Il battesimo nascita di Mons. Giuseppe Busani

“Se tu conoscessi il dono di Dio” (Gv 4,10)
Quaderno n. 54 del Centro di vita La vite e i tralci
11/06/2004
Il Battesimo
nascita del cristiano
L’intento di questa riflessione -che penso si colleghi anche,
sia a livello di contesto che di contenuto, alle due riflessioni
precedenti - è quello di riferirsi alla esperienza della celebrazione
del Battesimo, alla nostra esperienza di battezzati.
Questo perché la celebrazione non è la semplice esecuzione
di una verità decisa da un’altra parte, ma si tratta del momento
fondante, dell’evento in cui si realizza ciò che si celebra. E si
realizza proprio perché si celebra.
Svolgeremo questa riflessione in tre momenti:
- il dono del Battesimo, il dono che è il Battesimo;
- la celebrazione del Battesimo, quindi la liturgia del Battesimo
come partecipazione a tale dono;
- e poi, quale vita da questa partecipazione.
Riprendiamo i temi neotestamentari sul Battesimo, che voi
tutti conoscete, e a partire da alcuni testi riflettiamo sulla nostra
esperienza.
I
IL DONO CHE E’ IL BATTESIMO
Mons. Giuseppe Busani
Mi riferisco inizialmente a un testo di San Gregorio
Nazianzeno, che dice già tutto il tema di fondo della nostra
riflessione. Ve lo leggo perché è molto bello:
<<Il Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. Lo
chiamiamo”dono”, “grazia”, “unzione”, “illuminazione”, “veste
di immortalità”, “lavacro di rigenerazione”, “sigillo” e tutto ciò
che vi è di più prezioso.
E poi comincia così:
“Dono”, poiché è dato a coloro che non portano nulla;
“Grazia”, perché viene elargito anche ai peccatori;
“Battesimo”, perché il peccato viene seppellito nell’acqua;
“Unzione”, perché è sacro e regale, e tali sono coloro che vengono
unti ( veniamo consacrati sacerdoti e re);
“Illuminazione”, perché è luce sfolgorante (Nei primi secoli i
battezzati erano chiamati anche “gli illuminati” e il luogo del
1
Battesimo era il luogo più luminoso; doveva essere molto luminoso,
e dovrebbe essere molto luminoso);
“Veste”, perché esso è il vestito di Cristo;
“Lavacro”, perché ci lava;
“Sigillo” (Questo è un termine molto importante nel Nuovo
Testamento, bisogna tenerlo presente), perché ci custodisce e ci
segna con la Signorìa di Dio>>.
Ecco quindi, il Battesimo è il più bello e magnifico dei doni,
perché i volti del dono sono tutti questi. Questo dono ha tanti volti,
tanti nomi: “i volti del dono”.
Allora entriamo a raccontare un po’ questi “volti del dono”;
cerchiamo di declinarli, di raccontarli.
Un dono di novità all’origine della nostra vita
Innanzitutto, il Battesimo è il “dono” di una novità
nell’origine della nostra vita. All’origine della nostra vita siamo
segnati di novità. Nel Salmo c’è scritto: <<C’è qualcuno che
desidera la vita?>>. Ebbene, all’inizio della tua vita c’è questo
dono.
E qui c’è una grande coerenza con la Storia della Salvezza.
Noi siamo battezzati da bambini e anche se nel passato questo ha
fatto molto problema, era solo un problema teorico, perché
praticamente non si è mai fatta la scelta del Battesimo degli adulti
quando i genitori erano credenti.
Però la Storia della Salvezza ci dice che Dio all’inizio pone
sempre un dono bello e buono. Se ci volgiamo all’origine, la
troviamo ricca di pienezza, fresca e generosa. E così è all’inizio
della nostra vita.
Dio dona luce, vita e giardino, riposo per il canto. Dio dona
la donna all’uomo (e, penso, anche l’uomo alla donna). Dona gli
animali, per collocarli e tenerli al loro posto, ma dona la donna,
perché l’uomo si sorprenda di una relazione non classificabile tra le
cose già note; si sorprenda di ogni persona come un arrivare
inaspettato e capace di suscitare il canto. Dio dona tutti gli alberi,
eccetto uno, nel paradiso, nel giardino. Tutti! Per dire: tu puoi
ricevere tutto, ma tu non sei tutto.
