Omelie per un anno - vol. 2 14ª Domenica del Tempo Ordinario Is 66,10-14c - Ecco, io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la prosperità. Dal Salmo 65 - Rit.: Grandi sono le opere del Signore. Gal 6,14-18 - Porto le stigmate di Gesù nel mio corpo. Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Dio ha riconciliato il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione. Oppure: La pace di Cristo regni nei vostri cuori; la Parola di Cristo dimori tra voi con abbondanza. Alleluia. Lc 10,1-12.17-20 - La vostra pace scenderà su di lui. La gioia o la croce? Riflettendo sulle letture di questa domenica è difficile sottrarsi all’impressione d’un certo contrasto fra i vari insegnamenti che ci dà la Parola di Dio. Nella 1ª lettura il profeta c’invita alla gioia, promette consolazione e prosperità. Gesù manda i suoi discepoli come agnelli in mezzo ai lupi, ma li incarica di portare la pace; minaccia il castigo a chi non li accoglierà; al ritorno, li invita a rallegrarsi perché i demoni sono loro sottomessi. Paolo si vanta nella croce del Signore, dichiara d’essere crocifisso per il mondo e di portare le stigmate di Gesù nel suo corpo, invoca pace e misericordia e conchiude augurando ai fratelli la grazia del Signore nostro Gesù Cristo. Se è vero che Dio “rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso” (2 Tm 2,13), bisognerà pur trovare una spiegazione di queste apparenti contraddizioni. “Rallegratevi... sfavillate di gioia” Dopo il lungo esilio di Babilonia gli Ebrei potevano finalmente ritornare in patria. La parola del profeta è un messaggio di consolazione e di gioia, è promessa di pace, di abbondanza, di prosperità. Egli presenta il Signore come una madre piena di tenerezza verso i suoi figli. È un preludio all’annunzio che portano i 72 discepoli a nome di Gesù: “È vicino a voi il regno di Dio”: anch’essi annunziano la liberazione, guarendo i malati, recando la pace ai “figli della pace” che accolgono il dono. Soprattutto le promesse di consolazione e di gioia si avvereranno, come ci ricorda la colletta, 14ª Domenica del Tempo Ordinario “C” - Elledici, Leumann 2003 1 Omelie per un anno - vol. 2 nella “gioia pasquale”, nell’attesa che, “liberati dall’oppressione della colpa, possiamo partecipare alla felicità eterna”. Crediamo veramente che il Vangelo è Vangelo, cioè buona novella, annunzio e dono di liberazione, di pace e di gioia? Crediamo all’amore di Dio che si manifesta nel Figlio che egli ci ha dato come Salvatore? “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1 Gv 3,1). Come non bastasse questa gioiosa ed esaltante rivelazione, il Signore si presenta qui con la tenerezza di una madre: “Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò”. E prima, a Sion che aveva detto: “Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato”, egli aveva dichiarato solennemente: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49,14-15). È un invito a credere, a confidare in Dio che ci ama: “Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi” (1 Gv 4,16). È un invito a coloro che il Signore manda “avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi” perché portino il messaggio di misericordia, di pace e d’amore. La croce e le stigmate In tutta la lettera ai Galati Paolo ha spiegato che il regno di Dio non consiste nell’osservanza della legge mosaica, di cui la circoncisione era il segno caratteristico che discriminava Israele dagli altri popoli. “In Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità” (Gal 5,6). Come Dio aveva liberato il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto e dall’esilio di Babilonia, “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi” (5,1). Ma la libertà vera non consiste nel lasciarsi dominare dalle passioni: “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne”; la libertà è ordinata all’amore: “Mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso” (5,13-14). “Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri” (5,24). Ciò che Paolo esige dai cristiani egli ha coscienza di praticarlo: questo ci dice nella lettura di oggi. Cosa significhi gloriarsi della croce e portare le stigmate di Gesù, lo spiega s. Girolamo: “Può gloriarsi nella croce di Cristo solo chi se ne carica e segue il Salvatore (Mc 8,34 e par.), che ha crocifisso la sua carne con le passioni e i suoi desideri, che è morto e fissa lo sguardo non nelle cose che si vedono, ma in 14ª Domenica del Tempo Ordinario “C” - Elledici, Leumann 2003 2 Omelie per un anno - vol. 2 quelle che non si vedono (cf 2 Cor 4,18)”. E ancora: “Colui che subisce percosse su percosse, è gettato spesso in prigione, tre volte battuto con le verghe, una volta lapidato, e tutto il resto che è scritto nell’elenco dei suoi vanti (cf 2 Cor 11,17-33), questi porta nel suo corpo le stigmate del Signore Gesù. Forse anche chi macera il suo corpo e l’assoggetta a servitù per non essere riprovato mentre predica agli altri (cf 1 Cor 9,27), questi porta le stigmate del Signore Gesù”. Lezione dura, ma lezione chiara e vincolante per chiunque voglia prendere sul serio il Vangelo, essere discepolo di Gesù, testimoniarlo davanti al mondo e recare il suo messaggio di pace. Inviando i Dodici, il Maestro non ha predetto loro il successo, ma ha dichiarato di mandarli “come agnelli in mezzo ai lupi”, poveri e liberi. Così i cristiani porteranno “il frutto dello Spirito Santo”, indicato poco prima dall’Apostolo: “Amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22). Benvenute le vacanze – per quelli che se le possono concedere – come un periodo di riposo e di svago: ma che cristiano sarebbe chi credesse lecito dimenticarsi, perché si è in vacanza, della “norma” che l’apostolo propone a nome di Cristo, dando libero corso alle “opere della carne” (Gal 5,19)? Quello che conta è “l’essere nuova creatura”: è ciò che chiediamo nella preghiera sull’offerta che presentiamo alla Messa: che “ci conduca di giorno in giorno a esprimere in noi la vita nuova del Cristo”. 14ª Domenica del Tempo Ordinario “C” - Elledici, Leumann 2003 3