TRAUMATOLOGIA E PRIMO SOCCORSO
Dopo aver ampliamente illustrato i benefici derivanti dall'abitudine alla pratica sportiva, è bene
focalizzare anche gli inconvenienti in cui può incorrere uno sportivo (sia agonista sia amatore)
durante la sua attività. A questo proposito è bene subito chiarire che l'argomento è
suddivisibile in due grandi tronconi:
-i traumi sportivi;
-i danni da sport.
Un trauma sportivo (anche detto lesione da sport) ha origine da un infortunio, un incidente
improvviso, involontario e imprevedibile che agisce sull'organismo dall'esterno provocando,
come vedremo, delle alterazioni funzionali dell'organismo stesso. Al trauma da sport è
connesso il concetto di "primo soccorso", cioè l'insieme di quelle pronte manovre che gli
allenatori, i compagni di squadra o gli operatori degli impianti sportivi possono mettere in atto
al fine, almeno, d'alleviare momentaneamente la sofferenza del soggetto. Peraltro è da notare
come, in caso di incidenti di una certa gravità (e fortunatamente di una certa rarità!), un
preciso intervento di primo soccorso possa addirittura salvare la vita all'infortunato. Per questo
motivo viene data molta importanza al fatto che, pur con le inevitabili approssimazioni, tutti
coloro che frequentano gli impianti sportivi posseggano una pur modesta conoscenza delle
principali manovre da adottare per soccorrere casi di malore, svenimento ecc.
Un danno da sport, al contrario, non ha una causa diretta ed esterna, ma si origina
lentamente a causa di errate sollecitazioni ripetute nel tempo. Dette sollecitazioni, alla lunga,
possono produrre fenomeni di logorio o di usura, infiammazione e dolore e finire con
compromettere la funzionalità ottimale del sistema. Si può quindi dire che in uno sportivo (o
comunque in una persona fisicamente ben preparata) un danno da sport non è mai di origine
traumatica. Al limite sarà invece possibile sostenere il contrario: quando una preparazione
atletica è carente o quando l'atleta sottopone il suo fisico a stress agonistici troppo intensi e
ravvicinati, potranno insorgere varie patologie a livello dei distretti corporei maggiormente
sollecitati. In questi casi non è inopportuno parlare di fenomeni di danno da troppo sport.
Infine è bene ricordare che in traumatologia sportiva le classificazioni sono opportune per
esigenze di chiarezza, ma non rappresentano dei confini perfettamente definiti. Se infatti
affrontiamo il tema dei piccoli traumi (che sono, tra l'altro, i più degni di considerazione, in
quanto sono più comuni), scopriamo che la possibilità dell’organismo dell'atleta di affrontare un
trauma proveniente dall'esterno senza risentirne particolarmente non solo dipende dall'entità
del trauma, ma anche (e soprattutto) dalla condizione fisica dell'atleta stesso. Nella pratica
sportiva di tutti i giorni vi sono una quantità di piccoli traumi che possono essere egregiamente
sopportati da soggetti allenati, mentre quegli stessi traumi in soggetti mediocremente
preparati allo sforzo fisico potranno portare all'insorgenza di lesioni di vario tipo. Ovviamente
questa diversa risposta si riscontra di fronte ai traumi, ma lo stesso varrà per l'insorgere dei
danni da sport.
Esaminando quindi le descrizioni che seguiranno, sarà opportuno tenere presente questa
differenza: una piccola distorsione dell'articolazione tibio-tarsica (per intendersi, la tipica
"storta") in un soggetto muscolarmente preparato può portare a un momentaneo
indolenzimento che passa nel giro di pochi minuti; in un soggetto sedentario e non allenato lo
stesso trauma potrà portare un’edema diffuso, un'impotenza funzionale perdurante che farà
ricorrere il medico soccorritore all'applicazione di una doccia gessata. Allo stesso modo un
danno al tendine d'Achille sarà molto più probabile in soggetti adulti scarsamente allenati,
mentre sarà altamente improbabile in soggetti giovani e ben allenati.
