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Ss. Corpo e Sangue di Cristo
Ss. Corpo e Sangue di Cristo 2 giugno 2002
Prima lettura
Dal libro del Deuteronomio
Dt 8,2-3.14-16Mosé parlò al popolo dicendo:
2«Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel
deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti
osservato o no i suoi comandi. 3Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito
di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che
l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. 14Non
dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione servile; 15che ti
ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra
assetata, senz’acqua; 16che ho fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha
nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».
Parola di Dio.
Dal Salmo 147
Rit. Benedetto il Signore, gloria del suo popolo .Glorifica il Signore,
Gerusalemme, loda, Sion, il tuo Dio.Perchè ha rinforzato le sbarre delle tue porte,in mezzo a te ha
benedetto i tuoi figli.Egli ha messo pace nei tuoi confinie ti sazia con fior di frumento.Manda sulla terra
la sua parola,e il suo messaggio corre veloce.Annunzia a Giacobbe la sua parola,le sue leggi e i suoi
decreti a Israele.Così non ha fatto con nessun altro popolo,non ha manifestato ad altri i suoi precetti.
Seconda lettura
Dalla prima lettera di Paolo apostolo ai Corinzi
1Cor 10,16-17Fratelli, 16il calice
della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che
noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? 17Poiché c’è un solo pane, noi, pur
essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane.
Parola di Dio.
Alleluia,alleluia.
Gv 6,51
dal cielo, dice il Signore;chi mangia di questo pane vivrà in eterno..
Io sono il pane vivo disceso
@ Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,51-58In quel tempo, Gesù disse alle folle dei
Giudei: 51«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo(A). Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il
pane che io darò è la mia carne(B) per la vita del mondo». 52Allora i Giudei si misero a discutere tra di
loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se
non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54Chi
mangia la mia carne(C) e beve il mio sangue(D) ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
55Perché la mia carne è vero cibo(E) e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il
mio sangue dimora in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me(F) e io vivo per il
Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me(G). 58Questo è il pane disceso dal cielo, non
come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Parola
del Signore.
Note del testo
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Il sacramento dell’eucaristia è il memoriale della Pasqua ed è il centro della vita della comunità
cristiana. Nella forma di un convito sacrificale, la chiesa rivive l’evento totale della Pasqua; fa memoria
della morte e risurrezione del Signore, una memoria che non è semplice ricordo, ma ripresentazione
reale dell’evento stesso nel rito. Il Crocifisso risorto si fa presente come Agnello immolato e vivente.
La sua parola con la potenza dello Spirito compie davvero quello che annunzia: il pane è realmente il
suo corpo donato; il vino è realmente il suo sangue versato. La comunione eucaristica ha tutt’altro che
un carattere intimistico e sentimentale. Far comunione con il Signore crocifisso e risorto significa
donarsi a lui e ai fratelli. La vita che egli comunica è la sua carità verso il Padre e verso tutti gli uomini.
Al tema pasquale rimanda la prima lettura dal Deuteronomio. Israele ha camminato per quarant’anni
nel deserto, in una terra arida e inospitale; il cammino nel deserto diventa un tempo di prova per
saggiare la fedeltà del popolo nel suo rapporto di alleanza con il Signore. La prova consiste
nell’esperienza di precarietà resa impropriamente in italiano con il verbo ‘umiliare’. E’ la condizione di
povertà che consiste soprattutto nella fame, come mancanza di alimenti che provoca insicurezza e la
paura di morire. In tale contesto il dono della manna fa intuire che la vita dipende dall’azione creatrice
di Dio. Perciò l’essere umano minacciato continuamente dalla sua condizione di precarietà può vivere
solo nella relazione di fede con Dio. In tutti gli anni che Israele ha trascorso nel deserto è stato Dio che
lo ha guidato e protetto, che lo ha nutrito e dissetato. Ora Israele sta per entrare nella terra di Canaan
dove potrà coltivare la terra e ricavarne il frutto necessari per vivere. In questi anni Israele ha imparato
a fidarsi di Dio, ne ha conosciuto l’amore premuroso, si è sentito amato e custodito; ha capito così che
l’uomo non vive soltanto di pane... ma di quanto esce dalla bocca del Signore. Necessario è il pane,
certo; ma necessario è il dono di Dio. Il pane permette all’uomo di resistere come organismo biologico;
il dono di Dio permette all’uomo di esistere come creatura, anzi come popolo di Dio. Il rischio è che
l’abbondanza dei beni della terra attiri così tanto l’attenzione dell’uomo da non lasciargli più spazio per
pensare ai beni del cielo; e che l’impegno di lavorare per rendere feconda la terra cancelli il ricordo dei
benefici del Signore.
