Siamo al termine del Paradiso, alle soglie estreme del dicibile, del raccontabile: qui si conclude il
viaggio di Dante e dunque anche il suo poema. Questo canto, il centesimo della Commedia, è
diviso in due parti: la preghiera alla Vergine di san Bernardo e la visione di Dio.
Prima parte: vv. 1-39: la preghiera alla Vergine
Prima di leggere i vv. 1-39, proviamo a rispondere a due domande fondamentali: a) perché san
Bernardo si rivolge a Maria chiedendole di intercedere in favore di Dante (perché il poeta possa
contemplare Dio)? b) Perché è proprio san Bernardo e non un’altra figura (un altro santo)?
a) Perché Maria è il tramite più efficace tra il divino e l’umano, perché attraverso di lei Dio ha
accettato di incarnarsi: quindi, quale miglior intermediario potrebbe consentire a un uomo
mortale quale è Dante la visione di Dio? Attraverso la Vergine “il divino si umanizza e l’umano,
salvandosi sale al divino” (U. Bosco). B) La preghiera alla Vergine costituisce uno dei vertici più alti
della poesia dantesca, ed è significativo che essa sia messa in bocca al mistico san Bernardo, tra i
più convinti sostenitori e promotori del culto di Maria durante il XII secolo. Costui, già dal XXXI
canto, ha sostituito Beatrice al fianco di Dante, per condurlo sino alla visione diretta di Dio. San
Bernardo (1090-1153), monaco cistercense, era stato nemico di ogni tentativo di razionalizzare la
fede cristiana e di ridurla a filosofia (pensa alla filosofia tomistica e al tentativo di razionalizzare la
fede ricorrendo al pensiero di Aristotele); diffidente di ogni conoscenza non finalizzata alla
religione, si era distinto per la sua sostanziale avversione per i pensatori pagani (come Platone e
Aristotele). San Bernardo è dunque un santo per molti aspetti lontano dalla mentalità e dalla
sensibilità di Dante, ma qui è evocato evidentemente proprio in quanto rappresentante di una
modalità intuitiva, anti-intellettualistica, di rapportarsi al mistero di Dio. A lui spetta infatti il
compito di accompagnare Dante dentro un’esperienza che non ha più nulla di razionale, che
comporta l’abbandonarsi senza riserve, senza difese, al torrente di luce con cui Dio si manifesta.
Bernardo – è opportuno ribadirlo – era stato anche un grande devoto di Maria e teologo mariano;
nessuno meglio di lui, dunque, può rivolgersi alla Vergine, perché interceda a sua volta presso Dio,
e ottenga a Dante, al culmine del suo viaggio, il supremo privilegio della visione beatificante.
1-3. L’invocazione iniziale
vv. 1-3. 1.La preghiera di san Bernardo comincia con un vero e proprio ossimoro e prosegue con
due paradossi. Individuali. 2. Perché ricorre a tali espressioni? Qual è la sua intenzione?
1.Ossimoro (il paradosso della vergine-madre). Come si può essere insieme vergine e madre?
Dante si riferisce al fatto che, come narrato nei Vangeli, Maria generò Gesù Cristo per opera dello
Spirito Santo, per cui la giovane donna è al tempo stesso una vergine e una madre.
Primo paradosso: come si può essere Maria figlia del proprio figlio? Maria, in quanto creatura
umana, è figlia di quel Dio che è allo stesso tempo suo figlio; Maria è la creatura che diventa
madre del suo creatore: per questo è detta “figlia del tuo figlio” (che è poi il dogma fondamentale
del cristianesimo, ossia l’incarnazione di Dio in Cristo).
Secondo paradosso (come può essere Maria allo stesso tempo umile e nobile?): Maria, creatura
umile e insieme la più alta e nobile delle creature; si riferisce alla semplice umiltà di Maria che la
rende benedetta e più alta rispetto a qualunque altra donna.