Passiamo ora all'esposizione dettagliata di alcuni tipici casi di infortunio, che affronteremo
evidenziandone cause, sintomi ed eventuali modalità di primo soccorso.
TRAUMI SPORTIVI
A CARICO DEI TESSUTI MOLLI: CONTUSIONI
È determinata dall'urto violento di un corpo rigido ma non tagliente, che, senza produrre danni
superficiali alla cute, interessa i tessuti sottostanti.
SINTOMI:
-Gonfiore e arrossamento della parte interessata. Livido (ecchimosi) dovuto alla rottura di
piccoli vasi sanguinei. Ematoma, qualora, il travaso sanguigno fosse più accentuato. Dolore
sordo e pulsante, dovuto alla stimolazione delle terminazioni nervose.
PRONTO SOCCORSO:
-Impacchi immediati di acqua fredda o ghiaccio;
-successive compressioni limitate per mezzo di una fasciatura;
-se il possibile ematoma persiste per più di qualche giorno consultare il medico.
Evitare qualsiasi tipo di massaggio.
A CARICO DELLA CUTE: FERITE, ABRASIONI, ESCORIAZIONI
Si intendono tutte le discontinuità della superficie cutanea. Le ferite possono essere provocate
da oggetti appuntiti o da oggetti taglienti. Le abrasioni e le escoriazioni sono di tipo superficiale
e sono provocate da sfregamenti su superfici ruvide.
SINTOMI:
-Emorragia e dolore vivo, dovuto all'irritazione o alla lesione delle terminazioni nervose
sensitive.
PRONTO SOCCORSO:
-Pulire la parte infortunata e disinfettarla preferibilmente con prodotti (per esempio acqua
ossigenata) che, oltre a una modica azione emostatica, contribuiscano ad anestetizzare
parzialmente la zona lesa;
-a seconda della gravità, applicare una garza sterile prima di inviare a un eventuale controllo
ospedaliero;
-lasciare al medico il compito di rimuovere eventuali corpi estranei presenti nella ferita;
-informarsi dell'avvenuta somministrazione del vaccino antitetanico. Se ciò non è avvenuto,
consigliare di provvedere.
Evitare di compiere le due prime operazioni sopra descritte senza aver precedentemente
provveduto alla disinfezione delle proprie mani.
A CARICO DELLE OSSA: INCRINATURE, FRATTURE COMPOSTE, SCOMPOSTE, ESPOSTE
La frattura è la rottura di un osso in seguito a un evento traumatico. Così come definiamo con
il termine ferita una lesione della superficie cutanea, potremmo dire che la frattura altro non è
che una ferita che però si esprime a livello scheletrico. Esistono vari tipi di fratture. Innanzi
tutto vi possono essere fratture:
-complete, quando si formano due monconi ossei non più in contatto fra loro, che possono a
loro volta risultare: chiuse, quando non esiste lacerazione delle parti molli (pelle, muscoli) che
rivestono l'osso fratturato; esposte, quando si accompagna alla frattura la lacerazione delle
parti molli e l'osso fuoriesce dalla cute. In questo caso esiste un rischio molto alto di infezione;
-incomplete (dette anche a legno verde), quando, soprattutto nei bambini, l'integrità della
parte esterna dell'osso riesce a mantenere il contatto tra i due frammenti.
Inoltre le fratture possono essere classificabili in base all'evento traumatico che le ha
provocate.
Avremo così fratture:
-da trauma diretto, cioè una lacerazione ossea direttamente evidenziata nel punto di
applicazione dell'agente esterno (per esempio l'urto diretto contro un ostacolo può provocare
una frattura nel punto esatto di collisione);
-da trauma indiretto, cioè la sollecitazione o il trauma provocano la lesione a distanza dal
punto in cui sono applicati (per esempio frattura dell'avambraccio in seguito a una forte
compressione sul palmo della mano oppure frattura da torsione a livello tibiale provocata
dall'impossibilità dell'arto inferiore di seguire il movimento realizzato a livello del bacino).