(A): Nel deserto Dio ha nutrito il suo popolo con la manna; ma i doni del Signore sono sempre segno di
quel dono che è Dio stesso. E l’eucaristia proclama questo: Dio ci nutre con un pane che viene dal
cielo; ma questo pane non è solo un nutrimento materiale o spirituale; è Dio stesso che si dona a noi nel
suo figlio. Gesù presenta la sua vita come un dono (un sacrificio) capace di procurare la salvezza del
mondo; e offre questo dono sotto forma di pane, di nutrimento messo a disposizione del credente.
(B): La grossa novità giovannea consiste soprattutto nell’aggancio fra eucaristia e incarnazione.
L’insistenza sul termine ‘carne’, che sostituisce sistematicamente il termine ‘corpo’, non può solo avere
lo scopo di rendere concreta, contro ogni tentativo spiritualizzante, la dottrina. E’ qualcosa di più.
Attraverso l’esperienza ecclesiale eucaristica l’incarnazione continua nel tempo; la carne sacrificata del
Verbo si fa pane nutriente e comunica la vita del Cristo glorificato.
(C): Lett: ‘masticare, stritolare’ con i denti. Giovanni utilizza un vocabolario particolarmente realista
per caratterizzare la partecipazione all’eucaristia.
(D): Gesù è il vero pane, come Parola di Dio e come vittima offerta in sacrificio, mediante il suo corpo
e il suo sangue, per la vita del mondo. La Parola carne suggerisce il rapporto tra l’eucaristia,
l’incarnazione e la passione del Signore: l’uomo si nutre del Verbo fatto carne, ‘carne’ data perchè il
mondo abbia la vita. L’eucaristia diventa evento per la pasqua di Cristo, quindi per la Pasqua delle
nostre comunità. Perchè le nostre Eucaristie siano evento bisogna che portiamo il peso della nostra
gente, portarla nel cuore, dare per loro la vita.
(E): Gesù non solo possiede la vita eterna, ma questa vita eterna la dona; non solo è in comunione
perfetta con il Padre, ma di questa comunione ci rende partecipi. Avviene, perciò, per il credente un
ingresso misterioso ma reale in un nuovo spazio di vita. Se a motivo dell’esistenza biologica egli
appartiene al mondo, a motivo della fede egli appartiene a Cristo e si muove nello spazio della fede con
tutta la libertà e la speranza dei figli di Dio.
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(F): Gesù esiste solo in quanto mandato dal Padre, per la vita che ha ricevuto in dono dal Padre. Di
conseguenza per Gesù vivere significa vivere per il Padre. Lo stesso vale per il cristiano: egli riceve la
sua vita autentica da Gesù; non può dunque altro che vivere per Gesù. L’esistenza cristiana appare
definita da due movimenti complementari: il primo è quello di ricevere la vita da Cristo. E’ il
movimento della fede in tutte le sue espressioni: ascolto della parola di Dio, partecipazione
all’eucaristia.. Solo così nasce un’autentica vita cristiana. Solo dopo, come risposta, può nascere una
logica di comportamento per il Signore: e, in concreto, si tratterà di donare la vita per gli altri come il
Signore (e poichè il Signore) l’ha donata per noi. La legge dell’eucaristia è, infatti, la carità: è la carità
di Cristo che viene celebrata ed è la nostra carità che viene suscitata.
(G): Il duro realismo eucaristico rimanda al duro realismo dell’incarnazione e della croce. Gesù non è
venuto a dare cose, ma a dare se stesso all’umanità. Per questo il pane che dava conteneva la sua
propria donazione, era il segno che l’esprimeva. Questo è pure quello che chiede al discepolo: deve
considerare se stesso come pane che va distribuito e dve distribuire il suo pane come se distribuisse se
stesso. Deve rinunciare a possedersi. Solo chi non ha paura di perdersi troverà la propria vita. Questa si
riceve solo nella misura in cui si dà, si possiede nella misura in cui si dona. Fare in modo che la propria
vita sia alimento disponibile per gli altri, come quella di Gesù, ripetendo il suo gesto con la forza del
suo Spirito, che è quella del suo amore, è la legge della nuova comunità umana. Si esprime
nell’Eucaristia che rinnova il gesto di Gesù.
Prefazio suggerito: ‘Sacerdote vero ed eterno, egli istituì il rito del sacrificio perenne; a te per primo si
offrì vittima di salvezza e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria. Il suo corpo per noi
immolato è nostro cibo e ci dà forza, il suo sangue per noi versato è bevanda che ci redime da ogni
colpa’.
