Bibbia nell'ora di filosofia di Giovanni Santambrogio in “Il Sole 24 Ore” del 26 aprile 2015 Che la Bibbia sia il cuore della cultura occidentale è noto. Ma a fugare ogni perplessità vale quanto ha scritto Harold Bloom [sic!] sul «grande codice» oppure l'affermazione di George Steiner che «la nostra poesia, il nostro teatro e la nostra narrativa sarebbero irriconoscibili se omettessimo la presenza continua della Bibbia. Tale presenza va dall'immensa mole delle parafrasi bibliche alle allusioni più marginali o mascherate». Eppure di essa non c'è traccia nell'insegnamento scolastico. Perché vi entrasse si è molto battuto Sergio Quinzio (1927-1996), filosofo e saggista le cui opere principali sono pubblicate da Adelphi. Quinzio negli anni Ottanta acconsentì alla proposta dell'editore Le Monnier di redigere un'antologia da inserire nella collana scolastica «Classici del pensiero» che raccogliesse passi di tutti i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento. Un modo per far conoscere episodi del testo sacro e misurarsi con esso per iniziare a conoscerlo e per riscontrarne la presenza nella cultura dell'Occidente. Il libro fu fatto ma nelle scuole non entrò. Adesso viene riproposto da Morcelliana e consente di fare alcune considerazioni. Si tratta di una libera selezione di brani che, attraverso la prefazione di Quinzio e le brevi note introduttive a ogni pagina selezionata, mostra la sensibilità del curatore e la sua visione del rapporto tra Dio e l'uomo. La storia sacra è un esempio di continuità fra Antico e Nuovo Testamento e l'uno non è privilegiato all'altro, al contrario insieme formano un'unica grande narrazione di Dio. Il criterio di scelta è la fede perché «si voglia o no, la Bibbia è per noi ancora oggi - domani forse non più -se non la parola di Dio per lo meno la parola che fino a ieri avevamo attribuito a Dio, una parola dinanzi alla quale non è perciò possibile starcene con sovrana indifferenza e neppure con distaccata curiosità o neutrale interesse "scientifico"». Un modo chiaro per affermare che la Bibbia ci coinvolge e di essa siamo pervasi a partire dal linguaggio per arrivare all'arte, a quelle pietre di un passato sempre vivo. La Bibbia è un universo e come tale non può essere ignorato: pone la questione della verità, di Dio, di Israele popolo eletto, della Legge, di Cristo, della libertà e del senso dell'esistenza. C'è un forte filo conduttore in tutto e, per questo, si può ricorrere all'uso del termine filosofia della Bibbia perché esprime una concezione del mondo. L'antologia apre alla grande domanda sull'esistenza servendosi di tanti interrogativi e introduce aDio e al suo dialogare. Sergio Quinzio, La filosofia della Bibbia, prefazione di P. Stefani, Morcelliana, Brescia, pagg. 224, € 18,50