SINTOMI:
-Dolore molto violento, localizzato nella zona del trauma e dovuto al fatto che l'osso,
rompendosi, mette allo scoperto le terminazioni nervose dolorifiche che sono, così, facilmente
stimolate;
-gonfiore spesso associato con colorito bluastro della cute dovuto a versamento sottocutaneo;
-deformità dell'arto, che si presenta per lo più accorciato;
-limitazione funzionale grave, fino all'impotenza assoluta dei normali movimenti;
-possibilità che l'arto si presenti in posizione innaturale (per esempio mano pronata e braccio
supinato nella frattura del polso).
PRONTO SOCCORSO:
-Evitare di manipolare l'arto coinvolto (anche gli eventuali indumenti sarebbe meglio venissero
tolti da persone esperte);
-immobilizzare l'arto attraverso semplici fasciature o con stecche rigide (in caso di fratture agli
arti inferiori, interporre nella fasciatura-materiale morbido, per esempio una coperta);
-trasportare al più presto il ferito presso il più vicino centro specializzato.
A CARICO DELLE ARTICOLAZIONI: DISTORSIONI, LUSSAZIONI
La distorsione è la perdita momentanea dei normali rapporti fra gli elementi ossei di
un'articolazione. Si tratta di una perdita momentanea in quanto i capi articolari tendono a
ritornare spontaneamente e immediatamente nella posizione normale. Se così non fosse, cioè
se essi permanessero in posizioni non fisiologiche, si tratterebbe di una lussazione.
La distorsione è provocata da un trauma momentaneo; le ossa restano integre, mentre la
capsula e i legamenti, sottoposti a una brusca trazione, possono subire delle lesioni più o meno
gravi.
Il grado di gravità di una distorsione si valuta proprio dal grado di coinvolgimento degli
apparati legamentosi, che possono essere:
-illesi (si parla allora di distrazione);
-parzialmente lesi (si parla di stiramento);
-lacerati in buona parte o totalmente (si parla di distorsione grave).
Le articolazioni più soggette a questo tipo di trauma risultano essere le caviglie, il ginocchio, la
spalla e il polso.
SINTOMI:
-Dolore molto forte e localizzato dovuto alla stimolazione anomala delle terminazioni nervosensitive. Il dolore tende però a diminuire con il passare del tempo;
-gonfiore dovuto all'edema post-traumatico, cioè all'aumento dei liquidi nei tessuti in seguito al
trauma. Non sempre a lesioni gravi corrisponde gonfiore elevato;
-colore bluastro della pelle, che si evidenzia a seguito della rottura di piccoli vasi nella regione
colpita e il conseguente versamento di sangue nei circostanti tessuti sottocutanei;
-impotenza funzionale parziale, per cui i movimenti sono ancora in parte possibili, anche se
vengono limitati dalla sensazione di dolore.
PRONTO SOCCORSO:
-Con molta delicatezza togliere gli indumenti, sfilandoli prima dalla parte sana e poi dalla parte
lesa;
-applicare impacchi di acqua fredda o ghiaccio. Il freddo, restringendo i vasi, limita il
versamento e nel contempo svolge una modica azione antidolorifica. L’impacco va comunque
applicato immediatamente e per un tempo sufficientemente lungo (anche alcune ore);
-immobilizzare l'articolazione, eventualmente attraverso un bendaggio non troppo stretto, e
mettere a riposo l'infortunato. Una radiografia dell'arto può risultare utile per accertare
eventuali piccole fratture associate, per le quali bisogna ricorrere a trattamento apposito.
Il più delle volte la distorsione guarisce spontaneamente, se si osserva un discreto periodo di
riposo. Possono però esservi casi di individui che, andando incontro a numerose distorsioni
della medesima articolazione, abbiano finito con l'alterarne gli equilibri capsulolegamentosi. In
quel caso il riposo non sarà sufficiente e sarà consigliabile sottoporre il caso a personale
medico specializzato.
In ordine di gravità, la lussazione è il passo successivo alla distorsione. Si tratta di una perdita
definitiva, completa e permanente dei normali rapporti tra i capi ossei di un'articolazione. Ciò
provoca sempre una rottura della capsula articolare e talvolta anche dei legamenti.