Ecco, come Dio pone il dono all’inizio. Dice sempre: tu non
sei tutto, ma tu puoi ricevere tutto: sia donando gli alberi, gli
animali, la donna, l’uomo … sia donando un fratello: un fratello a
Caino e un fratello ad Abele.
Ma che cosa succede? Che l’uomo sospetta! Poiché gli ha
dato tutti gli alberi, eccetto uno -per dirgli: tu puoi ricevere tutto,
ma tu non sei tutto-, l’uomo sospetta che Dio non gli abbia dato
tutto: quell’eccetto uno diventa il motivo del sospetto; non sopporta
che non gli abbia dato tutto; non sopporta la sua finitudine come
luogo e motivo dell’alleanza, della relazione. Ad esempio Caino
dice: Dio non gradisce le mie prestazioni, preferisce il
secondogenito.
E quindi l’uomo, sospettando, invece di sorprendersi -cioè di
lasciarsi prendere, di lasciarsi condurre- prende da sé, dall’albero, e
pretende da Dio giustificazioni: Perché hai gradito il sacrificio di
Abele e non il mio?
E l’originario -il dono che è posto all’inizio sempre bello e
buono, fresco e generoso- è spezzato, mortificato. All’inizio
l’uomo pone ciò che non era nell’origine. All’inizio l’uomo pone
con i suoi atteggiamenti ciò che non era all’origine nel dono dato da
Dio, ciò che Dio non ha posto all’inizio, e quindi non è originario.
Quando sospettiamo, non siamo originari, non siamo legati
all’origine. E da qui vengono accuse reciproche, rottura delle
relazioni, paura del proprio corpo; fino all’uccisione
dell’avversario, cioè di colui che ci ruba il compiacimento di Dio, la
benedizione di Dio; l’eliminazione di colui che ha qualche cosa che
io non ho, ma che spetterebbe a me. E’ sempre così, nella vita e
nelle relazioni umane.
Ma Dio è ostinato nella sua premura e cura. L’avete visto
nella storia della grazia, non smette di donare, di porre sempre
nuovi “inizi”: fa delle vesti per un uomo e una donna spaventati;
mette un “sigillo”, un segno, su Caino, perché sia risparmiato:
2
punito ma non condannato. Per continuare a “porre inizi” fino al
punto in cui a Dio pare non resti che venire di persona -Gesùperché nessuno possa mai sentirsi sottratto alla volontà che Dio ha
di riscattare la nostra vita. La cura di Dio, la sua premura per
l’uomo, questo è l’unico tema della vita di Gesù.
E, sorprendentemente, troviamo che anche Gesù comincia con
il Battesimo. Comincia con il Battesimo la sua vita pubblica.
E’ interessante: comincia con un Battesimo che consiste in una
celebrazione, perché è un andare a farsi battezzare.
Non dimenticate mai questa cosa, questa è la novità: il Battesimo
non è una “autoabluzione”, ma è un ricevere il Battesimo. Il
Battesimo si riceve da un altro.
Anche Gesù lo riceve, da Giovanni Battista; anche Gesù lo
riceve, all’inizio. Per rivelare che il dono originario è ancora
“accessibile”, per questo si fa battezzare, va come i peccatori a farsi
battezzare. Per dire: i cieli sono ancora aperti e il dono originario -il
giardino- può essere ricostruito.
E se noi vogliamo ricominciare, è per dirci questo: come non
cominciare con il Battesimo? Se uno vuole cominciare una vita
nuova, come non cominciare con il Battesimo?
Rivelazione di identità, inizio di attività
Di fatti, per Gesù il Battesimo di Giovanni -farsi battezzare,
meglio ancora, ricevere il Battesimo da Giovanni- è un evento di
inizio di attività; anche per Gesù, inizio e rivelazione della sua
identità. E’ lì che gli viene detto: <<Tu sei mio Figlio>>.
La Chiesa, da subito dopo Pasqua, vede nel Battesimo l’inizio
della sua nuova identità: <<pentitevi e fatevi battezzare>>. Subito,
nel primo discorso di Pietro dopo la Pentecoste: <<Che cosa
dobbiamo fare?>>: << Pentitevi e fatevi battezzare>>.
