25. La Mistagogia
1. Premessa metodologica
In questo incontro vogliamo approfondire l’argomento della mistagogia. Si tratta di una delle
esperienze del catecumenato antico che vale la pena di conoscere per le ricadute che può avere anche
nella attuale esperienza di accompagnamento per il catecumenato degli adulti e di catechesi per
l’iniziazione cristiana dei ragazzi. L'incontro si svolge secondo la metodologia mista. Sono previsti
quattro momenti: una preghiera iniziale; un momento espositivo sufficientemente ampio per trattare, in
modo completo, il contenuto proposto; un momento di discussione libera in assemblea plenaria; un
momento di preghiera conclusivo.
Obiettivi dell'incontro:
1. comprendere bene il contenuto dell’argomento proposto
2. individuare eventuali ricadute utili per la nostra esperienza catechistica
3. esprimere dubbi per una più chiara consapevolezza dei contenuti trattati.
2. Incontro formativo
Presentiamo di seguito i passi dell'incontro di formazione. Si raccomanda l'attenzione ai tempi
indicati e alle metodologie proposte al fine di realizzare fedelmente la dinamica formativa descritta.
Preghiera iniziale
CEL.: Nel nome del Padre... Ass.: Amen.
CEL.: Invochiamo lo Spirito perché possa illuminare le nostre menti e i nostri cuori per comprendere
quanto il Padre oggi vorrà rivelarci. Poniamoci in ascolto della sua parola e apriamo la nostra vita
alle meraviglie del suo amore.
Ass.: O Spirito Santo,
vieni nel mio cuore:
per la tua potenza
attiralo a te, o Dio,
e concedimi la carità
con il tuo timore. Amen.
(Santa Caterina da Siena)
Let.: Dall’esortazione Evangelii Gaudium di Papa Francesco al n. 166:
“Un’altra caratteristica della catechesi, che si è sviluppata negli ultimi decenni, è quella
dell’iniziazione mistagogica,128 che significa essenzialmente due cose: la necessaria progressività
dell’esperienza formativa in cui interviene tutta la comunità ed una rinnovata valorizzazione dei segni
liturgici dell’iniziazione cristiana. Molti manuali e molte pianificazioni non si sono ancora lasciati
interpellare dalla necessità di un rinnovamento mistagogico, che potrebbe assumere forme molto
diverse in accordo con il discernimento di ogni comunità educativa. L’incontro catechistico è un
annuncio della Parola ed è centrato su di essa, ma ha sempre bisogno di un’adeguata ambientazione e
di una motivazione attraente, dell’uso di simboli eloquenti, dell’inserimento in un ampio processo di
crescita e dell’integrazione di tutte le dimensioni della persona in un cammino comunitario di ascolto
e di risposta.”
Ass.: Padre nostro.
CEL.: O Dio, fonte della gioia e della pace, che hai affidato al potere regale del tuo Figlio le sorti degli
uomini e dei popoli, sostienici con la forza del tuo Spirito, e fa' che nelle vicende del tempo, non ci
separiamo mai dal nostro pastore che ci guida alle sorgenti della vita. Egli è Dio, e vive e regna con
te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Ass.: Amen.
Momento espositivo (45')
Terminata la preghiera, il relatore propone la riflessione sull'iniziazione cristiana.
1
Il cammino della mistagogia
Prima di elaborare qualsiasi proposta concreta sulla scorta delle linee programmatiche indicate dal
RICA, è decisivo pensare l'insieme del percorso di azione pastorale in questo specifico settore. Le domande che ci sollecitano sono, ad esempio: Quali sono gli obiettivi specifici da raggiungere in questa
fase? In quali modi favorire l'inserimento attivo dei neofiti in comunità cristiane di solito solo faticosamente coinvolgibili? Quali tematiche sviluppare nei momenti catechetici? Che cosa vuol dire oggi
proporre itinerari mistagogici in un contesto di Chiesa e società occidentale fortemente secolarizzata e
segnata da evidenti soggettivismi anche nell'esperienza di fede, con neofiti provenienti da nazioni
diverse o con persone già iniziate che chiedono di fare reale esperienza di Chiesa? Che cosa vuol dire
declinare il riferimento mistagogico rispetto non solo al battesimo e agli altri sacramenti dell'iniziazione
ma a ciascun sacramento della fede?