I capi articolari, spostati dalla loro sede naturale, anche una volta cessata la sollecitazione che
ha prodotto l'infortunio, non sono in grado di tornare alloro posto. Le lussazioni più gravi ed
evidenti sono quelle a carico delle articolazioni maggiori (spalla, anca, ginocchio). La gravità
della lussazione sta nel fatto che il capo articolare che fuoriesce dalla sede, può comprimere,
nella nuova posizione che va ad assumere, vene, arterie o terminazioni nervose, finendo per
causare disturbi di vario genere.
SINTOMI:
-Dolore violento che si riacutizza se si tenta di muovere l'arto interessato;
-evidente deformità dell'assetto articolare, percepibile anche solo attraverso l'osservazione;
-impotenza funzionale totale, per cui non risulta possibile nessun movimento né attivo né
passivo.
PRONTO SOCCORSO:
-Non bisogna mai intervenire direttamente sull'articolazione tentando di riportare i capi
articolari in posizione normale. Così facendo si correrebbe il rischio di aggravare ulteriormente
una frattura eventualmente associata o di fratturare definitivamente un osso parzialmente
incrinato;
-se la lussazione interessa l'arto superiore, immobilizzare l'arto leso nella posizione in cui si
trova e trasportare il più in fretta possibile il soggetto in ospedale;
-se la lussazione interessa l'arto inferiore, oltre alle cose già dette in precedenza, usare
un'estrema cura nell'operazione di trasporto, che va realizzata attraverso l'uso della barella o
dell'autoambulanza.
Essendo il dolore che si accompagna alla lussazione estremamente violento se si tenta
qualsiasi tipo di movimento, evitare di voler per forza intervenire in modo attivo. Consigliare
invece il soggetto, soprattutto nelle lussazioni dell'arto superiore, di trovare egli stesso la
soluzione per sostenere, con il braccio sano, il braccio infortunato.
TRAUMI A CARICO DEL TORACE
L’elasticità delle coste che compongono la gabbia toracica è molto elevata; di conseguenza la
possibilità di sopportare senza danni anche colpi relativamente forti alla regione costale
dovrebbe essere normale per un giovane atleta che pratichi sport di contatto (calcio,
pallacanestro, rugby ecc.)
La frattura costale, se è composta, non è facilmente individuabile se non ad un'indagine
radiografica più approfondita.
SINTOMI:
-Il soggetto accuserà dolore alla zona e il dolore si accentuerà durante inspirazioni profonde o
per movimenti dell'arto superiore omologo
PRONTO SOCCORSO:
-In presenza di sintomi come quelli sopra evidenziati, è bene rivolgersi ad un pronto soccorso
per approfondire la diagnosi;
-in caso di frattura scomposta, invece, i rischi sono maggiori, a causa della possibilità che i
monconi ossei possano danneggiare la pleura o addirittura i polmoni. In questi casi va tentata
l'immobilizzazione del lato fratturato del torace e bisogna rapidamente trasportare il ferito in
ospedale.
TRAUMI DELLA SCHIENA
In caso di colpi alla schiena, per la gravità déll'eventuale trauma procurato dall'evento, è
sempre meglio eccedere in prudenza e non cominciare a toccare e manipolare l'infortunato. Se
il soggetto non è in grado di recuperare da solo in un tempo ragionevole la stazione eretta,
bisogna prestare estrema attenzione ai segni di un eventuale coinvolgimento del midollo
spinale. Giacché il midollo e i nervi spinali sono strettamente in rapporto con le ossa vertebrali,
è bene sapere che anche uno spostamento minimo (di Un solo millimetro!) può danneggiare il
tessuto nervoso in modo molto serio.
SINTOMI DI UN COINVOLGIMENTO MIDOLLARE:
-Diminuita o assente sensibilità sul lato esterno dei piedi (in caso di trauma lombare) o del
margine esterno delle mani (nel caso di traumi cervicali);
-ridotta o assente capacità di effettuare movimenti attivi con le dita delle mani e/o dei piedi.