2.L’intenzione di san Bernardo è quella di condensare nell’invocazione iniziale il mistero della
Vergine, ampiamente sviscerato in quella “branca” della teologia cristiana che era (e che è ancora)
la “mariologia” (di cui san Bernardo era uno dei maggiori rappresentanti) e reso familiare al
popolo cristiano attraverso la liturgia e l’arte figurativa. In sostanza nella figura di Maria si incentra
il mistero dell’incarnazione, e quindi della salvezza: il figlio di Dio si fa uomo, nel grembo di una
vergine che lo concepisce non per via umana, ma per intervento dello Spirito Santo. Ne consegue
che Maria è insieme madre ma anche figlia, in quanto creatura umana, del Figlio-Dio che essa dà
alla luce (figlia del tuo figlio), il che fa di lei la più alta delle creature, per la grandezza del compito
che le è affidato, mentre nello stesso tempo la sua docilità al volere divino, fin dal momento
dell’annunciazione (“Ecco la serva di Dio”) testimonia della sua mirabile umiltà.
2.vv.4-21. L’elogio.
Sintesi dei versi
vv.4-21. L’elogio. Quali aspetti fondamentali della figura di Maria vengono esaltati in questa
parte della preghiera?
a) In primo luogo il suo essere madre di Cristo: nel suo grembo si è riacceso l’amore tra l’uomo e il
suo creatore, che era finito con il peccato commesso da Adamo. Il ventre della Vergine è visto
come un “nido caldo” dove non solo si è riacceso l’amore tra Dio e l’uomo, attraverso la salvezza
portata da Gesù, ma dove è “geminato”, dove è spuntato e poi sbocciato, il Paradiso stesso (fiore),
la candida rosa dei beati.
b) In secondo luogo san Bernardo celebra Maria come “fiaccola (facie) splendente (meridiana)” di
carità, come una torcia splendida ardente dell’amore divino (la “caritate”), come un sole a
mezzogiorno, ma anche come fontana sempre zampillante di speranza per i mortali sulla Terra.
Maria è in sostanza la sintesi mirabile di due virtù teologali: la carità, che è propria dei beati del
Paradiso, e la speranza, ciò di cui hanno più bisogno gli uomini.
b) In terzo luogo, proprio in virtù di questo, i mortali si affidano alla Vergine per potersi innalzare
fino al Creatore e a lei chiedono la grazia e l’intercessione; san Bernardo esalta la natura di
Maria come dispensatrice di grazie. Questo è un tratto caro alla devozione mariana popolare:
quante chiese intitolate alla “Madonna delle Grazie” ci sono nelle nostre città o nelle nostre
campagne. Dante, per bocca di Bernardo, piega tuttavia questa caratteristica tradizionale della
Madonna in senso spiccatamente cortese. Si parla infatti di misericordia e della pietà della Vergine,
ma in particolare della sua benignità, della sua magnificenza, del suo precorrere liberamente,
spontaneamente le richieste di chi si rivolge a lei. In questo senso, la Vergine viene percepita e
invocata come un grande e generoso signore cortese, largo nel donare e sensibile ai bisogni dei
suoi sottoposti: teologia cristiana e morale modana della gentilezza qui si fondono in un unico
ideale di regalità magnanima e premurosa.
3.vv.22-39. La supplica
Quali sono le richieste che san Bernardo rivolge per Dante alla Vergine?
San Bernardo chiede alla Vergine innanzitutto che Dante, giunto ormai alla sua meta, dopo aver
toccato e visitato l’infima lacuna dell’universo, sia liberato dall’ultima foschia, cioè dalla “nube”
che ancora vela il suo sguardo e gli impedisce di vedere direttamente il volto di Dio. A questa
Bernardo aggiunge una seconda richiesta: che la Vergine, dopo che il poeta avrà goduto di una così
alta visione (dopo tanto veder) mantenga “sani”, puri, i suoi affetti, cioè le sue inclinazioni interiori.
Infatti, tornato sulla terra, Dante tornerà uomo come gli altri, soggetto alle deviazioni e tentazioni
della natura umana; nemmeno la visione diretta di Dio avrà il potere di assicurargli, di per sé,
l’immunità dal male. Così ribadisce il v. 37, in cui la protezione (guardia) di Maria è invocata ad
aver ragione dei movimenti umani, ovvero degli impulsi delle passioni terrene.
Schemi per il ripasso della prima parte del 33° canto