La Chiesa vede nel Battesimo l’inizio della sua nuova identità e
l’avvio della sua attività. Come per Gesù: inizio di attività,
rivelazione di identità. E come per noi: cos’è il Battesimo?
rivelazione di identità, inizio di attività. Perché? Lo vedremo.
I primi cristiani con il Battesimo che cosa volevano attestare,
testimoniare? Volevano attestare che è qui, è in questo modo che
noi accettiamo la Signorìa di Gesù, che Gesù è il Signore. Non si
può solo dire: Gesù è il Signore; per dire Gesù è il Signore si
facevano battezzare. Dobbiamo tenere vivo questo collegamento:
fede e Battesimo.
Il “credere nel nome di Gesù” e il “farsi battezzare nel nome
di Gesù” devono camminare insieme, fin dall’inizio: perché è qui, è
in questo modo che io accetto che Gesù sia il Signore della mia
vita. Che cosa vuole dire accettare che Gesù sia il Signore della
mia vita, se non “credo”?
È’ così che accogliamo Gesù come colui che porta solo
salvezza, solo perdono, solo giustificazione. E’ qui e così che fin
d’ora, fin dall’inizio, la salvezza comincia a lavorare nella mia vita.
E’ come dire che il Regno di Dio è davvero iniziato in Gesù.
Il Battesimo di Gesù fondamento del nostro Battesimo
Certamente il Battesimo dei cristiani si riferisce al Battesimo
di Gesù. Se uno mi chiedesse: come Gesù ha istituito il Battesimo?
Non c’è un momento in cui Gesù ha istituito il Battesimo. Ma c’è
Gesù che si fa battezzare (cfr. Mt 3, 13-17; Mc 1, 9-11; Lc 3, 21-22; Gv 1,
29-34), e c’è Gesù che dice: <<Andate e battezzate>> (cfr. Mt 28, 19).
Nel Vangelo non si trova un episodio in cui Gesù abbia
battezzato; ma perché? Perché il Battesimo cristiano ha il suo
fondamento nel Battesimo di Gesù; ma, il Battesimo di Gesù
diventa efficace per noi dopo la Pasqua, ha bisogno della Pasqua.
Cioè, ha bisogno che Gesù vada fino in fondo nel prendersi cura di
noi e vada veramente nel sepolcro, sia davvero “sepolto”.
Allora ascoltiamo il brano più importante del Nuovo
Testamento, la Lettera ai Romani cap. 6, 3 <<O non sapete che
quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati
3
nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati
sepolti insieme a lui>>. Quindi, perché ci sia il Battesimo, ci deve
essere la sepoltura di Gesù, perché “essere battezzati” vuole dire:
essere sepolti con lui.
C’è bisogno della Pasqua. Questo è un passaggio molto
importante: per i cristiani, tutti i Sacramenti devono nascere dalla
Pasqua; non ci sono prima. E’ molto importante, perché il dono è
davvero radicale: Gesù per darci questo dono ha dovuto dare
proprio tutto. I doni che lui ci dà sono frutto del suo dare veramente.
E “il suo dare veramente” è il dare tutto nella morte. Questo è il
motivo del dono.
Se il Battesimo è un dono, non può venire se non dopo la
morte e resurrezione di Gesù: è un dono della Pasqua. Perché
altrimenti sarebbe ancora un discorso; non ci sarebbe la radicalità
che lo fa diventare permanente, cioè che lo fa diventare estensibile a
tutti gli uomini, di tutti i luoghi, di tutti i tempi.
Perché la Pasqua fa questo: fa sì che la morte di Gesù -che è un
dono totale di sé, un dono fino all’abbandono- accettata dal Padre,
quindi accolta con una risposta di risurrezione con il sì del Padre,
sia liberata dai limiti dello spazio e del tempo e sia destinata a tutti
gli spazi, a tutti i tempi e a tutte le persone. Questa è la Pasqua.
Gesù, tra l’altro, ha interpretato la sua morte come un
Battesimo: <<C’è un Battesimo che devo ricevere; e come sono
angosciato, finché non sia compiuto!>> (Lc 12,50).