PRONTO SOCCORSO:
-Far distendere il paziente su un supporto rigido, evitando ogni movimento attivo o passivo
della colonna (quest’ultima operazione va fatta solo nell'effettiva necessità di spostare
l'infortunato dal luogo in cui si trova e va condotta da più soccorritori contemporaneamente).
SHOCK TRAUMATICO
In generale lo shock è un quadro di insufficienza circolatoria che può verificarsi per svariati
motivi ed è caratterizzato dalla caduta della pressione arteriosa. Di conseguenza giunge meno
sangue (cioè meno ossigeno) alle cellule dei vari organi e, se questa situazione non viene
corretta in tempo, possono manifestarsi gravi danni anche a livello cerebrale.
Lo shock traumatico è un particolare tipo di shock che consegue a violenti traumi toracici o
addominali oppure fratture o lussazioni di particolare gravità. In casi di questa natura è il
dolore che, attraverso un meccanismo riflesso, determina l'abbassamento della pressione.
SINTOMI:
-Pallore, dovuto a scarsa vascolarizzazione della cute;
-abbassamento della temperatura corporea, con conseguente insorgenza di brividi;
-sudori freddi e non raramente nausea o vomito;
-colorito bluastro delle labbra e delle unghie;
-polso molto frequente ma debole.
PRONTO SOCCORSO:
-Un individuo in stato di shock deve essere condotto il più velocemente possibile presso una
struttura ospedaliera.
TRAUMA CRANICO
Un colpo violento al capo può provocare il tipico "bernoccolo", sul quale è bene intervenire
(come in una normale contusione) applicando un bendaggio freddo o, dove possibile, del
ghiaccio. Qualora il soggetto apparisse frastornato, denunciasse nausea o difficoltà nel
mantenere l'equilibrio in posizione eretta o addirittura entrasse in stato di incoscienza, si
possono sospettare lesioni ossee della scatola cranica. In quel caso sarà bene fare una lastra di
accertamento.
SINTOMI:
-Difficoltà respiratorie;
-nausea o vomito;
-frequenza cardiaca minore;
-eventuale perdita di sangue o siero dal naso (questo caso può far temere una frattura della
base cranica).
PRONTO SOCCORSO:
-Favorire la respirazione liberando le vie aeree da eventuali ostacoli e praticando, se il caso lo
necessita, la respirazione artificiale;
-condurre il soggetto in ospedale.
Colpi al capo, anche se lievi, non vanno sottovalutati, giacché nel capo risiedono organi
delicatissimi. In traumatologia sportiva non sono stati pochi i casi di ematoma interno
(sottodurale) che hanno portato alla morte atleti a uno o due giorni di distanza dall'evento
traumatico. Sarà sempre bene fare presente la situazione ai genitori e consigliare di non
sottovalutare sintomi che si potessero presentare anche ad alcune ore di distanza.
TRAUMI DEL NASO
Sono discretamente dolorosi ma normalmente poco preoccupanti. La fuoriuscita di sangue può
essere abbondante, ma tende a recedere applicando opportuni bendaggi ghiacciati. Il setto
nasale può risultare fratturato a volte anche in maniera scomposta: in quel caso deve essere
manipolato solo da personale medico.
SINTOMI:
-Epistassi;
-gonfiore modesto;
-dolore alla palpazione anche lieve.
PRONTO SOCCORSO:
-Applicare ghiaccio sia sul naso sia sulla nuca;
-porre il capo leggermente reclinato all'indietro (mai troppo);
-invitare il soggetto a inspirare con il naso ed espirare con la bocca;
-se l'emorragia è di notevole entità o comunque persistente nel
tempo, ospedalizzare.
