L`Occidente nel nuovo secolo. Nel nuovo secolo, era della dittatura

L’Occidente nel nuovo secolo.
Nel nuovo secolo, era della dittatura dell’economia, la società occidentale cresce all’interno della
razionalità alienata del sistema capitalistico, si reifica di per sé nel sistema e, nell’omologazione
generale, si realizza la coesione sociale, si annulla nel nulla il potenziale rivoluzionario delle masse e
non si distingue che nella produzione capitalistica l’alienazione da lavoro annulla l’esistenza nel
nulla di senso e scopi propri, la priva di ogni spazio privato, di ogni cura di sé e della famiglia, di
ogni relazione sociale.
Lo stesso riformismo, omologo al capitalismo, non può incidere sull’iniqua disparità tra capitale e
lavoro, né sulla subordinazione dell’interesse generale agli interessi privati, e non può perché nel
sistema capitalistico le riforme non sono destinate a disciplinare l’anarchia dei mercati, luogo della
disparità e della speculazione che indebolisce l’economia reale, hanno un fine altro: stabilizzare la
coesione sociale riducendone le tensioni e l’istinto alla ribellione. Nel capitalismo le riforme sono
illusioni, velo di Maya, e il riformismo si annulla di per sé nel nulla di riforme virtuali che non
incidono mai sullo scopo primario della produzione capitalistica: l’accumulo indefinito del capitale
privato, a danno del lavoro.
In Occidente, le organizzazioni sindacali si oppongono al degrado della condizione umana nel
mondo del lavoro, difendono i diritti civili e sociali dell’uomo, denunciano le contraddizioni del
capitalismo, ma le loro proposte devono coniugare la difesa dei diritti con lo sviluppo del mercato
perché senza sviluppo non si creano posizioni di lavoro, e senza questi non ci sono diritti da
difendere. E così le buone intenzioni, ammesso che ci siano, si diluiscono e si dissolvono nella
ragnatela degli interessi economici.
Nella società occidentale, omologa al capitalismo, la speranza, non di annullare, ma di ridurre la
disparità, è utopia, ed è tale perché, nell’omologazione generale al sistema, la grande politica, la
politica portatrice di ideali e di progetti innovativi, si è dissolta nel nulla di ideali e progetti, è
divenuta politica che lusinga gli interessi locali, a danno dell’interesse generale, è piccola politica
popolata, tranne rare eccezioni, da politici modesti e populisti e, nella società, si manifesta la deriva
populista.
Nel nuovo secolo, la dittatura dell’economia capitalistica ha distrutto ogni etica, ogni principio e
valore della grande tradizione occidentale che negli ultimi due secoli hanno assicurato la coesione
sociale e la crescita ordinata della società E sono proprio questi principi e valori che dobbiamo
recuperare e adeguare al nuovo che emerge dalla storia, e dobbiamo farlo perché la loro distruzione
ha dischiuso la via del tramonto dell’Occidente. Un triste destino per una civiltà che ha segnato la
storia del mondo.
Il tramonto dell’Occidente, però, non è predeterminato, e non lo è perché nella storia delle civiltà
la potenzialità di crescita e la decadenza non sono stabilite da leggi deterministiche, dipendono dalle
scelte e, in Occidente, dipendono dalla scelta di abbandonare la via della sola crescita materiale e di
percorrere il cammino della conoscenza, dove potrà rinascere, nel senso che potrà costruire
un’economia altra - economia della crescita sostenibile, e non della crescita illimitata -, e una società
altra – società della conoscenza e della sobrietà dei consumi e non del profitto e del consumismo.
Potrà, insomma, ritornare ad essere un soggetto della storia e partecipare alla costruzione di un
nuovo mondo, un mondo più umano, meno diseguale, un mondo che ridia all’uomo la dignità
perduta. Impresa difficile, ma possibile perché dipende dalle scelte.