C’è un Battesimo: per poter donare la vita nuova, restituirvi la
“benedizione del giardino”, la pienezza del dono originario, io
devo entrare in fondo in fondo, fin dove voi avete sospettato di Dio,
avete creato la morte. Io devo entrare in quella morte e subirla al
vostro posto, perché voi non la possiate mai più subire.
C’è un Battesimo: <<Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il
battesimo con cui io sono battezzato?>> (Mc 10, 38). Si riferisce alla
sua morte.
Quindi, c’è un rapporto tra immersione di Cristo nella morte,
secondo Paolo, e immersione del cristiano nel Battesimo.
Nella morte infatti Gesù è disceso nella morte che è il peccato; si è
immerso nel luogo creato dal sospetto nei confronti di Dio; si è
immerso in quella estrema lontananza da Dio, è andato proprio là,
fino agli inferi (cfr. 1 Pt 3, 19); e lì ha lottato contro il potere della
morte e lo ha vinto definitivamente (cfr. 1 Cor 15, 54–57).
Per cui quando noi siamo immersi nel Battesimo, siamo
immersi nella morte. Cioè tocchiamo la vittoria di Cristo su quella
morte che è ancora dentro di noi, perché anche noi sospettiamo di
Dio, rifiutiamo Dio …
Essere battezzati vuol dire: essere immersi in questa morte, sepolti
insieme con lui; perché come Cristo fu risuscitato dai morti, così
anche noi possiamo partecipare della sua vicenda. E questo significa
essere battezzati nel nome di Gesù.
Allora, essere battezzati nel nome di Gesù vuole dire che noi
partecipiamo alla sua discesa: entriamo nel sepolcro con lui per
lasciare laggiù, come vinte da lui, tutte le forze di male che sono in
noi e per risalire con lui. E’ una discesa e una risalita.
Allora, Battesimo: novità nell’origine. Il battezzato nel nome
di Gesù non appartiene più a se stesso: riceve in dono la relazione
che è chiamato ad attuare per tutta la vita. L’identità del battezzato
ormai è quella stessa che ha vissuto Gesù, e l’identità con Gesù è il
legame con Dio. Per cui, il perdono dei peccati, promesso nel
Battesimo di acqua del Giordano, si attua realmente nel Battesimo
perché Gesù è disceso nel sepolcro. La salvezza non resta una vaga
speranza, ma diventa realtà presente a cui si prende parte.
Il Battesimo è davvero dono. Abbiamo detto che non ci si
autobattezza, il Battesimo si riceve da un altro, c’è un ministro che
ti battezza; perché non succeda mai che uno possa pensare che
questo dono se lo prende da sé, come Adamo ed Eva si sono presi il
frutto. Tutto ormai, da questo momento in poi, dato che è dono,
deve essere ricevuto.
I Sacramenti non si autoamministrano, e quindi c’è un altro
che ti battezza: << Andavano a farsi battezzare da Giovanni>>
4
(Lc 3, 7);
Gesù si fa battezzare da Giovanni (cfr. Mt 3, 13–15); Pietro
dice: <<…fatevi battezzare nel nome di Gesù...>> (At 2, 38) quel
Nome che è disceso.
In quanto dono, è tutta opera di Dio. Come diceva san
Gregorio Nazianzeno: E’ dato a coloro che non portano nulla;
questa è veramente una bella notizia : anche ai peccatori.
Finalmente c’è un sacramento che non presuppone particolari
predisposizioni dell’uomo: è dato anche a coloro che non portano
nulla. Non presuppone particolari predisposizioni dell’uomo; è un
nuovo inizio, però che dà inizio, fa iniziare.
percepisce solo più avanti, però si apprenderà sempre con gioia che
Dio -ancor prima di ogni itinerario umano e difficoltà di percorsoha orientato la nostra esistenza verso di sé: la nostra esistenza è
verso Dio.
Il Battesimo, allora, all’inizio è il sonoro “sì” di Dio alla
nostra esistenza; sonoro, qualcuno lo pronunzia. Per questo,
mentre ti fai battezzare, qualcuno te lo dice; deve essere sonoro, non
deve essere solo pensato. Non è soltanto sonoro ma è anche
corporeo, perché il Battesimo tocca con l’acqua il corpo, unge con
olio il corpo.
