Paul Badde, il giornalista che ha scritto sul quotidiano tedesco di più ampia diffusione Die Welt un articolo di un’intera pagina sul Volto Santo di Manoppello, suscitando un interesse mediatico eccezionale in tutto il mondo, ha chiesto e ottenuto un’intervista al nostro Arcivescovo, che uscirà quanto prima in tedesco. La riportiamo in versione italiana. 1. Che cosa ha provato la prima volta che ha visto il Volto Santo di Manoppello? Il Volto santo di Manoppello invita intensamente alla preghiera e alla riflessione: è anzitutto il volto di un uomo che ha sofferto molto, e tuttavia che sembra aver vinto la sofferenza in un atteggiamento di grande pace. E’ un bellissimo stimolo a riflettere sulla passione e rersurrezione di Cristo, luce della vita die credenti. 2. Come descriverebbe l’immagine in poche parole? Si tratta di un volto che unisce appunto dolore e luce, come solo l’amore sa fare… 3. Fino a che punto considera convincente la teoria per la quale il velo non può essere stato dipinto – precisamente secondo quanto le fonti più antiche della cristianità dicono dell’immagine del Cristo? In quanto non sono direttamente competente su questo punto, rimando agli studi seri di P. Pfeiffer che offrono tutti gli elementi atti a contribuire alla certezza morale che il Volto Santo sia una delle icone „non fatte da mano d’uomo“. 4. Si tratta dunque del Signore, così come il Battisto lo vide sul lago di Genezareth? É il Dio fatto uomo, in cui i cristiani credono? Certamente il Volto Santo di Manoppello evoca con fedeltà il Cristo della passione e la luce del Risorto: di più credo che non si debba dire. L’immagine è sempre un rimando, che rispetta l’ulteriorità dell’Originale: anche quando si trattasse di una immagine „acheropita“. 5. Si tratta di un originale o di una copia? Che cosa le sembra da un punto di vista fenomenologico? Gli studi di P. Heinrich Pfeiffer indicherebbero che si tratta di una immagine non dipinta né tessuta, ma impressa su un panno orioginariamente fotosensibile (a causa forse dell’aloe e della mirra di cui era intriso), che è stato investito da una forte impressione luminosa, prodotta da una intensissima sorgente di luce. 6. Lei è stato Professore sulla cattedra di San Tommaso d’Aquino a Napoli. Adesso è divenuto Arcivescovo di Chieti-Vasto. Ha potuto l’incontro con il Volto Santo di Manoppello che è nella sua diocesi modificare l’idea che Lei ha del Dio cristiano? Assolutamente no: il Dio in cui credo, il Cristo che amo e mi sforzo di seguire e che è la luce della mia vita, è sempre lo stesso. Il Volto Santo è un ulteriore richiamo alla devozione e all’amore di Lui, ma non aggiunge nulla alla mia fede, che è quella della Chiesa cattolica di cui sono figlio e ministro. 7. Uno die Padri Cappuccini di Manoppello ha detto di considerare la riscoperta mediatica del Volto Santo un elemento di disturbo. Condivide questa opinione? I Cappuccini fanno uno splendido lavoro pastorale: come ho detto loro, essi si sforzano di imprimere il Volto Santo di Gesù nei cuori attraverso il minisrtero della riconciliazione sacramentale e della predicazione. Si comprende che un certo chiasso mediatico può disturbare questo impegno di raccoglimento, di preghiera e di fede. Speriamo che non sia così! 8. Supponiamo che l’immagine sia autentica. Che cosa può significare per la teologia, che negli ultimi secoli si è basata quasi esclusivamente sulla Parola? La teologia, come la fede di cui è coscienza riflessa, ha bisogno di eventi e parole. La devozione al Volto Santo è una di quelle esperienze che – illuminate e nutrite dalla Parola di Dio – possono aiutare la vita spirituale dei credenti e la stessa teologia a superare le aridità di un certo razionalismo esasperato e di una certa astrazione ideologica rispetto alle verità storiche della fede. 9. E che conseguenze ha per la fede il fatto che il Volto di Gesù si presenti così