Costituzione della Repubblica Italiana Articolo 2

SCHEDA: LA COSTITUZIONE E LA DOTTRINA SOCIALE CATTOLICA
Costituzione della Repubblica Italiana Articolo 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia
nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei
doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1930
Il rispetto della persona umana implica il rispetto dei diritti che scaturiscono dalla
sua dignità di creatura. Questi diritti sono anteriori alla società e ad essa si impongono.
Essi sono il fondamento della legittimità morale di ogni autorità: una società che li irrida o
rifiuti di riconoscerli nella propria legislazione positiva, mina la propria legittimità morale [Cf
Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 65]. Se manca tale rispetto, un'autorità non può
che appoggiarsi sulla forza o sulla violenza per ottenere l'obbedienza dei propri sudditi. E'
compito della Chiesa richiamare alla memoria degli uomini di buona volontà questi diritti e
distinguerli dalle rivendicazioni abusive o false.
Comprendi con l'aiuto dell'insegnante che percorso culturale c'è dietro al termine “diritti
dell'uomo” e dietro l'espressione “persona umana”
-------------------------------Costituzione della Repubblica Italiana Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica,
economica e sociale del Paese.
Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1934-1935
Tutti gli uomini, creati ad immagine dell'unico Dio e dotati di una medesima anima
razionale, hanno la stessa natura e la stessa origine. Redenti dal sacrificio di Cristo,
tutti sono chiamati a partecipare alla medesima beatitudine divina: tutti, quindi, godono
di una eguale dignità.
L'uguaglianza tra gli uomini poggia essenzialmente sulla loro dignità personale e sui diritti
che ne derivano:
Ogni genere di discriminazione nei diritti fondamentali della persona ”in ragione del
sesso, della stirpe, del colore, della condizione sociale, della lingua o religione,
deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio” [Conc. Ecum.
Vat. II, Gaudium et spes, 29].
La costituzione non definisce la ragione per cui esistono i diritti umani perché li considera
espressione della società che li ha concordati (Cfr “patto sociale”). La Chiesa invece fonda
l'uguaglianza sul fatto che ogni uomo è creato da Dio. Rifletti: c'è sostanziale opposizione tra le
due posizioni? Sono fondate certe critiche al cattolicesimo che parlano di “discriminazione”?
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Costituzione della Repubblica Italiana Articolo 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che
rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta,
una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2427
Il lavoro umano proviene immediatamente da persone create ad immagine di Dio e
chiamate a prolungare, le une con e per le altre, l'opera della creazione sottomettendo la
terra [Cf Gen 1,28; Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 34; Giovanni Paolo II, Lett. enc.
Centesimus annus, 31]. Il lavoro, quindi, è un dovere: "Chi non vuol lavorare, neppure
mangi" ( 2Ts 3,10 ) [Cf 1Ts 4,11 ]. Il lavoro esalta i doni del Creatore e i talenti ricevuti.
Può anche essere redentivo. Sopportando la penosa fatica [Cf Gen 3,14-19 ] del lavoro in
unione con Gesù, l'artigiano di Nazaret e il crocifisso del Calvario, l'uomo in un certo modo
coopera con il Figlio di Dio nella sua opera redentrice. Si mostra discepolo di Cristo
portando la croce, ogni giorno, nell'attività che è chiamato a compiere [Cf Giovanni Paolo
II, Lett. enc. Laborem exercens, 27]. Il lavoro può essere un mezzo di santificazione e
un'animazione delle realtà terrene nello Spirito di Cristo.
Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2429
Ciascuno ha il diritto di iniziativa economica; ciascuno userà legittimamente i propri
talenti per concorrere a un'abbondanza di cui tutti possano godere, e per raccogliere dai
propri sforzi i giusti frutti. Procurerà di conformarsi agli ordinamenti emanati dalle legittime
autorità in vista del bene comune [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 32;
34].
La costituzione parla del lavoro come diritto-dovere, per il catechismo è un dovere che fonda un
diritto. Per l'Italia il lavoro è il fondamento della Repubblica (art. 1) per la Chiesa l'espressione
dell'umanità. In nessun caso il lavoro è “merce” come nella tradizione liberale classica. Discuti e
rifletti in classe su questo punto.
-------------------------------Costituzione della Repubblica Italiana Articolo 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua
nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i
principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del
decentramento.
Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1883
La socializzazione presenta anche dei pericoli. Un intervento troppo spinto dello Stato può
minacciare la libertà e l'iniziativa personali. La dottrina della Chiesa ha elaborato il
principio detto di sussidiarietà. Secondo tale principio, "una società di ordine superiore
non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue
competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità e aiutarla a coordinare la
sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune" [Giovanni
Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 48; cf Pio XI, Lett. enc. Quadragesimo anno].