E qui mi fermo un momento, non per trattare la questione, ma
per dire che solo per questo ha senso il Battesimo dei bambini.
Ciò che accade nel Battesimo di un bambino è una chiara
manifestazione di quello che accade sempre in noi; anche adesso
quando andiamo a Messa, quando riceviamo un sacramento: Dio ci
precede nei suoi doni, viene prima; la sua grazia ci circonda prima
che noi la meritiamo e anche prima che noi la invochiamo, anzi noi
la possiamo invocare perché ci circonda.
Egli è già disceso verso di noi, perché noi possiamo salire
verso di lui. E noi saliamo verso di lui percorrendo la via che egli
ha percorso per discendere verso di noi. Ecco il Battesimo: una
discesa, una risalita. Quando ci si battezzava bene, nella
celebrazione del Battesimo si scendevano i gradini e si risalivano i
gradini. Egli è già disceso verso di noi, ci ha già trovati perché noi
possiamo cercarlo (cfr. Ef 4, 9–10).
E un teologo molto bravo dice questo, che vale anche per
tutto il resto: Le cose più grandi vengono date all’uomo sempre, in
modo tale che egli deve decidere il proprio comportamento
trovandosi già di fronte a qualche cosa di grande.
Fede nel Battesimo
Questa è la libertà: la libertà è sempre davanti a un dono. Le
cose più alte vengono date all’uomo in modo tale che, quando egli
decide, decide trovandosi già di fronte a qualche cosa di grande,
decide se accogliere o rifiutare. Per cui, anche se il dono lo si
Faccio una piccola appendice -prima di passare al secondo
punto- sul rapporto fede e Battesimo.
E’ necessaria la fede per il Battesimo? La fede dona il Battesimo?
E’ necessaria la fede per il Battesimo o la fede è data dal
Battesimo? Quindi, potremmo dire: fede nel Battesimo o fede dal
Battesimo?
Sentite San Paolo ai Galati, cap. 3, 26–28: <<Tutti voi infatti
siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati
battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo>>.
San Paolo risolve così il problema, anche se non è facile sapere
quello che pensa. Io penso che li metta in contemporanea.
Allora vi dico una frase di sant’Agostino, che è ancora più
difficile: Il Sacramento della fede è la fede stessa.
Per risolvere questo problema, dobbiamo riferirci alla
celebrazione del Battesimo, che io farei così:
* “Credi in Dio Padre?” - “Credo!” - “Io ti battezzo nel Nome del
Padre”. Prima immersione: tu sei intinto in Dio Padre.
* “Credi in Gesù suo Figlio?” - “Credo!” - “Io ti battezzo nel nome
del Figlio”. Seconda immersione: tu sei intinto, discendi nella
morte, per lasciare laggiù la tua morte e per ritornare imbevuto,
inzuppato. Tertulliano paragonava il nuovo battezzato, a un pezzo
di pane intinto nel sugo, che quando è intinto assorbe proprio tutto.
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* “Credi nello Spirito Santo?” - “Credo” - “Io ti battezzo nello
Spirito Santo”. Terza immersione.
All’origine era così: il Battesimo veniva fatto con tre
immersioni, legate ciascuna a una singola professione di fede: fede
nel Padre, fede nel Figlio, fede nello Spirito Santo.
Anche la forma del battistero, la vasca battesimale all’inizio
somigliava un sepolcro vuoto. E nella nostra Cattedrale il fonte
battesimale assomiglia proprio al sepolcro vuoto. E poi ci sono
anche i battisteri ottagonali per significare la pienezza escatologica
verso la quale noi andiamo.
Ma soprattutto ci sono i tre gradini di discesa in cui si fanno le
rinunce, quindi immersione nella morte, e i tre gradini di risalita
in cui si fa il “Credo” per dire il passaggio alla vita.
Tutti i sacramenti devono avere quel gesto in cui “si
ricevono”, non si prendono. Bisogna sempre ricevere nelle mani il
“pane spezzato”; qualcuno ti deve dire: “Il Corpo di Cristo” e tu
devi dire: “Amen”. E qualcuno ti deve dire: “Credi?” e tu rispondi:
“Credo!”.
