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Brano : Ab urbe condita III, 22
Autore : Livio
Originale
[22] Consules creati Q. Fabius Vibulanus tertium et L. Cornelius Maluginensis. Census actus eo anno:
lustrum propter Capitolium captum, consulem occisum condi religiosum fuit. Q. Fabio L. Cornelio consulibus
principio anni statim res turbulentae. Instigabant plebem tribuni: bellum ingens a Volscis et Aequis Latini
atque Hernici nuntiabant: iam Antii Volscorum legiones esse. Et ipsam coloniam ingens metus erat
defecturam; aegreque impetratum a tribunis ut bellum praeuerti sinerent. Consules inde partiti prouincias:
Fabio ut legiones Antium duceret datum, Cornelius ut Romae praesidio esset, ne qua pars hostium, qui
Aequis mos erat, ad populandum ueniret. Hernici et Latini iussi milites dare ex foedere, duaeque partes
sociorum in exercitu, tertia ciuium fuit. Postquam ad diem praestitutum uenerunt socii, consul extra portam
Capenam castra locat. Inde lustrato exercitu Antium profectus haud procul oppido statiuisque hostium
consedit. Vbi cum Volsci, quia nondum ab Aequis uenisset exercitus, dimicare non ausi, quemadmodum
quieti uallo se tutarentur, pararent, postero die Fabius non permixtam unam sociorum ciuiumque sed trium
populorum tres separatim acies circa uallum hostium instruxit; ipse erat medius cum legionibus Romanis.
Inde signum obseruari iussit, ut pariter et socii rem inciperent referrentque pedem, si receptui cecinisset.
Equites item suae cuique parti post principia conlocat. Ita trifariam adortus castra circumuenit et cum
undique instaret non sustinentes impetum Volscos uallo deturbat. Transgressus inde munitiones pauidam
turbam inclinatamque in partem unam castris expellit. Inde effuse fugientes eques, cui superare uallum haud
facile fuerat, cum ad id spectator pugnae adstitisset, libero campo adeptus parte uictoriae fruitur territos
caedendo. Magna et in castris et extra munimenta caedes fugientium fuit sed praeda maior, quia uix arma
secum efferre hostis potuit; deletusque exercitus foret ni fugientes siluae texissent.
Traduzione
22 Vennero eletti consoli Quinto Fabio Vibulano (per la terza volta) e Lucio Cornelio Maluginense.
Quell'anno venne effettuato un censimento della popolazione, ma a causa della presa del Campidoglio e
della morte del console fu considerato un atto sacrilego il concluderlo con il tradizionale rito di purificazione.Il
consolato di Quinto Fabio e Lucio Cornelio nacque all'insegna del disordine: i tribuni istigavano la plebe,
mentre Latini ed Ernici annunciavano che Volsci ed Equi erano in procinto di lanciare un grande attacco e
che ad Anzio c'erano gi? delle legioni di Volsci. Oltretutto era diffuso il timore di una defezione da parte della
colonia stessa di Anzio e con enorme fatica si ottenne dai tribuni che lasciassero la precedenza alla guerra.
Poi i consoli si spartirono i c?mpiti: a Fabio venne dato l'incarico di guidare le legioni ad Anzio, mentre a
Cornelio venne affidato quello di difendere Roma con le armi, per evitare che una parte dei nemici - com'era
abitudine degli Equi - venisse a saccheggiare. Ad Ernici e Latini fu invece dato ordine di fornire dei
contingenti armati secondo le clausole contenute nel trattato, cos? che alla fine l'esercito risult? formato per
due terzi da alleati e per un terzo da cittadini romani. Quando il giorno prestabilito arrivarono gli alleati, il
console decise di accamparsi fuori della porta Capena. Di l?, dopo aver purificato l'esercito con un sacrificio
rituale, part? alla volta di Anzio e si appost? non lontano dalla citt? e dal quartier generale dei nemici. I Volsci
in quel momento non osavano affrontare uno scontro perch? privi dei contingenti degli Equi che non li
avevano ancora raggiunti, cos? cercarono di proteggersi restando tranquilli al riparo di una trincea fortificata.
Il giorno dopo Fabio, invece di mescolare Romani e alleati in un'unica schiera, ne piazz? intorno alla trincea
nemica tre, rispettivamente formate da contingenti dei tre diversi popoli, riservando per se stesso e per le
legioni romane il centro dello spiegamento. Quindi ordin? loro di aspettare il segnale, in maniera tale che
alleati e Romani dessero inizio in sincronia all'operazione e fossero pronti a ritirarsi insieme, qualora venisse
suonata la ritirata. Inoltre colloc? la cavalleria dietro le prime file di ciascuna schiera. Lanciatosi cos?
all'assalto da tre direzioni diverse, circond? l'accampamento e, incalzandoli da ogni parte, scacci? dalla
trincea i Volsci incapaci di sostenere l'urto. Quindi, una volta superate le fortificazioni, allontana
dall'accampamento la massa spaventata dei nemici che ripiega in un'unica direzione. Allora i cavalieri, che
per la difficolt? di superare la trincea avevano assistito da spettatori alla battaglia, non avendo pi? davanti a
s? alcun tipo di ostacolo, si conquistarono parte del merito della vittoria abbattendosi sui nemici terrorizzati. Il
massacro dei fuggitivi fu tremendo sia all'interno dell'accampamento che oltre le fortificazioni. Ma ancora pi?
grande fu il bottino: i nemici riuscirono a portare con s? a malapena le armi. E anche il loro esercito sarebbe
stato distrutto se il bosco non avesse offerto riparo a chi fuggiva.