4_assunzione_A - Don Bosco Torino

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ASSUNZIONE DELLA B.V. MARIA
15 agosto
 Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab - Apparve una donna vestita di sole, con la luna sotto i
suoi piedi.
 Dal Salmo 44 - Rit.: Risplende la Regina, Signore, alla tua destra.
 1 Cor 15,20-27a - Cristo è la primizia dei risorti; poi risorgeranno quelli di Cristo.
 Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Maria è assunta in cielo: esultano le schiere degli
angeli. Alleluia.
 Lc 1,39-56 - Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente.
Propongo di considerare questa festa nel contesto della cultura del corpo, oggi così
decantata e sviluppata a volte in polemica con la fede cristiana, accusata di non
valorizzare la corporeità umana. Ma che triste esaltazione quella della cultura che non sa
promettere un superamento dei limiti del corpo, soprattutto della morte! Che cosa può
promettere infatti una cultura del corpo che non crede nella risurrezione? Di fatto, si
limita ad acclamare al corpo sano, giovane, bello, pieno di vita. Ma quando il corpo
invecchia, si ammala, muore? Ebbene, la festa dell’assunzione di Maria è un’esaltazione
così audace e perentoria del corpo umano quale non si trova in nessuna cultura al di fuori
della fede cristiana, proprio perché considera il corpo umano come destinato alla vita
immortale. E Maria, insieme col suo Figlio e Signore risorto, è il modello del destino ultimo
del corpo umano: con lei e con Gesù, un corpo umano è stato assunto “in cielo”, cioè
preso dentro il mondo stesso di Dio.
Lo “spazio” di Dio
Per comprendere l’assunzione di Maria ci lasciamo guidare anzitutto dalla lettura paolina:
“Gesù Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti”. Risorgendo e
ascendendo in cielo, Gesù ha fatto posto all’uomo in Dio stesso. Ciò significa che Dio non
esclude l’uomo, non ruba spazio all’uomo, anzi lo “assume” dentro di sé. Il “cielo”, nel
quale Maria è stata assunta, non è più soltanto lo “spazio” di Dio, ma è anche lo “spazio”
dell’uomo. È Gesù risorto che ci ha aperto e reso possibile questo “spazio di vita eterna”,
preparato per tutti coloro che lo seguono. È Gesù che ha “portato” con sé sua madre nel
mondo di Dio.
Certo, la risurrezione di Maria è l’inaugurazione di un mondo nuovo aperto da Gesù
risorto. La risurrezione di Gesù è una forza fecondatrice di vita nuova, prima di tutto a
favore di sua madre. Maria, quindi, è il “frutto” più bello e meraviglioso della risurrezione
di Gesù, che ella ha seguito dalla nascita alla risurrezione e ascensione in cielo. In quanto
è solidale con tutto il popolo di Dio e lo rappresenta efficacemente, Maria non è una
persona isolata: noi siamo chiamati a seguire lei e con lei formare il popolo dei redenti.
Maria è il corifeo della comunità dei salvati: “Prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua
venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio
Padre”. In Maria sono già cominciate ad espandersi la risurrezione di Gesù e la sua vittoria
sull’ultimo nemico, la morte. Per questo Maria è un segno sicuro di speranza: ella ci
mostra l’avvenire che Cristo ha aperto e reso possibile per ciascuno di noi. Oggi la vita ha
sconfitto la morte, la speranza trionfa sulla disperazione.
La minaccia del drago
Assunzione della B.V. Maria - “Omelie per un anno - vol. 2”, Elledici
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Nella visione simbolica dell’Apocalisse, la donna è simbolo della Chiesa (cf 12,17); il Figlio
della donna è Gesù Cristo (cf 12,5). Il drago è “il serpente antico, colui che è chiamato
diavolo e satana” (12,9), che agisce nella storia umana, in tutte le situazioni, ma
soprattutto attraverso i centri di potere e le strutture socio-politiche (infatti il drago ha
“sulle teste sette diademi”, 12,3). La donna fugge nel deserto, luogo della prova e della
tentazione dolorosa: essa rappresenta la Chiesa che vive, nella sua storia, una vicenda di
prove e di tentazioni. Ma Dio non abbandona la sua Chiesa, alla quale Cristo dà la vittoria
finale (12,10). La liturgia, seguendo l’indicazione di alcuni Padri della Chiesa, vede nella
donna rivestita del sole che è Dio, l’immagine di Maria. Tale interpretazione, tenuto conto
dell’intera fede cristiana e del rapporto tra la Chiesa e Maria, non è illegittima. Maria
infatti è figura della Chiesa, immagine perfetta di ciò a cui la Chiesa tende e aspira.
Il “Magnificat”
Il Magnificat è un meraviglioso cantico giocato su due piani: quello personale di Maria e
quello comunitario, in quanto Maria rappresenta la Chiesa. È un canto di lode di Maria e
della Chiesa per le “grandi cose che ha fatto l’Onnipotente”, il Salvatore, il Santo. La
preghiera di Maria è anche un canto di protesta contro le ingiustizie, le oppressioni, le
miserie del mondo, provocate dall’egoismo umano. Ella protesta contro i superbi nei loro
pensieri, i potenti seduti sui loro troni, gli oppressori che tengono la gente alla fame. Si
appella a Dio come a colui che farà giustizia, ricolmerà di beni gli affamati e rimanderà a
mani vuote i ricchi. Maria proclama che Dio è tutto dalla parte dei poveri, dei sofferenti,
dei miseri e deboli. Ella l’ha già sperimentato nella sua povera esistenza.
La protesta cristiana contro il mondo egoista e peccatore, sulla scia del Magnificat, non si
trasforma nella volontà di autosalvezza e di autoliberazione. Sarebbe una protesta
inefficace, sterile, destinata al fallimento. La lotta e la protesta contro il mondo egoista e
violento si fonda sulla sicura certezza che Gesù Cristo ha già vinto il peccato e la morte,
ha già introdotto nella nostra vita la sua forza di giustizia e di bontà. Dio compirà davvero
ciò che ha promesso. La Chiesa, che crede nell’assunzione di Maria in cielo, vede in essa
la realizzazione compiuta della sua speranza.
Assunzione della B.V. Maria - “Omelie per un anno - vol. 2”, Elledici
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