Proprio per questi motivi, la natura del Battesimo è questa:
che non lo si può produrre e non lo può produrre nemmeno un
santo, un già convertito alla fede: il Battesimo, lo si può solo
accettare.
Inoltre il Battesimo non può essere concepito mai come un’azione
dell’uomo, ma il Battesimo è questo dono.
Sigillo di una appartenenza irrevocabile
La fede professata nel sacramento -“Credi?”- è una fede
“professata”: viene al battezzato dal sacramento stesso perché
l’afferma in contemporanea. La fede appartiene al sacramento, e
poiché il sacramento uno lo riceve -si fa battezzare- riceve la fede.
Allora, il sacramento della fede è la fede stessa; il sacramento lo
ricevi, la fede la ricevi. La fede non fa il Battesimo, non produce il
Battesimo, ma riceve se stessa nel Battesimo.
Quindi, fede nel Battesimo vuole dire: fede attraverso il
Battesimo, durante il Battesimo; ma soprattutto fede dal Battesimo:
che dal Battesimo nasce. Non diciamo mai che il Battesimo è
espressione della nostra fede, perché altrimenti ci battezzeremmo
da soli. No! È dono e inizio della fede.
C’è un unico avvenimento: credere in Gesù e ricevere il
Battesimo sono un unico avvenimento, questo è l’avvenimento della
vita nuova. Il rito ci dice questo: “Credi in Dio Padre” - “Credo” “Io ti battezzo nel nome del Padre”. La fede è formata nel
sacramento, perché si attuano insieme. La fede appartiene al
sacramento -diceva S. Agostino- che il singolo non pone. Ma che
riceve, aggiungo io. E’ per questo che la fede si attua nel
sacramento. E per questo ho insistito tanto sul “ricevere da un altro
il sacramento”.
Però la parola più bella per capire il dono del Battesimo è
“sigillo”. Che è il significato del fatto che tu sei battezzato nel
nome di Gesù. Vuol dire che tu diventi proprietà di Gesù: passi
dalla proprietà del male, alla proprietà di Gesù. E’ un cambio di
appartenenza.
Per Paolo, in Galati 3, 27, questo è molto chiaro: tu non appartieni
più a te stesso, ma appartieni a Cristo.
Questo vuol dire essere battezzato nel nome di Gesù: mentre
un tempo voi eravate schiavi dei peccati, della morte, ora siete stati
liberati da questa schiavitù e appartenete al Signore (Cfr Gal 5,1; 1
Cor 6,19). Nella vostra vita il Signore dice: Siete mia proprietà.
Il “sigillo” -che è segno di proprietà, marchio- marca
qualcosa come suo e lo pone sotto la sua protezione. In 2 Cor 1, 21-22
Paolo dice: <<E’ Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in
Cristo, e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha
dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori>>. Questo dice la
famosa affermazione “il Battesimo imprime il carattere”.
M’interessa molto il carattere, perché per noi è la cosa più
bella. Vuol dire questo: è un dono che si imprime e marca
6
l’esistenza. Vuol dire: la tua appartenenza, il tuo legame con
l’origine è irrevocabile; lo Spirito Santo non si ritira più da te; Dio
rimane fedele a se stesso
L’uomo può sempre fare riferimento a questo dono previo;
anche se dopo commettesse qualunque peccato, l’uomo può tornare
al Signore, perché nessun peccato può sciogliere questo legame
-e questo è il motivo per cui noi celebriamo il sacramento della
Penitenza- perché nessun peccato distrugge il Battesimo.
Quindi, la nostra appartenenza a Cristo è definitiva: Dio non
ritira mai la sua Parola. L’appartenenza a Cristo è irrevocabile:
l’uomo può sempre tornare, e, tornato, può ricominciare.
Per questo il Battesimo è proprio al fondo di tutto: con il
Battesimo puoi celebrare l’Eucaristia, ma puoi anche sempre
tornare alla tua santità originaria. Perciò dobbiamo dare molta
fiducia alle persone, anche se hanno vissuto certe esperienze …
Se sono battezzate, hanno dentro questo legame.