“Unità” non è sinonimo di “uniformità”. In una famiglia, ad esempio, il nucleo è unico ma i
membri sono ben diversi tra di loro, se no non ci sarebbe vita. Spesso oggi si scontrano queste due
posizioni: sembra che si debba dividere il paese o accentrarlo eliminando ogni realtà intermedia.
Che ne dici? Sono estremismi opposti?
-------------------------------Costituzione della Repubblica Italiana Articolo 7
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle
due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1898
Ogni comunità umana ha bisogno di una autorità che la regga [Cf Leone XIII, Lett. enc.
Immortale Dei; Id., Lett. enc. Diuturnum illud]. Tale autorità trova il proprio fondamento
nella natura umana. E' necessaria all'unità della comunità civica. Suo compito è
quello di assicurare, per quanto possibile, il bene comune della società.
Catechismo della Chiesa Cattolica n. 770
La Chiesa è nella storia, ma nello stesso tempo la trascende. E' unicamente "con gli
occhi della fede" [Catechismo Romano, 1, 10, 20] che si può scorgere nella sua realtà
visibile una realtà contemporaneamente spirituale, portatrice di vita divina.
E' uno dei temi su cui si discute di più. C'è chi vorrebbe abolire l'autonomia della/delle Chiesa/e
facendone un'aggregazione qualunque, come una bocciofila. C'è una tradizione millenaria che
afferma l'esistenza di un ordine separato e sovrano: quello dello Stato, che si occupa della pace e
del bene comune e quello della Chiesa che si occupa della salvezza e dello spirito. Pensi che lo
Stato potrebbe sensatamente agire sulla Chiesa e sulle religioni soffocando con le leggi l'anelito di
speranza che da esse promana?
-------------------------------Costituzione della Repubblica Italiana Articolo 19
Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi
forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in
pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.
Costituzione della Repubblica Italiana Articolo 20
Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione od istituzione
non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali
per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività.
Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2106
"Che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza, né
impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità alla sua coscienza privatamente o
pubblicamente, in forma individuale o associata" [Conc. Ecum. Vat. II, Dignitatis
humanae, 2]. Tale diritto si fonda sulla natura stessa della persona umana, la cui dignità la
fa liberamente aderire alla verità divina che trascende l'ordine temporale. Per questo
"perdura anche in coloro che non soddisfano all'obbligo di cercare la verità e di aderire ad
essa" [Conc. Ecum. Vat. II, Dignitatis humanae, 2].
Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2108
Il diritto alla libertà religiosa non è né la licenza morale di aderire all'errore, [Cf Leone
XIII, Lett. enc. Libertas praestantissimum] né un implicito diritto all'errore, [Cf Pio XII,
discorso del 6 dicembre 1953] bensì un diritto naturale della persona umana alla libertà
civile, cioè all'immunità da coercizione esteriore, entro giusti limiti, in materia religiosa, da
parte del potere politico. Questo diritto naturale "deve essere riconosciuto
nell'ordinamento giuridico della società così che divenga diritto civile" [Conc. Ecum.
Vat. II, Dignitatis humanae, 2].
Che società sarebbe quella nella quale la legge dice in cosa credere? E poi ancora: c'è chi
vorrebbe limitare le espressioni delle religioni, ma che libertà sarebbe quella che non può
esprimersi pubblicamente?
-------------------------------Costituzione della Repubblica Italiana Articolo 29
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti
dalla legge a garanzia dell'unità familiare.
Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2202-2203
Un uomo e una donna uniti in matrimonio formano insieme con i loro figli una
famiglia. Questa istituzione precede qualsiasi riconoscimento da parte della
pubblica autorità; si impone da sé. La si considererà come il normale riferimento, in
funzione del quale devono essere valutate le diverse forme di parentela. Creando l'uomo e
la donna, Dio ha istituito la famiglia umana e l'ha dotata della sua costituzione
fondamentale. I suoi membri sono persone uguali in dignità. Per il bene comune dei
suoi membri e della società, la famiglia comporta una diversità di responsabilità, di diritti e
di doveri.
Esiste un ordine naturale scritto nei nostri corpi, che fonda la nostra identità permettendoci di
creare la cellula base della società: la famiglia fondata sul matrimonio tra l'uomo e la donna. Altre
forme di unione non sono un matrimonio, perché negano questo fatto di natura. Che ne pensi?
Sapevi, ovvero ti hanno mai insegnato, che la Costituzione recepisce il principio di “diritto
naturale”?
