Omelia del Cardinale Arcivescovo per la dedicazione della Chiesa del Santo Volto in Torino Torino, parrocchia Santo Volto, venerdì 8 Dicembre 2006 Premessa Questo è un momento importante per la nostra Arcidiocesi e per tutta la Città di Torino. Stiamo infatti vivendo una Celebrazione eucaristica che riveste una particolare solennità e ci dà una grande gioia spirituale nel cuore perché tra poco compirò il rito di dedicazione al culto di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo di questa stupenda chiesa intitolata al Santo Volto di Cristo, a noi vivamente richiamato dal Volto impresso sulla Santa Sindone. Non posso iniziare questa mia riflessione senza ringraziare il Signore, la Vergine Immacolata di cui oggi ricorre la solennità, il suo sposo San Giuseppe, al quale mi sono raccomandato per arrivare a completare l’opera senza rischi economici per la Diocesi. È per un dono speciale della Provvidenza divina se noi oggi siamo qui a pregare ammirando questa meravigliosa opera d’arte che è questa chiesa progettata dall’architetto Mario Botta, che ancora una volta voglio ringraziare insieme a quanti hanno collaborato col lavoro di realizzazione e con aiuti economici. Fatta questa premessa ora è il momento di entrare nella riflessione spirituale che parte dal messaggio della Parola di Dio, passa all’esaltazione della bellezza come strada per scoprire e gustare l’infinito splendore del Creatore per giungere infine a formulare un augurio spirituale a questa nuova parrocchia e a tutta la nostra comunità diocesana. 1. La festa del cristiano è la gioia che sgorga dall’incontro con Dio. Questo è senza dubbio per tutti noi un momento di festa. Ma per quale motivo? Perché anche noi, come il popolo di Israele di cui ci parlava il Libro di Neemia nella prima lettura, ci sentiamo convocati qui dalla Parola di Dio. Quando il sacerdote Esdra lesse il libro della legge davanti al popolo tutti si alzarono in piedi in segno di rispetto e di attenzione e risposero “Amen” come atto di adesione a quanto la legge del Signore prescriveva. La Parola ci giudica, la Parola condanna le nostre scelte negative di vita e ci invita alla conversione, ma soprattutto la Parola vuole farci incontrare il Signore che ci ama e ci vuole felici. “Questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”. Inoltre questo è un momento di festa perché il messaggio che ci ha offerto la pagina dell’Apocalisse nella seconda lettura noi lo vediamo realizzato in questa nostra Assemblea sacra. La città santa, la nuova Gerusalemme che scende dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo è la santa Chiesa, che siamo tutti noi. Noi siamo la Chiesa, perciò abbiamo la grande, ma anche bella responsabilità di fare in modo che chi ci guarda possa dire: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini”. Infatti la Chiesa è chiamata anche “mistero” proprio perché è la realtà attraverso la quale Dio si rivela e si dona a tutti gli uomini. E se Dio è con noi dovremmo riuscire a farlo sentire presente con la nostra condotta di vita in modo che si possa leggere sui nostri volti il riflesso del Santo Volto di Cristo, che è – come sottolinea il Santo Padre Benedetto XVI – il volto umano di Dio. Così si realizzano le parole dell’Apocalisse che abbiamo ascoltato: Dio dimora in noi e tra noi e noi siamo il suo popolo. Egli è con noi per tergere le lacrime dai nostri occhi, per donarci la certezza che con Lui la morte, il lutto ed ogni affanno vengono superati dalla vittoria di Cristo Risorto, il quale ci dice: “Io faccio nuove tutte le cose”, non guardate indietro “perché le cose di prima sono passate”. 2. Inno alla bellezza. Ma in questa giornata così particolare non possiamo non cantare il nostro inno alla bellezza. a) Voglio cantare innanzitutto la bellezza di Maria. Oggi, solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine, la Chiesa ci invita a contemplare lo splendore di questa donna, scelta per essere la Madre del Redentore e per questo preservata, per dono di grazia divina, da ogni peccato, compreso quello originale. Abbiamo sentito nella pagina di Vangelo, che è stata proclamata, l’angelo Gabriele salutarla con queste parole: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. Che cosa c’è di più bello in una creatura se oltre la bellezza fisica, che ha il suo pregio nell’essere un grande segno profetico dei valori spirituali, possiede anche quella particolare bellezza interiore, che è data dalla presenza di Dio, il quale col suo amore esalta tutta la dignità della persona? “Tota pulchra es, Maria, et macula originalis non est in te”. “Tutta bella sei, o Maria, la colpa originale non ti ha sfiorata”. Così oggi la Chiesa canta il suo inno alla bellezza di Maria. Ci sono