mutazione di questo tipo impedirebbe una distruzione RecA-indotta del repressore di λ, il che significa che E. coli non sarebbe stata liberata dai lisogeni. 5. In un ceppo di λ mutato nel gene CII , l’infezione litica si verificherà il 100% delle volte. CII è necessario per attivare l'espressione da PRE, il promotore per il mantenimento del repressore. In sua assenza nessun repressore di λ è sintetizzato per indurre lisogenia. Inoltre, CII induce l'espressione dei geni Q e cro i cui prodotti sono necessari per la trascrizione dei geni tardivi necessari per il ciclo litico. In alternativa, il fago potrebbe portare una mutazione nel gene cI, che codifica per il repressore. Senza il repressore, non ci può essere infezione lisogenica. 6. In un ceppo di λ che produce sempre lisogeni è probabile che sia mutato il gene cro. La proteina cro inibisce la trascrizione del gene cI che codifica per il repressore di λ mentre allo stesso tempo induce la trascrizione del suo stesso gene e dei geni necessari per il ciclo litico. 7. Un ceppo di λ con un gene N inattivato non produrrà né infezione litica né lisogenica. Questo è dovuto al fatto che N funziona come un antiterminatore per consentire l'espressione dei geni precoci ritardati. I prodotti dei geni precoci ritardati Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl sono necessari per il mantenimento sia del ciclo litico che del ciclo lisogenico. 8. La seconda frase in questa domanda deve essere nuovamente formulata per dire: "Modificando questa asparagina (non glutamina) in alanina ..." Residui di asparagina tendono a formare legami idrogeno con il DNA. Il cambiamento di questa asparagina in alanina blocca l'interazione proteina-DNA in quanto l’alanina tende ad interagire con il DNA attraverso interazioni idrofobiche. La citosina è priva di ogni gruppo idrofobico metilico o metilenico. Possiamo tuttavia ripristinare il legame al mutante mediante una mutazione compensativa nel DNA bersaglio, cambiando la citosina bersaglio in timina. Ciò è dovuto al fatto che la timina, attraverso il suo gruppo metilico, può formare una interazione idrofobica con l’alanina e che questa interazione ripristina i contatti l'aminoacido-coppia di basi del DNA in questa posizione. 9. Si potrebbe verificare questa ipotesi utilizzando un esperimento di mutagenesi sito-diretta, per modificare le coppie di basi che sembrano svolgere un ruolo nel legare la proteina tramite svolgimenti ed avvolgimenti del solco più stretto. I siti bersaglio del DNA 4, 5 e 6 possono essere modificati per includere coppie di basi (coppie G-C) che sono meno sensibili allo svolgimento. Se questa alterazione risultasse nella diminuzione della capacità di legame della proteina bersaglio alla sua sequenza bersaglio, questo sarebbe a favore dell’ipotesi presentata. 10.Per una coppia di basi T-A, bisogna richiamare l'immagine speculare della coppia di A-T illustrata in Figura 2.13. Nel diagramma seguente, le A rappresentano il sito accettore per I legami idrogeno mentre le D rappresentano siti donatori per i legami idrogeno. Rilevante per l’interazioni con la proteina con queste coppie di basi è la constatazione che all'interno del solco maggiore il profilo dei legami idrogeno è ben diverso, Biologia molecolare 2/ed Robert F. Weaver Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srl ancor di più che nel solco minore. Pertanto, le proteine utilizzano il solco maggiore per discernere una particolare coppia di basi. Questo pattern distinto nel solco maggiore di una coppia di basi A-T è facilmente individuabile dal profilo di legami idrogeno accettori e donatori presenti nel solco maggiore di una coppia di basi G-C. Solco maggiore Solco minore