Omelia di S.Ecc. mons. Vescovo alla Convocazione Diocesana Stadio del Rugby di Treviso, 6 giugno Care sorelle e fratelli, abbiamo iniziato il nostro incontro ascoltando la Parola di Dio perché il nostro Dio parla; parla perché le sue parole rimangano in noi. Le sue parole sono, ora, in noi e possiamo sperare che si avveri la promessa che Gesù ci ha ripetuto: “Se le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà fatto.. perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda”. E noi ci siamo riuniti oggi specialmente per pregare il Padre, in tanti e con una sola voce: vescovo, sacerdoti, diaconi, consacrate, laici rappresentanti delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti. Le nostre voci si fondono con la Voce che Dio Padre conosce meglio di tutte, la voce del suo Figlio amatissimo Gesù che è si è fatto nostro amico e fratello. In questo momento possiamo veramente pregare con la Voce potente di Gesù perché abbiamo appena ascoltato le sue parole ed esse sono dentro di noi. Che cosa chiediamo con una sola voce e un sol cuore al Padre, certi che nel nome di Gesù ce lo concederà? Chiediamo la grazia di essere capaci di accogliere il comando di Gesù: “Rimanete nel mio amore”. Al Padre chiediamo la Forza dello Spirito Santo per rimanere nell’amore che Gesù ha nel suo Sacro Cuore; chiediamo di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amati; chiediamo la Carità che viene da Dio Padre perché è la cosa più grande e rimane in eterno. Preghiamo con fiducia e tutti uniti, care sorelle e fratelli. Nessuno di noi privi gli altri della sua preghiera; ma chi di noi ha nel cuore più fede e più amore preghi con più intensità. Preghiamo per noi qui presenti e per tutta la nostra Diocesi perché ci siamo riuniti per questo: per chiedere al Padre che rinnovi i prodigi della Pentecoste in tutta la nostra Chiesa diocesana, in ogni parrocchia, in ogni famiglia, in ogni associazione e movimento, tra il Vescovo e i sacerdoti del nostro presbiterio, tra la comunità dei diaconi, in ogni comunità di consacrate e consacrati. Ci siamo messi nella condizione in cui erano i primi discepoli nel cenacolo il giorno di Pentecoste: raccolti in preghiera con Maria in mezzo a noi. Dio Padre ci esaudisca e rinnovi i grandi prodigi con cui ha fatto nascere la Chiesa di Gesù. Rinnovi su di noi e su tutti i cristiani della nostra Diocesi l’effusione dello Spirito Santo e lo Spirito Santo compia nei nostri cuori la sua opera. Lo Spirito Santo compire una sola azione e solo lui può farla: “riversa la Carità di Gesù nei cuori di coloro che credono e ricevono il battesimo”. Egli solo ha la potenza divina di fare il miracolo delle lingue che tanto stupì gli abitanti di Gerusalemme il giono di Pentecoste. Lo Spirito Santo è sceso nei cuori dei discepoli e ha insegnato loro la lingua universale che tutti gli uomini capiscono: la lingua della Carità. Il linguaggio della Carità lo conosce bene solo Gesù e ci ha donato il Maestro interiore, lo Spirito Santo, perché lo insegni anche a noi. Questa lingua dell’amore è capita da ogni bambino che nasce al di là della razza, cultura, religione in cui gli capita di nascere. E’ universale e porta a Gesù perché chi parla la lingua della Carità parla come Gesù, in sintonia piena con Lui e con il suo Sacro Cuore. Ci porta a Gesù uniti tra di noi perché chi parla la stessa lingua dell’amore si capisce con gli altri; si diventa sorelle e fratelli e figli dell’Unico che merita veramente di essere chiamato “Abbà, Padre”: il nostro Dio misericordioso. Se ascolteremo lo Spirito Santo e parleremo, con la vita e con la voce, la lingua della Carità di Gesù saremo una Chiesa di missionari. Tanti ci ascolteranno e impareranno a parlare e a vivere come Gesù. Questa è la vera vita, la vita eterna: “Obbedire al suo