Padri della Chiesa
Io sono il pane vivo…Cioè sono vivo perché discendo dal cielo. Anche la manna era discesa dal cielo:
ma la manna era un simbolo, questo pane è la verità. (…) I fedeli conosceranno il corpo di Cristo, se
non trascureranno di essere essi stessi il corpo di cristo. Che divengano il corpo di Cristo, se vogliono
vivere dello Spirito di Cristo. Solo il corpo di Cristo vive del suo Spirito. Cercate di capire, fratelli,
quanto ho detto. Tu sei un uomo, hai lo spirito e il corpo. Chiamo spirito ciò che è chiamato anima,
grazie alla quale l’uomo è uomo: infatti l’uomo consta di anima e di corpo. Hai dunque uno spirito
invisibile, mentre il corpo è visibile. Dimmi: è il tuo spirito che vive del tuo corpo, o il tuo corpo che
vive del tuo spirito? Mi rispondano coloro che vivono (e chi può rispondere, io non so se egli vive): è il
corpo che vive del mio spirito. Tu voui vivere dello Spirito di Cristo? Sii nel corpo di Cristo. Forse che
-obietti- il mio corpo vive del tuo spirito? Il mio corpo vive del mio spirito, e il tuo del tuo. Il corpo di
Cristo non può vivere se non dello Spirito di Cristo. Questo ci dice l’apostolo Paolo quando ci spiega la
natura di questo pane: «Un solo pane, un solo corpo siamo noi, anche se siamo molti» (1Cor 10,17).
(Agostino, Comm. Vang. Giovanni, 26,13)
Poiche la mia carne è un vero cibo… Gli uomini cercano nel cibo e nelle bevande di che calmare la loro
fame e la loro sete, ma questi effetti non possono essere dati pienamente altro che da quel cibo che
rende, chi ne mangia, immortale e incorruttibile, cioé lo introduce in quella società dei santi dove
troverà la pace e l’unione piena e perfetta. (Agostino, Comm. Vang. Giovanni, 26,17)
Come unendo la cera alla cera si vedrà che l’una è nell’altra: allo stesso modo, credo, chi riceve la
carne del nostro Salvatore e beve il suo prezioso sangue, come egli dice, si trova ad essere una sola cosa
con lui, unito e mescolato in qualche modo a lui mediante quella partecipazione, sì da trovarsi lui in
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Cristo e, a sua volta, Cristo in lui. Così anche Cristo ci insegnava, in qualche modo, nel vangelo
secondo Matteo con queste parole: «Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna ha preso e
nascosto in tre misure di farina, finché sia tutto fermentato. (Cirillo, Comm. Vang. Giovanni, 6,2,
v.6,57)
Per quanto riguarda l’eucarestia, ringraziate così. Prima per la coppa: “Noi ti benediciamo, Padre
nostro, per la santa vite di Davide, tuo servitore, che ci hai rivelato per mezzo di Gesù, tuo Figlio; a te
gloria per sempre. Amen”. Poi per il pane spezzato: “Noi ti benediciamo, Padre nostro, per lavita e la
conoscenza che ci hai rivelate per mezzo di Gesù, tuo Figlio; a te la gloria per sempre. Amen” Come
questo pane spezzato, prima disperso sulle colline, raccolto è diventato uno, così anche la tua Chiesa si
raccolga dalle estremità della terra nel tuo regno; poiché tua è la gloria e la potenza per sempre. Amen”.
Che nessuno mangi o beva della nostra Eucarestia, se non i battezzati nel nome del signore. A questo
proposito il Signore ha detto: “Non date ai cani le cose consacrate”. (Didaché, 9)
altri autori cristiani
Eucarestia. In primo piano sta il gesto del Signore che, mediante la forza del suo Spirito, fa memoria
della sua Pasqua nella Chiesa. É perciò «azione del Signore» a cui noi prestiamo la ubbidienza della
fede, accogliendola; non è preghiea. Ora, come la Chiesa accoglie il gesto del Signore? Lo accoglie
pregando, cioé ringraziado, confessando non solo i propri peccati, ma prima la misericordia del
Signore, intercedendo, domandando. Per questo ogni celebrazione cristiana non può non essere
preghiera; ma principalmente essa non è preghiera: è presenza del gesto del Signore, Parola e Pane di
vita, che nella duplice memoria della Scrittura e del convito, si dona a noi e a tutta la Chiesa perché in
noi e in tutta la Chiesa si celebri finalmente il convito interiore. (G. Moioli, Il Salvatore divino, p.55)
(…)l’Eucarestia vuole formare in noi un uomo che “comunica”, che è in comunione con Cristo: quindi
è nella “pace”, nel “perdono”, nella “riconciliazione”, anzitutto in rapporto a Cristo e poi anche con gli
altri. Infine, vuole formare in noi un uomo da salvare, un uomo da riportare alla sua verità secondo Dio:
perché quest’uomo che siamo noi è sempre “Adamo peccatore” che deve essere persuaso a rapportarsi
al vero Adamo, che è Gesù Cristo; ma ha bisogno di essere sempre ri-creato e rifatto nel dono dello
Spirito Santo. (G. Moioli, Il Salvatore divino, p.86)
Ai credenti, membra del suo corpo, Cristo comunica la sua vita, e li unisce misteriosamente ma
realmente alla sua morte e risurrezione mediante i sacramenti. Per mezzo del battesimo infatti veniamo
conformati a Cristo “noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per costituire un solo corpo”
(1Cor 12,13). Questo sacro rito ripresenta e realizza la nostra unione al Cristo morto e risorto:
“mediante il battesimo siamo stati sepolti con lui nella morte…Ma se siamo stati innestati in lui con
una morte simile alla sua, lo saremo ugualmente anche con la sua resurrezione” (Rm 6,4-5). Per mezzo
della frazione del pane eucaristico diveniamo realmente partecipi del corpo del Signore e siamo elevati
alla comunione con lui e tra di noi: “Poiché c’è un solo pane, noi, benché molti, siamo un solo corpo,