Con il Battesimo abbiamo diritto all’Eucaristia, abbiamo
diritto al Matrimonio … Il “diritto” non è nostro, ce l’ ha dato Dio:
abbiamo diritto a ricevere ancora i suoi “doni”…
E’ un sigillo, questo è il carattere. E questo vuol dire
“essere battezzati nel nome di Gesù”.
II
LA CELEBRAZIONE DEL BATTESIMO
Il rito marca proprio queste cose nel corpo, non le dice. Noi
queste cose le abbiamo dette, perché le abbiamo prese dalla
Scrittura; il rito le fa essere, le realizza; il rito è solo questo: marca
la carne, il corpo.
Difatti, che cos’è il Battesimo, se non un passaggio: da – a
Tutto nel Battesimo si fa camminando. Ecco i passaggi:
-Ingresso nella Chiesa: si è accolti, poi la domanda: “Che cosa
chiedete?”
- dall’ingresso alla Parola
- dalla Parola al fonte.
- dal fonte all’altare.
Vedete, è tutto un passaggio: il Battesimo si celebra passando,
perché questa è la natura del Battesimo. Non sto a spiegare, ma mi
piace molto che si conclude intorno all’altare -dalla porta all’altareperché questo cammino è la vita cristiana.
E’ dalla porta all’altare: per questo l’altare deve essere un po’
in fondo e un po’ in alto, perché c’è tutto il percorso.
Invece l’ambone
-la Paroladeve essere al centro
dell’assemblea; il prete lo deve incontrare prima dell’altare: nel
senso che lui non è già Gesù Cristo là sull’altare; è in basso anche
lui con gli altri, il primo tra tanti; poi, anche lui va all’altare, dopo
avere ascoltato la Parola, aver fatto memoria del Battesimo. Deve
poter andare all’ambone e l’ambone deve essere più alto della sede,
perché la Parola cada anche sulla sua testa e, dopo, che lo spinga
verso l’altare. Quindi non ditemi che sono tradizionalista, portando
l’altare in alto.
Di fatto il Battesimo si conclude intorno all’altare, per dire a
quel bambino: “Tu sei chiamato all’Eucaristia, tu sei destinato
all’Eucaristia”, perché la vera Chiesa è l’Eucaristia.
Poi c’è al fonte la bellissima preghiera di benedizione
dell’acqua, l’invocazione dello Spirito sull’acqua. Mi è impossibile
descrivere tutto, ma l’elemento “acqua”
è molto, molto
importante: dice sempre “passare da una vita all’altra”.
La vasca scavata evoca il sepolcro. I tre gradini che scendono
sono i tre giorni nei quali Gesù rimane sepolto; e nel percorrerli si
pronunciano le tre formule di rinuncia. Mentre si risale si
pronuncia la professione di fede per partecipare a quello che è
successo dopo i tre giorni: <<Il terzo giorno risuscitò da morte>>.
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III
UN CAMMINO DI VITA NUOVA
Qual è la forma dell’esistenza cristiana che nasce dal
Battesimo? Essere conformi al Battesimo. Questa è la nostra vita
cristiana: essere formati dal Battesimo:
<< … In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da
Spirito, non può entrare nel regno di Dio>> (Gv 3, 5).
<< … siete stati lavati, siete stati santificati…>> (1 Cor 6, 11).
Quest’acqua vi ha rigenerati e vi ha rinnovati nello Spirito e
che cosa siete diventati? Dice il Concilio: <<… i battezzati vengono
consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo,
per offrire, mediante tutte le attività del cristiano, spirituali
sacrifici, e far conoscere i prodigi di Colui, che dalle tenebre li
chiamò all’ammirabile sua luce>> (LG n. 10).
Li farà diventare sacerdoti, re e profeti.
Questo sigillo dello Spirito, che è stato impresso nei nostri
cuori, ci consacra, ci fa appartenere del tutto a Dio, perché noi
possiamo esercitare il nostro servizio sacerdotale. Allora potremmo
dire così che il Battesimo introduce il credente nella Chiesa fino
all’Eucaristia. “Fa di noi un popolo sacerdotale” vuol dire: fa che
uno sia ordinato all’altro (LG n. 10). 1
-----------------------------------------1 <<Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano
essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro , ognuno a proprio
modo, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo>>.