1. L'obiettivo
Il tempo della mistagogia, in senso proprio, costituisce l'ultima fase dell'itinerario d'iniziazione
cristiana (cf. RICA, 37); in un senso più allargato può indicare la fase e il processo che segue la
celebrazione degli altri sacramenti. È posto perciò tra la celebrazione dei sacramenti e l'esperienza di
vita di credenti nel mondo e nella Chiesa, che i cristiani sono chiamati a vivere secondo lo specifico
dono ricevuto col sacramento celebrato.
La natura della mistagogia quale «periodo intermedio», tra il già dato (lo status di «cristiano») e il
non ancora pienamente realizzato (la capacità di vivere in pienezza una nuova condizione), offre
indicazioni preziose per individuare l'obiettivo ultimo per un cammino che sia significativo ed efficace,
tanto per chi ha ricevuto il sacramento, quanto per la sua comunità di appartenenza. L'obiettivo da
ricercare non dovrà, infatti, vedere come unico soggetto il credente, ma l'intera comunità cristiana che
lo ha accolto e lo riconosce come sua parte costituente. Un primo criterio da seguire nell'elaborare un
cammino di mistagogia sarà quindi quello di considerare insieme, rispettando lo specifico di ognuno, il
singolo credente e la comunità ecclesiale, evitando una lettura dell'esperienza sacramentale di tipo
individualistico.
Già nella fase di preparazione alla celebrazione sacramentale, la comunità aveva rivestito un ruolo
significativo di accompagnamento, formazione, vicinanza nella fede. Ora la relazione si fa ancora più
stretta, perché ontologicamente strutturata dai sacramenti celebrati. Unico è il mistero di salvezza di
Dio, celebrato nei sacramenti, al quale il credente è reso partecipe con il banchetto eucaristico,
commensale tra commensali. Unica è la Chiesa di cui si diventa partecipi con i sacramenti
dell'iniziazione e al cui servizio si è posti con i sacramenti dell'ordine e del matrimonio.
Comunità e mistagogia
La fase mistagogica è un tempo nel quale la comunità cristiana vive la sua esperienza di crescita nello
Spirito, secondo i tradizionali ambiti dell'ascolto della Parola, dell'eucaristia, del servizio. La novità che
essa sperimenta è data dalla presenza stessa di nuovi fratelli e sorelle, con la loro modalità propria di
vivere la fede, di annunciare il vangelo della salvezza, di partecipare all'assemblea eucaristica. Con loro
la comunità è richiamata al centro fondativo della sua identità: il mistero pasquale; con loro è messa in
grado di riscoprire con nuova profondità la logica salvifica dell'evento della morte e risurrezione di
Gesù e la sua forza generativa.
L'obiettivo primo da raggiungere durante il percorso mistagogico sarà quindi quello di vivere con
intensità come comunità ecclesiale quello che il RICA indica come «una più piena e fruttuosa
intelligenza dei misteri», che sono il centro della nostra fede. Con il termine «intelligenza», secondo
l'etimologia latina (intus-legere), si vuole indicare la capacità di leggere dentro. Tale opera non è frutto
di sola razionalità, di comprensione mentale di nozioni dottrinali, ma è possibile nell'interazione organica che mette in gioco tutti i momenti del nostro essere Chiesa e tutte le dimensioni del nostro essere
persona (intelligenza, corporeità, capacità simbolica, affettività). Ai misteri della fede ci relazioniamo,
infatti, con la Parola, con i sacramenti, con la vita ecclesiale, con la carità vissuta nel mondo; ci
rapportiamo a essi nell'interiorità della coscienza come anche nello strutturarsi delle relazioni umane,
familiari e comunitarie. Nel caso dei neofiti, questo rinnovato approfondimento e questa nuova vita che vedono la comunità protagonista, perché sollecitata dalla crescita nella fede di alcuni suoi membri
- si svolgono in modo peculiare nel tempo pasquale, tempo della Chiesa per eccellenza. Nel caso di altri
sacramenti i tempi di maturazione cristiana e di assunzione di un servizio ecclesiale da parte di alcuni
suoi membri saranno diversi anche se sarà analogo il coinvolgimento ecclesiale richiesto.