comandamento imparando dallo Spirito Santo a parlare la lingua della Carità per rimanere in Gesù e, con Lui, nel Padre”. Ecco i prodigi della Pentecoste che nella nostra preghiera chiediamo che il Padre rinnovi in mezzo a noi nel nome di Gesù. Ma la nostra preghiera, se è sincera, diventa subito anche una preghiera sofferta. Dobbiamo confessare che, anche se lo Spirito Santo agisce in noi da anni, ancora balbettiamo a fatica la lingua della Carità che lui cerca di insegnarci. La balbettiamo appena specialmente nelle nostre scelte e comportamenti. Non mostriamo sempre i frutti belli di amore che Gesù chiede ai suoi: “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e siate miei discepoli”. Per questo siamo poco missionari perché non mostriamo frutti maturi di amore e, così, convinciamo poco gli uomini e glorificare il Padre. Dobbiamo confessare che balbettiamo la lingua della Carità di Gesù perché i nostri cuori si sono intiepiditi; non siamo né caldi né freddi. Ci siamo intiepiditi dentro una società sazia di idoli fatti con le proprie mani e ubriacata dalla presunzione di arrangiarsi da sola senza Dio Padre, senza Gesù Salvatore, senza la potenza dello Spirito Santo. Abbiamo subito anche noi, tanto o poco, queste tentazioni e attorno al cuore si è creato come un callo che non permette più al fuoco della Carità di entrare. Al massimo sentiamo un po’ di tepore. Allora, senza vergogna e presunzione, facciamo nostra l’implorazione di Geremia: “Dopo il nostro smarrimento, ci siamo pentiti; quando ce lo hai fatto capire, ci siamo battuti il petto; ci siamo vergognati e ne proviamo confusione”. Lo Spirito Santo rinnovi tra noi il prodigi della Pentecoste. Torniamo ad essere umili discepoli e “adoratori” per reimparare la lingua della Carità di Gesù e saper parlarla e mostrarla come convincenti “missionari”. Maria, la Madre è qui con noi e unisca la sua preghiera alla nostra. CONSEGNA DELL’ESORTAZIONE Ora consegno a tutti voi e a tutta la Diocesi una lettera (un po’ lunga) che ho chiamato “Esortazione pastorale”. Perché questo nome? Perché contiene un’unica, grande esortazione che come Vescovo e Pastore sento di dover rivolgere a tutti in nome di Dio: “Torniamo alla Carità di Cristo”. Il titolo, infatti, è: “Camminate nella Carità così come Cristo vi ha amati”. Con il sottotitolo: “ADORATORI E MISSIONARI: per trasmettere la Carità di Cristo Gesù riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo”. Questo è l’orientamento che lo Spirito Santo ha indicato alla Chiesa di Treviso negli scorsi anni, a partire dal Sinodo diocesano del 2000. Solo la Carità di Gesù renderà le nostre parrocchie “Centri di vita spirituale per la missione”. 1. Come tornare alla Carità di Cristo? - conoscendo quella Carità perché non abbiamo mai finito di scoprire le dimensioni del Cuore Santo di Gesù e del suo Amore che “supera ogni conoscenza” (Ef 3,19). - Credendo alla Carità di Cristo (1 Gv 4,16) perché è così sorprendente e gratuita che il nostro cuore fatica a fidarsi. - Mostrando la Carità di Cristo con le parole e fatti perché il mondo creda (Gv 17,21). Come, allora, tornare alla Carità di Cristo? - Facendoci ADORATORI per conoscere e credere sempre di più alla Carità di Gesù per noi e per ogni uomo. - Facendoci MISSIONARI che testimoniano personalmente e comunitariamente questa Carità mostrando i frutti che genera in noi. 2. Ma più concretamente, come si può entrare nel Cuore di Gesù e nella Carità che lo anima? Camminando lungo alcune “vie”. Non sono vie nuove ma antiche e tradizionali nella Chiesa. Su esse tutti stiamo già camminando; su di esse è impostata l’azione pastorale della Diocesi e delle parrocchie. Le indico nell’Esortazione pastorale: 1. La via della liturgia che ci porta a bere alle sorgenti della Carità perché nella liturgia Gesù crocifisso e risorto ci incontra realmente, fa udire la sua Parola che riscalda i cuori e Ci unisce a Lui donando il suo Corpo e Sangue nei sacramenti, specialmente nell’Eucaristia. 