San Pietro dice: <<Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio
regale,la nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché
proclami le sue opere meravigliose>> (1 Pt 2, 9). Perché proclami!
Quindi perché siamo annunciatori, cantori della meraviglia di Dio.
Questo vuole dire che noi con il Battesimo entriamo a fare
parte del “Corpo di Cristo”, che è la Chiesa: l’appartenenza a
Cristo è appartenenza alla Chiesa. Dio con il Battesimo giustifica
l’uomo, lo salva nella sua individualità, proprio mentre lo incorpora
alla Chiesa.
L’appartenenza è il primo effetto di questo sacramento.
L’appartenenza -dico- non l’edificazione della Chiesa, perché
quello è la Cresima e l’Eucaristia. Il Battesimo ti lega alla Chiesa.
Io non posso pensare il Battesimo senza l’Eucaristia. Dico
che il Battesimo introduce il credente nella Chiesa fino
all’Eucaristia. Infatti, chi non è battezzato non può ricevere nessun
altro sacramento, questo è evidente.
Tutti i testi Neotestamentari sono molto belli, ma io mi
soffermo su un punto: Il battezzato riceve in dono una relazione che
è chiamata ad attuarsi per tutta la vita, e questa relazione è “la
relazione da figlio”. Qual è la vita che è generata dalla fede
battesimale? Figli nel Figlio! E questo è il volto del battezzato.
Nella celebrazione del Battesimo si compie un evento, un
passaggio di proprietà: dalle nostre mani -dalle mani del peccato e
della morte- alle mani di Gesù, alle mani della libertà, nelle mani
della vita.
Per cui, liberati dalle catene del peccato nella sua morte, in
noi è avvenuto quanto è avvenuto in lui. Viventi di vita nuova,
siamo accolti nel destino di Gesù. Quello che è accaduto a Gesù è
destinato a noi. La nostra vita è come quella di Gesù, vita
consacrata al Padre, affidata al Padre, abbandonata nel Padre. Ecco
perché siamo “sacerdoti” per il Battesimo.
Sottratta all’ossessione di offrire sempre prestazioni per
essere apprezzati e accettati, sottratta all’ossessione di doversi
sempre fondare su se stessa e di trovare sempre su tutto delle
ragioni, la nostra vita appartiene ed è legata al Padre, è apprezzata
da lui. Questo fa vivere la nostra vita con quella libertà liberata,
quel futuro illuminato che ti dice: “La tua vita è collocata fra
perdono e promessa”. Tu sei accettato prima.
Di modo che con il Battesimo è iniziata l’avventura umana,
che è l’avventura della figliolanza: Figli nel Figlio: coloro che in
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ogni ora ricevono se stessi dalle mani del Padre, coloro in cui lo
Spirito già grida: <<Abbà, Padre>>.
Tu sei figlio di Dio. Ecco, un dono così grande, quello di entrare
nel destino di Gesù, ci può far dire davvero che l’opera di questo
dono è di essere nuova creatura.
Per un battezzato è come dire: il Mar Rosso è alle mie spalle;
<<L’uomo vecchio>> è alle mie spalle; davanti a me c’è la Terra
promessa, però devo camminare in questo tempo. <<Le cose
vecchie sono passate -alle spalle- ecco, ne sono nate di nuove>> :
il futuro è davanti a me.
E uno può dire questo tutte le volte che fa memoria del suo
Battesimo. E lo facciamo tutte le volte che entriamo in chiesa per
celebrare l’Eucaristia. Non a caso la prima parte della Messa è
costituita dai “riti di inizio”: riti che ci fanno ricominciare, ci fanno
tornare al “dono” , a ciò che noi siamo all’origine. Infatti,
soprattutto nel tempo di Pasqua, c’è il rito della “aspersione con
acqua”, e si fa come memoria del Battesimo.
E’ molto bello cominciare con ridire: l’Eucaristia mi riporta
a questo inizio. Arrivo e ricomincio ogni giorno l’Eucaristia
dicendo: <<Le cose vecchie sono passate>>, la mia settimana
vecchia è passata, davanti a me sono nate e stanno nascendo cose
nuove.
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