DANNI DA SPORT
A CARICO DELLA MUSCOLATURA: DOLORI, INDURIMENTI, STIRAMENTI, STRAPPI, CRAMPI
Dolori muscolari (dette anche mialgie)
Il dolore che si presenta con maggior frequenza in seguito a sforzi causati da attività sportive è
quello muscolare. Non si è ancora riusciti a spiegare i fenomeni dolorifici che si manifestano nel
tessuto muscolare. Le ipotesi avanzate riguardano reazioni simil-infiammatorie delle fibre
muscolari della membrana sinoviale, provocate da sostanze del metabolismo. Ma poiché questa
ipotesi non chiarisce sufficientemente alcuni aspetti del fenomeno, si è ipotizzato che il dolore
possa essere anche la conseguenza di piccoli strappi. Recenti analisi lasciano supporre che si
tratti di lesioni nelle strutture proteiche delle miofibrille.
Il dolore muscolare è effettivamente sempre caratterizzato da spasmi che determinano un
impedimento allo sforzo. Se dopo un inconsueto sforzo di un muscolo non allenato si prevede
un dolore muscolare, si può ridurne notevolmente lo sviluppo con un immediato bagno caldo o
con la sauna.
Indurimenti muscolari
L’indurimento della muscolatura (miogelosi) si determina in genere a causa di un'eccessiva o
errata sollecitazione. Spesso fibre muscolari, in zone grosse da un nocciolo di ciliegia a una
noce, sono indurite a causa di un'eccessiva stimolazione dell'arco nervoso riflesso. Gli
irrigidimenti muscolari molto dolorosi (contratture) possono venir eliminati tramite
manipolazioni del tessuto molle (massaggi). Le miogelosi debbono essere prese in
considerazione come segni premonitori di un affaticamento eccessivo o di un allenamento
inadeguato.
Bisognerebbe sempre evitare sollecitazioni o sforzi che provocano dolore nelle ore successive
alla seduta di allenamento.
Stiramenti
In caso di stiramento, le fibre muscolari e le strutture del tessuto connettivo che le circondano
vengono allungate eccessivamente senza che si determini la lacerazione delle strutture delle
miofibrille. Non raramente lo stiramento è l'esito di un brusco sforzo o di un movimento riflesso
non coordinato, che stimola in allungamento muscoli antagonisti. Tuttavia non sempre il dolore
è immediato e obbliga alla sospensione dell'attività sportiva, bensì spesso si sviluppa nel giro
di alcuni minuti.
Su un muscolo stirato si può cercare di intervenire facendo distendere passivamente il muscolo
stesso. La distensione non va effettuata bruscamente, bensì aumentandone gradualmente
l'intensità; bisogna mantenere il muscolo in distensione massima per 10-20 secondi. Anche
tramite la crioterapia (impacchi raffreddanti) si possono attenuare i dolori dello stiramento. La
causa degli stiramenti muscolari è spesso dovuta a un'insufficiente preparazione fisica. Il
riscaldamento e soprattutto l'allungamento non sono stati effettuati in modo adeguato o
sufficientemente a lungo.
Inoltre, negli sportivi che presentano una tendenza allo stiramento muscolare dovrebbe venir
controllato il metabolismo elettrolitico e in particolare il magnesio.
Lacerazioni della fibra muscolare, strappi
Gli strappi muscolari sono lesioni notevolmente più serie, che possono provocare persistenti
limitazioni funzionali. Dal momento che una rigenerazione della fibra non è possibile, si forma
una cicatrice che costituisce un ostacolo alle funzioni.
Quando si verifica la lacerazione, subentrano immediatamente dei dolori molto forti,
localmente circoscritti. L’attività sportiva non può venir proseguita e deve essere subito
interrotta. Insieme alle fibre muscolari, spesso si possono lacerare anche piccoli vasi; bisogna
quindi presupporre l'eventualità di emorragie in profondità nel tessuto. Il pronto intervento
consiste in riposo, crioterapia, compressione, sollevamento. In questo caso assume particolare
importanza la fasciatura di compressione. Il controllo del medico è necessario per far fronte a
possibili conseguenze. A seconda della dimensione della lacerazione, bisogna considerare un
tempo di rimarginazione di almeno tre settimane.