per il fatto di partecipare all’unico pane” (1Cor 10,17). In tal modo diveniamo membra di quel corpo
(cf. 1Cor 12,27) dove “ciascuno per la sua parte è membro di tutti gli altri” (Rm 12,5). (Conc. Vat. II,
Costituz. dogm. Lumen Gentium, 7)
La Chiesa è il Corpo che rende visibile Cristo e gli permette di agire visibilmente. Secondo la mentalità
semitica, il termine corpo indica tutta la persona in quanto “visibile” e “capace di azione”. La Chiesa è
il Cristo visibile e manifestato, il Cristo capace di rendersi presente in tutta l’umanità, in ogni tempo e
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luogo. Sono due gli aspetti da rilevare: la Chiesa maniifesta Cristo e la Chiesa è lo strumento che
permette a Cristo di agire visibilmente. per mezzo della Chiesa, suo corpo, Cristo continua a salvare,
soffrire e predicare. É in questo senso che si può parlare di un reciproco completamento tra Cristo e la
Chiesa: il Cristo è in sè completo, ma esige la Chiesa in quanto vuol continuare ad essere presente e ad
agire visibilmente. Alla luce dei due aspetti sopra accennati, la vita cristiana diviene una manifestazione
di Cristo imitare Cristo e rendeerlo visibile) e un servizio a Cristo (essere strumenti nelle sue mani,
essere il corpo di cui si serve per agire). (B. Maggioni, Cristianesimo quotidiano, p. 57)
Passi paralleli
v.51 Nm 15,17-21: Il Signore disse ancora a Mosè: «Parla agli Israeliti e riferisci loro. Quando sarete
arrivati nel paese dove io vi conduco e mangerete il pane di quel paese, ne preleverete un’offerta da
presentare al Signore. Delle primizie della vostra madia, metterete da parte una focaccia come offerta
da elevare secondo il rito, la preleverete come si preleva dall’aia l’offerta che si fa con il rito di
elevazione. Delle primizie della vostra madia darete al Signore una parte come offerta che si fa
elevandola, di generazione in generazione.
Lc 22,14-20: Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: «Ho desiderato
ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la
mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E preso un calice, rese grazie e disse:
«Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della
vite, finché non venga il regno di Dio». Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro
dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo
dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene
versato per voi».
1Cor 11, 23-24: Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore
Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse:
«Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Gv 1,14: E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria
come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Gv 3,6: Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito.
Gv 8,15: Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.
1Gv 4,2: Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è
venuto nella carne, è da Dio
Gv 10,11-15: Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece,
che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e
fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il
buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io
conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.
Gv 17,17-19: Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo,
anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati
nella verità.
Eb 10,5-10: Perciò entrando nel mondo dice: Non hai voluto sacrificio, né oblazione, ma tu mi hai
preparato un corpo. Non hai gradito olocausti, nè sacrifici per i peccati. Allora io dissi: ecco vengo, nel
rotolo dei libri è stato scritto di me, o Dio, per fare la tua volontà. Anzitutto dice: non hai voluto nè
gradito sacrifici nè oblazioni né olocausti nè sacrifici per il peccato, che vengono offerti secondo la
legge. Poi dice: Ecco vengo, per fare la tua volontà: toglie via la prima cosa, per stabilire la seconda.
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Ss. Corpo e Sangue di Cristo
Nella quale volontà siamo stati santificati mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo una volta per
sempre.
v.54 Gv 6,39-40.44: E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto
egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che
chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
(44)Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo
giorno.
Gv 5,21-29: Come il Padre risuscita i morti e dá la vita, così anche il Figlio dá la vita a chi vuole; il
Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio
come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in
verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va
incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento,
ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; e gli
ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non vi meravigliate di questo, poiché verrà
l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene
per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
v.56 Gv 15,4-5: Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non
rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e
io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
1Gv 3,24: Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che
dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato.