AI PRATESI, PER SANTA MARIA GUARDARE OLTRE PER GUARDARSI DENTRO Messaggio del Vescovo ai quotidiani pratesi Ferragosto, anzi - precisiamo – solennità di Santa Maria, cioè dell'Assunta. Molti sguardi si sono sollevati, ancora una volta, verso l’alto, nelle notti intorno a S. Lorenzo, per vedere le stelle cadenti. Un'esperienza bella quando l’attesa è premiata dall'apparire, sebbene fugace, sullo sfondo del cielo notturno, di quei punti di luce in libera uscita, di quelle scie luminose, che passano subito però. Qualcuno, a guardarle, esprime un desiderio. Si può vedere qualcosa di simbolico - il simbolo di un'aspirazione più profonda, anche se spesso inconsapevole e repressa - in quell'effimero e pur sempre suggestivo momento delle sere d'agosto? Forse si. Bisogna scrutare il cielo per camminare bene sulla terra. Guardare in alto, guardare oltre. Oltre la notte, oltre la stessa luce di quaggiù, oltre il mondo, oltre l'immenso universo. Oltre, oltre. Certo coi piedi piantati sulla terra, non per evadere dalla terra, piuttosto per corrispondere alle più radicali aspirazioni umane e rendere la vita più sensata e più buona. Guardare oltre, guardare in alto aiuta a guardarsi dentro, nell'intimo della coscienza. Dice la Bibbia: «Di notte anela a Te 1'anima mia, al mattino il mio spirito Ti cerca» (Isaia 26, 9). Gli antichi filosofi greci guardavano oltre le cose e cercavano il loro «principio». A oriente monaci e fedeli delle grandi tradizioni religiose aspiravano all'aldilà del mondo visibile e passeggero. I magi scrutavano gli astri per capire gli eventi. Paolo ad Atene, ragionando sul senso della creazione e della vita, ricordava che il loro fine e valore supremo sta nella ricerca dell'Assoluto, nella ricerca di Dio da parte degli uomini, «se mai - aggiungeva - essi arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi...» (Atti 17, 2728). E poi annunciava Gesù Cristo, il Crocifisso Risorto, pienezza della rivelazione e della comunicazione di Dio. Ecco, anch'io voglio ancora dichiarare la mia fede e offrirla alla riflessione di tutti, in questo tempo di troppi «nutrimenti (solo) terrestri». È Gesu Cristo la stella del giorno e della notte, la stella che non viene meno, la stella non cadente, che non si è persa nell'oscurità e nel male delle vicende umane. La memoria di Lui - la fede - ci orienta, non addormentando ma potenziando la luce della ragione, ci guida senza incatenare ma «liberando» la nostra libertà in mille modi condizionata. Ci risolleva; ci valorizza anche quando ci sembra o ci fanno credere di non valere nulla; ci impegna nella costruzione e ricostruzione di un'esistenza e di una convivenza risanata, buona, libera, giusta, solidale. La fede in Lui ci fa guardare avanti, oltre il presente, oltre ogni declinare e invecchiare, oltre la morte e l'immancabile giudizio finale. «Chiamati a guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo», diceva sconfortato il profeta Osea (11, 7). Ci vorrà qualche altro più grave «castigo di Dio» per darci una scossa nel mezzo di questa potentissima «distrazione» dalle cose essenziali che è la scena di questo mondo? Prego anch'io che non sia cosi. Del resto, ci sono, eccome, persone che tengono sollevato lo sguardo e tanti che - nonostante le nebbie - cercano la rettitudine, la verità, la giustizia, il bene del prossimo in ogni sua dimensione! Maria Assunta, contemplata e pregata il 15 di agosto - che per i pratesi coincide con 1'Ostensione del Sacro Cingolo nel pomeriggio della festa – è il riflesso materno di Cristo Crocifisso e Risorto, dietro il Quale e verso il Quale camminiamo. È una visione di bellezza che ci invita a rendere più bella questa vita, senza ingolfarla nelle disperazioni e nelle tristezze mortali. È un «segno di consolazione e di sicura speranza». + Gastone Simoni, Vescovo Prato, 14 agosto 2004