-------------------------------Costituzione della Repubblica Italiana Articolo 30
E' dovere e diritto dei genitori, mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati
fuori del matrimonio.
Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.
La legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale,
compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.
La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.
Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2221
La fecondità dell'amore coniugale non si riduce alla sola procreazione dei figli, ma deve
estendersi alla loro educazione morale e alla loro formazione spirituale. La funzione
educativa dei genitori "è tanto importante che, se manca, può a stento essere supplita"
[Conc. Ecum. Vat. II, Gravissimum educationis, 3]. Il diritto e il dovere dell'educazione
sono, per i genitori, primari e inalienabili [Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris
consortio, 36].
I figli sono dei genitori, non dello stato. La pensavano diversamente la Repubblica rivoluzionaria
francese, lo stato fascista, nazista, e tutti gli stati comunisti scomparsi o sopravvissuti (la Cina ad
esempio). Questo diritto non parla di “benessere” ma di “educazione”: genitori poveri sono spesso
ottimi educatori, famiglie ricche sono a volte un vero fallimento. Educa chi mette al mondo una vita
biologica e la fa crescere fino a renderla libera di esprimere il bene di cui è capace: donando
amore, certo, ma anche valori, speranza, possibilità. L'educazione è un servizio e una missione, non
un freddo progetto razionale di equilibrio sociale ed economico. Mai come nell'educazione contano
le “ragioni del cuore” e “l'essenziale è invisibile agli occhi”. Oggi si parla di “crisi”, addirittura
di “emergenza” educativa. Che ne pensi? Lo stato e la chiesa svolgono il loro compito di supporto
alle famiglie perché sappiano essere piccole società educative?
-------------------------------Costituzione della Repubblica Italiana Articolo 36
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo
lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e
dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può
rinunziarvi.
Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2434
Il giusto salario è il frutto legittimo del lavoro. Rifiutarlo o non darlo a tempo debito può
rappresentare una grave ingiustizia [Cf Lv 19,13; 2434 Dt 24,14-15; Gc 5,4 ]. Per stabilire
l'equa remunerazione, si deve tener conto sia dei bisogni sia delle prestazioni di
ciascuno. "Il lavoro va remunerato in modo tale da garantire i mezzi sufficienti per
permettere al singolo e alla sua famiglia una vita dignitosa su un piano materiale, sociale,
culturale e spirituale, corrispondentemente al tipo di attività e grado di rendimento
economico di ciascuno, nonché alle condizioni dell'impresa e al bene comune" [Conc.
Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 67]. Non è sufficiente l'accordo tra le parti a giustificare
moralmente l'ammontare del salario.
L'altra faccia del lavoro è il diritto alla remunerazione. Lavorando una persona diventa ciò che è
(si realizza), ma dal lavoro ha diritto a trarre la sussistenza: il “pane quotidiano”, che s'invoca nel
“Padre nostro”. Come vedi la situazione attuale? Il lavoro che viene offerto ai giovani ha queste
caratteristiche?
-------------------------------Costituzione della Repubblica Italiana Articolo 53
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità
contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2431
La responsabilità dello Stato. "L'attività economica, in particolare quella dell'economia di
mercato, non può svolgersi in un vuoto istituzionale, giuridico e politico. Essa suppone, al
contrario, sicurezza circa le garanzie delle libertà individuali e della proprietà, oltre che una
moneta stabile e servizi pubblici efficienti. Il principale compito dello Stato, pertanto, è
quello di garantire tale sicurezza, di modo che chi lavora possa godere i frutti del
proprio lavoro e, quindi, si senta stimolato a compierlo con efficienza e onestà.
“Compito dello Stato è quello di sorvegliare e guidare l'esercizio dei diritti umani nel settore
economico; in questo campo, tuttavia, la prima responsabilità non è dello Stato, bensì dei
singoli e dei diversi gruppi e associazioni di cui si compone la società" [Giovanni Paolo II,
Lett. enc. Centesimus annus, 48].
Negli USA si pagano molte meno tasse, ma ogni volta che si mette piede in ospedale la prima
domanda è: “lei ha un'assicurazione sanitaria”? La sanità, la scuola, il sostegno ai più poveri
costano, e si realizzano attraverso un sistema di solidarietà fiscale: in pratica pagando le tasse.
Rubare le tasse non è un'azione da furbi verso lo stato, è un impoverimento di qualcun altro. Mille
euro risparmiati pagando in nero una prestazione vuol dire due mesi di pensione in meno per una
persona che riceve l'assegno sociale. Senza tasse non c'è “sicurezza, efficienza, onestà”. Che ne
pensi? Sei disposto ad essere concretamente coerente con questo principio?