Utilità e limiti dell'utilizzo del DSM-IV Nel DSM-IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) sono presenti alcune avvertenze per gli utilizzatori. Il termine di Disturbo Mentale rappresenta oggi un anacronismo perché mantiene intatto il dualismo mente-corpo oramai largamente superato. Purtroppo tale definizione continua ad essere usata per il semplice motivo che non si è trovato un termine alternativo. Di converso nel DSMIV (a differenza della ICD-10 dell'OMS) è scomparsa la classe dei disturbi mentali organici. Tale definizione poteva indurre erroneamente a considerare come non organici o senza substrato biologico, anche i disturbi mentali primari. Il DSM-IV utilizza una classificazione di tipo categoriale, suddivide cioè i disturbi in classi distinte utilizzando set di criteri di tipo descrittivo. Questo tipo di approccio categoriale viene definito prototipico : i pazienti sono classificati, cioè, in base al grado di somiglianza con il prototipo della categoria. Il DSM-IV usa set di criteri cosiddetti politetici : per la diagnosi non si richiede, infatti, che siano presenti tutti i criteri elencati ma solo un numero prefissato di essi. In realtà tale metodo pur con i suoi indubbi vantaggi, rappresenta, in un certo senso, una forzatura. Nella realtà non esistono limiti netti tra i disturbi mentali ma un continuum tra di essi e con la salute mentale. Tale limite viene riconosciuto dagli Autori del DSM-IV che invitano ad un utilizzo flessibile del manuale (non come un libro di ricette). Colui che utilizza il DSM-IV deve essere edotto del fatto che una cosa sono le categorie diagnostiche e una cosa sono i malati. I malati non sono tutti uguali, nell’ambito di una stessa categoria diagnostica i quadri clinici possono essere diversi sia come numero, che come tipologia e gravità dei sintomi. L’uso del giudizio clinico rimane fondamentale, infatti è possibile formulare diagnosi anche in presenza di un numero di criteri insufficienti a condizione che tali sintomi siano sufficientemente persistenti e gravi. L’alternativa al modello categoriale è quello dimensionale, che individua fattori lungo i quali i singoli casi clinici si dispongono in un continuum. Tale modello non è assente nel DSM-IV, l’asse V(Valutazione Globale di Funzionamento) è dimensionale. Nell’appendice B del DSM-IV sono presenti degli indicatori dimensionali alternativi per la Schizofrenia. In relazione alle limitazioni della sotto-tipizzazione classica della Schizofrenia, infatti, è stato proposto un modello dimensionale a tre fattori (psicotico, disorganizzativo e negativo) per descrivere la sintomatologia psicotica attuale e pregressa. E’ possibile l’utilizzo del DSM-IV in ambito Medico Legale tenendo conto però di alcune problematiche che possono derivare da un uso acritico o scorretto. Come specificato nel paragrafo delle avvertenze del DSM-IV, la semplice diagnosi clinica non implica automaticamente un inserimento in una determinata categoria legale. Altre informazioni devono essere prese in considerazione, per esempio quelle riguardanti l’incidenza della malattia sul funzionamento dell’individuo (sociale, lavorativo o scolastico). L’utilizzo del DSM-IV deve essere valutato con attenzione quando si applicano i criteri diagnostici ad individui di culture differenti. Nel DSM-IV vengono descritte le eventuali variazioni culturali di presentazione dei disturbi mentali, è presente, inoltre, una classificazione delle sindromi cliniche culturalmente caratterizzate. IL DSM-IV presenta cinque assi di valutazione (multiassiale) : Asse I - Disturbi Clinici. Altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica. Asse II - Disturbi di Personalità. Ritardo Mentale. Asse III - Condizioni Mediche Generali. Asse IV - Problemi Psicosociali ed Ambientali. Asse V - Valutazione Globale del Funzionamento. E’ possibile anche l’utilizzo di una forma non assiale. In questo caso il clinico deve segnare le diagnosi appropriate (disturbi mentali, condizioni mediche generali, fattori concomitanti per la cura ed il trattamento dell’individuo).