poi, nella liturgia dell’Immacolata, altre antifone con le quali veniamo invitati a rimanere incantati dinnanzi a questa unica e straordinaria bellezza di Maria. Infatti così noi oggi la proclamiamo nei Vespri: “Bianca come la neve la tua veste; il tuo volto, come il sole” (Antifona secondi Vespri). E nelle Lodi mattutine le abbiamo detto: “Ti seguiamo, Vergine Immacolata, attratti dalla tua santità” (Antifona Lodi mattutine). b) Desidero però, in questa occasione, cantare il mio inno anche alla bellezza di tutto il creato che riflette la bellezza di Dio, come dice il Salmo 19 (18): “I cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento”. Il Salmo 96 (95) ci invita a contemplare il creato sussurrando nel cuore: “Maestà e bellezza sono davanti a lui” (v. 6). Non possiamo non commuoverci, ad esempio, guardando il cielo stellato e ricordando queste parole del profeta Baruc: “Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono; egli (il Signore) le chiama e rispondono: «Eccoci!» e brillano di gioia per colui che le ha create” (Bar 3, 34-35). Ma la bellezza del creato si riflette anche sulle opere realizzate dall’intelligenza dell’uomo, perché anche queste sono frutto dei doni che Dio ci ha dato. Come allora non contemplare lo splendore di bellezza che emana questa chiesa del Santo Volto, nella quale siamo radunati e che ora consacriamo a Dio? Come non vedere l’ingegno di chi l’ha progettata e non riconoscere anche in questo un dono di Dio fatto a lui e di conseguenza a tutti noi? Questo edificio è stato costruito soprattutto come lode a Dio, come omaggio di adorazione e di amore a nostro Signore che qui raduna il suo popolo per parlargli e per donarsi a lui. A Dio, ci insegna la Scrittura e ce l’hanno ripetuto i Santi, anche il nostro San Giuseppe Benedetto Cottolengo, si devono dare le primizie, il meglio di noi stessi, quanto di più bello, dico bello e non lussuoso, noi siamo capaci di realizzare. Lo splendore di questa chiesa che ci incanta deve aiutarci ad intravedere la bellezza di Dio e la bellezza della nostra vita quando è vissuta in comunione col Signore e con i fratelli. c) E questo è il terzo inno alla bellezza che oggi voglio qui proclamare: la bellezza della Chiesa di persone, del popolo di Dio, alla quale la chiesa di mattoni rimanda e di cui è segno. Noi siamo la vera Chiesa di Dio, il santo tempio nel quale il Signore abita: un tempio (le nostre persone, la nostra vita) che deve risplendere per la sua bellezza, la quale ha un nome preciso: santità. Gesù ha detto: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23). E San Paolo, scrivendo ai Corinzi, sottolinea con forza: “Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi!” (1 Cor 3, 16-17). È il peccato che deturpa la bellezza della Chiesa e che dà un’immagine di degrado alla nostra vita. Il Signore Gesù oggi ci chiede di presentarci al mondo con una vita integra in modo da essere l’immagine viva della bellezza della sua Chiesa, per la quale Egli ha dato la vita al fine di “renderla santa così che si presenti davanti a Lui tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Cf Ef 5, 26-27). 3. Un augurio finale. Desidero concludere con un augurio che esprimo innanzitutto ai membri di questa nuova parrocchia del Santo Volto, ma che estendo ovviamente anche a tutti noi, membri della Chiesa di Dio che vive in Torino. Il mio augurio lo esprimo con le parole della grande preghiera di dedicazione (o consacrazione) della Chiesa e dell’altare che fra poco pronuncerò: Che questa nuova comunità di fedeli e che tutti i membri della nostra arcidiocesi siano testimoni credibili della presenza dell’amore di Dio che accompagna ogni persona, vicina o lontana. Per fare questo dobbiamo essere, come dice il testo della preghiera: “Chiesa santa, vigna eletta del Signore che ricopre dei suoi tralci il mondo intero”: tutti si devono sentire amati da noi perché da sempre amati da Dio “Chiesa beata, dimora di Dio tra gli uomini, tempio costruito con pietre vive, sul fondamento degli Apostoli, in Cristo Gesù”: è Lui la pietra angolare, il fondamento e il fine ultimo della nostra vita “Chiesa sublime, città alta sul monte, chiara a tutti per il suo fulgore”: chi ci incontra possa riconoscere in noi i segni della presenza di Gesù, vera luce che splende sul cammino della nostra esistenza. Il Signore ci doni la gioiosa certezza che con questo edificio noi abbiamo voluto porre in questo territorio, luogo un tempo tipicamente segnato dal lavoro umano, uno splendido segno della sua presenza, che ci sostiene e conforta ed è fonte di quell’autentica speranza che solo Lui può dare, una speranza che non delude, perché è piena di immortalità (Cf Sap 3, 4). + Severino Card. Poletto Arcivescovo di Torino