Nel caso dell'iniziazione cristiana degli adulti, la fase della mistagogia dovrà permettere al soggetto
di percepire la novità della sua condizione di neofita incentrata in una strutturazione dell'identità sul
2
mistero pasquale, come evento di salvezza, e nella partecipazione alla vita trinitaria. Così pure dovrà
aiutarlo ad acquisire il normale «ritmo» e stile della vita cristiana ed ecclesiale. Nel caso dei ragazzi che
hanno ricevuto i sacramenti della cresima e dell'eucaristia, l'obiettivo sarà quello di una maturazione
della propria soggettualità cristiana ed ecclesiale in rapporto alle fasi di crescita sul piano
psicopedagogico. Analogamente, nel caso di giovani o adulti che abbiano completato il proprio
cammino d'iniziazione, l'obiettivo riguarda la costruzione nella personalità cristiana nel suo complesso
con una più matura, libera, cosciente assunzione o riassunzione della propria appartenenza ecclesiale.
Infine, nel caso di quei sacramenti che abilitino a un servizio nella comunità cristiana (ordine e
matrimonio), la finalità dell'itinerario mistagogico sarà quella di un tirocinio: sperimentare la pienezza
delle relazioni ecclesiali e comprendere le dinamiche del ministero assunto.
In tutti i casi, sarà un tempo di esperienza con adeguati momenti e occasioni nei quali il vissuto
potrà essere tematizzato e riflesso, in una dinamica di azione-contemplazione che guida verso la
maturità cristiana. La riflessione avrà come oggetto sia il processo di liberazione e salvezza celebrato
nei sacramenti della fede, sia il vivere consapevole e grato nel quotidiano di persone libere, rinate in
Cristo Gesù e in lui divenute sacerdoti, re e profeti.
2. L'identità cristiana come principio strutturante
Le riflessioni maturate intorno alla finalità della mistagogia permettono di individuare la prospettiva
basilare secondo la quale articolare proposte, forme e contenuti. Gli obiettivi indicati trovano sintesi e
luce nel concetto di «identità cristiana». Essa è capace di garantire unità al percorso proposto e coesione
ai momenti catechetici, celebrativi e comunitari, permettendo una dinamica reale vita/celebrazione/
riflessione.
In Gesù, Parola incarnata, si è manifestata la vera e piena immagine di Dio nella storia dell'umanità.
Egli rivela, come insegna il concilio Vaticano II, il mistero dell'uomo e comunica nel suo Spirito ai
credenti un reale rinnovamento dell'essere. Coloro che credono in lui, nuovo e definitivo Adamo, per
mezzo di lui divengono una «nuova creatura»; una nuova identità - cristologicamente determinata viene loro donata. Nel nostro contesto culturale, in cui è forte la sottolineatura della dimensione
antropologica, siamo sensibili a una tale lettura del dato teologico e dell'esperienza celebrativa. I
momenti catechetici e liturgici della mistagogia possono essere animati con efficacia proprio a partire
da questa prospettiva.