concretamente? L’Illuminsmo aveva contrapposto le verità razionali universali e necessarie a quelle storiche contingenti, e così aveva voluto svalutare la verità del cristianesimo, che è la Persona di Gesù nella sua concretissima vicenda storica e nella potenza della Sua resurrezione. La critica biblica degli ultimi due secoli e i suoi sviluppi, specie sul piano della cristologia, hanno sottolineato da tempo come Cristo sia l’ „universale concretum et singulare“, e come dunque la Sua storia – testimoniata dalla concretezza della testimonianza di fede dei Vangeli – sia decisiva per noi. Il Volto Santo di Manoppello non aggiunge né toglie nulla a tutto questo. 10. Tutto questo potrà avere effetti per il cristianesimo e per il mondo intero? Nessun altro effetto, che quello decisivo legato alla confessione di fede della singolarità di Gesù Cristo, che da sempre caratterizza l’annuncio cristiano. 11. Dal punto di vista semantico l’immagine può considerarsi come un testo. Come leggerla? La leggo come un invito alla meditazione della passione e della resurrezione, quale il Nuovo Testamento ci narra e la fede della Chiesa ci aiuta a vivere: un rimando, dunque, alle sorgenti della fede stessa, che sono la rivelazione trasmessa nella vivente tradizione di fede della Chiesa. In quanto tale, il telo di Manoppello non aggiunge nulla a quanto creduto e vissuto dai cristiani nei secoli. 12. Perché la Chiesa si mostra così prudente? Perché non consente indagini scientifiche globali sulla cosa? La Chiesa è depositaria di un messaggio di salvezza che non può in nessun modo essere trattato senza responsabilità, prudenza e assoluta fedeltà. Proprio questo garantisce i credenti da ogni rischio di sensazionalismo. 13. Esiste una sorta di paura cristiana dinanzi a un volto di Cristo troppo concreto? No: anzi, se il cristianesimo è – come è – la religione dell’Incarnazione di Dio, non vedo quale ansia possa suscitare qualunque richiamo al realismo dell’Incarnazione. 14. Nell’Ortodossia l’icona ha un ruolo altissimo, incomparabile. Potrebbe dunque questa riscoperta avere un valore importante per il dialogo ecumenico fra Occidente e Oriente? Il valore dell’icona per il dialogo con l’Oriente cristiano è importante: ciò vale per tutte le icone che si ispirano ai grandi canoni della tradizione iconografica, quale la fede in Oriente ha definito e trasmesso. 15. L’Archimandrita Zenone ha affermato: „Nell’epoca dell’iconoclastismo la Chiesa ha difeso le immagini. Oggi le immagioni ritornano a difendere la Chiesa“. Che ne pensa di queste affermazioni di uno die più rilevanti teologi orientali? Concordo col valore di una giusta valutazione delle icone, come peraltro la condanna dell’iconoclastimo alla fine dell’età patristica garantisce alla Chiesa. Questa attenzione è inseparabile dall’ascolto della Parola di Dio e del magistero ecclesiale, al servizio della Verità che Dio ha affidato al Suo popolo. 16. Sarebbe d’accordo nel considerare la riscoperta del Volto Santo di Manoppello come un segnale divino per quest’Europa sempre più secolarizzata? Potrebbe avere una qualche incidenza nel nuovo, recente scontro fra le religioni abramitiche? Non esagererei tanto la cosa: siamo sobrii! 17. L’appello: „Cercate il Suo Volto, il Volto del Signore!“ si potrebbe considerare il canto fermo di questo Pontificato. Ha avuto modo di parlare col Santo Padre del Volto Santo di Manoppello, che corrisponde pienamente all’immagine die Cristo nella Sindone di Torino, che Egli tanto apprezza? Sa se ha intenzione di venire a visitare il Santuario di Manoppello? Pensa di invitarLo? Non ho mai avuto modo di parlare col Santo Padre del Santo Volto di Manoppello: in comunione piena con Lui, annuncio che solo in Cristo e nella sua vera e piena umanità ci è data la salvezza. Di questo messaggio ho fatto il motto del mio episcopato: „Lumen vitae Christus“ – „Luce della vita è Cristo“. Per tutti.