2. La via dell’educazione grazie alla quale la Chiesa collabora con lo Spirito Santo per formare le coscienze secondo la Carità di Gesù. Il Formatore delle coscienze è lo Spirito di Cristo e la Chiesa deve dare una necessaria collaborazione con la sua opera pedagogica rivolta ai bambini, giovani e adulti. 3. La via delle comunità cristiane rinnovate nei rapporti fraterni, grazie alla Carità di Cristo. Le cellule vitali che potranno dare un contributo decisivo per rinnovare i rapporti fraterni nelle parrocchie sono le famiglie: esse meritano un’attenzione particolare. I rapporti nelle nostre comunità saranno realmente secondo la Carità di Cristo se sarà dato un posto privilegiato ai poveri e ospitalità allo straniero. 3. Come valorizzare l’Esortazione pastorale? 1. E’ una lettera che invio a tutti i cristiani (e ad altre persone interessate) della Diocesi. Una lettera è mandata per essere letta. Per questo la doniamo a tutti: perché la leggiate e meditiate sia personalmente che in gruppi. Raccomando specialmente la meditazione e l’approfondimento dei capitoli II e III che aiutano a contemplare l’icona biblica della Chiesa che nasce e il Mistero della Carità. Per facilitare questa conoscenza, il testo può essere anche ascoltato in CD. 2. L’Esortazione offre, poi, indicazioni per ciascuna delle “vie” che portano a conoscere, vivere e testimoniare la Carità di Cristo Gesù. Come dicevo, su queste vie siamo già da sempre incamminati, ma il nostro passo a volte è fiacco e incontriamo ostacoli che rallentano il cammino. Le indicazioni che troverete vogliono essere uno stimolo e un aiuto per rianimare il nostro cammino e il nostro impegno nella liturgia, nella azione educativa, nei rapporti fraterni, nel sostegno delle famiglie, nell’accoglienza dei più deboli. Ogni parrocchia, collaborazione pastorale, associazione, movimento, faccia tesoro di queste indicazioni nella sua esperienza e azione pastorale ordinaria. A livello diocesano, di anno in anno, offriremo dei contributi e degli orientamenti per migliorare la nostra azione pastorale su queste “vie”. Questa sarà compito dei Vescovo coadiuvato da tutti gli uffici pastorali che già hanno iniziato a lavorare in sinergia. 4. Quale passo faremo il prossimo anno come Diocesi? L’icona biblica ci mostra la Chiesa che nasce in preghiera attorno a Maria, la Madre che ha in sé la fecondità dello Spirito Santo. Anche noi vogliamo partire con Maria, Madre di Gesù e nostra. Colei che è piena di Grazia e di Spirito Santo può introdurci, con la sua delicatezza femminile e materna, alla Carità di suo Figlio Gesù. Dedicheremo, perciò, un’attenzione particolare a Maria, alla nostra devozione a Lei fino a consacrare al suo Cuore Immacolato le persone, le famiglie, le comunità cristiane, la Diocesi. Concludo con il pensiero finale dell’Esortazione pastorale: “Ci accompagnano anche i nostri santi con la loro Carità purificata e la loro intercessione. Invochiamo in modo tutto particolare i nostri Patroni: Liberale perché ci aiuti a rinnovare la fede delle origini e Pio X perché ci sostenga con il suo cuore di pastore. Invochiamo i santi che hanno vissuto nella nostra Diocesi e l’hanno amata: i Vescovi beati Longhin e Farina, santa Maria Bertilla, il beato Enrico. Ma quanti altri intercessioni abbiamo, perché la più gran parte della Chiesa di Treviso e nella Comunione dei Santi! A quella Comunione siamo vitalmente uniti in Gesù risorto e nella sua Carità. Tanti volti e tanti cuori, alcuni dei quali abbiamo anche conosciuto e amato ci sostengano. Per questo “anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (Ebr 12,1-2).