L'identità umana si costruisce e manifesta fondamentalmente nelle relazioni che il soggetto vive e
nelle azioni che pone in atto. Nella fase mistagogica, è dato un tempo per scoprire, sperimentare,
costruire le relazioni portanti che costituiscono l'identità cristiana, e insieme per iniziare ad agire in
novità di vita secondo il dono sacramentale ricevuto o celebrato, con maggiore consapevolezza e libertà
evangelica. La comunione con Dio, le relazioni ecclesiali, l'appartenenza al mondo sono i grandi
orizzonti dell'esperienza credente. A esse, perciò, si deve fare riferimento costante nell'istruzione
catechetica e nelle celebrazioni. La mistagogia è anche il tempo nel quale il soggetto coglie come
l'essere creatura in Cristo renda capaci di testimonianza personale e di servizio alla crescita del Regno,
nella promozione della pace, della giustizia, della comunione.
L'identità cristiana è radicalmente escatologica, segnata cioè da un orientamento verso il
compimento definitivo del Regno alla fine della storia. Pienamente partecipe della storia umana, il
credente sa di ricevere il nucleo del suo essere persona e la forza per agire dalla grazia pasquale; egli
comprende anche che il significato della sua prassi e della sua identità vengono dal compimento ultimo
atteso, dal regno di Dio che viene.
Ancora più evidente in questa fase è che l'identità del cristiano non è riducibile alle sole dimensioni
individuali; si deve parlare d'identità ecclesiale. Secondo il RICA la mistagogia per i neofiti veri e propri
si apre con la veglia di Pasqua e si conclude con la Pentecoste, due momenti liturgici radicalmente
comunitari nei quali l'identità di Chiesa emerge con particolare visibilità. Sono momenti fondativi
dell'identità ecclesiale nella sua natura cristologica e pneumatologica insieme. Questo principio deve
essere tenuto presente anche nel caso di un completamento dell'iniziazione cristiana come pure in
riferimento ai sacramenti di servizio al «Noi» ecclesiale (ordine e matrimonio).
Un'identità dinamica
Nell'itinerario mistagogico, il credente può sperimentare che l'identità nuova ricevuta in dono o
riscoperta è sostanzialmente dinamica: ne va curata la crescita, la formazione, il divenire giorno per
giorno. Vanno affrontati e sostenuti quei momenti di inevitabile difficoltà (interiori o esterne) che si
incontrano e che sembrerebbero spegnere o affievolire l'entusiasmo, e le motivazioni che fino ad allora
lo hanno sostenuto.
3
Anche la celebrazione - prima o successiva - del sacramento della riconciliazione e la catechesi che
la prepara andranno pensate in quest'ottica. Ciascun credente porta in sé un'identità fragile, sempre
chiamata a ricominciare, nell'orizzonte della relazione di alleanza che Dio mai revoca. Davvero
l'itinerario di vita e di fede del cristiano assume «il senso di una "conversione", di un ritorno che fa
crescere: "Ritornate a me con tutto il cuore" (Gv 2,12)».
Nella sua sapienza, con la mistagogia, la Chiesa offre un tempo per iniziare a vivere secondo questa
nuova identità, configurata a Cristo nel mistero pasquale. È la dinamica permanente della vita dei cristiani, come ricorda Paolo: «E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del
Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello
Spirito del Signore» (2Cor 3,18).
3. Fede, carità, speranza: la vita cristiana
La fase mistagogica rischia spesso di venire ridotta al solo approfondimento della vita sacramentale
appena iniziata, ma i sacramenti non possono essere separati dalla storia e dalla vita di chi li celebra.
Nel riflettere sul sacramento, si deve tenere presente da una parte l'intera economia divina, facendo
cogliere il posto specifico che il momento celebrativo riveste, e dall'altra l'oggi della storia umana e la
concreta esistenza del credente. Quel «nuovo senso della fede, della Chiesa, del mondo», quella
«rinnovata visione della realtà e quell'impulso di vita nuova», indicati dal RICA (nn. 38, 39), sono frutto
proprio di questa considerazione globale della realtà umana e della proposta di vita cristiana.
In una tale prospettiva si potrà dare spessore, anche nell'oggi, al richiamo classico delle virtù
teologali.