Una lacerazione muscolare è visibile o percettibile al tatto solo in caso di lesione di un'ampia
porzione del tessuto. A causa del ritrarsi delle fibre lacerate, si forma un infossamento. È
opportuno, subito dopo l'incidente, tastare con leggera pressione il punto lesionato ed
esaminarlo attentamente. Questa depressione, importante per la formulazione della diagnosi,
si riempie ben presto di sangue o siero e quindi può essere successivamente identificata solo
con lunghi procedimenti diagnostici in ospedale. In caso di sportivi, può accadere di dover
provvedere chirurgicamente ai danni più gravi. Per quanto riguarda le lacerazioni più piccole, si
confida in una guarigione spontanea. In ogni modo la guarigione avviene solo con il riposo.
Crampi
Si definisce con il termine crampo l'assunzione, da parte del muscolo, di una contrazione
dolorosa e involontaria accompagnata dall'incapacità di rilassamento volontario. I crampi
muscolari possono determinarsi per numerose cause differenti, la cui principale è comunque
l'accumulo di metaboliti acidi durante il lavoro del muscolo. Questi acidi si ritrovano come
elementi indesiderati nel meccanismo di lavoro anaerobico lattacido. Crampi notturni possono
derivare da problemi di innervazione o da bilanci elettrolitici insufficienti (carenze idriche o
alimentari).
A un soggetto colpito da crampi è necessario far sospendere immediatamente ogni sforzo
muscolare ed eventualmente aiutare meccanicamente, con estrema prudenza, un rilassamento
passivo del muscolo coinvolto (stretching).
A CARICO DELL’APPARATO TENDINEO: DOLORI, INFIAMMAZIONI, LACERAZIONI,
LESIONI DA SOVRACCARICO
Dolori e infiammazioni
I tendini funzionano da "tiranti" e trasferiscono l'energia meccanica dal muscolo all'osso. Il
sarcolemma, la membrana della fibra muscolare, si prolunga nella fibra tendinea. In
determinate zone, per esempio nella mano, i tendini scorrono meglio nelle loro guaine. Qui, a
causa di reazioni infiammatorie, possono fuoriuscire proteine dai vasi circostanti e far aderire
la guaina, assai sensibile al dolore, al tendine. Di conseguenza avremo dolori tendinei molto
forti durante il movimento. Le cause sono spesso sovraccarichi funzionali imprevisti (acuti) o
ripetuti nel tempo (cronici). Il trattamento, in attesa di prescrizioni da parte del medico, che in
questi casi andrà sempre consultato, consiste in riposo e impacchi freddi.
Lacerazioni
Le lacerazioni tendinee causano di solito un dolore acuto e lancinante. Se si tratta di una
rottura totale, l'azione del muscolo non potrà procurare alcun movimento dell'articolazione e vi
sarà completa impotenza funzionale. Se il tendine si trova in superficie, spesso è possibile
sentire al tatto un infossamento.
Una rottura tipica è quella del tendine d'Achille, che si verifica spessonercorso di pratiche
sportive. In questo infortunio l'infossamento di cui dicevamo prima è presente
immediatamente dopo il trauma, mentre in un secondo momento un ematoma o gonfiore può
celare questo segnale. È tipica della lacerazione del tendine d'Achille l'impossibilità di caricare
l'arto e quindi di deambulare. Il primo intervento prevede l'immobilizzazione del piede e della
gamba e il trasporto in ospedale.
Lesioni da sovraccarico
Allenamenti prolungati e troppo intensi possono irritare i tendini. Queste irritazioni provocano
punti di aderenza fra la membrana sinoviale e il tendine stesso e i primi movimenti dopo il
periodo di riposo possono risultare dolorosi, poiché le aderenze tendono a staccarsi. Causa
dell'irritazione, oltre all'affaticamento fisico, possono anche essere calzature inadatte o disturbi
della deambulazione. Infine dolori tendinei acuti possono subentrare a causa di una
contusione. Il trattamento immediato di un dolore tendineo che si presume dovuto ad
affaticamento deve iniziare con un raffreddamento della zona. Sarà successivamente
opportuno sospendere la seduta d'allenamento e rivolgersi a personale competente.