L'identità cristiana è contrassegnata dalla fede, dall'amore e dalla speranza. Sono doni di grazia,
principi interiori che, nel loro mutuo implicarsi, sostengono in modo stabile e permanente le relazioni
con Dio e con gli altri, nonché il servizio ecclesiale. Se alcuni accenni possono essere stati fatti nel
percorso catechistico precedente, il tempo della mistagogia - attraverso il confronto con la vita e
l'intensa partecipazione ai momenti sacramentali - può essere il tempo più adatto per affrontare in
maniera sistematica tali virtù, quali atteggiamenti fondamentali della personalità credente. Vengono
così riscoperti i tratti determinanti e le implicazioni concrete dell'essere cristiano. Il Dio trinitario è un
Dio amore, che si autocomunica nella storia; il suo amore (agape), manifestato in Cristo e donato nello
Spirito al credente, rende capace l'essere umano di amare, di donare liberamente se stesso, di vivere in
comunione con Dio e con gli altri. La fede conduce alla carità, all'amore totalmente oblativo. È, inoltre,
una fede che orienta - per il suo stesso contenuto segnato radicalmente dal futuro - alla speranza, alla
certezza che Dio porterà a compimento il Regno promesso e iniziato. La fede che ama, guida alla
speranza: una fede così connotata si apre necessariamente alla realizzazione di sé nell'amore; il credente
affretta la venuta del Regno nella storia e ne attua la logica liberatrice nella carità.
Far percepire a chi ha ricevuto i sacramenti d'iniziazione, che il cristiano è colui che crede, ama,
spera - nella concretezza della vita quotidiana, con lo sguardo aperto con lucidità e realismo sulle grandi
dinamiche storiche - è utile per guardare l'unità articolata dell'esistenza senza ridurla a somma di singole
azioni, operazioni, atti. Far sperimentare la declinazione della fede, speranza e carità nel servizio
ecclesiale-ministeriale permette di dare spessore e alimento continuo alla dedizione di sé per il bene
della comunità, del coniuge, della famiglia (e quindi, in definitiva, della stessa compagine sociale).
Nell'intima unità e interdipendenza delle tre virtù, viene così sperimentata la novità e pienezza di
un'esistenza fondata in Dio e orientata al pieno compimento del Regno.
Anche la sottolineatura del sacramento della riconciliazione, tipico di ogni autentica esperienza di
mistagogia, può essere riletta in questa prospettiva. Inserito in Cristo, figlio nel Figlio, il cristiano cresce
poco a poco e sperimenta il limite che contraddistingue anche la sua vicenda di giustificato dalla grazia.
Nella sua vita in libertà, fa esperienza della possibile rottura della relazione con Dio e con gli altri
uomini e sperimenta la fatica nell'essere persona che crede, ama, spera. Questo sacramento è
immersione nell'amore misericordioso del Padre che già ci ha riempito dei suoi doni e ora ci risana e
dona nuova vita in Cristo e nel suo Spirito Santo. Il sacramento della penitenza sarà allora realmente
rinnovazione dell'efficacia salvifica del battesimo, e tappa rigenerante nel lungo e faticoso cammino di
maturazione dell'identità cristiana e del servizio al mondo e alla Chiesa.
Dibattito in aula (45-60')
Dopo una pausa, i partecipanti sono invitati a intervenire proponendo delle domande al relatore per
approfondire quanto ascoltato. Si suggerisce di individuare un moderatore che gestisca il dibattito e che
determini un tempo massimo per gli interventi. Al termine del dibattito è opportuno che il relatore
restituisca sinteticamente i contenuti approfonditi.
4
Preghiera conclusiva
CEL.: Nel nome del Padre... Ass.: Amen.
Momento di silenzio per il ringraziamento e la preghiera personale.
CEL.: Ascolta, o Padre, il grido del tuo Figlio che, per stabilire la nuova ed eterna alleanza, si è fatto
obbediente fino alla morte di croce; fa' che nelle prove della vita partecipiamo intimamente alla sua
passione redentrice, per avere la fecondità del seme che muore ed essere accolti come tua messe nel
regno dei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Ass.: Amen.
5